Sei sulla pagina 1di 47

Sr.

Daniela Del Gaudio

L’opzione fondamentale:
amare con un cuore indiviso
OPZIONE FONDAMENTALE

■ San Giovanni Paolo II insegna che “la libertà non è solo la scelta per questa o per
quest'altra azione particolare; ma è anche, dentro una simile scelta, decisione su di sé e
disposizione della propria vita pro o contro il Bene, pro o contro la Verità, in ultima
istanza pro o contro Dio.
■ Giustamente si sottolinea l'importanza eminente di alcune scelte, che danno «forma» a
tutta la vita morale di un uomo, configurandosi come l'alveo entro cui potranno trovare
spazio e sviluppo anche altre scelte quotidiane particolari (VS 65)”.
■ Quando la scelta è radicale si parla di «opzione fondamentale», o «libertà
fondamentale», perché è una scelta mediante la quale la persona decide globalmente di
se stessa in modo permanente e duraturo.

2
■ La scelta fondamentale per
eccellenza è la scelta della fede,
dell'obbedienza della fede (cf Rm
16,26), «con la quale l'uomo si
abbandona tutto a Dio liberamente,
prestando "il pieno ossequio
dell'intelletto e della volontà"».
■ Questa fede, che «opera mediante
la carità» (Gal 5,6), proviene dal
centro dell'uomo, dal suo «cuore»
(cf Rm 10,10), e da qui è chiamata
a fruttificare nelle opere (cf Mt
12,33-35; Lc 6,43-45; Rm 8,5-8;
Gal 5, 22).

3
IL PRIMO COMANDAMENTO
■ Nella Bibbia troviamo che il primo comandamento che Dio dà a Israele, il suo popolo eletto,
è: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo
Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze» (Dt 6, 4-5).
■ La scelta fondamentale di Israele riguarda allora
il comandamento fondamentale dell’amore
(cf Gs 24,14-25; Es 19,3-8; Mic 6,8).
■ Tutto il rapporto fra Dio e il suo popolo
è un rapporto di amore:
■ «Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore,
ti fidanzerò con me nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 21-22).

4
DIO È AMORE: il centro della vita cristiana

■ DCE 1. « Dio è amore; chi sta


nell'amore dimora in Dio e Dio dimora
in lui » (1 Gv 4, 16). Queste parole della
Prima Lettera di Giovanni esprimono
con singolare chiarezza il centro della
fede cristiana: l'immagine cristiana di
Dio e anche la conseguente immagine
dell'uomo e del suo cammino.
■ La formula sintetica dell'esistenza
cristiana è: « Noi abbiamo riconosciuto
l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo
creduto ».

5
Abbiamo creduto all'amore di Dio 

■ Il cristiano può esprimere la scelta


fondamentale della sua vita
proclamando la verità dell’amore di
Dio che dà alla vita un nuovo
orizzonte e con ciò la direzione
decisiva. 
■ Nel suo vangelo Giovanni aveva
espresso quest'avvenimento con le
seguenti parole: « Dio ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui
... abbia la vita eterna » (3, 16).

6
AMORE DI DIO E AMORE DEL PROSSIMO

■ Con la centralità dell'amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della
fede d'Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza.
L'Israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio,
nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta, Israele: il
Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il
cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze» (6, 4-5).
■ Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell'amore di Dio con
quello dell'amore del prossimo, contenuto nel Libro del Levitico: «Amerai il tuo
prossimo come te stesso » (19, 18; cfr Mc 12, 29-31). Siccome Dio ci ha amati per
primo (cfr 1 Gv 4, 10), l'amore adesso non è più solo un «comandamento», ma è la
risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro.

7
GESÚ CHIAMA AD UNA SCELTA ANCORA PIÚ
RADICALE
■ Nel Nuovo Testamento Gesù presenta un’ulteriore scelta, è la chiamata
radicale alla sua «sequela», come via di perfezione dell’amore, come
vediamo nel brano del giovane a cui dice: «Se vuoi essere perfetto... vieni
e seguimi» (Mt 19,21).
■ Tale appello richiede una risposta che esprima il carattere radicale e
incondizionato della scelta che il Regno di Dio esige.
■ Occorre lasciare tutto: «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma
chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc
8,35).

