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Esercizi di recupero
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Idee per insegnare la chimica con La fotocopia di questa pagina è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo
La nuova chimica di Rippa © Italo Bovolenta editore - Zanichelli - 2016 nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo
La nuova chimica di Rippa
Capitolo 1 - La struttura dell’atomo
Capitolo 1
La struttura dell’atomo
ESERCIZI SVOLTI
1 Indica i numeri quantici corrispondenti all’elettrone a più alta energia dell’elemento magnesio Mg,
che ha Z = 12.
Il magnesio ha la configurazione elettronica: Mg (Z = 12) = 1s2 2s22p6 3s2. L’ultimo orbitale che
viene riempito, quello a maggiore energia nella configurazione elettronica totale stabile dell’a-
tomo allo stato fondamentale, è l’orbitale 3s. Il numero quantico principale di questo orbitale,
che è il numero corrispondente al guscio, è n = 3. L’orbitale s corrisponde al numero quantico an-
golare l = 0. A questo numero quantico angolare corrisponde un solo numero quantico magne-
tico, cioè m = 0. Poiché l’elettrone a più alta energia appartiene a un orbitale già occupato da un
altro elettrone, esso ruota intorno al proprio asse con verso opposto rispetto a quello dell’altro
elettrone. Possiamo assegnare perciò al numero quantico di spin dell’elettrone il valore ms = + — 1
2
oppure ms = – 2 . Riassumendo, i quattro numeri quantici sono: n = 3; l = 0; m = 0; ms = ± 2 .
—1 1
—
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Capitolo 2 - Struttura elettronica e proprietà periodiche
Capitolo 2
Struttura elettronica e proprietà periodiche
ESERCIZI SVOLTI
1 Facendo uso del Sistema periodico degli elementi, determina la configurazione elettronica totale e
quella esterna dell’elemento arsenico As, che ha Z = 33. Indica orientativamente a quali elementi
sono più simili le sue proprietà chimiche.
Nel Sistema periodico degli elementi l’arsenico si trova al quarto periodo e nel gruppo 15; inoltre
appartiene al blocco p. Possiamo scrivere subito la sua configurazione elettronica esterna, che
è, come quella di tutti gli elementi del gruppo 15, s2p3. Per indicare la configurazione elettronica
totale, scriviamo prima tutti gli orbitali del primo, del secondo e del terzo periodo, che sono sicu-
ramente completi. Ciò significa in pratica scrivere la configurazione elettronica totale dell’argo
ESERCIZI DI RECUPERO
(Ar; Z = 18), l’elemento del gruppo 18 che precede l’arsenico, e aggiungere i 10 elettroni degli or-
bitali 3d, che si riempiono subito dopo l’orbitale 4s. A questa configurazione aggiungiamo infine
la disposizione degli elettroni del quarto periodo. Otteniamo:
As = 1s2 2s22p6 3s23p63d 10 4s24p3
Tenendo conto che la configurazione elettronica totale dell’argo è 1s2 2s22p6 3s23p6, la configu-
razione elettronica totale dell’arsenico può anche essere indicata in forma più breve:
As = [Ar], 3d 10 4s24p3
In questo modo risulta ancora più evidente che la configurazione elettronica esterna dell’ele-
mento è quella relativa agli elettroni dell’ultimo guscio, che in questo caso è 4s24p3.
Gli elementi che hanno proprietà chimiche più simili a quelle dell’arsenico sono gli elementi
dello stesso gruppo, il 15, in particolare quelli che lo precedono e lo seguono immediatamente
nel gruppo, cioè il fosforo (P; Z = 15) e l’antimonio (Sb; Z = 51).
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Capitolo 3 - Legame chimico
Capitolo 3
Legame chimico
ESERCIZI SVOLTI
1 Quale tipo di legame è presente nelle seguenti specie chimiche: CO2, Na2O, HCl, Cl2 ?
La specie chimica CO2 è formata dal carbonio C e dall’ossigeno O, due elementi con caratteristiche
non-metalliche, ma con differente elettronegatività. Il legame è perciò covalente eteropolare.
La specie chimica Na2O è formata dal sodio Na e dall’ossigeno O, due elementi con elevata dif-
ferenza di elettronegatività, il primo con caratteristiche tipicamente metalliche, il secondo con
caratteristiche non-metalliche. Il legame è perciò ionico.
La specie chimica HCl è formata dal cloro Cl e dall’idrogeno H, due elementi con caratteristiche
non-metalliche, soprattutto il cloro, ma con differente elettronegatività. Il legame è perciò co-
valente eteropolare.
La specie chimica Cl2 è formata da due atomi di cloro Cl, che hanno certamente uguale elettro-
negatività. Il legame è perciò covalente omopolare.
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Capitolo 4 - Forma delle molecole e proprietà delle sostanze
Capitolo 4
Forma delle molecole e proprietà delle sostanze
ESERCIZI SVOLTI
1 Qual è la geometria molecolare della molecola di metano CH4 ? La molecola del metano è una mo-
lecola polare?
Nella molecola di metano l’atomo di carbonio è legato con quattro legami singoli a quattro
atomi di idrogeno. Il carbonio ha configurazione elettronica esterna s2p2, per cui per riuscire a
stabilire quattro legami deve prima eccitare un elettrone dell’orbitale 2s in modo da formare
quattro orbitali ibridi isoenergetici sp3. Il numero degli orbitali ibridi in un atomo determina la
geometria delle molecole in cui si trova. Essendo l’atomo di carbonio ibridato sp3, la geometria
della molecola di metano è tetraedrica, con i 4 orbitali ibridi diretti dall’atomo di carbonio cen-
ESERCIZI DI RECUPERO
trale verso i 4 vertici di un tetraedro dove si trovano i 4 atomi di idrogeno.
