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Anno II - N° 3, maggio-giugno 2007

Per i o d ic o b im e s t r a l e d i cu l t u r a , s t o r ia e vi t a sa l e n ti n a ed i t o d a l Ci r co l o Ci t t a di n o “A t he n a ” - G a la ti n a

Il brigantaggio in Terra d’Otranto


Piaga sociale dell’Ottocento
Anno II - N° 3. maggio-giugno 2007 - Autoriz. Trib. di Lecce n.931 del 19 giugno 2006 - Distribuzione gratuita

Lu dittèriu
Il popolo quando parla
sentenzia

Emilia Bernardini Macor


La prima giornalista salentina

Sulla tomba di Achile Starace

Lu lampiunaru
Quando l’illuminazione pubblica
era a petrolio

L A S T A M PA A G A L A T I N A
Strumento di crescita culturale della città
SOMMARIO
Autori & Editori
L’ARTE DELLA STAMPA A GALATINA
di Maurizio NOCERA 4

Una finestra sul passato


LA CONGREGAZIONE DI CARITÀ Uguale Uguale Uguale Uguale Uguale
PRESIEDUTA DA ORAZIO CONGEDO
Torna lo zoccolio dei carrettieri.
Uguale Uguale tutto come ieri:
di Pietro CONGEDO 8

Personaggi salentini passa un uomo col fascio di sarmenti,


LA PRIMA GIORNALISTA SALENTINA che odora di terriccio e di trinciato,
una ragazza bruna batte ai vetri
di Zeffirino RIZZELLI 12

Terra noscia al suono rauco e lento del merciaio,


LU DITTÈRIU poi con l’ago appuntato sopra il petto
di Piero VINSPER 14
esce e parla di trine e di merletto,
Historia Nostra
del giorno delle nozze e del corredo;
IL BRIGANTAGGIO c’è un vecchio che mordicchia la sua pipa
IN TERRA D’OTRANTO rantolando del tempo e della guerra
di Valentina VANTAGGIATO 16
all’oste rubicondo che sbadiglia
Usi e costumi salentini
cavalcando una sedia sgangherata;
LU LAMPIUNARU sulla soglia un bambino succhia l’uva,
di Emilio RUBINO 18 mentre una donna vende al forestiero
capelli di famiglia e morchia d’olio
per sei mollette e un piatto colorato;
Associazioni e gruppi giovanili
RITRATTO DI... FAMIGLIA
di Valentina CHITTANO 20 pallido e nero il prete è sul sagrato.
Dorme il paese nel vespro autunnale
L’uomo e il tempo assorto nel torpore uguale, uguale,
che trasfigura volti, suoni e cose
SULLA TOMBA DI ACHILLE STARACE
di Gianluca VIRGILIO 22
sospesi in una fissità irreale.
Sul filo della memoria E crisantemi sembrano le rose
MOMENTI DI SVAGO sul balcone, cipresso il campanile;
ed il passato il presente il futuro
di Giuseppe ONESIMO 25

Mostre e rassegne vedo nell’uomo che arriva cantando


L’ARTE CONTEMPORANEA A GALATINA e incolla il morto di giornata al muro.
di Mauro DE SICA 27

Cosimo Corvaglia
Eventi e spettacoli Casarano
SE UN CUORE SI FERMA
FACCIAMOLO RIPARTIRE
di Mariateresa MERICO 30

COPERTINA: “Volto con mela bacata”


Tecnica mista di Franco Cudazzo

Redazione Il filo di Aracne

Periodico bimestrale di cultura, storia e vita salentina, edito dal Circolo Cittadino “Athena”,
Corso Porta Luce, 69 - Galatina (Le). Tel. 0836.568220 - Mail: circoloathena@tiscali.it
Autorizzazione del Tribunale di Lecce n. 931 del 19 giugno 2006. Distribuzione gratuita.

Direttore responsabile: Rossano Marra


Direttore: Rino Duma - Collaborazione artistica: Melanton - Segretario: Salvatore Chiffi
Marketing: Piero Duma, Tommaso Turco - Distribuzione: Giuseppe De Matteis
Redazione: Tonio Carcagnì, Piero Giannini, Mariateresa Merico, Maurizio Nocera, Pippi Onesimo, Piero Vinsper,
Gianluca Virgilio
3 Il filo di aracne
Impaginazione marzo-aprile
e grafica: Salvatore Chiffi 2007
Il filo di Aracne marzo-aprile 2007 3

Stampa: Editrice Salentina - Via Ippolito De Maria,35 - 73013 Galatina73013 Galatina.


AUTORI & EDITORI

Nascita e sviluppo dell’industria tipografica galatinese

L’ A R T E D E L L A S TA M PA A G A L AT I N A

N
di Maurizio Nocera

on è sempre facile risalire alle Maggiulli, i “Cenni storici intorno al villaggio di Collepasso”,
origini di un evento, soprat- di Giuseppe Manta e i “Tesori della Divina Commedia” di
tutto quando la documenta- Saverio Timo. Chiusa la Tipografia in
zione storica si mostra tiranna. È il caso occasione della fondazione di un
della nascita e dello sviluppo della giornale “La Provincia Cattolica”, il
stampa a Galatina. Tuttavia, una trac- Rizzelli la riaprì sotto il nome del
cia sul terreno da cui partire per suo giornale nel 1905. In questo frat-
orientarsi sull’argo- tempo, cioè nel 1897, sorgeva la Tipo-
mento ce l’ha grafia Novella, di proprietà del dott.
lasciata Amil- P. Vernaleone, chiusa nel 1904, nella
care Foscarini, quale nel 1912 P. Anastasia fece stam-
avvocato e pare i “Nuovi diritti dell’anima ovvero il
grande appassio- prezzo del dolore” e Umberto
nato di studi sto- Congedo una “Lettura per mo-
rici di Terra naca”, e nel 1902 T. e C. Rubino
d’Otranto. Egli, in stampavano le “Note ed appunti
un corposo saggio su Terra d’Otranto”, seguiti da una
(“L’arte tipografica in breve monografia sull’antichissima
Terra d’Otranto”, in “Aletium”. Indi quella “Economica”
«Rivista Storica Salen- nel 1907, nella quale il menzionato
tina», diretta da Pietro Luceri pubblicò un opuscolo di poche
Palumbo, 1912, pp. 193- pagine sugli “Indizi storici di un’antica
235), dopo un’agile intro- città sepolta presso la spiaggia di S. M. al
duzione sull’invenzione dell’arte Bagno” e dove furono anche impressi,
della stampa in Europa e in Italia, nello stesso anno, un ricordo “Alla cara e ve-
ci dà notizia di come essa sia nata e si sia nerata memoria di Giuseppe Manta patrizio so-
sviluppata in Terra d’Otranto. letano” e i “Carmi civili” di Francesco Zamboi
Di Galatina così scrive: «Anche a [Galatina], forse per ed infine, nel 1911, la Tipografia Nuova del si-
l’asprezza dei governi feudali, non vi allignarono mai Ti- gnor P. Vergine.
pografie, nonostante questo luogo fosse stato culla di non Tra gli illustri uomini galatinesi, il Foscarini
pochi personaggi eruditi e scrittori di fama, in guisa che cita Arcudi e, sicuramente, egli si riferisce al più illustre fi-
gli scrittori galatinesi, non potendo stampare in patria le glio di quella famiglia, vale a dire il domenicano Alessan-
proprie opere, dovettero, farle imprimere o in Venezia o dro Tommaso Arcudi (Galatina 1655 – Andrano 1718).
altrove». Un altro grande storico galatinese del secolo appena pas-
Così i libri degli Zimara, del Galatino (Pietro Colonna), sato, Michele Montinari (Galatina 1888-1966), nella sua
degli Arcudi, dei Megha e di altri non videro certo la luce “Storia di Galatina” (Editrice Salentina, Galatina 1972), cu-
in Galatina. rata dallo stesso Antonio Antonaci, nel capitolo relativo al-
Nel 1877 [se l’ultimo sette non è un refuso tipografico, l’Industria e al Commercio, non trova modo di citare
questa data va corretta in 1871, anno di fondazione] sorse alcuna azienda tipografica, nonostante che, al suo tempo,
la Tipografia di Salvatore Mariano, dove nel 1892 Gio- in città operasse la tipografia di Salvatore Mariano & figli.
vanni Pellegrino stampò i “Fiori o ritmi di letteratura popo- Antonio Antonaci trova il modo di scrivere anche del-
lare”; Vincenzo Luceri nel 1898 volle stampare una l’autore-tipografo Ruggero Rizzelli, fondatore nel 1895 di
“Memoria sull’Ospizio Celestino Galluccio”; e Giuseppe una stamperia che – come dice il Foscarini – intitolò a Pie-
Marra, nel 1903, pubblicò “Cassii Severi Vita Orationes Li- tro Galatino. Antonaci cita questo fatto a proposito del
belli”; Giuseppe Congedo uno studio “Per una scritta colo- libro “Cenni storici di Galatina” dello stesso Rizzelli, stam-
nica del leccese cromogeno del bacillus mallei”. pato nel 1895 mentre, nelle differenti note sparse per l’in-
Indi Ruggero Rizzelli impiantò, nel 1895, una Tipografia tero libro del Montinaro, il curatore cita abbondantemente
cui volle dare il nome di quel dotto filosofo ed umanista un altro libro del Rizzelli, “Pagine di storia galatinese. Me-
Pietro Colonna, detto il “Galatino”. Da essa uscirono nel morie”, opera stampata dalla sua stessa tipografia nel 1912
1895 i “Cenni storici di Galatina” dello stesso Rizzelli, e nel che, a quel tempo, aveva assunto una nuova intitolazione,
1896, la “Monografia di Castro” del chiarissimo comm. Luigi cioè quella di “Tipografia Economica”.

4 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


Neanche una parola viene scritta sull’at-
a lato:
tività della Tipografia “Nuova” del signor Carlo Caggia
P. Vergine, che il Foscarini ci dice essere direttore di “Partecipazione”
stata fondata nel 1911. “Il corriere nuovo”
Qualcosa in più rispetto all’arte della “Corriere”
stampa a Galatina la ricavo dalla lettura
degli articoli e dei saggi scritti da Carlo al centro:
Caggia (1932-2006), che fu fondatore di Zeffirino Rizzelli
giornali e promotore culturale nel secondo ex-direttore de
“Il Galatino”
cinquantennio del secolo scorso.
In “Cronache fra due secoli: Lotte politiche e in basso:
sociali dal 1896 al 1909 in una città del Salento Virgilio Contaldo
attraverso la stampa socialista” (Congedo, Ga- corrispondente della
latina 1976), Caggia ci dà più esatte notizie “Gazzetta del Mezzogiorno”
dei giornali galatinesi «Il Salento» (1896- per oltre 30 anni
1899), «Lo Svegliarino» (1901-1902), «La
Leva» (1906-1909), tutti stampati in città. Da
lui ricavo la notizia che il giornale numero
unico “Il Sole dell’Avvenire”, datato Lecce 3
giugno 1900, è stampato a Galatina presso
la Tipografia “Novella”» (p. 89). A p. 93
delle “Cronache”
dello stesso Caggia,
è riportato un clichè
con un volantino ai
piedi del quale chia-
ramente si legge il
luogo e la data di
stampa: «Galatina,
1901, Tip. Novella».
«Il Salento», la cui
prima testata (per
un solo numero) fu
«Il Contadino»,
venne fondato e di-
retto da Paolo Ver-
naleone. Il primo
foglio di stampa - 1901, «La Civetta», fondata e diretta da
vide la luce non a Ruggero Rizzelli e stampata presso la sua
Galatina ma a Galli- tipografia, che ha già il nome di Economica.
poli (dove già si - 1904, «L’Ago» e «Lo Spillone», due perio-
stampava lo “Spar- dici satirici.
taco”) il 27 dicembre 1896 dalla Tipografia Gallipolina, - 1904 -1906, «Il grido dei Liberi», fondato e diretto da
mentre solo il 3 gennaio 1897 iniziò le pubblicazioni a Ga- Carlo Mauro.
latina con la testata «Il Salento», giornale politico-letterario, - 1906 -1909, «La Leva».
organo del Partito Socialista della Provincia di Lecce, - 1906, «La Scuola per la vita», mensile, 1906, stampato
uscendo dalla macchina tipografica del palazzo (via Gari- presso la Tipografia Economica.
baldi) dello stesso direttore Paolo Vernaleone. - 1908, «Vita Nuova», settimanale politico, amministra-
«La Leva», fondato nel 1905, viene stampato dalla Tipo- tivo, commerciale, letterario (viene pubblicato la dome-
grafia Economica, gerente responsabile Vincenzo Romano. nica) vide la luce a Galatina il 1 novembre 1908. Stampato
Interessante e molto utile è l’elenco di giornali e riviste dalla Tipografia Mariano di Via G. Lillo, n. 67.
che Carlo Caggia, fece in un articolo pubblicato da «La - 1909, «La Falce», giornale repubblicano valloniano.
Voce di Galatina» (giugno 1999), e da lui ripreso e pubbli- - 1910, «Il Pensiero», fondato e diretto da Pietro De Maria-
cato nel suo libro “Scrittori sparsi di fine millennio” (Grafiche nis, stampato dal Tipografia Mariano, Via Lillo.
Panico, Galatina 2000, pp. 124-127). Spesso Caggia cita solo - 1913, «La Squilla», gerente responsabile Pietro Maffei,
i giornali stampati, omettendo di citare lo stampatore. stampato dalla Soc. Tip. Editoriale di Galatina.
Cosa che invece occorrerà completare. Questo l’elenco: - 1920, «Bandiera Rossa», organo della sezione socialista,
- 1884, «Lo Sbarbarino». stampato dalla Tipografia Gizzi.
- 1896 -1899, «Il Salento» fondato e diretto da Paolo Ver- - Fine anni ’30, «Le Vesciche e gli Spilli», periodico umori-
naleone. Il primo numero esce con la testata de «Il Conta- stico a cura del Guf di Galatina.
dino». - 1928, «Idomenea», numero unico umoristico diretto da
- 1900 -1910, «La Provincia Cattolica di Terra d’Otranto». Eugenio Ratiglia, stampato dalla Tipografia Marra &
- 1901-1902, «Lo Svegliarino». Lanza.

