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STORIA DEL CRISTIANESIMO E DELLE CHIESE prof.

Tessa Canella 6CFU

LEZIONE 1

È la storia di una religione, un approccio storico che tiene conto delle fonti su qualcosa che è stato oggetto di
fede per moltissimi.
Quello che noi chiamiamo genericamente cristianesimo (composto però da varie correnti: cattolicesimo,
ortodossia, protestantesimo) parte da una vicenda storica che si è tentato di ricostruire nella maniera più
veritiera possibile tentando di distinguere ciò che è reale da ciò che è oggetto di fede.

Non esiste un cristianesimo unico fin dalle origini, non c’è un movimento originario da cui si sono sviluppate
le varie correnti, anche quelle eretiche. Era diviso fin da subito in vari gruppi che avevano diverse idee su
Gesù e sulla vita ultraterrena, queste correnti avevano in comune il mettere al centro della propria fede la
figura di Gesù, che è stato crocifisso e che i fedeli ritenevano fosse poi risorto.
Quindi dalle origini non si parla di un solo cristianesimo, ma di cristianesimi.

Il cristianesimo nasce all’interno del giudaismo, Gesù era ebreo e inizialmente non si era posto come creatore
di una religione indipendente, pensava solo di innovare il giudaismo. Si tratta di un processo molto più
complesso, per cui giudaismo e cristianesimo sono collegati fino almeno al IV sec

Ortodossia: interpretazione corretta di una certa fede


Eresia: interpretazione scorretta di una certa fede
Queste categorie non si sviluppano subito, ma quando si creerà la cosiddetta Grande Chiesa che prevale sulle
altre, più diffusa e composta da varie chiese sparse nell’impero in comunicazione fra di loro.

Il cristianesimo nasce quando vi era l’autorità romana ed ha un rapporto diretto con questa. Le autorità
romane sono descritte nelle varie fonti.

Il cristianesimo si svilupperà sia nel tempo che nello spazio, le varie comunità che si dichiarano cristiane
avranno approcci differenti a seconda di dove si trovano.
Inizialmente il cristianesimo non aveva un luogo di riferimento, tutti si rifacevano al tempio di Gerusalemme
perché si auto-rappresentavano all’interno del giudaismo. La guerra giudaica, ribellione dei giudei
all’autorità romana a cui i cristiani decidono di non partecipare, fa si che si formi una prima distinzione tra
coloro che si considerano cristiani ed i giudei che partecipano attivamente a questo moto di ribellione.
Dopo tale guerra il tempio di Gerusalemme viene distrutto, ci sarà la diaspora dei giudei ed i cristiani non
avranno più un luogo di riunione, in più non potevano professare pubblicamente il loro culto poiché oggetto
di persecuzione. Nasceranno così le chiese domestiche, vere e proprie case adibite al culto. Il cristianesimo
delle origini quindi aveva solo luoghi di culto estemporanei, il culto si svolgeva dove l’assemblea si riuniva,
almeno fino al IV sec quando su mandato imperiale di Costantino furono costruite moltissime basiliche.
Basilica Lateranense, IV sec: una delle prime ad essere erette
Doura Europos, III sec: chiesa domestica più configurata per la riunione dei cristiani, vi è un aula per la
didattica, un patio, una fonte battesimale e sul lato ovest si svolgeva la liturgia.

Inizialmente essendo interni al giudaismo i cristiani si riferivano all’AT della Bibbia, ma iniziano a circolare
subito delle memorie sulla vita di Gesù che poi si codificano come vangeli, anche apocrifi.
Cippo del vescovo Abercio: prima epigrafe cristiana, del II sec. Tale vescovo in punto di morte ha voluto
dichiararsi cristiano.

Papiri di Ossirinco: scoperti nel 1895. Contengono il Vangelo di Tommaso, privo di cornice narrativa, solo
una raccolta di detti attribuiti a Gesù, non è entrato nel canone (è quindi apocrifo) e forse è precedente agli
stessi vangeli apocrifi, testimonia il tipo di memorie che circolavano inizialmente, ossia raccolte di detti.