H
C
H H
H
La differenza di elettronegatività tra il carbonio e l’idrogeno è 0,35 (2,55 – 2,20), per cui i legami
che si formano sono legami covalenti omopolari (ΔE<5) con basso valore di separazione di cari-
ca. I quattro legami sono debolmente polari e inoltre la disposizione simmetrica dei legami fa sì
che tutti i dipoli si annullino tra loro: la molecola è quindi apolare.
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Capitolo 5 - Nomi e formule dei composti chimici
Capitolo 5
Nomi e formule dei composti chimici
ESERCIZI SVOLTI
1 Scrivi la formula dell’anidride perclorica.
Innanzitutto scriviamo i simboli dei due elementi che formano questo composto binario: O e
Cl. Individuiamo poi i rispettivi numeri di ossidazione: l’ossigeno negli ossidi e nelle anidridi,
come nella maggior parte dei casi, ha numero di ossidazione –2. Il cloro in questo caso ha il nu-
mero di ossidazione più alto, cioè +7, così come è indicato dal prefisso per anteposto a clorica.
Per scrivere la formula dell’anidride perclorica si pone a sinistra il simbolo dell’elemento non-
metallico con numero di ossidazione positivo e poi il simbolo dell’ossigeno. Questi due elementi
sono presenti nella molecola con un numero di atomi, rispettivamente x ed y, che dipende dal
numero di ossidazione: Cl xOy. L’indice x per il cloro è il valore corrispondente al numero di ossi-
dazione dell’ossigeno; per l’ossigeno l’indice y è quello corrispondente al numero di ossidazione
del cloro. In questo modo la somma algebrica è uguale a 0, essendo il n.o. complessivo dei due
atomi di cloro +14 e quello dei sette atomi di ossigeno –14. La formula è perciò Cl2O7.
Segue →
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Capitolo 5 - Nomi e formule dei composti chimici
ESERCIZI DI RECUPERO
2 Assegna al composto di formula Cu2O il relativo nome.
Dalla formula Cu2O riconosciamo che il composto è un ossido basico, essendo formato dall’ossi-
geno e da un elemento con caratteristiche metalliche, il rame. L’ossigeno ha negli ossidi, come
nella maggior parte dei casi, numero di ossidazione –2. Poiché la somma algebrica dei numeri
di ossidazione di un composto deve essere eguale a 0, il numero di ossidazione del rame deve
essere +1, il n.o. più basso tra i due che questo metallo può avere (+1 e +2).
Il nome del composto si compone indicando prima il termine ossido, cui segue la radice dell’ele-
mento, che nel caso del rame è eguale al suo nome, rame, e il suffisso … (continua tu), che indica
il più basso numero di ossidazione. Perciò il nome del composto è … (continua tu).
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Capitolo 6 - Radioattività e reazioni nucleari
Capitolo 6
Radioattività e reazioni nucleari
ESERCIZI SVOLTI
1 Completa la seguente reazione nucleare, specificandone anche il tipo:
9
4 Be + 42 He → 126 C + ...
La reazione può essere classificata come reazione di fusione nucleare, perché si passa da due
nuclei leggeri, quello di berillio 4 Be e quello di elio 2 He, a un nucleo più pesante ottenuto dalla
loro unione, il nucleo di carbonio 6 C.
Nella reazione si libera anche una particella. Per completare la reazione e individuare la par-
ticella consideriamo il numero di massa A dei reagenti e dei prodotti. Ricaviamo il numero di
massa della particella dalla relazione:
9 + 4 = 12 + A ⇒ A = 1
Il numero atomico Z della particella si ricava invece dalla relazione tra i numeri atomici:
4 + 2 = 6 + Z ⇒ Z = 0
La particella incognita ha quindi numero di massa A = 1 e numero atomico Z = 0 e pertanto è
un neutrone 01 n. La reazione completa è perciò:
9
4 Be + 42 He → 126 C + 01 n
2 Determina quanta energia in kcal si libera dalla reazione esplosiva di 100 kg di materiale, ammet-
tendo che a seguito della reazione si verifichi la trasformazione di 1,00% della materia in energia.
Determiniamo dapprima la quantità di materia che si trasforma (Δm), che è l’1,00% di 100 kg:
1,00 : 100 = Δm : 100 kg ⇒ Δm = 1,00 kg
Attraverso l’equazione di Einstein risaliamo all’energia prodotta a seguito della diminuzione di
massa Δm. Se la massa è espressa in kg e la velocità della luce c in m/s (3,00 · 108 m/s), il valore
dell’energia risulta espresso in joule [J = N · m = kg · (m/s2)·m = kg · (m/s) 2]:
E = Δm · c2 = 1,00 kg · (3,00 · 108 m/s) 2 = 9,00 · 1016 J
A questo punto, sapendo che 1 cal = 4,184 J e quindi 1 kcal = 4,184 · 103 J, convertiamo la misura da
J a kcal:
9,00 · 1016 J / 4,184 · 103 J/kcal = 2,15 · 1013 kcal
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Capitolo 7 - Proprietà delle soluzioni
Capitolo 7
Proprietà delle soluzioni
ESERCIZI SVOLTI
1 Abbiamo due soluzioni 0,500 M alla stessa temperatura di 22 °C, una di sale da cucina, il cloruro
di sodio NaCl, l’altra di zucchero, il saccarosio. Determina la differenza di pressione osmotica tra le
due soluzioni e indica la direzione verso cui si spostano le molecole di acqua, nel caso in cui le due
soluzioni siano separate da una membrana semipermeabile.
