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Storia della Chiesa

PARTE PRIMA: I E III SECOLO


Capitolo I Il mondo giudaico greco romano nel I secolo d.C.
1.1 Il mondo ebraico prima di Cristo: contesto storico
Pompeo nel 63 a.C. entra in Palestina e la occupa, raggiungendo cos la massima espansione del Regno e determinando la fine dellindipendenza del mondo giudaico. Pompeo quando conquista Gerusalemme sale al tempio, entra e ne esce dicendo di non aver trovato nulla; questo gesto viene considerato una profanazione (segno di un castigo divino). Dal punto di vista politico Roma lasci governare il regno giudaico ad Erode che aveva sposato lultima discendente della dinastia dei sovrani Asmonei (una dinastia sacerdotale non proveniente da Davide) ed era stato capace di ingraziarsi il vincitore Pompeo. Ad Erode si deve la ricostruzione del tempio, innalzato per propiziarsi il favore dei giudei, di cui i discepoli esaltano la bellezza. Erode fu tollerante anche nei confronti dei culti pagani. Con il proseguire del suo Regno, Erode divenne sospettoso di trame e congiure, tanto da farsi costruire una serie di palazzi per difesa e da eliminare uno alla volta i discendenti al trono della sua dinastia (la moglie e due figli) temendo che complottassero per spodestarlo. Erode fa uccidere Giovanni Battista, che aveva condannato pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade (il re lo fece prima imprigionare, poi, per compiacere la bella figlia di Erodiade, Salom lo fece decapitare). La strage degli Innocenti1 riflette in pieno la violenza di questo regno, che continuer anche dopo la sua morte, quando il regno viene diviso fra i tre figli rimasti: Archelao che governer la Giudea e la Samaria, Antipa la Galilea, Filippo la Transgiordania. Il popolo stanco dei soprusi di Erode prima e dei suoi figli poi giunger a una grande rivolta (66-70 d.C.), sedata dai romani che prenderanno il controllo della regione affidandone il controllo politico a un governatore con residenza a Cesarea. Roma predispone anche delle truppe per controllare Gerusalemme, ma lascer immutato il sinedrio, ovvero la massima autorit giudaica religiosa e civile, che continuer a occuparsi delle questioni interne.

Secondo il Vangelo di Matteo, dopo la nascita di Ges Cristo, Erode venne a sapere che era nato a Betlemme il "re dei Giudei": temendo una minaccia al proprio regno, avrebbe quindi ordinato di uccidere tutti i bambini di Betlemme fino a due anni di et. Questo episodio chiamato nella tradizione cristiana la strage degli innocenti; al di fuori del testo di Matteo non ne esiste nessuna documentazione storica.

1.2 Il Giudaismo
Lambiente storico culturale in cui sorto il Cristianesimo il mondo giudaico del I sec. d.C. Quando si parla di mondo giudaico esso si presenta in modo differente rispetto a quello dellepoca precedente, ovvero lepoca antico-testamentaria2. Il Giudaismo del tempo di Ges non si presenta come una realt uniforme, ma come una realt molto articolata, a causa della presenza di elementi etnici e culturali differenti tra loro. In base anche allarea geografica in cui si era sviluppato distinguiamo tra:
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GIUDAISMO PALESTINESE GIUDAISMO DELLA DIASPORA le aree in cui gli ebrei si sono dispersi dopo la

diaspora (Roma, Alessandria.). Questi giudei (gli ellenisti) si sentivano una comunit chiusa; essi avevano le loro sinagoghe e si tenevano in contatto con il tempio di Gerusalemme, pagando annualmente limposta al tempio e visitandolo in occasione di solennit religiose. In Palestina cerano diverse correnti o movimenti religiosi che convivevano nello stesso territorio senza che nessuna di loro prevalesse sullaltra (poche migliaia per ciasc una setta) e che erano profondamente radicate nella societ e nella cultura del popolo. Lo storico Giuseppe Flavio ne distingue 4: i Sadducei, i Farisei, gli Esseni e gli Zeloti a cui si aggiungono i Samaritani che si separarono da Israele dopo il ritorno dallesilio babilonese, accusati di aver sposato donne non ebree; in realt si tratta di uno scisma che non tocca la sostanza della dottrina.
I SADDUCEI I Sadducei costituiscono una importante corrente spirituale del tardo

giudaismo (fine del periodo del secondo Tempio), sono la classe religiosa che faceva capo al Tempio, rappresentata dall'aristocrazia delle antiche famiglie, nell'ambito delle quali venivano reclutati i sacerdoti dei ranghi pi alti, nonch, in particolare, il Sommo Sacerdote, che erano veri e propri capi politici. La corrente dei sadducei, si richiamava, nel proprio nome, all'antico e leggendario Sadoc sommo sacerdote al tempo di Salomone. Si entrava a far parte di questa setta solo per diritto di nascita. Durante la conquista romana per non perdere i loro privilegi diventarono sudditi del conquistatore e attuarono una politica di compromesso. I sadducei erano MOLTO CONSERVATORI; erano amministratori ufficiali del culto e proponevano unosservanza scrupolosa della legge (torah), che eseguivano alla lettera; non credevano nella dottrina della resurrezione.
GLI ZELOTI Gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del I secolo, gli zeloti

erano partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, tanto che il loro razionalismo si trasformer in lotta armata contro i romani. Secondo loro Israele era il regno di Dio per cui occorreva respingere fino al martirio ogni tipo di ingerenza straniera o profanazione pagana.

Si parlava infatti di Giudaismo anche durante la fase successiva alla distruzione del tempio di Gerusalemme, nel VI se. a.C. come unicit di Dio e osservanza delle leggi.

Furono chiamati anche Sicari da sica, corto pugnale di cui si servivano per uccidere i romani durante le imboscate. La loro dottrina si basava sullosservanza fedele della legge. Ges ha sempre mantenuto le distanze da questa setta; uno suo discepolo Simone, che fu chiamato il Cananeo o lo Zelota3, per seguirlo si allontana dalla setta degli zeloti. facile desumere che lo zelotismo non che un fariseismo fanatico, capace di passare dal piano religioso a quello politico, col pretesto di non obbedire ad altri che a Dio.

GLI ESSENI sono conosciuti e documentati anche da autori greci e latini, a causa della

scoperta, effettuata a Qumran nel 1947, dei manoscritti del Mar Morto, appartenenti a una comunit di questo tipo. Qui sono stati rinvenuti circa 500 rotoli contenenti testi biblici ed extrabiblici. Gli esseni sono una setta religiosa di impronta giudaica nata alla fine del II secolo a.C., ancora attiva nel I secolo d.C. rispettavano la legge e si recavano al tempio, ma erano convinti che Israele fosse stato contaminato dagli ideali stranieri, pertanto si ritirano nel deserto e danno vita a comunit isolate di tipo monastico; protetti da Erode il Grande, al tempo di Ges erano oltre 4000 e vivevano dispersi in tutto il paese; circa 150 erano quelli residenti a Qumran4 (la pi numerosa e forse la pi importante). Gli esseni METTEVANO TUTTO IN COMUNE e rinunciavano ad ogni tipo di propriet privata, per il principio secondo cui nulla li dovesse legare alla vita terrena; si occupavano di artigianato, agricoltura e scrittura. Eleggevano un capo che attendesse agli interessi di tutti e i cui ordini venivano obbediti e che era affiancato da un consiglio di anziani (struttura piramidale). Influenzati da dottrine orientali PRATICAVANO DIGIUNI, ASTINENZE e eseguivano abluzioni e bagni rituali. Convinti di essere una comunit di eletti si affidavano a Jahve; essi avevano ricevuto una rivelazione messianica che annunziava la venuta di due Messia: uno con caratteristiche religiose e laltro guerriero. Negli Esseni si possono riscontrare delle analogie con le prime comunit cristiane e con la dottrina di Giovanni Battista, molte sono anche le differenze, la maggiore la venuta di Ges Cristo.
I FARISEI I farisei corrispondono ad una nuova aristocrazia fondata sulla cultura, ossia

sulla conoscenza della Scrittura. Sono i discendenti di quel partito vissuto ai tempi dei Maccabei che si mantenne fedele alla legge mosaica e si opposero al tentativo di introdurre costumi e pratiche pagane allinterno della Palestina. I farisei EBBERO FORTE PRESA SULLE MASSE anche se erano un gruppo di numero inferiore rispetto alle altre sette, perch attualizzavano la legge scritta e la adattavano al momento, basandosi su una tradizione orale che interpretava la legge. Si dividevano in interpreti e custodi della legge. Ci furono forti scontri tra Ges e i farisei perch Ges li accusava di un eccessivo FORMALISMO. In politica sostenevano linutilit di combattere contro i romani, poich era importante che Israele conservasse le sue tradizioni indipendentemente dal governo e dalla politica.
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Entrambi i nomi derivano dalla parola ebraica qana, che indica il movimento degli Zeloti e che fu posteriormente tradotto erroneamente come proveniente da Cana o anche da Canaan. 4 Questo sito and incontro ad una fine violenta nel 68 d.C. ad opera dei romani a causa del loro coinvolgimento nelle sommosse negli anni della guerra che si concluse con il crollo di Gerusalemme. Prima della fine per riuscirono a nascondere la loro biblioteca nelle grotte circonvicine.

I farisei sono gli unici a sopravvivere agli altri gruppi religiosi che sono stati battuti dai romani. I rabbini ne sono i discendenti diretti. La prima comunit cristiana nasce in questo ambiente tanto da risultare un tuttuno con lambiente stesso. Ad occhi estranei essa sarebbe apparsa come una delle tante sette giudaiche presenti nel paese, potremmo dire lultima ad essere nata: i nazareni.

Capitolo II La primitiva comunit cristiana di Gerusalemme


2.1 Le fonti
Gli Atti degli apostoli
La fonte principale che ci permette di conoscere la primitiva comunit cristiana di Gerusalemme e quindi la realt della Chiesa delle origini, il libro degli Atti. Il titolo Atti degli apostoli non il titolo originario dellopera, esso venne assegnato nel momento in cui la Chiesa stabil il canone 5 delle scritture, ovvero un elenco di testi considerati come normativi, che vengono considerati autentici, quindi autorevoli per la fede cristiana. Prima ancora che la Chiesa stabilisse il canone, intorno alla met del II secolo, in risposta al proliferare di scritti leggendari e fantasiosi che vanno sotto il nome di apocrifi, questi scritti erano conosciuti con il titolo: atti di Pietro (primi 10 capitoli) e atti di Paolo (capitoli successivi). Al di l di questa suddivisione la struttura dellopera risultava molto pi complessa e articolata.
Cos venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, 7 questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?". Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato 8 alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scender su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samara e fino agli estremi confini della terra". (At 1,6-8)
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In questi pochi versi troviamo racchiuso il piano dellopera che si apre con lascensione di Ges al cielo (cap. 1), segue al cap. 2 la discesa dello Spirito Santo (Pentecoste), la predicazione degli apostoli (At. 3,41 in quel giorno tremila persone si unirono a loro ). Al cap. 8 si parla della violenta persecuzione che scoppia a Gerusalemme in cui tutti tranne gli apostoli vengono dispersi nella Giudea e nella Samara, al cap. 9 si dir che la Chiesa in pace per tutta la Giudea e la Samara, per sottolineare come la predicazione a preso piede in queste regioni. Dopo un breve accenno allapostolato di Pietro, gli Atti seguono pi da vicino lattivit missionaria di Paolo e i suoi viaggi fino alla prigioni di Paolo a Roma (At. 28,16) dopo lopera si chiude di colpo. Ci si pu chiedere perch sono omesse le altre notizie successive e il perch non ci sono notizie seguenti alla prigionia, ma la risposta la si capisce dal mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra. Secondo un primo orizzonte di carattere storico-geografico, questi confini della terra sono quelli allora conosciuti, il cui centro era il bacino del Mediterraneo oltre il quale i romani non sono mai andati Secondo un orizzonte teologico-culturale, con larrivo di Paolo a Roma il Vangelo giunge al cuore del mondo pagano, ovvero il Vangelo nato in Palestina giunge a quelli che, visti da Gerusalemme, sono considerati gli estremi confini della terra.

Lautore degli Atti


Lautore degli Atti si pensa possa essere Luca, troviamo, a conferma di questa ipotesi, alcuni elementi significativi dalla lettura comparata di At. 1,1 e Lc. 1,1.

Canone = termine di origine greca che vuol dire misura, regola.

Nel mio primo libro ho gi trattato, o Tefilo, di tutto quello che 2 Ges fece e insegn dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. 3 Egli si mostr ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, 4 apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordin loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre 5 "quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". (At. 1,1)
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Poich molti han posto mano a stendere un racconto degli 2 avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, 3 cos ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Tefilo, 4 perch ti possa rendere conto della solidit degli insegnamenti che hai ricevuto. (Lc. 1,1)

Se ne ricava che: lautore si rivolge ad un unico destinatario Tefilo, che potrebbe essere un nome fittizio dal greco Theos-Philos = amico di Dio; che troviamo nel prologo di entrambe le opere. Nel libro degli Atti, nel prologo lautore fa riferimento ad un suo primo libro, precedente a quello che sta scrivendo, in cui dice di aver trattato tutto quello che fece e insegn Ges; riprendendo poi alcuni episodi: ascensione di Ges, discesa dello Spirito Santo In entrambi i casi la lingua impiegata e la stessa: il greco (come tutti i testi del Nuovo Testamento). Ma non il greco delle opere classiche ma il greco della koin ovvero della lingua parlata, il greco corrente che si parlava nelle regioni intorno al bacino del Mediterraneo, che rispetto al greco classico molto pi semplice ed elementare. Tra il terzo Vangelo e il libro degli Atti notiamo, oltre alluso della stessa lingua, anche unaffinit di linguaggio, sintassi e grammatica. Inoltre a testimoniare che si tratta di Luca c la questione che Paolo nei suoi viaggi non mai solo, ma ha dei collaboratori che lo seguono e lo aiutano, che a volte rimangono nella regione per continuare a predicare. Lautore degli Atti ha viaggiato con Paolo, qu esto lo si deduce soprattutto nella seconda parte, dove troviamo unenorme quantit di verbi coniugati alla prima persona plurale (sezione del noi). Tra i collaboratori di Paolo viene anche menzionato un Luca, un medico, che era molto affiatato con Paolo, che lo chiamava mio caro compagno, vicino a lui in diverse circostanze: probabilmente nel secondo viaggio, certamente nel terzo e poi a Roma (entrambe le volte). Da questi indizi storico-letterari possiamo dire che siamo di fronte ad un'unica opera che crea un affresco storico-teologico dove i vari personaggi e avvenimenti sono divisi in due parti: la vita di Cristo e la vita delle prime comunit cristiane.

I discorsi
Oltre alla parte narrativa, nel libro degli Atti, possibile identificare una parte dedicata ai discorsi che sono circa una ventina. Alcuni studiosi sostengono che Luca li abbia presi da testi stenografi che giravano allepoca, pertanto sorgerebbe il dubbio che si possa trattare 8

di una finzione letteraria, prassi molto diffusa nellantich it (come ad esempio i discorsi di Socrate). Per leggendo i discorsi degli Atti si nota una certa differenza da i discorsi di Pietro e quelli di Paolo: - innanzitutto per le tematiche trattate, Pietro svolge tematiche diverse da quelle di Paolo; - Luca utilizza il greco e fa uso di un linguaggio molto accurato, mentre Pietro nei suoi discorsi fa uso di un linguaggio elementare, con inflessioni aramaiche. Luca, per, entra in scena con Paolo, pertanto come fa ad essere a conoscenza dei discorsi di Pietro? Questo si spiega con il fatto che nella Chiesa primitiva circolavano raccolte di testi biblici (TESTIMONIA) precedenti alla redazione dei Vangeli, che servivano come traccia per la predicazione dei giudei; per cui Luca che non era presente fisicamente ai discorsi di Pietro, li ha dedotti e ricostruiti dai testimonia o risalendo direttamente dalle testimonianze degli uditori che riferivano a memoria. Questi discorsi poi sono stati ripresi da Luca perch rispondevano al piano della sua opera. Punto di partenza dei discorsi di Paolo sono i testi biblici, egli dimostra (testi alla mano) che le antiche promesse fatte ai padri si realizzano con Ges di Nazareth. At. 13,16 prende avvio un lungo discorso di Paolo che prende spunto dalla Sacra Scrittura (ripresa con caratteri corsivi) proprio a dimostrazione del suo modo di operare. Quando invece Paolo parla ai pagani, punto di partenza la ricerca del sacro, presente in ogni uomo; una sorta di religiosit naturale. In entrambi i casi si tratta di un unico annuncio: Ges, fatto in forme diverse per adattarsi al pubblico di uditori (greco o giudei).

Negli Atti troviamo tre tipi di discorsi: DISCORSI KERIGMATICI = dal termine greco kergma = annuncio. Si tratta di un primo annuncio della predicazione cristiana, annuncio del Cristo morto e risorto, che un tema pi volte citato nel libro degli Atti. Questi li troviamo in: - At. 2, 14 = discorso di Pietro il giorno della Pentecoste; - At. 13, 16 = discorso di Paolo ai giudei; - At. 17,22 = discorso di Paolo ad Atene, capitale della cultura e della religione pagana. DISCORSI APOLOGETICI = dal greco apologhia = difesa. Si tratta di discorsi di difesa, rivolti sia ai giudei che ai pagani per dimostrare che le accuse rivolte ai cristiani sono ingiustificate. Questi li troviamo: - At. 22,1 = Paolo al termine del terzo viaggio, quando sale al tempio per sciogliere un voto che aveva fatto durante il viaggio, con se nel tempio porta un pagano convertito per cui viene portato davanti al sinedrio per essere giudicato, qui pronuncia il suo discorso. - At. 24,10 = discorso di Paolo di fronte al governatore romano Felice, a cui spiega i motivi della sua condanna. - At. 26,1 = discorso di Paolo davanti al re Agrippa in cui richiama alcuni avvenimenti della sua vita, tra cui la sua conversione. DISCORSI PASTORALI = rivolti alla comunit ad esempio At. 20,17 in cui Paolo si rivolge ai capi delle comunit da lui fondate (anziani di Efeso) a cui consegna le sue volont.

2.2 Elementi costitutivi delle primitiva comunit cristiana


Possiamo individuare alcuni elementi costitutivi della primitiva comunit cristiana: 1. Primo elemento il kergma ovvero lannuncio del Cristo morto in croce che torna in tutti gli Atti e in particolare nei discorsi kerigmatici, ma di cui abbiamo traccia in numerosi altri casi come ad esempio At. 3,1 e At. 4, 6 in cui gli apostoli giustificano il loro operato appellandosi al nome di Cristo risorto, di cui sono testimoni.
Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio 20 obbedire a voi pi che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". (At. 4,19)
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Quindi la persona di Cristo lelemento fondante, il figlio delluomo il Messia, glorificato alla destra del Padre, pertanto con attributi divini. 2. Secondo elemento la liturgia. La primitiva comunit cristiana composta da giudeocristiani, ovvero cristiani provenienti dal giudaismo che vivono allombra del Tempio e seguono tutte le pratiche del culto ufficiale. I cristiani a queste pratiche aggiungono qualcosa di proprio: IL BATTESIMO.
All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a 38 Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?". E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Ges Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello 39 Spirito Santo. Per voi infatti la promessa e per i vostri figli e per tutti 40 quelli che sono lontani, quanti ne chiamer il Signore Dio nostro". Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: "Salvatevi da questa 41 generazione perversa". Allora coloro che accolsero la sua parola 6 furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone. (At. 2,37)
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Riguardo al battesimo possibile fare diverse riflessioni, alle luce di questo brano: In questo passo degli atti Pietro utilizza una Battesimo formula cristologia e non trinitaria, poich dice di battezzare nel nome di Ges Cristo, nel Vangelo secondo Matteo, Ges che dice andate e battezzate nel nome dello Spirito Santo. Durante il I secolo il battesimo veniva dato con rapidit (subito 3000 persone vengono battezzate). A testimonianza di ci nel capitolo 8 7 degli Atti troviamo lepisodio di Filippo che mentre in viaggio incontra un eunuco, funzionario di Candce, regina di Etiopia, mentre legge Isaia. Alla domanda di Filippo che gli chiede se sa cosa sta leggendo, leunuco lo invita sul carro per essere istruito sulla parola di Dio, poi giunto nei pressi di un pozzo Filippo lo battezza. Un altro esempio, a tal proposito fornito dallepisodio 8 narrato al capitolo 16, in cui Paolo e Sila, mentre aerano a Filippi, vengono catturati e gettati in prigione. Liberati nottetempo da un terremoto, Paolo e Sila stanno per fuggire mentre il carceriere non trovandoli pi tira fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti; Paolo o ferma e gli annuncia il kergma e lo battezza insieme a tutti quelli della sua casa.

Questa la fine del discorso di Pietro fatto nel giorno della Pentecoste che termina con un appello alla penitenza e al battesimo. 7 Ivi At. 8,26-40 8 Ivi At. 16, 16-34

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Durante il III sec., invece il battesimo sar preceduto da una fase catecumenale di circa 3 anni. Per quel che riguarda il modo in cui avveniva il battesimo durante il I secolo un prezioso aiuto ci fornito dalla Didach, il testo pi antico tra quelli di ispirazione cristiana, composto tra il la fine del I sec. e linizio del II. In questo testo si dice che il battesimo doveva avvenire in acqua corrente, quindi per immersione, in mancanza di acqua corrente si poteva ricorrere a una prassi straordinaria che consisteva nel bagnare 3 volte con acqua (battesimo per infusione).

3. Terzo elemento la frazione del pane. Di frazione del pane si parla specificatamente in At. 2, 42
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicit di cuore
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Nelle lettere di Paolo torna la stessa espressione in contesti diversi - 1 Co. 11,17:
E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. 18 Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono 19 divisioni tra voi, e in parte lo credo. necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perch si manifestino quelli che sono i veri credenti in 20 mezzo a voi. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non pi 21 un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e cos uno ha fame, l'altro 22 ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
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Scritto negli anni 56-57 d.C., prima della redazione dei Vangeli. La situazione descritta inquadra unabitudine consolidata n quei tempi; ci si riuniva sul far della sera per celebrare un rito che Paolo chiama la cena del Signore, dove ognuno partecipava portando qualcosa da casa e consumava la propria cena in comunione con gli altri. Ovviamente i pi ricchi portavano di pi, pertanto avevano la possibilit di consumare un pasto pi abbondante rispetto ai pi poveri, che dopo aver consumato la loro parca cena, restavano a guardare. Parlando di questo squilibrio Paolo rimprovera la comunit di Corinto facendo riferimento a unaltra cena, quella che dovrebbe essere la cena del Signore. 1 Co. 10,14:
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Perci, o miei cari, fuggite l'idolatria. Parlo come a persone 16 intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non forse comunione con il 17 corpo di Cristo? Poich c' un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.

il contesto in cui va inserita questa riflessione di Paolo, un contesto esortativo volto a evitare lidolatria in particolare, come ad esempio i banchetti sacri fatti in onore degli idoli pagani, in quanto potevano diventare occasione di idolatria e quindi 11

di scandalo. In contrasto al banchetto offerto per gli idoli, Paolo parla della mensa del Signore. Al v. 16 torna il termine spezzare il pane trovato in At. 2,42 e in pi troviamo latto di bere dal calice. Bere dal calice era una azione tipica del banchetto conviviale ha sia le sia il carattere cultuale del banchetto caratteristiche pasquale ebraico. cultuali del banchetto pagano. Spezzare il pane o frazione del pane sono due espressioni simili derivate dal carattere cultuale ebraico e pagano. Paolo per evitare rischi di confusione separa i due momenti La frazione del pane il banchetto vero e proprio, ovvero il rito della cena

Un'altra testimonianza la troviamo in At 20,7:


Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poich doveva partire il giorno dopo, prolung la conversazione fino a mezzanotte.
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al termine del terzo viaggio missionario di Paolo, mentre diretto verso Gerusalemme si ferma a Trade, dove raduna la comunit per spezzare il pane. Durante la riunione Paolo fa un lungo discorso durante il quale un uomo si addormenta, perde lequilibrio, cade e muore; Paolo allora, si precipita da lui e lo riporta in vita. La frazione del pane avveniva in un luogo prestabilito, ovvero in una stanza illuminata al piano superiore (piano nobile) su modello del cenacolo in cui Ges ha festeggiato la Pasqua con i suoi discepoli e in un giorno prestabilito: il primo giorno della settimana (At. 20,7) e lassemblea si riuniva da tramonto a tramonto. Infatti nel passo di Paolo si dice che la riunione era cominciata al tramonto del sole9. Il primo giorno il giorno successivo al sabato che diventa giorno fisso per la comunit cristiana che si incontra per lagape comunitaria, la scelta di questo giorno non casuale, si tratta infatti del giorno dopo la morte di Cristo. In Ap. 1,9 ss. leggiamo:
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Ges, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Ges. 10 Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva:
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Giovanni si trova prigioniero sullisola di Patmos, sullEgeo; qui ha una visione di una liturgia che avviene nel giorno del Signore10 che viene a sostituire il sabato ebraico. Con Costantino, IV sec. d. C., la domenica diverr a tutti gli effetti il giorno in cui si festeggia il Signore e in cui sar sospeso ogni lavoro.
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Rimasta nella liturgia con la messa del sabato sera. Giovanni parla di domenica dal latino dies dominicus, giorno del Signore, e non pi di Kyriak emera, come si diceva in greco.
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Anche Giustino parla della frazione del pane nella sua opera prima apologia, in cui descrive come veniva celebrato il rito dellEucaristia; cerano due prassi: - eucarestia per catecumeni; - rito della cena nella comunit. Ecco ci che Giustino scrive, verso il 155, per spiegare all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) ci che fanno i cristiani:
Nel giorno chiamato del sole ci si raduna tutti insieme, abitanti delle citt o delle campagne. Si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti, finch il tempo consente. Poi quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo 173 preghiere sia per noi stessi [...] sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinch, appresa la verit, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna. Finite le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio. Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di vino temperato. Egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie, per essere stati fatti degni da lui di questi doni. Quando egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo presente acclama: Amen. Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane, il vino 174 e l'acqua "eucaristizzati" e ne portano agli assenti .

Nel giorno del sole11 tutti si riuniscono in uno stesso luogo, questo giorno assume un nuovo significato perch il giorno in cui Dio cre il mondo e in cui Cristo risorto. In questo giorno quando lassemblea si riunisce, vengono lette le scritture dellAntico Testamento e le memorie degli apostoli; poi segue un discorso e infine viene detta una preghiera, partendo da colui che presiede. Poi vengono portati vino e pane che vengono innalzati al cielo con una preghiera e infine tutta lassemblea risponde Amen, viene distribuita leucarestia e i diaconi pensano a distribuirla a coloro che non sono presenti. Prima di sciogliere lassemblea vengono poi raccolte lofferta per i poveri. Il concilio Vaticano II riprende questa successione persa con il susseguirsi dei secoli. 4. Quarto elemento la comunione dei beni (Koinonia) At. 2,42 e At. 4,32 sono due brani detti: i sommari degli atti, in cui viene descritta in modo sintetico la vita della primitiva comunit cristiana di Gerusalemme12. in At. 2,42:
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e 43 nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli 44 apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e 45 tenevano ogni cosa in comune; chi aveva propriet e sostanze le 46 vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa 47 prendendo i pasti con letizia e semplicit di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.
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Terminologia di impronta pagana, che da ai giorni il nome dei pianeti; la domenica il giorno del Sole. S. Francesco prender questi brani alla lettera nel momento in cui forma il suo ordine.

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scopriamo che nella primitiva comunit cristiana non esisteva alcuna forma di propriet privata e si viveva in uno stato di comunione di beni. Ogni volta che la Chiesa nel corso dei secoli vorr riequilibrarsi far riferimento a questi brani, con lintento di ritornare allo stile di vita dalla prima comunit cristiana. in At. 4,36 leggiamo:
La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua propriet quello che gli 33 apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Ges e 34 tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perch quanti possedevano campi o case li vendevano, 35 portavano l'importo di ci che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. 36 Cos Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Brnaba, che 37 significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro, che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegn l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.
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deduciamo anche da questo brano che nella primitiva comunit cristiana di Gerusalemme cera la comunione di beni senza che vi fosse un obbligo o un vincolo, quello che accade a Barnaba nel v. 36 . Diversa cosa accade nel caso di Anaa:
Un uomo di nome Anana con la moglie Saffra vendette un suo 2 podere e, tenuta per s una parte dell'importo d'accordo con la moglie, 3 consegn l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: "Anana, perch mai satana si cos impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo 4 del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua propriet e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perch hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". (At. 5,1)
1

la sua colpa non nellaver tenuto per se parte della propriet ma nellaver mentito, perch nessuno era obbligato a dare delle propriet, era unazione che ciascuno compiva liberamente. Quello che si cercava di attuare era una sorta di comunismo una prassi libera sostenuta da una forte carica religiosa, da non paragonarsi al comunismo marxiano in quanto non riguardava i mezzi di produzione.

Dalla seconda lettera di Paolo ai Corinzi apprendiamo che nelle comunit di Paolo non si applicava lo stesso stile di vita comunitario, cera solo il dovere dellelemosina. Durante il terzo viaggio, Paolo organizza una colletta per la comunit di Gerusalemme, dobbiamo pertanto pensare che se la comunit di Gerusalemme aveva bisogno di una colletta (siamo negli anni 56-57 d.C.) qualcosa non funzionava nel loro stile di vita. C comunque da sottolineare che la colletta rappresentava il segno concreto della comunione tra le comunit fondate da Paolo e la Chiesa madre di Gerusalemme.

Conclusioni:
Nelle comunit paoline esisteva un sistema diverso rispetto a quello di Gerusalemme; ci fa emergere una realt di Chiesa molto complessa e articolata. 14

Anche se nei sommari degli Atti si parla di comunit nelle quali tutto era letteralmente messo in comune, in realt cerano dei limiti e delle eccezioni; pertanto ci si chiede: quello che Paolo descrive nei sommari utopia o e realt? Per rispondere a questa domanda occorre fare una distinzione: - non esiste ancora in questepoca un modello unico di Chiesa, ma tanti modelli diversi, per cui facile pensare che la comunit di Paolo fosse diversa da quella di Gerusalemme, esattamente come le comunit giudaiche erano diverse dalle comunit dei giudeo-cristiani. Si pu supporre che attorno a un nucleo principale si sviluppassero vari modelli di comunit, ragion per cui, quando si parla di Chiesa primitiva la si deve pensare come una realt articolata. - Luca per motivi di carattere apologetico tende a metter in rilievo gli aspetti positivi della primitiva comunit cristiana (aspetto comunitario, fratellanza) anche se non tace gli aspetti negativi (Anana e Saffra); questo lo si pu spiegare con il fatto che Luca aveva anche esperienza del modo in cui vivevano le comunit tipo quella di Qumran 13 e i circoli pitagorici 14 e questo tipologia di comunit la adatta alla primitiva comunit cristiana. In realt questa deduzione sbagliata, perch la primitiva comunit cristiana unesperienza del tutto originale, in cui principio e prassi, realt e utopia, coincidono. Resta comunque il dato certo che i quattro elementi: Kergma, liturgia, frazione del pane e comunione dei beni; sono fondanti della primitiva comunit cristiana, senza i quali nel corso della storia della Chiesa, non si potr parlare di Chiesa. Gli elementi ora analizzati possono essere paragonabili quindi a liturgia, catechesi e carit.

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Esperienza di vita ascetica, paragonabile alla vita monastica, per cui chi entrava in questo tipo di comunit si doveva separare dal mondo. 14 Che erano pi dei cenacoli filosofici che una vera e propria esperienza di vita comunitaria.

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2.3 Pietro a capo della primitiva comunit cristiana di Gerusalemme


Il Figlio di Dio viene per porre fine allantico atto e per crearne uno nuovo, un patto di grazia e non basato sulla legge. Ges non era un riformatore della religione giudaica, ma parlava di un messaggio nuovo: Dio il Padre che si dona con amore agli uomini, e annunziava il Regno dei cieli. A questo scopo chiam a se i discepoli e scelse fra loro i 1215 Apostoli, ai quali confer speciali poteri per la loro missione, che doveva consistere nellistruire tutte le genti, battezzare e guidare i fedeli con lautorit ricevuta da Dio. A fondament o della sua Chiesa e supremo pastore del suo gregge, Ges design Simon Pietro (negli Atti quando si parla dei Dodici si fa un riferimento particolare proprio a Pietro che rispetto agli altri ricopre incarichi particolari). Quando si tratta di sostituire Giuda per riformare il collegio dei Dodici Pietro che prende la parola
In quei giorni Pietro si alz in mezzo ai fratelli (il numero delle 16 persone radunate era circa centoventi) e disse: "Fratelli, era necessario che si adempisse ci che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a 17 quelli che arrestarono Ges. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. [] 21 Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il 22 tempo in cui il Signore Ges ha vissuto in mezzo a noi, incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione". 23 Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era 24 soprannominato Giusto, e Mattia. Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai 25 designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto". 26 Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli. (At. 1,15 ss.)
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Giuda ha tradito Ges, pertanto occorre sostituirlo: vengono proposti due nomi, poi si tira a sorte e la scelta cade su Mattia; comunque Pietro che decide il modo in cui avverr la scelta e il criterio determinate per prendere il posto di Giuda e diventare parte del gruppo dei Dodici: essere stati con Ges dal battesimo di Giovanni fino alla sua resurrezione. Ad At. 2,14 apprendiamo che il collegio dei Dodici di riformato e che Pietro ne il capo:
Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parl a voce alta cos: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole:
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Il numero 12 una costante: - nel libro degli Atti: 12 sono gli Apostoli; per anche Paolo, pur non appartenendo al gruppo dei 12, rivendica per se stesso e per i suoi collaboratori tale appellativo; pertanto si deve pensare che 12 non il numero effettivo degli apostoli, ma fa solo riferimento alla simbologia che esso rappresenta, perch 12 era il numero delle trib di Israele, quindi i discepoli sono i capi delle nuove trib. - nellApocalisse 12 sono le fondamenta su cui si regge la citt Santa e 12 sono le porte con sopra inciso il nome degli apostoli. - Sempre nellApocalisse si parla di 144.000 salvati, un numero simbolico e multiplo di 12.

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Pietro ricompare al capitolo 3 quando in virt di quegli speciali poteri di cui era stato investito, guarisce uno storpio che stava facendo lelemosina davanti al tempio nel nome di Ges Cristo, il Nazareno. In questa occasione, approfitta della opportunit di parlare alla gente che era accorsa davanti al tempio attratta dal miracolo appena compiuto e pronuncia il secondo dei discorsi Kerigmatici presenti negli Atti:
Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo fuor di s per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di 12 Salomone. Vedendo ci, Pietro disse al popolo: "Uomini d'Israele, perch vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra piet avessimo fatto camminare quest'uomo? (At. 3,11)
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Pietro prende ancora la parola davanti al sinedrio davanti al quale era stato portato dopo aver guarito lo storpio e pronunciato il suo discorso al popolo e davanti ai sommi sacerdoti afferma:
[] In nessun altro c' salvezza; non vi infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale stabilito che possiamo essere salvati". (At. 4,12)
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Pietro interviene anche nel episodio di Anana e Saffra (At. 5,1 ss.); la sua autorit mostrata chiaramente nel risolvere il problema delle vedove (At. 6,1 ss.). Ricompare in At. 9,32 quando va in visita alle comunit che avevano subito la persecuzione. Proprio mentre fa visita a una di queste comunit, Pietro va a casa di Cornelio, centurione della coorte Italica, 2uomo pio e timorato di Dio, che in sogno aveva ricevuto lincarico dal Signore di recarsi a Giaffa a prendere Pietro. Proprio mentre i soldati di Cornelio andavano a chiamare Pietro, questi fermatosi a pregare ha una visione piuttosto strana:
Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla 10 citt, Pietro sal verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in 11 estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una 12 tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni 13 sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuon 14 una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!". Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poich io non ho mai mangiato nulla di 15 profano e di immondo". E la voce di nuovo a lui: "Ci che Dio ha 16 purificato, tu non chiamarlo pi profano". Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. (At. 10,9-16)
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per capire questa visione necessario inserirla nel contesto ebraico, in cui vi era una netta distinzione tra animali puri, che potevano essere mangiati e animali impuri (es. maiale, cane), che non potevano essere mangiati. Giunto a Cesarea, Pietro annuncia il kergma (At 10,34), Cornelio si converte e Pietro lo ammette al battesimo.
Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere 2 che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. E quando Pietro 3 sal a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: "Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!". 4 Allora Pietro raccont per ordine come erano andate le cose, []

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Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. [] 15 Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese 16 su di loro, come in principio era sceso su di noi. Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezz con acqua, voi 17 invece sarete battezzati in Spirito Santo. Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Ges Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?". ( At. 11,1 ss.)

