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2008)
MASSIMO IL CONFESORE
Opere
Con Massimo il Confessore siamo ad oltre cento anni di distanza di quella che
era la teologia calcedonese e postcalcedonese. Quindi siamo quasi a cento anni di
distanza dalla celebrazione del Concilio Costantinopolitano II del 553. Siamo nel VII
secolo. Vediamo pero i concetti d’essenza, natura e ipostasi, richiamano quella
teologia. Ossia, al meno per questi tre concetti. Concettualmente Massimo dipende
di questi teologi. Dai teologi del VI secolo e quindi dipendi soprattutto da Leonzio di
Bisanzio per quanto riguardo all’aspetto lessicale, terminologico. Pero questi termini
assumono una rilevanza nuova in quanto vengono utilizzati in chiave
antimonoenergita e antimonotelita. Le opere che sono interessanti per quanto
riguarda alla Cristologia, sono gli Opuscula theologica, sono una serie d’opuscoli
scritti con vari titoli per esempio De duabus Christi naturis (lui scrive in greco, pero
la titolazione è latina), Variae definitones, Unionum definitiones, Capita de
substantia, seu essentia et natura, deque hypostasi et persona, Epistola 15. Questi
sono una serie d’opuscoli dove lui tratta di queste questioni teologici e cristologici.
Concetto di natura
Vi lego a pag. 136 da un testo che è Capita de substantia (PG 91, 264° 14-B4.):
Il modo dell’unione
Anche gli esempi successivi, del colore sul corpo e dalla conoscenza
nell’anima sono di Leonzio. Se poi continuammo a leggere l’opuscolo, notiamo che
Massimo riprende quasi alla lettera l’intero brano di Contra Nestoriani ed Eutichiani,
(Vol I Migne col. 1277). Conosceva anche l’Epilysis e cosi via, e gli enumera ed
spiega i modi dell’unione. Allora, la unione può essere: kata ousijan, (secondo la
essenza), kaq upojstasin (secondo la ipostasi), kata sjjJjcejsin (secondo la forma),
kataj parajqesin (per approssimazione), kaq armonijan (armonia), kataj krasin, kataj
fujrsin, kataj sugcusiv, kataj swreian, kataj sunaloufhn (per mescolanza), sono quelli
tipi di unione, più unitivi e quelli più divisivi. Questi adesso non c’interessano perché
diremmo troviamo e possiamo stare in sintonia con quello che è stato detto in
precedenza.
Teologia trinitaria
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«Come nella Trinità la somiglianza è dovuta all’essenza, invece l’alterità alle
persone, infatti confessiamo una sola essenza e tre ipostasi; nell’uomo, invece,
abbiamo una sola persona e differenti essenze, infatti, pur essendo un solo uomo, una
è l’essenza dell’anima, un’altra quella della carne. Similmente riguardo al Signore
Gesù Cristo: una sola è la persona, ossia l’ipostasi, diverse sono le essenze, ossia la
divinità e l’umanità». É una teologia ormai matura.
Concetto dell’Enhypostaton
Ipostasi “sintetos”.
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quindi in qualche modo recepisce una composizione nella sua ipostasi, tale
composizione è dovuta all’enypostasia della natura umana nell’ipostasi divina». Che
vuol dire? Vuol dire che quest’ipostasi “sintetos”, equivale al Logos. Cioè il verbo, la
seconda persona della Santissima Trinità. Quest’ipostasi divina, quando in lei, in
quest’ipostasi, si enhypostatiza la natura umana, allora quest’ipostasi recepisce,
avverte, una composizione. Questa è la concezione di Massimo, la concezione
ortodossa.
Formula Tripartita.
Allora noi diremo che quando noi diciamo la parola Cristo, evochiamo le due
nature. Questo è il senso della formula tripartita. Massimo dice quanto io dico
Cristo, dico la natura umana e la natura divina, ed evoco le entrambe nature, faccio
emergere in qualche modo le due nature. Allora in conclusione, Massimo si nutre
della tradizione patristica, specie di quell’antiseveriana del VI secolo, perché
Massimo aveva capito che il monoenergismo e il monotelismo attingeva alla
tradizione Severiana, come gia accennava la volta scorsa, secondo me, non è corretto
quello che dice il Prof. Utheman, che il neocalcedonismo è la preparazione del
monoenergismo. Invece non è così. Il monoenergismo in qualche modo dipende della
matrice Severiana y cirilliana, come se era accorto Massimo il Confessore. Massimo
vedeva nel monoenergismo e nel monotelismo un rinascere del monofisismo
Severiano.