Applichiamo per entrambe le soluzioni la relazione che lega la pressione osmotica alla molarità
e alla temperatura espressa in kelvin (22 + 273 = 295 K), tenendo presente, però, che nel caso del
cloruro di sodio il numero delle particelle presenti in soluzione è doppio a causa della dissocia-
zione ionica del sale; il saccarosio, invece, è un composto organico che non si dissocia in acqua.
ESERCIZI DI RECUPERO
Nel caso del cloruro di sodio NaCl, che si dissocia completamente in due ioni, il valore della con-
centrazione va moltiplicato per un fattore ν = 2:
NaCl → Na+ + Cl–
π = M · R · T · ν = 0,500 · 0,0821 · 295 · 2 = 24,2 atm
La pressione osmotica della soluzione di zucchero a uguale molarità, ma che non si dissocia in
due ioni, corrisponde esattamente alla metà di quella del sale:
π = M · R · T = 0,500 · 0,0821 · 295 = 12,1 atm
La differenza tra la pressione osmotica delle due soluzioni equimolari e alla stessa temperatura
ha pertanto lo stesso valore della pressione osmotica della soluzione di zucchero:
24,2 atm –12,1 atm = 12,1 atm
Se le due soluzioni sono separate da una membrana semipermeabile, l’acqua si sposta per osmo-
si dalla soluzione ipotonica, quella di zucchero, verso la soluzione ipertonica, quella di sale.
2 Qual è la molalità m di una soluzione acquosa di cloruro di sodio NaCl se l’abbassamento crioscopi-
co è 3,55 °C?
Sappiamo che l’abbassamento crioscopico Δtcr di una soluzione è direttamente proporzionale
alla concentrazione molale della soluzione, per il tramite della costante crioscopica Kcr che per
l’acqua vale 1,86 °C/m. Il cloruro di sodio è un elettrolita forte e in soluzione acquosa è completa-
mente dissociato in due ioni, per cui ha coefficiente di Van’t Hoff ν uguale a 2. La molalità della
soluzione si ottiene dalla seguente relazione:
m = Δtcr / (Kcr · ν) = 3,55 °C / (1,86 °C/m · 2) = 0,954 m.
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Capitolo 7 - Proprietà delle soluzioni
3 Qual è la temperatura di ebollizione di una soluzione acquosa di saccarosio C12H22O11 , la cui concen-
trazione è 0,200 m? Qual è la sua temperatura di solidificazione?
Sappiamo che l’innalzamento ebullioscopico è direttamente proporzionale alla molalità (0,200
m), per il tramite della costante ebullioscopica Keb, che nel caso dell’acqua vale 0,512 °C/m. Cal-
coliamo di quanto si è innalzata la temperatura di ebollizione:
Δteb = m · Keb = 0,200 m · 0,512 °C/m = 0,102 °C
La temperatura di ebollizione della soluzione è data dalla somma del punto di ebollizione
dell’acqua più l’innalzamento ebullioscopico: 100,000 °C + 0,102 °C = 100,102 °C.
Anche l’abbassamento crioscopico è direttamente proporzionale alla molalità (0,200 m), per
il tramite della costante crioscopica Kcr, che nel caso dell’acqua vale 1,86 °C/m. Calcoliamo di
quanto si è abbassata la temperatura di solidificazione: Δtcr = … (continua tu)
La temperatura di solidificazione della soluzione è data dalla differenza tra … (continua tu).
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Capitolo 8 - Reazioni chimiche
Capitolo 8
Reazioni chimiche
ESERCIZI SVOLTI
1 L’idrossido di potassio KOH reagisce con l’acido nitrico HNO3. Scrivi e bilancia la reazione, preveden-
do quali sono i prodotti della reazione. Individua a quale tipo di reazione chimica appartiene?
Considerando che i reagenti sono un idrossido e un ossiacido, possiamo ricavare i prodotti della
reazione. Dalla reazione tra un idrossido e un acido si forma un sale e acqua. Il sale è formato
dallo ione metallico K+, che deriva dall’idrossido, e dal radicale acido NO3–, che deriva dall’acido
nitrico. Considerando che il potassio, come l’idrogeno, ha numero di ossidazione +1, la formula
del sale è KNO3. L’equazione chimica è pertanto:
HNO3 + KOH → KNO3 + H2O
ESERCIZI DI RECUPERO
Così come è scritta, l’equazione è già bilanciata. La reazione è una reazione di doppio scambio, in
particolare è una reazione di neutralizzazione.
2 L’acido cloridrico HCl si forma dalla reazione tra cloruro di sodio NaCl e acido solforico H2SO4 secon-
do la reazione:
2NaCl + H2SO4 → Na2SO4 + 2HCl
Qual è il reagente limitante della reazione, se si combinano 3 moli di cloruro di sodio con 3 moli di
acido solforico?
Il reagente limitante è il reagente che permette la formazione della minor quantità di prodotti.
Per individuarlo è sufficiente calcolare quante moli di acido cloridrico possono essere ottenute
da 3 moli di cloruro di sodio e da 3 moli di acido solforico. Le moli di acido cloridrico che si for-
mano si ottengono moltiplicando le moli dei reagenti per il rapporto stechiometrico.