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Quando Pietro giunge a Gerusalemme, subisce la reazione di quei fratelli che erano rimasti nella Giudea, che consideravano il battesimo dei pagani, un grave atto contro la purit cultuale. Fino a quel momento, infatti, tutti i cristiani provenivano dalle file degli ebrei circoncisi. Quindi si continuava a perpetrare il rito della circoncisione prima di quello del battesimo, e si continuavano a seguire le regole imposte dalla legge ebraica, pertanto era vietato anche sedere alla tavola di un pagano16. Si pu supporre, quindi, che il gesto di Pietro di desinare alla tavola di Cornelio e battezzarlo senza che questo sia stato circonciso, giustifichi le proteste dei fratelli in Giudea. Per mettere a tacere tutto questo vespaio di polemiche ci volle tutta lautorit di Pietro che richiama le parole di Ges e giustifica la sua azione in nome dello Spirito Santo.

Rincontriamo Pietro in prigione in procinto di fuggire grazie allaiuto del Signore in At. 12,
In quel tempo il re Erode cominci a perseguitare alcuni membri 2 della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. [] 6 E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle 7 custodivano il carcere. Ed ecco gli si present un angelo del Signore e una luce sfolgor nella cella. Egli tocc il fianco di Pietro, lo dest e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani
1

in At. 15 Pietro compare per lultima volta al Concilio di Gerusalemme e poi esce di scena:
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo 7 problema. Dopo lunga discussione, Pietro si alz e disse:
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I pagani erano detti cani e il cane era lanimale impuro per eccellenza.

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2.4 I ministeri I Diaconi


Poich nella primitiva comunit cristiana di Gerusalemme, tutto era comune a tutti, i bisognosi trovavano nei fratelli assistenza. La ripartizione dei doni e la direzione dellintera opera di carit spettava ai Dodici; ma con lestendersi della comunit questo compito di servire a mensa richiedeva sempre maggior lavoro e tornava a scapito del servizio della parola; perci, quando gli ellenisti 17 si lagnano perch le loro vedove 18 sono trascurate, vengono scelti, su proposta degli Apostoli, sette uomini che furono investiti dai Dodici del loro ufficio con limposizione delle mani e della preghiera:
In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perch venivano trascurate le 2 loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non giusto che noi trascuriamo la 3 parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai 4 quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla 5 preghiera e al ministero della parola". Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Prcoro, Nicnore, Timne, Parmens e Nicola, un proselito di 6 Antichia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
1

Dal brano risulta chiaro come scoppia una controversia tra ebrei e ellenisti a causa della diversit di trattamento delle vedove degli ebrei rispetto a quelle degli ellenisti; pertanto onde evitare discussioni il compito di assistenza e servizio alle mense (dal greco DIAKONEO) affidato a sette uomini; con tale decisione sembrava essere risolta la discussione, ma la situazione era complicata perch la scelta dei nomi ci fa capire che appartengono tutti al gruppo degli ellenisti, questo per convertire gli ellenisti stessi. Fra i nomi citati spicca quello di Stefano, che troviamo subito dopo impegnato in una discussione contro gli ebrei detti liberti, nella Sinagoga
Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi 9 e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia 10 e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla 11 sapienza ispirata con cui egli parlava. Perci sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro 12 Mos e contro Dio". E cos sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al 13 sinedrio. Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la Ebrei erano di religione ebraica, risiedevano in Palestina e parlavano arabo o aramaico; Ellenisti erano di religione ebraica, provenivano dalla diaspora (pertanto fuori dalla Palestina) e perlopi parlavano greco
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La condizione delle donne nel mondo antico era molto legata alla figura delluomo, perch non avevano diritti ed erano per legge sottomesse allautorit prima del padre, poi del marito. Il matrimonio era quindi un percorso obbligato ed era in genere contrattato dal padre o se questi mancava, dai parenti pi prossimi. Se una donna rimaneva vedova doveva: o continuare ad abitare nella casa del marito, o tornare a casa del padre, o darsi alla prostituzione. Se questa era la condizione delle vedove facile capire come la carit cristiana permettesse a queste donne di non perdersi; la primitiva comunit cristiana di Gerusalemme aveva istituito una mensa, dove si provvedeva alla distribuzione del cibo alle vedove.

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legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Ges il Nazareno distrugger questo luogo e sovvertir i costumi tramandatici da Mos". (At. 6,8)

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Nessuno riesce a controbattere alla sapienza di Stefano, pertanto i giudei sobillano il popolo contro di lui, lo catturano e lo mandano al sinedrio con laccusa di aver fatto discorsi ingiuriosi contro Dio; mentre Stefano accusa il sinedrio di aver ucciso il Giusto.

All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti 55 contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al 56 cielo, vide la gloria di Dio e Ges che stava alla sua destra e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di 57 Dio". Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si 58 scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della citt e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un 59 giovane, chiamato Saulo. E cos lapidavano Stefano mentre pregava e 60 diceva: "Signore Ges, accogli il mio spirito". Poi pieg le ginocchia e grid forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, mor. (At. 7,54)

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Stefano viene lapidato dai giudei in tumulto, che fanno di lui il primo martire, mentre pronuncia le stesse parole di Ges. Questo fu il segnale di una grave persecuzione, che colp la comunit e soprattutto gli Ellenisti; molti cercarono riparo nei distretti rurali della Giudea e della Samara, eccetto per gli Apostoli. Ma la stessa dispersione dei fedeli favoriva la propagazione del Credo cristiano. Filippo, uno dei sette diaconi, predic in Samara i cui abitanti pur credendo come gli ebrei , in un unico Dio e aspettando larrivo del Messia, si distaccavano da loro nel culto, dando vita a una sorta di popolo misto pagano-ebraico. Anche Pietro e Giovanni raggiunsero Filippo, dopo aver saputo del successo della sua predicazione; egli, infatti, aveva battezzato il cameriere della regina Candace di Etiopia (At. 8,26 s.) e a questi ne seguirono altri (come il centurione Cornelio di cui abbiamo gi parlato). La Chiesa Romana del II secolo aveva un vescovo e sette diaconi; Lorenzo, che la Chiesa cattolica venera come santo, fu uno dei sette diaconi di Roma, dove venne martirizzato nel 258 durante la persecuzione scatenata dall'imperatore Valeriano I nel 257. Egli venne arrestato nelle catacombe e portato in tribunale, la tradizione dice che a Lorenzo fu promessa salva la vita se avesse consegnato i tesori della Chiesa entro tre giorni. Il 10 agosto, quindi, Lorenzo si present alla testa di un corteo di suoi assistiti dicendo: Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono.19 Per tale motivo fu condannato a essere arso vivo. Questa vicenda riflette molto bene limportanza dei diaconi nel II e III secolo; essi erano amministratori dei beni della Chiesa, fino a raggiungere un notevole prestigio e molte volte maggiore di quello dei presbiteri.
Nel III secolo la Chiesa era divisa in 7 regioni e ciascuna regione era affidata a un diacono; evidente la correlazione con i sette uomini del libro degli Atti addetti si alla mensa, ma anche alla predicazione e al battesimo (come nel caso di Stefano); quindi non solo il prolungamento degli Apostoli nel settore dellassistenza, ma anche dei veri e propri collaboratori.
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Le vicende pi note del martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella Passio Polychrom di cui abbiamo tre redazioni (V-VII secolo); che in questo racconto siano contenuti elementi leggendari un dato di fatto anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti come quella di Ambrogio nel De Officiis.

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Gli Anziani o Presbiteri


Presbitero dal greco (PRESBYTEROS) letteralmente "anziano";
PRESBYS TEROS

malattia tipica delle suffisso di maggioranza persone anziane in latino presbyter, da cui deriva il pi comune termine prete. Il termine ANZIANO 20 gi presente nellAntico Testamento, lo si trova quando Mos oberato da molte questioni decide di istituire 70 anziani incaricati di decidere sulle questioni pi lievi, sulle questioni pi importante essi avrebbero dovuto interpellare Mos o Aronne. Ai tempi della primitiva comunit cristiana a capo della sinagoga cera una arcisinagogo coadiuvato da un gruppo di 12 anziani; ed a questo modello che si ispirano gli Apostoli che scelgono un gruppo di anziani per essere aiutati. La prima volta che troviamo il termine Anziani in At. 11,27:
In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antichia da 28 Gerusalemme. E uno di loro, di nome gabo, alzatosi in piedi, annunzi per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ci che di fatto avvenne sotto l'impero di 29 Claudio. Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30 questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Brnaba e Saulo.
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siamo in Antichia e viene organizzata una colletta a favore della comunit di Gerusalemme, da consegnare agli ANZIANI. Questo stesso termine lo ritroviamo in At. 14,21:
Dopo aver predicato il vangelo in quella citt e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icnio e Antichia, 22 rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poich, dicevano, necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel 23 regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunit alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel 24 quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la 25 Panfilia e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad 26 Attala; di qui fecero vela per Antichia l dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
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siamo al termine del primo viaggio missionario di Paolo; Paolo e Brnaba si congedano dalla comunit che li ha ospitati e prima di partire affidano agli anziani il compito di fare le loro veci durante la loro assenza. Ancora in At. 15,1 e At. 21,15:

In epoca successiva si parler di sacerdos (da sacer-dot colui che offre a Dio le cose sacre) piuttosto che di anziani, un termine sicuramente di origine pagana.
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Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mos, non potete esser salvi". 2 Poich Paolo e Brnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Brnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e 4 dagli anziani per tale questione. [] Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ci che Dio aveva compiuto per mezzo loro. (At. 15,1)

Ad Antichia era scoppiata una grossa questione al riguardo della necessit di circoncidere o meno coloro che si convertivano al Cristianesimo. Paolo e Brnaba che erano contrari alla circoncisione, vengono mandati a Gerusalemme per parlare con anziani e Apostoli (concilio di Gerusalemme).
Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesara, i quali ci condussero da un certo Mnasne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalit. 17 Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18 L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche 19 tutti gli anziani. Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominci a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. (At. 21,15)
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Paolo giunto a Gerusalemme durante il terzo viaggio, fa visita a Giacomo e agli anziani che erano con lui; questi erano uniti intorno a Giacomo quasi a formare un consiglio o un senato, in cui Giacomo aveva un ruolo di primo piano. In At. 20,17 troviamo Paolo in ritorno da Corinto alla fine del terzo viaggio missionario; egli diretto a Gerusalemme e si ferma ad Efeso dove aveva fondato una comunit e soggiornato per tre anni. Prima di giungere a Efeso pensa che gli sar impossibile arrivare nella citt perch ha premura di ripartire in quanto vuole essere a Gerusalemme per la festa di Pentecoste, per cui fa scalo a Milto dove convoca gli anziani di Efeso e tiene loro un importante discorso di carattere pastorale. In questo discorso Paolo ripercorre i momenti principali della sua missione a Efeso e tutto ci che ha svolto presso questa comunit e avverte che saranno fatte false dottrine (lupi rapaci).
Da Milto mand a chiamare subito ad feso gli anziani della 18 Chiesa. Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto 19 questo tempo: ho servito il Signore con tutta umilt, tra le lacrime e tra 20 le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. Sapete come non mi sono mai sottratto a ci che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21 scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel 22 Signore nostro Ges. Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a 23 Gerusalemme senza sapere ci che l mi accadr. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni citt mi attesta che mi attendono catene e 24 tribolazioni. Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purch conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Ges, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio. 28 [] Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che 29 egli si acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza 30 entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per 31 attirare discepoli dietro di s. Per questo vigilate, ricordando che per tre
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anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.

A chi si rivolge Paolo agli anziani o ai vescovi ( EPISCOPOS21)? In Fil. 1,1 Paolo chiama i capi della comunit episcopi o diaconi:
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Paolo e Timoteo, servi di Cristo Ges, a tutti i santi in Cristo Ges che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.

In 1 Tm. 3,1 Paolo parla delle caratteristiche che deve avere chi aspira a diventare vescovo:
degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, 2 desidera un nobile lavoro. Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, 3 capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non 4 litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria 5 famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignit, perch se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potr aver cura della Chiesa di Dio? 6 Inoltre non sia un neofita, perch non gli accada di montare in superbia 7 e di cadere nella stessa condanna del diavolo. necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.
1

In Tt. 1,5 Paolo parla dei collaboratori di Tito e ne tratteggia le caratteristiche. Questi vengono chiamati presbiteri o vescovi:
Per questo ti ho lasciato a Creta perch regolassi ci che rimane da fare e perch stabilissi presbiteri in ogni citt, secondo le istruzioni 6 che ti ho dato: il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di 7 dissolutezza o siano insubordinati. Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno 8 disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, 9 padrone di s, attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perch sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.
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Ne deduciamo che nel I secolo non cera distinzione tra presbiteri e vescovi e questi erano anche sposati22; nel II secolo comincer ad esserci subordinazione tra vescovi e presbiteri; nel IV secolo la distinzione sar netta.

I Profeti
Citati frequentemente nel libro degli atti insieme ad altre figure carismatiche: dottori, didascali, non vengono mai definiti nel loro ufficio e la loro identit non sempre definita in modo specifico. La figura del profeta non nuova, gi compare nellAntico Testamento e la sua funzione quella di essere portavoce di Dio, quindi parla in nome di Jhwh. Infatti il termine profeta deriva dal greco PROFETS, e letteralmente vuol dire "colui che parla davanti", sia nel senso di parlare pubblicamente (davanti ad ascoltatori), sia nel senso di parlare anticipatamente (di qualcosa che deve ancora accadere).
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che significa "supervisore", colui che guarda dallalto, che vigila. Poich il divorzio era diffuso essere sposati una sola volta, in questa societ, era sentita come una scelta impegnativa; i vescovi erano sposati perch il celibato e la castit erano visti con disprezzo, un fattore negativo segno di impotenza fisica e maledizione divina.

23

I profeti compaiano accanto agli Apostoli con il compito di collaborare, dotati del carisma (dono) della parola, hanno il compito di incoraggiare i credenti, insomma sono una sorta di predicatori itineranti. Nella Didach, lo scritto pi antico della letteratura cristiana, che contiene anche materiale precedente, anteriore alla redazione dei Vangeli, si parla di profeti:
XI 1. Ora, se qualcuno venisse a insegnarvi tutte le cose sopra dette, accoglietelo; 2. ma se lo stesso maestro, pervertito, vi insegnasse un'altra dottrina allo scopo di demolire, non lo ascoltate; se invece (vi insegna) per accrescere la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore. 3. Riguardo agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo il precetto del Vangelo. 4. Ogni apostolo che venga presso di voi sia accolto come il Signore. 5. Per dovr trattenersi un giorno solo; se ve ne fosse bisogno anche un secondo; ma 23 se si fermasse tre giorni, egli un falso profeta . 6. Partendo, poi, l'apostolo non prenda per s nulla se non il pane (sufficiente) fino al luogo dove allogger; se invece chiede denaro, un falso profeta. 7. E non metterete alla prova n giudicherete ogni profeta che parla per ispirazione, perch qualunque peccato sar perdonato, ma questo peccato non sar perdonato. 8. Non tutti, per, quelli che parlano per ispirazione sono profeti, ma solo coloro che praticano i costumi del Signore. Dai costumi, dunque, si distingueranno il falso profeta e il profeta. 9. Ogni profeta che per ispirazione abbia fatto imbandire una mensa eviter di prendere cibo da essa, altrimenti un falso profeta. 10. Ogni profeta, poi, che insegna la verit, se non mette in pratica i precetti che insegna, un falso profeta. 11. Ogni profeta provato come veritiero, che opera per il mistero terrestre della chiesa, ma che tuttavia non insegna che si debbano fare quelle cose che egli fa, non sar da voi giudicato, perch ha il giudizio da parte di Dio; allo stesso modo, infatti, si comportarono anche gli antichi profeti. 12. Se qualcuno dicesse per ispirazione: dammi del denaro o qualche altra cosa, non gli darete ascolto; ma se dicesse di dare per altri che hanno bisogno, nessuno lo giudichi. XII 1. Chiunque, poi, viene nel nome del Signore, sia accolto. In seguito, dopo averlo messo alla prova, lo potrete conoscere, poich avrete senno quanto alla destra e alla sinistra.2. Ma se colui che giunge di passaggio, aiutatelo secondo le vostre possibilit; non dovr per rimanere presso di voi che due o tre giorni, se ce ne fosse bisogno.3. Nel caso che volesse stabilirsi presso di voi e che esercitasse un mestiere, lavori e mangi. 4. Se invece non ha alcun mestiere, con il vostro buon senso cercate di vedere come possa un cristiano vivere tra voi senza stare in ozio.5. Se non vuole comportarsi in questo modo, uno che fa commercio di Cristo. Guardatevi da gente simile.

Quello fatto nella Didach un discorso particolare, poich nella primitiva comunit cristiana esisteva un modo per farsi riconoscere come appartenenti ad una determinata comunit, bisognava presentarsi con delle lettere di pace o di comunione. Si trattava di documenti rilasciati dal vescovo a persone che collaboravano con lui e attestavano lappartenenza ad una comunit. Cera per il rischio di profittatori che si impossessavano di questi documenti e approfittavano della ospitalit riservata a profeti, presbiteri, pertanto non bisognava trattenersi nella comunit per pi di tre giorni. Anche Paolo parla di profeti:

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Anche nei Vangeli parla di falsi profeti.

24

1 Cor. 12 quando paragona la comunit cristiana al corpo umano, riprendendo il celebre apologo di Menenio Agrippa24, ricorda che ci sono doni, crismi, diversi; ognuno deve esplicare quei doni.
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le 13 membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, cos anche Cristo. E in realt noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a 14 un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte 15 membra. Se il piede dicesse: "Poich io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe pi parte del corpo. 16 E se l'orecchio dicesse: "Poich io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe pi parte del corpo. [] Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ci che ne mancava, 25 perch non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra 26 avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro onorato, tutte le membra 27 gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 28 Alcuni perci Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di 29 governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti 30 maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
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1 Cor. 13 che un inno alla carit, criterio ultimo per identificare i veri carismi dai falsi carismi:
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carit, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede cos da trasportare le montagne, ma non avessi la carit, non sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carit, niente mi giova. 4 La carit paziente, benigna la carit; non invidiosa la carit, 5 non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo 6 interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode 7 dell'ingiustizia, ma si compiace della verit. Tutto copre, tutto crede, 8 tutto spera, tutto sopporta. La carit non avr mai fine. Le profezie 9 scompariranno; il dono delle lingue cesser e la scienza svanir. La 10 nostra conoscenza imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verr ci che perfetto, quello che imperfetto scomparir. 11 Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ci che era da bambino l'ho 12 abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscer perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
1

24

Secondo la mitologia politica romana narrataci da Tito Livio (Ab Urbe Condita) Menenio Agrippa riusc a convincere i plebei, impegnati in uno sciopero rivoluzionario sul Monte Sacro, a riprendere il loro posto nella citt, con un famoso apologo. Nella sua favola si raccontava come le mani, che erano scese in sciopero perch stanche di lavorare per uno stomaco che appariva loro ozioso e parassitario, dovettero presto rendersi conto che erano loro le prime ad essere indebolite dalla protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma l'intero organismo senza nutrimento. La societ come un organismo, il cui buon funzionamento complessivo permette la sopravvivenza di tutte le sue parti; se uno dei suoi organi incrociasse, per cos dire, le braccia, non verrebbe meno solo l'organismo, ma anche l'organo che avesse preteso di far valere il proprio interesse particolare contro quello della totalit.

25

Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carit; ma di tutte pi grande la carit!

13

26

2.5 Conclusioni
Della primitiva comunit cristiana di Gerusalemme nasce una prima immagine di Chiesa; dalla lettura dei testi emerge una realt di Chiesa varia e non omogenea (la comunit di Paolo non uguale alla comunit di Gerusalemme). Ad esempio allinterno delle comunit paoline esisteva una forma di governo collegiale (episcopi, diaconi, presbiteri), a capo di questa comunit non c un capo fisso, il capo carismatico Paolo, ma non presente stabilmente nella comunit, itinerante; pertanto si pu parlare di comunit acefala. Mentre a Gerusalemme esiste un collegio di persone che sono a capo della comunit (apostoli e anziani) in cui Giacomo 25 svolge la funzione di capo, quindi una sorta di governo monarchico (MONOS-ARCH unico capo)
GERUSALEMME (giudeo cristiani) COMUNIT PAOLINE (pagani e ebrei della

diaspora) Giacomo svolge funzioni di vescovo ANZIANI o PRESBITERI lo attorniano stabile

Paolo capo itinerante


EPISCOPI, PRESBITERI E DIACONI

collegio

Nella comunit primitiva abbiamo la compresenza di un piano carismatico e un piano gerarchico: un piano carismatico, perch vi la presenza di profeti, dottori, didascali, episcopi presbiteri e diaconi investiti di un carisma, un dono. un piano gerarchico, perch Pietro svolge su tutto una funzione prominente; incarico che esercita per volere divino e non per merito. Data la compresenza di questi due piani, ne risulta una Chiesa sia gerarchica che carismatica, ovvero intorno a un nucleo essenziale (dato dal Kergma, i sacramenti, i ministeri e la carit) esistono delle diversit proprie di ciascuna comunit.

25

Giacomo detto il minore rimase a Gerusalemme come guida della prima comunit e come presidente del collegio presbiterale. Nella cerchia degli Apostoli godeva di grande prestigio; Paolo lo enumera fra le colonne della chiesa primitiva. Per la sua vita rigorosamente ascetica e la fedelt incrollabile nella legge dellAntico Testamento, lo chiamavano il Giusto. Cadde infine vittima del fanatismo ebraico e nellanno 62 o 63 il sommo sacerdote Anano lo fece lapidare.

27

Capitolo III Le comunit di Paolo


3.1 Situazione storico sociale
Il mondo pagano antico (greco-romano) si presentava come un mondo profondamente religioso popolato da un enorme variet di divinit a cui facevano seguito diversi riti e culti. A differenza dellunit politica e militare, il mondo pagano (Roma) a una realt culturale e religiosa, varia e frammentaria; che porta a una tolleranza verso tutte le religioni, anche quella ebrea. Quando Roma conquister la Grecia far propria la sua cultura e la sua religione, a tal proposito Orazio Grecia capta ferum victorem cepit, ossia la Grecia conquistata conquist il barbaro vincitore. Accanto alle divinit venerata dai romani, compaiono le divinit greche a cui verranno latinizzati i nomi; insieme ad esse verranno trascinate nella cultura romana tutta una serie di miti e leggende. Nel mondo antico il fattore religioso non era un fatto privato, ma aveva anche un importante risvolto sociale, perch garantiva il benessere del cittadino. Nella misura in cui la societ onorava gli dei, gli dei proteggevano la societ 26 . Per tale motivo Cesare Augusto una volta salito al trono si proclamer pontifex maximus (pontefice massimo) ovvero ponte tra umano e divino. Si assister a una profonda crisi della religione pagana che volger verso un lento declino e questo per diverse ragioni: il grande sviluppo di certe correnti filosofiche e culturali caratterizzate da uno spirito razionalista (Stoicismo, Scetticismo, Epicureismo) che criticano il fenomeno della religione e pongono sullaltare della religione la dea ragione. Evemero nel III sec. a.C., affermava che non esistono gli dei, e che essi sono solo il frutto dellimmaginazione collettiva o del mito di personaggi realmente vissuti divenuti simbolo; pertanto il mito avrebbe trasformato queste persone in eroi a cui sono attribuite caratteristiche divine e immortali. Gi nelle commedie di Plauto e Terenzio queste idee sono diffuse ed espresse in un linguaggio popolare (gli dei visti come comuni mortali). Si assiste a processo di critica sistematica della religione. Accanto al culto greco-romano esistevano anche dei culti misterici (dal greco mysterion, poi in latino misterium) che si diffusero in tutto il mondo antico greco e medio-orientale, con un particolare sviluppo in et ellenistica e successivamente romana. Cosa comune di questi culti era quella di dare la salvezza mediante un rito che veniva celebrato da fedeli, in segreto. Tra i principali riti misterici: Il culto di Iside e Osiride proveniente dalla mitologia egizia: Iside si unisce alla sorella Osiride da cui nasce Horo il dio sole simbolo della vita; Osiride ucciso da Seth, viene riportato in vita dalla moglie Iside e poi di nuovo ucciso e fatto in tanti pezzi da Seth. Questo culto si basa sul festeggiamento annuale e sulla propiziazione 27.

26 27

Socrate verr condannato perch accusato di non credere agli dei della citt Uomini e donne potevano avere Iside in visione onirica dormendo nel tempio, ovviamente pagando per il disturbo. In sogno si ricevevano dalla dea preziosi consigli Rivelava ai malati medicine e droghe salutifere, alle donne prediceva futuri matrimoni e gli esiti delle gravidanze. A tutti rivelava i misteri dell'universo e la via per arrivare alla vita eterna. In sostanza divenne la Sapienza personificata, dispensatrice delle conoscenze supreme. Venendo incontro a tutti, compresi, i poveri, elargiva compassione e piet. In un certo senso, Iside fu per i pagani dell'epoca ellenistica, ci che

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Il culto del dio Attis che invaghitosi di una fanciulla terrena fu punito dalla moglie Cibele per cui che fuggito sui monti si uccise, evirandosi. La tradizione vuole che Cibele pentita lo abbia riportato in vita. In suo onore si organizzarono delle festivit annuali, in cui i fedeli celebravano il dio con orge, feste che prevedevano lautoevirazione dei partecipanti. Il culto di Adone durante una battuta di caccia fu ucciso da un cinghiale inviato dal geloso Apollo con l'aiuto di Artemide, o da Ares amante della dea Afrodite. Zeus commosso per il dolore di Afrodite concesse ad Adone di vivere quattro mesi nel regno di Ade, quattro sulla Terra assieme alla sua amante e quattro dove preferiva lui. Veniva celebrato annualmente con orge e danze28. Il culto del dio Mitra secondo la mitologia nasce il 25 dicembre in una grotta, unantichissima divinit di origini indoeuropee. Per celebrare i propri riti i fedeli si riunivano in luoghi bui, come sotterranei e grotte, che ricreavano il luogo dove era nato il loro dio e qui vengono costruiti degli altari (scavati a volte nella roccia mitrei29) e si svolgevano le cerimonie, che prevedevano a volte luccisione di un toro, il cui sangue avrebbe rigenerato la natura e luomo, e che erano accompagnate da banchetti dove si consumavano pane e vino od acqua, ma mai la carne. Nel corso dei secoli il culto di Mitra si diffuse sempre pi fra la gente comune, soldati contadini, schiavi, perch offriva una speranza di giustizia e di rinascita nel bene, e quando i soldati romani vennero a contatto con le popolazioni orientali il suo culto arriv fino a Roma espandendosi poi anche in molte province dellImpero Romano30.

Nel mondo antico grande importanza era data allastrologia. Vi era una fede assoluta negli astri; inoltre esistevano luoghi precisi in cui interrogare maghi e indovini che erano vere e proprie mete di pellegrinaggio. Tutto questo aveva delle conseguenze importanti sul piano umano, perch portava a una visione rassegnata e fatalista nei confronti della vita, inoltre tutto ci portava a dar credito alla pratica della magia e alla superstizione (nel caso di malattie si ricorreva alle divinit, come il dio Esculapio, piuttosto che cercare delle cure). Alcuni studiosi trovano dei paralleli tra i culti misterici e il Cristianesimo: - entrambi parlano di un MISTERO - in entrambi c una promessa di SALVEZZA per i propri fedeli - entrambi prestano molta attenzione al RITO quindi il Cristianesimo sarebbe una forma di religiosit derivata dai culti misterici di origine orientale; ma a questa affermazione si potrebbe obiettare che la terminologia utilizzata per il raffronto la stessa ma il contenuto diverso, infatti:

sar poi il Verbo, cio il Logos divino, per i cristiani ammaestrati da Giovanni.Infatti, fin dall'inizio della nuova era di Iside, la dea aveva promesso di "salvare l'universo" donando altres l'immortalit individuale. 28 Il culto di Adone consisteva nella rappresentazione rituale del mito di cui protagonista. I sacerdoti mettevano in scena il suo matrimonio con la Dea Madre, che veniva accompagnato dalle celebrazioni della cittadinanza; in particolare erano le donne che erano molto legate al suo culto, ed erano loro le interpreti pi importanti del rituale. Veniva quindi rappresentata la morte del dio, a cui seguivano i lamenti e i pianti delle donne: un particolare tipo di rituale consisteva nella realizzazione dei giardini di Adone, vasi pieni di germogli di cereali e ortaggi che crescevano e appassivano molto velocemente, simboleggiando la vita del dio. Le donne piangevano la morte di Adone tenendo in mano i vasi di piante appassite; per permettere la sua resurrezione i vasi venivano quindi rovesciati nei fiumi e nelle sorgenti. 29 un mitreo situato sotto la basilica di S. Clemente 30 Tra il I e il III secolo dopo Cristo il numero di seguaci cresce fino a rivaleggiare con il nascente cristianesimo, con cui ha in comune molti punti di contatto; per a differenza della religione cristiana, tale culto era organizzato in piccole comunit riservate solo ad uomini con esclusione delle donne ed era svolto con rituali complessi e poco conosciuti che alla fine portarono al suo declino e alla sua scomparsa in favore del cristianesimo.

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il MISTERO non il rito in s, ma il piano non rivelato di Dio: salvare tutti gli uomini; come dice San Paolo, nella lettera ai Colossesi il mistero a lungo celato. Il RITO delle religioni misteriche un semplice atto esterno che liniziato ripete in modo sempre uguale; i sacramenti cristiani presuppongono la penitenza, lintento di un rinnovamento di vita (come ad es. il battesimo). La SALVEZZA promessa dalle religioni misteriche temporanea, legata al ciclo delle stagioni e alla natura, segue un andamento circolare senza alcuna dimensione storica. Per il Cristianesimo la salvezza fondata non su un mito, ma su una realt storica definita, riguarda un uomo realmente vissuto: Ges Cristo.

Rapporto tra Cristianesimo e cultura circostante


Ci si pu chiedere quanto il Cristianesimo ha portato di nuovo e quanto ha ereditato dal mondo antico? Si trattato pi di unincarnazione del Vangelo o di uninculturazione della fede? I primi che hanno preso una posizione su tale questione sono stati gli apologisti nel II secolo che sostenevano che il Cristianesimo fosse superiore al paganesimo, per cui non sono stati i misteri cristiani a derivare da quelli pagani, ma il contrario. Per c da considerare che per chi guardava con gli occhi di allora, il Cristianesimo doveva sembrare una delle sette allora in voga. Allinizio del I secolo osserviamo come il mondo antico fosse profondamente religioso e fosse dominato da un profondo senso del sacro, come dimostrano la pratica della magia e le varie credenze mitologiche e superstiziose; ma anche vero che in questo periodo le teorie razionalistiche avevano cercato di scalzare la religione in nome della dea ragione in contrasto anche con il potere politico, perch da sempre la religione aveva giovato al governo. In questo contesto socio-culturale si sviluppa una ricerca di novit e salvezza che spiega la notoriet e il seguito che hanno avuto i culti misterici delloriente e successi vamente il Cristianesimo31. Mondo biblico e mondo pagano sono attraversati da unattesa di novit e salvezza. In questo contesto si sviluppa il Cristianesimo, che giunse nella pienezza dei tempi come afferma San Paolo, lapostolo delle genti che si muove e opera proprio allinterno della cultura pagana.

31

Virgilio nella IV Egloga scrive di un misterioso bambino che porta sulla terra pace e benessere e che porter a una nuova et delloro, proprio a sottolineare questa attesa di novit.

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3.2 La missione di Paolo


Fonti principali per risalire alla vita e alle opere di Paolo sono gli Atti degli Apostoli e le sue lettere. Paolo una delle figure pi discusse e controverse della Chiesa primitiva: - secondo la tesi illuministica, Paolo rappresenta colui che ha dato una sistemazione razionale alla religione cristiana; - secondo la tesi dellideologia liberale e romantica, Paolo avrebbe corrotto la semplicit del Vangelo con un linguaggio imbevuto di teorie filosofiche di matrice greca e latina; - secondo la tesi dei protestanti e dei riformisti, Paolo il simbolo della Chiesa carismatica. Dal libro degli atti si evince che un fatto centrale della vita di Paolo la CONVERSIONE: Paolo nacque a Tarso, crebbe nel tipico ambiente della citt di cultura ellenistica ma con una perfetta educazione ebraica che complet a Gerusalemme (studi presso Gamaliele); impar l'ebraico dai genitori e il greco dalla scuola, divenendo praticamente bilingue. Come tutti i veri ebrei impar il mestiere del padre, cio costruire tende, mestiere che continu a fare anche durante l'apostolato per il mondo. un attivo fariseo, ricoprendo nel gruppo, vari ruoli di particolare rilievo e ricevette presto il compito di andare a Damasco ad imprigionare i cristiani di quella citt (At 9,2). Fu particolarmente zelante e deciso contro la religione di Ges, che cominciava a diffondersi e affermarsi. Pi volte negli Atti degli Apostoli la voce stessa di Paolo racconta questo periodo: l'approvazione della lapidazione di Stefano, la persecuzione feroce contro i cristiani che faceva scovare, gettare in carcere torturare e uccidere, dando loro la caccia anche in citt straniere. Davanti alla porte di Damasco , in seguito a una visione di Cristo, fu dimprovviso convertito alla fede. Di questa conversione si hanno pi versioni negli atti:

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la prima versione la troviamo in At 9,1:


Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del 2 Signore, si present al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini 3 e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse 4 una luce dal cielo e cadendo a terra ud una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, 5 perch mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Ges, 6 che tu perseguiti! Ors, alzati ed entra nella citt e ti sar detto ci che devi fare". 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo 8 la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alz da terra ma, aperti gli occhi, non 9 vedeva nulla. Cos, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere n cibo n bevanda. 10 Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anana e il Signore in una 11 visione gli disse: "Anana!". Rispose: "Eccomi, Signore!". E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome 12 Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome 13 Anana, venire e imporgli le mani perch ricuperi la vista". Rispose Anana: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi 14 fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di 15 arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". Ma il Signore disse: "Va', perch egli per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e 16 17 ai figli di Israele; e io gli mostrer quanto dovr soffrire per il mio nome". Allora Anana and, entr nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Ges, che ti apparso sulla via per la quale venivi, 18 perch tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuper la vista; fu subito battezzato, 19 poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
1

la seconda versione la troviamo in At. 22 siamo in uno dei discorsi apologetici di Paolo fatto a Gerusalemme; in questo discorso Paolo parte con il descrivere i fatti principali della sua vita: dice di essere un giudeo, di provenire da Terso di Cilicia, quindi di essere romano per nascita di esser famoso per essere stato ellenizzato; al v. 20 fa riferimento alla sua approvazione al martirio di Stefano e riferisce del mandato ricevuto da Cristo di annunciare il Vangelo ai pagani.
"Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa citt, formato alla scuola di Gamalile nelle pi rigide norme della legge paterna, pieno 4 di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa nuova 5 dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, come pu darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di l come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti. 6 Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, 7 all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; caddi a terra e sentii 8 una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? Risposi: Chi sei, o 9 Signore? Mi disse: Io sono Ges il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli che erano 10 con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; l 11 sarai informato di tutto ci che stabilito che tu faccia. E poich non ci vedevo pi, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco. 12 Un certo Anana, un devoto osservante della legge e in buona reputazione 13 presso tutti i Giudei col residenti, venne da me, mi si accost e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. 14 Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volont, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,

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15

perch gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e 16 udito. E ora perch aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome. 17 Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in 18 estasi e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perch 19 non accetteranno la tua testimonianza su di me. E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e 21 approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. Allora mi disse: Va', perch io ti mander lontano, tra i pagani". [] 25 Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?". 26 Udito ci, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? 27 Quell'uomo un romano!". Allora il tribuno si rec da Paolo e gli domand: 28 "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "S". Replic il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!".