8
OPZIONE FONDAMENTALE

per tutti i cristiani per i consacrati

■ «Amerai il Signore tuo Dio con tutto ■ «Se vuoi essere perfetto, va', vendi
il tuo cuore, con tutta la tua anima e quello che possiedi, dallo ai poveri
con tutta la tua mente. Questo è il e avrai un tesoro nel cielo; e vieni!
grande e primo comandamento. Seguimi!» (Mt 19, 21).
■ Il secondo poi è simile a quello:
Amerai il tuo prossimo come te
stesso. Da questi due comandamenti
dipendono tutta la Legge e i Profeti»
(Mt 22,37-39).

9
La vita consacrata è donazione completa di sé a Dio
amato al di sopra di tutto

■ LG 44. Con i voti o altri impegni sacri simili ai voti secondo il modo loro proprio, il
fedele si obbliga all'osservanza dei tre predetti consigli evangelici; egli si dona
totalmente a Dio amato al di sopra di tutto, così da essere con nuovo e speciale titolo
destinato al servizio e all'onore di Dio.
■ Già col battesimo è morto al peccato e consacrato a Dio; ma per poter raccogliere in più
grande abbondanza i frutti della grazia battesimale, con la professione dei consigli
evangelici nella Chiesa intende liberarsi dagli impedimenti che potrebbero distoglierlo
dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino, e si consacra più intimamente
al servizio di Dio.
■ La consacrazione poi sarà più perfetta, in quanto legami più solidi e stabili riproducono
di più l'immagine del Cristo unito alla Chiesa sua sposa da un legame indissolubile.

10
LA SCELTA NON DEVE ESSERE:

■ Incerta
■ Inconsapevole
■ Emotiva
■ Un ripiego
■ Un compromesso
■ Un contratto a tempo

11
LA SCELTA DEVE ESSERE:

■ Vera
■ Profonda
■ Stabile
■ Aperta al rischio
■ Inserita in una relazione
ben definita

12
Entrare nel mistero
■ La storia di Samuele
■ Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!
L’obbedienza della fede
■ Chi mi chiama? La fede come dialogo
■ Cosa mi chiede? Le prospettive della
chiamata
■ Sono pronto per rischiare? La qualità
Venne il Sig
della risposta no
lui e lo chiam re, stette di nuovo accan
ò to
«Samuele, S ancora come le altre vo a
■ La profezia della vocazione am
subito: «Parl uele!». Samuele rispos :
lte
a, perché il t e
ascolta». uo servo ti
■ La radicalità della risposta
1 Sam 3, 10

13
Prendere il largo
■ La storia di Pietro
■ Dimensione orizzontale della vita e
dimensione verticale. La vocazione prospetta
orizzonti nuovi
■ Lasciare le nostre reti. La scelta vocazionale
esige un taglio netto col passato
■ Prendere il largo. La vocazione mi proietta Quando
eb
verso un futuro inedito «Prendi be finito di par
il largo e la
calate le re, Gesù disse a
reti per l S
■ Lasciarsi portare dalla corrente. È un Gesù dis
se a Sim a pesca» imone:
pescator o . 
cammino di fede e di uom ne: «Non temere
lasciaron in ;d
o tutto e i».  Tirate le bar 'ora in poi sarai
lo seguir che a ter
■ Dietro il Maestro. È un cammino di amore e ono. ra,
di speranza
Lc 5,1-1
1

14
Dare fiducia a Dio

■ La storia di Paolo
■ La vocazione mi porta a stabilire una
relazione nuova con Dio
■ È una relazione sponsale
■ Tutta la dinamica della vita consacrata
è nuziale perché tende all’unione con
Dio So infatti
in chi ho
convinto p
■ Il fondamento è la conoscenza che egli è osto la mia fede e
quel giorn ca sono
o ciò che pace di custodire
profonda di Dio mi è stato
affidato.
fino a

