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28.
L'ARCHETIPO DELL'AMORE
FRA GLI UOMINI
Deus carztas est: riflessione a più voci
sull'Enciclica di Benedetto XVI
A cura di
GIUSEPPE DALLA TORRE
EDIZIONI STUDIUM
Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Benedetto XVI
Deus caritas est
Copyright © 2005 by Libreria Editrice Vaticana
www.edizionistudium.it
Il. AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA"·
PROBLEMA ETIMOLOGICO
di PAOLO MARTINO
1
Lettera enciclica Deus caritas est, del Sommo Pontefice Benedetto XVI ai vescovi, ai
presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sul!'amore cristiano, Li-
breria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005.
32 PAOLO MARTINO
2
Lakoff &Johnson, 1980; Lakoff, 1987
AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA" 33
In questa linea di ricerca s'inserisce la nota teoria del Natural Seman-
tic Metalanguage (NSM) di Anna Wierzbicka 3 , che postula un set di cir-
ca 60 "universal human concepts" alla base di ogni processo cognitivo
umano, concetti basici, innati e non bisognosi di essere spiegati in quan-
to "self-explanatory primitives" Tra i 60 predicati "primitivi" capaci di
spiegare ogni altra nozione sono inclusi 6 "predicati mentali" che, in lin-
gua inglese, sono espressi dalle rubriche THINK, KNOW, WANT,
FEEL, SEE, HEAR. Com'è evidente, i "semantic primitives" postulati
dai cognitivisti sono tutti nozioni fisiche o comunque connesse con la fi-
sicità e con le coordinate spazio-temporali, in un'ottica totalmente antro-
pocentrica 4 La ricerca di universali nel campo della spiritualità e dei
sentimenti postula che anch'essi siano sviluppi metaforici di esperienze
fisiche archetipiche 5 Per il dominio delle "emozioni", ad esempio, En-
field e Wierzbicka (2002, pp. 1-25) esibiscono dati interlinguistici che
mostrerebbero l'espressione delle emozioni riferita sempre a un locus im-
maginato nel corpo fisico (fegato, cuore, viscere, testa, ecc.)
Queste teorie sottendono a volte una visione evoluzionistica troppo
meccanicistica dei processi cognitivi, che postula una sorta di coevolu-
zione di cervello e linguaggio in cui la mente funzionerebbe quasi come
un software e il cervello come un hardware La loro applicazione alla se-
mantica porta ad escludere fenomeni di creatività individuale e di "di-
scontinuità" che sono invece ben rilevabili nelle vicende storiche delle
singole tradizioni linguistico-culturali, forse la natura non /acit saltus, ma
non va confusa con la cultura, la quale non si trasmette per via genetica.
Se anche gli aspetti non fisici della persona («non-bodily aspects of a per-
son») sono espressi di norma linguisticamente con parole («psychocollo-
cations» o «PSl-words») tratte dal dominio corporeo mediante i mecca-
nismi metaforici, non per questo la mente va identificata tout court con
l'attività cerebrale e l'anima con la mente che pensa, come fanno attive
correnti di "ecologia della mente" che partono dalla convinzione "anti-
6 Cfr. Zorell, 1990, p. 5: «aptissimum igitur vocabulum fuit, quod a s. librorum auc-
toribus ad exprimendum eum amorem adhiberetur sola nobis revelatione notum, quo
Deus amat et quo homines rationibus fide apprehensis et Deum et sese mutuo inter se
complecti jubentur>>.
AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA" 35
Intento dichiarato dell'Enciclica di Benedetto XVI è riproporre la
concezione cristiana dell'amore trasmessa dalla tradizione e dal magiste-
ro cattolico: l'amore, come agape-caritas, fin dalla sua ricezione nel Van-
gelo, si è posto come una novità assoluta, una "rivelazione", nel senso
che non sembra ereditato da sistemi simbolici di precedenti fasi culturali
o elaborato cognitivamente da un qualche "primitivo semantico" Anzi,
nella sua forma eroica (l'"amore al nemico" e la "non resistenza al ma-
le"), tale atteggiamento dello spirito, insegnato per la prima volta agli ini-
zi del primo millennio della nostra era da Gesù di Nazareth sulla collina
presso il lago di Tiberiade, appare contrario alla stessa natura umana 7
Esso si pone come una novità assoluta 8 Epperò tale nozione nuova è sta-
ta designata nel greco veterotestamentario con un termine preesistente:
agape La novità non risiede infatti nel significante, ma nel significato; al-
.
1o stesso mo do, 1a 1mgua deli"' uomo nuovo " e' una "lingua nuova " (1a
yÀwcrcra Kmvn di Mc 16, 18) perché formalizza, con il suo apparato morfo-
sintattico e lessicale vecchio, un sistema di valori nuovo 9
Sorge a questo punto un duplice quesito: a) a quale primitivo seman-
tico andrebbe rapportata, nella griglia cognitivista, la nozione cristiana di
agape? b) è possibile delineare una storia etimologica del termine greco
che spieghi in modo soddisfacente la sua assunzione alla designazione di
7 Wierzbicka Anna, 2001, nell'articolo What Did Jesus Mean? Explaining the Ser-
mon on the Mount and the Parables in simple and universal human concepts, si impegna a
riportare la "parola rivelata" nell'alveo della sua griglia di concetti umani universali ela-
borata nel contesto della teoria del Natural Semantic Metalanguage (NSM). A p. 10 la
studiosa polacca sostiene che ogni discorso scientifico sugli esseri umani ("humans") ha
valore esplicativo solo se può suscitare domande che nascono sulla base dei «people's
fundamental conceptual models», modelli che non possono essere ridotti a nient'altro.
Le sue ricerche semantiche, condotte sull'inglese e su altre lingue, l'hanno portata a con-
cludere che la gente ("the ordinary people") concepisce un individuo umano come qual-
cuno che può pensare, sentire, desiderare, e sapere qualcosa ("think, feel, want, and
know something"); e che può pertanto dire e fare cose. L'universalità delle parole che
esprimono precisamente questi concetti (e.g., not "believe" but "think"; not "intention"
or "volition" but "want"; not "emotion", "sensation" or "experience" but "feel") ci con-
sentono di asserire che questi concetti universali (THINK, KNOW, FEEL, WANT, SAY, and oo)
rappresentano aspetti differenti e irriducibili di un "folk model" universale.
8 In questo senso l'agape non solo è incompatibile con il principio mors tua, vita mea
che sintetizza la dottrina evoluzionistica nella sua versione classica, ma è altresì irriducibi-
le al semplice amore "altruistico" che si ritroverebbe in tutte le religioni, come sostiene
John Templeton, Agape Love: A Tradition Found in Eight World Religions, Templeton
Foundation Press, Philadelphia & London 1999.
9 Tra i segni che dovevano accompagnare coloro che credevano in Cristo, l' evangeli-
sta Marco (16, 17) menziona il dono di parlare in "lingue nuove" (y).wcrcrmç ÀaÀ~crou
crtv Katva'iç).
36 PAOLO MARTINO
10 Infatti, uno dei postulati affermati dalla Wierzbicka è «if one wants to explain
meanings across languages and cultures one has to rely on shared, that is, universal con-
cepts, and not on concepts which are culture-specific. Universal human concepts consti-
tute the bedrock of human understanding, ~d to explain meanings across languages and
cultures we need to rely on that bedrock». E una prospettiva metodologica che ignora lo
spessore storico e quindi l'etimologia. Infatti, la sua analisi del termine inglese love pren-
de in considerazione varianti semantiche sincroniche come "romantic love, parental love,
brotherly love and so on" (Wierzbicka, 1996, p. 242).
AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA" 37
continuo parole nuove, ma niente si crea ex nihilo. Assai frequente è il ri-
corso alle metasemie, cioè al riciclaggio di termini esistenti che vengono
all'uopo rimotivati, cioè "risemantizzati" (sono i fenomeni noti della me-
tafora, della metonimia, della sineddoche, ecc.), ma a volte le parole
"nuove" portano con sé il loro materiale ereditario.
2. Il problema etimologico
'Ayann è parola greca antica, con una storia semantica ormai acclarata
grazie alla mole immensa di studi che le sono stati dedicati. Eppure, se al-
1'origine della sua ricca polisemia attuale va individuata la singolare espe-
rienza culturale e religiosa del popolo d'Israele, prima, e dei cristiani poi,
molti lati oscuri permangono in merito ai sensi che essa assume nel greco
antico, prima della traduzione dei LXX. Oscura rimane poi l'origine del-
la parola, che è obiettivo ultimo della ricerca etimologica. Si noti di pas-
sata che anche altri due termini greci per "amore" (i:pwç e <ptÀ(a) sono di
etimologia oscura.
Le ricostruzioni etimologiche proposte finora in chiave indoeuropea
per gr. agdpe sono insoddisfacenti, in definitiva infondate. Il sostantivo è
comunemente giudicato formazione secondaria, derivata dal verbo
agapdo, voce fortemente indiziata di non essere indoeuropea, essendo tra
l'altro limitata al solo greco. Ciò equivale a dire che la parola, attestata
già nei poemi omerici, si è formata molto probabilmente in epoche prei-
storiche o al più tardi nell'ambito del greco protostorico e che il prestito
da una cultura contigua - nel contesto del Mediterraneo orientale del se-
condo millennio - è possibile. Strettamente solidale con l'ideologia in-
doeuropea preistorica è invece la voce latina amare, sia che rimandi a una
forma popolare espressiva da connettere con termini parentali (amita,
amma), sia che - come sembrerebbe più plausibile in forza delle corri-
spondenze vediche (dmz-ti) e greche (oµvuµt) - postuli nella sua fase ge-
netica le nozioni del "prendere", "ghermire", tipiche di una società pri-
mitiva di cacciatori e raccoglitori, poi applicate in campo giuridico: "te-
nere fermo (un giuramento)" (LIV 267) D'altra parte, anche la radice
germanica i<leuba- (da cui discendono le voci ingl. love, ted. Liebe, ecc.) e
la slava antica ljulm (russo ljubitz~ ecc.) rimandano a una forma preistori-
ca comune i<leubh- "desiderare, pretendere" e a un archetipo semantico
caratterizzato da un atteggiamento captativo, assai più esplicito nell'esito
sanscrito lubyati, "essere avido" e nel lat. libido, "desiderio sensuale"
38 PAOLO MARTINO
12 Vedi bibliografia.
13
Cfr. «Supplementum Epigraphicum Graecum», 19, 1963, p. 422.
14
Tale espansione semantica a scapito di epwç e cptÀlU si sarebbe compiuta nella
koinè già all'epoca in cui fu composto il NT, secondo C. C. Tarelli, àyann, in «TheJour-
nal ofTheological Studies», 1950, pp. 64-67
40 PAOLO MARTINO
grande fama"' cfr. anche la forma awerbiale ayav "molto"' forse accusa-
tivo di un nome scomparso. L'ipotesi, basata su suggestivi ma incerti pa-
ralleli omerici e a. indiani, presuppone un archetipo semantico "guarda-
re con interesse" (il Prellwitz ricostruisce la base -:'pa- anche per àmmço-
µat "salutare con affetto, abbracciare"), ma fu decisamente respinta con
buone ragioni dal Brugmann (1894, p. 30), dal Fick (1894, p. 231) e dal
Lagercrantz (1897, p. 383 ), che rilevano l'impossibilità- sul duplice piano
formale e semantico - di collegare il verbo greco ali' a.i. pa- "proteggere",
lat. pasco. Anche Émile Boisacq (1923, p. 6) parla di «étym. obscure». In
teoria, come rilevava Hj. Frisk (GEW, I, p. 7), un nucleo semantico prima-
rio "accogliere con ospitalità" ("gastlich aufnehmen") potrebbe essersi
evoluto nei vari sensi di "amare" ("gern haben'', "lieben"); ma tale vicen-
da, teoricamente possibile, è stata ricostruita dal Benveniste, con maggiore
verosimiglianza, per <ptÀÉw; l'etimo resta perciò oscuro (F risk: «dunkel»).