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 5


- 1978 -1985, «Il Corriere Nuovo», diretto
da Carlo Caggia e Vincenzo Antonaci
- 1983, «Lu Presèpiu», rivista satirica diretta
da Carletto Gervasi.
- 1983, “Galatina Sport” edito dall’U. S. Ga-
latina Pro Italia.

Galatina - Antica tipografia Mariano - Entrata da Arco Andriani


- 1945, «Antico e Nuovo», diretto da Enzo Il primo numero de “La Taranta”
Esposito.
- 1984, «La Taranta», rivista satirica diretta
- 1946, «Il Saggiatore», diretta da Giuseppe
da Gianni Vergine.
Lucio Notaro
- 1984, “La Befana”, rivista satirica diretta da
- 1946, «La Voce di Galatina», diretto da
Piero Vinsper.
Carlo Tundo, stampato dalla Tipografia Ver-
- 1984 -1985, “Sportivissimo”, settimanale
gine.
edito dall’U. S. Galatina Pro Italia, diretto da
- 1949, «Fiera-Oggi», numero unico della
Salvatore Beccarisi;
Mostra-Mercato.
- 1986-1989, «Il Gazzettino di Galatina”, men-
- 1953 -1958, «La Cuccuvàscia», rivista sati-
sile di cultura e sport edito dall’Inter Club “E.
rica.
Pellegrini” di Galatina e diretto da Pietro Ca-
- 1959-1973, «La Civetta», rivista satirica di-
talano prima, Angelo Pasca poi.
retta da Piero De Paolis.
- 1986 -1989, «Corriere», diretto da Carlo
- 1966 -1968, «Il Nuovo Cittadino»
Caggia.
- 1968, «Il Galatino», diretto prima da Anto-
- 1989, «L’Alternativa», numero unico della
nio Antonaci, quindi da Zeffirino Rizzelli,
sezione Pci “Carlo Mauro”.
ora da Rossano Marra.
- 1989 -1990, «La Provincia di Lecce», diretto
- 1970, «La Racchietta», rivista satirica edita
da Carlo Caggia.
dal Circolo Tennis di Galatina.
- 1994, «La Città», diretto da Giancarlo Val-
- 1971, «La Taranta», rivista satirica.
lone.
- 1973, «Partecipazione», diretto da Carlo
- 1998, «Porta Nuova», periodico dei Demo-
Caggia.
cratici di Sinistra.
- 1974 -1976, «Il Corriere di Galatina», diretto
A questo elenco altre testate vanno ag-
da Carlo Caggia.
giunge, a partire dal «Bollettino storico di Terra
- 1976, «Corriere del Levante», diretto da
d’Otranto», fondato e diretto da Giancarlo
Gino Di Napoli.
Copertine di alcune Vallone. Per questo la ricerca è ancora tutta
- 1978, «Incontri», organo del Centro Emi- aperta.
riviste satiriche ■
grati Rientrati.

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UNA FINESTRA SUL PASSATO

Breve storia del Conservatorio Femminile di Galatina

LA CONGREGAZIONE
DI CARITÀ
PRESIEDUTA DA
ORAZIO CONGEDO
di Pietro Congedo

offerta al confessore delle orfane, 24,00 per salario all’in-


serviente e al sagrestano e 6,10 per spese funebri in occa-
sione della morte di un’orfana.
Il totale delle analoghe spese sostenute nell’anno 1863 fu
di lire 2.545,48, cioè inferiore di 26,00 lire (v. delibera del 7
gennaio 1864), anche perché non era stata data alcuna of-
ferta al confessore delle orfanelle, né c’erano state spese
funerarie.
Alla fine del 1864 la stessa Superiora presentò il seguente
elenco di spese, espresse in lire: 2.233,00 per vitto a venti-
quattro orfanelle, 25,50 per vestiario a quattro anziane col-
laboratrici interne, 102,00 per salario all’inserviente e al
sagrestano, 127,50 per candele, 25,50 per la manutenzione

P
degli arredi sacri, 25,50 per offerta al confessore delle orfa-
Galatina - Casa di Orazio Congedo sull’omonima via nelle e 25,50 per bagni marini ordinati dal medico a 10 or-
fane. Gli amministratori approvarono senza riserve i primi
er avere un quadro completo dell’attività ammini- cinque importi, ma ritennero ingiustificata l’offerta al con-
strativa esercitata dalla Congregazione di Carità fessore, in quanto già soppressa nel 1863; invece l’esito di
(C.d.C.) di Galatina durante la presidenza di Ora- lire 25,50 per “bagni marini”, essendo “spesa di lusso” (ai
zio Congedo, sarebbe necessario esaminare i ver-
bali delle riunioni tenute dalla stessa nei primi
ventiquattro anni della sua esistenza.
Purtroppo sono stati rinvenuti soltanto i verbali
relativi al quadriennio 1863 - 1866 (v. Registro con-
servato nell’Archivio dell’Ospedale di Galatina
A.O.G.), i quali però contengono notizie abbastanza
significative ai fini dell’individuazione dei criteri
gestionali seguiti da detta Congregazione sia nei
primi quattro anni, che nei successivi due decenni.
La prima seduta ebbe luogo il 7 gennaio 1863 con
la partecipazione di Orazio Congedo (presidente),
Michele Astarita, Giacomo Baldari, Raffaele Bal-
dari, Carlo Congedo, Celestino Galluccio, Luigi Pa-
padia e Lazzaro Zappatore. Nel corso della
riunione furono eletti il segretario, il vice segretario
e il tesoriere, rispettivamente nelle persone di Cele-
stino Galluccio, Carlo Congedo e Luigi Papadia. Teatrino dell’Istituto Immacolata
Il successivo 22 gennaio fu approvato il consuntivo delle sensi del “rescritto ministeriale 13 marzo 1833”, concer-
spese relative “al regime interno condotto nel 1862 dalla Supe- nente le medicine somministrate negli ospedali), fu auto-
riora (delle Figlie della Carità)”, che ammontavano a ducati rizzato soltanto perché già avvenuto, “restando in futuro
602,70 (pari a lire 2.571,48), di cui ducati 525,60 per vitto vietati cotali bagni, fuor del caso di estrema necessità, che la me-
alle orfanelle, 6,00 per vestiario a quattro anziane collabo- desima Congregazione di Carità si riserbava di far verificare”.
ratrici interne, 30,00 per candele usate nelle funzioni reli- E’ evidente che tutte le suddette “spese interne”, effettuate
giose, 5,00 per manutenzione dei sacri arredi, 6,00 per annualmente dalla Superiora, sono solo una componente

8 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


dell’economia dell’Orfanotro- Anche le due annate successive furono, purtroppo, di-
fio. Ma un quadro verosi- sastrose per quanto riguarda la produzione di olio. In-
milmente completo, sia fatti la quantità complessiva di olive prodotte nel
delle spese, che delle entrate 1865 fu di appena 4 to-
necessarie al funzionamento moli, mentre quelle
dell’Istituto, lo si ha nel verbale raccolte nel 1866, es-
della seduta del 29 settembre sendo bucate dalla
1864, che contiene i seguenti dati mosca olearia e preco-
relativi al bilancio preventivo per cemente cadute al suolo
l’anno 1865: reso fangoso dalle con-
ENTRATE: lire (3.074,74 da affitti tinue piogge, furono ba-
+ 1.275,00 da oliveti amministrati di- rattate per sole 73 staia
rettamente + 480,76 da censi e canoni di olio.
+969,00 dal Comune + 717,48 da Rendita Da quanto detto ri-
Pubblica ) = lire 6.516,98; sulta evidente la note-
USCITE: lire (97,75 spese di scrittoio e soldo vole aleatorietà
Cuscini disegnati e
al segretario + 152,02 premio al tesoriere +1.036,87 realizzati dalle orfanelle d e l l a produzione
per tributi fondiari + 2.978,40 vitto per ventiquattro or- olearia. Pertanto
fanelle + 178,50 per medico, infermiere e medicinali quella degli oliveti non poteva essere considerata una ren-
+255,00 per rimonda degli ulivi e provvista di legna da dita certa ai fini del funzionamento dell’Orfanotrofio.
fuoco + 212,50 per spese per liti + 93,50 per maritaggi I soprariportati elenchi delle “entrate” e delle “uscite” nel
+480,25 spese per il culto + 136,00 per messe + 42,50 per settembre 1864 furono allegati ad un’istanza, che fu pre-
elemosine + 32,59 per tassa mano morta + 1.020,00 per sentata al Consiglio Provinciale al fine di ottenere una ri-
pensione delle Figlie della Carità ) = lire 6.970,88. duzione dei tributi da pagare alla Provincia, per i quali il
Si noti che le uscite superavano di lire 453,90 le entrate, R.D. 20 agosto 1864 prevedeva aumenti non sostenibili dal-
mentre fra queste ultime mancava un fondo di riserva. l’Orfanotrofio. Purtroppo la richiesta non fu accolta e detti
Tale deficit poteva essere colmato ricorrendo ad un pre- tributi, che fino al 1864 ammontavano a lire 127,50, furono
stito, ma al momento (fine settembre 1864) si pensava che portati nel 1865 a lire 581,62, subirono cioè una maggiora-
forse nell’anno in corso i proventi degli oliveti avrebbero zione di lire 451,12, per pagare la quale la Congregazione
superato l’importo di lire 1.275,00, previsto in bilancio. In fu costretta a prelevare il relativo importo dal bilancio dell’
effetti la possibilità di produrre nel 1864 una buona quan- Ospedale, sotto forma di sussidio per l’Orfanotrofio.
tità di olio sembrava quasi certa, poiché una stima effet- Nell’autunno del 1866, per assicurare la provvista di
tuata a fine estate prevedeva la raccolta complessiva di 356 legna da ardere alla cucina dell’Istituto, fu effettuata la ri-
tomoli di olive, e precisamente 190 dal fondo “Margea”, 60 monda o potatura degli ulivi esistenti nei fondi “Margea”
da ”Galatini grande”, 42 da “Crocifissello”, 40 “Geminiano”, e ”Palude del Monte”. Ciò comportò una spesa di lire 468,88,
18 da “Galatini piccolo”, 3 da “Centopiedi”

DORMITORIO
ed altri 3 dal fondo “San Vito”.
Questo significava che la quantità
di olio prodotta avrebbe potuto es-
sere superiore a 175 staia, delle Ingresso
quali circa 30 erano annualmente
A sinistra e a
necessarie al consumo interno
destra si notano
dell’Orfanotrofio, mentre, vendendo le
le nicchie dove
rimanenti 145, al prezzo medio quo-
erano sistemati i
tato nella piazza di Gallipoli, si sa-
letti delle orfa-
rebbe potuta ricavare una somma
nelle o delle
superiore a lire 2.400. Ma in au-
convittrici.
tunno le “continue e dirotte piogge”,
oltre ad avariare il prodotto, ne re-
sero difficile la raccolta. Di conse-
guenza, mentre si riuscì a cedere per
95 staia d’olio i 190 tomoli di olive
stimati nel fondo “Margea”, che era
in altura, invece per tutti gli altri oliveti,
che erano in zone pianeggianti, andò Nicchie
deserta la tentata vendita all’asta. Per-
Sulla destra si
tanto, la C.d.C. riunitasi il 10 novembre
notano le ten-
1864, diede ai suoi membri l’incarico di
dine che garan-
ricercare urgentemente acquirenti per le
tivano la privacy
olive, anche riducendone il prezzo, e, se
delle orfanelle.
le ricerche fossero riuscite vane, provve-
dere alla raccolta e macinatura delle
stesse a spese dell’Istituto.