■ La meta è amare con cuore indiviso


2 Tm 1, 1
2

15
Amare con cuore indiviso

■ La storia di Maria
■ Tutta di Dio
■ Tutta relazionata agli uomini
■ Amore responsabile
■ Amore generativo
■ Amore oblativo
d is se: « Ecc o m i, sono la serva
Allora Maria uello che hai
■ Amore redentivo del Signore, av
v en ga d i m e q

detto». Lc 1, 38

16
La vergine si occupa delle cose del Signore 1Corinzi
7,25-35

■ 25 Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto
misericordia dal Signore e merita fiducia. 26 Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente
necessità, di rimanere così. 27 Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna?
Non andare a cercarla. 28 Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato.
Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
29 Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano
come se non l'avessero; 30 coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non
godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano del mondo, come se non ne
usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! 32 Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non
è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; 33 chi è sposato invece si
preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34 e si trova diviso! Così la donna non
sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito;
la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. 35 Questo poi lo
dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al
Signore senza distrazioni.

17
VOCAZIONE ALL’AMORE

matrimonio vita consacrata


■ Cuore diviso ■ Cuore indiviso
■ Fra Dio e il patner/figli ■ Solo per Dio
■ Tutti gli altri si amano solo
in Dio e per Dio

18
Essere umano Amore

spirito agape
anima filia
corpo eros

19
UNIFICARE LE NOSTRE
DIMENSIONI PER AMARE CON
CUORE INDIVISO
■ L'uomo diventa veramente se stesso quando corpo, anima e spirito si ritrovano in intima
unità.
■ Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità
soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità.
■ E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà
esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza.
■ Ma non sono né lo spirito né il corpo da soli ad amare: è l'uomo, la persona, che ama come
creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondono
veramente in unità, l'uomo diventa pienamente se stesso. Solo in questo modo l'amore può
maturare fino alla sua vera grandezza.

20
L'amore non è soltanto un sentimento

■ I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla


iniziale, ma non è la totalità dell'amore.
■ Raggiungere la maturità dell'amore vuol dire coinvolgere tutte le potenzialità dell'uomo
ed includere, per così dire, l'uomo nella sua interezza.
■ Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il
riconoscimento del Dio vivente è una via verso l'amore, e il sì della nostra volontà alla
sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell'atto totalizzante dell'amore.
■ Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai «
concluso » e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo
rimane fedele a se stesso. 

21
■ Benedetto XVI dice che «l'amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e
totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere.
■ Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel
lasciarsi sopraffare dall'istinto» (DCE 5).

22
L’AMORE È ESTASI

■ L’amore vero vuole sollevarci


«in estasi» verso il Divino,
condurci al di là di noi stessi,
ma proprio per questo richiede
un cammino di ascesa, di
rinunce, di purificazioni e di
guarigioni (DCE 5).

23
AMORE COME RICERCA E
INCONTRO
■ DCE 6. Come dobbiamo configurarci concretamente questo cammino di ascesa e di purificazione?
Come deve essere vissuto l'amore, perché si realizzi pienamente la sua promessa umana e divina?
Una prima indicazione importante la possiamo trovare nel Cantico dei Cantici, uno dei libri
dell'Antico Testamento ben noto ai mistici.
■ Secondo l'interpretazione oggi prevalente, le poesie contenute in questo libro sono originariamente
canti d'amore, forse previsti per una festa di nozze israelitica, nella quale dovevano esaltare l'amore
coniugale. In tale contesto è molto istruttivo il fatto che, nel corso del libro, si trovano due parole
diverse per indicare l'«amore».
■ Dapprima vi è la parola «dodim» — un plurale che esprime l'amore ancora insicuro, in una
situazione di ricerca indeterminata.
■ Questa parola viene poi sostituita dalla parola «ahabà», che nella traduzione greca dell'Antico
Testamento è resa col termine di simile suono « agape » che, come abbiamo visto, diventò
l'espressione caratteristica per la concezione biblica dell'amore.