Da questo brano veniamo a conoscenza delle tre anime di Paolo; che : romano di nascita greco di cultura giudeo di fede la terza versione la troviamo in At. 26 in un altro discorso apologetico, quello rivolto ad Agrippa
La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a 5 Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta pi rigida della 6 nostra religione. Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella 7 promessa fatta da Dio ai nostri padri, e che le nostre dodici trib sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa 8 speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! Perch considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti? 9 Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome 10 di Ges il Nazareno, come in realt feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando 11 venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle citt straniere. 12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e 13 pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, pi splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di 14 viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? Duro per te ricalcitrare contro il 15 pungolo. E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Ges, che tu 16 perseguiti. Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparir 17 18 ancora. Per questo ti liberer dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando ad aprir loro gli occhi, perch passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredit in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me. 19 20 Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in 21 maniera degna della conversione. Per queste cose i Giudei mi assalirono nel 22 tempio e tentarono di uccidermi. Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi.
4

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altre notizie le abbiamo nella lettera ai Galati; Gal. 1,13-2,10 oltre a allepisodio della conversione, Paolo riferisce che si reca in Arabia e qui si ritira per 3 anni ; dopo di che ritorna a Damasco e risale a Gerusalemme.
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi, 14 superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, 15 accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando colui che mi 16 scelse fin dal seno di mia madre e mi chiam con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perch lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza 17 consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. 18 In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi 19 presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, 20 il fratello del Signore. In ci che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non 21 22 mentisco. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero 23 sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la 24 fede che un tempo voleva distruggere". E glorificavano Dio a causa mia. Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di 2 Brnaba, portando con me anche Tito: vi andai per in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone pi ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso 3 invano. Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a 4 farsi circoncidere. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi 5 a spiare la libert che abbiamo in Cristo Ges, allo scopo di renderci schiavi. Ad essi per non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perch la verit del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6 Da parte dunque delle persone pi ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perch Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone 7 ragguardevoli, non fu imposto nulla di pi. Anzi, visto che a me era stato affidato il 8 vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - poich colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me 9 per i pagani - e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Brnaba la loro destra in segno di comunione, 10 perch noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ci che mi sono proprio preoccupato di fare.
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Con Pietro Giacomo e Giovanni si accorda per il campo della missione successiva: loro andranno a convertire i circoncisi e lui i pagani. Se questo secondo viaggio di Paolo a Gerusalemme coincide con la partecipazione di Paolo al concilio degli apostoli a Gerusalemme, avvenuto intorno al 49-50 d.C., allora i fatti di Damasco e la conversione, essendo avvenuti 14 anni prima andrebbero collocati intorno agli anni 35-36 d.C., mentre il primo viaggio in Cilicia sarebbe avvenuto dopo lArabia, ovvero nel 38 d.C. (3 anni dopo).

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3.3 Primo viaggio missionario di Paolo


Il primo viaggio missionario di Paolo, dal 45 al 48 circa, lo porta a Cipro e nellAsia minore, dove predic con laiuto di Brnaba. Qui predic a Parge in Panfilia, in Antiochia di Pisi dia, a Iconio, a Listri e Derbe in Licaonia (At. 14,31-26). Nella comunit di Antiochia c un forte flusso di pagani e Paolo li battezzava e li ammetteva nella Chiesa senza che essere passati per il rito della circoncisione come accade per Tito. Alcuni fratelli venuti dalla Palestina cominciarono ad affermare che per salvarsi, i cristiani convertiti dal paganesimo dovevano subire, dopo il battesimo anche la circoncisione e sottomettersi inoltre alle prescrizioni della legge dellAntico Testamento. Questa pretesa minacciava la libert dei cristiani convertiti al paganesimo e provoc una grande agitazione controversia per losservanza della legge pagana . Si decise di inviare Paolo e Brnaba come delegati a Gerusalemme per sottoporre il caso alla comunit. Gli apostoli si riunirono a consiglio assieme agli anziani:
Non appena furono arrivati, riunirono la comunit e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai 28 pagani la porta della fede. E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli. (At. 14,27)
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Nel Concilio di Gerusalemme di scontrano due tesi: la prima tesi sostiene che la salvezza avviene attraverso il perseguimento delle leggi di Israele, pertanto giusta la circoncisione dei cristiani convertiti dal paganesimo; la seconda tesi sostiene che la salvezza avviene tramite Ges Cristo, o meglio attraverso la fede che abbiamo in lui, pertanto non necessario circoncidere i pagani. Questa tesi sviluppata in concilio da Pietro.
Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mos. 6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo 7 problema. Dopo lunga discussione, Pietro si alz e disse: "Fratelli, voi sapete che gi da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perch i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo 8 e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza 9 in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori 10 con la fede. Or dunque, perch continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che n i nostri padri, n noi siamo stati in 11 grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Ges siamo salvati e nello stesso modo anche loro". (At. 15,5)
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A dirimere la controversia sorta in Concilio interviene Giacomo, guida della comunit di Gerusalemme e presidente del collegio presbiterale, che accetta l ideologia di Pietro che appoggia lopinione di Paolo, ma impone alcune clausole: - astenersi dalle sozzure degli idoli ovvero astenersi dal mangiare carne offerta agli idoli (che di frequente era venduta ai poveri nelle macellerie); in realt nella visione che Pietro aveva avuto a Cesarea Dio gli rivelava che non cera impurit nel 35

mangiare la carne di animali; ma Giacomo attraverso questo comando vuole evitare che sia urtata la sensibilit dei giudeo-cristiani, pertanto propone come forma di carit non cibarsi della carne offerta agli idoli. astenersi dalla impudicizia e fornicazione o meglio si comanda di evitare le unioni illegittime, cio si vieta di effettuare matrimoni tra consanguinei. astenersi dagli animali soffocati nel sangue presso i pagani gli animali erano uccisi e mangiati, gli ebrei invece sgozzavano gli animali per far gocciolare il sangue che non doveva essere toccato perch di diventava impuri. astenersi dal sangue il sangue lespressione della vita, che appartiene solo a Dio e il divieto della legge in proposito era cos grave da spiegare molto bene la ripugnanza dei giudei nei confronti dei pagani.
Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: "Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si 20 convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21 Mos infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni citt, poich viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
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Con lapprovazione degli apostoli e la scrittura di quanto detto la questione viene considerata risolta e il concilio chiuso. Per quel che riguarda lapplicazione di questo decreto conciliare, ne abbiamo notizie nella lettera ai Galati. In Gal. 2,1 Paolo riprende ci che era stato detto al concilio di Gerusalemme:
Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in 2 compagnia di Brnaba, portando con me anche Tito: vi andai per in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone pi ragguardevoli, per 3 non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi 4 circoncidere. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libert che abbiamo in Cristo Ges, allo scopo di 5 renderci schiavi. Ad essi per non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perch la verit del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. 6 Da parte dunque delle persone pi ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perch Dio non bada a persona alcuna - a me, 7 da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di pi. Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro 8 quello per i circoncisi - poich colui che aveva agito in Pietro per farne 9 un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Brnaba la loro destra in segno di comunione, perch noi andassimo verso i pagani ed essi verso i 10 circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ci che mi sono proprio preoccupato di fare.
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Poi decritto come ad Antiochia esisteva una comunit mista di giudeo-cristiani e cristiani convertiti al paganesimo, in questa comunit Pietro e Paolo conversavano tranquillamente con gli uni e con gli altri; tutti insieme mangiavano senza curasi delle leggi ebraiche, si viveva alla maniera pagana. Quando giunsero in quella regione i fratelli provenienti dalla Giudea rimasero scandalizzati da quel modo di comportarsi, pertanto Pietro prese le 36

distanze dai cristiani convertiti dal paganesimo e fu seguito in questo da Barnaba e dagli altri ebreo- cristiani. Questo modo di comportarsi portava a considerare i pagano-cristiani in un rango inferiore e questo voleva dire imporre loro gli usi ebraici. Paolo per rimprovera questo atteggiamento di Pietro:
Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto 12 perch evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominci a evitarli e a tenersi in disparte, per timore 13 dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al 14 punto che anche Brnaba si lasci attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verit del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?
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Questo episodio pu essere considerato sia come la causa, che come lesito del conflitto. Resta il fatto che il concilio ha comunque affermato la superiorit della figura di Cristo sulle leggi ebraiche; questo sgancia le comunit cristiane dalla matrice giudaica. La questione dibattuta nel concilio verr risolta in modo drastico con la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. e la successiva dispersione degli ebrei.

3.4 Secondo viaggio missionario di Paolo


Chiuso il concilio Paolo parte per un nuovo viaggio missionario che durer dal 50 al 52:
Dopo alcuni giorni Paolo disse a Brnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le citt nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, 37 per vedere come stanno". Brnaba voleva prendere insieme anche 38 Giovanni, detto Marco, ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare 39 alla loro opera. Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; 40 Brnaba, prendendo con s Marco, s'imbarc per Cipro. Paolo invece scelse Sila e part, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore. 41 E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunit. (At.15,36)
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questo nuovo viaggio non intrapreso pi in compagnia di Brnaba ma di Sila a cui si aggiungeranno Timoteo e Luca. Brnaba prende unaltra via a causa di una divergenza di opinioni avuta con lo stesso Paolo a causa di suo nipote Marco e perch voleva fare ritorno a casa (infatti si imbarcher per Cipro). Paolo si reca nelle varie comunit per comunicare le decisioni prese in concilio e per far visita alle comunit da lui fondate durante il primo viaggio. Parte dalla Siria, poi va in Cilicia a cui seguono Licaonia, la Frigia, la Galazia, si dirigono verso la Misia. A questo punto lintenzione di Paolo era quella di proseguire a nord, ma ci fu un episodio che gli fece cambiare idea:
Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7 Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Ges non 8 9 lo permise loro; cos, attraversata la Misia, discesero a Trade. Durante la
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notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". (At. 16,6)

durante una visione notturna a Paolo appare un macedone che chiede aiuto; pertanto sbarca a Napoli e giunge a Filippi, citt romana del primo tratto della Macedonia:
Salpati da Trade, facemmo vela verso Samotrcia e il giorno dopo 12 verso Nepoli e di qui a Filippi, colonia romana e citt del primo distretto 13 della Macedonia. Restammo in questa citt alcuni giorni; il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, 14 e sedutici rivolgevamo la parola alle donne col riunite. C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della citt di Titira, una credente in Dio, e il Signore le apr il cuore per aderire alle parole 15 di Paolo. Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invit: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare. (At. 16,11)
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Linizio della missione in Europa fu burrascoso:giunto a Filippi32 , Paolo tiene il suo discorso davanti alle genti radunatesi intorno a lui alcuni accolgono il suo discorso (Lidia) ed altri lo respingono.
Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai 17 suoi padroni facendo l'indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza". 18 Questo fece per molti giorni finch Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Ges Cristo ti ordino di partire da lei". E lo 19 spirito part all'istante. Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella 20 piazza principale davanti ai capi della citt; presentandoli ai magistrati 21 dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra citt; sono Giudei e predicano usanze che a noi Romani non lecito accogliere n praticare". 22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i 23 vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in 24 prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gett nella cella pi interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. (At. 16,16)
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Paolo libera una donna da uno spirito malvagio, ma i padroni di quella schiava vedendo che attraverso il miracolo era sfumata la loro opportunit di guadagno (poich lo spirito la portava ad essere unindovina), lo denunciano accusando di creare disordine nella citt. Laccusa precisa di proselitismo, cio se era permesso ai giudei di praticare la loro religione, non avevano il diritto di attiravi i romani. Durante la notte un terremoto permette a Paolo e Sila di fuggire dal carcere; ma essi rimangono e il mattino dopo vengono liberati dai magistrati intimoriti dal terremoto. Subito partono per Tessalonica dove sono accolti con ostilit dai giudei. Di qui nottetempo partono dalla citt e si dirigono verso la Grecia; raggiungono Atene e qui Paolo sale sullareopago e tiene un importante discorso:
Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere 17 la citt piena di idoli. Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che 18 incontrava. Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorr mai insegnare questo ciarlatano?". E altri:
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Nelle su lettere rivolgendosi alla comunit di Filippi Paolo dir vi porto sempre nel cuore e questo buon rapporto dovuto da questa missione.

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"Sembra essere un annnunziatore di divinit straniere"; poich annunziava 19 Ges e la risurrezione. Presolo con s, lo condussero sull'Arepago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual questa nuova dottrina predicata da 20 te? Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque 21 conoscere di che cosa si tratta". Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri col residenti non avevano passatempo pi gradito che parlare e sentir parlare. 22 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Arepago, disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli di. 23 Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza 24 conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ci che contiene, che signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti 25 dalle mani dell'uomo n dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che d a tutti la vita e il respiro 26 e ogni cosa. Egli cre da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perch abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi 27 e i confini del loro spazio, perch cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo 28 andando come a tentoni, bench non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poich di lui stirpe noi siamo. 29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinit sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte 30 e dell'immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poich egli ha stabilito un giorno nel quale dovr giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32 Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, 33 altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". Cos Paolo usc da quella riunione. (At. 17,16)

Atene, capitale della Grecia, era il centro della cultura e della filosofia pagana; da questa citt passano i pi importanti filosofi e pensatori del tempo; ma Paolo sceglie comunque di predicare il Vangelo. Mentre attende Sila e Timoteo osserva le statue dedicate a tutti gli dei e persino una rivolta verso un dio ignoto, e proprio prendendo da questa considerazione comincia il suo discorso. Il discorso di Paolo ad Atene un discorso kerigmatico egli partendo dalle prove della natura e dalla ragione introduce il discorso su Dio, poi parla di Ges e della resurrezione dei morti da lui annunciata; a questa osservazione tra i presenti, alcuni mostrano diffidenza e altri lo deridono poich nella cultura greca pi che alla resurrezione del corpo si credeva allimmortalit dellanima. Pochi sono coloro che divennero credenti. Psicologicamente sconfitto Paolo abbandona la citt e prosegue per Corinto dove arriva carico di amarezza; decide di abbandonare i discorsi filosofici e di annunciare solo Ges Cristo scandalo per i giudei e pazzia per i greci (1Cor. 1,23). Paolo a Corinto incontra Aquila e Priscilla con cui entra in buoni rapporti, facilitati dal fatto che esercitano lo stesso mestiere di Paolo: sono fabbricatori di tende.
Dopo questi fatti Paolo lasci Atene e si rec a Corinto. Qui trov un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma 3 tutti i Giudei. Paolo si rec da loro e poich erano del medesimo mestiere, si stabil nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di 4 tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. (At. 18,1)
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Rimane ospite da loro per un anno e mezzo fondando una nuova comunit nella citt. Mentre era proconsole Gallione, i giudei insorsero in massa contro Paolo (At. 18,12). Il proconsole romano Gallione ci permette di inquadrare storicamente il percorso di Paolo, poich sappiamo da una iscrizione lapidaria rinvenuta a Delfi, che Gallione era proconsole nel 52 d.C., inoltre larrivo di Aquila e Priscilla a Corinto deve coincidere con il periodo in cui limperatore Claudio aveva espulso tutti i giudei dall Italia (Svetonio scrive che Claudio aveva espulso i giudei a causa di un certo Cresto che altro non che il Cristo; ci fa capire come cristiani e giudei fossero confusi agli occhi dei romani). Considerando i dati che abbiamo a disposizione, possiamo datare il viaggio di Paolo tra il 49 e il 50 e il Concilio di Gerusalemme allinizio dellanno 50).
AVVENIMENTO ANNO FONTI

Concilio di Gerusalemme cacciata dei giudei da Roma inizio del secondo viaggio Gallione * fine secondo viaggio

49/50 50 fine 50 inizi 51 52 52

At. 15 Svetonio At. 18,11 At. 18,12 At. 18,11

*Gallione il punto di partenza per effettuare una datazione certa per via delliscrizione lapidaria. In questo caso abbiamo concordanza di fonti diverse bibliche ed extra bibliche e di natura letteraria storica ed archeologica.

3.5 Terzo viaggio missionario di Paolo


Il terzo viaggio di Paolo durer dal 53 al 58 circa; toccate le regione della Galazia e della Frigia giunge ad Efeso dove rimane per 3 anni, come dice nel discorso fatto agli anziani di Efeso. Successivamente passa in Macedonia e prosegue per Corinto, dopo di che fa una sosta per passare linverno, in quanto in questa stagione la navigazione era sospesa. Siamo nellanno 57/58 e durante questo periodo scrive la lettera ai romani. A Corinto ripercorre tutta la sua missione e torna sul tema del valore e significato della legge e sul destino di Israele alla luce della venuta di Cristo. Affronta la questione dal punto di vista dottrinale con toni pi pacati: certamente la salvezza (Ges Cristo) giunta ad Israele, ma questo non lha accolta, pertanto giunta ai pagani, ma Dio non ha abbandonato Israele e anche a questo popolo riservata la salvezza, nonostante il suo indurimento. In questottica la conversione dei pagani rientra nel progetto di salvezza di Israele.
Trascorso col un po' di tempo, part di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. 24 Arriv a feso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, 25 uomo colto, versato nelle Scritture. Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ci che si riferiva a Ges, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di 26 Giovanni. Egli intanto cominci a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con s e gli esposero con 27 maggiore accuratezza la via di Dio. Poich egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto col, fu molto utile a quelli che per opera 28 della grazia erano divenuti credenti; confutava infatti vigorosamente i
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Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Ges il Cristo. (At. 18,23)

Paolo riprende il suo viaggio risalendo le coste della Grecia via terra per evitare le insidie dei giudei (e non via mare come aveva pensato in un primo momento), giunge a Troade e si dirige poi a Gerusalemme, dove intende arrivare per la Pentecoste e portare le collette per la chiesa madre di Gerusalemme.

3.6 Ultimi viaggi di Paolo


Siamo nella primavera del 58 quando Paolo giunge a Gerusalemme. Quando sale al tempio alcuni giudei notano che entra in compagnia di un pagano non circonciso e temendo che ci profani il tempio, gli aizzano contro la folla che lo far rinchiudere in carcere, ma prima prende la parola in un discorso in sua difesa. Il tribuno Lisia temendo le conseguenze fa liberare Paolo. Davanti al sinedrio Paolo spiega il motivo della sua presenza: lannunzio di Ges Cristo. La seduta sospesa per un contrasto fra sadducei e farisei sul tema della risurrezione. Nottetempo Paolo viene allontanato e viene mandato per la sua sicurezza personale, dal procuratore Felice in Cesarea, da cui viene tenuto sotto custodia per due anni (58-60) in attesa di giudizio. Paolo allora, in quanto cittadino romano si appella a Cesare e in seguito a cio viene mandato da Festo, successore di Felice, a Roma per un ulteriore processo (siamo nel 60). Il viaggio della prigionia (quarto viaggio) di Paolo comincia quando la sua nave fa naufragio presso lisola di Malta. Nella primavera del 61 giunger a Roma, qui larresto non escludeva la possibilit di un contatto con il mondo esterno. A Roma trascorre due anni in un alloggio preso in affitto,e in questo tempo pot predicare con franchezza e senza impedimenti il Regno di Dio:
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a 31 pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Ges Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento. (At. 28,30)
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Con il Vangelo che entra nel cuore del mondo pagano, terminano gli Atti degli Apostoli. Paolo non fa pi riferimento al processo in atto ai danni di Paolo. Si presume che Paolo abbia compiuto un quinto viaggio di Paolo in Spagna, sconosciuto da altre fonti e solo progettuale nella lettera ai Romani. Le lettere a Timoteo e a Tito porterebbero Paolo in Oriente per un sesto viaggio. Giunto verso le parti di Efeso e Creta dove si erano diffuse nuove eresie, egli avrebbe lasciato, prima di partire, due collaboratori Tito a Creta e Timoteo ad Efeso. Questo sarebbe accaduto intorno agli anni 63/64 e 67/68. Allultimo anno del regno di Nerone risale la seconda prigionia di Paolo conclusasi con il suo martirio. A questo punto la storia cede il passo alla leggenda: si dice che dopo lesecuzione (Paolo venne decapitato e non crocifisso in quanto era cittadino romano) il capo di Paolo sia rimbalzato tre volte facendo zampillare il sangue, da ognuno di quei rimbalzi sarebbe scaturita una fonte e quel luogo fu detto tre fontane. Prevalse poi la tradizione che voleva la decapitazione di san Paolo avvenuta lungo la via Ostiense, nel luogo dove fu poi sepolto e fu costruita in epoca costantiniana la basilica di San Paolo fuori le mura. Ad aquas salvias sorse comunque, in tempi antichi, un oratorio che ricordava la decapitazione e fondava la connessa leggenda. 41

AVVENIMENTO

ANNO

FONTI

Gallione terzo viaggio missionario sosta di 3 anni a Efeso Gerusalemme - Cesarea Roma Spagna Creta e Efeso martirio durante il Regno di Nerone

52 inizia 53 fine 58 58-60 60-62 63 (?) 64-67 tra il 64 e il 67

At. 18,12 At. 18-19-20 At. 20 At. 28 Lettera a Tito e a Timoteo

3.7 Organizzazione e struttura delle comunit fondate da Paolo


A partire dai cenni fatti nelle sue lettere possiamo notare delle caratteristiche: Quando Paolo giunge in una citt si informa sul ghetto dei giudei, convinto che sono loro i destinatari principali del Kergma. Testi alla mano dimostra come tutte le promesse fatte agli antichi padri, siano realizzate in Ges Cristo. Rifiutato dai giudei si rivolge ai pagani, crea cos una rete di comunit. I titoli pi frequenti con cui Paolo si presenta, servo di Cristo Ges; apostolo per vocazione (Rm. 1,1) fanno capire come la sua missione presuppone la vocazione, inoltre si fa chiamare apostolo perch questo titolo gli sta molto a cuore. In 1Cor, 3,5s si definisce collaboratore di Dio, in Col. 1,1s ministro e in 2Cor. 5,18-20 ministro della riconciliazione. Questo ministero, Paolo afferma, di derivargli direttamente da Cristo che lo investe di una autorit che lo invita a costruire e non a distruggere. I collaboratori di Paolo sono numerosi tra i suoi compagni c Brnaba da cui si separa allinizio del secondo viaggio; dopo sceglie Sila. Inoltre nella comunit dei Colossesi c Epafra di cui si dice che un nostro caro compagno nel ministero; sempre in questa comunit incontriamo Luca caro medico che lo accompagna in due viaggi e lo assiste nella prigionia. A Filippi troviamo un intero collegio di collaboratori. Due figure di particolare rilievo sono Timoteo e Tito a capo della chiesa di Efeso uno e Creta laltro con incarichi ben precisi.
Paolo, apostolo di Cristo Ges, per comando di Dio nostro salvatore e 2 di Cristo Ges nostra speranza, a Timteo, mio vero figlio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Ges Signore nostro. 3 Partendo per la Macedonia, ti raccomandai di rimanere in feso, perch tu 4 invitassi alcuni a non insegnare dottrine diverse e a non badare pi a favole e a genealogie interminabili, che servono pi a vane discussioni che al disegno divino manifestato nella fede. (1Tm. 1,1) I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e 18 nell'insegnamento. Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al
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bue che trebbia e: Il lavoratore ha diritto al suo salario. Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di due o tre testimoni. 20 Quelli poi che risultino colpevoli riprendili alla presenza di tutti, perch 21 anche gli altri ne abbiano timore. Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Ges e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialit e di non far 22 mai nulla per favoritismo. Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per 23 non farti complice dei peccati altrui. Conservati puro! Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni. (1Tm. 5,17) Per questo ti ho lasciato a Creta perch regolassi ci che rimane da fare e perch stabilissi presbiteri in ogni citt, secondo le istruzioni che ti ho 6 dato: il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano 7 insubordinati. Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, 8 non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, 9 giusto, pio, padrone di s, attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perch sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono. (Tt. 1,5)
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Da come si evince da questi testi, Tito e Timoteo hanno funzione di delegati di Paolo , con il compito di costituire presbiteri ed episcopi in ogni citt; funzione che fino a quel momento era compiuta solo da Paolo.

Con la chiesa di Paolo abbiamo pi ministero e meno carismi; questa chiesa si va generalizzando secondo un modello tipico che verr ad affermarsi in epoca successiva, sarebbe questo un protocattolicesimo ( come si dice in ambito protestante). lambito dei ministeri e i carismi sono compresente fin dallorigine, ma le lettere pastorali riflettono una realt diversa da quella dei primi viaggi di Paolo. Solo al termine della sua vita, Paolo, dice che giunto il tempo di sciogliere le vele quindi sente la necessit di passare il testimone, differente cosa avviene per i carismi e le profezie che sono concesse direttamente da Dio e non possono essere trasmesse ad altri. I ministeri , invece, sono trasmessi ad altri come testimonia linizio della successione apostolica. Dimensione etica e spirituale della comunit di Paolo: La dimensione liturgica lingresso nella comunit cristiana avviene con il battesimo. In Rm. 6 Paolo descrive il battesimo come simbolo di passaggio dalla morte alla vita facendo cos un parallelo con la morte resurrezione di Cristo. Dimensione sacramentale centro e vertice di tutta la comunit la cena del Signore. Nel racconto dellepisodio di Troade detto che questo rito avviene ogni primo giorno della settimana. Abitualmente in case private messe a disposizione da un membro della comunit. La comunit consumava poi un pasto comune detto agape fraterna. Con Paolo i due momenti saranno divisi.

Discorsi e lettere in Paolo sono strutturati allo stesso modo: - una parte di carattere teologico; - una parte di carattere morale. 43

Le lettere sono precedute da unintroduzione e concluse con un saluto. Quando Paolo deve prendere decisioni o deve dare motivazioni si ricollega sempre alla teologia, certe esortazioni morali alla fede, alla speranza, alla carit pi che un atto di volont si tratta di principi fondati sulla filosofia (stoicismo) che assumono caratteri di una profonda religiosit trascendente ultraterrena.

Capitolo IV Le missioni extrapaoline e Pietro a Roma


4.1 Come si svolgono le comunit extrapaoline
Paolo agisce nel Mediterraneo e grazie a diverse fonti abbiamo potuto ripercorrere le tappe della sua attivit missionaria. Per le comunit extrapaoline non esiste una documentazione diretta, tranne che per le affermazioni di Paolo riguardo al non voler edificare o predicare dove altri hanno predicato e edificato delle comunit. Questo per, ci fa capire che esistevano altre comunit non fondate da lui, ma non ci detto nulla n sul luogo dove esse sorgono, n del nome di chi le ha fondate. Nel libro degli Atti, Brnaba lascia Paolo e si imbarca con Marco alla volta di Cipro e qui continua a prendersi cura di quella comunit. Paolo invece si dirige prigioniero verso Roma, la sua nave fa naufragio ed costretto a fermarsi a Malta; nel viaggio verso Roma 44

tocca le citt di Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli; e proprio in questa citt trova alcuni fratelli che lo ospitano per una settimana (a testimonianza del fatto che qui esisteva una comunit). Una volta giunto a Roma, allingresso della citt trova una delegazione della comunit presente a Roma che gli va incontro. In una lettera di Pietro, questi rivolge i saluti ai cristiani del Ponto, della Cappadocia e della Bitinia. Delle comunit presenti in queste regioni Paolo non ne aveva mai parlato, pertanto si deve supporre che siano state catechizzate da apostoli che erano al di fuori della cerchia di Paolo. Negli Scritti apocrifi si parla di comunit extrapaoline, ma la Chiesa non ha mai considerato attendibili questi scritti (scritti misteriosi e segreti, noti a pochi eletti) in quanto si tratterebbe di una fonte indiretta e di difficile utilizzo storico poich piena di leggende. Tutto sommato gli scritti apocrifi sono utili per farsi unidea del contesto storico -culturale in cui sono stati scritti.

4.2 Le comunit degli altri apostoli (in sintesi)


Eccetto che per Pietro, Giacomo il maggiore, Giacomo il minore e Giovanni, degli altri apostoli non abbiamo notizie certe: di GIACOMO IL MAGGIORE si fanno brevi cenni in At. 12 in cui si dice che Erode fa perseguitare alcuni membri della Chiesa. Giacomo il primo apostolo martire; dalla morte di Ges al giorno del suo martirio (fu imprigionato, flagellato e decapitato nell'anno 42 a Gerusalemme da Erode Agrippa) passarono circa 10 o 12 anni, periodo nel quale predic in Spagna.
GIACOMO IL MINORE lo troviamo a Gerusalemme durante il Concilio degli Apostoli.

Nella primitiva comunit cristiana di Gerusalemme gode di un grande prestigio. Si 45

pensa sia lautore della prima delle Lettere cattoliche, che indirizzata alle dodici trib di Israele sparse in tutto il mondo, sulla cui paternit gli studiosi non sono daccordo. Fu lapidato per mano dei giudei nel 42-44. di GIOVANNI abbiamo testimonianza in quanto scrittore dellultimo Vangelo in cui sviluppa la dimensione simbolico-teologica della vita di Ges e i suoi grandi discorsi. Giovanni sarebbe vissuto a Efeso, qui passa la sua vita dicendo ai suoi discepoli che Dio vi ama e a diffondere la parola di Ges. Fu esiliato nellisola di Patmos, nel mar Egeo, per amore della parola e per aver predicato la vita di Ges. In questisola Giovanni ebbe una rivelazione che descrive nellApocalisse. Questo esilio si colloca al tempo dellimperatore Domiziano, quindi gli ultimi anni del I secolo (95 -96) A favore di questa ipotesi vi la testimonianza di Ireneo (morto nel 202), secondo il quale lui stesso avrebbe ricevuto informazioni relative al libro da qualcuno che aveva visto Giovanni. Alcuni studiosi, comunque, hanno avanzato l'ipotesi che almeno alcune parti sarebbero da retrodatare al tempo di Nerone, verso il 70, prima della caduta di Gerusalemme. Tale periodo fu indicato anche da alcuni Padri della Chiesa, come Clemente d'Alessandria e Origene. Comunque queste notizie sono difficilmente controllabili.
TOMMASO * secondo un'antica tradizione, Tommaso si rec ad evangelizzare

prima la Siria e la Persia (come raccontato da Eusebio di Cesarea nella sua Historia Ecclesiastica, che riferisce notizie tratte da Origene) e poi si spinse fino all'India occidentale (come raccontano gli apocrifi Atti di Tommaso), da dove poi il cristianesimo raggiunse anche l'India meridionale.
ANDREA * Negli Atti viene menzionato una sola volta (At. 1,13). Secondo Eusebio,

che cita Origene, Andrea predic in Asia Minore, lungo il Mar Nero e probabilmente raggiunse la regione del Volga. Questa la ragione per cui Santo Patrono della Romania, dell'Ucraina e della Russia. La tradizione lo vuole primo vescovo di Costantinopoli. Mor martire a Patrasso dove sub il supplizio della croce. Questa croce era un supplizio romano chiamato Crux decussata: i legni a cui veniva inchiodato il condannato erano posti a forma di X.
BARTOLOMEO * la tradizione racconta della sua vita missionaria in varie regioni

del Medio Oriente (Arabia), secondo alcuni, forse, si spinse fino in India. Anche la morte affidata al racconto che lo vuole ucciso scuoiato.
MARCO * La tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa

di Alessandria. Non vi sono notizie certe su dove, come e quando mor. Eusebio sostiene che la sua morte sia avvenuta ad Alessandria, dove venne ucciso facendo trascinare il suo corpo per la citt. * le notizie su questi Apostoli sono molto incerte e tardive, spesso sostenute dalle varie chiese locali per far risalire la costituzione della loro comunit a unorigine apostolica (quindi per prestigio).

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4.3 Lapostolo Pietro e il suo martirio a Roma


A Pietro viene attribuita la fondazione della Chiesa di Roma, ma guardando alle comunit da lui fondate e quello che dice Paolo nelle lettere e negli atti scopriamo che nella lettera ai romani, scritta da Paolo durante la sosta forzata a Corinto (nel 57-58 d.C.), in chiusura saluta la comunit ma non fa cenno a Pietro. Quando Paolo raggiunge Roma alcuni membri gli vanno incontro (circa 60), ma di Pietro non si fa cenno. A questo punto alcuni studiosi (tra cui Lutero) si sono chiesti se Pietro fosse stato effettivamente a Roma. Di Pietro si parla in modo esplicito: negli Atti (capitoli 2, 3, 12, 15) di cui abbiamo gi detto; nel Vangelo di Giovanni al capitolo 21, che descrive lultimo incontro tra Ges e Pietro dopo la risurrezione. Secondo gli studiosi il capitolo 21 non di Giovanni e andrebbe collocato alla fine del I secolo, quando dunque, si era gi a conoscenza dellimportanza della Chiesa di Roma e di come lorigine di questa chiesa fosse legata a Pietro.
Quand'ebbero mangiato, Ges disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu pi di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio 16 bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: 17 "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Ges: "Pasci 18 le mie pecorelle. In verit, in verit ti dico: quando eri pi giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, 19 e un altro ti cinger la veste e ti porter dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi". (Gv. 21,18)
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nelle tre domande che Ges rivolge a Pietro si ritrova un parallelo al rinnegamento di Pietro, mentre in quello che Ges gli dice al v. 18 troviamo un detto proverbiale che si rivela essere il destino di Pietro che da vecchio dovr distendere le mani mentre altri lo legheranno a qualcosa, nel mondo romano dell'epoca l'espressione "tendere le mani" significava la morte in croce; si tratta di un linguaggio simbolico che predica dunque la fine di Pietro, che subisce il martirio come forma di suprema testimonianza. Nella prima lettera di Pietro leggiamo:
Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa la vera grazia di Dio. In essa state 13 saldi! Vi saluta la comunit che stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e 14 anche Marco, mio figlio. Salutatevi l'un l'altro con bacio di carit. Pace a voi tutti che siete in Cristo! (1Pt. 5,12)
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in passi paralleli nel libro dellApocalisse compare la citt di Babilonia che viene descritta con nomi cupi (cap. 14) come ricettacolo di peccato e grande meretrice di tutte le prostitute (cap. 17). Questo luogo di perdizione e di peccato che si oppone e contamina Gerusalemme, nulla ha a che fare con la Babilonia degli assiro-babilonesi, questa citt sinonimo di peccato per gli ebrei, pertanto altro non pu essere che la citt di Roma, capitale corrotta dellimpero pagano. Clemente Romano nella lettera scritta nel 96 ai corinzi leggiamo:

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Prendiamo i buoni apostoli. Pietro per l'ingiusta invidia non una o due, ma molte fatiche sopport, e cos col martirio raggiunse il posto della gloria. Per invidia e discordia Paolo mostr il premio della pazienza. Per sette volte portando catene, esiliato, lapidato, fattosi araldo nell'oriente e nell'occidente, ebbe la nobile fama della fede. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo, giunto al confine dell'occidente e resa testimonianza davanti alle autorit, lasci il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il pi grande modello di pazienza. VI - 1. A questi uomini che vissero santamente si aggiunse una grande schiera di eletti, i quali, soffrendo per invidia molti oltraggi e torture, furono di bellissimo esempio a noi. (lettera ai Corinzi di Clemente Romano)

Clemente cita il martirio di Pietro (dal latino martyrem che vuol dire rendere testimonianza), ma nulla dice sul luogo in cui esso avvenuto. Certo, non nominata la parola "Roma", ma Clemente scrive da Roma e il contesto stesso della lettera si riferisce a fatti accaduti a Roma: a Pietro e Paolo vengono inoltre accomunati i martiri romani (fra noi) della persecuzione neroniana, ai quali si riferisce l'ultima frase riportata. Probabilmente questa omissione dovuta al fatto che chi legge a conoscenza del luogo in cui avvenuto il martirio. Tacito negli Annales Si sa che il principe degli apostoli fu sepolto in Vaticano. Qui esisteva nel I secolo un circo situato in una vasta propriet dell'imperatore. Quando nel 64 scoppi l'incendio che, propagatesi dal Circo Massimo, distrusse gran parte della citt, Nerone, stando allo storico Tacito, per non esserne incolpato, attribu la responsabilit ai cristiani. Scaten contro di loro una feroce persecuzione che si consum proprio nel circo neroniano ormai unico luogo in cui gli spettacoli circensi potevano svolgersi. Durante questi avvenivano le esecuzioni capitali. Tacito ricorda che alcuni erano dilaniati da cani feroci, altri, arsi vivi, fungevano da fiaccole notturne per consentire la prosecuzione dei giochi, altri ancora venivano crocifissi. E proprio questo supplizio tocc a Pietro. Svetonio conferma la notizia dellincendio a opera di Nerone nella vita dei dodici Cesari in cui si narrano vizi e virt degli imperatori romani. Parlando di Nerone gli attribuisce la colpa dellincendio con lo scopo di cacciare i cristiani. Ignazio di Antiochia nei primi anni del II secolo definisce la Chiesa di Roma come:
colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Ges Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volont di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carit di Ges Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carit, che porta la legge di Cristo e il nome del Padre. A quelli che sono uniti nella carne e nello spirito ad ogni suo comandamento piene della grazia di Dio in forma salda e liberi da ogni macchia l'augurio migliore e gioia pura in Ges Cristo, Dio nostro. (lettera di S. Ignazio di Antiochia ai Romani)

facendo riferimento al primato della Chiesa di Roma sulle altre chiese. In una lettera successiva ai romani, chieder di non intromettersi cercando di appoggiare la sua causa, perch non voleva essere liberato dal martirio che lo porta a Dio come era gi successo a Pietro e Paolo. Ci fa supporre che Pietro e Paolo hanno avuto rapporti con la comunit di Roma e questi rapporti non erano epistolari o occasionali, ma in una posizione autorevole. Ireneo, Vescovo di Lione attribuisce alla Chiesa di Roma la pi forte preminenza, nella lettera ai Romani, databile al 107 dice: 48

Ma poich sarebbe troppo lungo in quest'opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prendiamo la Chiesa pi grande e la pi importante e conosciuta da tutti, fondata e istituita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo, e, mostrandone la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi, confondiamo tutti coloro che in qualunque modo, o per infatuazione o per vanagloria o per cecit e per errore di pensiero, si riuniscono oltre quello che giusto. Con questa Chiesa infatti, per la sua pi forte preminenza, necessario che concordi ogni Chiesa, cio i fedeli che da ogni parte del mondo provengono; con essa, nella quale da coloro che da ogni parte provengono fu sempre conservata la tradizione che discende dagli apostoli

in questopera diretta contro gli eretici, scritta in risposta ad alcune sette agnostiche, Ireneo afferma che la vera fede si trova nelle chiese fondate dagli apostoli. Non esistono rivelazioni misteriose, tutto ci che Ges ha detto e ha fatto lo ha trasmesso ai suoi successori. Ireneo sostiene che basta mostrare la chiesa pi antica che possiede la vera dottrina cristiana; e questa la chiesa di Roma fondata da Pietro e Paolo.