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 9


mentre in bilancio era previsto a tal fine l’importo di lire
255,00. Mancando un fondo di riserva, sarebbe stato ne-
cessario ricorrere ad un prestito di lire 213,88, ma ciò fu
evitato, perché il presidente Orazio Congedo pagò “con suo
proprio denaro”.
Nel quadriennio 1863 -1866 la C.d.C. si occupò frequen-
temente dell’ampliamento e della manutenzione dell’edi-
ficio dell’Orfanotrofio, infatti:
- il 12 febbraio 1863 autorizzò la Superiora delle Figlie
delle Carità a costruire, a proprie spese, nel cortile dell’Isti-
tuto, un salone al piano terra e un altro al primo piano; in-
vece la costruzione dei “cessi a fianco dei due saloni terreno e
soprano” comportò una spesa di lire 433,63 a totale carico
dell’Istituto, deliberata il 13 ottobre 1864;
- il 24 dicembre 1863 approvò la spesa di lire 396,27 de-
stinata alla costruzione nel cortile di un locale idoneo sia
per situarvi accanto al pozzo le “pile” per lavare i panni, sia
per costruirvi un “novello focolare per rendere meno penose le
operazioni del bucato”;
- una tettoia, situata sulla terrazza del salone a primo
piano, che “prospetta col lato lungo ad Est in su la pubblica
via”, era stata costruita “su archi che arrecavano notevole
spinta alla parte superiore dell’edificio”, perciò ne decise la de-
molizione, che costò lire 18,75 e successivamente fu spesa
la somma di lire 316,37 per riparare con tiranti di ferro i
locali che, a causa della suddetta tettoia, avevano manife-
stato lesioni nella muratura (v. delibera 11 gennaio 1866);
- sia per proteggere dall’umidità i solai dei locali riparati,
sia per “non far mancare allo Stabilimento un locale aerato per
sciorinare panni al coperto”, il 19 agosto 1866 deliberò la co-
struzione di una nuova tettoia, sostenuta da “cavalletti in
travature di legno”, nello stesso posto in cui c’era stata Galatina - Istituto Immacolata - Atrio interno
quella demolita.
Nella seconda metà del XIX secolo l’aleatorietà delle pro- C.d.C. di Galatina, infatti tra l’agosto e il settembre del
duzioni agricole e il degrado cui andavano incontro i po- 1866 furono da essa richieste alla Deputazione Provinciale
deri dati in affitto inducevano gli amministratori di enti le autorizzazioni per l’alienazione dei fondi “Calcara del
Monte” (al prezzo di lire 3.941,25), “Tabelluccia”
(al prezzo di lire 510) e “Pigno del Rosario” (al
prezzo di lire 2.446,75).
Dette somme, insieme all’importo di lire
922,25, derivante dalle affrancazioni di censi e
canoni concesse a debitori dell’Orfanotrofio, fu-
rono tutte convertite in Rendita iscritta nel Gran
Libro del Debito Pubblico.
Da una copia del “Questionario generale per l’in-
chiesta amministrativa sulle Opere Pie”, compilato
nel 1884 (conservato in A.O.G.), si apprende che
nel decennio 1875 -1884 dalla vendita di altri
fondi rustici fu ricavato l’importo complessivo
di lire 82.236,00, che fu anch’esso investito in
Rendita Pubblica.
Da quanto sopraesposto si evince che Orazio
Congedo, oltre a provvedere col proprio denaro
ad emergenti necessità sia dell’Ospedale (v. la
donazione finalizzata al mantenimento di 5 posti
letto per malati cronici), che dell’Orfanotrofio (v.
Istituto Immacolata - Particolare dell’atrio interno la donazione della rendita destinata al sostenta-
mento di tre orfanelle), fu anche amministratore
assistenziali a vendere all’asta le proprietà degli stessi per attento e di grande umanità, poiché cercò sempre di mi-
poi investire il ricavato in titoli di Stato. gliorare le rendite dei due Enti ed ebbe costantemente cura
Operando in questo modo si potevano aver annual- di alleviare i disagi degli infermi e delle povere orfanelle
mente rendite certe, che, almeno nell’immediato, erano più (v. i provvedimenti adottati per rendere meno penose le
vantaggiose. A tale criterio amministrativo ricorse anche operazioni del bucato). ■

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 11


PERSONAGGI SALENTINI
La cronaca mondana, alla fine dell’Ottocento, con le “note giornalistiche” di Emilia Bernardini
Macor promuove moda, commercio, cultura secondo uno studio di Annalisa Pellegrino pubbli-
cato dalla “Congedo Editore”

L A P R I M A G I O R N A L I S TA S A L E N T I N A

L
di Zeffirino Rizzelli

a Gazzetta del Mezzogiorno inizialmente con pseudonimi.


celebra i suoi centoventi anni In Terra d’Otranto tutto questo
di vita pubblicando, ogni mer- movimento non tarda a farsi sentire:
coledì, un articolo che ne ricostruisce il 22 maggio 1881 fa la sua prima
la storia. Un cappelletto che precede comparsa la “Gazzetta delle Puglie”
ogni articolo ricorda che il giornale che, nel dicembre 1882, nella rubrica
è nato dalla fusione di due prece- “Chiacchiere Settimanali”, dichiara
denti testate: “Corriere delle Puglie” di avvalersi della “collaborazione di
e “Gazzetta di Puglia”. Questa preci- valenti scrittrici”.
sazione e l’interessante ricerca di Nel 1890 nasce “Il Corriere Meri-
Annalisa Pellegrino mi spingono a dionale”, organo della corrente libe-
ricordare la posizione che nell’Otto- rale, diretto dall’avvocato Nicola
cento aveva il giornalismo nella Pro- Bernardini che a partire dal 1896
vincia di Lecce, allora comprensiva fonda e dirige “La Provincia di
dei territori che oggi costituiscono le Lecce” nel quale istituisce una ru-
province di Taranto e Brindisi. brica fissa destinata al tema della
I giornali pubblicati in tutta la Pu- moda femminile e la affida ad una
glia, nella seconda metà dell’Otto- donna, a Emilia Bernardini Macor
cento, sono trentasei di cui ventidue (Lecce, 1865-1926).
nella provincia di Lecce (1). Vi è, A raccontarci l’interessante vi-
quindi, in Terra d’Otranto, una viva- cenda e a ricostruire la personalità
cità culturale Emilia Bernardini Macor della Macor è Annalisa Pellegrino
ed un con una ricerca che investe tutto il
dibattito politico notevoli mondo femminile a partire dalla seconda metà dell’800 (2)
perché sui quei giornali i e che mette in evidenza il cambiamento del ruolo che la
più noti studiosi condu- società affida alla donna al sorgere dell’Unità d’Italia.
cono le loro “battaglie”. La borghesia italiana, proprio verso la seconda metà
Sono gli anni in cui na- dell’800, cessa di essere costituita soltanto da coloro che
scono a Milano i primi dispongono di proprietà, hanno un reddito o rientrano nel
giornali femminili. Edo- campo dei capitalisti d’industria e approda al livello cultu-
ardo Sonzogno fonda nel rale. Dice la Pellegrino “non si dovrebbe parlare più di
1864 il primo giornale fem- ‘classe borghese’, ma di diverse borghesie : una borghesia
minile di moda, “Novità”, di burocrati, di professionisti, di accademici e solo in tono
nel 1866, il “Tesoro delle fa- minore di operatori economici” (3).
miglie”, “La moderna rica- Il compito di dimostrare lo “status” raggiunto viene af-
matrice”, il “Monitore delle fidato alla donna che, “con la ricchezza degli abiti, gioielli
sarte”. Nel 1865 Ferdinando e ornamenti vari”, ma anche con la casa ben arredata e il
Garbini pubblica “Bazar” e numero di persone addette ai lavori domestici deve dimo-
“Monitore della moda”. strare il ruolo e l’importanza raggiunti dal marito, dive-
Nel 1877 Emilio Treves dà nuto “Gentiluomo”.
alle stampe “La Moda” e, La donna diventa così “Signora” e deve porre cura al
successivamente, “Mar- proprio modo di vestire e di vivere, deve praticamente se-
gherita”, “L’eleganza” e guire la “moda”.
“Eco della moda”. Per questo “La Provincia di Lecce”, a partire dal 18 giu-
Attraverso questi gior- gno 1899, apre una finestra sul mondo della moda con la
nali fanno il loro in- rubrica “Cronaca mondana” e, dal 1902, istituisce una ru-
gresso nel giornalismo brica fissa, “Farfalle erranti”, destinata alla moda dei co-
le donne: M. Antonietta stumi e dei comportamenti delle “signore”.
Torriani, Virginia Treves Emilia Macor firma le due rubriche: quella della “Cro-
Tedeschi, Anna Radium naca mondana” con lo pseudonimo “Ermacora”; con il
“Abito da visita” Zuccari, Matilde Serao, Eve- proprio nome, fino al 1926, quella delle “Farfalle erranti”.
fine XIX - inizio XX sec. lina Cattermole, che firmano Entrambe le rubriche offrono “… veri e propri consigli di

12 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


moda vestimentaria per le signore della ‘buona’ società rose sono le inserzioni
leccese ...” ma non mancano i consigli sui comportamenti: pubblicitarie che com-
“La vera missione della donna”, “Il giorno per ricevere”, paiono sui giornali e
“Ricchezza e buon gusto”, “Teatro e cappelli”. Sono pre- reclamizzano “nastri
senti anche interventi sui temi in discussione in quegli di tutte le tinte…
anni: “Pro e contro il divorzio”, “La donna e il voto”, ecc. splendidi merletti …
Lo scopo della ricerca della Pellegrino è proprio “la vi- ricchissimi velluti di
cenda umana e giornalistica” (4) di Emilia Macor, moglie seta… pellicce per
dell’avvocato Nicola Bernardini, figlia della torinese Cate- donna e per uomo”. (9)
rina Ruffo e del veneto Carlo Macor, e dotata di una cul- Nel capitolo che la
tura eccezionale per le donne del suo tempo. Pellegrino dedica a
Le notizie biografiche della Macor sono scarse, afferma questo aspetto delle
l’autrice che, però, riesce ugualmente a tracciarne un pro- note di cronaca della
filo di tutto rispetto. La cultura della Macor nasce da un Macor compaiono
misto di studio e di esperienze. Il padre, ingegnere, “fer- tanti nomi di ditte che
vente mazziniano”, nonostante la condanna all’esilio in- tra la fine dell’Otto-
flittagli dall’Austria, ha contatti con Mazzini, Quadrio, cento e il Novecento
Garibaldi, la porta con sè in Siria, Turchia, Romania, e in aprono i loro ne-
varie città europee e orientali, e le offre la possibilità di co- gozi, tra cui i
noscere varie lingue straniere tra le quali, certamente l’in- Costa, gli An-
glese e il francese. dretta, i Lazza-
Oltre al viaggiare retti o inviano i
concede alla figlia, loro “rappresen-
cosa rara per il tanti” a Lecce
tempo, la libertà di (10).
compiere scelte auto- Sono tante le no-
nome e impegnative tizie che emergono
che le consentono di dalle note della Macor e
sviluppare quelle che la Pellegrino “rac-
“Abito da sera”
doti eccezionali che conta” con particolare fine XIX - inizio XX sec.
emergono nel suo de- attenzione ad un filo lo-
scrivere moda, co- gico di comprensione, uno stile linguistico snello e privo di
stumi e riti della terminologie da “addetti ai lavori”.
società contempora- Il libro della Pellegrino chiude con una “Appendice” ar-
nea, e che la portano ticolata in cinque parti: l’elenco delle note di cronaca della
ad essere considerata Macor su “La Provincia di Lecce”; alcune tra le più inte-
“la prima giornalista ressanti di dette note; la riproduzione fotostatica di pagine
salentina” (5). del giornale; esempi di pubblicità; foto d’epoca.
È possibile, dalle Ed è veramente piacevole leggere i testi redatti dalla
sue note, ricostruire il Macor nella rubrica “Farfalle erranti” e incontrare una
quadro della “sociabilità salentina, soffermandosi sugli prosa capace di rispettare sintassi, grammatica, ortografia
spettacoli della Filodrammatica, sulle rappresentazioni e valore semantico delle parole. ■
teatrali al teatro ‘Paisiello’, sulla lirica al teatro ‘Politeama’,
sui balli, soprattutto durante il Carnevale e la Pasqua, nei
saloni delle famiglie della nobiltà o della ‘buona’ borghesia NOTE
cittadina (i Magliola Palmieri, i Falco, i Gorgoni, i Mar-
cucci, i Massa, i Bernardini-Marrese, i Tafuri, i Galluccio, 1) cfr. Nicola Vacca, Giornali e giornalisti salentini,
ecc.), sui matrimoni e… anche sulle ‘toilettes’ del mo- Lecce, Editrice Salentina, 1940; Donato Valli, Cento anni
mento” . di vita letteraria nel Salento (1860-1960), Lecce, Edizioni
Attraverso questa attività giornalistica la Macor acquista Milella, 1985
un importante ruolo nel mondo culturale del capoluogo 2) cfr. Annalisa Pellegrino, “Emilia Bernardini
salentino. Si deve a lei “il decollo musicale del tenore ‘di Macor, cronista di moda e costume”, Galatina, “M. Con-
grazia’ Tito Schipa… organizzando… nel 1907… il cui ri- gedo Editore”, 2006
cavato aveva consentito al giovanissimo tenore di conti- 3) Cfr. Idem, pag. 14 nota 5
nuare a studiare a Milano” (6). Le sue note mondane 4) Cfr. Idem, pag. 31, nota 48
“costituiscono una ulteriore testimonianza di come tra 5) Cfr. Idem, pag. 34
Nord e Sud si sviluppi un processo di omologazione sia 6) Cfr. Idem, pag. 38
delle strategie editoriali che del modello femminile” (7). 7) Cfr. Idem, pag. 49
Lecce, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, 8) Cfr. Idem, pag. 83
è già nota per la presenza di importanti sarte, modiste, di 9) Cfr. Idem, pagg. 93-95
laboratori artigianali per la produzione di merletti e ricami 10) Cfr. Idem, pagg. 98-102
che assorbono manodopera femminile. Questa presenza è
diffusa in tutta la provincia di Terra d’Otranto e (8) nume-