Ce poi attenzione, tutta una questione sul monofisismo Severiano, che io non
ho trattato. Secondo per alcuni, è un monofisismo verbale, cioè, a parole, pero non
concreto. Questo lo dice Simonetti. Può essere vero, pero l’obiezione che io faccio e
che sicuramente i severiani non venivano considerati ortodossi in questo momento
dell’antichità. Oggi possiamo dire, effettivamente, era una lotta di parole, invece non
era così, c’era un’opposizione vera, non solo monofisismo verbale ma reale. Non era
il monofisismo di Severo come quello d’Eutiche. Allora, noi diciamo che Massimo si
nutre di questa tradizione antiseveriana. Tuttavia le nuove problematiche cristologiche
del VII secolo, fanno si che egli riutilizzi il materiale leonziano alla luce degli apporti
del neocalcedonismo alla ricerca di una visione sempre più equilibrata di Cristo. Qui
il problema qual è, bisogna avere una visione equilibrata di Cristo.
Sull’equilibrio de la cristologia
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Allora apriamo una finestra della teologia contemporanea. Questo
sbilanciamento nella cristologia si avverte anche nelle cristologie contemporanee non
calcedonese. Esempio prendete la Cristologia di Sobrino o di Gutierrez dell’America
Latina, certamente non è una cristologia equilibrata, quello è sicuro. Lo stesso vale
per alcune cristologie di matrice tedesca contemporanea. Pensiamo ancora quanto
l’Egelismo abbia influenzato la cristologia moderna. Alla fine di questo corso, si voi
possedete la cristologia classica, non avete paura di leggere le cristologie moderne,
perché alcuni sono anticalcedonesi, la maggioranza, ed altre poi sono diremo, non
adoperano queste categorie, uno hai metri di giudizio per leggerle. Grave è che si da
questa cristologia senza dare la cristologia classica. A quel punto, i sacerdoti sono
negli abbandoni totali. Prima quella classica, poi quella che vuoi. Così si fa. Alcuni
propongono alcune cristologie moderne, ma non si può capire, perché molto sono
anticalcedonesi. Penso che abbiamo capito alla fine di questo corso, che la cristologia
vera e quella che mantiene l’equilibrio tra le due nature, se uno è equilibrato, allora tu
sei nell’ortodossia. Se invece o riduci Cristo, alla mera umanità o alla mera divinità,
stai andando fuori del camino della tradizione.
Ricordatevi che Giovani Damasceno non dice nulla di nuovo, lui prende
tutto questo, e lo consegna poi al medioevo. San Tomasso era un “furbone”, cioè
nelle sue opere fa vedere sapere di piú di quello che veramente sapeva, nel senso che
quando lui cita alcuni padri, sicuramente li cita non da una fonte diretta ma del De
Fidei ortodoxa di Damasceno; sono stati fatti studi in questo senso, di vedere tutte le
fonte patristiche che aveva a sua disposizione Tomasso. Nel De Fidei ortodoxa,
confluiscono queste citazioni sia da Massimo il Confessore, sia da Leonzio.
L’esame parte dai testi. Venite con il vostro dossier di testi, posibilemente con
poche annotazioni; io prenderò un testo, vi chiederò di leggerlo, e quindi di tradurlo e
di commentarlo. Si parte dal testo. Per la preparazione all’esame, dedicate molto alla
preparazione dei testi, in modo tale, che venite facilitate, perché partendo del testo,
l’esame dovrebbe essere piú facile, nel senso che uno ha in mano i testi e commenta i
testi. Poi dopo potrò fare qualche altra domanda di natura teologica. Se uno si sbaglia
la formula di Calcedonia, se ne vada.
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Questo testo si oppone all’Ekthesis d’Eraclio e a quella che era stata la
soluzione proposta dal Patriarca Sergio. In tanto per leggere questo testo sono utile
quelle annotazione della ora precedente per comprendere la cristologia di Massimo.