Il collegamento con àya- di ayaµat "ammirare, compiacersi"' invero assai
labile, non spiega né il significato né la forma e soprattutto non rende con-
to della singolare evoluzione successiva. Si tratta evidentemente di una eti-
mologia di stampo neogrammaticale, costruita a tavolino 15
Con scarso successo Renato Arena, nell'ambito del suo studio sulle for-
mazioni greche in -açw, propose di considerare àymt-açw come un amplia-
mento in labiale della radice *gem- "(mit beiden Handen) greifen, fassen"
(cfr. Pokorny, IEW, p. 368), cui è stato riportato anche il termine yaµoç
"matrimonio" (Arena, 1966, pp. 153-154). L'improbabile formazione-rf1-gftl-
p- è giustamente dichiarata «phantastic» da Szemerényi (1971, p. 650).
Analogamente, Pierre Chantraine, nel suo dizionario etimologico, ri-
tiene di poter assegnare ad àya7taçw e àya7taw, di cui àya1tn è dichiara-
to «dérivé inverse», un senso primario di "accueillir avec affection", ma
l'etimologia resta «inconnue» e «un rapprochement avec àya- n'est pas
satisfaisant pour le sens et ne rend pas compte du 1t.» (DELG, p. 7).
Più recentemente George-Jean Pinault, nel suo studio sugli antece-
denti indoeuropei delle nozioni di "grandezza" ed "eccesso'', ritorna sul-
l'ipotetico composto i.-e. *àya-mì- "proteggere fortemente", con un ri-
ferimento alle citate forme sanscrite 16 che abbiamo visto assai debole: la
4. Prestito semitico
(cfr. fen. 'rbn, ebr. 'eriibon), e rimanda alle più remote attività commer-
ciali fenicie nel Mediterraneo 20 , verosimilmente in epoca micenea: «lt is
possible, but by no means certain, that the Greek [p] in ciymt- is there
because no [b] - no voiced labial plosive -was available in Greek at the
time of the borrowing». In effetti all'epoca della lineare B (1400-1200 a.
C.) le labiovelari indoeuropee non si erano ancora labializzate, e comun-
que un'alternanza tenue-media è piuttosto frequente nelle isoglosse di
origine "mediterranea" 21 e nel trattamento di altri imprestiti, come gr.
ucmwnoç "issopo"' ebr. 'ezobh 22 .
L'ipotesi dell'origine semitica è accolta infine da un grande indoeuro-
peista, Oswald Szemerényi, nel 1971, in una recensione al «DELG» di
Pierre Chantraine (Szemerényi, 1971, p. 650), e poi in altri due studi del
1974 23 · il verbo greco «is borrowed from a Semitic word seen in Hebrew
'iihab "love, be delighted by", noun 'ahabii "the love"».
Il problema etimologico si sposta a questo punto in ambito semitico,
dove la radice 'hb è conosciuta solo nell'area di NO: ebraico e ugaritico
('hb, 'hbt "amore")
La radice 'hb, che nell'ebraico dell' AT ha flessione stativa e valore
transitivo, come sostantivo verbale ('ahabii "amore") ha potuto acquisire
anche il singolare valore di "amore di Dio (per gli uomini)" 24 Ma la sto-
ria etimologica di sem. 'hb rimanda, a quanto si ricava da una vetusta tra-
dizione lessicografica, alla forma più naturale e primitiva di amore: la
pulsione sessuale.