Dall’equazione chimica bilanciata si vede che 2 moli di NaCl producono 2 moli di HCl, per cui:
2
nHCl = — n
2 NaCl
= 1 ⋅ 3 mol = 3 mol
mentre 1 mole di H2SO4 produce 2 moli di HCl, per cui:
2
nHCl = — n
1 H2SO4
= 2 ⋅ 3 mol = 6 mol
Il reagente limitante è il cloruro di sodio in quanto fornisce 3 moli di acido cloridrico contro le 6
dell’acido solforico.
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Capitolo 9 - Energia e velocità delle reazioni chimiche
Capitolo 9
Energia e velocità delle reazioni chimiche
ESERCIZI SVOLTI
1 L’ossido presente nella ruggine ha formula Fe2O3. L’equazione della reazione di formazione del trios-
sido di diferro a partire dagli elementi è la seguente:
4Fe (s) + 3O2(g) → 2Fe2O3(s)
ΔH = –822,2 kJ/mol; ΔS = –543,0 J/K mol
Determina se la reazione di formazione del triossido di diferro è spontanea alla temperatura di 25 °C.
Per determinare la spontaneità di una reazione chimica è necessario calcolarne la variazione
di energia libera ΔG. Conoscendo la variazione di entalpia ΔH, la variazione di entropia ΔS e la
temperatura assoluta T = 25 + 273 = 298 K, ricaviamo la variazione di energia libera utilizzando
l’equazione:
ΔG = ΔH – TΔS = –822,2 kJ / mol –[298 K ⋅ (– 0,5430 kJ / K mol)] =
– 822,2 kJ / mol – (– 161,0 kJ / mol) = – 661,2 kJ / mol
La variazione di energia libera che accompagna la formazione del triossido di diferro ha valore
negativo, pertanto la reazione è spontanea.
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Capitolo 10 - L’equilibrio chimico
Capitolo 10
L’equilibrio chimico
ESERCIZI SVOLTI
1 Alla temperatura di 762 K e alla pressione di 1,00 atm la costante di equilibrio per la formazione
dell’acido solfidrico a partire da zolfo e idrogeno gassosi vale 85,0. Sapendo che in un reattore dal
volume di 100 L vengono introdotti, alle condizioni di temperatura e pressione indicate, 25,0 L di
zolfo e 10,0 L di idrogeno, determina la massa in grammi delle varie sostanze all’equilibrio.
Scriviamo subito e bilanciamo l’equazione chimica della reazione in oggetto:
S + H 2 ↔ H 2S
Scriviamo poi l’espressione della costante di equilibrio della reazione:
K = [H2S] / [S]·[H2]
ESERCIZI DI RECUPERO
Conoscendo le condizioni di temperatura e pressione e il volume delle sostanze messe a reagire,
possiamo determinare le quantità in moli dei reagenti che erano presenti prima della reazione.
Trattandosi di sostanze gassose, utilizziamo l’equazione di stato dei gas perfetti:
p·V 25,0 L ⋅ 1,00 atm
nS = — = —— = 0,400 mol, n° delle moli di S all’inizio
R·T 0,0821 L · atm · mol – 1 · K – 1 ⋅ 762 K
p·V 10,0 L ⋅ 1,00 atm
nH2 = — = —— = 0,160 mol, n° delle moli di H2 all’inizio
R·T 0,0821 L · atm · mol – 1 · K – 1 ⋅ 762 K
Indicando con x il numero delle moli di prodotto che si sono formate dalla reazione e che sono
presenti all’equilibrio, si può ricavare in funzione di x il numero delle moli di ciascuna delle
altre specie chimiche presenti, considerando anche i coefficienti stechiometrici dell’equazione
chimica. Nel nostro caso, se si sono formate x moli di acido solfidrico, si devono essere consuma-
te x moli di zolfo e x moli di idrogeno. Pertanto all’equilibrio abbiamo:
mol H2S = x ; mol S = 0,400 – x ; mol H2 = 0,160 – x
Si risale alla concentrazione molare dei composti all’equilibrio, dividendo il numero delle moli
per il volume del reattore:
[H2S] = x/100 mol/L
[S] = (0,400 – x)/100 mol/L
[H2] = (0,160 – x)/100 mol/L
Sostituiamo ora nell’espressione della costante di equilibrio i valori di concentrazione trovati:
K = (x/100) / {[(0,400 – x)/100] · [(0,160 – x)/100]} = 85,0
Da questa espressione ricaviamo la seguente equazione di secondo grado:
85,0 x2 – 147,6 x + 5,44 = 0
la cui risoluzione fornisce due soluzioni:
x1 = 0,0376 mol ; x2 = 1,70 mol
La seconda soluzione (1,70 mol) non può essere accettata, in quanto rappresenta un valore del
numero delle moli che hanno reagito, sia di zolfo sia di idrogeno, superiore al valore iniziale di
entrambe le sostanze, rispettivamente 0,400 e 0,160. Infine, accettata la prima soluzione (0,0376
mol), moltiplichiamo i valori in moli ricavati dall’equazione per le rispettive masse molari
(34,080 g/mol per H2S; 32,064 g/mol per S; 2,01594 g/mol per H2) e passiamo così dalla quantità
espressa in moli alla quantità espressa in grammi per tutte e tre le sostanze:
0,0376 mol ⋅ 34,080 g/mol = 1,28 g H2S
(0,400 – 0,0376) ⋅ 32,064 g/mol = 11,6 g S
(0,160 – 0,0376) ⋅ 2,01594 g/mol = 0,247 g H2
Segue →
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Capitolo 10 - L’equilibrio chimico
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Capitolo 11 - Acidi e basi
Capitolo 11
Acidi e basi
ESERCIZI SVOLTI
1 Calcola il pH di una soluzione 1,0 · 10 –1 M di un acido forte monoprotico HA.
Sappiamo che il pH è uguale al logaritmo in base 10 cambiato di segno della concentrazione
degli idrogenioni H+ presenti nella soluzione:
pH = –log10 [H+]
La soluzione di cui dobbiamo calcolare il pH è di un acido forte monoprotico. Gli acidi forti sono
completamente dissociati e quelli monoprotici hanno un solo idrogeno dissociabile.