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 13


terra noscia terra noscia terra noscia terr

Lu dit tèri u
Esempio tangibile della saggezza popolare

Il popolo, quando parla, sentenzia

di Piero Vinsper
contro di loro e nessuno può far valere alcun diritto nei
confronti di chi non possiede niente e versa in assoluta mi-
seria.
Poti ‘ssire svergugnatu de tthre manère: de mamma, de

D
soru e dde mujere – (Puoi uscire svergognato di tre ma-
niere: di madre, di sorella e di moglie). “Chi dice donna
dice danno” ammonisce un’altra sentenza. Di conseguenza
uno può provare vergogna del comportamento della
ittèriu deriva dal vocabolo greco δηκτήριον (leggi
madre, della sorella e della moglie, a patto che queste ab-
diktìrion), che significa cosa mordente, acre, pun-
biamo commesso qualcosa che urti con la morale.
gente, acuta, mordace. D’altra parte, quando il po-
Dopu tthre troni vene l’acqua, dopu tthre pìrate vene la
polo si esprime, pur nella sua semplicità di linguaggio,
cacca. – (Dopo tre tuoni vien giù l’acqua, dopo tre scor-
conserva sempre la primitiva grandezza di manifestazione
regge arriva la cacca). I nostri contadini, forti della loro
di pensiero. Infatti giudica, sentenzia, però non lo fa mai a
esperienza, sostengono che, dopo tre tuoni consecutivi,
vanvera; e lo dimostra cu llu dittèriu, con il proverbio, che,
scenda giù la pioggia; nello stesso modo, dopo tre scor-
traendo origine da probatum verbum, “non è altro che la pa-
regge, si deve correre subito in bagno ad evacuare.
rola sanzionata da una lunghissima serie di prove”.
A volte avviene, però, che il numero “tre”, nei dittèri, ac-
Ebbene, parleremo ora del numero “tre” presente nei
compagni la lettera “C”; a tal proposito abbiamo due pro-
proverbi galatinesi. Ce ne sono circa una trentina, da
verbi.
un’accurata indagine condotta sul “campo”.
Omne trinum perfectum est dicevano i nostri antenati; e
tutti sanno quale significato abbia il numero “tre” in
Dante. Il nostro popolo, invece, abituato alla filosofia spic-
ciola, prende in considerazione il numero “tre” non solo
inteso come espressione di perfezione, ma anche di com-
pletezza. Ed ecco che ci troviamo di fronte ad una simpa-
tica fioritura di proverbi, che, ancora una volta, sono
esempi tangibili della saggezza popolare.
Tthre su’ li suttili: ‘i monaci, ‘i prèvati e ci nu ttene fili
– (Tre sono gli avari: i monaci, i preti e chi non ha figli).
Questa categoria di uomini, pur avendo la possibilità di
spendere, tende sempre ad un risparmio eccessivo, smo-
dato e insensato, sottoponendosi a irragionevoli priva-
zioni. Il popolo, allora, a buon ragione, definisce questi
individui suttili, avari, perché, non avendo una famiglia a
cui badare per il sostentamento, sono portati più di tutti Tthre su’ le “C” ca fùttenu li vecchi: catarru, caduta e
verso questo sistema di vita; sono soli al mondo e perciò cacareddhra – (Tre sono le “C” che fregano i vecchi: ca-
hanno terrore della solitudine, della miseria e della vec- tarro, caduta e cacarella). Il più delle volte le persone an-
chiaia. ziane sono affette da bronchite che provoca il catarro e
Tthre su’ li vangali: ‘u ‘Ntoni, ‘u Mìnacu e lu Pascali – perciò sono destinate ad una brutta fine. Allo stesso risul-
(Tre sono gli stupidi: Antonio, Domenico e Pasquale). Con tato portano la caduta e la dissenteria; infatti la caduta può
il termine vangale, che in dialetto vale “dente molare”, la determinare una rottura delle ossa e si sa che nei vecchi la
nostra gente definisce quella persona che non sa prendere possibilità di calcificazione è minima; la dissenteria, in-
una decisione, che se ne sta impalata, che è credulona, im- vece, provoca la disidratazione dell’organismo con conse-
bambolata e stupida. E i tre personaggi citati nel proverbio guenze disastrosissime.
dovevano essere di tale risma. Lo dimostra anche l’espres- Quàrdate de ‘ste tthre “C”: cagnatu, cumpare e crussu-
sione “quantu si’ Pascali”, per significare la cretinaggine e pinu – (Guardati da queste tre “C”: cognato, compare e cu-
la fessagginità di una persona. gino). Nei cognati, nei compari e nei cugini, non bisogna,
Tthre su’ li putenti: ‘u papa, ‘u rre e ci nu ttene nienti – peccando di ingenuità, riporre tutta la nostra fiducia. Vuoi
(Tre sono i potenti: il papa, il re e chi non ha niente). Qui l’occasione, vuoi la vicinanza, vuoi o non vuoi il continuo
il popolo accosta il nullatenente al papa e al re, che sono frequentarsi possono essere, spesso, causa d’inganni e di
degli uomini molto potenti; nessuno può sollevare un dito adulteri.

14 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


ra noscia terra noscia terra noscia terra noscia terra noscia te
Tthre cose fùttenu lu villanu: lu mercatu, la cridenza e lu sopportazione e sottomissione; esprime, cioè, il tema della
chiuvire chianu chianu – (Tre cose fottono il contadino: rassegnazione e del perdono.
l’acquistare merce a basso costo, la credenza e il piover Tthre cose ti nnudacanu lu core: le meddhre, li cutugni e
piano piano). Il contadino, in passato, è stato sempre il ber- le parole – (Tre cose ti creano un nodo in gola: le nespole,
saglio dei soprusi degli scaltri. Crede di risparmiare e com- le mele cotogne e le parole). Il popolo chiama meddhre le
pra ciò che gli viene offerto a buon mercato, non nespole nostrane, che non devono confondersi con quelle
considerando di essere spesso vittima di imbroglioni e di del Giappone, di colore giallo; queste, invece, hanno un
furfanti. L’annata va male, le calamità atmosferiche dan- colore verdognolo, quando ai primi di ottobre si raccol-
neggiano il raccolto ed è costretto ad aver credito e non sa gono; poi si mettono nella paglia a maturare e diventano di
poi a che prezzo dovrà estinguere questo debito. Si reca in un bel marrone scuro. Infatti si dice: Cu llu tiempu e cu lla
campagna a lavorare e, all’improvviso, scende giù una pàja se mmatùranu le nèspule – (Con il tempo e con la pa-
pioggerellina sottile; pensa che subito smetta di piovere e glia maturano le nespole). Sorvolo sul significato morale.
continua a lavorare; così facendo, però, finisce con l’inzup- E poi ancora: Quandu viditi nèspule chiangiti, ca viddhru
parsi di pioggia e le conseguenze si faranno ben presto è l’ùrtimu fruttu de l’estate – (Quando vedete nespole
sentire. piangete, perché quello è l’ultimo frutto dell’estate).
Un altro proverbio analogo al precedente è que- Ebbene, quando si mangiano le meddhre, è diffi-
sto: Tthre cose fùttenu lu villanu: l’acqua piu cile mandarle giù data la loro polpa pastosa;
piu, lu làssame stare e lu fazza Ddiu – perciò si nnùdaca, cioè si sente come un
(Tre cose fregano il contadino: l’ac- nodo alla gola. La stessa cosa accade
qua pio pio, il “lasciami stare” e il con le mele cotogne. Le parole, al
“sia fatta la volontà di Dio”). La contrario, sono molto più nnu-
pioggia che scende lunga ed dacuse delle une e delle altre,
impalpabile, sempre uguale, specialmente se dette, a torto
il popolo la chiama “acqua o a ragione, per calunniare,
piu piu”, quasi fosse pigo- per offendere, per dir male
lata, ma che poi finisce con il o per rimproverare una
bagnare più degli acquaz- persona. E’ molto difficile
zoni. Il “làssame stare” è il ingoiarle, mandarle giù,
mostrarsi in condizioni di perchè non solo ti creano
apatia e di svogliatezza un nodo alla gola, ma anche
verso ogni cosa; “lu fazza ti opprimono il cuore e ti
Ddiu” è l’invito alla cristiana fanno star male. ■

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 15


HISTORIA NOSTRA

I L B R I G A N TAG G I O I N T E R R A D ’ O
Valentina Vantaggiato

La crisi scaturita dopo l’unificazione d’Italia ha portato


del “brigantaggio”, fenomeno che ha lasciato segni pro

sformò questo fenomeno in banditismo sociale vero e pro-


prio, conferendogli caratteri peculiari anche sotto il profilo
politico. “Nell’Italia meridionale il banditismo sociale si
avvicinò a una rivoluzione di massa e a una guerra di libe-
razione guidata da banditi sociali” (ID.).
I "briganti" sono stati oggetto di studio da parte di nume-
rosi storici, ma le considerazioni finali che essi ci hanno
fornito sono discordi. C’è chi afferma che questi uomini
avevano l’animo nobile, che rubavano ai ricchi per dare ai
poveri e che donarono un certo fascino alla società del
tempo. Altre tesi, tuttavia, sono concordi nell’affermare
che costoro furono solo esseri assetati di sangue, pezzenti
che vagavano con l’unico scopo di saccheggiare, uccidere,
spinti da credi illegittimi e dalla volontà di sfuggire alle
leve militari.
Domenico De Rossi si adoperò molto in questo senso,
fornendo, grazie alle sue ricerche, una precisa documenta-
zione sull’argomento e arrivando alla conclusione che “è
vero che i briganti non fecero mai epoca, né s’imposero con
gesta leggendarie, ma arricchirono quel quadro mai abba-

C
stanza chiaro dei primi tormentati anni della nostra unifi-
cazione”.
La brigantessa Michelina De Cesare Nel panorama del Mezzogiorno il brigantaggio salen-
on la proclamazione ufficiale del Regno d’Italia nel tino, per espansione, densità e durata, occupò un posto se-
1861 e con la conseguente annessione del Mezzo- condario. Questo spiega perché la provincia di Lecce non
giorno allo Stato unitario, iniziò un periodo di forte venne compresa fra quelle che furono dichiarate, il 20
squilibrio nei rapporti fra lo Stato e la società italiana, la maggio del 1863, “invase dal brigantaggio”.
quale, per gran parte, viveva al di Ciò nonostante, anche in Terra d’Otranto, queste vicissi-
fuori della cerchia dello Stato tudini, che paralizzarono l’ascesa del Mezzogiorno, non
stesso. L’unità era stata compiuta mancarono di produrre gravi effetti, procurando forti pre-
solo parzialmente. occupazioni al nuovo governo.
La nuova Italia aveva preso Scoppiato dapprima nella Basilicata, il feno-
posto fra le maggiori unità politi- meno si estese, poi, a quasi tutte le province A voi,
che d’Europa, ma era ancora op- del Salento. “nuovi briga
pressa da molti problemi interni Numerose furono le bande che operarono in
che ponevano un limite alla questo territorio, lasciando, chi più e chi meno, Salento” riv
sua potenza di stato tracce indelebili nella storia della nostra terra: un accorato
tra gli stati. quelle di Francesco Ronaldo, detto “il Cata- mettete da p
Precedente- lano”, di Francesco Paolo Valerio, detto “il Ca-
mente all’Unità, valcante”, di Antonio Locaso, detto “lu l’egoismo p
nel primo periodo Capraru”, di Quintino Venneri, detto “Mac- lasciare spa
dell’evoluzione econo- chiorru” ed altre ancora. Molti usavano un una mentali
mico–sociale del Sud, nome d’arte per farsi riconoscere, appellativi
il “brigantaggio” aveva che spesso derivavano da una loro caratteri- pulita.
già preso piede in coin- stica fisica o comportamentale che rendeva il Amate la vo
cidenza di crisi periodi- nome stesso alquanto curioso. non infierite
che, e con esse era destinato Tra il 1861 e il 1863, la Puglia vide gang di
a sparire, fenomeno locale in briganti attraversare i suoi altipiani, le sue pia- non razziate
una società agraria povera. nure, le sue città e i suoi piccoli villaggi di con- non distrug
Nel 1860, tuttavia, tutto fu tadini. “A volte conquistarono interi paesi e chi ed essa vi a
molto diverso. La crisi del- si opponeva loro, fossero soldati italiani, guar-
l’unifica die nazionali o sindaci, assessori e borghesi, volta
zione, difatti, tra-
Brigante Ciucciariello
veniva ucciso senza pietà; verno ad adope-

