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Riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (20,19,31)

Buongiorno fratelli e sorelle, con la gioia di essere risorti con Cristo, continuiamo a
contemplare il passaggio di Dio nella nostra vita.
Voglio condividere la mia esperienza all'incontro con la parola di Dio nel vangelo di questa
domenica che voglio iniziare facendoti una domanda: cosa significa per te oggi, in questo
tempo, la risurrezione?
L'evento della risurrezione per i discepoli non era una notizia che hanno subito accettato. Se
non era una professione di fede in Gesù che di fronte a incomprensioni e dubbi hanno
saputo mantenere vivo il momento in cui lo hanno incontrato e la loro vita è cambiata, cosa
che li ha incoraggiati a continuare con l'annuncio del regno.
È interessante trovare questa espressione nel Vangelo: "i discepoli erano con le porte chiuse
per paura" aggiornando queste parole e alla luce delle particolarissime circostanze che
stiamo vivendo, sarà che ci sta accadendo come il discepoli per paura abbiamo chiuso le
nostre porte? non solo la porta materiale della tua casa, se non la porta del tuo cuore. a
causa di convivere con tanti dubbi, incertezze, paure, delusioni e tristezza.
La risurrezione in questo momento ci dice poco e la vediamo come qualcosa di passato che
non ha nulla a che fare con la realtà in cui viviamo. Oggi Gesù si presenta e dice a ciascuno
di noi: Pace con voi, non solo una ma tre volte la sentiamo nel racconto evangelico,
quell'insistenza di Gesù a darci la sua pace, nasce perché conosce il bisogno che c'è in
ciascuno dei nostri cuori: Ebbene, sia per i discepoli che per noi oggi è qualcosa che ci
stiamo lasciando rubare.
Troviamo la figura di Tommaso rinchiuso nelle sue domande e dubbi ha bisogno di tempo
per fare il salto della fede, non è facile, ma la cosa interessante si vede in questo brano che
non ha deciso di lasciare la comunità, ha dato il suo tempo per reintegrarsi anche se Ancora
non ha tanta lucidità perché senza risposte, continua ad abbracciare la convinzione della
vita eterna in Gesù: il vangelo dice: "Io non ero con loro", ma i versetti successivi dice:
"Tommaso era con loro". Gesù gli dice "non essere incredulo": l'incredulità in senso buono
penso non sia male perché è naturale in ogni essere umano razionale "dubitare": ma non
come negazione della conoscenza (essere scettico) se non con apertura e desiderio di
accostarsi alla conoscenza della verità.
Oggi dovremmo sentirci fortunati perché con le parole che Gesù dice a Tommaso: "Beati
quelli che credono senza aver visto", comprende ognuno di noi che senza aver vissuto il
tempo storico di Gesù crediamo che sia vivo, cioè la nostra fede, come dice la lettera agli
Ebrei (11, 1) La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si
vedono.
Qualcosa che colpisce nel modo in cui Gesù si presenta; È un Gesù risorto, il suo corpo
glorioso che ha vinto la morte, ma è interessante che non cambi o nasconda le piaghe sul
suo corpo se non sono presenti, li mostra. Dobbiamo quindi sapere che l'incontro con Gesù
vivo e risorto non eliminerà e rimuoverà i nostri mali in senso magico, ma ci aiuterà a dar
loro un senso con gli occhi della fede che trasformano le nostre sofferenze in glorificazione
a Dio.
Cari fratelli e sorelle, oggi che contempliamo l'immagine della Divina Misericordia,
chiediamo a Dio che i nostri cuori si riempiano di gioia come i discepoli vedendo Gesù
risorto per la prima volta e insieme possiamo rinnovare la nostra Fede con la professione
espressa da Tommaso; "Mio Signore e mio Dio"
Buona domenica.

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