HA → H+ + A–
La concentrazione dell’acido HA va perciò a coincidere con la concentrazione degli ioni H+, che
ESERCIZI DI RECUPERO
in questo caso è 1,0 · 10–1 mol/L. Da ciò deriviamo il valore del pH:
pH = –log10 1,0 · 10–1 = 1,0
2 La costante di dissociazione dell’acido acetico CH3COOH è 1,8 · 10 –5, quella dell’acido cianidrico HCN
è 7,2 · 10 –10 e quella dell’acido formico HCOOH è 2,1 · 10 –4 . L’acido nitrico HNO3 è un acido forte. Se
si preparano soluzioni alla stessa concentrazione di questi quattro acidi, qual è l’ordine di acidità
crescente?
L’acido nitrico è un acido forte, essendo completamente dissociato. La sua costante di dissocia-
zione ha un valore elevatissimo e la sua soluzione è quella più acida. Una costante di dissocia-
zione con un valore alto indica una maggiore dissociazione dell’acido e quindi una più elevata
concentrazione degli idrogenioni H+. Dopo l’acido nitrico, la costante di dissociazione più alta
è quella dell’acido formico, seguita da quella dell’acido acetico e infine da quella dell’acido cia-
nidrico. Possiamo ricavare da questa successione l’ordine di acidità, andando dall’acido meno
forte al più forte:
HCN < CH3COOH < HCOOH < HNO3
3 Indica se la soluzione acquosa di ciascuno dei seguenti sali risulta acida, basica o neutra:
(a) KBr; (b) NH4NO3 ; (c) KCN.
(a) Il bromuro di potassio KBr è il sale di una base forte, l’idrossido di potassio KOH, e di un acido
forte, l’acido bromidrico HBr. Il sale KBr è completamente dissociato e sia lo ione K+ sia lo ione
Br – in soluzione non idrolizzano. Pertanto la soluzione acquosa di KBr è neutra.
(b) Il nitrato di ammonio NH4NO3 è il sale di una base debole, l’ammoniaca NH3, e di un acido
forte, l’acido nitrico HNO3. Il sale NH4NO3 è completamente dissociato e, mentre lo ione NO3–
non idrolizza, lo ione NH4+ dà luogo a una reazione di idrolisi acida:
NH4+ (aq) + H2O (l) ↔ NH2 (aq) + H3O +(aq)
La soluzione di nitrato di ammonio contiene ioni H3O + in eccesso rispetto agli ioni OH– ed è
perciò acida.
(c) Il cianuro di potassio KCN è il sale di una base forte, l’idrossido di potassio KOH, e di un acido
debole, l’acido cianidrico HCN. Il sale KCN è completamente dissociato e, mentre lo ione K+
non idrolizza, lo ione CN– dà luogo a una reazione di idrolisi basica:
–
CN (aq) + H2O (l) ↔ HCN (aq) + OH(aq)
–
La soluzione di cianuro di potassio contiene ioni OH in eccesso rispetto agli ioni H3O + ed è
–
perciò basica.
Segue →
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Capitolo 11 - Acidi e basi
2 Sciogliamo in acqua 7,00 g di idrossido di sodio NaOH e portiamo il volume della soluzione a 200
mL. Calcola il pH e il pOH della soluzione.
Dapprima calcoliamo quante moli di NaOH sono state sciolte, sapendo che la massa molare del
composto è 40,00 g/mol:
7,00 g / 40,00 g/mol = 0,175 mol
Poi calcoliamo la concentrazione molare del composto, sapendo che il volume in cui è disciolto
è 200 mL = 0,200 L:
0,175 mol / 0,200 L = 0,875 mol/L
L’idrossido di sodio NaOH è una base forte e pertanto è completamente dissociato in ioni:
NaOH → Na+ + OH–
Poiché in soluzione per ogni unità di NaOH che si scompone si forma uno ione idrossido OH–,
la concentrazione della base NaOH che abbiamo calcolato (0,875 mol/L) corrisponde anche alla
concentrazione degli ioni OH–. A questo punto possiamo calcolare il pOH e da questo poi ricava-
re il pH: … (continua tu).
Segue →
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Capitolo 11 - Acidi e basi
3 Calcola il pH di una soluzione di cloruro di ammonio NH4Cl che contiene 11,6 g di questo sale in 2,00
L di soluzione. La costante di dissociazione Kb dell’ammoniaca NH3 è 1,8 · 10 –5.
Il cloruro di ammonio NH4Cl può essere considerato come un sale formato da un acido forte,
HCl, e da una base debole, NH3. Questo sale disciolto in acqua si dissocia completamente in ioni
NH4+ e ioni Cl–. Gli ioni cloruro Cl– non reagiscono con l’acqua, mentre gli ioni NH4+ danno con
l’acqua una reazione di idrolisi acida:
NH4+ (aq) + H2O (l) ↔ NH3(aq) + H3O +(aq)
Per calcolare la concentrazione degli ioni ossonio H3O + presenti in soluzione, e quindi il pH, fac-
ciamo riferimento alla relazione specifica per l’idrolisi acida:
—
[H3O +] = √(Kw / Kb) · [S]
ESERCIZI DI RECUPERO
dove Kw è il prodotto ionico dell’acqua, Kb è la costante di dissociazione della base e [S] è la con-
centrazione molare del sale. Conosciamo i valori delle costanti Kw e Kb, mentre la concentrazio-
ne del sale deve essere ricavata a partire dalla massa del cloruro di ammonio (11,6 g), dalla sua
massa molare (53,49 g/mol) e dal volume della soluzione (2,00 L): … (continua tu).