Nag Hammadi: nel deserto nel 1945 è stata scoperta una grande biblioteca con testi gnostici

Lo studioso Enrico Norelli afferma che il cristianesimo non nasce con un personaggio che si pone come
fondatore di una nuova religione, ma si tratta di un processo molto più complesso.

Adriana Destro e Mauro Pesce hanno studiato il cristianesimo dal punto di vista antropologico.
Hanno individuato gli elementi che definiscono un sistema religioso: tre fattori necessariamente connessi fra
loro, anche se non sempre con coerenza.
- un gruppo di persone l’appartenenza al quale è definita da determinati criteri (figura di Gesù al centro della
loro fede)
- una concezione del mondo, del destino dell’uomo e dei suoi rapporti con le potenze superiori all’uomo che
sia diversa su punti essenziali da quella degli altri gruppi
- aspetto rituale, delle pratiche che siano definibili e che non siano controllate da autorità di altri sistemi
(autorità del tempio di Gerusalemme, autorità romana), nonché norme di comportamento ben precise.
Si può parlare dunque di un nuovo sistema religioso quando questo è autonomo rispetto a quelli esistenti su
questi tre punti. Quando le correnti cristiane si possono considerare autonome dal giudaismo su questi punti
si può davvero parlare di gruppi cristiani. Nei primi secoli di storia non è ancora possibile farlo, ma il
movimento di Gesù è comunque definibile come “controculturale”= in opposizione alle tendenze culturali
dell’epoca, ossia del contesto giudaico.

Per quello che si può ricostruire sul Gesù storico siamo nell’epoca di Augusto per la nascita e di Tiberio per
la morte. Siamo nel contesto dell’impero romano che in questo periodo avrà una grandissima espansione.
La nascita di Gesù è avvenuta in concomitanza con la fondazione dell’Impero Romano (prima c’era la
Repubblica), durante l’unificazione e la pacificazione del mondo allora conosciuto ed è stata perciò vista
come un evento provvidenziale. In questo momento storico particolarmente positivo il cristianesimo ha avuto
le condizioni culturali perfette per diffondersi.

La Palestina è il territorio fra mar Mediterraneo e fiume Giordano, strategicamente situata fra tre continenti,
luogo cardine di comunicazione e passaggio, crocevia di religioni, commercio. Fu preda di molti regni e
potenze a partire dall’antico Egitto, Persia, Alessandro Magno e successori, Impero Romano, dinastie
musulmane, crociati, impero ottomano, Regno Unito, nel 1948 divisa in Israele, Palestina e striscia di Gaza.

Nel 64 a.C. era stata conquistata da Pompeo Magno, ma aveva sempre avuto una sua autonomia e l’idea di
non dover essere sottomessa ad un governo imperiale, quindi non accettò la conquista romana.
Dal 37 al 4 a.C. era stata affidata al regno vassallo di Erode il Grande che poi divide il territorio fra i tre figli,
Archelao (Giudea, con Gerusalemme), Erode Antipa (Galilea, con Nazareth) e Filippo (Gaulanitide).
Nel 6 d.C. Archelao viene deposto perché il governo romano aveva deciso di fare della Giudea una provincia
romana. Prima i romani facevano affidamento su dei re locali indipendenti all’autorità romana per controllare
i territori. La cattura di Gesù a Gerusalemme viene infatti riferita direttamente all’autorità romana dato che
c’era Ponzio Pilato come governatore.

La storia dei giudei è caratterizzata da molti spostamenti, per poi ritornare sempre nella loro “terra
promessa”, ossia la Galilea e la Giudea. Vi è sempre questa idea di fondo che deriva dall’alleanza fra Dio ed
il suo popolo che gli avrebbe garantito una terra dove sarebbero stati indipendenti. Anche per questo il
governo romano crea particolari problemi nel contesto giudaico.