Nell'AT la radice ricorre 251 volte, almeno una trentina col senso di
"amore erotico" Anche per via di questo senso particolare, tale radice,
priva di una sicura etimologia (Quell 1965, p. 61, n. 14), è stata collegata
ipoteticamente - in base alla presunzione di un'origine onomatopeica -
ad altre due radici presenti nell'AT 25 : 'gb "desiderare sensualmente" (cfr.
Gesenius, s.v. 'iigabh) e qbb "amare", attestata in aramaico, in arabo, e -
sia pure sporadicamente - nell' AT (Deut 33, 3), con raddoppiamento in-
tensivo della seconda consonante in una radice bisillabica 26 Soprattutto
20
Sulla questione vedi Martino, 1986.
21
Cfr. sem. brd, gr. napòaA.tç: Mayer, 1962, p. 241.
22
Cfr. Lewy, 1895, p. 38; Astour, 1967, p. 130.
23 Szemerényi, 1974, pp. 144-157; 1974a, pp. 101-109.
24
Cfr. Ziegler, 1930, p. 13 ss., Bergman-Haldar-Wallis, 1973, coll. 105-128.
25
Ger 4, 30; Ez. 23, 5. 7 9. 12. 16. 20; Ez 16, 37. Determinata come hbl, la radice ac-
quisì valore negativo "inganno, nullità", come appare nella letteratura sapienziale.
26
Cohen, 1970 (lOb, s.v. 'HB) ipotizza un ampliamento: «Sans doute rac. à élargisse-
ments sur la base biconsonantique laryngale +labiale>>, con rimando a IfBB, HWY, 'WY, 'HB.
AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA" 45
la connessione con 'gb riveste per noi grande importanza, intanto per la
regolarità della corrispondenza fonetica tra ebr. l e gr. y, come rilevano
Cohen e Wallfield (1985), inoltre il nesso genetico con la radice che
esprime la visceralità (esplicitamente presente anche in gr. crrc"A.ayr.;vov
"viscere, cuore, compassione") dell'attrazione sessuale può orientare la
ricerca etimologica.
La lessicografia ebraica postula alle origini della formazione verbale
'f?bb una base bilitterale protosemitica di natura onomatopeica hb "soffia-
re, respirare con forza, bramare" (Thomas, 1939), come per altri casi in
cui un comportamento fisico ("respirare", "ansimare", ecc.) viene assun-
to per l'espressione di moti dell'animo (Wolff, 1961, p. 42) L'archetipo
semantico del termine sembra dunque chiaramente ristretto al rapporto
d'amore primario tra uomini: l'amore in senso sessuale tra maschio e
femmina. Non a caso il nome verbale astratto 'ahabii "amore" designa
l'amata del Cantico dei Cantici~ le cui carezze sono "più inebrianti del vi-
no" Questo uso "erotico" si trova in tutta la letteratura sapienziale.
La trafila postulata da Cohen-Wallfield (1985, p. 101), che considera
le forme greca epica àyarcaco e ebr. biblica 'iigabh come riflessi di un pro-
tosemitico *'agaba irradiato dai Fenici, appare accettabile ('ayin in posi-
zione iniziale appare come zero in altri prestiti greci).
La mancanza di attestazioni in fenicio-punico non desta meraviglia,
data la lacunosità della documentazione, ma un part. pu. f. mhbt "amata"
è in un'iscrizione neopunica da Cherchel (Algeria); cfr. Jenni (1978, p.
53).