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Capitolo 12 - Elettrochimica
Capitolo 12
Elettrochimica
ESERCIZI SVOLTI
1 Bilancia l’equazione chimica della seguente reazione di ossidoriduzione, che avviene in soluzione
acida: KNO2 + KMnO4 + H2SO4 → KNO3 + K2SO4 + MnSO4 + H2O
Assegniamo prima il numero di ossidazione a tutti gli atomi che partecipano alla reazione.
Idrogeno, ossigeno, potassio e zolfo non cambiano nel corso della reazione il loro n.o. Interessia-
moci allora dell’azoto e del manganese, che sono i protagonisti della reazione:
(+3) (+7) (+5) (+2)
KNO2 + KMnO4 + H2SO4 → KNO3 + K2SO4 + MnSO4 + H2O
Scriviamo le due semireazioni redox. La semireazione di ossidazione è quella in cui l’azoto perde
2 elettroni, passando da n.o. +3 a n.o. +5:
(+3) (+5)
N → N + 2e–
n.o.N +3 → +5, cioè ΔN = 2 = coefficiente del manganese
La semireazione di riduzione riguarda il manganese, che acquista 5 elettroni passando da n.o.
+7 a n.o. +2:
(+7) (+2)
Mn + 5e– → Mn
n.o.Mn +7 → +2, cioè ΔMn = 5 = coefficiente dell’azoto
Dato che un atomo di azoto cede due elettroni, mentre ogni atomo di manganese ne accetta
cinque, per ogni 5 atomi di azoto che si ossidano occorrono due atomi di manganese che si ridu-
cono. Mettiamo quindi il coefficiente 2 davanti ai composti che contengono il manganese e il
coefficiente 5 davanti ai composti che contengono l’azoto. Abbiamo perciò:
5KNO2 + 2KMnO4 + H2SO4 → 5KNO3 + K2SO4 + 2MnSO4 + H2O
Continuiamo il bilanciamento, considerando che nei prodotti figurano tre radicali solfato SO42–;
andiamo perciò ad aggiungere il coefficiente 3 davanti all’acido solforico nei reagenti. Infine,
poiché a questo punto nei reagenti figurano sei atomi di idrogeno, con l’aggiunta del coefficiente
3 davanti all’acqua nei prodotti completiamo il bilanciamento:
5KNO2 + 2KMnO4 + 3H2SO4 → 5KNO3 + K2SO4 + 2MnSO4 + 3H2O
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Capitolo 12 - Elettrochimica
3 Una corrente elettrica la cui intensità è di 2,0 A (ampere) viene fatta passare per 50 minuti in una
cella elettrolitica attraverso una soluzione che contiene ioni Cu2+. Quale quantità di rame in gram-
mi si deposita al catodo?
La reazione che avviene al catodo è la riduzione dello ione rameico a rame metallico:
Cu 2+ –
(aq) + 2e → Cu(s)
Per poter utilizzare la relazione della prima legge di Faraday, occorre calcolare prima la quantità
di carica Q, espressa in coulomb (C), che passa attraverso la cella nel tempo t, espresso in secondi
(s), essendo I l’intensità di corrente, espressa in ampere (A):
Q = I · t
cioè
ESERCIZI DI RECUPERO
Quantità di carica (C) = intensità di corrente (A) ⋅ tempo (s)
da cui
Q = 2,0 A ⋅ (50 min ⋅ 60 s / min) = 6 000 C
A questo punto calcoliamo a quante moli di elettroni, cioè a quanti faraday F di elettricità, corri-
sponde questa quantità di carica che passa:
6 000 C ⋅ (1 mol e– / 96 500 C) = 0,0622 mol e–
Ora non resta che passare dalle moli di elettroni, cioè dai faraday, alle moli di rame che si trasfor-
mano e risalire infine alla massa del rame depositato. Le moli di rame sono esattamente la metà
di quelle degli elettroni, poiché per depositare al catodo un atomo di rame Cu a partire da uno
ione rameico Cu2+ servono due elettroni:
0,0622 mol / 2 = 0,0311 mol Cu
Sapendo che la massa molare del rame è 63,546 g / mol, determiniamo quanti grammi del metal-
lo si depositano:
0,0311 mol ⋅ 63,546 g / mol = 1,98 g
Segue →
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Capitolo 12 - Elettrochimica
2 Per quanti minuti una corrente elettrica, la cui intensità è di 1,50 A (ampere), deve passare in una
cella elettrolitica attraverso una soluzione contenente ioni Fe3+ per avere la deposizione al catodo
di 100 g di ferro metallico?