24
■ Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
Somiglia il mio diletto a un capriolo
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia attraverso le inferriate.
Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
Ct 2, 8-13
25
■ In opposizione all'amore
indeterminato e ancora in ricerca,
questo vocabolo esprime l'esperienza
dell'amore che diventa ora veramente
scoperta dell'altro, superando il
carattere egoistico prima chiaramente
dominante.
■ Adesso l'amore diventa cura
dell'altro e per l'altro.
■ Non cerca più se stesso, l'immersione
nell'ebbrezza della felicità; cerca
invece il bene dell'amato: diventa
rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo
cerca.

26
L’AMORE È DONO DI SÉ
■ Fa parte degli sviluppi dell'amore verso livelli più alti, verso le sue intime purificazioni,
che esso cerchi ora la definitività, e ciò in un duplice senso: nel senso dell'esclusività —
«solo quest'unica persona» — e nel senso del «per sempre».
■ L'amore comprende la totalità dell'esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del
tempo. Non potrebbe essere diversamente, perché la sua promessa mira al definitivo:
l'amore mira all'eternità.
■ Sì, amore è « estasi », ma estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi
come cammino, come esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua
liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la
scoperta di Dio: « Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde
la salverà » (Lc 17, 33), dice Gesù — una sua affermazione che si ritrova nei Vangeli in
diverse varianti (cfr Mt 10, 39; 16, 25; Mc 8, 35; Lc 9, 24; Gv 12, 25).

27
CAMMINO DI MORTE E
RESURREZIONE
■ Gesù con ciò descrive il suo personale
cammino, che attraverso la croce lo
conduce alla resurrezione: il cammino
del chicco di grano che cade nella terra
e muore e così porta molto frutto.
■ Partendo dal centro del suo sacrificio
personale e dell'amore che in esso
giunge al suo compimento, egli con
queste parole descrive anche l'essenza
dell'amore e dell'esistenza umana in
genere.

28
EROS E AGAPE: AMARE CON
CUORE INDIVISO
■ Eros e agape — amore ascendente e amore discendente —
non si lasciano mai separare completamente l'uno dall'altro.
Quanto più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la
giusta unità nell'unica realtà dell'amore, tanto più si realizza la
vera natura dell'amore.
■ Anche se l'eros inizialmente è soprattutto bramoso,
ascendente — fascinazione per la grande promessa di felicità
— nell'avvicinarsi poi all'altro si porrà sempre meno
domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell'altro,
si preoccuperà sempre di più di lui, si donerà e desidererà «
esserci per » l'altro.

29
■ Così il momento dell'agape si inserisce in
esso; altrimenti l'eros decade e perde anche
la sua stessa natura. D'altra parte, l'uomo non
può neanche vivere esclusivamente
nell'amore oblativo, discendente. Non può
sempre soltanto donare, deve anche ricevere.
Chi vuol donare amore, deve egli stesso
riceverlo in dono.
■ Certo, l'uomo può — come ci dice il Signore
— diventare sorgente dalla quale sgorgano
fiumi di acqua viva (cfr Gv 7, 37-38). Ma
per divenire una tale sorgente, egli stesso
deve bere, sempre di nuovo, a quella prima,
originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui
cuore trafitto scaturisce l'amore di Dio (cfr 
Gv 19, 34).

30
■ I Padri hanno visto simboleggiata in
vari modi, nella narrazione della scala
di Giacobbe, questa connessione
inscindibile tra ascesa e discesa, tra
l'eros che cerca Dio e l'agape che
trasmette il dono ricevuto.
■ In quel testo biblico si riferisce che il
patriarca Giacobbe in sogno vide,
sopra la pietra che gli serviva da
guanciale, una scala che giungeva
fino al cielo, sulla quale salivano e
scendevano gli angeli di Dio (cfr Gn
 28, 12; Gv 1, 51).