Un ulteriore indizio dell'attitudine della nostra radice a irradiarsi in-
terlinguisticamente è dato dalle tracce che essa avrebbe lasciato anche in
area anatolica, stando a Fronzaroli (1956, p. 37), il quale considera ace.
bubu e itt. pupu "amato" tra i fenomeni di "convergenza" nell'ambito
della lega linguistica microasiatica, in cui si sarebbero verificati molti im-
prestiti dal semitico all'ittita. Invece Mayer (1960, p. 83) ipotizza un im-
prestito dalla forma abbreviata accadica di babubu "amato", part. passi-
vo di qbb "amare"
Dunque nella preistoria del nostro lessema potrebbe aver agito l'in-
crocio tra le radici 'gb "desiderare sensualmente" e qbb "ardere d'amo-
re", come conclude Winton Thomas nel suo lavoro etimologico: «The
46 PAOLO MARTINO
word 'hb then belongs to that category of words in which the ideas of
breathing and emotion, in this case desire, are combined» (1939, pp. 57
64), con rimando a una lunga e autorevole tradizione di studi. La metafo-
ra farebbe riferimento all'ansimare dell'animale eccitato dalla pulsione
sessuale, come notava già nel 1748 Albert Schultens nel suo Commenta-
rio ai Proverbi: «thema 'hb amare, diligere, vim istam secundariam induit
a primaria spirandi, anhelandique; prout anhelare aliquid est vehemen-
tius petere, ed adamare» (1, 22), dove si prospetta, in definitiva, la natu-
ra onomatopeica della parola, sostenuta tra gli altri anche da Wiinsche
(1865, p. 55)
Anche l'amore "viscerale" della madre per il figlio o di Dio per l'uma-
nità ben si è potuto esprimere linguisticamente mediante un'ardita me-
tafora che rimanda a emozioni fisiche: àycrnàv = cr1tÀayxviçmem (cfr.
Hohne, 1882); allo stesso modo, da sem. rqm "utero" discende l'agg.
_"compassionevole" (Fronzaroli, 1964, p. 47) Lungo questa linea, agape
ha potuto sviluppare i suoi significati metaforici muovendo dalla nozione
primitiva di impulso erotico, per giungere alla visione cristiana della gra-
tuità (gratia). Si tratta, beninteso, di strategie espressive che non sotten-
dono necessariamente processi psicologici deterministici come è nella
teoria freudiana che vede nell'amore cristiano la sublimazione della libi-
do inibita.
27
Vedi inoltre Brown, 2001, p. 298, che confronta l'uso di agapdi5 in Od. 16,17 ("co-
me un padre con suo figlio"), con quello di 'HB in 2 Sam 19, 6-7· «Perhaps the word (ex-
ceptionally, for a verb) moved between cultures precisely in the context of the vassal-
treaty (III. 18)».
28
August. de doctr. Christ., Pro!., 6: «Deinde ipsa caritas, quae sibi homines invicem
nodo unitatis astringit, non haberet aditum refundendorum et quasi miscendorum sibi-
met animorum, si homines per homines nihil discerent».
29
Un tentativo di disegnare la storia delle successive risemantizzazioni del lessico
dell'amore nel greco classico è Spicq, 1953.
48 PAOLO MARTINO
le come diceva Agostino (Conf 1, 14, 26) - sono "vasi" eletti e prezio-
si, vasi il cui contenuto si può modificare, deteriorare o impreziosire; può
anche essere completamente svuotato e sostituito. Si è detto che non è
necessario (raramente succede) che per l'espressione di nozioni nuove sia
coniata una parola ex novo; il normale procedimento della rimotivazione,
vale a dire il riciclaggio di materiali lessicali preesistenti, si riscontra nei
lessici di tutte le religioni. L'aureo precetto evangelico di Mt 9, 17 «Non
si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino
si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così
l'uno e gli altri si conservano», precetto di ordine etico, non si applica
dunque alla lingua.
Il percorso semantico che si può ricostruire con una certa verosimi-
glianza per la vetusta radice semitica concorda perciò con la nota tenden-
za della categorizzazione umana "dal concreto all'astratto"
a) dal fremito all'amore erotico;
b) dall'amore erotico all'amore oblativo;
e) dall'amore oblativo all'amore al nemico (agape)
di esplorare «the most contemporary modes of religious thought with particular empha-
sis on their relevance to current medica! and psychological research ... using an eclectic
approach to the study of human values, health, and emotional welfare ... ».
AGAPE, UNA PAROLA "RIVELATA" 51
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