La Galilea romana al tempo di Gesù aveva un modello sociale piramidale in cui il potere e la ricchezza era
concentrata nelle mani di pochissimi, mentre la maggior parte della popolazione viveva in una situazione di
disagio e povertà.
Aristocrazia locale, Erode Antipa e la sua corte, detiene condizione di privilegio → servitori di queste
aristocrazie, di nascita locale, simile alla classe senatoria romana, fedele alla casa di Erode → contadini,
liberi proprietari terrieri, non c’è la possibilità di salire nella gerarchia sociale, potevano solo rischiare di
scendere nella fascia più bassa della società a causa della tassazione, di un cattivo raccolto, dell’annessione
della proprietà dai potenti → contadini senza terra
A complicare le cose vi era l’imposizione del tributo da parte dei romani, sentito come particolarmente
gravoso ed invasivo, sia dal punto di vista materiale, che come imposizione di un’autorità dall’alto. Il tributo
infatti si dava in moneta e su queste vi era il ritratto dell’imperatore.
Episodio del tributo in cui i farisei tentano di mettere in difficoltà Gesù chiedendogli se dovevano pagare il
tributo. Se Gesù avesse risposto di no si sarebbe posto come un ribelle politico, se avesse risposto di si come
troppo sottomesso al potere esterno, infatti la sua risposta fu una via di mezzo.

Nel I sec emergono numerose figure di ribelli politici, vi è un aumento dei disordini sociali nelle campagne
giudaiche: banditismo, movimenti profetici di protesta e varie ideologie religiose che possono essere
collegate alle condizioni politiche e sociali.
Flavio Giuseppe è un giudeo dell’epoca che costituisce la fonte principale di quel periodo, elencandoci anche
le cosiddette “sette giudaiche” che proponevano stili di vita diversi come gli esseni (vita comune nel deserto
giudaico, isolamento dal contesto cittadino), i farisei (stile di vita modesto), i sadducei ed affermando che
queste rappresentano la risposta diretta ad una situazione in cui il potere aristocratico prevaleva
sottomettendo le classi inferiori. Queste sette ribaltavano la condizione di povertà, considerandola qualcosa
da valorizzare e non una vergogna.
Oltre a quelle citate vi erano anche tantissime altre sette e anche correnti religiose che facevano presa in un
contesto sociale così difficile, proponendo un’alternativa (aldilà, rovesciamento delle condizioni in cui
versavano le persone).

Una posizione simile sembra essere stata adottata dal movimento di Gesù, sia nella fase galileiana della sua
predicazione, sia a Gerusalemme.

Nel contesto palestinese è poi già presente l’influsso dell’ellenismo, con i suoi concetti culturali, diffusi dalle
filosofie dell’epoca. Ad Alessandria d’Egitto si narrava che da settanta saggi fosse stata tradotta la Bibbia in
greco. Questa traduzione fu anche occasione di incontro culturale poiché alcuni concetti del giudaismo sono
stati tradotti e adattati in un’altra lingua.
Infatti le prime fonti che abbiamo (le più antiche sono le lettere di Paolo, scritte prima dei vangeli) sono
scritte in greco, nonostante Gesù parlasse l’aramaico, anche perché la lingua ufficiale dell’impero prima del
latino era il greco.

Il termine “cristianesimo” compare per la prima volta in una lettera del vescovo di Ignazio di Antiochia, che
risalgono circa al 100 d.C. Anche se lo definiamo vescovo in realtà le prime comunità cristiane fino al II sec
erano guidate da un collegio di anziani presbiteri tra cui spesso vi era un personaggio che emergeva.
Egli scrisse queste lettere a varie chiese come quelle di Efeso, Smirne, Tralle, Filadelfia, Roma. Anche queste
che noi chiamiamo chiese avevano una configurazione diversa da ciò che noi intendiamo oggi per chiesa.
Il termine “cristiani” era già in uso circa nel 60 d.C. poiché lo vediamo comparire negli Atti Degli Apostoli
(scritti da Luca nell’80 d.C, ma che si riferiscono ai tempi del 60 d.C.) in cui si dice che ad Antiochia per la
prima volta i discepoli vennero chiamati cristiani, ossia coloro che seguono Cristo. Non erano ancora distinti
dai giudei, ma già erano definiti come una corrente interna al giudaismo.
Un altro episodio importante è quello dell’incendio di Roma sotto Nerone di cui parla Tacito, a cui seguì una
persecuzione, in cui si ricerca un capro espiatorio che viene individuato nei cristiani, quindi erano già
distinguibili in quel periodo.
Solo un decennio prima però non lo erano poiché Svetonio quando ci parla della cacciata di alcuni giudei da
Roma all’epoca di Claudio che tumultavano afferma che l’imperatore espulse da Roma i giudei istigati da
Cresto (ossia Cristo).
Questa testimonianza è confermata anche dagli Atti degli Apostoli in cui compaiono due personaggi, Priscilla
e Aquila che Paolo incontra in un suo viaggio da Atene a Corinto. Aquila è un giudeo pontico di nascita,
giunto appena dall’Italia proprio perché l’imperatore Claudio aveva ordinato a tutti i giudei di lasciare Roma.