Il vescovo Dionisio di Corinto, intorno al 170 scrive ai romani che Pietro e Paolo avrebbero subito, entrambi a Roma nello stesso tempo la morte dei testimoni di Cristo Gaio, presbitero della chiesa di Roma vissuto alla fine del II secolo, in risposta ad alcune chiese orientali dice: io posso mostrarti i trofei degli apostoli [Pietro e Paolo]. Se vorrai recarti nel Vaticano o sulla via di Ostia, troverai i trofei di coloro che fondarono questa Chiesa [di Roma]. Con il termine trofeo sindicava il monumento che veniva costruito sul luogo della battaglia per onorare la vittoria e indicare il luogo in cui il nemico era stato sconfitto, per i cristiani questo luogo il luogo del martirio. Il trofeo di Paolo si trova sulla via di Ostia, il trofeo di Pietro sul colle Vaticano. Questa opinione resta condivisa fino a quando larcheologia non la verificher in loco. Tertulliano, pressappoco nella stessa epoca di Gaio testimonia ripetutamente lattivit e la morte dellapostolo Pietro avvenuta a Roma.

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4.4 Testimonianze archeologiche


Nel 1939, allindomani della morte del papa Pio XI, che nel suo testamento chiese di essere sepolto quanto pi vicino fosse stato possibile alla Confessione di San Pietro. Ormai da diversi secoli la cripta sottostante laltare papale (nota con il nome di grotte vaticane), era diventata unaera dedicata ad accogliere le tombe dei papi scomparsi. Il nuovo papa, Pio XII, volle quindi dare risposta positiva allultimo desiderio terreno del suo predecessore, ed ordin di risistemare larea pi vicina alla tomba di Pietro, perch potesse accogliere il sarcofago di Pio XI. I lavori iniziarono, ma subito divenne chiaro che lo scavo nellarea della Confessione era un ricco sito archeologico. Emergevano infatti sepolture diverse e resti di antichi manufatti murari. I lavori furono perci sospesi e si torn dal Papa per chiedere cosa intendesse fare e Pio XII era un uomo di grande cultura, dopo essersi consultato con i suoi consiglieri, e forse dopo aver compiuto un sopralluogo personale nelle Grotte, decise che si sarebbe scavato. Per fare i lavori si dovette abbassare la volta, gli archeologi negli anni 40 prima, e poi fine 50 inizio 60 riportarono alla luce tutta una serie di reperti archeologici che arricchirono le conoscenze storiche. Non era lo prima volta che si scavava nella Basilica vaticana, erano stati fatti dei lavori nel 1600 per sistemare il baldacchino del Bernini; prima ancora, altri lavori erano stati fatti dai papi del rinascimento che preoccupati per la sicurezza della Basilica avevano chiesto che fosse ristrutturata. La precedente Basilica Vaticana di Costantino, infatti era ormai ridotta ad uno stato fatiscente per lincuria degli uomini, per il tempo e per i saccheggi dei barbari. Si pens di demolire la vecchia basilica per costruirne una pi ampia e grande che doveva essere il maggior tempio del cristianesimo; i lavori iniziarono nel 500 e finirono un secolo e mezzo dopo, questo richiese un enorme dispendio economico che diede seguito alla vendita delle indulgenze. Agli architetti del tempo fu posta una condizione precisa, laltare della Confessione andava messo in linea con un altare medioevale che a sua volta era sopra ad un monumento funerario costruito ai tempi di Costantino.

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Gli archeologi giunsero a quello strato di terreno sul quale Costantino aveva fatto edificare una basilica il cui scopo era conservare una precedente edicola funeraria che si trovava sul colle Vaticano vicino al circo e ai giardini imperiali, scenario su cui si svolse la persecuzione neroniana. Il colle aveva una forma irregolare in pendio a schiena dasino pertanto gli archite tti di Costantino si trovarono nella necessit di tagliare la parte alta del colle ( si tratta di 40.000 m3 di terra) che colm il dislivello, tanto da creare una piattaforma disposte in direzione perpendicolare al colle stesso; essi costruirono alti pilastri che facevano da base alla basilica. Al centro del presbiterio sulledicola funeraria Costantino fece erigere un piccolo monumento quadrangolare sormontato da un baldacchino (quattro colonne tortili) con lampadario di oro finissimo ornato di drappi. I recenti scavi archeologici hanno portato alla luce tutta una serie di tombe e sepolcri che sonora gli orti e i giardini imperiali, e alcune di queste tombe sono i riccamente decorate segno che appartenevano a persone molto ricche. Se ora osserviamo una pianta di tale necropoli, potremo constatare che l'estrema zona Ovest comprende un cortile abbastanza vasto chiamato dagli archeologi campo "P".

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tutto questo si trova sotto il piano del pavimento della Basilica i n corrispondenze dellaltare della Confessione e del Santissimo Sacramento, gli archeologi trovarono una intera necropoli. Entrando in questi mausolei troviamo una serie di tombe a forma di arcofoglio e piccole nicchie destinate a contenere olle cinerarie; segno della duplice usanza nella sepoltura: sia per incinerazione, sia per inumazione. Questi mausolei sono disposti in una duplice fila attraversata al centro da una via daccesso, tutti sono riccamente adornati con marmi stucchi decorati daffreschi e mosaici, e pieni di vasi di ebano. Queste decorazioni ricche e preziose mostrano diversi soggetti di origine sia pagana che cristiana. Questa necropoli cessa di esistere con Costantino che la interra. In quel preciso punto profanando una necropoli ancora attiva, Costantino decide di costruire la nuova Basilica, ma piuttosto che costruirla in cima al colle o alle pendici decide di tagliare il colle. Per fare questo era servita tutta il suo potere di pontefice massimo per fare interrare quei mausolei, che erano cari per il ricordo e il culto dei defunti. Con i recenti scavi archeologici sono venuti alla luce vari reperti come una piccola colonnina in marmo bianco che in origine era addossata ad un muro rosso con il quale formava un tuttuno, una nicchia o edicola che si trovava su una piccola piazzetta (Campo P).

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Questa edicola e il muro rosso sono contemporanei nel senso che ha costruito il muro sapeva di costruire ledicola nellarea del campo P. Inoltre in occasione dei lavo ri del V secolo (costruzione della nuova basilica), furono aperte alcune delle tombe circostanti al campo P, tra cui delle fosse terrene e si scopr che tutte le tombe erano orientate verso questa edicola funeraria. Questo terreno dove era situato il sepolcro di Pietro si trovava in discesa, per via del naturale pendio del colle, per cui per evitare eventuali smottamenti del terreno si provvide a costruire un muro per il flusso delle acque, si costru una piccola fogna le cui tegole avevano impresso un bollo identico per tutti i vari esemplari; su questo bollo impresso sui mattoni erano incisi i nomi dei proprietari della cava da cui quei mattoni erano stati fatti; su alcuni si legge chiaramente il nome di AURELIO CESARE e FAUSTINA AUGUSTA, ovvero limperatore Marco Aurelio e la moglie Faustina, pertanto siamo intorno agli anni 145-160. Al centro di questo "Muro rosso" visibile una piccola nicchia semicircolare e un poco pi in alto un piccolo muro, detto muro "G", ricoperto sul lato Nord da numerosi graffiti.

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La figura seguente ritrae in modo molto dettagliato la zona della piccola nicchia e del muro

"G". In essa sono chiaramente visibili il tratto del "Muro Rosso" con la nicchia che fa da sfondo alla Edicola del II secolo e la base delle due colonnine marmoree che sostenevano la lastra di travertino che costituivano l'Edicola o "Trofeo di Gaio" del II secolo. Tra la nicchia e la base delle due colonnine, ossia proprio al centro del "Trofeo", gli archeologi di Pio XII ritrovarono il luogo della primitiva sepoltura di Pietro (dell'anno 64), ma lo trovarono vuoto, senza nessun resto umano, ma solo con resti animali (pecore, e penne di galli o galline); e questo spiegabile con il fatto che anticamente quello era un luogo di pastori e le penne ritrovate sono ricollegate al fatto che anticamente sul colle c era un circo, dove facevano dei giochi con i polli nellintermezzo tra uno spettacolo e un altro. Pertanto tutti i resti umani e animali durante la persecuzione, erano stati messi l per la fretta, per poi dare ai martiri una pi degna sepoltura. La risposta a questo mistero verr dal rinvenimento, a nord della sepoltura primitiva, di un loculo, rivestito di marmo, di epoca costantiniana (inizio del IV secolo) che l'Imperatore aveva fatto scavare all'interno di un muro gi esistente (il cosiddetto muro "G"). e dove vi aveva deposto, avvolte in prezioso tessuto di porpora e d'oro, le ossa dell'Apostolo. La parete nord del Muro "G", era ripiena di graffiti col nome di Cristo, di Maria e di Pietro, ma gli archeologi non vi fecero gran conto. Di enorme importanza fu invece il ritrovamento di un graffito di sette lettere greche (ricordiamo che il greco era allora la seconda lingua dell'impero), inciso sul "Muro rosso" nella zona di esso alla quale veniva ad appoggiarsi il lato Nord del muro "G". In tal modo il graffito veniva a trovarsi all'interno del Loculo, come risulta dal suo perfetto adattamento alla lacuna rimasta nell'intonaco del "Muro rosso". Ci ha portato ad arguire che quella scritta fosse stata graffita da una mano insinuatasi nel loculo prima della sua chiusura in et costantiniana. Tale graffito diceva:

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Le sette lettere greche sono cos state interpretate:

Per altri studiosi esso va tradotto con [] ovvero Pietro non qui. Il graffito difficilmente databile oltre a esser difficilmente leggibile, quindi stabilire lautenticit della reliquia cosa controversa. Inoltre difficile spiegare il motivo per cui la tomba cos piccola, ed difficilmente pensabile che potesse contenere il corpo di un uomo; ma Pietro fu legato al palo e il suo corpo fu martoriato e mutilato e i seguaci, che non potevano fare altro per lui in quelle circostanze terribili e pericolose, raccolsero i resti (inclusi i resti di animali) e quindi semplicemente seppellirono il corpo di Pietro in una piccola tomba poco profonda, su un pendio rivolto verso sud sulla collina del Vaticano. Sarebbe stato poi coperto con mattoni e terra. Come perch una piccola e comune fossa terrena, apparentemente di nessuna importanza sia rimasta sempre integra e perfettamente conservata, pur essendo obliqua al perpendicolare muro rosso, condizionando tutte le tombe successive orientate in quella direzione; e perch per preservare quella piccola tomba non si esitato ai tempi di Costantino a interrare lintero colle modificandolo, se non si trattava del famoso trofeo di Gaio? Anche per ricercare la tomba di Paolo si voleva scavare sotto laltare di S. Paolo fuori le mura ma la richiesta fu respinta da Paolo VI. Precedentemente nella seconda met dell800 a causa di un incendio della basilica gli architetti (nel ricostruire rispettando loriginale modello costantiniano) erano arrivati sotto laltare maggiore, ma non avendo avuto lautorizzazione del Papa non hanno potuto continuare i lavori di scavo.

Capitolo V Diffusione del Cristianesimo


5.1 Diffusione del Cristianesimo in ambito geografico
La grande estensione di viaggi missionari di S. Paolo e degli altri Apostoli, fa pensare che il Vangelo abbia messo salde radici nella maggior parte delle province romane, mentre solo in seguito si propag nelle altre regioni non appartenenti allImpero romano. Nelle citt pi grandi si formarono ben presto notevoli comunit e penetr solo un po alla volta nelle zone di campagna. La prima grande area di diffusione qui il cristianesimo vanta un origine che si collega direttamente agli Apostoli. I primi centri cristiani li troviamo: in Palestina, anche se a causa dellodio dei giudei, la missione ebbe a lottare con grandi difficolt e limit la sua azione principalmente alle citt ellenizzate (pertanto fino al IV sec. prevalse il giudaismo); in Siria, cera un vasto numero di cristiani, soprattutto ad Antiochia (capitale del paese e grosso centro di irradiazione del cristianesimo). In Siria Orientale nelle capitale Edessa (primo caso della storia di conversione in massa) la nuova religione giunse verso la met del II sec. in Asia Minore il centro pi attivo sicuramente Efeso in cui aveva soggiornato Giovanni negli ultimi anni della sua vita; e Paolo per tre anni. Da qui si svilupparono una serie di comunit tra cui: Pergamo, Smirne, Lauidicea, Tiatira 55

La seconda grande area di diffusione che prende buona parte del bacino del Mediterraneo: dalla foce del Nilo fino alle mitiche colonne dErcole. Il bacino del Mediterraneo costituiva, unimportante via di comunicazione; su queste rotte viaggiavano merci e persone che portavano e diffondevano le notizie dei luoghi dai quali provenivano; con le notizie circolavano le idee, e con le idee circolava il Vangelo. La diffusione del cristianesimo di questepoca in questare sar spazzata via nel VII sec. dallinvasione araba. I pi importanti centri cristiani li troviamo: in Grecia, nella citt di Corinto sorge un importante porto commerciale che collegava il Mar ionio con il Mar Egeo che permetter lo sviluppo di una vivace comunit cristiana; in Egitto, troviamo ben presto fiorente la comunit di Alessandria, dove sorger unimportante scuola di teologia; in Africa, ci furono delle missioni che erano partite da Roma e portarono il Cristianesimo intorno al I sec. Tertulliano un secolo dopo dir che in quelle regioni la popolazione delle citt era costituita per la massima parte da cristiani. Centro pi importante la comunit di Cartagine. La terza grande area di diffusione oltre alla via marittima, grande importanza per la diffusione del Cristianesimo nelle aree interne, ha la rete fluviale; soprattutto il corso del Rodano attorno al quale sorgono le prime comunit cristiane di oltralpe. Le pi importanti comunit le troviamo: in Italia centro-meridionale, in cui la propagazione del Cristianesimo procedette per irradiazione da alcuni centri principali, specialmente da Roma; in Gallia, le notizie di una diffusione del Cristianesimo relativa al I sec. sono avvolte nella leggenda. Notizie sicure le abbiamo nel II sec. dove si ha la testimonianza di comunit fiorenti, formate in gran parte dai greci; in Spagna, dove il Cristianesimo fu annunciato probabilmente gi da Paolo. La quarta grande area di diffusione dove il Cristianesimo giunse molto tardi, si hanno pochissime testimonianze di comunit risalenti al I sec.; alcune comunit pi antiche sorsero lungo le vie di comunicazione. Le pi importanti comunit le troviamo: in Italia settentrionale, la prima di cui si hanno notizie Milano; e in Piemonte Vercelli fondata da Eusebio nella seconda met del IV sec., da cui successivamente verr distaccata la Diocesi di Torino con S. Massimo. in Gallia settentrionale; in Germania e in Dalmazia, nei paesi danubiani attestata la presenza di comunit fin dai tempi della persecuzione di Diocleziano.

5.2 Diffusione del Cristianesimo in ambito sociale


Il Cristianesimo primitivo stato visto nel corso della storia come: - un movimento pauperistico, in quanto schiavi, contadini, artigiani hanno trovato nel Cristianesimo un modo per trovare giustizia contro i soprusi delle classi elevate; una sorta di lotta di classe o meglio una azione aperta e violenta contro limpe ro romano (tesi della storiografia marxista); - una realt spirituale proiettata nellaldil senza incidere sulla storia; che mostrava particolare attenzione per i non privilegiati, i piccoli, i poveri e gli umili, perch in loro cera una maggiore disponibilit ad accogliere il messaggio di salvezza. Il cristianesimo si diffonde perch predicava alla gente senza distinzioni di razza e di classe sociale (tesi della storiografia dell800). Se pur vero che la nuova religione si afferm soprattutto nelle classi sociali medio basse (artigiani, commercianti e schiavi) e nel mondo femminile, tuttavia sin dal principio 56

troviamo nelle file dei credenti anche, RICCHI e PERSONE DISTINTE E COLTE, come risulta dagli Atti degli Apostoli e dalle lettere paoline: Paolo manda i saluti ad Aquila e Priscilla e la comunit che si raduna nella loro casa, non esistendo luoghi di culto per i cristiani che si riunivano in case private; pertanto Aquila e Priscilla dovevano essere abbastanza benestanti per avere una casa sia a Roma che ad Efeso e anche per avere una casa cos grande da ospitare i membri della comunit. Ad Atene mentre fa il suo discorso nellareopago, alcuni lo ascoltano e aderiscono alla religione da lui predicata, tra questi c un certo Dionigi e alcune nobildonne. A Tessalonica si erano convertite alcune donne della nobilt. Nella lettera ai Filippesi, Paolo manda i suoi saluti alla comunit che si riunisce nella casa di Cesare (soprattutto quelli della casa di Cesare Fil. 4,22) un funzionario di corte distaccato nella citt di Efeso. Nella prima lettera ai Corinzi leggiamo: (1Co. 1,26) 26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Dalla fine del II secolo il numero dei cristiani agiati e colti, per sino dellalta nobilt romana, dei soldati e dei funzionari cristiani in continuo aumento. Famoso il caso del console Tito Flavio Clemente fratello dell'imperatore Vespasiano, aveva sposato una parente, Flavia Domitilla, da cui ebbe sette figli, due dei quali, destinati alla successione imperiale, giacch il cugino Domiziano era senza prole. Domiziano negli ultimi anni del suo impero, divenuto quanto mai sospettoso e crudele, fece eliminare molte persone, ritenute a lui avverse. Inizi anche una persecuzione contro i giudei e i cristiani, quantunque non si sappiano precisare esattamente i motivi addotti per la condanna di questi ultimi. Anche Flavio Clemente venne coinvolto nella persecuzione perch seguace delle dottrine cristiane. Sia Svetonio, sia Dione Cassio parlano esplicitamente di condanna, ma per il motivo usano espressioni molto generiche 33, ma sappiamo che i cristiani per la loro vita riservata erano ritenuti quasi degli ignavi e soprattutto furono accusati di ateismo. Pu darsi che Flavio Clemente non volendo compiere un atto di culto pagano abbia dato a Domiziano il motivo per condannarlo. Anche gli SCHIAVI entravano a far parte delle comunit (se ne trovano sia nelle comunit di Pietro che in quelle di Paolo) e questa era una assoluta novit perch gli schiavi non avevano libert, erano un oggetto, una semplice forza lavoro che risultava essere necessaria. Ne abbiamo esempi: Filemone, che aera un ricco proprietario terriero che Paolo converte al Cristianesimo, possedeva uno schiavo Onesimo che diventa discepolo di Paolo. Onesimo raggiunge Paolo, ma questo lo rimanda da Filemone con una lettera (lettera a Filemone) in cui raccomanda lo schiavo al suo padrone. In questa occasione Paolo sposta la questione della schiavit dalla prassi al principio:
Avrei voluto trattenerlo presso di me perch mi servisse in vece 14 tua nelle catene che porto per il vangelo. Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perch il bene che farai non sapesse di costrizione, 15 ma fosse spontaneo. Forse per questo stato separato da te per un 16 momento perch tu lo riavessi per sempre; non pi per come schiavo, ma molto pi che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a
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Il testo di Svetonio dice: Denique Flavium Clementem patruelem suum, contemptissimae inertiae... repente ex tenuissima suspicione tantum non ipso eius consulatu interernit. A sua volta Dione Cassio riferisce: in questo anno (95) Domiziano mand a morte con molti altri, Flavio Clemente, allora console, bench fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, sua parente. Tutti e due furono condannati per il delitto di ateismo. Secondo questi capi di accusa furono condannati molti altri, che avevano seguito i costumi giudaici: alcuni furono uccisi, altri puniti con la confisca dei beni

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me, ma quanto pi a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore. (Fm. 1,13)

questo perch il Cristianesimo ha posto dei principi come luguaglianza e la fratellanza che mineranno la schiavit dal suo interno. Allinterno della questione della schiavit bisogna distinguere listituzione in se e il modo in cui concepita allinterno della dottrina Cristiana, in quanto per la Chiesa bisogna agire allinterno della coscienza dei singoli per trasformare in seguito la societ. Unaltra questione spinosa era data dalladesione al Cristianesimo dei SOLDATI. La polemica sul servizio militare scoppia intorno al 212 allepoca in cui era imperatore Caracolla una parte della Chiesa non vede incompatibilit tra il dovere civico del soldato e il dovere del cristiano (sia Pietro che Paolo avevano sostenuto che bisognava fare ci che lo Stato ordinava Ro. 15); unaltra parte della Chiesa vedeva il servizio militare come contrario al comandamento non uccidere. Tertulliano si lamenta perch sulla questione i vescovi non avevano preso alcuna posizione ufficiale, e per chi viveva nel mondo pagano il rifiuto del servizio militare (che tra laltro era volontario) rappresentava un fatto grave e pericoloso, poich si rischiava la condanna a morte. Ad esempio: S. Massimiliano a Tebessa in Nord Africa rifiut di accettare il servizio militare e venne condannato a morte. Non accetta di indossare la corona di alloro che i soldati avevano sul capo in onore dellimperatore che per lui un atto di idolatria.

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5.3 Motivi favorevoli e sfavorevoli alla diffusione del Cristianesimo


Laffermazione del Cristianesimo nei primi secoli si pu ricondurre a delle ragioni che, verso la fine del 1800, aveva individuato lo storico e teologo Harnack.
MOTIVI FAVOREVOLI

Il Cristianesimo era sentito come qualcosa di assolutamente nuovo e inaudito, si annunciava come unesperienza di salvezza di carattere materiale. Questo non va sottovalutato in una situazione sociale in cui ogni persona, se non aveva famiglia, era sola a lottare per la vita. Nel mondo antico, bastava un annata di raccolto pi scarsa rispetto alle altre che si affacciava lo spettro della fame e anche se lo stato distribuiva il grano, questo non era sufficiente per sfamare tutta la popolazione. Certo esistevano degli spiriti filantropi, dei nobili che aiutavano i poveri, ma queste persone erano molto poche e non esisteva alcuna forma di assistenza sociale. Proprio per la carenza di strutture pubbliche di assistenza, il Cristianesimo si ritaglia uno spazio particolare nella societ antica: fa visita ai malati, d assistenza ai poveri. A Roma al tempo di Papa Cornelio (met del III secolo) la comunit cristiana provvedeva al mantenimento di 1000 pauperos immatricolatos (poveri) di cui teneva il conto in appositi registri. Sempre durante i primi secoli sorgono i collegi funerari, ovvero associazioni che si occupavano della cura e dellassistenza dei malati terminali e della sepoltura di poveri, stranieri, prigionieri e condannati che altrimenti erano destinati alle fosse comuni (nascono le catacombe, grazie a dei piccoli terreni donati da famiglie nobili). Il Cristianesimo offriva una salvezza di carattere spirituale perch diffondeva un messaggio di liberazione e di salvezza, non solo annunciato nella promessa di salvezza nel Regno di Dio, ma gi data attraverso i sacramenti. Questo metter in crisi i pagani. Il Cristianesimo si presenta come la religione della ragione e dellautorit di Dio, in contrapposizione allirrazionalit dei culti misterici. Il Cristianesimo si presenta come la religione dei martiri; il martirio assume due diverse posizioni: Marco Aurelio esponente della corrente stoica che sosteneva che il martirio rappresenta la follia di uomini che non vogliono piegarsi alle consuetudini sociali; Galeno, un medico e scienziato, che sosteneva che il martirio il frutto dellimmaturit di uomini incapaci di riflettere e di pensare, che necessitano di gesti eroici. In realt se i cristiani hanno dei riti che richiamano la vita e una dottrina che si raggiunge con la ragione (e quindi il disprezzo della morte), nel cristianesimo c qualcosa di positivo, non pu essere frutto della follia.
MOTIVI SFAVOREVOLI

Sui cristiani circolavano voci per cui il cristianesimo era associato a uno dei culti misterici in voga nei primi secoli. In uno dei testi di et parallela si legge Ho sentito dire che venerano, dopo averla consacrata, una testa dasino, non saprei per quale futile credenza altri tesi parlano di raduni notturni fatti alla luce di torce e uomini che adorano una testa dasino (allusione al crocifisso) esaltandosi. A Roma sul colle Palatino sorgeva una scuola per i paggi imperiali, qui stata trovato un graffito che 59

raffigura un crocifisso da cui pende un uomo con testa di asino e una persona con braccia spalancate in atto di adorazione verso di lui, l'iscrizione greca dice: ALEXAMENOS SEBETE THEON, cio Alessameno adora dio. Questa rappresentazione interpretata come una caricatura del culto cristiano verso Cristo; Alessameno il nome di un liberto proveniente dalla Grecia; in un angola della stessa parete c un altro graffito dove visibile unaltra scritta con lettere rosse in parte greca in parte latina ALEXAMENOS FIDELI che costituisce la risposta del liberto. Si diceva, inoltre, che durante le riunioni notturne si effettuavano riti macabri un bambino veniva mangiato e quando le luci si spegnevano gli uomini si accoppiavano con le donne vicine. Laccusa di infanticidio e cannibalismo una deformazione del rito della comunione; laccusa di incesto e orge lo stravolgimento dellabbraccio di pace, quindi un totale stravolgimento dellamore cristiano che un amore spirituale e no erotico e se ssuale. I cristiani sono accusati di odiare il genere umano, che il motivo scatenante della persecuzione neroniana. Questa accusa nasce dal fatto che nella cultura grecoromana esisteva lidea che nella misura in cui luomo onora la divinit, la divinit dava in cambio favori e protezione e questo sia a livello personale che sociale. Da qui il dovere di ogni cittadino verso gli dei, non adorare gli dei e limperatore, diventa un attentato nei confronti dello stato. Se a Roma cera la peste o la carestia la colpa sar data ai cristiani che si rifiutano di adorare gli dei; se non piove o piove troppo sar sempre a causa dei cristiani, alla stessa maniera accadeva se succedeva un terremoto o un incendio. Secondo i romani gli dei si vendicavano sulla citt a causa dellateismo dei cristiani. Pertanto compito dello stato diventa riportare il cristiano sulla retta via attraverso lautorit imperiale e la forza pubblica (ottimi princeps saranno costretti a perseguitare i cristiani per ragioni di stato). I cristiani ricevano attacchi anche dalla classe intellettuale pagana: a causa dellinfondatezza razionale della fede e dei dogmi cristiani; a causa dellabbandono, o meglio del rifiuto della tradizione cultuale e religiosa dei propri padri. I cristiani diventano, allinterno della societ, una presenza talmente equivoca e pericolosa da essere espulsi e cos la pressione dellopinione pubblica e della classe intellettuale sulla classe dirigente romana, finir per provocare le persecuzioni anticristiani. La risposta della Chiesa sar il martirio.

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5.4 Le persecuzioni
QUADRO STORICO DEI PRINCIPALI EVENTI

Negli Atti degli Apostoli i persecutori dei cristiani sono i giudei; Pietro e Paolo ricevono delle accuse ben precise da parte dei giudei che li hanno entrambi imprigionati. In questo periodo linteresse di Roma per i cristiani molto confuso. Claudio (41-54) nel 49-50 aveva proceduto contro gli ebrei di Roma come aveva fatto gi nel 41 contro quelli di Alessandria e li espulse perch, secondo Svetonio stimolati da Cresto provocavano continui disordini. Il provvedimento colp anche i cristiani di origine giudaica (At. 18,2 Aquila e Priscillla), che passavano ancora per una setta ebraica. Questa per non pu essere considerata ancora, una persecuzione vera e propria. Nerone (54-68) fu successore di Claudio e secondo la descrizione di Clemente Romano (1Cor 5) e quella di Tacito (Annales XV, 44) lo scoppio di furore contro i cristiani si ricollega allincendio di Roma del luglio 64, del quale lopinione pubblica incolpava lo stesso imperatore. Per distogliere il sospetto da se e gettare in pasto al furore popolare una vittima Nerone avrebbe fatto arrestare un immensa folla (moltitudo ingens) di cristiani, con laccusa non di aver appiccato lincendio ma di odio contro il genere umano. Lazione di Nerone non aveva alcun fondamento giuridico, ma fu un fatto arbitrario dovuto allaccusa dellimperatore per allontanare da se qualsiasi collegamento con lincendio. Per dare uno spettacolo al popolo le esecuzioni capitali furono effettuate nei giardini imperiali (sul colle Vaticano) con forme crudeli di martirio (crocifissione, caccia di belve, torce viventi, rappresentazione cruenta di scene mitologiche) La persecuzione si limit alla sola citt di Roma, ma vi dur fino alla morte di Nerone. Con la persecuzione neroniana per la prima volta si viene a distinguere la comunit cristiana da quella ebraica; cala lapprovazione pubblica per i cristiani e da allora il nome di cristiano fu bandito e bollato come cosa criminale e degna di morte. Nel periodo successivo sotto i due primi imperatori della casa flavia Vespasiano e Tito, i cristiani vissero un periodo di pace; poich non essendoci alcun fondamento giuridico alla 61

persecuzione ma avendo la forma di editto imperiale che nei primi tempi valeva soltanto durante la vita degli imperatori. Domiziano (81-96) ridefinisce la supremazia assoluta della religione pagana, accentua oltre misura il culto dellimperatore e istaura sotto ogni aspetto un clima di terrore. Nella 1 lettera i Corinzi di Clemente Romano, in cui fa riferimento al martirio di Pietro e Paolo durante la persecuzione neroniana, nel prologo fa delle scuse ai suoi interlocutori per un ritardo a causa delle improvvise disgrazie e avversit capitatevi l'una dietro l'altra, parla appunto della persecuzione di Domiziano che scoppia a Roma e poi si estende in tutto limpero. Eclatante il caso del console Tito Flavio Clemente, che fu giustiziato con laccusa di ateismo e deviazione verso i costumi giudaici; e la moglie Flavia Domitilla che fu esiliata. Limperatore Nerva (96-98) restitu la pace ai cristiani e viet persino laccusa per crimine di lesa maest e quella di vivere secondo i costumi cristiani. Traiano (98-117) port lImpero Romano alla sua massima estensione (grazie alla campagna contro i Daci) e risana il deficit dello stato. Per quel che riguarda la religione diede il via a una nuova persecuzione connessa con il divieto di costituire nuove societ non permesse (eterie). Durante questa persecuzione Ignazio, vescovo di Antiochia venne dato in pasto alle belve. Notizie pi precise le abbiamo per lAsia Minore dove Plinio il giovane, proconsole della Bitinia e del Ponto, dopo aver mandato a morte numerosi cristiani e avendo indotto altri a rinnegare la fede, impressionato dal gran numero di coloro che aderivano a questa superstizione, preg nel 112 limperatore Traiano di voler dargli istruzioni in merito: (Epistola X, 96 dispensa -3-).

Plinio si chiede se deve perseguitare i cristiani solo per il loro nome o ci devono essere dei reati che devono aver compiuto; o meglio se il sono fatto di essere cristiani costituisce un reato o meno. Inoltre egli chiede se esistono delle attenuanti per casi particolari, quali donne, fanciulli e anziani; infine chiede come bisogna comportarsi con coloro che si pentono. In attesa di avere una risposta sul giusto comportamento da tenere, Plinio fa uccidere coloro che affermano di essere cristiani in seguito a un suo interrogatorio, chi poi risulta essere un cittadino romano lo spedisce a Roma. Chi rinnega di essere cristiano e presta fede verso limperatore e gli dei viene lasciato libero. Plinio ben informato anche sulle abitudini dei cristiani: inni, eucaristia. Traiano con un suo rescritto risponde a Plinio di non doversi fare di ufficio ricerca di cristiani, per se fossero stati denunciati e confessi si dovevano punire, rimandando tuttavia in libert quelli che avessero rinnegato la fede; inoltre limperatore vietava di accettare denunce anonime. I cristiani se denunciati e trovati colpevoli dovevano essere condannati; tutti potevano denunciarli sia ebrei che pagani; Traiano, solleva Plinio da ogni iniziativa e scarica tutta la responsabilit sulla folla: ostile ai cristiani non limperatore, la folla. Con tutto ci la posizione dei cristiani risultava molto critica la religione che professavano era stata dichiarata esplicitamente non permessa e da punirsi con la morte. Il rescritto di Traiano sebbene non avesse inteso impartire istruzioni con carattere definitivo, serv per lungo tempo come normativa nella lotta dello stato contro il Cristianesimo.

