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TIRANNIDE DI NASSO

LIGDAMI DI NASSO
Il già citato Ligdami, tiranno dell’isola di Nasso63, è un personaggio la cui vicenda è per noi piuttosto difficile
da tracciare, data la scarsità delle testimonianze che lo riguardano e il loro stato frammentario.

Si è già avuto modo di accennare che egli prese il potere grazie all’appoggio di Pisistrato di Atene. A darci
informazioni in merito sono Erodoto e Aristotele64. La vicenda ha inizio nell’ambito del secondo ritorno in
patria di Pisistrato dopo l’esilio a cui era stato costretto a seguito della rottura con la parte degli
Alcmeonidi. Mentre si trovava a Eretria, egli ricevette l’appoggio in vista dell’imminente spedizione, oltre
che dei cavalieri che detenevano il potere nella città, dei Tebani, di alcuni mercenari argivi e di Lidgami di
Nasso, che in questo momento agiva ancora a titolo personale65. Una volta rientrato in Atene, Pisistrato si
sdebitò con Ligdami insediandolo sul trono dell’isola66. L’impresa, peraltro, richiese notevoli sforzi, tanto
che Erodoto parla di una vera e propria guerra.

Un frammento della perduta Costituzione dei Nassi di Aristotele ha permesso di ricostruire più nel dettaglio
le vicende che portarono all’instaurazione della tirannide67. Stando a questa testimonianza, Ligdami si
sarebbe messo a capo di una sollevazione popolare che aveva come obbiettivo vendicare l’aggressione
subita da un tale Telestagora, uomo assai stimato e onorato dal popolo, e dalle sue figlie per mano di alcuni
rampolli dell’aristocrazia locale. La stessa vicenda è menzionata dal filosofo in un passo della Politica, dove
viene inserita quale testimonianza della sorte di un’oligarchia allorché i suoi membri perpetrano una
qualche ingiustizia contro la massa. Qui, però, si aggiunge un dettaglio: Ligdami non era un uomo
qualunque, bensì un membro della aristocrazia68. Entrambi gli autori dicono che in seguito Ligdami
divenne anche tiranno dell’isola. Il problema è che non è chiaro quanto tempo indichi quel “in seguito”,
ovvero se la tirannide sia stato un esito diretto della sollevazione popolare69, oppure se tra l’insurrezione e
l’instaurazione del regime di Ligdami sia passato del tempo70. È stato dimostrato con buoni argomenti,
tuttavia, che la sequenza degli eventi non permette di pensare a una fase intermedia in cui Ligdami, subito
dopo aver guidato l’insurrezione popolare, si sarebbe fatto tiranno, per poi venire cacciato ed essere
costretto a rientrare con l’aiuto del tiranno ateniese71. Erodoto e Aristotele parlano di Ligdami come di un
uomo ambizioso, benestante, entusiasta, ma senza appoggi, solo nel momento in cui si presenta a Eretria
da Pisistrato. Ligdami è, in sostanza, un privato cittadino e non un tiranno decaduto.

Ligdami, dunque, fu un aristocratico che, nel pieno degli scontri tra il regime degli éuporoi, i benestanti, e il
démos si fece leader di quest’ultimo. Tuttavia, resosi conto di non avere sufficiente forza per imporre un
proprio dominio, si volse a cercare aiuto al di fuori delle Cicladi, in particolare collaborando con un tiranno
esiliato, Pisistrato, che sicuramente, se fosse riuscito a rientrare ad Atene, lo avrebbe poi aiutato, non solo
per gratitudine, ma anche per gli interessi commerciali e politici che Atene avrebbe potuto avere nell’area.

Certo è che il potere di un uomo insediatosi con le armi altrui rimane sempre piuttosto fragile, ed è questo
il caso di Ligdami. Da un lato, egli cercò di estendere la propria rete di amicizie appoggiando l’impresa di
Policrate72. Dall’altro umiliò i suoi oppositori esiliandoli, vendendo i loro beni e, addirittura, costringendoli
a ricomprarseli a prezzi gonfiati73. Peraltro, è possibile che la stessa mossa di aiutare Policrate non sia stata
concepita da Ligdami, ma sia stata sollecitata da Pisistrato nell’ottica di creare una rete di tiranni a lui
vincolati, che gli permettessero di estendere l’influenza ateniese sull’Egeo orientale. Policrate, però, era di
ben altra pasta rispetto al suo collega nassio e molto meno disposto a obbedire.
Ligdami si trovò dunque a essere debole e passivo in politica estera, condizionato da quel Pisistrato che
aveva contribuito a reinstallare sul trono di Atene, ma al quale doveva in toto la sua tirannide.

Al contrario, in politica interna Ligdami seppe dare grande sviluppo alla sua isola, in particolare dal punto di
vista edilizio. Nonostante il grosso dei monumenti fatti edificare dal tiranno sia andato distrutto durante la
spedizione persiana guidata da Dati nel 490, che mise a ferro e fuoco l’isola74, si può ricostruire che egli
abbia fatto edificare un Apollonion monumentale75, che doveva fungere da centro cultuale legato alla
tirannide stessa, come l’Heraion forse fatto riedificare da Policrate a Samo. Erodoto ricorda inoltre che alla
fine del VI secolo, non molto tempo dopo il termine della tirannide di Ligdami, Nasso era, al pari di Mileto,
la più ricca isola delle Cicladi76 e che possedeva una potente flotta e ben ottomila opliti, il che le
permetteva di controllare Paro, Andro e altre isole77. Se dunque Nasso era così florida a fine secolo, la
politica seguita da Ligdami certamente non ne aveva danneggiato l’economia e forse l’aveva addirittura
aiutata a crescere.

Sulla fine di Ligdami le fonti, ancora una volta, non sono del tutto chiare. Plutarco riferisce che l’armata
lacedemone che aveva cercato di spodestare Policrate, senza riuscirci, sulla via del ritorno abbatté molte
tirannidi, tra cui quella a Nasso78. Tra le altre tirannidi abbattute, Plutarco inserisce quella di Pisistrato, il
che creerebbe un problema cronologico. Ma è probabile che si tratti di una svista plutarchea. La fine del
dominio di Ligdami su Nasso è da porre tra il 528, anno in cui morì Pisistrato ad Atene, e il 522, anno
dell’assassinio di Policrate. Caduto il tiranno, sull’isola tornò a instaurarsi quel regime aristocratico che era
stato abbattuto.

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