OT R A N TO
cadaveri mutilati e teste rare ogni mezzo
mozzate venivano esposte per combatterlo e
per impressionare la popo- debellarlo.
lazione” - scrive lo storico Fu dichiarato lo
Nicola Antonacci. stato di guerra e
La figura più caratteriz- furono inviate
o alla nascita nel Mezzogiorno zante fu senza dubbio quella truppe bene adde-
ofondi nella società del tempo. di Giuseppe Valente, chia- strate nei luoghi in
mato “brigante letterato” questione. “Chiun-
per la sua spiccata capacità que fosse stato tro-
dialettica e stilistica; fu, in- vato in possesso di
fatti, uno dei pochi briganti armi o sospettato
a non essere analfabeta. Egli di complicità con i
redigeva personalmente le briganti, rischiava
missive che poi inviava alle la fucilazione im-
famiglie più ricche per estor- mediata”, afferma
cere loro denaro. La sua l’Antonacci.
banda ebbe un’attività im- Accanto ai prov-
Conflitto a fuoco tra
pressionante. Tra il settem- vedimenti legisla-
briganti e bersaglieri
bre e il dicembre del 1862 tivi, vennero presi
riuscì a perpetrare “83 reati provvedimenti militari, che si articolarono in vere e pro-
fra omicidi, rapine, estor- prie operazioni tattiche contro i malviventi. Queste dispo-
sioni, sequestri di persona, sizioni ebbero scrupolosa esecuzione da parte delle
incendi, furti di bestiame, re- autorità della Provincia, le quali, allo stesso scopo, presero
sistenza e tentati omicidi a altre personali iniziative. L’operazione ebbe successo per-
componenti della forza pub- ché presto tutti i capibanda furono catturati e condannati
Il capobanda Sacchitiello blica” (D. De Rossi). a morte. Gli altri briganti, spaesati per l’arresto dei loro
e i suoi scagnozzi Il Valente fu arrestato il 21 boss, si dispersero nelle campagne e di loro non si seppe
dicembre dello stesso anno e più nulla.
consegnato alla Guardia Nazionale. Altri componenti della Le ultime rappresaglie si verificarono nella zona del
sua banda vennero catturati e tutti furono condannati al- Capo di Leuca, dove il brigantaggio era ormai ridotto a
l’ergastolo. volgare delinquenza. Dopo il 1865, reazione e brigantaggio
Tra i fuorilegge se ne distinse anche un altro, e non certo nel Salento potevano considerarsi solo un triste ricordo.
per merito: Riccardo “Spuntano ai pali ancora
Colasuonno, meglio co- le teste dei briganti, e la caverna,
nosciuto come “Ciuc- l’oasi verde della triste speranza,
ciariello”. Originario di lindo conserva un guanciale di pietra.
Andria, fu uno dei bri- Ma nei sentieri non si torna indietro…”.
ganti più tristemente fa- Il poeta Rocco Scotellaro, con questi versi, ha voluto im-
mosi, vista la sua innata mortalare la figura dei briganti e la loro presenza in nessun
violenza che palesava a posto e in ogni dove. Uomini e fantasmi allo stesso tempo,
destra e a in una terra che a volte si faceva portavoce del loro pen-
manca. Nella siero e altre volte inorridiva al solo sentirli nominare.
anti del sua vita egli Il brigantaggio fu soltanto il primo dei grandi problemi
commise che la nuova Italia dovette affrontare nelle province meri-
volgo delitti e dionali. Solo il primo di una lunga serie che ha portato alla
o appello: atrocità di costituzione della complessa “questione meridionale”,
parte ogni genere oggi, purtroppo, ancora non del tutto risolta.
e solo a sen- Il brigante Quintino Venneri I briganti di oggi non sono certamente migliori di quelli
per tir pronunciare il suo nome la gente rabbrivi- di ieri e, ugualmente, creano disordine in quell’ordine,
azio ad diva. Riccardo era un latitante costretto seppur precario, che il Sud si è duramente conquistato nel
ità nuova, perennemente a nascondersi e a spostarsi da corso dei secoli.
un posto all’altro per non farsi stanare dalle au- Ed è proprio a questi ultimi che rivolgo un accorato ap-
torità competenti che erano sulle sue tracce da pello, a voi “briganti” del nuovo millennio: non infierite
ostra terra, molto tempo. Finalmente, il 15 novembre 1865, su una terra che merita di essere ricordata per le sue nume-
e su di essa, dopo anni di tentativi falliti, “Ciucciariello” fu rose bellezze e per i suoi valori genuini… e non per i suoi
lati bui.
arrestato.
ela, La stampa del tempo, dai giornali più impor- A voi, “nuovi” Valente, chiedo di mettere da parte l’egoi-
ggetela tanti ai fogli di provincia, considerando il bri- smo per lasciar spazio ad una mentalità nuova, pulita.
amerà a sua consolidamento del nuovo ordine costituito, lo
gantaggio come un pericoloso ostacolo al Amate la vostra terra, non razziatela, non distruggetela,
ed essa vi amerà a sua volta, perché è solo questo che
attaccò violentemente, incoraggiando il go- vuole. Non chiede altro che un po’ di rispetto. ■

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 17


USI E COSTUMI SALENTINI

Quando l’illuminazione pubblica era a petrolio

LU L A M P I U NA RU

A
di Emilio Rubino

ll’inizio del secolo scorso la pubblica illuminazione


di Nardò era costituita da lampade a petrolio. Erano
dei grossi lampioni, con supporto di ferro infissi sui
muri e con una campana di vetro che li ricopriva e li preser-
vava. Vi era incorporato un serbatoio di rilevante capacità,
al fine di evitare che durante la notte si consumasse il car-
burante e si restasse al buio più completo. Vi era anche una
sostanziosa “carzittella”, rappresentata da una strisciolina
di stoffa cotonata che pescava nel petrolio e che, per capil-
larità, restava umida anche nella parte superiore, in modo
che la fiammella diffondesse con continuità la luce.
E così, ogni sera, all’imbrunire, si vedeva girare per le
principali vie cittadine un uomo che, armato di scala, di un
recipiente col petrolio, con lo stoppino in mano ed i fiammi-
feri in tasca, compiva la benefica opera di accendere tutti i
lumi della Città.
Lu lampiunaru
Immaginiamoci come la gente, che era costretta a circo-
lare di sera (si usciva di casa solo nei casi di estrema neces-
sità), aspettasse il “lampiunaru” che, instancabile, reggeva
la scala sulle spalle, fermandosi ogni cento metri, poggian- Lampionaio del 1800
dola attentamente al muro in gente di malaffare, pronta ad aggredire e malmenare,
in modo da evitare rovi- senza che potesse individuare gli aggressori. In alcuni casi,
nose cadute, versando poi non per malvezzo, ma perché mancava la rete fognante, al-
nel lampione una quantità l’ignaro passante poteva cadere di bel bello sulla testa il
di petrolio sufficiente per contenuto, non certo profumato, di una vaso da notte, allora
l’intera nottata ed accen- da tutti ellenicamente denominato “càntaru”.
dendo la “carzittella” che, Liti e zuffe
prima rossastra, poi sem- Certamente, per ovviare a questi gravi inconvenienti, che
pre più vivida, effondeva non mancavano di provocare spesso imprecazioni innomi-
una benefica e rassicurante nabili, litigi a non finire e, più d’una volta, zuffe violente e
luce. generalizzate, dovette intervenire l’Avvocato Fiscale, il Go-
Egli provvedeva anche a vernatore della Città, il quale – come ci racconta il neritino
pulire il vetro sporco di fu- Giovan Battista Biscazzo nel suo “Libro d’annali de successi
liggine per consentire un’il- accatuti nella Città di Nardò” – il 22 maggio 1652 “fe ordine
luminazione più splendente. che nessuna persona cammini di notte senza lume in mano, sotto
Spesso accadeva, infatti, pena di docati sei”.
che durante la notte, la Insomma, se un cittadino si azzardava a camminare nel
Antica lucerna a olio fiammella dei vari lam- buio della notte, senza avere con sé un lume, poteva benis-
pioni diventasse sempre più fioca e le vie restassero quasi simo incontrare uno screanzato (alla finestra), pronto a ro-
al buio per l’annerirsi della campana. vesciargli in testa della “cacca” e, ahilui, essere fermato da
I lampioni utilizzati in tutte le vie di Nardò pare che fos- un solerte gendarme (in strada), che gli affibbiava, come se
sero all’incirca 130, ma è impossibile documentarlo con cer- non bastasse, una salata multa.
tezza. La zona illuminata dell’antica città di Nardò era Era il colmo!
quella che noi oggi vediamo rinchiusa entro le vecchie Perciò, sic stantibus rebus, si doveva necessariamente reg-
mura. Il numero di lampioni doveva essere perciò rilevante gere una lanterna a petrolio. Coloro che non potevano per-
e non si discostava di molto da quello su indicato. Comun- mettersi questo lusso dovevano arrabattarsi con una
que, c’è da pensare, che solo le vie importanti e centrali po- lucerna ad olio, la cui fiammella, fioca e tremula, doveva
tessero godere di questo servizio indispensabile. essere protetta mettendoci una mano davanti, in modo che
Immaginate cosa doveva avvenire in quelle vie sprovviste non si spegnesse.
di lampioni, nelle quali ci si spostava nel buio più completo, La presenza, quindi, del “lampiunaru”, che trascinava con
o, peggio ancora, quando nella città non vi era alcuna forma sé la scala ed una lattina di rame col becco allungato e ri-
di illuminazione notturna. Il viandante poteva imbattersi curvo in modo da facilitare il travaso di petrolio nel lam-

18 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


pione, doveva certamente essere attesa e benedetta da tutti pioni coi “lampiunari” smisero la
i neritini. loro attività. Vi provvide nel 1909
Frangiscu De Cupertinis Salvatore Gallo che, avvalendosi
Ci è stato fatto anche il nome dell’ultimo “lampiunaru” delle ultime scoperte della scienza
di Nardò, certo Frangiscu De Cupertinis. e della tecnica, ebbe ad
Perciò, ci siamo messi alla ricerca di impiantare una Centrale
qualche suo rampollo e, aiutati dalla dea elettrica in un locale
bendata, abbiamo scovato uno dei dieci posto alla “Porta ti lu
figli, Giggi (e non Gigi, come verrebbe di Pepe”, quasi all’imbocco,
pensare), ex parrucchiere prima ed ex sulla sinistra, della via
impiegato dell’Acquedotto Pugliese poi, che mena alla Stazione
Antico lampione
il quale ci ha “illuminati” un po’ sulla fi- Città.
gura di Frangiscu, il “lampiunaru” di Frangiscu De Cupertinis, il “lampiunaru” di
Nardò. Nardò, sarebbe rimasto disoccupato ed, invece,
Frutto di un’avventura d’amore che anche stavolta, chissà, forse per la longa manus
uno spagnolo aveva intessuto con una della sconosciuta madre, fu sistemato nella Cen-
ragazza neritina (pure allora succede- trale Elettrica. Non sappiamo, però, con quale in-
vano di queste cose!), Frangiscu nacque carico. Egli in tal modo, non perdette l’abitudine
in Nardò nel 1870 e, poiché la ragazza Lume a petrolio di accendere la luce, senza petrolio questa volta,
madre doveva restare sconosciuta, il pic- ma manovrando semplicemente qualche levetta
colo fu consegnato a Peppu “lu tamburraru”, suonatore di e con energia “pulita”.
tamburo, nonno di Giggi De Cupertinis, che con la moglie Era nel fior fiore dell’età, 35 anni, con tanti figli da fare
ancora e quando, nel 1911, tutto l’impianto fu ceduto a don
Ottorino Vaglio, Frangiscu passò sotto il nuovo padrone,
finché nel 1927, cessata la gestione Vaglio, il nostro “ex lam-
piunaru”, ricevuta una congrua buonuscita, fu costretto ad
andare in pensione. Morì nel 1948, all’età di 78 anni, come
uno sconosciuto.
Che volete?! Sic transit… lux mundi!
Per i posteri solo questo piccolo indimenticabile ricordo. ■