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I due imperatori che vennero dopo Traiano si mostrarono meglio disposti nei confronti dei cristiani, arrivarono persino al punto di proteggerli dagli eccessi cos frequenti di fanatismo popolare in Grecia e nellAsia Minore; ma la posizione giuridica di principio rimaneva immutata. Limperatore Adriano (117-138) allenter la pressione contro i cristiani, dal momento che verr stabilito che per procedere allarresto e alla condanna di un cristiano sar necessario un processo. Antonino Pio (138-161) avr un atteggiamento simile a quello del suo predecessore, si ha testimonianza di veri e propri processi che avvenivano contro i cristiani, come nel caso di Policarpo34. Con Marco Aurelio (161-180) si avr la quarta grande persecuzione (molto testimoniato il caso di Lione). Questa fu dovuta la fatto che allinizio del suo governo si verificarono gravi calamit: carestia peste e minaccia ai confini dellimpero; pertanto il popolo se la prese con i cristiani quali presunti autori di tali sciagure. Limperatore stesso riscontrava nella religione cristiana uno spirito di contraddizione e stoltezza di visionari. Questo accentuarsi di reazioni anticristiane e da collegarsi al fenomeno del montanesimo il cui nome deriva da quello del suo fondatore Montano, probabilmente un ex sacerdote della dea Cibale, che sosteneva di parlare in nome dello Spirito Santo e di avere visioni sul ritorno di Cristo. Questa setta sorta in Asia Minore predicava un distacco assoluto da ogni realt terrena e praticava digiuni e castit e rifiutava ogni tipo di collaborazione con lo stato. I testi apologetici di questo periodo sono volti a chiarire questo grave equivoco che confondeva la Chiesa con il montanesimo. Alla fine dellimpero di Marco Aurelio, con lavvento al potere del suo indegno figlio Commodo (180-192) si chiarir lequivoco e le persecuzioni si placheranno. Settimio Severo (193-211) inizialmente continu la politica di tolleranza del suo predecessore; qualche tempo dopo eman un editto di persecuzione contro i cristiani colpendo in particolar modo i catecumeni e i neo battezzati (quindi chi si Convertiva al cristianesimo). Pi di un editto sembra trattarsi di alcuni casi di violenza contro i cristiani scoppiata in qualche parte dellimpero (ad Alessandria mor Leonida e a Cartagine avvenne il famoso martirio di S. Perpetua e S. Felicita).

Con Caracalla si ha uno dei periodi pi confusi e funesti della storia romana, contrassegnato dal predominio del potere militare e dalle donne (figlie, sorelle e mogli degli imperatori), dalla disorganizzazione interna e esterna dellImpero e infine dal culto per le religioni misteriche. In questo clima le persecuzioni e i cristiani passano in secondo piano (Alessandro Severo suo successore tratt i cristiani con maggiore benevolenza rispetto tutti gli altri imperatori romani). Massimino Trace (235-238) fu designato imperatore dallesercito e fu il primo barbaro sul trono dei cesari; egli infier contro i cristiani; il suo editto prese di mira in particolare i capi delle comunit. Non ci furono per , persecuzioni di notevole entit.

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Durante l'impero di Antonino Pio (138 - 161), fu catturato per ordine del proconsole Stazio Quadrato: essendosi rifiutato di sacrificare per l'imperatore, fu condannato ad essere arso vivo nello stadio della sua citt: secondo la passio di Marcione, visto che miracolosamente le fiamme non lo consumavano, fu ucciso con un colpo di pugnale.

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A prescindere dalla breve persecuzione sotto Massimino la Chiesa aveva goduto di quarantanni di pace. In questo periodo pot sviluppare indisturbata la sua organizzazione e penetr anche nelle gerarchie dello stato e nella societ. Decio (249-251) salito al trono voleva dare allImpero quasi in rovina lo splendore di un tempo e per compiere ci credeva di dover sottomettere tutto il popolo allantica religione pagana. Nel 250 emana un editto contro i cristiani, a suo avviso i nemici pi pericolosi dello stato romano, in cui ordinava a tutti i sudditi di offrire agli dei un solenne sacrificio propiziatorio (supplicatio). Contro coloro che esitavano o si rifiutavano si doveva procedere con il carcere, la confisca dei beni, lesilio, i lavori forzati, la tortura e come ultima la pena di morte. Poich il colpo venne come un fulmine a ciel sereno, grande fu lo spavento dei cristiani e purtroppo in molti casi essi diedero prova di scarsa resistenza: nelle grandi citt (Alessandria, Cartagine, Smirne, Roma) si verifico una defezione di massa, tradirono la fede persino alcuni vescovi. Una parte di cristiani apostati (detti lapsi) fece offerte agli dei, altri cercarono di rimediare il certificato che attestava lavvenuto sacrificio ( libellus) attraverso la corruzione delle autorit. Ci fu anche una moltitudine di martiri di ogni et e sesso che rimasero saldi nella loro fede. Nel 251 la persecuzione si rallent, perch Decio fu distratto dallirruzione dei Goti nella Mesia e mor combattendo contro di loro. Alla sua morte subentr una pace totale, ma la Chiesa era stata scossa gravemente. Molti lapsi ritornano pentiti e chiedono di essere ammessi tra le fila della Chiesa; a Roma e a Cartagine la loro riammissione provoc gravi controversie: - a Cartagine il Vescovo Cipriano apre uno spiraglio per il loro ritorno nella comunit, propone una via di riconciliazione dopo adeguate penitenze; - a Roma una parte della comunit non li vuole ammettere (Novaziano), altri vorrebbero ammetterli dopo molte penitenze; viene convocato un sinodo in cui si decide di trattare con severit gli apostati e di non riammetterli (Novaziano e suoi seguaci sono condannati); la soluzione approvata dalla Chiesa non di grande equilibrio, perch ritenuta insufficiente da una parte e eccessiva dallaltra. Il successore di Decio, Gallo (251-253) lasci in un primo tempo in pace la Chiesa, ma quando scoppi una grave pestilenza egli dispose che fossero fatti dei sacrifici propiziatori ad Apollo. Ovviamente i cristiani che si rifiutavano erano condannati. In questo caso la cosa non si risolse con alcuna persecuzione. Con Valeriano ritorn la pace (253-260) tanto che egli aveva molti cristiani a servizio nel suo palazzo. Ma versando lo stato in cattive condizioni finanziarie, Valeriano si lasci indurre dal ministro delle finanze Macriano a perseguitare i cristiani per impossessarsi dei loro beni. Cos nel 257 un primo editto ordin che vescovi , sacerdoti e diaconi dovessero offrire sacrifici pena lesilio; inoltre la visita a cimiteri e la partecipazione alle ad unanze cultuali furono vietate sotto pena di morte. Un secondo editto del 258 ordin che fossero messi a morte e privati di cariche e beni, uomini eminenti del laicato (senatori, cavalieri) se persistevano nella fede. Gallieno (260-268), figlio di Valeriano si mostra benevolo nei confronti dei cristiani, con un editto in cui restituisce le loro posizioni a tutti i vescovi deposti o esiliati; senatori e cavalieri sono reintegrati e i loro beni restituiti. Questo periodo di pace coincide con gli ultimi 40 anni del III secolo definiti anni della piccola pece della chiesa. Acui seguir lultima persecuzione cristiana a opera di Diocleziano, successore di Gallieno.
CONCLUSIONI

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I primi tre secoli sono scanditi da momenti di tolleranza e persecuzioni; Non esistono fondamenti giuridici delle persecuzioni, si parla di decreti anticristiani Nerone inizia una consuetudine che diventa abituale. Non esiste una legge specifica contro i cristiani, di volta in volta tutti i mali pubblici e naturali (catastrofi, terremoti, pestilenze) dellimpero si scaricano sui cristiani. Il primo editto formale lo si avr con Decio. Le vittime delle persecuzioni secondo alcuni studiosi sono un centinaio di migliaia, per altri studiosi sono circa un milione, secondo altri ancora alcune decine di migliaia (forse il dato pi realistico). Resta comunque forte limpatto che il martirio ebbe nei confronti dei pagani, che di fronte ad atti cos forti mettono in crisi la loro fede.

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Capitolo VI La Comunit cristiana nel II e III secolo


6.1 Struttura e governo
La struttura della Chiesa nel II e III secolo si va trasformando. In principio la direzione della Chiesa era nelle mani degli Apostoli; dopo la sua Risurrezione, Ges aveva affidato a loro il compito di istruire battezzare. Il nome di Apostoli non si limitava solo ai 12, esso fu attribuito anche ai loro assistenti e accompagnatori (come ad esempio Brnaba). Nella Chiesa originaria, troviamo inoltre, specialmente nelle comunit pagano-cristiane, episcopi, presbiteri e diaconi; uffici che venivano conferiti mediante limposizione delle mani e la preghiera. Degli episcopi in particolare, detto negli Atti che sono sati messi dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio. Si and cos formando una gerarchia continuatrice della missione ecclesiastica ricevuta dagli Apostoli. Nel periodo post-apostolico (quindi nel II e III secolo) la direzione delle chiese assunse una forma monarchica, di questo troviamo testimonianza nelle lettere di Ignazio di Antiochia. In queste lettere si capisce che il titolo epscopos, era riservato ai capi delle chiese e rappresentava il perpetuarsi della missione degli Apostoli nella vita della Chiesa (Tito e Timoteo per le comunit di Paolo e Giacomo il minore per la comunit di Gerusalemme ne costituiscono un chiaro esempio). Egli parla espressamente di due uffici separati: i presbiteri da una parte e gli epscopos dallaltra con la subordinazione dei primi sui secondi. Si tratta di una forma di governo (quella di tipo monarchico) nuova rispetto alla precedente (di carattere collegiale) data dalla collaborazione di tutti gli Apostoli. Accanto a una Chiesa che comincia ad avere la sua struttura interna, si viene a sviluppare un movimento carismatico fatto da chi possedeva i doni dello Spirito Santo e la capacit di fare profezie, che esercitava sempre una forte influenza sulla folla (in Frigia Montano si presenta come portavoce dello Spirito Santo annunziando la venuta di Cristo e la fine del mondo. Egli predicava una vita rigorosa, una ricerca volontaria del martirio e in questo clima di esaltazione convinca la gente a trasferirsi nel deserto).

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6.2 La controversia pasquale


Il tempo della Pasqua non era il medesimo dappertutto: - in Asia prevaleva la tradizione per cui la Pasqua veniva celebrata il giorno delluscita degli ebrei dallEgitto, in qualsiasi giorno della settimana cadesse; quindi precisamente il 14 di Nisan, come lo celebra Giovanni (lo stesso giorno della morte del Signore). - a Roma e nel resto dellOccidente la celebrazione della Pasqua avveniva rigorosamente di domenica e precisamente in quella domenica che cadeva, o seguiva immediatamente il 14 di Nisan degli ebrei (prima luna piena dopo lequinozio di Primavera), perch il Signore era risorto di domenica. Questa diversit era basata oltre che su un diverso modo di interpretare, anche sulla diversit dei calendari: uno basato sul ciclo lunare (romano) e laltro basato sul ciclo solare (quello degli esseni). Inoltre secondo il Vangelo di Giovanni la morte di Ges era avvenuta il 14 del mese di Nisan, per i Vangeli sinottici essa coincide con il primo giorno degli azzimi. In tal modo per la festa pasquale cadeva sempre in un giorno diverso rispetto a quello della restante cristianit, cos capitava che nel medesimo giorno e nella stessa citt alcuni celebravano la morte di Ges e altri festeggiavano la sua resurrezione. Per tentare di ricucire lo strappo viene mandato a Roma Policarpo di Smirne (siamo nel 155) allo scopo di trattare con il Papa lintera ques tione: ognuno fece appello alla propria tradizione, ma n il Papa riusc a persuadere Policarpo, n Policarpo riusc a persuadere il Papa; pertanto laccordo non fu raggiunto. Il successore del Papa Aniceto, Papa Vittore ordin dei sinodi in diverse province dOriente e dOccidente, per sistemare la cosa, ma ognuno continu a tirar acqua al suo mulino e ne venne fuori una vera e propria contesa. I sinodi si pronunciarono allunanimit contro luso degli Asiatici, i quali a loro volta rimasero fedeli alla loro tradizione. Allora il Papa Vittore minacci di scomunica gli Asiatici che non avessero rivisto la loro opinione, ma con la mediazione del vescovo Ireneo di Lione ci fu un ridimensionamento della controversia e fu tentato un accordo tra le due parti. Nel corso del III secolo gli asiatici, fatte poche eccezioni, abbandonarono finalmente la loro usanza per celebrare la Pasqua tutti nello stesso giorno.

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6.3 Ortodossia ed eresia


Nei tempi apostolici il battesimo veniva amministrato subito dopo la professione di fede cattolica; pi tardi, vi si faceva precedere un istruzione abbastanza lunga, con un periodo di prova che durava dai due ai tre anni (Ippolito, tradizione apostolica dispensa-). Quelli che erano in questa condizione, si chiamavano catecumeni, perch dovevano essere istruiti sulla verit della fede. Secondo quanto riferisce Ippolito verso il 220 esisteva a Roma un catecumenato organizzato. A questepoca, salvo casi di urgenza, il battesimo veniva amministrato due volte lanno: a Pasqua e Pentecoste. In un primo tempo si us battezzare nellacqua delle sorgenti dei fiumi o del mare, pi tardi in edifici ecclesiastici speciali (battisteri e piscine); ministro era il vescovo o per suo incarico presbiteri o diaconi. La regola prescriveva una triplice immersione, per i malati o nel caso limmersione non fosse possibile, bastava linfusione o laspersione (Didach). Dallinizio del III secolo si fa cenno a cerimonie significative che accompagnano latto battesimale a una professione di fede. Questa oltre a essere fatta in occasione del battesimo, serviva come base per listruzione dei catecumeni, perch conteneva i punti principali della fede cristiana tramandati dal tempo degli Apostoli ed quindi chiamata (da Ireneo e Tertulliano) regula fidei o veritas, e pi tardi symbolum. Quando si moltiplicarono le eresie e gli scismi e con ci anche i casi di conversioni di gi battezzati alla Chiesa cattolica, si present il problema se fosse valido il battesimo amministrato da un eretico o comunque quello amministrato fuori dalla Chiesa. Le opinioni diverse sullargomento provocarono la cosiddetta controversia circa il battesimo degli eretici. In uno scritto redatto in greco e in latino Tertulliano si pronunci contro la validit del battesimo amministrato dagli eretici. Questa teoria trov applicazione pratica su vasta scala quando, in occasione dello scisma di Novaziano, quando fu riconfermata da due sinodi tenuti a Cartagine sotto la presidenza del vescovo Cipriano che non essendo daccordo fece scoppiare un contrasto di notevole importanza. Papa Stefano, informato della decisione di questi sinodi, aveva vietato agli Africani di ripetere il battesimo (che era fatto due volte lan no) minacciando di escluderli dalla comunione ecclesiastica; i cristiani battezzati dagli eretici si dovevano sottoporre alla sola penitenza; e un ordine analogo il Papa lo invi in Asia Minore. In seguito a questo atteggiamento del Papa tutti i vescovi africani e in particolar modo Cipriano troncano i rapporti con la Chiesa di Roma e parole aspre furono pronunziate da ambo le parti. 68

Durante la persecuzione di Valeriano la controversia si calm, tanto pi che i due avversari, il Papa Stefano e Cipriano, morirono e il successore di Stefano ricostru un rapporto di pace con i vescovi africani; ma questi da parte loro continuarono ancora per parecchio tempo nel loro costume. Solo Agostino dar alla questione una soluzione definitiva.

Capitolo VII Larte cristiana delle origini


7.1 testimonianze archeologiche e monumentali
Le testimonianze archeologiche e monumentali del II e III secolo possono essere raggruppate in quattro categorie: tombali monumenti relativi a sepolture come tombe, arredi funebri, cimiteri nel loro complesso ... architettura spazi in cui la comunit vive e si muove; iconografia immagini figurate (affreschi o mosaici) e sculture a bassorilievo; epigrafia riguarda testi scritti incisi sulla pietra, come ad esempio iscrizioni e graffiti. Ci occuperemo delle prime tre.

7.2 Cimiteri e catacombe


Quello dei cimiteri e delle catacombe un mondo affascinate che costituisce una delle testimonianze pi tipiche della Chiesa delle origini.
CIMITERO termine di origine greca dal greco (koimetrion), "luogo di riposo"

[il verbo koimn significa "fare addormentare"], attraverso il tardo latino cimiteriu(m). In 69

questo modo i cristiani volevano affermare la loro fede nella risurrezione dei corpi, il cimitero pertanto inteso come il luogo del riposo, la casa dove i corpi dormono il lungo sonno della morte. Questa interpretazione rappresenta un segno di speranza e di ottimismo opposto al significato pagano di NECROPOLI ovvero la citt dei morti (si cui abbiamo un esempio nella Necropoli sulla Via Ostense).

In questa figura si nota la statua di S. Cecilia in una posizione in cui sembra che dorme, proprio a intendere il concetto di sonno eterno.

CATACOMBA termine che deriva dal greco kat kmbas cio "presso il dirupo" o

"presso la cavit", questo termine fu usato per indicare la zona in cui sorgeva il sepolcro di S. Sebastiano a Roma, qui il terreno creava una sorta di avvallamento naturale. In seguito il termine catacomba venne usato per indicare ogni cimitero. Per via di un equivoco nel 1800 si detto che le catacombe erano rifugio dei cristiani durante le persecuzioni; ma questa una concezione errata e fuorviante. Perch soprattutto durante i periodi delle persecuzioni anche le catacombe erano setacciate pi volte dai soldati alla ricerca di cristiani (un esempio il papa Sisto II che nel 258 fu sorpreso e decapitato insieme a 4 diaconi, dai soldati di Valeriano mentre celebrava messa nelle catacombe di S. Callisto: l'imperatore aveva emanato un editto con il quale confiscava i beni della Chiesa, compresi i coemeteria e proibiva le riunioni in questi luoghi). Le catacombe non sono assolutamente un luogo di abitazione per i cristiani e questo deducibile dalla presenza di arredi sepolcrali come ad esempio delle anfore (che servivano per contenere resti cinerari), che non mostrano alcun segno di vita. Inoltre, per quel che riguarda le catacombe, si trattava principalmente di ambienti umidi con scarsa possibilit di essere raggiunti dalla luce e dallaria e pertanto da escludere la possibilit che vi si potesse soggiornare. Da tutto ci deduciamo che i luoghi di nascondiglio dei cristiani non erano le catacombe,ma luoghi comuni e pi confortevoli, privi di qualsiasi consistenza storico archeologica. Le catacombe erano scelte come sepolcro dei primi cristiani anche per un fattore economico in quanto questo tipo di sepoltura sfruttava la profondit, questo era sicuramente meno costoso per una Chiesa che contava gi la presenza di molti fedeli che in genere erano di condizioni economiche meno che modeste. La struttura dei cimiteri o catacombe cristiane conosce uno sviluppo sorprendente durante il II e III secolo; in questo periodo la citt di Roma suddivisa in sette sezioni, ciascuna affidata a un diacono, con funzione di coordinamento. A ogni sezione corrispondeva una area cimiteriale allesterno delle mura urbane, in quanto per il diritto romano era proibito essere sepolti in citt (norma di carattere religioso e urbano). Per la costruzione delle catacombe si richiedevano due requisiti: un requisito geologico ovvero un terreno adatto per permettere uno scavo in profondit; in quanto non tutti i tipi di terreno erano adatti a questo tipo di scavo; 70

particolarmente adatti sono quelli di origine vulcanica o calcarea. Il terreno romano era ricco di tufo che a contatto con lacqua diventava solido e si poteva scavare senza che vi fossero frane. LACQUA era un elemento importante sia per realizzare lopera, sia per rispondere ai bisogni di visitatori e pellegrini; quindi prima di ogni altra cosa si scavavano dei pozzi; come in questo caso pozzo nelle catacombe di Domitilla

un requisito tecnico un personale esperto; ovvero degli uomini addestrati e con conoscenze adeguate riguardo le tecniche di scavo e di manutenzione delle catacombe, essi erano detti fossori, da fossores, laborantes. Questi operai raggiunsero un grado di perizia tecnica veramente notevole per lantichit, considerando che disponevano di una strumentazione di lavoro molto semplice, costituita per lo pi da pale, picconi, asce, scalpelli, e che operavano in situazioni disagiate, per lumidit e loscurit catacombale. Allinterno delle catacombe i loculi pi antichi sono quelli che si trovano pi in alto; quando si esauriva lo spazio disponibile, i fossori scavavano abbassando il pavimento per ottenere altre tombe oppure estendevano lo scavo delle gallerie gi esistenti creando anche dei piani sovrapposti, con scale interne. Sulle pareti delle gallerie si notano le tombe pi comuni: i loculi, di forma rettangolare, disposti per il lato lungo, normalmente per una sola persona, ma a volte ospitanti pi defunti; poi cerano loculi di minori dimensioni erano destinati alla sepoltura di bambini; se ne trova un gran numero perch in et antica la mortalit era molto alta (tra laltro la Chiesa accoglieva nelle sue catacombe tutti i neonati morti che erano gettati sulla via). Inoltre essi erano costruiti in particolari punti per non compromettere con aperture ampie la stabilit della catacomba. Dopo aver riposto il defunto il loculo veniva sigillato con qualche mattone o con una lastra in cui era riportato il nome del defunto. Altre volte oltre al nome c let la professione e lo stato di vita.

Nelle tombe si trovano oggetti di vita quotidiana, come suppellettili, coppe di vetro dorato (come quelle che stata trovata nelle catacombe di S. Agnese), monete, figurine o giocattoli (come bambole di osso). Sulle tabelle funerarie appaiono dei simboli evidenti della cristologia che ci permettono di distinguere le sepolture cristiane nei cimiteri misti.

Come ad esempio la colomba con il simbolo del monogramma di Cristo: composto da due lettere dellalfabeto greco, la X (chi) e la P (ro), intrecciate insieme . Sono le prime due lettere della parola greca Crists, cio Cristo.

Bisogna ricordare anche la prassi della sepoltura AD SANTOS che avveniva presso la tomba di un martire o di un santo (come nel caso di Pietro in cui le sepolture trovate 71

intorno alla sua tomba erano orientate tutte verso il muro rosso); sulle pareti di questo tipo di sepolcri troviamo numerosi graffiti dei pellegrini che si recavano in preghiera sulla tomba dei martiri. Sorgono presso questi sepolcri veri e propri luoghi di culto dapprima sotterranei, poi a fil di terra e poi sopraterra, per accogliere i pellegrini sempre pi numerosi, questo sta a dimostrare che il pellegrinaggio era un fenomeno molto diffuso nellantichit.

7.3 Architettura
I luoghi di culto in cui i cristiani si riuniscono non sono le catacombe, ma particolari strutture che con il corso del tempo assumono una determinata forma. Possiamo individuare TRE FASI:

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PRIMA FASE CHIESA DOMESTICA ovvero una sala di abitazione privata che la famiglia, quindi il privato metteva a disposizione della comunit per il culto e la preghiera. In questa sala troviamo la presenza di oggetti mobili che si ritirano alla fine della cerimonia. Di questa fase non ci sono testimonianze archeologiche, ma solo fonti letterarie; ad esempio Paolo nelle sue lettere, nel momento del saluto oltre a mandare il suo, manda quello delle persone che di volta in volta lo ospitano (ad es. Aquila e Priscilla). Questo stato di cose si mantiene fino in et post-apostolica. SECONDA FASE DOMUS ECLLESIAE (CASA DELLA COMUNIT) come testimonia Giustino che afferma che nel giorno del Sole (domenica) nelle citt e nelle campagne ci raduniamo in uno stesso luogo, accanto ai diversi ambienti in cui i cristiani erano soliti radunarsi esisteva un determinato ambiente in cui tutti si adunavano; e questo era un ambiente stabile, non pi provvisorio o saltuario, ma definitivo; dal momento che labitazione privata era diventata insufficiente per ospitare tutti i fedeli. Queste domus ecclesiae erano quindi destinate principalmente al culto e alla preghiera.

di esse stata riportata alla luce una testimonianza archeologica risalente agli inizi del III secolo si tratta della dura Europos (sullEufrate); grazie a questo ritrovamento possibile capire come fossero fatte le domus ecclesiae. Cera un patio intorno al portico da cui si accede a vari ambienti che confluiscono in un ambiente pi piccolo dotato di una vasca; sulle pareti di questo ambiente erano visibili delle scene bibliche, si trattava sicuramente della stanza del battesimo. Le altre stanze erano destinate alle riunioni. Al piano superiore vi erano le stanze dellabitazione privata; pertanto si trattava di un edificio destinato in parte alla famiglia, quindi alluso privato e in parte alla comunit in modo stabile ed esclusivo.
CHIESE TITOLARI un esempio simile lo troviamo a Roma con le chiese titolari. Il titulus

indicava originariamente la tabella (di marmo, legno, metallo o pergamena) che, posta accanto alla porta di un edificio, riportava il nome del proprietario. Successivamente ai tituli privati (che, oltre alla sala cultuale e ai locali annessi per usi liturgici, comprendevano l'abitazione privata), nascono quelli di propriet della comunit, che conservavano il nome del fondatore o del donatore della casa (la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Roma costruita su una di queste chiese titolari). Di queste chiese nel IV secolo ce ne sono circa una ventina. 73

TERZA FASE BASILICHE

7.4 Iconografia
Il cristiano quando abbellisce le tombe lo fa per esprimere qual loggetto della propria fede e della propria speranza. Ad esempio lacrostico del pesce: in greco icthus. Disponendo in verticale le lettere che compongono questa parola si d origine ad un acrostico: Ges Cristo figlio di Dio salvatore. P Iesous = Ges E Crists = Cristo S Theou = di Dio C Uis = Figlio E Soter = Salvatore Questo era un modo simbolico per esprimere la propria fede. La Chiesa antica non era contraria alle immagini a differenza del mondo giudaico in cui era proibito secondo il primo comandamento, la rappresentazione del divino in immagine. Le testimonianze archeologiche, per, ci dicono che il Giudaismo palestinese non era quello della diaspora, per cui accanto alle raffigurazioni tipiche dei giudei provenienti dalla diaspora, compaiono simboli simili a quelli dellEllenismo pagano. A tale proposito si formano due correnti: - una legata allAntico Testamento contraria alle immagini (ANICONIA) - una favorevole alle immagini detta ICONIA che alla fine prende il sopravvento La principale testimonianza pittorica quella presente a dura Europos, nella sala battesimale troviamo affreschi di scene bibliche, pertanto si deve ipotizzare che le prime immagini siano da ricercare prima nelle catacombe e poi nei battisteri (con funzione catechetica) e infine estese alle aree di culto vincendo le ultime resistenze contrarie. Da quel momento in poi si avr un moltiplicarsi di scene e figure che avranno lintento di raccontare, di decorare, e di abbellire (il vertice delliconografia sar raggiunto dallIconografia Ravennate). Liconografia ha un suo linguaggio, un suo stile, una sintassi e un vocabolario che va conosciuto e che oggi per gran parte si persa la chiave di lettura. Principali temi del repertorio iconografico cristiano Tra le figure pi diffuse delliconografia cristiana antica c la figura dellORANTE, raffigurato con le mani alzate verso il cielo in un atteggiamento tipico di preghiera (quando Mos alzava le mani verso il cielo il popolo vinceva, quando le aveva in basso il popolo perdeva, cos nellAT si descrive la vittoria contro gli Ammaleciti). Figura del BUON PASTORE che si ricava da certe pagine del Vangelo e richiama la celebre parabola della pecora smarrita, quindi esprimeva le parole stesse di Ges Io sono il buon pastore e simboleggiava la salvezza operata da Cristo. Tra le immagini pi ricorrenti di natura veterotestamentaria c: - la figura No (catac. Priscilla visibile un No che esce dallacqua con sopra una colomba); - Daniele nella fossa dei leoni (catacombe di S. Callisto); - I fanciulli nella fornace ardente (catacombe di Priscilla); - Susanna tra gli accusatori (catacombe di Priscilla); 74

- Il ciclo di Giona (catacombe di S. Callisto); Si tratta sempre di scene di liberazione, persone soccorse dallintervento divino, per esprimere con un linguaggio figurato il tema della salvezza che si riallaccia al simbolo del pesce. Tra le immagini pi ricorrenti del Nuovo Testamento c: - la guarigione del cieco nato ( Musei Vaticani ) - la guarigione dellemorroissa (miracolo di Ges verso la donna affetta da emorragia) - la resurrezione di Lazzaro (catacombe di S. Callisto) Unaltra serie di immagini quella relativa ai sacramenti: - battesimo la scena pi ricorrente quella di Ges nel Giordano ( catacombe di S.Callisto ) simbolo del cristiano nato dalle acque del battesimo sul modello del pesce per eccellenza, Ges - eucaristia simbolo del pesce accanto alla coppa e il pane; il miracolo di Cana (catacombe di S. Callisto); la moltiplicazione dei pani e dei pesci (basilica di SantApollinare Nuovo a Ravenna) le tecniche usate nellarte cristiana antica le tecniche usate sono principalmente tre: la PITTURA le tecniche usate sono le stesse usate dal mondo greco-romano e corrispondono: allaffresco che richiedeva una procedura particolare, occorreva rinforzare la parete con laggiunta di calce e sabbia in modo tale che la parete respirasse e non si perdessero i colori; quando tutto era ancora fresco si procedeva alla stesura dei colori che venivano impressi direttamente sullintonaco per reazione chimica; alla tempera i cui colori venivano diluiti, stemperati sulla parete e questo li rendeva pi delicati e pi difficili da conservare. Questa tecnica fu meno usata in catacomba. Il MOSAICO ( esempio nella necropoli vaticana ) esso era pi difficile e meno economico e si sviluppa di pi nel IV e V secolo. La SCULTURA o arte plastica nasce e si sviluppa allinterno dellarte pagana antica a partire dallinizio del III secolo, quando i cimiteri cristiani si vanno sempre pi diffondendo e sviluppando e (periodo dei Severi) e nelle botteghe vengono lavorati i primi sarcofagi cristiani dalla tipica forma ovale e daglangoli arrotondati: o a forma di cassa detta ad arca (catacombe di S. Callisto) o a forma rettangolare con disegnati sui lati maggiori le scene principali e sui lati minori scene secondarie realizzate tutte in marmo perch pi resistente e pi facilmente conservabile. Un altro materiale usato per la costruzione dei sarcofagi il porfido (sarcofago di S. Costanza) usato per le sepolture di particolare importanza come per imperatori e regine. Questo veniva interrato e tuttintorno era stesa una mano di vernice. Troviamo sui sarcofagi i motivi tipici della fede e della speranza cristiana (museo del Louvre troviamo un sarcofago su cui troviamo limmagini di un pastore con pecorella fiancheggiato da due teste di leone, simbolo della morte di Cristo che libera dalla morte). Quando il cristiano pregava sulla tomba antico e nuovo testamento gli apparivano non solo come racconto bens scopriva con le immagini il significato dei sacramenti. 75

Queste opere raffigurate su catacombe, battisteri, chiese, sarcofagi contengono un messaggio, unopera di catechesi espressa in simboli, in scene scolpite sulla parete o sulla pietra a formare la cosiddetta teologia della pietra, precedente ai trattati di teologia dei grandi padri della chiese e precedente ai dogmi dei concili; si tratta di una teologia di persone semplici e non dotte, opere prodotte non dal magistero ama dal popolo di Dio.

PARTE SECONDA: IV e V SECOLO


Capitolo I La svolta costantiniana
1.1 Il governo tetrarchico di Diocleziano
Diocleziano (284-305) per qualche tempo lasci in pace i cristiani; dotato di grande capacit di statista, comp una profonda riorganizzazione dello stato: come prima cosa rinnova lesercito e trasforma lo Stato in una monarchia militare assoluta; a contenimento dellinflazione determina un calmiere (in realt questo calmiere si riveler fallimentare perch la gente spinta dalla paura di rimanere senza nulla, fa incetta di beni mettendo in atto un rialzo dei prezzi); introduce il culto allimperatore al quale tributare onori divini; divide limpero in due parti: ORIENTE e OCCIDENTE e trasfer la residenza in Oriente a Nicomedia; cre una nuova ripartizione amministrativa costituita da prefetture (4) diocesi (12) e province (96); infine al governo unitario sostitu il governo di quattro35, la tetrarchia a capo delle due parti del regno cerano due augusti affiancati da due cesari che godevano del diritto di successione. Per quanto riguarda la religione, la pace, che durava dal 260 (la piccola pace della Chiesa), favor moltissimo la diffusione della fede cristiana; nelle citt sorsero chiese di notevole importanza e molti cristiani occupavano cariche elevate nellesercito e a corte. La riforma di Diocleziano ottiene un effetto opposto a quello sperato linflazione sale piuttosto che scendere, aumentano le divisioni allinterno dei ceti sociali, si moltiplicano i sospetti verso ogni situazione contraria al regime. Ancora una volta a farne le spese saranno i cristiani, oggetto di una violenta persecuzione ad opera del genero di
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A Venezia c la statua dei 4 sovrani detta dei 4 mori.

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Diocleziano Galerio36 che era il cesare dellOriente. Alla fine del III secolo un presagio della persecuzione che sarebbe scoppiata di l a poco, fu dato dall epurazione sia dellesercito che della corte perch accusati di aver scatenato un incendio nella corte: i soldati vengono messi davanti allalternativa di sacrificare o di essere espulsi e in tale occasione alcuni trovarono la morte. La persecuzione entr nella fase pi acuta nel 303 nel corso di un anno furono emanati quattro editti che costituivano un autentico sistema di disposizioni tendenti ad annientare il cristianesimo: PRIMO EDITTO vietava ai cristiani ogni forma di culto, imponeva di abbattere le chiese e di bruciare i libri sacri e gli arredi. Gli ecclesiastici che obbedirono consegnando i libri sacri ai persecutori, furono poi chiamati trditores, una nuova categoria di lapsi. Gi nellapplicazione di questo decreto ci fu qua e la spargimento di sangue. SECONDO e TERZO EDITTO ordinava che i presbiteri e i diaconi dovevano abiurare altrimenti sarebbero stati gettati in prigione. Eusebio di Cesarea a tal proposito diceva che limpero una prigione a cielo aperto. QUARTO EDITTO estendeva lordine di sacrificare a tutti i cristiani; a coloro che, a dispetto della tortura rimanevano saldi nella fede, veniva inflitta la pena di morte, spesso in forma estremamente crudele.

Sui cristiani si scaten ogni tipo di violenza, pertanto questa passa alla storia come lultima, ma anche la pi feroce delle persecuzioni contro i cristiani. Nelle regioni soggette a Diocleziano e al suo vice Galerio gli editti furono eseguiti alla lettera; in Africa e a Roma ebbero efficacia i primi tre editti, ma poco il quarto. Uneccezione a questa persecuzione generale fece la prefettura della Gallia (comprendente Francia Spagna e Britannia), poich Costanzo, che aveva il governo di questo territorio, non and oltre lapplicazione del primo editto per cui i luoghi di culto vennero confiscati, ma le persone furono salvate. In seguito a un accordo, nel 305 Diocleziano e il secondo augusto abdicarono, divennero augusti: in ORINTE Galerio e come cesare subentr Massimino Daza, che proseguirono gli spargimenti di sangue frutto dellodio contro i cristiani. Questa lotta crudele fu, per, vana; lo stesso Galerio colpito da una terribile malattia in punto di morte pubblic un editto di tolleranza che riconosceva il fallimento della persecuzione e dichiarava permessa la religione cristiana e le sue pratiche entro certi limiti. in OCCIDENTE Costanzo Clorio e come cesare subentr Severo presto soppiantato subito da Massenzio. Alla morte di Costanzo, il figlio Costantino fu proclamato Augusto dallesercito e continu il governo mite del padre.

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Il partito dellantica religione, guidato da aderenti al neoplatonismo riusc a persuadere il cesare Galerio e per suo tramite il titubante Diocleziano, che la politica imperiale di restaurazione e centralizzazione esigeva come coronamento la soppressione dei nemici del culto dello stato.

