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Capitolo 6
Vincenzo Pannarale
Conservatorio di Musica “N. Piccinni” - Bari
N.B. All’interno del file è consigliata la visione di
video presenti su YouTube.
Vincenzo Pannarale
Conservatorio di Musica “N. Piccinni” - Bari
Notazione mensurale bianca
Vincenzo Pannarale
Conservatorio di Musica “N. Piccinni” - Bari
Mensura
Si continua a utilizzare le 4 prolationes di P. de Vitry
che, anzi, soltanto in questo periodo vengono
effettivamente indicate con i segni rispettivi.
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Nelle mensure perfette continuano ad essere validi i principi
di 1.perfezione, 2.imperfezione ed 3.alterazione dei periodi
precedenti. Già sappiamo che questi sono necessari perché
ogni figura, pur conservando sempre lo stesso aspetto, può
avere valore binario o ternario.
Si continuano a usare:
• il punctum additionis nelle mensure imperfette
• il punctum divisionis nelle mensure perfette.
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Ligaturae
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Note colorate
Le note di valore maggiore, quelle che sono
normalmente bianche, a volte sono colorate di
nero, con lo stesso significato delle note rosse
nei sistemi precedenti.
Quasi sempre 3 note annerite sono uguali a 2
note bianche regolari; il risultato sarà, secondo la
mensura, una terzina o una hemiola.
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Il tactus
Questo è un termine documentato solo a partire
dal Cinquecento, ad indicare una sorta di
“immaginaria pulsazione regolare e costante
che funge da unità di misura del tempo
musicale e determina, quindi, la velocità di
esecuzione delle composizioni”.
Il tactus è legato al fenomeno fisiologico del
battito del polso e viene battuto con il movimento
della mano del direttore di coro e del dito dei
cantori, diviso in un battere e un levare (chiamati
depositio e elevatio).
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●
Schola di Notre-
Dame: tactus alla
longa (circa 80
MM)
●
Notazione
prefranconiana e
franconiana: tactus
alla brevis
●
Dal XIV al XVI
sec.: tactus alla
semibrevis (prolatio
imperfecta) e in
seguito alla minima
(specialmente nella
prolatio perfecta).
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Sintetizzando, possiamo dire che, durante il XV, XVI
e fino all'inizio del XVII sec. il tactus può essere:
1. aequalis, cioè diviso in 2, e portato:
• alla semibreve (una minima in battere e una in
levare), detto “integer valor” o tactus minor;
• alla breve (una semibreve in battere e una in
levare), detto “tempus diminutum” o tactus
maior;
2. proportionatus ternario, sempre con 2 scansioni:
• alla semibreve (2 minime in battere e una in
levare);
• alla breve (2 semibrevi in battere e una in
levare).
Dal Cinquecento il tactus minor è spesso alla
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minima
Conservatorio di e il tactus
Musica “N. Piccinni” - major
Bari alla semibreve.
Proportiones
Esse vengono indicate come frazioni, senza linea
divisoria.
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La velocità d'esecuzione delle varie figure può, quindi,
venire variata dall’uso delle proportiones. Per esempio,
con la proportio dupla:
la velocità del tactus rimane costante ma il tactus passa
ora alla brevis.
Ancora oggi il semicerchio tagliato indica il tempo alla
breve.
Le proporzioni potevano anche essere usate in
successione, e in tal caso si moltiplicavano fra di loro:
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Vincenzo Pannarale
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L'invenzione della stampa
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• Sezioni proporzionali: come nel già citato “Nuper rosarum
flores” di G. Dufay
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Sezione aurea
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Canone mensurale
In questo periodo il temine canone si riferisce, in
generale, ad una “regola che indica l'intenzione,
in qualche modo nascosta, del compositore”.
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Nella Missa prolationum di Ockeghem le prime 2
voci eseguono la melodia superiore e le altre 2 la
melodia inferiore, utilizzando tutte e quattro le
possibili
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mensurae.
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L'altus e il bassus cantano una quarta
(subdiatessaron) sotto al discantus e al tenor.
La mensura di ogni voce è indicata dal segno
corrispondente.
Il bassus entra 4 semibrevi dopo il tenor, come
anche indicato
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Conservatorio di dal
Musica “N. Piccinni” - Bari signum congruentiae.
Canone proporzionale
Nel canone proporzionale le voci eseguono la
melodia data secondo differenti proportiones.
Esempi:
●
Canit more Hebraeorum, opp. cancriza: moto
retrogrado
●
: retrogradazione ed inversione
●
Cancer eat plenus et redeat medius: prima
esecuzione a ritroso con valori interi, seconda
esecuzione
Vincenzo Pannarale
a ritroso del ritroso con valori
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Tutti i procedimenti appena citati hanno la caratteristica
di poter essere pienamente apprezzabili
esclusivamente sulla partitura, da parte dei cantori o
di altri compositori ed intenditori.
In questo senso, non possiamo dimenticare i
madrigalismi che esplicitano il rapporto fra parole e
musica in modi che, spesso, sono fruibili soprattutto
sulla carta (ne vediamo alcuni esempi da Itene, o miei
sospiri di Gesualdo da Venosa):
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Possiamo ricordare anche Nicola Vicentino che nel suo
trattato L’antica musica ridotta alla moderna prattica,
propone un recupero dei generi cromatico e enarmonico
dell’antica Grecia. Lo stesso passo del suo madrigale
Dolce mio ben, che è scritto diatonicamente:
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Epilogo della notazione mensurale
All’inizio del XVII sec. l’antica notazione mensurale
viene gradualmente abbandonata, in conseguenza
di una trasformazione profonda del linguaggio
musicale.
Il passaggio da una scrittura prevalentemente
polifonica alla monodia accompagnata semplifica
anche il ritmo, che è sempre più spesso un ritmo
misurato, anziché libero.
Presto le proportiones cominceranno a essere usate
con il significato che hanno nei tempi moderni ma,
nella fase di passaggio, è ancora possibile incontrare
indicazioni di tempo apparentemente contraddittorie,
come nell’esempio seguente.
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All'inizio del II atto dell’Orfeo (a. 1600),
Monteverdi utilizza il segno di tempo imperfetto
con prolazione imperfetta. Alla pagina successiva
possiamo
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vederne un trascrizione moderna.
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https://www.youtube.com/watch?v=aseESC4qApU
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La misura appare binaria, ma in realtà l'esecuzione
mostra chiaramente che il tempo è ternario.
Il semicerchio va quindi ancora inteso nel senso
antico di rapporto binario fra tutte le figure, mentre il
tactus è chiaramente di tipo proportionatus ternario.
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Domande
1. Che cos’è il tactus e da quali figure viene rappresentato
nei vari periodi della notazione mensurale?
2. Qual è la funzione delle proportiones e quali segni della
notazione moderna anticipano?
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