La reazione che avviene al catodo è la riduzione dello ione ferrico a ferro metallico:
Fe 3+ –
(aq) + 3e → Fe (s)
Dapprima calcoliamo le moli di elettroni, cioè i faraday F, che sono necessarie per far depositare
la quantità richiesta di ferro (100 g). Dalla reazione sappiamo che per depositare un atomo di
ferro da uno ione Fe3+ sono necessari tre elettroni. Le moli di elettroni devono essere perciò il
triplo delle moli di ferro da depositare. Essendo 55,847 g/mol la massa molare del ferro, abbiamo:
100 g / 55,847 g/mol = 1,79 mol di Fe
mol di e– = 3 · mol di Fe = 3 ⋅ 1,79 mol = 5,37 mol
Sapendo che la carica elettrica di una mole di elettroni corrisponde alla costante di Faraday, cioè
a 96 500 C (coulomb), possiamo calcolare prima la quantità di carica Q espressa in coulomb (C)
che deve passare e poi, attraverso la relazione Q = I · t, il tempo necessario: … (continua tu).
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Capitolo 13 - Le proprietà dei composti organici
Capitolo 13
Le proprietà dei composti organici
ESERCIZI SVOLTI
1 Qual è l’ibridazione di ciascun atomo di carbonio nel composto che segue?
O
||
CH3CCH2CN
Per prima cosa espandiamo la struttura del composto indicando tutti i legami tra gli atomi di
carbonio e gli altri atomi; quindi assegniamo ad ogni atomo di carbonio una sigla di riferimen-
to (I), (II), (III) e (IV).
H O H
| || |
ESERCIZI DI RECUPERO
— N
H — C — C — C — C —
| |
H H
(I) (II) (III) (IV)
Sono chirali i carboni in posizione 2 e 3 nei composti (A), (B) e (C), e il solo carbonio in posizione
2 nel composto (D).
Segue →
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Capitolo 13 - Le proprietà dei composti organici
Analizziamo le formule. Tutte contengono carboni chirali. Per individuare se una di queste mo-
lecole non è otticamente attiva dobbiamo scoprire una caratteristica che conferisca questa pro-
prietà.
I composti (A) e (B) sono enantiomeri uno dell’altro (sono immagini speculari) e mostreranno
sicuramente una propria attività ottica.
Il composto (D), poiché contiene un solo carbonio chirale (il secondo dall’alto) e non ha un piano
interno di simmetria, sarà un composto otticamente attivo.
Il composto (C) ha una peculiarità: se si traccia un piano di simmetria tra gli atomi di carbonio
in posizione 2 e 3 si osserva che la parte superiore della molecola è l’immagine speculare della
parte inferiore. Il carbonio chirale 2 e il carbonio chirale 3 si trovano come davanti a uno spec-
chio e si comportano come una coppia di enantiomeri. L’attività ottica del carbonio 2 è annulla-
ta dall’attività ottica del carbonio 3: la molecola (C) è otticamente inattiva, è achirale.
I composti di questo tipo sono detti meso-composti e sono otticamente inattivi. I meso-compo-
sti per essere tali devono avere un numero pari di carboni chirali e un piano di simmetria che
renda speculare metà della molecola all’altra metà.
CH3 H 3C
(I) (II)
Individuiamo ed indichiamo con un asterisco i carboni chirali.
CH3 H 3C
1 * *1
2 * *2
CH3 H 3C
(I) (II)
Da una prima analisi sembra trattarsi di due immagini speculari non sovrapponibili.
L’opzione (B) non è corretta, perché i diastereoisomeri sono stereoisomeri che ... (continua tu).
L’opzione (C) non è corretta, perché i meso-composti devono contenere ... (continua tu) che nes-
suna di queste molecole ha (cfr. l’esercizio svolto 2).
L’opzione (D) non è corretta, perché gli isomeri strutturali sono composti che hanno la stessa
formula molecolare, ma ... (continua tu).
Le connessioni tra queste due molecole sono le stesse: ciò significa che essi sono stereoisomeri,
non isomeri strutturali.
Dovrebbe quindi trattarsi di una coppia di enantiomeri, l’opzione (A). Il fatto che i carboni chi-
rali orientino i gruppi sopra e sotto il piano delle molecole può, però, lasciare qualche dubbio.
Per facilitare l’analisi ruotiamo di 180° il composto (II), che diviene così (III), e verifichiamo se è
sovrapponibile al composto (I).
CH3 H 3C CH3
1 * * 1 1 *
2 * * 2 2 *
CH3 H 3C CH3
(I) (II) (III)
Facendo scorrere la formula del composto (III) su quella del composto (I) vediamo che la sovrap-
posizione è impossibile, perché ... (continua tu).
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Capitolo 14 - Gli idrocarburi
Capitolo 14
Gli idrocarburi
ESERCIZI SVOLTI
1 Il nome IUPAC dell’idrocarburo di seguito rappresentato è (A) 2,5-dimetileptano, (B) 2-etil-5-metile-
sano, (C) 3,6-dimetileptano o (D) 5-etil-2-metilesano?
La prima cosa da fare per assegnare il nome a un composto è identificare la catena carboniosa
più lunga.
ESERCIZI DI RECUPERO
In questo caso la catena più lunga ha sette atomi di carbonio: un atomo di carbonio per ogni
spigolo della struttura a zig-zag (5C) più un atomo di carbonio per ogni estremità della catena
(2C), in totale 7 atomi di carbonio.
Come conseguenza la catena principale dell’alcano avrà la parte finale del nome che termina
con -eptano. Le opzioni (B) e (D) possono, per questo motivo, essere eliminate.
Nella fase successiva dobbiamo verificare che gli atomi di carbonio siano numerati in modo che
i sostituenti abbiano la numerazione più bassa possibile.
Questo composto ha due gruppi metilici (le estremità libere sottintendono un gruppo CH3); per
assegnare a questi gruppi la numerazione più bassa dobbiamo numerare la catena da destra a
sinistra.
6 4
5 2
7 3 1
I gruppi metilici sono legati alle posizioni della catena 2 e 5, per cui il nome IUPAC corretto è
2,5-dimetileptano, cioè l’opzione (A).