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1.2 La conversione di Costantino


Costantino (306-337) figlio di Costanzo Clorio cresce in un clima aperto in una realt fondamentalmente pagana, senza nutrire preconcetti verso il cristianesimo. Quando giunge al potere nel 306, proclamato augusto dallesercito dopo una sfolgorante carriera militare, si mostra sensibile e aperto al fenomeno religioso; nel 310 si proclamer imperatore unico delloccidente e far coniare delle monete in cui non appariva pi la figura del dio Ercole, ma quella del dio sole (Apollo) perch si era fatta strada lidea che, chi si metteva sotto la protezione del dio sole fosse a sua volta invictus; si pu dire che questa sia stata una prima conversione di Costantino che passa dal politeismo pagano, a una forma di sincretismo religioso simile a un vago monoteismo. Frattanto la situazione politica in Occidente si stava inasprendo, al punto da condurre a una lotta decisiva fra Costantino e Massenzio. Quando nel 312 Costantino mosse guerra a Massenzio nel momento di maggior pericolo, lungo la strada che conduceva a Roma, si affida alla religione cristiana, pose se stesso e il suo esercito sotto la protezione del Dio dei cristiani e del suo segno salvifico. Si narra che questo sia avvenuto in seguito a una 78

miracolosa apparizione in cui Dio gli consegnava una corona di alloro sulla quale era impresso il numero trenta (simbolo dei lunghi anni di regno e di vita); questo visione vedeva un capovolgimento dellimpero tetrarchico, per cui non pi una sovranit appartenente al vecchio sistema, ma discendente direttamente da Dio a cui il nuovo sovrano si sottometteva. Cos, Costantino travolse Massenzio in una battaglia vicino al ponte Milvio presso Roma. Costantino entr trionfante a Roma, dove si rifiut di salire in Campidoglio per ringraziare gli dei. Sulla statua eretta a suo nome fa incidere lo stesso segno che era stato inciso sulle insegne militari del suo esercito; mentre sullarco trionfale che il senato fa erigere in suo onore vengono riportati i simboli della divinit solare. Costantino, che alla fine del 312 in una lettera al persecutore Massimino, si era gi interposto a favore dei cristiani dOriente, nel febbraio del 313 incontra Licinio (sovrano dOriente) a Milano, in questa occasione si svolgono anche le nozze di Licinio con la sorella di Costantino, Costanza. I due sovrani si confrontano sulla nuova situazione politica e affrontano la questione religiosa. In questa circostanza venne p romulgato leditto di Milano37 (in realt questo documento andato perduto ci che rimasto un rescritto di Licinio che questi mand ai funzionari in Oriente) che probabilmente fu un accordo verbale tra i due sovrani poi messo per iscritto e trasmesso a tutti i governatori della provincia e dellimpero. Questa legge che Eusebio definisce ottima ed esauriente a favore dei cristiani concedeva ai cristiani dellimpero piena libert di culto e di religione e restituiva o indennizzava gli edifici ecclesiastici e le terre confiscate alle comunit cristiane. Questo nuovo editto aveva ancora un nemico Massimino, che aveva rinnovato le ostilit contro la Chiesa, ma Licinio lo sconfisse ad Adrianopoli e nella fuga il persecutore mor a Tarso. Allora le decisioni di Milano divennero esecutive anche per lOriente.

Licinio un po alla volta si distacco dalle decisione prese pi che per proprie opinioni, per un distacco verso la politica di Costantino, che cominciava a vedere come un suo rivale. Pertanto, dal 320 in Oriente i cristiani subirono delle oppressioni di vario genere (allontanati dallesercito e dalla corte, divieto dei sinodi, sempre pi difficili le funzioni). La gelosia tra Licinio e Costantino sfoci nel 324 in una guerra nella quale Licinio venne sconfitto e Costantino diviene signore unico e assoluto dellimpero. Successivamente oper il trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio (che i posteri chiamarono Costantinopoli), poich la nuova citt, per la sua posizione, sembrava pi adatta per la difesa del confine danubiano e orientale, da cui provenivano le pi gravi minacce alla sicurezza dell'impero (330).

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DISPENSA: la convenzione di Milano (313) (1) vengono ricordati gli antefatti della questione; (2) parte principale del testo in cui si dichiara in modo esplicito il diritto alla libert di culto, non come atto di clemenza, ma come un riconoscimento del diritto della persona; questo riconoscimento trova le sue basi nel principio del bene comune; per cui ciascuno deve essere libero di seguire la divinit in cui crede e in tal modo si spera di ottenere il benessere per la societ. (3) ribalta il concetto della libert religiosa per cui lecito seguire la religione in cui si crede . (4) tutti i beni confiscati ai cristiani devono essere restituiti alle comunit dei cristiani, a cui viene concesso il diritto di propriet. (5) leditto si chiude con un appello al favore divino (allusione alla battaglia del Ponte Milvio in cui Costantino aveva avuto la meglio su Massenzio).

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Costantino in preda a una grave malattia in punto di morte si fa battezzare, ma neanche questo gesto porr fine ai dubbi riguardo alla sua conversione. Gli storici si chiedono il motivo per cui si fa battezzare in punto di morte (battesimo dei clinici38) e per di pi da un vescovo ariano.

1.3 Testimonianze circa la conversione di Costantino

Da kline letto, quindi battesimo di coloro che sono in punto di morte; una prassi molto diffusa in questepoca a causa delliter penitenziale estremamente rigido, che tendeva a far ritardare il pi possibile il battesimo.
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Lattanzio storico latino, nella sua opera La morte dei persecutori (316-317), in cui racconta delle persecuzioni che la Chiesa dovette subire nella storia, lautore vuole dimostrare la fine che hanno subito i nemici dei cristiani (da Nerone a Diocleziano). Riferendosi, poi, allanno 312 alla vigilia della battaglia tra Costantino e Massenzio, in cui Costantino viene invitato attraverso una visione a mettere sugli scudi dei suoi soldati un segno che cos descrive: transversa X(chi) littera summo capite circumflexo; poich i latini non utilizzavano la virgola ci sono state diverse interpretazioni di questa affermazione: alcuni leggono la virgola dopo la lettera greca X (chi) per cui traducono: una X attraversata da una lettera curva allestremit superiore, quindi il monogramma cristologico; altri leggono la virgola dopo la parola littera, per cui traducono: una X posta di traverso curva allestremit superiore; ovvero una croce monogrammatica. Quello che descrive Lattanzio un sogno fatto dallimperatore, nel qual e egli riceve un ordine facilmente eseguibile un esercito che si muove in battaglia sotto la protezione del Dio dei cristiani a cui si deve lesito della battaglia, un comportamento tipico dellepoca, tutti si affidavano a un dio per poter vincere una battaglia. La versione di Lattanzio pertanto accolta anche dalla critica storica che non da riserve circa questo testo in quanto perfettamente plausibile. Eusebio di Cesarea parla della conversione di Costantino in due circostanze: nellopera La storia ecclesiastica (314-315), che narra, appunto, la storia della Chiesa dalle origini fino al 324 (anno in cui era terminata lopera), Eusebio afferma che limperatore in una preghiera si sia rivolto al Dio dei cristiani, poi parla dellaiuto divini concessogli e di una statua eretta in Roma raffigurante Costantino con il segno della redenzione nella mano destra e fregiata delliscrizione da lui stesso ispirata, in cui si diceva che egli aveva liberato la citt dalla tirannia con laiuto di quel segno salvifico. In relata nellimperatore lottavano ancora forti elementi pagani con elementi cristiani, egli si serviva della croce come di uno strumento magico di protezione contro i nemici. In unaltra opera La vita di Costantino (337), una sorta di panegirico dellimperatore, scritto dopo 25 anni dallepisodio della visione, Eusebio dice di aver raccolto la testimonianza di quellepisodio alla vigilia della morte dellimperatore. Costantino racconta che alla vigilia della battaglia sul ponte Milvio vide un segno in cielo: una croce luminosa e accanto le parole (con questo segno vincerai), la notte successiva gli sarebbe apparso in sogno il Cristo che gli ordinava di riportare quel segno sulle insegne dei soldati.

Nel racconto c sicuramente un nucleo di verit, che per a distanza di tanti ann i, sotto linfluenza del buon governo di Costantino, viene rielaborato, trasfigurato, abbellito, avvolto dentro un alone di leggenda: il Sogno diventa visione; una cifra diventa una croce lunica cosa che rimane inalterata che il segno sia apparso alla vigilia della battaglia contro Massenzio e che sia stato riprodotto sulle insegne. Testimonianze di carattere monumentale-architettonico splendide basiliche cristiane sorsero a Roma, Gerusalemme, Betlemme, Costantinopoli e altrove, i templi pagani si lasciarono cadere in rovina. Ad es.: Basilica di San Pietro sul colle Vaticano e San Paolo sulla via Ostiense; Basilica di S. Giovanni: pi antico edificio a carattere basilicale; la Basilica dellAnastasis. In La vita di Costantino Eusebio di Cesarea racconta

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di come Costantino assume il ruolo di un vero e proprio mecenate per la costruzione di chiese e basiliche.

Testimonianze di carattere giuridico e legislativo molto significative perch rispecchiano i mutamenti in atto allinterno di una societ. Esse mostrano: una progressiva presa di distanza nei confronti del paganesimo vieta sacrifici alle divinit pagane, i templi di Afrodite (vi si praticava la prostituzione sacra) vengono chiusi e i tesori confiscati dallautorit. una progressiva apertura nei confronti del cristianesimo il provvedimento Episcopalis Audientia (tribunale vescovile, ecclesiastico)= possibilit di regolare qualunque processo davanti al vescovo, la cui sentenza ha valore giuridico a tutti gli effetti alla pari di quella emessa da un tribunale civile. Conseguenze del provvedimento: - il vescovo acquista cos autorevolezza e garanzia di equit e legalit nel contesto di uno stato sempre pi latitante ed inefficiente; - (risvolto negativo) i vescovi si trovano a svolgere unattivit che non la loro, in merito si hanno testimonianze di diversi vescovi che elevano voci di protesta come ad es. Agostino che protester veementemente perch queste occupazioni tolgono spazio e tempo per attivit pastorali, lo studio e la preghiera: si appella alle parole della Scrittura Chi mi ha costituito giudice tra te e tuo fratello? introduzione del riposo festivo nel dies Solis invictus la domenica diviene giorno di riposo per tutti e ogni attivit deve essere sospesa. alla Chiesa viene riconosciuto il diritto di successione, con possibilit di ricevere legati e testamenti, agli ecclesiastici fu concessa limmunit, cio lesonero dagli oneri municipali (le tasse). Analogo discorso sul versante dei costumi e della morale: - vengono ridotti i casi in cui possibile ottenere il divorzio; - concubinato e prassi dellesposizione dei neonati39 vengono proibiti; - vengono prese misure di maggior rispetto verso gli schiavi: ad es. proibizione che siano marchiati a fuoco. Dopo aver analizzato queste fonti rimane da chiedersi: se sono misure di natura semplicemente filantropica, ispirate alletica stoica diffusa in quel tempo oppure sono il marchio di una trasformazione strutturale fortemente influenzata dal cristianesimo; e quella di Costantino fu solo lastuzia di un abile politico, convinto che lapertura nei confronti del cristianesimo non avrebbe nociuto, anzi gli avrebbe giovato oppure la sincera convinzione di un autentico convertito. Una risposta univoca pressoch impossibile; dal punto di vista strettamente storico documentato il passaggio di Costantino da una religione di tipo sincretista verso un vago monoteismo, fino allavvicinamento sempre pi marcato al cristianesimo, che tuttavia non giunger mai a trasformare in profondit la sua vita personale (si limit al battesimo dei clinici). In sintesi, si pu dire che il caso di non
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prassi molto diffusa in epoca antica, in base alla quale se il neonato non era desiderato o era malformato poteva essere esposto sulla pubblica via alla merc dei passanti: una prassi combattuta dal cristianesimo fin dallinizio attraverso la sua contestazione e laccoglienza dei neonati orfani (ne sono tr accia i numerosi loculi per bambini nella catacombe).

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sposare n gli eccessi degli orientali che lo venerano beato n quelli degli occidentali che lo dipingono come liniziatore della decadenza della Chiesa primit iva, da lui irreparabilmente compromessa con il potere temporale. Resta comunque la figura di un abile e machiavellico politico.

Capitolo II Le controversie dottrinali


2.1 La questione trinitaria
Fu una controversia che ebbe uneco notevolissima nella Storia della Chiesa. Lorigine del formarsi di questa controversia ha radici profonde e lontane fin dalle origini, i primi cristiani veneravano un solo Dio in tre persone, anche se lo Spirito Santo era poco conosciuto e nominato. Per tre secoli i cristiani proclameranno la loro fede nella Trinit, quindi saranno battezzati e subiranno la persecuzione e il martirio nel nome di Dio uno e trino. Sorse per il problema teologico, centrale per la fede cristiana, di come conciliare Unit e Trinit in Dio. Caposaldo centrale della fede cristiana era la dottrina di un solo Dio in tre persone: Padre, Figlio (Logos) e Spirito Santo. Nel II secolo, per alcune discussioni dottrinali avevano toccato la questione di come la fede nella divinit del Figlio si potesse conciliare con la fede nellunicit di Dio. Ci si chiedeva come conciliare il Padre con il Figlio senza cadere in un deismo che avrebbe portato a una nuova forma di politeismo. In questo secolo, infatti, il Vangelo si era aperto alla cultura e filosofia greca i primi teologi (gli apologisti) nel cercare di risolvere la questione, espressero i concetti della dottrina cristiana usando la terminologia della filosofia predominante allepoca: il platonismo. I rapporti Padre-Figlio, Creatore-Logos furono anche spiegati attraverso immagini e concetti allora conosciuti: la parola (logos) viene prima concepita nella mente e poi espressa, e cos avviene per il Logos divino per cui il Figlio, dapprima interno al Padre, viene poi proferito allesterno come dice il prologo del Vangelo di Giovanni. la fiamma di una fiaccola: come da una fiaccola vengono accese altre fiaccole, senza che per questo la fiamma della prima ne venga sminuita, cos per la fiaccola divina. In questo modo gli apologisti pensavano di aver chiarito, in modo soddisfacente anche per la ragione, il rapporto Padre-Figlio. In realt queste spiegazioni, pi che risolvere, acuivano i problemi: in sostanza, questo Logos anche pienamente Dio come il Padre o piuttosto subordinato al Padre?

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PRIMA CORRENTE quella nata tra il II e III secolo ad Alessandria la soluzione di Origene, il quale sosteneva che la Trinit pu essere vista come tre anelli concentrici, il pi ampio dei quali rappresentava il Creatore, che aveva la signoria su tutto; quello al centro, il Figlio (il logos); e lultimo cerchio il pi interno, lo Spirito Santo. Si prospettava cos implicitamente una subordinazione progressiva tra le tre Persone, cos che il Figlio era subordinato al Padre e lo Spirito Santo era subordinato al Padre e al Figlio. Si pu parlare quindi di CORRENTE SUBORDINAZIONISTA (il Figlio inferiore al Padre). SECONDA CORRENTE nata in risposta a questi tentativi che, dopo tutto, finivano per minacciare la stessa unit di Dio, pertanto allinterno della Chiesa si svilupp una corrente di pensiero che sottolineava lassoluta unit di Dio concepito come unico principio, gli esponenti di questa eresia (perch la Chiesa li escluse dalla sua comunione) presero il nome di MONARCHIANI e presto si spaccarono in due fazioni: una corrente nata con il partito PATRIPASSIANO dal nome del suo esponete Prassea che port leresia a Roma; egli accentuava cos fortemente lunicit di Dio al punto di sostenere che il Padre ed il Figlio erano una cosa sola (un'unica persona divina che si rivela in modi diversi), per cui sulla croce fu il Padre a patire; a capo di questa corrente figura ben presto Sabellio (da cui il nome SABELLIANESIMO o MONARCHIANISMO MODALISTA), il quale sosteneva che le tre persone sono tre modi diversi di essere dellunico Dio, che sarebbe stato Padre nel momento della creazione, Figlio nel momento della rivelazione e Spirito Santo nellopera di redenzione e trasmissione della grazia. una corrente ADOZIONISTA, per i pensatori che si legano a questa corrente: Cristo non fu per natura il Figlio di Dio, ma un semplice uomo, che in virt dei propri meriti ha ricevuto, nel momento del Battesimo, lo spirito di adozione, che lo ha innalzato al rango divino questi il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto per cui Ges anche se nato dalla Vergine per opera dello Spirito Santo era un semplice uomo, che la potenza di Dio aveva investito di un carattere particolare.

2.2 Ario e il Concilio di Nicea


La questione ariana prende il nome da Ario, presbitero nella periferia di Alessandria, convinto sostenitore dellunicit del principio divino (monarchiano), ma preoccupato dal fatto che attribuire al Figlio la medesima sostanza del Padre potesse condurre ad adorare due Dei oppure scivolare nel modalismo. Per Ario, il Padre era eterno, sorgente non originata di tutta la realt, mentre il Figlio, sebbene fosse il primo nato fra tutte le creature dal creatore del mondo, era dissimile (anmoios) ed inferiore al Padre in natura e dignit, perch generato e creato dal Padre stesso. Poich per quando qualcuno genera qualcun altro, in genere perde qualcosa, allora si deve supporre che Dio nel generare il figlio abbia perso qualcosa; ma Dio non pu perdere nulla altrimenti non sarebbe perfetto e infinito. Certamente allora, secondo Ario, il Figlio non della stessa natura del Padre, ma bens, fatto dal Padre; perch ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era (recita una frase molto citata di Ario). A sostegno delle sue teorie, cita vari passi delle Scritture:
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Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: "Domina in mezzo ai tuoi nemici. 3 A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato".

(salmo 110)

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secondo Ario in questo salmo il Padre rivela che in un determinato momento ha generato il Figlio, pertanto prima non cera.
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Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attivit, prima di ogni sua opera, fin d'allora. (Proverbi, 8)

e cita anche numerosi passi del Nuovo Testamento in cui si evincerebbe tale inferiorit: ad es. solo il Padre sa lora della fine del mondo; nel Cenacolo: io vado al Padre che pi grande di me. Pertanto Ario attraverso questa interpretazione letteralista di impronta fondamentalista nega la divinit del Figlio che riduce a pura e semplice CREATURA, anche se la prima e pi sublime fra tutte. Incominciando dal 315 Ario si mise a propagare queste sue dottrine attraverso le omelie e le mise anche in versi, in modo da divulgarle rendendole pi facilmente memorizzabili. La sua predicazione riscosse notevole successo fra il clero e il popolo. Il vescovo di Alessandria, Alessandro, preoccupato lo convoc perch esponesse le sue dottrine: subito il vescovo ordin un grande sinodo di circa 100 vescovi egiziani che invitarono Ario a rivedere le sue teorie di impronta subordinazionista, Ario rifiuta e viene scomunicato. Alessandro comunic per lettera la decisione agli altri vescovi e al Papa Silvestro; Ario dovette lasciare la citt. linizio di una vicenda di portata immensa che toccher tutti gli strati sociali fino al coinvolgimento dellimperatore Costantino. Questi credette di dover intervenire per una sollecita restaurazione dellunit ecclesiastica, pertanto ma nd ad Alessandria il suo fiduciario, il vescovo Osio di Cordova per dirimere la questione, ma la missione fall; tuttavia un sinodo celebrato ad Antiochia con molti partecipanti, allinizio del 325, sotto la presidenza di Osio, si pronunci a favore di Alessandro e contro Ario. Costantino perci convoca un concilio da tenersi a Nicea (in Bitinia) per la primavera del 325; si tratta del primo concilio ecumenico (nel senso stretto del termine) cio universale. Di questo concilio non ci sono pervenuti gli atti, ma solo una delibera finale. Per quanto riguarda i partecipanti le fonti antiche parlano di 250, ma coloro che firmarono la delibera furono 220 vescovi; secondo la tradizione si parla anche dei 318 Padri di Nicea, ma probabilmente si tratta di un numero simbolico, che richiamo i 318 servi di Abramo. Il vescovo di Roma (Papa Silvestro) di et gia avanzata manda al suo posto due legati (dei presbiteri romani) che prendono posto accanto al presidente, il qual sembra sia stato lo stesso Osio. La procedura dei lavori richiama quella del Senato romano. Data la diversit di opinioni, le discussioni sinodali furono piuttosto lunghe e agiate, tanto che a quanto sembra Costantino intervenne nellassemblea per richiamare a un atteggiamento pi moderato. Fin dalla prima seduta era stata richiesta da una parte dei vescovi presenti la scomunica per Ario e il rogo per le sue opere; altri chiedono invece, che il concilio esprimesse una propria formula di fede. Presto il concilio si spacca tra seguaci di Ario (subordinazionisti) e monarchiani di varia natura, mentre nel partito intermedio confluiscono tutti gli altri, capeggiati dal vescovo Alessandro ed dal suo segretario, il giovane diacono Atanasio 40. Dopo aspre discussioni tra i due fronti si delinea una forte maggioranza intorno alle posizioni di centro che alla fine formuleranno un proprio simbolo il simbolo di Nicea, in esso di decideva che il Figlio era della stessa sostanza del Padre. DISPENSA: il simbolo di Nicea (325): i punti fondamentali del credo niceano sono Cristo generato e non fatto come sostenevano gli ariani: non frutto di una fabbricazione, bens di una comunicazione interna e spirituale dellessenza stessa di Dio;
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Da qui nasce la prassi per cui quando si convocavano dei concili, i vescovi portavano con loro un consulente o segretario.

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Cristo lunigenito quindi vero figlio di Dio per natura e non per adozione; Cristo Dio vero da Dio vero quindi vero Dio allo stesso modo del Padre; Infine, Cristo della stessa sostanza del Padre quindi consustanziale al Padre ()

La formula viene posta ai voti: sui primi tre la maggioranza daccordo; sul quart o non si trova laccordo con gli ariani, Ario sostiene che si tratta di un termine ( ) falso e capzioso, poich non appartiene a un linguaggio religioso, ma filosofico Ario e i suoi seguaci vengono scomunicati ed esiliati. I Padri conciliari, affrontarono anche altre questioni di carattere disciplinare e pastorale: La prima questione riguardava la PASQUA, in merito il concilio stabilisce che venga celebrata da tutti nella stessa data la prima domenica successiva al plenilunio di Primavera; data seguita per prassi dalla maggior parte delle comunit, ora diventa la data a cui tutti si devono attenere, inoltre si era stabilito che il vescovo di Alessandria aveva il compito di comunicare con sicurezza la data della Pasqua a tutti gli altri vescovi ogni anno. La seconda questione riguardava i LAPSI, in merito il concilio decide che vengano riammessi nella Chiesa dopo una dura penitenza della durata di 12 anni (considerata da molti vescovi mite). Unaltra questione riguardava l ELEZIONE DEI VESCOVI, in merito il concilio stabilisce che allepiscopato non vengano ammessi i neofiti (ovvero gli appena convertiti), che il candidato doveva essere messo alla prova e il prescelto, infine, doveva essere ordinato da tre vescovi. Lultima questione riguardava le SEDI EPISCOPALI E I LORO RUOLI, al Vescovo di Roma vengono riconosciute particolari prerogative nei confronti delle altre chiese occidentali, particolare rilievo dato ad Antiochia e Alessandria. Dopo aver affrontato tutti queste problematiche, il Concilio si chiude, e con la sua chiusura si auspicava il ritrovamento della pace allinterno della Chiesa, ma cos non fu.

2.3 Il periodo post-Nicea


La decisione del concilio di Nicea non port alla Chiesa la pace desiderata, tuttaltro; larianesimo era stato soltanto respinto, ma non debellato; anzi ben presto si riprese vigorosamente, avendo trovato appoggio nei circoli di corte e presso il clero dalle idee confuse che vedeva nel termine (della stessa sostanza) una sorta si sabellinismo.

Al termine del concilio bisognava applicare le regole da questo imposte, tanto pi che esse erano state approvate alla presenza dellimperatore e pertanto erano inattaccabili. In realt invece i vescovi al loro rientro nelle chiese di origine vengono isolati e minacciati. Il pi attaccato Atanasio, il giovane diacono, che alla fine succeder ad Alessandro come 86

vescovo di Alessandria (nel 328); egli fu perseguitato con varie accuse: fu accusato di essersi appropriato di una partita di grano viene arrestato, una commissione di vescovi incaricata di far luce sulla vicenda scrivono allimperatore una relazione contro Atanasio, pertanto questo costretto ad esiliarlo; Atanasio si appella allimperatore che promette di risolvere la questione, ma non riesce a venirne a capo nel frattempo resta in esilio per due anni41. Alla morte di Costantino limpero vene diviso tra i suoi tre figli: Costantino II (che muore prematuramente), Costanzo (imperatore dOccidente) e Costante (che fu presto assassinato da un usurpatore). I nuovi regnanti concedano lamnistia ai vescovi esiliati (motivo per cui Atanasio torna dallesilio). Atanasio rientra in citt a furor di popolo; ma nel frattempo ad Alessandria era stato nominato un altro vescovo, per cui scoppiano tumulti e disordini; onde evitare il peggio Atanasio viene nuovamente arrestato e esiliato. A questo punto Atanasio fa nuovamente appello al Papa che lo riammette, dopo un sinodo, a essere vescovo di Alessandria; in quello stesso sinodo il Papa denuncia i vescovi che lo avevano esiliato, perch avrebbero dovuto far riferimento alla Chiesa madre di Roma prima di prendere simili decisioni. La mancata applicazione delle regole imposte al concilio di Nicea da attribuirsi al fatto che il concilio non era stato sufficientemente spiegato, in quanto il suo contenuto si mostrava complesso e di difficile spiegazione (si pensi alluso di termini di impronta filosofica, difficili da comprendere) per cui non tutti davano allo stesso termine lo stesso significato, inoltre lidea che ci fosse una uguaglianza fisica tra Figlio e Padre, creava non poca confusione. Tra i gruppi antiniceni spicca quello degli anomei (per nulla uguale) che furono dei veri e propri avversari della teoria sostenuta a Nicea che vedeva un uguaglianza sostanziale tra Padre e Figlio. Questo gruppo a sua volta subisce una spaccatura tra: - Il gruppo degli omeusiani o semiariani sosteneva che il Figlio non era (ovvero identit sostanziale) al padre, ma o (somiglianza), cio il Figlio non uguale al Padre, ma simile. - Il gruppo detto degli omeisti sosteneva che il Padre e il Figlio fossero in parte simili (nel volere, nellazione; ma non nella sostanza) . Dal 351 Costanzo rimase lunico a regnare su tutto limpero. Con lappoggio di Costanzo (337-381), che ader al gruppo dei semiariani, leresia in Oriente riusc perfino ad avere temporaneamente il sopravvento e minacci di diventare religione di Stato. Nel 358 un gruppo di anomei convocano un sinodo a Sirmio, in cui viene elaborato un nuovo simbolo di fede, per cui il concilio di Nicea viene considerato nullo, o meglio come mai esistito. Coloro che non firmavano il nuovo simbolo venivano deposti o scomunicati (in occidente molti lo respinsero). Secondo alcune testimonianze dellepoca il Papa L iberio, prima resistette, poi cede e firma una delle formule del sinodo di Sirmio, secondo lui, al fine di mettere pace in Oriente e poter far ritorno a Roma, tanto che si parla di lapsus Liberi, errore di Libero; in realt quello di Liberio fu un atto di vigliaccheria perch si lasci indurre a firmare la scomunica di Atanasio e abbandon temporaneamente la formula nicena, creando non pochi problemi: un Papa eretico quale grado di autorit dovrebbe avere? E fino a che punto il magistero del Vescovo di Roma infallibile? Alla morte di Costanzo sale al trono Giuliano (361-363), figlio di un fratellastro di Costantino, che pur avendo avuto un educazione cristiana, appena viene proclamato augusto della Gallia (360) dallesercito ripudia il cristianesimo e pertanto viene detto lapostata. Quando diviene imperatore fa riaprire i templi pagani e autorizza il culto e i
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Andr in esilio per altre quattro volte.

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sacrifici agli dei, infine proibisce ai cristiani di ricoprire cariche pubbliche, emarginando i cristiani della classe intellettuale dellimpero romano. Poco dopo, Giuliano parte per la guerra e muore a Lione. Giuliano fece rientrare pertanto tutti i vescovi Atanasio compreso, che rientr definitivamente ad Alessandria dove morir nel 373.

2.4 Il concilio di Costantinopoli


In Oriente Teodosio il grande (379-395), fautore dellortodossia nicena, nel 380 a Tessalonica emana un editto in cui invita tutti gli abitanti a seguire la fede del Vescovo di Alessandria Pietro e del Vescovo di Roma Damaso e fece consegnare le chiese di Costantinopoli ai cattolici. Questo rappresent il trionfo del cristianesimo sul paganesimo e del fronte nicena sulleresia ariana; Teodosio fu il fondatore della Chiesa cattolica di Stato, avendo riconosciuto il cristianesimo come religione ufficiale dellImpero. Per consolidare la fede organizza un nuovo concilio generale dellOriente, a tenersi a Costantinopoli nellanno successivo. Per quel che riguarda i CONCILI ci diversi aspetti da considerare tra cui uno negativo e uno positivo: NEGATIVO i concili richiedevano la presenza di numerosi vescovi, che dovevano muoversi dalle loro sedi e dirigersi allesterno; quindi si trattava di frequenti assenze prolungate e proprio nel momento in cui le conversioni si facevano pi numerose e i vescovi dovevano preparare meglio la catechesi. Si va profilando un certo interesse da parte dellimperatore sulla Chiesa, tanto che a convocare i concili sono sempre meno i vescovi, e sempre pi gli imperatori; e la sede di questi concili diventa lo stesso palazzo imperiale. Tra Oriente e Occidente aumenta il divario: in questa circostanza (la questione ariana) lOriente si dimostra tecnico e cavilloso e lOccidente concreto e pratico; i due imperi parlano lingue diverse42, pertanto non tutti utilizzano lo stesso termine con lo stesso significato, tanto pi se si tratta di termini tecnici, specifici, cos ad es. il termine (IPOSTASIS): per alcuni viene inteso come persona, per altri come sostanza, confondendo persona; con (OUSIA) sostanza; e solo Atanasio chiarir definitivamente il corretto utilizzo dei due termini: quindi la Trinit formata da tre (IPOSTASIS) e un (OUSIA). POSITIVI il grande sviluppo che la riflessione teologica avr in questepoca, provocata dagli attacchi ariani, porter i teologi a rivedere alcune dottrine e a fare chiarezza su determinate questioni. Tra questi teologi si distingueranno Atanasio e altri grandi autori che rappresentano lepoca doro della patristica. latteggiamento degli imperatori che cercano di intervenire nelle questioni della Chiesa, provocher la reazione di alcuni vescovi che cercheranno di definire una linea di confine tra sacro e profano, abbozzando una dottrina di separazione tra stato e Chiesa. Come la dottrina del Logos, cos anche quella dello Spirito Santo nei primi secoli non era ancora ben circoscritta; coerenti con i loro principi teologici, gli ariani sostenevano che anche lo Spirito Santo fosse una creatura subordinata al Padre e al Figlio; i nemici dello

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Un sinodo ariano ordin vescovo Ulfila e lo manda missionario tra i goti, dove predicher il Vangelo e tradurra la Bibbia in goto creando un nuovo alfabeto; pertanto i popoli germanici seguiranno la fede ariana.

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Spirito Santo furono chiamati pneumatomachi o macedoniani 43 perch non riconoscevano lo Spirito come Dio. Atanasio avvertendo che circolavano idee confuse sullo Spirito Santo apre il dibattito (scrive 4 lettere in difesa della divinit dello Spirito Santo) e cos la questione verr portata nel 381 in concilio. I 150 vescovi presenti e firmatari erano solo i vescovi dellOriente, il Papa non era presente n materialmente, n tramite suoi legati 44, essi pronunciarono la condanna di varie eresie, in particolare contro i pneumatomachi (i vescovi seguaci di questa corrente vengono fatti uscire). Viene riletto il simbolo di Nicea e vengono riaffermate le decisioni del primo concilio, inoltre viene affermato che lo Spirito Santo consustanziale e coeterno con il Padre e il Figlio con cui forma la Santissima Trinit. Pertanto, lo Spirito Santo Signore allo stesso modo del Padre e del Figlio e d la vita come Dio; lo Spirito Santo non creato o fatto (come sostenevano gli ariani e macedoniani) ma procede, nel senso che trae origine in modo spirituale ed eterno dal Padre, esso non oggetto di adorazione, ma termine di adorazione come il Padre e il Figlio (riceve adorazione). Questo detto SIMBOLO NICENO-COSTANTINOPOLITANO (DISPENSA). Nelle Chiese occidentali viene generalmente utilizzata una versione leggermente diversa per l'aggiunta del cosiddetto filioque, mentre in Oriente si utilizza la formulazione pi antica. La disputa sul filioque fu una delle ragioni dello scisma d'Oriente (1054). L'aggiunta della clausola del filioque nel Credo Costantinopolitano compare per la prima volta nell'VIII secolo, si tratta di una falsificazione o manomissione del concilio che nelloriginale testo greco affermava: Spirito che procede dal Padre diventa lo Spirito dal Padre e dal Figlio procede (EX PADRE FILIOQUE PROCEDIT). Data laccusa della Chiesa dOriente ai tempi dello scisma, la Chiesa di Occidente si difende sostenendo che il filioque era nella mente dei Padri conciliari e questo lo si poteva dedurre dalle opere e dai documenti scritti da questi Padri; pertanto con tale inciso non si voluto far altro che ribadire quello che stabilito nel Vangelo, quindi non si trattava di uneresia ma una sottolineatura45. Dopo aver discusso e approvato il simbolo i Padri passano ad affrontare altre questioni: dibattano sul PRIMATO DEL VESCOVO DI COSTANTINOPOLI (canone III) sostengono che il vescovo di Costantinopoli, viene subito dopo quello di Roma e godrebbe di un primato onorifico in quanto Costantinopoli la nuova Roma, quindi in virt di un carattere politico e amministrativo, ma non teologico (Roma sede di Pietro).

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Seguaci di Macedonio, vescovo di Costantinopoli dal 342, il quale sosteneva una tendenza cristologica definita come "semiariana" , secondo la quale il Figlio doveva ritenersi di sostanza simile (in greco: omoiosios) e non identica (in greco: omoosios) al Padre, inoltre negava la divinit dello Spirito Santo, dicendo che era un semplice "servitore" di Dio, simile agli angeli. 44 Il papa sollever una questione sulla ecumenicit del concilio, nel concilio successivo avvenuto a Calcedonia. 45 Ancora oggi glia ariani sostengono che lo Spirito Santo procede solo dal Padre.

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2.5 La questione cristologica


Sorge una nuova questione dal momento che gli ariani, non negavano soltanto la divinit del Logos, ma impoverivano la natura umana di Cristo in quanto sostenevano che Ges non avesse unanima umana e quindi aveva un corpo, ma senza anima. La questione diversa rispetto alla controversia ariana riguardante il Figlio in rapporto al Padre, qui la questione incentrata su Cristo, pertanto detta questione cristologica. Il primo a sollevare la questione fu il vescovo Apollinare (310-390) di Laodicea, in Siria; egli fu dapprima altamente apprezzato da Padri della Chiesa (come S. Girolamo e S. Atanasio) per la sua lealt al Credo Niceno, ma poi nella sua lotta anti-ariana, dal 352, inizi ad enfatizzare eccessivamente la natura divina di Cristo; sosteneva che in Cristo al momento dellincarnazione ci fu lunione di: LOGOS + SARX

elemento divino elemento umano (carne) egli parte da Platone che nell'uomo distingue il corpo ( sarx), l'anima sensitiva (psych) e l'anima intellettiva (nous); il Verbo divino assume della natura umana soltanto il corpo e l'anima sensitiva (SARX + PSICHE) ma non l'anima intellettiva, perch per Apollinare nell'unione, nella loro integrit, di due nature in s perfette come quella umana e quella divina, verrebbe diminuita la natura divina; occorre dunque che nell'unione sia impoverita la natura umana. Infatti, sostiene Apollinare, in un uomo completo deve esistere il peccato, che deriva dalla volont, dallo spirito; dunque, per salvare l'impeccabilit di Cristo, necessario eliminare l'anima intellettiva; con la conseguenza che in Cristo abbiamo il composto LOGOS + SARX privo dellelemento spirituale, ma ci farebbe di Ges una persona incompleta. In questo modo Apollinare pensava di risolvere la questione, spiegare in modo razionale Ges Cristo attraverso lideologia di pensiero del proprio tempo e del proprio luogo. 90

Il primo a denunciare il pericolo di questa teoria fu Atanasio che in un sinodo richiama lattenzione su questa dottrina, che nel frattempo si era diffusa a macchia dolio.