31
■ Colpisce in modo particolare l'interpretazione che il Papa Gregorio Magno dà di questa
visione nella sua Regola pastorale. Il pastore buono, egli dice, deve essere radicato nella
contemplazione. Soltanto in questo modo, infatti, gli sarà possibile accogliere le
necessità degli altri nel suo intimo, cosicché diventino sue: « per pietatis viscera in se
infirmitatem caeterorum transferat » [4].
■ San Gregorio, in questo contesto, fa riferimento a san Paolo che vien rapito in alto fin
nei più grandi misteri di Dio e proprio così, quando ne discende, è in grado di farsi tutto
a tutti (cfr 2 Cor 12, 2-4; 1 Cor 9, 22).
■ Inoltre indica l'esempio di Mosè che sempre di nuovo entra nella tenda sacra restando in
dialogo con Dio per poter così, a partire da Dio, essere a disposizione del suo popolo. «
Dentro [la tenda] rapito in alto mediante la contemplazione, si lascia fuori [della tenda]
incalzare dal peso dei sofferenti: intus in contemplationem rapitur, foris infirmantium
negotiis urgetur » [5].

32
■ Dove però le due
dimensioni si distaccano
completamente l'una
dall'altra, si profila una
caricatura o in ogni caso
una forma riduttiva
dell'amore.

33
■ L’amore per Dio è un’unità che crea amore, in cui entrambi — Dio e l'uomo —
restano se stessi e tuttavia diventano pienamente una cosa sola: « Chi si unisce al
Signore forma con lui un solo spirito », dice san Paolo (1 Cor 6, 17).

34
AMARE IN DIO E CON DIO

■ 18. Si rivela così possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato dalla Bibbia, da
Gesù. Esso consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona
che non gradisco o neanche conosco.
■ Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è
diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento.
■ Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i
miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al
di là dell'apparenza esteriore dell'altro scorgo la sua interiore attesa di un gesto di
amore, di attenzione, che io non faccio arrivare a lui soltanto attraverso le
organizzazioni a ciò deputate, accettandolo magari come necessità politica.

35
■ Io vedo con gli occhi di Cristo e posso
dare all'altro ben più che le cose
esternamente necessarie: posso donargli
lo sguardo di amore di cui egli ha
bisogno.
■ Qui si mostra l'interazione necessaria tra
amore di Dio e amore del prossimo, di
cui la Prima Lettera di Giovanni parla
con tanta insistenza.
■ Se il contatto con Dio manca del tutto
nella mia vita, posso vedere nell'altro
sempre soltanto l'altro e non riesco a
riconoscere in lui l'immagine divina.

36
■ Se però nella mia vita tralascio
completamente l'attenzione per l'altro,
volendo essere solamente « pio » e
compiere i miei « doveri religiosi »,
allora s'inaridisce anche il rapporto
con Dio.
■ Allora questo rapporto è soltanto
«corretto», ma senza amore.
■ Solo la mia disponibilità ad andare
incontro al prossimo, a mostrargli
amore, mi rende sensibile anche di
fronte a Dio.

37
■ Solo il servizio al prossimo apre i
miei occhi su quello che Dio fa per
me e su come Egli mi ama.
■ I santi — pensiamo ad esempio alla
beata Teresa di Calcutta — hanno
attinto la loro capacità di amare il
prossimo, in modo sempre nuovo, dal
loro incontro col Signore eucaristico
e, reciprocamente questo incontro ha
acquisito il suo realismo e la sua
profondità proprio nel loro servizio
agli altri.

38
L'amore cresce attraverso l'amore

■ Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento.
Entrambi però vivono dell'amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo. Così non
si tratta più di un « comandamento » dall'esterno che ci impone l'impossibile, bensì di
un'esperienza dell'amore donata dall'interno, un amore che, per sua natura, deve essere
ulteriormente partecipato ad altri. L'amore cresce attraverso l'amore.
■ L'amore è « divino » perché viene da Dio e ci unisce a Dio e, mediante questo processo
unificante, ci trasforma in un Noi che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una
cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia « tutto in tutti » (1 Cor 15, 28).