Fonti che ci parlano di Gesù:


- fonti dirette: vangeli, Flavio Giuseppe, Tacito, Svetonio, fonti giudaiche
- fonti indirette: giudaiche e greche, che non parlano direttamente della sua figura, ma che aiutano a
ricostruire il contesto in cui si trova

Queste fonti scritte sono però solo una parte minima della tradizione.
La popolazione era per la maggior parte analfabeta, le notizie si trasmettevano soprattutto oralmente e solo
raramente venivano messe per iscritto. Tali scritti venivano poi letti pubblicamente da chi ne era in grado per
condividere tali idee.
Anche una fonte apocrifa che rielabora le vicende storiche di Cristo è da considerare come una fonte storica
perché potrebbe contenere aspetti non recepiti perché non in linea con il messaggio che voleva essere
trasmesso sulla figura di Gesù, ma anche perché riflettono la realtà della comunità che ha messo per iscritto
quella fonte.

Le fonti che consideriamo apocrife poi lo sono solo rispetto a un canone che è stato definito
successivamente, mentre allora circolavano tutte quante le fonti.
Infatti gli studiosi moderni studiano tutte le fonti, senza distinzione, mentre prima le fonti apocrife erano
considerate fonti di livello inferiore.
LEZIONE 2

Il movimento culturale dei seguaci di Gesù è stato definito contro-culturale non solo per il messaggio che
tendeva a rovesciare l’ordine sociale della Palestina dell’epoca, ma anche per come era gestito, per i
comportamenti.
Era stato definito un movimento di “carismatici itineranti”: un gruppo che fa riferimento ad una persona
carismatica (Gesù), che dà importanza alla presenza di questa figura capo e che per seguirla non rispetta i
modi di vivere della società dell’epoca. Non hanno una dimora fissa, inizialmente si muovono di villaggio in
villaggio, non c’è un luogo dove si andava a sentire la predicazione di Gesù, ma era lui a muoversi e le
persone per seguirlo tagliavano i legami familiari. Mettevano i beni in comune, non avevano lavori e forme
di sostentamento autonome e contavano sull’ospitalità delle persone dei vari villaggi.
Oltre ai dodici apostoli vi era anche un gruppo di donne che seguiva e sosteneva Gesù, erano vedove o
possedevano rendite di famiglia che mettevano a disposizione del gruppo. Anche questa presenza femminile
andava contro la cultura dell’epoca.

Le lettere di Paolo sono del 50 circa, i vangeli sono stati scritti all’incirca nel 60, ma fanno riferimento ai
tempi precedenti della vita di Gesù. Il più antico dei vangeli ad essere stato redatto è quello di Marco, i
filologi hanno scoperto che Matteo e Luca hanno delle parti in comune che derivano da Marco e anche passi,
episodi somiglianti o uguale che non derivavano da Marco. Quindi si presuppone l’esistenza di un’altra fonte
a noi non pervenuta, chiamata fonte Q dai tedeschi (Q da “quelle”). È stato supposto che potesse essere il
Vangelo di Tommaso, poiché non ha cornice narrativa ed è solo una raccolta di detti.

I vangeli ci parlano della presenza di donne nel gruppo di Gesù.