2.6 La controversia nestoriana e il concilio di Efeso


A portare la questione cristologica ai toni accesi della polemica furono Cirillo (patriarca di Alessandria) e Nestorio (patriarca di Costantinopoli) vissuti entrambi nella prima met del V secolo. CIRILLO affermava che Maria era la Madre di Dio Theotkos (colei che genera Dio); attraverso questa affermazione si viene a riconoscere che in Cristo c ununit tra le due nature: umana e divina come la brace e il carbone ardente; NESTORIO affermava che Maria la Madre di Cristo Christotkos (colei che genera Cristo); attraverso questa affermazione si viene a distinguere, separare le due nature di Cristo, contrapponendole fra di loro come lidolo nel suo tempio, come lidolo abita dentro il tempio senza che ci sia compenetrazione reciproca, cos avviene per Ges che abita il corpo di Maria, senza che ci sia interazione reciproca, il risultato che Ges Cristo era un uomo con poteri eccezionali, ma nulla pi. Di fronte alle teorie di Nestorio si sollevano vescovi, monaci e laici (tra cui Cirillo), pertanto la questione viene sottoposta al Papa Celestino I, che convoc un sinodo (nel 430) in cui scomunica Nestorio e incarica Cirillo di comunicare a Nestorio la decisione presa dal sinodo. Cirillo, per, prevaric l'incarico ricevuto, stendendo di sua iniziativa, insieme alle decisioni prese in concilio, un elenco di 12 anatemi, che invi a Nestorio, facendo intendere che la sottomissione alla decisione papale comportasse la sottoscrizione di questo documento. Nestorio che in un primo momento era disposto a un confronto, vista lintransigenza di Cirillo non firma e contesta la cosa, rielaborando un controdocumento in 12 punti e chiedendo all'imperatore Teodosio II che il dibattito fosse portato in un concilio plenario, che fu effettivamente convocato ad Efeso per il giugno 431. Il CONCILIO DI EFESO (431) si tenne in una basilica della citt e i primi a giungere furono Nestorio e Cirillo accompagnati dalle loro delegazioni, il terzo patriarca Giovanni di Antiochia tard intenzionalmente a giungere; e i legati pontifici furono fermati da una traversata burrascosa. Nonostante la mancanza di questi vescovi, Cirillo, sentendosi ancora un rappresentante del papa apr il concilio alla presenza di 153 vescovi viene letta la lettera di Cirillo, il cui testo viene sottoposto alla votazione e poi approvato allunanimit, infine ratificato e pubblicato. Nestorio viene deposto e scomunicato; il concilio si ritiene concluso e i Padri escono dalla basilica a notte fonda accompagnati dal popolo on festa. Quattro giorni dopo linizio del concilio giungono finalmente ad Efeso Giovanni e i vescovi della Siria, che si oppongono al concilio ancora in corso e scomunicano Cirillo. Nel frattempo erano anche giunti i tre legati pontifici che prendono atto delle decisioni prese in concilio, firmano gli atti e mandano tutto a Roma 46 . Cirillo invece, si reca ad Alessandria dove viene accolto trionfalmente.
DISPENSA (IL CONCILIO DI EFESO) non si tratta di un simbolo di fede, perch ad Efeso

non si eman alcun nuovo simbolo di fede, ma si ritenne sufficiente quello niceno ( basta
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A Roma il Papa fa completare la Basilica di Santa Maria Maggiore e su di un mosaico vengono raffigurati i principali avvenimenti della vita di Maria, che sono un inno alla divinit della Madonna.

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Nicea dissero i Padri); per questo il testo riportato tra parentesi, si tratta di un passo tratto dalla lettera di Cirillo, che il concilio ha ratificato e fatto proprio. Questo passo vuole sottolineare la duplice natura di Cristo, due nature che sono perfettamente unite, in questottica Maria pu essere veramente considerata Madre di Dio; questo pone lattenzione sul fatto che si tratta comunque di una questione cristologica (non marianologica), in quanto il dibattito su Maria solo la causa scatenante. Chiuso il concilio, la polemica non accennava a placarsi, ci fu un tentativo di dialogo e di avvicinamento tra le parti che sfocia nel 433 in un simbolo conciliativo ( Symbolum Ephesinum) in cui si riconosce Maria come Madre del Cristo, ma sulla unione delle due nature in Cristo scende il silenzio totale (Cirillo fu incolpato di aver tollerato espressioni di tipo nestoriano).

2.7 La controversia monofisita e il concilio di Calcedonia


Le questioni lasciate in sospeso a Efeso, circa le due nature presenti in Ges Cristo, vennero riprese nel 448, da Eutiche, che era a capo di un importante monastero, scese in campo nella disputa teologica con Nestorio. In polemica con quest'ultimo, che affermava la presenza di due persone distinte (l'una divina e l'altra umana) nel Cristo incarnato, Eutiche insistette che, prima dell'incarnazione, c'erano due nature, ma dopo una sola, quella divina, derivata dall'unione delle due nature stesse; quindi il Cristo non sussiste in due nature, ma da due nature, le quali al momento dellincarnazione si sono fuse tra di loro assorbendosi in un'unica natura, quella divina come una goccia nelloceano. In questa maniera, Eutiche neg che la natura di Cristo fosse consustanziale alla nostra, fatto che, quindi, impedirebbe di redimerci attraverso di Lui. Detta dottrina fu definita MONOFISISMO da monos-phisis. Sulla questione interviene Flaviano, patriarca di Costantinopoli, che indice un sinodo in cui depone e scomunica Eutiche. Eutiche, allora, si appella al Papa Leone I, che analizzate le documentazioni del sinodo, riconferma le decisioni prese da Flaviano e condanna Eutiche (questo documento detto tomo a Flaviano o tomo di Leone47, dal nome del mittente, che si rivela essere un vero e proprio trattato). Eutiche non cedette, e facendo leva sugli appoggi che aveva a corte, si appella allimperatore che convoca, nel 449, un nuovo concilio da tenersi ad Efeso ( II CONCILIO DI EFESO). Questo concilio viene aperto alla presenza di un gran numero di monaci e laici e viene presieduto da Dioscoro, che era succeduto a Cirillo, che chiede che Eutiche fosse riammesso e che fosse richiamato lanatema su chiunque osasse affermare eretiche le teorie di Eutiche. Lassemblea insorge e nella confusione la lettera di Leone sparisce, i legati papali vengono bloccati e zittiti, mentre i vescovi vengono costretti a firmare le decisioni prese in concilio e Flaviano viene deposto e scomunicato. Chiuso il concilio gli atti vengono spediti a Roma, ma il Papa Leone I, rifiuta ogni decisione presa dal concilio e afferma che non si era trattato di un concilium, ma di un latrocinium; per tale motivo questo concilio passa alla storia come BRIGANTAGGIO DI EFESO.
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In questa lettera si afferma che, nonostante lunione tra le due nature e sostanze nellunica persona di Cristo, non si verifica nessuna mescolanza tra le due nature, ma anzi ciascuna di esse opera in collegamento con laltra quello che le proprio.

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Ma il dominio dei monofisiti non fu di lunga durata, poich con la morte di Teodosio II era salita al trono la sorella Pulcheria che aveva sposato il generale Marciano (450-457); questi indisse subito un nuovo concilio per riportare unit e pace nellimpero. Il Papa, visti gli eventi che non poco tempo prima erano accaduti ad Efeso, acconsente al concilio a patto che: - il concilio fosse presieduto dal Papa tramite i suoi legati; - che il simbolo di Nicea non fosse toccato; - e che per quel che riguardava la questione cristologica, si facesse riferimento alla sua lettera indirizzata a Flaviano. Nel 451 si apre il CONCILIO DI CALCEDONIA con 360 vescovi presenti e firmanti; secondo gli accordi la presidenza tenuta dal legato papale che per prima cosa riabilita i vescovi deposti e scomunicati e propone la sospensione e la scomunica di Dioscoro a meno che non avesse fatto ammenda e penitenza. Viene letto il testo del simbolo di Nicea e di seguito, il tomo a Flaviano e le due lettere di Cirillo e Nestorio. Lassemblea si rianima alla constatazione che Cirillo e il Papa Leone affermino la stessa cosa, quindi si d lincarico a una commissione di Vescovi di preparare il testo finale.
DISPENSA (IL CONCILIO DI CALCEDONIA) Calcedonia non vuole dire cose nuove, ma

confermare quanto formulato nei concili precedenti (Nicea ed Efeso); e in aggiunta () viene affermata e ribadita la fede nella duplice natura di Cristo; le due nature non sono confuse e mescolate (Eutiche), n divise e separate (Nestorio), ma unite in una sola persona (due PHISIS una HYPOSTASI) distinguendo definitivamente natura e persona. Per quel che riguarda le questioni disciplinari viene ratificato il CANONE 28 in cui si affermava che i privilegi e il primato che fino a quel momento erano appartenuto a Roma, doveva passare alla nuova Roma, ovvero Bisanzio, perch sede della nuova citt imperiale. Chiuso il concilio gli atti vengono mandati a Roma dove Papa Leone accetta Calcedonia per tutto ci che riguarda la fede e la dottrina, ma respinge il canone 28, poich se Costantinopoli vuole vantare il primato della Chiesa in virt del fatto che diventata la nuova Roma, questo pu considerarlo solo da un punto di vista politico, perch la nuova sede imperiale, ma il primato di Roma consta nel fatto che Roma la sede del martirio e dellapostolato di Pietro. Solo in Egitto i monaci continuarono a seguire le dottrine di Eutiche e daranno origine alla Chiesa copta (copto = egiziano) di chiara tendenza monofisita, che si rifiuter di accettare il simbolo di Calcedonia. Questa Chiesa copta resister anche allIslam e giunger fino ai giorni nostri.

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Capitolo III Cristianesimo e societ


3.1 Cristianesimo e mondo tardo-antico
Durante le persecuzioni la Chiesa non esercit sulla vita pubblica che un influsso limitato, ma dal momento in cui venne riconosciuta come una religione privilegiata perfino lonnipotenza imperiale dovette piegarsi ai postulati morali del cristianesimo. Elementi di carattere giuridico-amministrativo CONTROVERSIA SUL DIVORZIO Il matrimonio nella societ antica era poco tutelato e il divorzio diffuso; il matrimonio si basava sul consenso che faceva le nozze (come secondo diritto romano antico), per cui se viene a cadere il consenso cade il matrimonio, per cui era facile ottenere il divorzio. Con Costantino vengono limitati i motivi per cui era possibile ottenere il divorzio, che poteva essere chiesto solo per cause gravi. Mt.19 e giusto ripudiare la moglie? Gn 2,9-10 - CONCUBINATO come libera convivenza senza alcun fondamento giuridico e lADULTERIO relazione extraconiugale. A questo ci si rifatti al termine usato nel Nuovo testamento porneia in altri passi fanno pensare che per indicare ladulterio cera da aspettarsi un signific ato pi preciso, pi tecnico. Un termine pi specifico sembra moicheia che la chiesa latina intende come impudicizia, concubinato; basandosi per questo su unanalisi rigorosa del testo originale greco, in cui il discorso di Giovanni sembra assoluto, senza nessuna eccezione, in accordo con il testo di Matteo al quale Giovanni si rif. Il cristianesimo non riusc ad abolire la tortura nei tribunali, ancora in voga nella fase repubblicana. Di fronte a questa prassi di violenza e tortura elever la sua voce Agostino con toni solenni e rassegnati. Elementi di carattere religioso: Di notevole diffusione sono le iniziative di carattere caritativo e umanitario, le elemosine (un dovere del cristiano) assumano una forma sempre pi capillare e organizzata; Sorgono le diaconie centri di assistenza a favore dei poveri ed emarginati a cui sono assicurati i beni di prima necessit. A Roma in questi secoli si contano gi una ventina di diaconie disseminate in vari punti della citt con a capo un diacono. Questi centri sorgeranno inizialmente vicino alle chiese e poi sempre pi vicini ai monasteri. Nascono i primi centri di accoglienza di poveri, ammalati e stranieri di passaggio a Cesarea il vescovo accanto allepiscopio costruir un vero e proprio centro di accoglienza con mensa, ospedale e scuola, si tratta della celebre Basiliade dal nome del vescovo Basilio. A Roma viene costruito il primo ospedale ad opera della matrona Fabiola che rimasta vedova decide di trascorrere il resto della sua vita accanto ai bisognosi. Tutte queste iniziative (scuole, ospedali) non erano conosciute nel mondo antico e inizialmente sorgono solo in ambito cristiano. Viene affermato il diritto alla libert religiosa per tutti donne e minori compresi che fino a quel momento avevano dovuto seguire le decisioni del marito o del padre. 95

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3.2 Cristianesimo e paganesimo


Costantino aveva permesso con nel suo editto, che ci fosse tolleranza religiosa, anche se non nascondeva una preferenza per il cristianesimo; i figli saranno favorevoli allarianesimo con larghe concessioni al paganesimo che in questepoca sta perdendo notevolmente terreno perch in forte crisi ( praticato solo nelle aree pi periferiche delle citt e nelle campagne). Il paganesimo continuer ad esser praticato tanto vero che durante il sacco di Roma ad opera di Alarico la responsabilit cadr ancora una volta sui cristiani, colpevoli della decadenza dellimpero; a scendere in campo per difendere la religione cristiana sar Agostino che nellopera La citt di Dio replica punto per punto alla tesi degli avversari dimostrando che la storia della civilt era simboleggiata da due citt perennemente in lotta tra loro (fino alla fine dei tempi); egli si sposta dal terreno dei fatti a quello dei principi, cercando dei principi di lettura della storia al di fuori della storia stessa. La controversia legata allaltare della Vittoria Quando in Occidente al potere giunge limperatore Graziano (375-383), rifiuta il titolo di Pontefex Maximus, per suo ordine vengono sospesi i contributi dello stato per il culto pagano e vengono confiscati i terreni e i templi pagani; inoltre fa rimuovere dal senato laltare della dea Vittoria. Questultima ordinanza suscit fra i pagani una agitazione enorme. Una delegazione del senato, appartenente al partito pagano, guidata da Simmaco si rec alla residenza imperiale di Milano per chiedere la revoca del provvedimento, ma Graziano non si degn neppure di dargli udienza. Quando poco dopo Graziano perse la vita a Lione, la richiesta viene ripetuta al nuovo imperatore Valentiniano II (383-392), davanti al quale Simmaco tiene un discorso (un importante documento letterario di questepoca), in cui chiede di abrogare tutti i provvedimenti anti-pagani, compresa la rimozione della statua per garantire la stabilit dellimpero, perch come lui sostiene tutti adoriamo una stessa divinit, ma non si pu pretendere che tutti arrivino a Dio per una medesima strada . In risposta sa Simmaco interviene Ambrogio che in una lettera allimperatore lo diffida a fidarsi di alcuni cattivi consiglieri e richiama al dovere limperatore che dovrebbe att enersi a ci che dice la Chiesa. Che poi un intrigo di pochi pagani si ritenga petizione cosa singolare, dice Ambrogio; questo sicuramente segno che la maggioranza del senato non pi pagana. Questo uno dei fatti pi significativo del partito pagano perpetrati contro il cristianesimo ed anche lultimo tentativo di sopravvivenza del paganesimo

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3.3 Rapporto Stato Chiesa


Finch Costantino fu in vita, non ci furono grandi questioni tra Stato e Chiesa, latteggiamento di attenzione e benevolenza dellimperatore nei confronti dei vescovi, viene avvertito come benedizione, segno dei tempi; senza pensare alle conseguenze per la Chiesa. Un imperatore che convoca un concilio e interviene nelle discussioni di carattere dogmatico e teologico non era un caso particolare e non destava clamore, come non aveva importanza per la Chiesa che limperatore scomunicava e deponeva vescovi e teologi. Questo atteggiamento di sottomissione al volere dellimperatore, era spiegato dal prestigio che Costantino godeva allinterno della Chiesa (egli stesso si definiva il tredicesimo apostolo o vescovo dal di fuori). EUSEBIO DI CESAREA parla di un nesso profondo esistente tra lo sviluppo del tempio e sviluppo del cristianesimo; egli sostiene che limperatore cristiano contribuisce alla diffusione del cristianesimo e aiuta la Chiesa, per cui non esiste frattura tra Impero Romano e Impero Romano cristiano, dal momento che lImpero Romano stato provvidenziale nei confronti del cristianesimo sin dalle sue origini. Inoltre egli afferma che come la citt celeste ha un unico principio divino, cos occorre che la citt terrena abbia un solo sovrano, in base a ci allimperatore spetta anche la cura e la responsabilit della Chiesa (teologia politica). In un sinodo di vescovi, Costanzo II (sinodo di Sirmio) decider di trasferire lassemblea allinterno del palazzo imperiale, dove a un certo punto dietro ad una tenda compare limperatore che era l ad origliare, si impone nel sinodo e vuole scomunicare tutti, dal momento che ogni sua decisione legge. Il primo ad accorgersi del pericolo che correva la Chiesa fu Atanasio che scisse una lettera circolare in proposito, altri per furono della sua stessa idea e una serie di voci si levano a denunciare il pericolo di una intromissione del potere imperiale nella sfera spirituale: Osio di Cordova, Eusebio da Vercelli, Lucifero da Cagliari, Ilario di Poitiers (imperatore lupo travestito da agnello), quella pi significativa fu quella di Ambrogio da Miliano. Ambrogio avviato agli studi di diritto e retorica, dopo breve carriera forense, venne destinato a Milano con la carica di prefetto della citt e della regione. In seguito alla morte del vescovo, la popolazione convocata in cattedrale per lelezione del successore. Vi furono una serie di tafferugli e violenze e per placare gli animi intervenne Ambrogio che viene acclamato Ambrosius episcopus! viene battezzato e fatto vescovo. Valentiniano regnava sotto tutela dellimperatrice Giustina, che era cristiana di fede ariana. In occasione della Pasqua gli ariani si presentano per ottenere un luogo per le loro funzioni: limperatrice allora, convoca Ambrogio per chiedergli di concedere loro la basilica porziana (alle porte della citt). Ambrogio si rifiuta e il popolo in piazza lo appoggia. La stessa cosa accade lanno successivo, ma di fronte a un nuovo rifiuto, limperatrice requisisce la basilica, per impedire questo i fedeli occupano la basilica. Allora un messo imperiale chiede ad Ambrogio di recarsi a corte per chiarire chi fosse il legittimo vescovo: lui o quello che gli ariani avevano eletto nel frattempo; quindi Ambrogio convoca i vescovi delle citt vicine e decide di resistere agli attacchi della corte. Scrive allimperatore 98

e chiede di non intromettersi, perch la questione riguarda non lambito della legge ma quello della fede, ma limperatore decide di far circondare la basilica bloccando o gni via di accesso. Chiusi dentro la basilica, Ambrogio con i suoi cantano e pregano, leggono la Scrittura e recitano i Salmi. Cos Ambrogio compone brevi versi che messi in musica subito vengono imparati e ripetuti dalla gente /gli inni ambrosiani, una delle testimonianze pi significative della liturgia latina). La domenica successiva Ambrogio si reca in cattedrale dove tiene un importante discorso: spiega i motivi del proprio rifiuto ad abbandonare la basilica nelle mani dellimperatore, perch secondo lui limperatore ha diritto di chiedere qualunque cosa sia di sua competenza, ma non la chiesa. Il tributo legittimo, ma la chiesa di Dio e non pu essere dato a Cesare ci che di Dio. Con questa distinzione, Ambrogio, per primo, introduce la separazione tra i due poteri, spirituale e temporale, avocando a s quello spirituale e lasciando al trono quello temporale. Quando sale al trono Teodosio avviene lepisodio (388) della sinagoga di Callinico (sulle rive dellEufrate): un giorno vi scoppia una sommossa seguita da un incendio operato da alcuni sobillati da alcuni monaci. Teodosio intima di ricercare i responsabili e alla comunit cristiana e di ricostruire la sinagoga. Ambrogio, in questa occasione, mostra una grande abilit diplomatica scrivendo una lettera a Teodosio dove gli chiedeva di recedere dalla sua posizione volta dobbligare i fedeli cristiani di Callinico alla ricostruzione della sinagoga nella propria citt, dissente perch la verit deve avere la preminenza sullerrore: non avrebbe pi celebrato la messa alla presenza dellimperatore a meno che questo non avesse revocato lordine. Teodosio, allora, temendo limpopolarit e non volendo scontrarsi con personaggio tanto influente, cede e revoca lordine. Si tratta certamente di una questione un po discutibile in cui Ambrogio ha posto in campo la propria autorit morale. Ma il fatto pi significativo lepisodio di Tessalonica (attuale Salonicco) qui si scatena una sommossa in seguito allarresto di un fantino che aveva compiuto atti osceni. A causa della folla in tumulto, Teodosio ordina di radunare tutta la popolazione al circo con il pretesto di offrire uno spettacolo e poi ordina di uccidere tutti. Revoca lordine, ma troppo tardi ed il massacro compiuto, presto la notizia fa i l giro dellimpero e la gente confusa come pu un imperatore cristiano dare un ordine del simile? Ambrogio interviene e la corte in un estremo tentativo tenta di insabbiare il suo intervento. Cos Ambrogio nuovamente convoca i vescovi delle citt vicine e in questo incontro viene deciso che lautore di tale delitto, trattandosi pure dellimperatore, deve fare pubblica penitenza prima di essere riammesso nella Chiesa. Nella notte di Natale del 390 d.C. Teodosio si presenta davanti al vescovo e chiede perdono vestito di un sacco. Questo gesto esprime in modo estremamente eloquente il pensiero di Ambrogio tra le due sfere, temporale e spirituale, esiste un limite oltre il quale non possibile andare neppure se si tratta dellimperatore il quale nella Chiesa e non sopra la Chiesa per cui nelle faccende di fede limperatore che obbedisce al vescovo e non viceversa. Non tutti i vescovi del tempo ebbero la tempra di Ambrogio, ma il suo indirizzo rappresenta il vertice nei rapporti Stato Chiesa in epoca antica che verr infine codificata da papa Gelasio alle fine del V secolo sosterr che: due sono le autorit da cui viene principalmente retto il mondo: la sacra autorit dei vescovi e il potere imperiale. Di queste per la prima ha un valore maggiore perch deve rendere conto a Dio anche per i re. Daltra parte nelle cose temporali gli stessi vescovi obbediscono alle leggi dellimperatore. Con questa distinzione lOccidente latino seguir e codificher il principio gelasiano che imposter per un millennio il rapporto Chiesa-Impero. Basterebbe citare la

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teoria delle due spade, simbolo delle due autorit; o la teoria dei due soli di cui parla anche Dante. In Oriente la questione avr tuttaltro corso: il potere imperiale verr visto, secondo limpostazione di Eusebio di Cesarea, come direttamente derivante da Dio originando la tendenza allalleanza trono-altare (cesaropapismo). Si veda la Chiesa bizantina ancora oggi nelle chiese ortodosse il patriarca siede nella Duma (parlamento russo) dando origine ad una chiesa strettamente legata al carro del potere (gli orientali la definiscono sinfonia).

Capitolo IV La vita interna della Chiesa


4.1 La liturgia
Accanto alle questioni di carattere politico e dottrinale il IV sec porta a galla tutta una serie di problematiche di carattere pastorale. Con Costantino, il cristianesimo da religione perseguitata diviene religione riconosciuta fino alleditto di Tessalonica (380 d.C) in cui diviene religione ufficiale. Un numero sempre maggiore di persone aderisce alla nuova religione, ma questo processo di espansione del cristianesimo ebbe delle conseguenze nei confronti della Chiesa.

Catecumenato e battesimo
CATECUMENATO sar il primo ad andare in crisi, avvertendo limpatto con le grandi masse subendo un profondo processo di trasformazione e cambiamento. Allinizio le uniche condizioni necessarie al BATTESIMO erano il pentimento e la fede in Cristo Ges: si veda il caso di Pietro che nel giorno di Pentecoste predica alla gente e battezza subito dopo tremila persone. Lo stesso discorso vale per leunuco della regina Candace: incontra Filippo lo invita a salire sul carro, Filippo gli annuncia il kergma e costui si converte, poi incontrata una fonte dacqua e Filippo lo battezza immediatamente. Con il passare dei secolo al rito del battesimo, viene affiancato un periodo di preparazione, di cui abbiamo testimonianza gi dalla fine del I sec. e poi sempre pi nella met del II sec.: il catecumenato, periodo di preparazione e di prova, che andr sempre pi strutturandosi fino a raggiungere allinizio del III sec. una durata di tre anni (cfr Ippolito, La tradizione apostolica). Nel IV sec. la situazione muta progressivamente: aumenta il numero di quanti chiedono il battesimo ma che poi lo rimandano quanto pi possono al termine della vita o comunque il pi tardi possibile (battesimo dei clinici: celebre il caso di Costantino; non diverso il caso 100

di Ambrogio che quando venne fatto vescovo era un semplice catecumeno; idem per Agostino, che s. Monica voleva aspettare a battezzare passati i furori giovanili come dice nelle Confessioni: tutto ci a causa della prassi penitenziale particolarmente rigida in vigore nellepoca). Il pedobattesimo battesimo dei bambini, di cui si ha gi testimonianza nella comunit primitiva; Paolo e Sila a Filippi: liberati miracolosamente dal carcere, il carceriere viene salvato dal suicidio, si converte e viene battezzato con tutta la famiglia. Di fronte alla massa di persone che cristiane lo sono pi di nome che di fatto, la chiesa avverte la necessit di fare unopera di selezione e preparazione. E questa la cosiddetta catechesi ai principianti di cui parla Agostino nel De Catechizandis rudibus. Agostino tratta questa forma di catechesi per coloro che si affacciano alla nuova fede: dopo avere esposto i punti principali della fede cristiana, Agostino d suggerimenti molto pratici con osservazioni psicologiche finissime ancora oggi attuali. Per e s.: considerare luditorio che si ha di fronte. Un uditorio di cultura media particolarmente difficile, in quanto costoro pur sapendo tanto non sanno tutto anche se lo presumono; inoltre occorre tener presente lo stato danimo del catechista, la sua preparazione culturale, il suo linguaggio, elementi tutti che incidono sulla efficacia e sulla qualit delle catechesi stessa. Educati sulle verit elementari della fede, i candidati si presentano in chiesa allinizio della Quaresima insieme al garante della comunit che attesta che vi sono le condizioni per essere fedeli agli impegni da assumere; il vescovo segna il nome dei catecumeni su un apposito registro: ha inizio un lungo cammino fatto di catechesi, preghiere, esercizi, penitenze. Si pu partecipare alla messa, ma solo fino allomelia (dopo di che i catecumeni devono uscire).

Il battesimo amministrato in forma collettiva, nella notte di Pasqua ed rivolto soprattutto ad adulti e per immersione, preceduto dalla recita del Symbolum (Credo) rito della traditio (consegna) et redditio (restituzione) symboli. Terminati i riti preliminari i catecumeni scendevano nella vasca dalla quale risalivano per essere rivestiti di una veste bianca che tenevano fino alla domenica successiva: la domenica in albis deponendis. Ricevuto il battesimo, venivano unti con olio (futura cresima) e introdotti in chiesa per la celebrazione delleucaristia. Questi in sintesi riti delliniziazione cristiana: battesimo, unzione, eucarestia. Da notare la successione dei tre elementi che in seguito sar modificata in battesimo eucarestia e cresima, mentre la chiesa orientale ha sempre mantenuto la medesima successione e lunit nella loro amministrazione. Oggi questa amministrazione unica applicata nella chiesa latina per gli adulti, secondo liter della chiesa antica. Seguivano le catechesi sui sacramenti: catechesi mistagogiche (o ai misteri = sacramenti) che si svolgevano per tutta la settimana successiva alla Pasqua. Per paura che tale significato fosse frainteso da chi non era ancora cristiano infatti, la catechesi sui sacramenti veniva fatta dopo lamministrazione dei sacramenti stessi. Purtroppo dal catecumenato attestato da Ippolito (tre anni) a fine IV secolo, si scesi alla durata di una sola quaresima. Quando si affermer sempre pi il pedobattesimo accompagnato dallingresso in massa dei nuovi popoli germanici, si creeranno situazioni assai difficili: ad es. il caso della conversione del capo (come nel caso di Clodoveo re dei Franchi) ed automaticamente di tutti i suoi dignitari ed il suo popolo senza alcun catecumenato.

Eucarestia
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Altro elemento della comunit cristiana che subisce in questepoca un processo di trasformazione leucarestia. Per quel che riguarda il RITO DELLA CENA: abbiamo accennato alla pi antica preghiera eucaristica contenuta nella Didach. Leucarestia veniva celebrata allinterno di un pasto comune secondo il modello della cena di Ges (cena ebraica). Essa avveniva (sempre secondo la Didach) nel giorno del Signore. Nella lettera di Plinio a Traiano, si fa cenno al fatto che i cristiani hanno labitudine di riunirsi allalba per cantare inni a Cristo come a un Dio, per poi consumare un pasto innocente. Giustino, nellApologia, parla in due passi del rito della Cena: - nel primo racconta che si svolgeva in occasione del battesimo dei catecumeni; - nel secondo racconta che si svolgeva nel giorno detto del Sole (la domenica). Stando dunque a queste testimonianze di Giustino si ricava che alla domenica ci si radunava in uno stesso luogo e si leggevano i testi sacri finch si poteva; poi si pregava e ci scambiava il bacio di pace; dopo vengono portati il pane, il vino e lacqua accompagnati dalla preghiera di ringraziamento conclusa dallAmen di tutti i presenti. Alla f ine i diaconi distribuiscano il pane ed il vino consacrati ai presenti e anche per i malati. Al termine della celebrazione venivano deposti presso il celebrante le offerte per vedove, orfani e prigionieri. Questa prassi gi consolidata allepoca di Giustino risaliva ad un epoca immediatamente successiva a quella apostolica e rimarr in vigore fino al Vaticano II. Infine Ippolito riporta la pi antica preghiera eucaristica a noi pervenuta, e che recitata ancora oggi: (il canone) che va dal Santo al Pa dre Nostro. Quello di Ippolito quello pi breve ed il canone II (il III e il IV sono recenti, posteriori alla riforma liturgica; il I detto canone romano comunque successivo a quello di Ippolito).

Pratiche liturgiche La liturgia, sciolta dal timore delle persecuzioni, pot svilupparsi liberamente nelle chiese che andarono sorgendo in gran numero. Poich il cristianesimo aveva avuto una larga diffusione nel IV e V secolo si sente il bisogno di unificare le varie tradizioni e forme liturgiche. Ogni chiesa, infatti, aveva una sua liturgia (Roma, la Gallia, la Spagna, lAfrica diverse liturgie per le diverse lingue parlate nelle diverse regioni). Tutte queste liturgie verranno soppiantate dalla liturgia romana, eccetto per le Gallie e Milano (che con Ambrogio avr un impulso particolare liturgia ambrosiana). Per quanto riguarda lOriente prendono piede due liturgie particolari: la liturgia alessandrina e la liturgia antiochea. Si avr cos il formarsi delle quattro grandi famiglie liturgiche romana e gallica per lOccidente e alessandrina e antiochea per lOriente; corrispondenti alle quattro grandi aree del mondo antico. Con il sopravvento della liturgia romana si avr per conseguenza listituzione del latino come lingua liturgica, che sostituisce il greco che era usato fino a quel momento sia in Oriente che in Occidente. 102

I n sintesi possiamo dire che: - I e II secolo il greco era la lingua liturgica comune sia allOriente che allOccidente; - III e IV secolo in Occidente si usa sia il greco che il latino, mentre in Oriente si continua ad usare solo il greco; - Dal V sec. in poi avviene lutilizzo definitivo della liturgia romana, quindi solo latino; - Concilio Vaticano II la lingua della liturgia cambia a seconda dei paesi (italiana, spagnola, francese) Contestualmente a questo processo di definizione della liturgia compaiono i primi testi liturgici prima il celebrante inventava sul momento le preghiere della liturgia, poi delle controversie teologiche porteranno alla formazione di formulari gi pronti Allinterno della celebrazione liturgica era inserita lOMELIA che costituiva una vera e propria catechesi agli adulti in forma stabile, perch in questepoca non era ancora possibile una vera e propria catechesi. Lomelia costituiva una vera attrattiva per le folle (si pensi ad Agostino o a Giovanni Crisostomo che vuol dire bocca doro cos detto per la sua abilit nella predicazione); proprio per questo abili stenografi raccoglievano questi discorsi e li mettevano per iscritto offrendoci uno spaccato diretto della vita e dalla religiosit di questepoca; infatti ci permettono di ricostruire il qua dro sociale della vita dellepoca oltre allinsegnamento dottrinale che offrono (Massimo, vescovo di Torino, racconta nelle sue prediche la nascita della chiesa di Torino)

Disciplina penitenziale Fin dallinizio la Chiesa ha fatto proprio il precetto di perdonare il fratello che pecca contro di te e nei testi del Nuovo Testamento dellet apostolica si hanno delle testimonianze in merito. Del periodo post-apostolico si hanno notizie: nella DIDACH
Nella assemblea tu confesserai i tuoi peccati e non andrai nella preghiera in cattiva coscienza

sembra che in questo caso si tratti pi di un atto penitenziale che di un vero e proprio sacramento.

nel PASTORE DI ERMA ci porta nel vivo della comunit cristiana della prima met del secondo secolo; l'argomento centrale dell'opera la penitenza. Erma sostiene che la prima e unica penitenza quella fatta al momento del battesimo, ma
in via del tutto eccezionale viene ora concessa una seconda penitenza, ma una sola volta prima che la costruzione della torre (simbolo della Chiesa) venga ultimata, dopodich chi ne rimasto fuori, ne viene escluso

Erma pone cos un nesso tra il peccatore e la Chiesa, oltre che tra il peccatore e Dio, non si pu concepire una integrazione piena con Dio se non inserita nel contesto della 103

comunit. Per Erna vige il principio che come non c che un solo battesimo, cos non ci deve essere che una sola penitenza per i peccati e questa deve avvenire subito dopo il battesimo chi ha ricevuto il battesimo non dovrebbe pi peccare (dovrebbe Erma usa il condizionale perch consapevole della fragilit della natura umana). Occorre, dunque affrettarsi perch quella che viene offerta una condizione eccezionale (seconda penitenza) che lultima, in quanto non si potr pi avere successivamente unaltra penitenza e la remissione dei peccati. Tertulliano riprende il discorso di Erma e afferma che una seconda penitenza possibile, ma una volta soltanto perch gi la seconda, e mai pi in avvenire
Iddio concede a lui, una seconda volta peccatore, il modo di redimersi, qualora egli si penta di vero cuore e lo manifesti, questo suo pentimento, con cerimonia chiara ed aperta: oltre che una penitenza nell'intimo dello spirito suo, il cristiano dimostri questo suo stato d'animo con atti esteriori di umiliazione e di rinunzia : si chiama questa : exomologesi

Tertulliano teorizza la pratica penitenziale in vigore a suo tempo (fin e II sec.), liter penitenziale si apre con laccusa dei propri peccati, fatta di fronte al vescovo in forma privata e segreta, segue una ammonizione del vescovo che invita il peccatore ad entrare nella categoria dei penitenti, dopo comincia un cammino fatto di penitenze, riti e preghiere accompagnato da digiuni, elemosine, astensioni dal matrimonio, esclusione da determinate forme di vita comunitaria (non potevano partecipare a tutta la messa, o dovevano stare a messa in piedi o in ginocchio, o nellatrio a piangere i propri peccati e a chiedere a coloro che entravano di pregare per loro). Una volta terminata la penitenza (che a volte durava tutta la vita) venivano reintegrati nella comunit. Nel caso di peccati pubblici e notori (omicidio, apostasia) la penitenza era differente e pi dura rispetto al caso dei peccati privati. Tertulliano entra a far parte di una setta rigorista e introduce una distinzione tra peccati remissibili e non remissibili; quelli non remissibili sono tre: apostasia, omicidio e adulterio, per i quali la Chiesa non ha il potere delle chiavi, per questi non resta che pregare Dio e affidare il peccatore alla clemenza divina. Agostino sosteneva che la gravit del peccato oltre che attraverso la colpa materiale va giudicato attraverso la situazione e lintenzione del soggetto che lo compie. Egli scrive una lista di peccati gravi che definisce mortali, che richiedono la penitenza pubblica; per gli altri peccati, che definisce veniali, per i quali bisogna far ricorso alle pratiche tradizionali preghiera, digiuno, elemosina, pentimento; a cui gli orientali aggiungevano le lacrime che avevano il compito di lavare il viso dal peccato. tre osservazioni sul processo evolutivo della prassi: Lesperienza precede la teoria; La prassi penitenziale non risulta omogenea e uguale dappertutto, ma varia da comunit a comunit e da epoca a epoca; La pressi penitenziale pocanzi descritta entrer in crisi tra il V e VI sec., poich la penitenza pubblica verr soppiantata dalla penitenza privata importata dai monaci irlandesi. Nel medioevo la penitenza privata sar sostituita dalla penitenza tariffata fino al Concilio di Trento.

