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Pace a voi

Le principali dimensioni della nostra vita spirituale

I Vangeli ci testimoniano come i primi discepoli di Gesù abbiano potuto vedere già nella sua vita e
soprattutto nella sua passione una dimensione di risurrezione. L’immagine più eloquente di ciò ci viene dal
Vangelo di Giovanni che abbiamo letto nella Domenica della divina misericordia: “Venne Gesù, stette in
mezzo a loro e disse loro: «Pace a voi». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono
nel vedere il Signore” (Gv 20,19-21).

Il senso comunitario di questa apparizione. Il dono dello Spirito e il mandato missionario si realizzano in un
contesto ecclesiale, di comunità.

“Stette”, questo verbo non dice che Gesù appare ma che sta e in particolare sta in mezzo ad essi, fra essi.
Ciò significa che tutto il cristianesimo si riassume in questo stare, in questa presenza in cui Dio si comunica
a noi e al mondo. Tutto il cristianesimo è una esperienza di questa presenza.

La sottolineatura della locazione spaziale rimanda inoltre al Verbo che si è fatto carne ed ha posto la tenda
in mezzo a noi (Gv 1,14) per cui c’è l’indicazione che il suo cammino di risurrezione è iniziato già con il
concepimento. Inoltre ciò insegna come l’amore di Dio e ogni amore ha una sua connotazione non solo
riguardo l’intensità ma anche rispetto allo spazio. L’amore colloca se stessi e gli altri in una dimensione
spaziale di vicinanza o lontananza, di altezza o bassezza, di centralità o di periferia. L’amore di Dio pone
tutti equidistanti da sé in quanto è al centro. Tutti sono amati in modo specifico, personalizzato, unico, ma
ognuno avverte ed è consapevole di questo amore in modo diverso per mezzo della propria sensibilità.

Gesù rivolge un saluto di pace ma nel contesto questa pace è un dono particolare che egli stesso aveva
annunciato: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14,27). La pace
qui indica un senso di pienezza, di salvezza ritrovata.

Il risorto porta in sé il segno dei chiodi e la trafittura del costato: due segni che ricordano la crocifissione.
Non appaiono le altre ferite, ma solo queste come a voler sintetizzare tutto quanto era avvenuto in quel
suo essere stato messo in croce ed esservi morto: punto finale terreno della sua elevazione che sarebbe
continuata nella risurrezione. Il Vangelo della passione ci invita dunque a guardare il crocifisso come colui
nel quale inizia la risurrezione e il Vangelo della risurrezione ci invita a guardare al risorto per riconoscervi
colui che è stato crocifisso. Il segno dei chiodi e la trafittura del cuore sono i testimoni di questo passaggio e
rappresentano il luogo dove occorre guardare per riconoscere il Signore. Le ferite della passione diventano
il segno dell’identità del Signore. Queste ferite sono aperte: “tendi la tua mano e mettila nel mio fianco”.
Cosa vuol dire questo per i discepoli? Il Risorto viene incontro loro con i segni del dolore vissuto causato dal
peccato dell’uomo. Insegna in questo modo ad andare incontro all’altro mostrando come l’amore ha vinto
in lui la sofferenza e il peccato

Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito santo: è una nuova creazione, una rinascita dall’altro: dall’altro della
croce e dal Padre: riscoprire la vita nello Spirito, vita da figli di Dio.

La Chiesa nasce dalla presenza del Risorto che unisce tutti in un solo corpo e dà a tutti un’unica vita,
spirando in tutti il suo Spirito. La nuova creazione è creazione non più soltanto di un uomo, ma di una
umanità (D.Barsotti)

A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati: il primo frutto del dono dello Spirito è il perdono: la
vittoria sul peccato mediante l’amore e la misericordia

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