Luca 8 afferma che Gesù predicava nei vari villaggi l’annuncio del regno di Dio, con lui vi erano i Dodici e
anche alcune donne che erano state guarite da infermità e spiriti cattivi, come Maria di Magdala (esorcizzata
da Gesù) e Giovanna moglie di Cusa, un amministratore di Erode, che assistevano il gruppo con i loro beni.
Marco 16, 1-18 da questa fonte si ricava che le donne hanno un ruolo così importante nel gruppo che sono
state le prime ad accorgersi che la pietra del sepolcro era stata tolta e che il corpo di Cristo mancava (quando
andarono al sepolcro per ungere il corpo di Cristo) e le prime a beneficiare delle visioni post-mortem.
Gli studiosi dicono che la prima versione di Marco finisce con le donne che fuggono sgomente e spaventate
dalla figura vestita di bianco che trovarono accanto al sepolcro e che disse loro della resurrezione, senza dire
niente a nessuno.
La narrazione delle visioni si dice sia un’aggiunta posteriore. Questa parte racconta che Gesù apparve per
primo a Maria di Magdala, che lo annunciò agli altri seguaci che erano ancora in lutto, ma loro non le
credettero. Dopodiché apparve ad altri, ma neanche essi vennero creduti. Infine apparve agli Undici mentre
erano a mensa e li rimproverò per l’incredulità rispetto a quelli che lo avevano visto risorto.

Dopo il primo gruppo di seguaci, ce ne fu un altro successivo alla sua morte che per perpetrare le memorie di
Cristo ripetevano i suoi gesti e le sue azioni (spezzare il pane come nell’ultima cena). Queste pratiche rituali
non erano gestite da uomini, bensì da donne. Nei testi delle origini appaiono queste “diaconesse” che non si
sa bene chi fossero e cosa facessero, ma avevano comunque un titolo che attribuiva loro un ruolo ed
un’importanza all’interno delle loro liturgie.
Paolo, lettera ai Romani 16,1-27 nomina Febe, una diaconessa della chiesa di Cencre, una città orientale.
Chiede di riceverla, assisterla poiché lei ha protetto molti e anche Paolo stesso (forse era colei che che
portava la lettera a Roma). Dice anche di salutare Prisca e Aquila che per salvare la vita a Paolo hanno
rischiato la loro.
Dice di salutare Andronico e Giunia, coniugi, parenti e compagni di prigionia che lui definisce apostoli.
I saluti continuano con numerosi altri personaggi, tanto uomini quanto donne, seguaci di Cristo oppure
parenti di Paolo.

Nonostante questo testo però Paolo continua a veicolare la mentalità tradizionale.


Paolo, lettera ai Corinzi 11,3-10 afferma che il capo di ogni uomo è Cristo ed il capo della donna è l’uomo.
Continua affermando che ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto manca di rispetto al proprio
capo, mentre una donna se prega o profetizza senza velo sul capo manca di rispetto al proprio capo, come se
fosse rasata. L’uomo non deve coprirsi il capo perché egli è immagine e gloria di Dio, la donna invece è
gloria dell’uomo. Infatti non è l’uomo che deriva dalla donna, ma la donna deriva dall’uomo.
Questo passo si rifà alla Genesi, per cui la donna è stata creata dalla costola dell’uomo.
Coprirsi inoltre è segno di dipendenza da qualcun altro (l’uomo), così come portare i capelli lunghi. È
vergognoso per la donna non avere il capo coperto dal velo e dai capelli, avere la testa rasata o tagliarsi i
capelli in generale non è accettato.
Da questo testo però emerge inoltre che anche la donna può profetizzare, la profezia è una funzione molto
importante nella chiesa delle origini che poi nel II sec viene bloccata dalla chiesa poiché metteva in pericolo
l’autorità ecclesiastica. La profezia non consiste solo nel predire il futuro o avere visioni, ma implica un
contatto diretto con Dio.
Un altro passo sempre di Paolo afferma che le donne dovevano tacere in assemblea e questo fa capire che le
donne predicavano e avevano diritto di parola.

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