L’opzione (C), 3,6-dimetileptano, non è corretta, perché la numerazione dei sostituenti non sa-
rebbe la più bassa, andando da sinistra verso destra.
2 4
3 6
1 5 7
numerazione errata
Segue →
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Capitolo 14 - Gli idrocarburi
2 Disegna la formula di struttura triangolare planare del seguente composto, il cui nome commer-
ciale è vinil cloruro, e assegnagli il nome IUPAC corretto.
H2C —
— CHCl
Il vinil cloruro, detto anche cloruro di vinile, è il composto di partenza per la sintesi del polivi-
nilcloruro (PVC), un polimero di addizione e una materia plastica molto comune (vedi § 15.15 del
libro di testo).
Il termine vinile, o gruppo vinilico o etenile (IUPAC), è un gruppo funzionale costituito da due
atomi di carbonio legati tra loro con un doppio legame e da tre atomi di idrogeno ed è derivato
dall’etene (etilene) per perdita di un idrogeno.
Per prima cosa disegnamo la formula, disponendo i legami attorno al doppio legame carbonio-
carbonio a 120° tra loro.
C —
— C
L’atomo di carbonio di sinistra è legato a due atomi di idrogeno, mentre l'atomo di carbonio di
destra è legato a un atomo di idrogeno e uno di cloro. Aggiungendo questi atomi completiamo
la formula di struttura del composto.
H Cl
C —
— C
H H
Il nome IUPAC del composto deve indicare la struttura carboniosa di base, l’etene (o etilene),
alla quale premettere il nome del sostituente, il cloro. Il nome IUPAC è quindi cloroetene (o
cloroetilene).
In questo caso la numerazione per indicare la posizione del cloro (1) è superflua, in quanto que-
sto elemento è l’unico sostituente su una catena di due atomi di carbonio.
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Capitolo 15 - Gruppi funzionali e polimeri di sintesi
Capitolo 15
Gruppi funzionali e polimeri di sintesi
ESERCIZI SVOLTI
1 Tra le seguenti liste di metanolo, 2-metil-1-propanolo e 1-propanolo, quale indica correttamente la
sequenza in ordine decrescente del punto di ebollizione? La solubilità in acqua a 20 °C ha un anda-
mento decrescente analogo? Quale potrebbe essere una sequenza alternativa?
(A) Metanolo > 2-metil-1-propanolo > 1-propanolo;
(B) 2-metil-1-propanolo > metanolo > 1-propanolo;
(C) 2-metil-1-propanolo > 1-propanolo > metanolo;
(D) Metanolo > 1-propanolo > 2-metil-1-propanolo.
ESERCIZI DI RECUPERO
A parità di ogni altra condizione, il punto di ebollizione di composti organici appartenenti alla
stessa classe aumenta con l’aumento della lunghezza della catena carboniosa, perché le intera-
zioni di Van der Waals sono più numerose e per separare le molecole occorre più energia.
Negli alcoli, come nel nostro caso, ha un’importanza non trascurabile anche la possibile pre-
senza di legami idrogeno tra i gruppi ossidrilici, perché la loro rottura richiede energia e ciò
concorre all’innalzamento del punto di ebollizione.
Poiché tra gli alcoli messi a confronto la catena idrocarboniosa più lunga è quella del 2-metil-
1-propanolo (il nome comune è alcol isobutilico), seguita da quelle del propanolo e infine del
metanolo, l’alcol più semplice, la sequenza corretta è la (C). I punti di ebollizione dei tre compo-
sti sono, infatti, nell'ordine: 108 °C, 96 °C, 64,7 °C.
La solubilità in acqua dei composti organici contenenti un gruppo polare, come gli alcoli, de-
cresce all’aumentare della lunghezza della catena carboniosa, in quanto le molecole d’acqua si
uniscono con legami dipolo-dipolo e idrogeno esclusivamente con l’ossidrile, ma rifuggono la
catena idrocarboniosa. La sequenza (C) dovrebbe anche in questo caso essere quella corretta.
I dati sperimentali mostrano una piccola incongruenza: mentre il 2-metil-1-propanolo ha una
solubilità in acqua a 20 °C di 80 g / L, sia il propanolo sia il metanolo a questa temperatura sono
completamente miscibili in acqua in ogni proporzione. Per questo motivo non è possibile sta-
bilire un ordine di solubilità in acqua a 20 °C. La spiegazione di questa caratteristica risiede nel
fatto che la catena idrocarboniosa nei due composti è troppo breve per interferire con il gruppo
ossidrilico che forma legami con l’acqua.
Segue →
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Capitolo 15 - Gruppi funzionali e polimeri di sintesi
2 Quale tra le formule proposte in basso rappresenta il prodotto della reazione seguente?
+ ?
O CH3 HO
OH O OH
O O O
(A) (B) (C) (D)
Individuiamo prima i composti reagenti. Il primo composto è un’aldeide (etanale o aldeide ace-
tica), il secondo composto è un alcol (1-propanolo).
Sappiamo che la reazione tra un’aldeide e un alcol forma un emiacetale (cfr. § 15.8 del testo).
La reazione è un’addizione nucleofila dell’ossidrile alcolico al gruppo aldeidico:
OH
H
+
H 3C O HO H 3C OC3H7
H 3C C2 H 5 + OH ?
OCH3 H3CO OH O
H 3C OC2H5 OH H 3C OC2H5 C2 H 5
CH3 H 3C C2 H 5 H 3C
(A) (B) (C) (D)
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