Lucerna in bronzo
allevò amorevolmente il piccolo ed al quale fu dato il nome
di Francesco.
Ignaro che un lontano giorno il suo nome sarebbe as-
surto – come noi ora stiamo facendo – alla ribalta della cro-
naca giornalistica salentina, Frangiscu un bel giorno si
ritrovò, non sappiamo come, ad avere l’incombenza di ac-
cendere tutte le sere i lampioni della pubblica illumina-
zione cittadina. L’incarico gli fu dato dagli Amministratori
Comunali (ci fu, per caso, il fattivo intervento della scono-
sciuta madre?) e, per l’opera da lui prestata, ogni mese ve-
niva a percepire dal Comune la somma di lire 300. Dieci
lire al giorno non erano molte, non certamente sufficienti
a consentirgli di mettere al mondo ben dieci figli, tutti da
campare con una quota pro-capite familiare giornaliera di
830 centesimi. Di certo, al mantenimento della numerosa
famiglia dovette contribuire anche la moglie, Peppina la
“tingitàra”, di professione tingitrice di stoffe e tessuti vari.
Nella somma percepita da Frangiscu era conglobata cer-
tamente la “trasferta” che egli quotidianamente era co-
stretto a compiere, non sappiamo con quale mezzo,
bicicletta o biroccio, in Santa Maria e Santa Caterina per
accendere anche lì, nelle nostre due marine, 4-5 lampioni
che vi erano in ognuna delle due località (mentre in Porto
Cesareo, altra frazione della Nardò di allora, era interes-
M° Fabiola Chiffi
sato un altro lampionaio). Il costo del petrolio era a carico
del Comune.
Un bel giorno, poi, giunse la corrente elettrica ed i lam-

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 19


RITRATTO DI… FAMIGLIA
ASSOCIAZIONI E GRUPPI GIOVANILI

di Valentina Chittano

C

ome una tela ricca di colori, di santo. L’altare di una chiesa è invece chiale, senza distinzione. In questo
quelle che mischiano il verde la mensa di una vera e propria fami- modo il confronto cresce e si anima
con il viola, l’azzurro con il non solo mentre si è se-
marrone, il bianco con il nero. Uno di SAN SEBASTIANO DI GALATINA: duti in cerchio con una
quei quadri il cui soggetto appare in- NON SOLO UNA CHIESA, pagina del Vangelo in
comprensibile, quasi astratto, ma che MA UN GRUPPO PARROCCHIALE mano, ma anche, e so-
una voce esperta valuta milioni di
euro, sulla base di ciò che esprime. E
allora, mentre le striature di verde ini-
VARIO ED UNITO.
GIOVANI E ADULTI ALL’INSEGNA
“ prattutto, mentre si parla,
si canta e si balla sulle
note di quei messaggi im-
ziano a sembrarti nate per accarezzare DELLA CONDIVISIONE portanti e concreti di cui
quella pennellata di viola, ti accorgi sono intrisi gli spettacoli
che quei colori non sono altro che per- glia che al suo interno conta tante sfac- musicali di cui piccoli e grandi si sono
sone, diverse tra loro per età, per ca- cettature ed una varietà eccezionale di resi protagonisti da qualche anno a
rattere, per esperienza, ma capaci di modi di essere, ognuno dei quali questa parte.
armonizzarsi insieme sotto la guida provvede a rendere unico il momento Giuseppe, figlio di Giacobbe, ven-
della mano di un pittore più grande di della condivisione. duto dai fratelli e simbolo indiscusso
loro. Tra le numerose realtà parrocchiali di perdono; Francesco, il santo pove-
che Galatina offre, c’è rello di Assisi, amante incondizionato
quella di S. Sebastiano, del creato; Madre Teresa, la piccola
dalla fisionomia certa- suora dal cuore immenso; Mosè, cre-
mente sui generis, e non dente fino in fondo nella legge divina:
perché dimostri una ogni personaggio, passato tra le mani,
particolare qualità. la voce e i piedi del gruppo di S. Seba-
Anzi. Nel cammino spi- stiano, ha aiutato i ragazzi e gli adulti
rituale propriamente a lavorare insieme in armonia, per
detto, ad esempio, il portare sul palco ciò che già nella quo-
gruppo dei giovani fa tidianità ha fatto e continua a far parte
fatica a seguire un ca- della loro vita. La musica ha fatto da
lendario ben definito, collante, spingendo quindicenni e
Troppi credono ancora che parlare con incontri fatti di letture, preghiere quarantenni ad interagire tra loro con
di parrocchia significhi fare sfoggio di e silenzi. Ma spreme la sua vitalità una commovente semplicità che ha
un bigottismo asfissiante, sipario di li- fino all’osso e si adopera al meglio per superato ogni tipo di barriera; costrin-
tanie recitate meccanicamente o di ro- poter coinvolgere chiunque faccia gendo ventenni e trentenni a litigare
sari sgranati davanti alla statua di un parte della grande famiglia parroc- per incomprensioni inevitabili e a vo-

20 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


lersi poi più bene di prima; invitando facendo roteare in aria dei cerchi. riunioni, quasi ad abituarsi pian piano
mamme e papà ad assaporare il clima Elena ed Eleonora, sorelle dalla di- ai ritmi ai quali in futuro si sarebbero
gioviale del gruppo, mentre attende- versa sensibilità
vano che il figlio finisse le prove. ma entrambe cala-
Il teatro si può forse oggi conside- mite per il resto del
rare la nostra cartina al tornasole (la gruppo, si fanno a
prima persona plurale è d’obbligo volte desiderare
perché anch’io godo del privilegio di ma, quando ci
far parte della parrocchia di S. Seba- sono, riempiono la
stiano). Ha rappresentato una svolta, stanza con la loro
il filo di Arianna che ci ha permesso affabilità. Roberta,
di trovare la strada per una collabora- dopo un intenso
zione che potesse tenere insieme tutti periodo di studio,
i volti della parrocchia, da quelli im- va nella “saletta”
berbi a quelli maturi. Chi da tempo si per sfogare le sue
rimbocca le maniche per portare risate rumorose e
avanti discorsi di solidarietà fuori e coinvolgenti. Federica non si stacca volentieri aggregati. Si passa con faci-
dentro le mura della chiesa, ha colto mai dal suo premuroso Cristian, ma lità dal festeggiare i diciotto anni di
al volo l’idea del musical (che sette trova sempre il modo di raccontare Chiara o Desirèe a preparare un
anni fa sembrava un azzardo) e si è come ha realizzato una nuova ricetta grande party per le nozze d’argento
dato da fare per usarla nel miglior culinaria. Anna si lascia allegramente di Luciano e Dolores; dal battesimo
modo possibile, per trasmettere un canzonare e si ritrova meravigliata di della piccola Letizia alla laurea di Fa-
messaggio di fratellanza, coinvol- come sia facile stare in compagnia biola. Sempre tutti insieme, sempre
gendo i bambini del catechismo, le ra- degli altri nella spensieratezza, nono- rendendo partecipe anche don Aldo
gazze del coro, i numerosi gruppi di stante la differenza di quattro o cin- di ogni avvenimento. E più di una
preghiera e confronto, gli scout, tutti que anni di età. Totò, Luca, Stefano, volta gli ambienti parrocchiali fanno
nel segno dell’unità. Tommaso: ultimi esempi di bravi ra- da sfondo al taglio della torta e alle
I corridoi della parrocchia brulicano gazzi, sempre gentili e disponibili, con foto ricordo.
sempre di voci durante tutto il giorno il pallone sempre in testa, e tra i piedi. Come in ogni famiglia che si ri-
e, perché no, qualche volta anche di E poi Lucia, sempre indaffarata ma spetti, spesso capita di allontanarsi,
notte. Quando il sole è ormai tramon- sempre partecipe, cultrice del riposino e non fisicamente, o almeno non
tato da tempo ed è tutto buio, nella pomeridiano; Sara, con i suoi mille solo. Una telefonata non fatta, una
zona retrostante della chiesa, lì dove pensieri e le ansie, Francesca, Mirko, parola non detta o detta fuori posto,
nel pomeriggio si svolge l’attività ca- Palmalisa… Tante storie diverse, tanti possono creare degli attriti ma allo
techistica, si può scorgere dai vetri caratteri diversi ma tutti legati dall’in- stesso tempo spingere ad un con-
una porta socchiusa ed una luce. Se si teresse comune dello stare insieme. fronto che spesso, dopo le lacrime,
E intanto il gruppo di- unisce in modo profondo.
viene sempre più coeso ed L’esperienza ha insegnato a tutti la
ogni occasione è buona per sublime arte della comprensione. C’è
interagire. Si esce insieme forse qualcuno che non l’ha ancora
nel fine settimana, si gioca appresa bene o qualche episodio che
a calcetto in collaudate non consente una rapida rappacifica-
squadre miste, si organiz- zione, ma tra uno screzio ed un sor-
zano delle feste. Poi si ri- riso, siamo ancora tutti lì, tra le mura
torna in chiesa a preparare di S. Sebastiano, piccoli e grandi, a di-
i canti della domenica, ad mostrare che per divertirsi non c’è bi-
inventare un bel presepe sogno della discoteca, che per passare
per Natale, a sistemare l’al- un momento di svago non è necessa-
tare della deposizione per il rio obbligatoriamente mettersi in mac-
giovedì santo. A vivere la china e andare lontano. Siamo ancora
fa attenzione si può sentire qualcuno parrocchia. tutti lì, a mischiare i colori di quel qua-
che parla ed il ticchettio di una pal- Il tempo passa e molti visi si rinno- dro armonioso. E vero... ■
lina. Sono i giovani. Hanno fatto della vano, alcuni spariscono, ne arrivano
parrocchia anche un sano ritrovo se- di nuovi. Qualcuno che credevi do- Foto pagina accanto:
rale per due chiacchiere, un po’ di vesse rimanere ragazzino a vita si - Chiesa di San Sebastiano Martire,
relax, una partita a ping-pong o a bur- sposa e diventa papà; giovani sede dell’associazione.
- Un momento del musical “Madre Te-
raco, una pizza. Si parla di come si è mamme, da sempre componenti della
resa” (26 giugno 2006).
svolta la giornata, si progettano viaggi grande famiglia parrocchiale, non Foto sopra:
insieme, si alternano discorsi impe- smettono di andare alle prove del - Il coro parrocchiale insieme a don
gnati a barzellette ed imitazioni. En- coro. I loro figli, quando ancora erano Aldo e a mons. Donato Negro.
rica, “la piccola di casa”, verace e nel ventre materno, hanno ascoltato - Piccoli, giovani e adulti pronti per la
passionale con i suoi vent’anni, sfog- tutte le melodie di ogni musical rea- prima del musical “Madre Teresa”.
gia le sue nuove qualità di giocoliere, lizzato ed hanno partecipato a tante