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Anno liturgico
Lanno liturgico si organizza intorno a 2 festivit principali: la Pasqua e il Natale; PASQUA fino al III secolo notiamo che essa celebrata in modo distinto tra Oriente e Occidente. Nicea aveva stabilito che essa doveva celebrarsi la prima domenica successiva al solstizio di primavera. Essa doveva essere preceduta da un tempo di penitenza e digiuno, come attestato da Ireneo di Lione alla fine del II sec; Clemente parla di una prassi diversa in cui questo tempo di digiuno riguardava solo il venerd; Atanasio afferma che il digiuno tradizionale doveva essere di 40 giorni che precedevano la Pasqua; la stessa procedura di digiuno, preghiera ed elemosina era quella delliter battesimale e la penitenza dei peccati pubblici. Dopo 50 giorni dalla Pasqua doveva seguire la Pentecoste e la Pasqua doveva essere preceduta da una grande settimana: la Settimana Santa (in cui molti si recavano a Gerusalemme) NATALE in Occidente il Natale era celebrato il 25 dicembre in sostituzione della festa pagana del dio sole che veniva a coincidere con il solstizio dinverno; a Roma la prima data certa in cui fu celebrato in questo giorno il 336 anche se si pensa fosse celebrata in quel giorno anche prima. In Oriente risulta molto importante la festa dellEpifania; tra il IV e il V sec si dice sia avvenuto uno scambio di date tra Oriente e Occidente, anche se su questa teoria ci sono alcune riserve come dimostra lo studio di un autore israeliano Talmon che ha pubblicato una ricerca che, contrariamente a una tradizione fittizia e simbolica, procede con una ricerca reale e storica. Egli parte dal fatto che quando Zaccaria riceve la notizia che la moglie Elisabetta avr un figlio si trova nel tempio a ufficiare nelle scritture si dice esercitava sacerdotalmente nel turno del suo ordine. Nel frattempo lAngelo Gabriele d lannuncio a Maria quando Elisabetta al sesto mese. In base a complessi calcoli risulta che la classe sacerdotale di Abia di cui faceva parte Zaccaria officiava in tre date al tempio tra cui settembre, per cui il Battista sarebbe nato a giugno e Ges a dicembre48.

Culto dei martiri


Il culto dei martiri era legato al culto delle reliquie e delle immagini. Tra il IV e il V sec si impone luso della sepoltura ad santos, ovvero presso la tomba di un martire; i santuari legati alla memoria di un martire diventarono un polo di attrazione per tutta la comunit. In questo contesto si sviluppa il fenomeno dei pellegrinaggi nei luoghi santi in Palestina e sulle tombe dei martiri pi celebri. In risposta a questo tipo di culto ci fu una critica da parte di alcuni vescovi della chiesa; tanto che il culto delle immagini in Oriente assumer delle forme inquietanti che sfoceranno nella lotta iconoclasta (dal grego , eikon [immagine], e , klastein [spezzare]) che porter alla perdita del patrimonio artistico bizantino. Questo accade perch per lorientale, limmagine una presenza che rappresenta lunica vera forma dellincarnazione di Cristo, da qui il significato religioso che viene dato alle immagini sacre.

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Un calcolo basato sui turni sacerdotali al Tempio, pur con tutti i suoi limiti, pare non opporsi alla cronologia tradizionale. Il fatto che vi fossero dei pastori con le loro greggi all'aperto nella notte in cui nacque Ges non un motivo per escludere che fosse inverno; ancor oggi a Betlemme possibile vedere ovini al pascolo nei freddi giorni natalizi. Certamente queste argomentazioni, in mancanza di documenti pi precisi, non possono mai avere un valore assoluto.

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4.2 Struttura e ministeri


Vescovo e corepiscopo
Nel processo di cristianizzazione dellimpero viene toccato ogni luogo dalla citt alla campagna, anche se questultima era sostanzialmente pagana ( pagus= villaggio). Nel IV e V sec le comunit si allargano, aumentano le esigenze di partecipare alla messa e i presbiteri vengono mandati nelle comunit (prima cera solo una messa detta dal vescovo). Accanto alle chiese sorgono locali per catechesi e riunioni (nelle campagne daranno origine a quelle che saranno le parrocchie). In Oriente si afferma la figura del COREPISCOPO una specie di vice-vescovo, un sottoposto nelle zone rurali del Vescovo titolare, (parola di origine greca cora = compagna episcopos = vescovo) che aveva il compito di mantenere i contatti tra le comunit urbane ed extraurbane.

Presbiteri
Per la formazione dei presbiteri, in questepoca, non esistono dei centri specializzati (seminari) ma la formazione era lasciata al vescovo che insegnava: teologia, sacre scritture (tipico della cultura del tempo). Successivamente cominciano ad emergere delle iniziative a carattere culturale e formativo a Vercelli sorge un CENOBIO di presbiteri che fanno vita comune, praticano il celibato e si recano nei centri religiosi a svolgere attivit pastorale. Da questo tipo di forma comunitaria proviene Massimo, primo vescovo di Torino. Per quanto riguarda la posizione del clero nei confronti del MATRIMONIO In Africa S. Agostino scrisse una regola, non di carattere monastico, che riguardava la vita in comune tra presbiteri. Tra il IV e V sec accanto a presbiteri celibi troviamo presbiteri sposati nel IV sec un sinodo spagnolo introdurr la forma del celibato obbligatorio per i ministri, questo verr applicato prima solo in Spagna, poi in tutto lOccidente; un cambiamento, questo, che verr molto gradualmente e con risultati alterni. In Oriente il celibato era obbligatorio solo per i vescovi mentre i presbiteri potevano sposarsi, col risultato che solo i monaci diventavano vescovi. Per quanto riguarda il SOSTENTAMENTO DEL CLERO Paolo nelle sue lettere parla di aver provveduto alle sue necessit con il lavoro delle sue mani (At. 20; 1Cor. 9); Paolo dice di non aver mai usato del diritto dato dal Vangelo a differenza degli altri apostoli, i quali non solo vivono sulle spalle degli altri, ma portano con s anche la loro donna. Nella prima lettera a Timoteo, Paolo aggiunge che coloro che si impegnano e si affaticano oltre che con la predicazione e linsegnamento, essi devono ricevere un doppio onore. Tra il Paolo della prima fase (viaggi missionari) e quello della seconda fase (lettere pastorali) 106

c una differenza dovuta al progressivo declino del lavoro dei presbiteri ed episcopi il cui sostegno grava sempre pi sulle comunit offerte dei fedeli raccolte al termine della messa, come dice Giustino, che sono ripartite in tre voci: poveri, culto e clero. Con Costantino si aggiunge a favore della chiesa il diritto di ricevere legati e testamenti oltre allesenzione delle tasse da parte dei presbiteri ed episcopi. Si sviluppa anche un SISTEMA BENEFICALE o CHIESA PROPRIA questa una prassi che richiama la consuetudine per cui un signore particolarmente agiato, faceva costruire una cappella o chiesetta, dopodich assumeva un cappellano alle sue dipendenze allo scopo di garantire la celebrazione della messa. Questo servizio, officium, che il cappellano prestava al signore veniva corrisposto con un beneficium (beni in natura, terreni...). Ogni chiesa fino a qualche anno fa possedeva un beneficio che era perlopi una cascina o un terreno che permetteva al parroco di vivere, ma con il passaggio dalleconomia agricola a quella industriale era diventato insufficiente a garantire il mantenimento del clero, pertanto per bilanciare interveniva lo stato con una erogazione per dare il sostentamento vitale, questa cifra detta congrua. Questa integrazione era stata avviata come forma di restituzione per i beni incamerati dallo stato nell800. con la recente revisione del concordato nel 1985 si preso atto che il sistema beneficale non era adatto, ed stato sostituito dall otto per mille.

Province ecclesiastiche e patriarcati PROVINCE ECCLESIASTICHE sono un insieme di diocesi raggruppate tra loro con a capo un vescovo metropolita cui spettava il compito di sovrintendere questa regione avendo cura di della vita pastorale dei fedeli. Questo titolo spettava al vescovo pi anziano o a quello del capoluogo o della sede pi antica. Il segno distintivo del vescovo metropolita il pallio49, indossato nelle funzioni religiose. Poich i confini dellimpero non erano ben definiti a causa delle invasioni barbariche, queste province corrispondevano alle province amministrative. I PATRIARCATI Il patriarcato un gruppo di province che fanno riferimento ad un vescovo che ha il titolo di patriarca. In pratica un patriarca ha le medesime caratteristiche di un arcivescovo al quale per motivi storici e di prestigio viene dato questo titolo. Di questa struttura si era parlato nel concilio di Nicea sostenendo la preminenza di alcune chiese rispetto ad altre (Alessandra, Antichi, Roma). Al concilio di Calcedonia verr riconosciuta anche Gerusalemme come sede patriarcale della Palestina in quanto culla della primitiva comunit cristiana. I pi importanti patriarcati della chiesa antica erano cinque (pentarchia): - Patriarcato di Roma corrisponde alla Chiesa latina, il cui patriarca il papa; nato perch Roma era sede dellapostolato e del martirio di Pietro e Paolo. - Patriarcato di Alessandria in cui ha predicato Marco, discepolo di Pietro.
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Il Pallio (derivato dal latino pallium , mantello di lana) un paramento liturgico usato nella Chiesa cattolica, originariamente riservato al Papa, ma per molti secoli concesso da lui agli arcivescovi metropoliti e ai primati come simbolo della giurisdizione loro delegata dalla Santa Sede. Il pallio una stola di lana bianca, ricamata di crocette nere che gira in forma di anello sulle spalle, mentre le estremit pendono sul petto e sul dorso. tessuto con la lana bianca di due agnelli offerti annualmente al Papa nella ricorrenza della festa di S. Agnese e vuole simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e insieme lAgnello crocifisso per la salvezza dellumanit perduta. Termina con una striscia di seta nera a simboleggiare gli zoccoli della pecora. Il pallio esprime inoltre la potest che, in comunione con la Chiesa di Roma, il Metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione.

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Patriarcato di Costantinopoli che rivendica il titolo di chiesa patriarcale in quanto nuova Roma, non per ragioni di carattere apostolico e teologico, ma politico e amministrativo. Patriarcato di Antiochia fu la base dei viaggi missionari di Paolo, oltre alla citt in cui i discepoli vennero per la prima volta chiamati cristiani. Patriarcato di Gerusalemme

I sinodi
In seguito alle molte e gravi controversie teologiche si sviluppo in questo periodo una notevole attivit sinodale. Nei sinodi si discuteva degli argomenti pi disparati, si risolvevano tutte le difficolt personali e reali che sorgevano nellambito della Chiesa. I decreti riguardavano in parte la dottrina di fede, in parte la costituzione ecclesiastica, la disciplina e il culto. Le decisioni che riguardavano questa seconda parte, furono ordinate in apposite raccolte di canoni, per renderne pi agevole luso

Il ministero petrino del Vescovo di Roma


Clemente Romano (DISPENSA a: prima lettera ai Corinti)
La Chiesa di Dio che a Roma alla Chiesa di Dio che a Corinto, agli eletti santificati nella volont di Dio per nostro Signore Ges Cristo. Siano abbondanti in voi la grazia e la pace di Dio onnipotente mediante Ges Cristo. I, 1. Per le improvvise disgrazie e avversit capitatevi l'una dietro l'altra, o fratelli, crediamo di aver fatto troppo tardi attenzione alle cose che si discutono da voi, carissimi, all'empia e disgraziata sedizione aberrante ed estranea agli eletti di Dio. Pochi sconsiderati e arroganti l'accesero, giungendo a tal punto di pazzia che il vostro venerabile nome, celebre e amato da tutti gli uomini, fortemente compromesso. LIX, 1. Quelli che disubbidiscono alle parole di Dio, ripetute per mezzo nostro, sappiano che incorrono in una colpa e in un pericolo non lievi. LXIII, 3. Vi abbiamo inviato uomini fedeli e saggi, vissuti in mezzo a noi con modi corretti dalla giovent alla vecchiaia, che saranno testimoni tra noi e voi. 4. Abbiamo fatto questo perch sappiate che ogni nostro pensiero stato ed che ritroviate presto la pace. LXV, 1. Rimandateci presto nella pace e nella gioia i messaggeri da noi inviati, Claudio, Efebo e Valerio Bitone con Fortunato perch ci annunzino quanto prima la pace e la concordia invocate e desiderate, e presto noi ci rallegriamo della vostra serenit.

A Corinto sono scoppiati dei disordini a causa di alcuni membri della comunit che si erano ribellati ai presbiteri, dunque questi li avevano deposti; la notizia giunge presto a Roma. Il nome dellautore della lettera non compare, secondo la tradizione si tratta di Clemente Romano, vescovo di Roma in quel periodo. Clemente scrive a nome dei presbiteri della chiesa di Roma che in questo periodo organizzata come un ordine 108

collegiale e non monocratico, allinterno di questo collegio Clemente ha rapporti con le altre chiese mostrando di avere su queste una posizione autorevole (presidente del collegio). Nella lettera Clemente si scusa per le avversit che i corinti hanno dovuto subire (allusione alla persecuzione di Diocleziano) e richiama la comunit di Corinto allunit e alla pace, cosa che rispecchia la volont stessa di Dio. Invita i suoi delegati a vigilare sul comportamento della comunit e riferire a Roma tutto ci che accade. In questo episodio si dimostra come Roma godeva di un certo prestigio morale ed interveniva sulle questioni delle chiese vicine. Ignazio di Antiochia ( DISPENSA b) scrive delle lettere alle comunit che incontra in genere per prepararle al sua arrivo.
Ignazio, Teoforo, a colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Ges Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volont di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carit di Ges Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede () alla carit (), che porta la legge di Cristo e il nome del Padre. A quelli che sono uniti nella carne e nello spirito ad ogni suo comandamento piene della grazia di Dio in forma salda e liberi da ogni macchia l'augurio migliore e gioia pura in Ges Cristo, figlio del Padre. (Prologo I lettera ai Romani)

Tra i vari attributi che Ignazio rivolge alla chiesa di Roma c quello di presiedere. Per alcuni carit sarebbe da intendere per elemosina, beneficenza o banchetto, di cui Roma costituirebbe un esempio importante; per altri carit da intendere nel senso spirituale o nel senso di comunione, si tratterebbe, allora, di un ruolo funzionale (di comunione) che Roma esercita sulle altre chiese in una posizione prominente senza specificare il ruolo e il significato di tale superiorit. Ireneo di Lione (DISPENSA c) nella sua opera Contro leresie Ireneo afferma: - che la chiesa di Roma un esempio al quale le altre chiese dovrebbero ispirarsi; - le parole autorit superiore in altri passi sono usate nel senso di potere. Per Ireneo nelle chiese fondate dagli apostoli la dottrina avviene per successione apostolica, che rende tali chiese prominenti. Atanasio (DISPENSA d) riprende un testo di Papa Giulio in cui il papa denuncia alcune procedure che erano state eseguite; secondo quel che dice Atanasio occorreva scrivere a Roma prima di emettere una sentenza, poich le decisioni di Roma erano vincolanti per tutta la chiesa, anche quella orientale. Gelasio infine, dichiar che la sede romana aveva il diritto di giudicare sopra le altre chiese, mentre questa non sottost ad alcun giudizio umano e nessuno pu giudicare il suo operato. TESTIMONIANZE STORICHE si affiancano alle testimonianze letterarie; attraverso queste sappiamo che nella Chiesa antica vigeva la prassi delle lettere di comunione o lettere di pace. Con queste lettere il vescovo attestava lappartenenza di una persona alla comunit. Esibendo questa tessera si poteva essere accolti da tutte le comunit 109

dellimpero meccanismo pratico ed economico, che ci fa supporre che ogni vescovo avesse una lista di tutti i vescovi dellimpero con cui era in comunione. Inizialmente si trattava di una tabella in legno o in pietra, poi per la difficolt di cancellare e sostituire nomi furono scritte su pergamena. Se si era in comunione col vescovo di Roma lo si era con tutte le altre chiese.

Capitolo V La diffusione del Cristianesimo


5.1 Le chiese fuori dallimpero
PERSIA in Persia il Cristianesimo era gi penetrato nel III sec. e nel IV sec.sembra aver preso piede. Ben presto per, per i sospetti politici dei regnanti contro i Cristiani, scoppiarono delle persecuzioni violente. I cristiani di Persia mostrarono un coraggio eroico

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per la loro fede. Quando torn la pace, intorno alla met del 400, la Persia divenne il centro principale del Nestorianesimo che vi fond una chiesa. ARMENIA ader al Cristianesimo nel III sec. dopo che in quel paese erano arrivati i flussi cristiani provenienti dalla Siria. Intorno al 400 il paese divent una provincia persiana, la chiesa armena pass al Monofisismo. ETIOPIA il vangelo penetr nel IV sec, tuttavia in seguito allunione con Alessandria, fu trascinata nel Monofisismo che professano ancora oggi. IRLANDA fu la prima ad essere cristianizzata nellEuropa del nord. Alcune fonti parlano che questo sia avvenuto ad opera di un certo Patrizio, altri di un certo Palladio, forse sono la stessa persona. Secondo le sue confessioni, Patrizio, mentre era in viaggio su una nave, viene assalito dai pirati che lo conducono prigioniero in Irlanda. Da qui fugge in modo avventuroso e raggiunge la Gallia dove incontra dei monaci. Tornato in patria diventa vescovo e viene inviato come missionario in Irlanda. In Irlanda ebbe fortuna lideale monastico, sorgono ovunque eremi e monasteri, tanto da esser definito culla del monachesimo o lEgitto dEuropa. Qui la chiesa si struttura tutta intorno al monastero 2figure sono a capo di questa chiesa: - labate che aveva un potere di carattere amministrativo, giuridico e organizzativo; - il vescovo che aveva potere spirituale. La chiesa irlandese quindi bicefala, ovvero con due persone a capo a differenza della chiesa di Roma che episcopocentrica, ovvero vede la centralit del vescovo allinterno della comunit. Nella chiesa irlandese un altro elemento caratteristico quello del pellegrinaggio come penitenza, pertanto sorgono monasteri in tutta Europa che diffonderanno le loro pratiche religiose tra cui la penitenza privata che veniva attuata sottoforma auricolare e ripetibile che verr a sostituire la penitenza pubblica.

5.2 Il Cristianesimo presso i popoli germanici


La caduta dellImpero Romano stata nel corso della storia, interpretata in modo diverso: Per Voltaire e gli Illuministi la causa stata il Vangelo che con la sua dottrina ha indebolito e snaturato le antiche virt belliche dei romani; 111

Per Marx si tratta di cause economiche dovute a spese militari sempre pi ingenti per far fronte alle guerre contro i Barbari; Per la storiografia dell800 le cause furono di ordine etico-morale (es.divorzio) che hanno portato alla perdita della morale, che a sua volta ha causato un abbassamento demografico; Per uno storico francese stato lIslam con Maometto; Per la storiografia contemporanea lincapacit di gestire i Barbari con una linea di difesa integralista nei confronti dei nuovi popoli e non di accoglienza. In realt non ci fu una causa unica ma una serie di concause interne ed esterne che ne hanno provocato la caduta. Sicuramente uno dei motivi della caduta dellImpero Romano linvasione dei barbari. Bisogna per cancellare lidea che sia ha dei barbari come orde che giungono a saccheggiare e depredare, i popoli germanici si descrivono come un popolo di eroi guerrieri che entrano a rimuovere qualcosa di antico. La storiografia parla di trasmigrazione di popoli, ovvero un movimento di popoli partito dallestremo Oriente alla ricerca di nuovi pascoli e si dirige verso lOccidente provocando una reazione a catena di trib che spingono una sullaltra fino a raggiungere lImpero Romano. A contribuire al cedimento dellImpero fu la mancanza di difesa lungo la linea di confine che lo separava dallOriente. Nellimpatto col mondo occidentale i popoli germanici rimarranno soggiogati dalla tradizione della cultura romana. Quando si stanzieranno nelle regioni romane conserveranno usi, costumi e persino la lingua del territorio. VISIGOTI Primi a muovere verso lOccidente furono i Visigoti spinti dagli Unni, essi giunsero attraverso i Balcani sulle rive del Danubio. Attraverso le Alpi entrano in Italia e giunti a Pollenzo (tra Bra e Alba) vengono battuti da Stilicone (barbaro divenuto generale romano). Da qui ripiegano verso il centro-Italia e nel 410 giungono a Roma guidati da Alarico, e mettono a ferro e fuoco la citt. Proseguono verso il sud con lintento di sbarcare in Africa ma improvvisamente Alarico muore e viene sepolto sotto il letto del fiume Busento (il cui corso viene fatto appositamente deviare). Privi della guida risalgono la penisola, attraversano la Gallia e giungono in Spagna dove pongono la propria capitale a Toledo (primo caso di regno romano barbarico sul territorio dellimpero romano). Notiamo che sotto il profilo religioso essi conoscono gi il vangelo ma in versione ariana per opera del vescovo Wulfila che tradusse la Bibbia nella loro lingua. Il sopravvento del cattolicesimo sullarianesimo porter alla costituzione di una chiesa molto unita allo Stato, nella forma di una chiesa di stato, che lasciava poco spazio al papato di Roma. Dopo lVIII sec. sar poi spazzata via dallIslam. OSTROGOTI Capeggiati da Teodorico, partirono dalla Pannonia attraversano la Dalmazia e giunsero in Italia dove, dopo aver sbaragliato lesercito romano, si stanziano ponendo la loro capitale a Ravenna (per la sua posizione strategica, isolata e imprendibile, grazie al mare da una parte e gli acquitrini dallaltra). Il governo di Teodorico segna per lItalia un periodo particolarmente felice. Lelemento latino -cattolico non ha nulla da patire: a corte si fa circondare da personalit di spicco della cultura e della nobilt romana. In questo periodo Ravenna ha un grande sviluppo artistico (si pensi alle celebri basiliche: S. Apollinare Nuovo tutte ornate di mosaici). Pur di fede ariana, T eodorico si mostrer sempre tollerante verso i sudditi eccetto negli ultimi anni di regno, quando preoccupato per la politica anti-ariana di Bisanzio chiede aiuto a Roma. Invia il papa a Bisanzio per perorare la causa degli ariani, e non ottenuto quanto voleva, lo fece incarcerare. Fece anche uccidere parecchi personaggi considerati sospetti come S. Boezio ( De 112

conosolatione philosophiae). In questa scia di violenza Teodorico muore e verr sepolto nel mausoleo che si era fatto costruire. VANDALI Anchessi conoscevano il cristianesimo in versione ariana. Provenienti dalle estreme regioni nordiche, i vandali entrano in contatto con gli Unni e poi con i Goti che alla fine li spinsero a riversarsi sui confini dellimpero che in quel momento si trovava sguarni to di truppe. Attraversato il Reno ghiacciato (406) entrano in Gallia e penetrano in Spagna per giungere in Africa, nella prospettiva di trovare terreno fertile per il grano, e qui si insediano. Alleati con i Donatisti si addentrano nelle zone pi interne del paese seminando morte e distruzione incontrastati proseguono per Cartagine. Giunti a Ippona, la assediano e Agostino ormai vecchio e stanco esorta alla resistenza a oltranza. Nonostante gli intrighi e i complotti con i donatisti nel tentativo di spac care lepiscopato, i Vandali saranno fermati a Bisanzio. La maggioranza cattolica sopravvivr fino allinizio dellVIII secolo quando fu completamente spazzata via dagli Arabi. FRANCHI Sulla conversione di Clodoveo sono scorsi proverbiali fiumi di inchiostro. Si pu sottolineare il fatto che i diversi clan e trib nei quali fino a quel momento erano divisi, vengono unificati in ununica trib ad opera di Clodoveo e sotto la sua guida attraversano il Reno, giungono in Gallia, mettendo fine al dominio romano sulla regione. Nel frattempo Clodoveo si sposa con una principessa di fede cristiana, Clotilde. Pur mostrando rispetto e stima per lepiscopato cattolico, lui personalmente rimane ariano. Alla vigilia di una battaglia fa voto di convertirsi al dio in cui crede Clotilde in caso di vittoria. Nella battaglia decisiva abbatte e sconfigge lavversario e questo interpretato come un segno. E cos che nella notte di Natale del 496, Clodoveo con 3000 dignitari si presenta in chiesa e chiede di essere battezzato e accolto nellunit cristiana. In massa lintera popolazione lo segue. Sul caso di questa conversione hanno discusso molti studiosi: fu vera fede? Per i Franchi, come per i popoli antichi in genere, sfera religiosa e politica coincidono con la conseguenza che la religione del capo diventa la religione di tutta la trib, ma non per coercizione bens per uso. Ci premesso, comunque, questo fatto merita particolare attenzione, e solleva numerosi questioni: innanzitutto la svolta nella storia di queste popolazioni infrange il costume per cui una trib barbara non poteva essere che pagana o ariana; nel giro di pochi anni al vecchio episcopato si viene a sostituire un episcopato di elezione regia quindi dipendente dal re; nella conversione dei Franchi una grande ruolo ha giocato laspetto sacramentale e rituale a scapito di quello morale: si cominciato dal battesimo, dato subito a tutti, fatto che ha rappresentato una forte carica religiosa, ma non supportato da un adeguato periodo di catecumenato. Per cui questa conversione si rivelato nel tempo un fatto particolarmente debole vissero cos un cristianesimo superficiale, un insieme di riti e pratiche da compiere, piuttosto che un cammino di trasformazione e conversione personale. Nella loro religione avr il fenomeno del pellegrinaggio e della ricerca delle reliquie. Lerrore di fondo costituito dallaver separato sacramenti (dati subito a tutti) dallevangelizzazione (catechesi). ANGLI E il primo caso nel corso della Santa Chiesa di unevangelizzazi one condotta dal vertice: Gregorio Magno si rivolge al suo clero di Roma per inviarli in missione. Visti i risultati scarsi si rivolge ad un gruppo di monaci che aveva fondato prima di diventare papa. Un gruppo di costoro guidati dallabate Agostino nella primavera del 597 sbarca sulle coste meridionali dellisola. E significativo notare le direttive che Gregorio d ai suoi monaci: 113

i templi pagani non devono essere distrutti ma trasformati in chiese; le feste locali non devono essere soppresse ma gradualmente sostituite con quelle cristiane; cos anche per le tradizioni locali che devono essere lentamente evangelizzate anche chi si sforza di salire verso lalto deve procedere gradualmente e non a salti : unevangelizzazione graduale e nel pieno rispetto della cultura locale (inculturazione del vangelo) che rivela una sensibilit davvero notevole per i tempi. Certo i tempi furono pi lenti e i risultati graduali, ma la conversione degli Angli fu certamente assai pi profonda che non quella dei Franchi: gli Angli furono gi in grado di inviare propri missionari sul continente nel 680, a differenza dei Franchi che, convertiti prima, daranno i primi missionari solo in et carolingia.

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Capitolo VI Larte cristiana nel IV - V secolo


6.1 La Basilica
Mentre non abbiamo testimonianze archeologiche delle prime chiese (chiese domestiche), abbiamo testimonianze della seconda fase: in Oriente, le domus ecclesiae (es DURA EUROPOS): sulle rive dellEufrate che rappresenta lesemplare pi antico a noi pervenuto; un atrio preceduto dal portico attorno al quale si articola una serie di ambienti dei quali la parte pi nobile il battistero; le altre stanze pi ampie erano riservate alle riunioni; mentre al primo piano cerano le stanze per abitazione privata, arrivando cos a con iugare le due esigenze, della comunit e della famiglia. In occidente, a Roma, le Chiese titolari, ove titulus era la targhetta in legno che riportava il nome del proprietario della Chiesa (Tytulus Byzantis ad esempio anche detta la primitiva chiesa degli apostoli Pietro e Paolo a Roma). Allinizio del III sec in queste abitazioni ricavata unaula per la preghiera, queste erano circa una ventina, nella varie parti della citt, secondo unantica fonte. TERZA FASE BASILICHE Con le accresciute esigenze della comunit si rendono necessarie nuove strutture. A partire dal IV sec comincia la costruzione di nuove e grandi basiliche, come le chiama Eusebio di Cesarea. Basilica un termine di origine greca che vuol dire luogo del re, basileus50. La pi antica la Basilica di S. Giovanni in Laterano che sorge sul luogo dellantica Basilica del Salvatore 51 costruita da Costantino, che a sua volta sorgeva su un antico accampamento romano, nel V sec. era la prima sede del vescovo di Roma, che solo nel Medioevo si trasferir dal Laterano al Vaticano, motivo per cui la chiesa cattedrale di Roma S. Giovanni in Laterano. Laspetto attuale completamente diverso rispetto alle origini, sia allesterno che allinterno. Infatti Bernini, nella seconda met del 600 aggiunse allinterno pesanti nicchie secondo il gusto del tempo, chiuse molte finestre in alto, rendendo cos linterno pi buio,e infine nascose nei pilastri le antiche colonne di marmo di Numidia che foderava pareti e pavimento e insieme al soffitto di foglie doro creava unatmosfera calda e suggestiva tanto davere lappellativo di basilica aurea. La primitiva basilica lateranense costantiniana era formata da unampia navata centrale affiancata da navate pi piccole attraversate da un grande transetto al centro del quale vi era posto laltare. Al fondo una profonda abside. Struttura a croce latina, che diventer il modello tipo della pianta basilicale paleocristiana, dalla basilica costantiniana di S. Pietro, a quella di S. Paolo Fuori le Mura 52 , a quella di S. Maria Maggiore che quella che conserva in maniera pi fedele la primitiva struttura paleocristiana. ORIGINE DELLE BASILICHE:

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mentre nella lingua inglese e tedesca (Church o Kirkhe) luogo del Kyrios, ovvero la casa del principe; nella lingua francese o spagnola eglise o iglesia la chiesa (ek-kleo), ovvero luogo dellassemblea o della riunione. 51 le chiese del Salvatore sono in genere le pi antiche : cos anche a Torino sotto il Duomo (seconda met del IV secolo poco dopo quella di Roma) 52 oggetto di grave incendio nel 1800, quasi completamente distrutta, salvo presbiterio e abside

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Gli studiosi del rinascimento che per primi si posero la questione dellorigine delle basiliche (tra i quali Leon Battista Alberti) la consideravano una derivazione dalla basilica forense romana (basilica Ulpia, eretta da Ulpius Traianus, lungo la via Appia ): una grande aula coperta, divisa in navate da colonne e chiusa ad entrambe le estremit da una nicchia sporgente a forma di abside ove sedeva il giudice per i processi. Edificio a funzione polivalente: aula di tribunale, mercato, luogo di incontro: fungeva come prolungamento del foro allinterno dello spazio coperto. Nella met dell800 la teoria verr ripresa e contestata e ancora oggi gli studiosi dibattono su quale sia il modello: tempio pagano (greco-romano) come il Partendone; palazzo imperiale di Teodorico a Ravenna; templi dedicati al culto del dio Mitra (uno visibile nella cripta basilica di San Clemente) La pianta dei palazzi imperiali del tardo impero non la si conosce molto, risulta che la tipologia del palazzo di Teodorico successiva a quella delle prime basiliche per cui se c un influsso questo va in senso contrario; sarebbe questultimo ad essere raffigurato sul modello della basilica paleocristiana. Certo c affinit di struttura con le basiliche forensi (es. basilica Giulia, basilica di Massenzio) le quali per erano agglomerati di vari ambienti tra loro separati e con funzioni diverse e ingresso principale lungo il lato maggiore: la basilica invece un tutto unitario con spazi collegati tra loro e orientati verso un preciso punto, inoltre nella basilica lingresso sul lato minore.

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Nel tempio greco-romano vi una profonda diversit strutturale e funzionale (Paestum, tempio di Poseidone), perch presente una struttura organizzata intorno ad una piccola segreta cella in cui custodita la statua della divinit, un insieme di colonne circonda questa cella. Il popolo non entra nel tempio ma sta al di fuori. Analogo discorso vale per il tempio ebraico, che presenta una serie di ambienti preceduti da un cortile esterno da cui si accedeva al tempio. Una porta ( Porta Bella) faceva accedere ad una serie di ambienti: - cortile degli uomini - cortile delle donne - cortile per i sacerdoti - altare vero e proprio (preceduto da un atrio a cui seguiva il santo e infine il santo dei santi in cui entrava il sacerdote una volta allanno). dissimile perch il tempio cristiano nasce per esigenze opposte dare spazio al popolo che si raduna per cantare, pregare, portare doni, non un luogo per la divinit e neppure un ritrovo per iniziati. La basilica il luogo in cui si raduna il popolo intorno al proprio Dio (come dice bene liscrizione che si vede sullarco trionfale della basilica di S. Maria Maggiore a Roma scritta con tessere di mosaico al popolo di Dio).

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6.2 Tecnica e arte del mosaico


Nei primi secoli questa tecnica era imitata ed era preferita alla pittura, meno costosa e meno elaborata. Il mosaico affidato prima a un pittore che fa un disegno sul cartone per poi riportarlo sul muro, tratteggiandone la sagoma; poi quando lintonaco e ra ancora fresco, il mosaicista apponeva le tessere musive, fatte con un impasto di pietre dure cotte e poi tagliate. Il mosaicista sceglie quelle pi adatte per il suo scopo per creare ad esempio i tratti del volto o il drappeggio delle vesti, la trasparenza del cielo e la natura (basilica S.Apollinare, Ravenna). Il massimo sviluppo di questarte si ebbe appunto nel IV e V sec. Il mosaico viene a dare quel tocco di raffinatezza e eleganza per esaltare la dignit del luogo e sottolineare limportanza di colui al quale dedicato. Ges o Dio vengono raffigurati in varie parti: sullaltare, sullabside, Oltre ad un intento decorativo, nellarte iconografica, c anche un intento celebrativo che vuole affermare la vittoria del Cristianesimo sul Paganesimo e il trionfo definitivo della Croce, che non un simbolo di morte ma di vittoria ecco perch tempestata di diamanti e pietre preziose. Il Cristo sempre raffigurato glorioso, vestito di abiti regali, occhi aperti, volto sereno mai sofferente. (CHIESA SAN VITALE - RAVENNA PRESBITERIO) lunetta in cui da una parte raffigurata la scena descritta sul libro della Genesi, in cui 3 misteriosi personaggi appaiono ad Abramo vestito con una tunica cinta ai fianchi mentre serve loro il pranzo; sullo sfondo Sara abbozza un timido sorriso ai personaggio che gi hanno detto che avrebbe avuto un figlio da l a un anno. Alla parte destra della lunetta raffigurato il sacrificio di Isacco. Con pochi elementi: la mensa e il sacrificio, lartista ci dice che leucares tia e il banchetto, ma anche sacrificio (altare e vittima), dunque convito per i fratelli e ara per il sacrificio del corpo; esso pu essere inteso come profezia del sacrificio di Cristo sulla croce. Dallaltra parte dellaltare, in modo simmetrico, raffigurata lofferta di Abele a Melchisedec (vestito da sacerdote, davanti ad un tempio nellatto di offrire un pane). Al centro, una mensa nella quale sono posati due pani e un calice. Al centro della volta, avvolto in unaureola di luce, c un agnello cir condato da quattro esseri viventi che acclamano la sua signoria; questa unimmagine dellApocalisse e viene a trovarsi a piombo sullaltare del presbiterio, per dare cos una perfetta sincronia di movimento, che le due offerte (lunette laterali) sono prototipo del vero agnello che ora viene immolato nel sacrificio della mensa.

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Queste immagini avevano una funzione catechetica e mistagogica oltre che decorativa, come si dice nel secondo Concilio di Nicea ci che la parola dice con i suoni, la pittura lo dice con i colori e lo rende presente . Gregorio Magno dir la pittura insegna agli illetterati ci che la scrittura insegna ai letterati, cosicch per il popolo la pittura serve di lezione

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