Primo paragrafo.
(Il numero indica il numero della riga). Seguire il testo per numero di righe.
1. Oti adunaton.....
Questo è il titolo. Non è possibile dire una sola volontà in Cristo.
Attenzione. Ci dice che in Cristo ci sono delle cose (voglio lasciare il neutro)
che si oppongono. Ma non in virtù di volontà che si oppongono ma in virtù delle
diversità delle nature. Lui dice, se tu in Cristo trovi una certa opposizione tra il
visibile e l’invisibile, creato e increato, ecc. questo “qualche cosa” (to men), questo è
per la diversità, le proprietà delle nature, non alla opposizione delle volontà.
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12. Eis ga{ñ estivn, ws proeipon, o Cristos......
In fatti, un solo é come ho gia detto, il Cristo avendo le une e le altre cose per
natura (naturalmente). Infatti quando dice non come io voglio ma come tu vuoi
(Matteo 26,39) niente altro indica che si è rivestito veramente della carne che ha
timore della morte.
Allora lui dice come interpretare il brano del Getsemani, “sia fatta la tua
volontà non la mia”, lui dice, si deve interpretare con il fatto che lui, avendo assunto
una natura umana perfetta, questa natura umana ha paura della morte. Quindi, c’è una
volontà umana. Questa volontà è collegata alla natura umana.
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sono tre volontà. COME È IMPORTANTE COLLEGARE LA VOLONTÀ ALLA NATURA
NON ALL’IPOSTASI, fa si che anche nella Trinità esista un'unica volontà oppure
essendo tre ipostasi. Certo che in Cristo esistono due volontà. La divina e la sua
volontà umana. E una concezione che aiuta a risolvere la problematica.
16. Idouv ou|n tov pro thjs enanqrwphjsews eipon, kaiv pavntes moi simfqegxontai.....
Quello che abbiamo detto prima dell’incarnazione. Tutti concorderanno con
me dal momento che io ho detto la verità anche tu si vuoi o non vuoi (che tu voglia o
meno). Ciò questa volontà è la volontà divina.
19. Eipe oun hmivn to meta thn enanqrwphsin, poion onoma ecei.
Dici dunque il nome dopo l’incarnazione, quale nome ha. Cioè, questa volontà
dopo l’incarnazione qual è?
20. eipe touto su tou efeuriskomenou epi Cristou enos qelhvmatos to onoma.
Di il nome di questa sola volontà che hai trovato in Cristo.
(Se mete allora una domanda sull’aspirazione del “onoma” e la risposta con un
discorso sulla pronunzia antica e nuova).
22. zhvthson, kai mhv oknhs…s. all ara epeidhv to qeion qelema qeion levgetai, kai to
anqrwvpinon qevlhma anqrwvpinon levgetai, qeandrikovn qevlema.....
Ricerca e non indugiare. Ma poiché la volontà divina è detta divina, e la
volontà umana è detta umana, di se il Cristo ha una volontà teandrica. Allora lui
dice, questa volontà che Cristo ha, che volontà è? Prima della incarnazione è quella
divina pero con la incarnazione, dopo la incarnazione, ché volontà è questa, una
volontà teandrica? Cioè, mezzo uomo o mezzo Dio?
26. all ara sunqeton tolmhvs…s eipein; omoivws pavlin kainovn t… qeovthti touto.....
sugcuvsews adunaton.
Ma forze oserai dire che è composto, che è sintetica, similmente a sua volta,
questo è nuovo per la divinità (se tu consideri la volontà sintetica), ma forse la dici
naturale? (questa volontà?) Confonderai anche tu come Severo infatti è impossibile
due nature o due volontà naturali che diventino una natura o una sola volontà
naturale senza confusione. Se tu sintetizzi la volontà crei la confusione.
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29. all upostatikovn; kai pavlin allotriwvseis ton uiovn tou patros, ....... kai tas
upostavseis.
Ma la riterrai un'unica volontà ipostatica? Di nuovo, renderai straneo il figlio
al Padre e introducendo tre volontà sembrerai introdurre delle volontà che non
concordano tra di loro come anche le tre ipostasi.