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 21


L’UOMO E IL TEMPO

SULLA TOMBA DI
ACHILLE STARACE
di Gianluca Virgilio

M
Benito Mussolini e Achille Starace
i chiedo per quale segreta ra- brica di tabacco, una grande costru- - Segua quel viale, poi svolti a destra:
gione un mattino della zione, spesso a due, tre piani, in stile la seconda tomba a sinistra è quella di
scorsa estate mi sia recato fascista, razionale, squadrata, un con- Achille Starace.
sulla tomba di Achille Starace. Sapevo tenitore in livida pietra leccese scuri- Il guardiano del cimitero, evidente-
che era stato sepolto nel cimitero del tasi col tempo, ora ridotto, se non è mente già allenato a fornire questa in-
piccolo paese di Sannicola, dove era stato ristrutturato, a edificio fati- dicazione, non poteva essere più
nato cinquantasei anni prima, e medi- scente. Dentro questo contenitore le preciso. Infatti, percorso un corridoio
tavo da tempo una visita. Semplice donne lavoravano il tabacco raccolto tra un sordo frinire di cicale attaccate
curiosità accompagnata con un po’ di nelle campagne intorno ai paesi, sor- in cima alle tombe su cui quegli ani-
snobismo? Il sepolcro di un uomo che vegliate da attente maestre che legge- maletti disegnavano tante macchiette
in vita ha vano loro i Promessi Sposi, come mi scure, eccomi davanti a una piccola
rico- raccontava mia madre, che nella fab- cappella intitolata proprio ad Achille
brica di Corigliano d’Otranto aveva Starace, come si legge in alto sopra la
lavorato per un po’ di tempo quan- porta d’ingresso. La scritta è fatta con
d’era ragazza, apprendendovi la sto- caratteri in ferro da ognuno dei quali
ria di Renzo e Lucia, senza che le cola sul muro un filo di ruggine. Così
mettessero i contributi – a mezzo se- pure è arrugginita la porta in ferro
colo di distanza ancora se ne ricor- battuto – vi è istoriato un Cristo che
dava -. trascina la croce - chiusa da una ca-
Pensavo a queste cose percorrendo tena, assicurata a sua volta con un luc-
in moto i quindici chilometri che se- chetto, m a i n m o d o t a l e d a
parano Galatina da Sannicola. Per an- consentirne al visitatore l’apertura per
dare a Sannicola, occorre prendere la pochi centimetri, quanto basta a cac-
perto strada per Aradeo, passando da ciare lo sguardo, non la testa, all’in-
incarichi Noha. La Noha-Aradeo è un rettilineo terno e vedere che cosa contiene. A
Achille Starace
d’impor- di pochi chilometri lungo il quale la destra è ben visibile il loculo di
tanza ed ha avuto molto potere può segnaletica consiglia di procedere con Achille Starace fu Luigi, 18-8-1889 –
provocare in qualcuno, anche a di- cautela perché a destra e a sinistra 29-4-1945. Davanti a me, su una specie
stanza di molti anni dalla morte, si- della carreggiata è tutto un susse- di altare in marmo, ci sono alcune fo-
mili sentimenti. guirsi di piccole abitazioni di campa- tografie, raffiguranti lo stesso Starace
Starace fu, durante il fascismo, uno gna e c’è il rischio che da un momento in divisa militare e la moglie Ines
degli uomini più potenti d’Italia, all’altro qualche imprudente si im- Massari con la figlia Fanny (sepolte
prima di cadere in disgrazia e fare la metta da una viuzza laterale sulla nei loculi soprastanti quello di Sta-
fame per le strade di Milano fino ad strada principale senza dare la prece- race), un bambino (o bambina?) e altre
essere fucilato dai partigiani ed espo- denza. Ad Aradeo bisogna prendere donne che non riconosco, una foto di
sto al pubblico ludibrio in Piazzale la circonvallazione che gira intorno al gruppo scattata durante qualche fe-
Loreto. Io allora ero solo in mente dei, paese e porta a Neviano. Qui, all’al- steggiamento pubblico in onore di
ma so che da queste parti la morte di tezza della ferrovia, bisogna piegare a Starace – si vede benissimo uno stri-
Starace non lasciò indifferente molta destra e poi subito a sinistra; si im- scione con su scritto VIVA STARACE
gente tra coloro che negli anni trenta bocca così un’altra strada, lunga non - una coccarda tricolore, un vaso da
avevano ottenuto da lui abbondanti più di cinque-sei chilometri, che attra- fiori vuoto e, in un angolo, per terra,
concessioni di tabacco, grazie alle versa un bosco di olivi, interrotto da gli attrezzi per fare pulizia nella cap-
quali si erano arricchiti non poco. Era un grande frantoio di pietra, oltre il pella: una scopa, un secchio, uno
il tempo della riconversione di molti quale si giunge a Sannicola. Il cimitero straccio, una paletta. Lo stato di se-
terreni a cui veniva strappata la vigna, del paese si trova lungo la via che miabbandono è palese e risulta ancor
al posto della quale si piantava il più porta sulla superstrada per Lecce, più evidente per la presenza di una
redditizio tabacco. In ciascuno dei no- poco fuori dall’abitato, a sinistra. pianta grassa del tutto secca, coperta
stri paesi è sempre ben visibile la fab- - Dov’è la tomba di Achille Starace? di polvere.

22 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


Cimitero di Sannicola
Tomba del gerarca fascista
Perché ero andato in quel luogo? italiana, un posto giusto per dimenti- sapevolezza che i fatti del potere ridu-
Perché avevo voluto visitare la tomba care un cadavere vilipeso! Ma io, per- cono gli uomini a bestie selvagge in
di Achille Starace? La mia educazione, ché mi ero recato in quel cimitero? lotta tra loro, prima che il tempo li
sin da bambino, è stata sempre im- Piano piano stavo capendo che una seppellisca tutti, vincitori e vinti, per
prontata al culto della Resistenza (con parte della mia educazione passava sempre. Quel mattino d’estate, mi
la R maiuscola), mio padre non mi ha anche dalla tomba di Achille Starace; sono sentito libero di non dichiararmi
parlato d’altro che di uomini che com- che non ero lì per rievocare, per com- favorevole o contrario, di non giudi-
battevano contro il fascismo, che il fa- piangere, per recriminare o per pre- care il bene e il male della storia, il lo-
scismo era il male, il male assoluto; gare, non ero lì per una rivisitazione devole e il biasimevole degli uomini,
Starace, se non fosse stato una mac- limitandomi a sostare
chietta, se non avesse favorito tanti davanti alla tomba di
agricoltori della zona, sarebbe stato un uomo che ora ri-
anche lui l’incarnazione del male, il posa in pace insieme ai
nemico da combattere, l’uomo cattivo. suoi cari. Visitare la
Sotto il sole di luglio, fermo davanti tomba di Achille Sta-
alla sua tomba, ho rivisto nell’imma- race non era poi così
ginazione il cadavere di Starace a diverso che visitare la
Piazzale Loreto, tra la folla che lo tomba di un perfetto
riempie di calci e sputi, l’uomo nella sconosciuto, davanti
polvere ridotto a un ammasso di alla quale si rimane in-
carne incapace di opporre resistenza. differenti, senza alcun
La famiglia avrà negoziato col CNL la obbligo morale. Così il
restituzione del cadavere. Chissà con Sannicola - Villa Starace presente risulta purifi-
quale mezzo, un’auto, un treno, un cato e il passato libero
aereo privato o militare, le spoglie di storica, per una damnatio memoriae o dal pregiudizio e dalla retorica. Prima
Starace sono giunte da Piazzale Lo- per una laudatio funebris, ma per ri- di andar via, mi sono detto che non a
reto fin qui, nel cimitero di Sannicola, prendere possesso di una memoria fi- molti è nota la tomba di Achille Sta-
in provincia di Lecce, a mille chilome- nalmente pacificata, disposta al race nel cimitero di Sannicola, e forse
tri di distanza, nell’estrema periferia passato come al presente con la con- è giusto che così sia. ■

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 23


SUL FILO DELLA MEMORIA

I racconti della “Vadea”

M O M E N T I D I S VA G O

Foto di Giovanni Onesimo


L
di Pippi Onesimo
Galatina - Masseria San Giuseppe


’estate, nella casa colonica di Chicco, era anche la sta- collo basso e stretto con coperchio e due manici, adatto per
gione delle grandi “visite“: ai primi di luglio arri- conservare i fichi secchi, le friselle o i biscotti), nu limbone
vava lu cconzalimbi (artigiano che riparava i (catino di grosse dimensioni con un beccuccio laterale a
recipienti di terracotta utilizzati per la salsa e per lu Si praticava cinque centimetri dalla base, usato
sthrattu, salsa condensata di pomodoro essiccata al sole); il baratto, per fare lu còfinu - il bucato-), nu
poi veniva il turno de lu pethrujaru (venditore ambulante perchè il denaro ‘rsulu e nu testu (boccale a collo
di petrolio sfuso per le provviste invernali ) ed infine si contante era stretto con due manici e teglia
presentava lu cconzambrelli (artigiano che riparava le stec- in mano a pochi tonda): tutti recipienti di terracotta
che di ferro degli ombrelli). privilegiati, più o meno lesionati, ccantunati nella
Era un racconto ricco di particolari come ieri, ramesa (messi da parte e custoditi
quello col quale, qualche tempo fa, come oggi, nella costruzione rurale, annessa
Chicco mi descriveva la visita de lu
cconzalimbi, un ometto simpatico,
come domani,
come sempre
“ alla casa colonica).
Chicco si accovacciava di fronte a
molto loquace ed abile nel suo me- lui e in silenzio assisteva, affasci-
stiere, con folti baffi bianchi e radi nato, alle operazioni di riparazione.
capelli brizzolati. Col thrapanaturu, abilmente manovrato, venivano effet-
Portava con sé, a tracolla, una tuate longitudinalmente alla lesione due serie di fori, equi-
cassetta di legno rettangolare, distanti fra loro circa un centimetro; fra quelli posti a
lunga appena un metro e larga cavallo della lesione faceva passare un filo di ferro che
circa cinquanta centimetri, dove stringeva accuratamente con la pinza; poi otturava i buchi
erano custoditi gli attrezzi di la- con calce viva ed infine intonacava la lesione, solo dal-
voro: lu thrapanaturu, na matassa de l’esterno, con uno strato sottile di cemento.
fierru filatu, nu vasettu de cagge Lu cconzalimbi Alla fine come compenso, per tacita intesa con sua
curata (calce viva), unu de ci- Terracotta di A. Duma madre, riceveva na francata (manciata) di legumi - cìciari,
mentu e nna pinza. pasuli, fave, pisieddhri - (ceci, fagioli, fave, piselli), appena
Lu thrapanaturu era un arnese costruito con due assi di ventulati (separati controvento dalle scorie leggere) cu llu
legno innestate a croce greca, una piatta con al centro un sciàtacu (setaccio) e ancora stesi al sole su sacchi di juta,
foro attraverso il quale scorreva l’altra tonda, che presen- perché, ben secchi e cucìvuli (di facile cottura), non svilup-
tava all’estremità inferiore un rigonfiamento a forma di passero d’inverno la sgradita presenza del mamone (insetto
trottola con una punta di ferro, mentre dalla parte supe- parassita dei legumi).
riore era legata con una cordicella ai due lati dell’asse Verso la fine d’agosto faceva visita lu pethrujaru con una
piatta: in questo modo una leggera pressione della mano le lattina di petrolio legata sul portabagagli della sua vecchia
imprimeva dei movimenti rotatori e a stantuffo, consen- bicicletta e con una borsetta di cuoio bisunta, appesa alla
tendo alla punta di ferro di penetrare nella terracotta. canna e contenente delle lunghe e candide fettucce di co-
Appena arrivato, si sedeva su llu pazzulu (sedile grezzo tone (le carzettelle); dopo la provvista, il rituale del com-
di pietra leccese), posto accanto al limbatale (soglia della penso era quasi lo stesso con l’alternativa a volte, data la
porta d’ingresso) e pazientemente aspettava che sua stagione, di qualche manescia de foje (fascio di verdura fre-
madre recuperasse na capasa (grosso recipiente panciuto a sca).

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 25


Si praticava, inconsapevolmente, l’antico, nobile, leale e cuscinetti d’acciaio rinvenuti fra i rottami d’aereo abban-
onesto sistema del baratto, che consentiva alla povera gente donati nei pressi di Torrepinta (Fido usava, per bere acqua,
di sopravvivere, non dispo- un elmetto tedesco, lì rinvenuto, capo-
nendo di denaro contante, volto come bacinella).
che era prevalentemente Le gare si svolgevano, a rotta di
nelle mani di pochi privile- collo, fra il passaggio a livello e la sa-
giati, come ancora oggi, luta de la còrnula sulla strada per Lecce
come ieri, come domani, (il primo dosso sul quale una volta
come sempre. svettava un albero di carrube).
Settembre era invece il Oppure il passatempo ripiegava sul
mese de lu cconzambrelli, per volo di variopinti aquiloni (‘e cumete)
il quale, poveretto, non c’era con tanto di coda e orecchini, costruiti
quasi mai lavoro (la famiglia con cannette, filo di spago, colla di fa-

Foto di Giovanni Onesimo


di Chicco possedeva solo rina e fogli di giornali, perché la carta
due ombrelli); ma alla fine colorata de lu Tore Marianu, (nota tipo-
anche lui non andava via a grafia con annessa cartoleria dei F.lli
mani vuote… sua madre era “Lu sciàtacu”, un tipo di setaccio Mariano, che fino a pochi anni fa svol-
fatta così! geva la sua attività sotta lla Gilli -Arco
Ma l’estate consentiva, anche se di rado, qualche mo- Andriani-, dove c’era stata la sede della istituzione fascista
mento di svago; per un paio di domeniche poteva andare della G.I.L.) non era accessibile alle tasche di Chicco e dei
al mare con i suoi genitori a Santa Maria al Bagno (località suoi amici.
balneare - Frazione di Nardò). Gli aquiloni volavano, portando in alto pensieri e sogni
Consumava le altre in interminabili partite di pallone segreti con alterne capriole ed improvvise piroette, in un
sull’aia della Masseria di San Giuseppe, o a rretu a lli Ban- cielo terso, trasparente e… senza ostacoli, come è ancora
chini sullu frìcciu (sul piazzale, allora senza aiuole ed in oggi… ma non si sa fino a quando, perché anche da noi
terra battuta ricoperto di breccia, della Chiesa di San Bia- ”l’ansiosa, maniacale stra-
gio), oppure sull’incrocio dietro il Cavallino Bianco, vicino vaganza della pala eolica”
alle case degli impiegati (Via Grassi, angolo Via Trieste). comincia piano piano ad
Ma qui difficilmente Chicco e i suoi amici riuscivano a espandersi come un virus
portare a termine una partita, perché, sistematicamente, lu fra gli amministratori co-
Dellagiorgia (una guardia municipale, certamente solleci- munali, i quali stentano a
tata dai residenti che non riuscivano a riposare, perché le convincersi che l’energia
partite si svolgevano durante lu schiaccu), li disperdeva in alternativa, comunque
un attimo, sequestrando il pallone. necessaria ed inevitabile,
Pantaleo Albanese (lu Capucuardia), dopo una paternale non è solo l’eolico.
blandamente minacciosa, ma comprensiva, restituiva loro il Poi ricorda che solo
pallone (senza elevare alcuna contramenzione, come simpa- qualche anno più tardi
ticamente scritto da una guardia in un rapporto al Coman- ottenne il permesso di
dante), dietro promessa che sarebbero andati a giocare da andare al mare, di dome-
qualche altra parte (ma dove?). nica, con gli amici… in bi-
Foto di Giovanni Onesimo