39
NEI CONSIGLI EVANGELI IL
RIFLESSO DELL’AMORE
TRINITARIO
■ VC 21. Il riferimento dei consigli
evangelici alla Trinità Santa e
santificante rivela il loro senso più
profondo. Essi infatti sono
espressione dell'amore che il Figlio
porta al Padre nell'unità dello Spirito
Santo.
■ Praticandoli, la persona consacrata
vive con particolare intensità il
carattere trinitario e cristologico che
contrassegna tutta la vita cristiana.

40
AMORE INCARNATO FINO AL DONO
DELLA VITA
■ La castità dei celibi e delle vergini, in
quanto manifestazione della dedizione a
Dio con cuore indiviso (cfr 1 Cor 7, 32-
34), costituisce un riflesso dell'amore
infinito che lega le tre Persone divine nella
profondità misteriosa della vita trinitaria;
■ amore testimoniato dal Verbo incarnato
fino al dono della sua vita;
■ amore «riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5, 5), che
stimola ad una risposta di amore totale per
Dio e per i fratelli.

41
DIO È IL NOSTRO UNICO BENE

■ La povertà confessa che Dio è l'unica


vera ricchezza dell'uomo. Vissuta
sull'esempio di Cristo che «da ricco
che era, si è fatto povero» (2 Cor 8,
9), diventa espressione del dono
totale di sé che le tre Persone divine
reciprocamente si fanno.
■ È dono che trabocca nella creazione e
si manifesta pienamente
nell'Incarnazione del Verbo e nella
sua morte redentrice.

42
BELLEZZA DELLA DIPENDENZA DI
AMORE FILIALE
■ L' obbedienza, praticata ad imitazione
di Cristo, il cui cibo era fare la
volontà del Padre (cfr Gv 4, 34),
manifesta la bellezza liberante di una
dipendenza filiale e non servile, ricca
di senso di responsabilità e animata
dalla reciproca fiducia, che è riflesso
nella storia dell' amorosa
corrispondenza delle tre Persone
divine.

43
CONFESSIO TRINITATIS
■ La vita consacrata, pertanto, è chiamata ad
approfondire continuamente il dono dei
consigli evangelici con un amore sempre
più sincero e forte in dimensione trinitaria:
■ amore al Cristo, che chiama alla sua
intimità;
■ allo Spirito Santo, che dispone l'animo ad
accogliere le sue ispirazioni;
■ al Padre, prima origine e scopo supremo
della vita consacrata.
■ Essa diventa così confessione e segno
della Trinità, il cui mistero viene additato
alla Chiesa come modello e sorgente di
ogni forma di vita cristiana.

44
LA VITA FRATERNA
TESTIMONIANZA DELL’AMORE
TRINITARIO
■ La stessa vita fraterna, in virtù della quale le persone consacrate si sforzano di vivere in
Cristo con «un cuore solo e un'anima sola» (At 4, 32), si propone come eloquente
confessione trinitaria.
■ Essa confessa il Padre, che vuole fare di tutti gli uomini una sola famiglia;
■ confessa il Figlio incarnato, che raccoglie i redenti nell'unità, indicando la via con il suo
esempio, la sua preghiera, le sue parole e soprattutto con la sua morte, sorgente di
riconciliazione per gli uomini divisi e dispersi;
■ confessa lo Spirito Santo quale principio di unità nella Chiesa, dove Egli non cessa di
suscitare famiglie spirituali e comunità fraterne.

45
IO SONO PER IL MIO DILETTO E IL
MIO DILETTO È TUTTO PER ME

■ Il mio diletto era sceso nel suo


giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli.
■ Io sono per il mio diletto e il mio
diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.
Ct 6, 2-3

46
LE GRANDI ACQUE NON POSSONO
SPEGNERE L’AMORE

■ Mettimi come sigillo sul tuo cuore,


come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è
l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
■ Le grandi acque non possono
spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della
sua casa
in cambio dell'amore, non ne
avrebbe che dispregio.
Ct 8, 6-7
47

Potrebbero piacerti anche