Poi li invitava, serio e pensieroso, a non dare più fastidio cicletta.


a llu Corpu de Cuardia, perché disponeva di poche guardie, L’andata era allegra,


le quali avevano tante cose più serie e più importanti cui piacevole e divertente; il
pensare (è certo che cambiano i tempi, cambiano gli uo- La capasa soggiorno al mare lo era
mini, cambiano gli amministratori… altrettanto: al ritorno co-
L’ansiosa ma i problemi per la Polizia Munici- minciavano i problemi: prima di tutto la fame (un panino,
stravaganza pale rimangono e sono sempre gli anche se imbottito di mortadella, non era sufficiente per
della stessi!). tutto il giorno), poi la salita di Santa Maria (buona parte si
pala eolica Le partite più intense, però, erano percorreva a piedi).
si espande quelle disputate sulla Masseria, per- Quando poi, verso l’imbrunire, una volta superata la cit-
come un virus ché, quasi sempre, poteva giocare tadina di Galatone, imboccavano la strada per Galatina,
fra gli scalzo (raramente con qualche paio subito “se rrendìanu” (entravano abusivamente) in qualche

amministratori di scarpette di ginnastica Superga, vigneto con alberi di fico, per ritemprare la pancia e lo…
comunali quelle comprate per le lezioni di spirito, mentre un cane inviperito ringhiava senza tregua
Educazione fisica e calzate, di nasco- insieme al suo padrone, che, brandendo un bastone, li co-
sto, solo per le partite importanti) e perché c’era sempre stringeva alla fuga.
disponibile un pallone di cuoio, che cortesemente mette- Una volta a casa, dopo una necessaria, sbrigativa sciac-
vano a disposizione i figli del padrone, a condizione che quata nel pilacci (recipiente di pietra leccese riempito di
giocassero prima loro e poi, se c’era posto in squadra, acqua, riscaldata dal sole) ed una cena veloce, quasi al
anche gli altri. buio, andava subito a letto, perché già incombeva l’in-
Quando mancava il pallone, insieme con gli amici faceva cubo della sveglia, prima dell’alba, per la raccolta del ta-
lunghe corse con pattini, costruiti con due assi di legno bacco.
snodabili per mezzo di una cerniera di ferro e con robusti Ma Chicco sognava solo il mare. ■

26 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


MOSTRE E RASSEGNE

In pochi anni l’associazione A&A Art&Ars Gallery ha realizzato interessanti mostre

L’arte contemporanea a Galatina


A Palazzo Micheli, recentemente ristrutturato, sono state proposte le opere di giovani
artisti emergenti come Pasquale Pitardi, Adalgisa Romano, Massimiliano Manieri,
Fabrizio Fontana. Il tutto sotto l’attenta regia di Luigi Rigliaco ed Angela Serafino

P
di Mauro De Sica.

arlare di arte contemporanea in una piccola cittadina testi a cura di M. Ampolo e M. Manieri. Un estratto di que-
del Sud Italia è compito arduo e laborioso che, oltre sto lavoro è presentato a Milano, alcuni mesi più tardi,
all’impegno, richiede soprattutto coraggio. nella galleria “Spazio Lattuada”.
In due anni l’associazione culturale A&A Art&Ars Gal- A giugno del 2006, Luigi Rigliaco e Antonio Gorgoni de-
lery di Galatina, nata per diffondere e promuovere l’arte cidono di affidare ad Angela Serafino la cura della mostra
contemporanea è diventata un punto di riferimento per dedicata ad Ezechiele Leandro, celebre artista di San Cesa-
tutti gli appassionati del Salento (che non sono pochi). Gra- rio di Lecce scomparso nel 1981, al quale viene dedicato il
zie ad alcune iniziative d’avanguardia e ad ampio respiro, primo vero catalogo ragionato, realizzato con il contributo
proponendo giovani artisti che utiliz-
zano tecniche innovative ed affron-
tano temi importanti ed attuali, lo
staff organizzativo di A&A si è gua-
dagnato la stima degli artisti, riu-
scendo a mettersi in luce presso
curatori, critici, galleristi ed istitu-
zioni.
La maggior parte delle iniziative si
svolgono all’interno della sede del-
l’associazione in Via Orsini, 10 e
negli ampi spazi di Palazzo Micheli,
gentilmente messo a disposizione da
Luigi Micheli e Clemy Gorgoni, pro-
prietari dell’immobile.
Tutto ha inizio con la mostra curata
da Luigi Rigliaco, dedicata a Pa-
squale Pitardi, artista di Galatina che
da anni lavora sulle varie possibilità
che offre il colore, proponendo opere
di grandi dimensioni che hanno let-
teralmente “invaso” la piccola galle-
ria. Lo stesso autore ha poi utilizzato
i muri di Palazzo Micheli per tra-
sformarli in meravigliose installa-
zioni.
In seguito, sempre a cura di Luigi
Rigliaco, l’artista-designer Adalgisa
Romano ha proposto la sua prima
mostra intitolata ART&DESIGN. In
quest’occasione nasce la collabora-
zione con due artisti che accompa-
gneranno tutto il percorso creativo di
Adalgisa Romano. Si tratta di Marta
Ampolo e Massimiliano Manieri, con
i quali, grazie all’ausilio del filmaker
Andrea Federico, viene realizzata
una performance dal vivo, arricchita
dalla presentazione di un video inti-
tolato “Cercai di divenir tronco”, con Adalgisa Romano - Life box

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 27


dell’istituto di credito CREDEM. Per
la prima volta vengono aperte al pub-
blico le sale poste a piano terra di Pa-
lazzo Micheli. Questa memorabile
mostra, inaugurata dal sindaco San-
dra Antonica e visitata da centinaia
di persone, mette in risalto la profes-
sionalità degli organizzatori, che da
questo momento trovano maggiori
stimoli per organizzare altre inizia-
tive.
Pochi mesi più tardi, dopo il dove-
roso omaggio all’artista scomparso,
lo staff di A&A, si rimette in gioco ri-
tornando a proporre arte contempo-
ranea. Con la mostra IN/S di
Adalgisa Romano, a cura di Angela
Serafino, si evidenziano le sue origi-
nali e geniali capacità artistiche. Lo Galatina - Palazzo Micheli - Sede delle Mostre
spettatore può ammirare alcuni dei
suoi lavori fotografici ed un video della Pinacoteca, in occasione del Festival Arte di Parabita.
realizzato con l’ausilio dei compagni di viaggio, Marta La prima esposizione “Interno Notte - Esterno Notte, l’Eco
Ampolo e Massimiliano Manieri. Il supporto tecnico è cu- delle Veneri” mette in evidenza le capacità creative di un
rato da Mario Rugge per la musica, Andrea Federico per le gruppo di artisti, tra i quali Adalgisa Romano, Raffaele
riprese ed il montaggio, grazie anche all’ausilio di Marino Puce, Giuseppe Rizzo, Claudio Capone e Enza Mastria.
Tundo in veste di assistente. L’anno seguente sono selezionati quattro giovani artisti sa-
La serietà e la competenza dell’Associazione è notata lentini (Marzia Quarta, Antongiuse Sanasi, Alessandra
dall’Amministrazione del comune di Parabita, che com- Abruzzese e Fabrizio Fontana) che prendono parte a “Co-
missiona per due anni consecutivi, una mostra all’interno struzione Corale - pratiche di Arte Contemporanea”, entrambe

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Serafini

28 Il filo di Aracne maggio-giugno 2007


“viaggiatori” ed una serie di stimoli che si tra-
sformeranno ben presto in nuove idee e nuovi
progetti.
Ultimo evento inaugurato, mentre andiamo
in stampa, è la mostra “Jioka come puoi“ di Fa-
brizio Fontana a cura di Angela Serafino, pre-
sentata all’interno di Palazzo Micheli . Durante
il vernissage i 150 invitati hanno potuto assi-
stere ad una performance dello stesso Fontana
e di Adalgisa Romano.
Per contattare l’associazione A&A Art&Ars
Gallery: 0836.565.009 e-mail: artgallery.ri-
gliaco@virgilio.it; sito internet: www.aeagal-
lery.it ■

Central Park - Adalgisa Romano IN/S a New York


curate da Angela Serafino e coordinate da Luigi Rigliaco.
Nel frattempo il gruppo ormai consolidato ribattezzato
IN/S PROJECT (Adalgisa Romano, Marta Ampolo, Mas-
similiano Manieri, Angela Serafino, Luigi Rigliaco e Anto-
nio Gorgoni) continua a produrre progetti e idee e decide,
nel mese di novembre 2006, di proporsi in una mostra col-
lettiva al CVB SPACE di New York. Quest’esaltante espe-
rienza nel cuore di Chelsea, quartiere noto agli addetti al
settore per via dell’altissima concentrazione di gallerie
d’arte tra la più rinomate al mondo (Sperone, Paula Coo-
per, Miller), ha lasciato una traccia indelebile nel cuore dei
Fabrizio Fontana - Candy - Tecnica mista

Il filo di Aracne maggio-giugno 2007 29


EVENTI E SPETTACOLI
Serata di beneficenza a sostegno del progetto di defibrillazione precoce.

SE UN CUORE SI FERMA,
FACCIAMOLO RIPARTIRE
Secondo saggio semiserio di musica leggera e non pro-
mossa dalla Associazione Cuore

S
di Mariateresa Merico

abato 26 maggio a Galatina, nella splendida cornice defibrillatori che sono stati assegnati a forze in grado di
del chiostro del Palazzo della Cultura, i cittadini ga- “presidiare” il territorio con mezzi mobili ed è stato adde-
latinesi, pronti ad offrire solidarietà, hanno assistito strato personale della polizia privata, della polizia munici-
ad uno spettacolo di musica leggera (e non) abbastanza pale e della protezione civile. Tuttavia, ciò che è stato fatto
singolare. certamente non può bastare!
Questa speciale ed originale serata è stata voluta forte- Bisognerebbe, infatti, dotare di defibrillatori “fissi” tutti
mente dall’Associazione Cuore di Galatina con il proposito i luoghi molto frequentati e a “rischio” d’eventi: palestre,
di raccogliere fondi a sostegno del progetto di defibrilla- supermercati, scuole, condomini, mercati, ecc. e addestrare
zione precoce sul territorio. all’uso del defibrillatore parte del personale che lavora o
Infatti, come spiega il dr. Marcello Costantini, Presidente vive in questi luoghi.
dell’Associazione, e primario del reparto di Cardiologia Ecco il sogno dell’Associazione Cuore: porre le basi per-
dell’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, ogni chè gran parte della popolazione galatinese contribuisca
anno più di una persona su mille va incontro alla morte alla realizzazione di questo progetto e partecipi così alla
improvvisa a causa di un’aritmia cardiaca, la fibrillazione catena della sopravvivenza!
ventricolare. Lo scopo principale, quindi, della serata-spettacolo è
A causa di quest’aritmia, il cuore smette di pompare san- stato proprio quello di sensibilizzare la cittadinanza e in-
gue nel sistema circolatorio e, se non s’interviene entro po- vitarla a partecipare alla realizzazione di questo grande
chissimi minuti, sopraggiunge la morte. “sogno”, dimostrando così senso civico, responsabilità e
In molti casi la morte potrebbe essere evitata se al cuore solidarietà.
in fibrillazione ventricolare fosse applicata immediata- Alla serata di beneficenza sono intervenuti il Sindaco di
mente una scarica elettrica, ciò permetterebbe al muscolo Galatina, dott. Sandra Antonica, l’assessore alla Cultura,
cardiaco di riprendere a battere e di ricominciare a pom- dott. Cosimo Montagna, Maria Rosaria Romano, assessore
pare sangue. ai Servizi Sociali, ed Enzo del Coco, consigliere comunale
Generalmente, in presenza di una persona con sospetto delegato alla Sanità, che con i loro interventi hanno voluto
d’arresto cardiaco si chiama immediatamente il 118, che partecipare il loro sostegno alla realizzazione del progetto
costituisce sicuramente un gran progresso nell’emergenza; e hanno dato il via alla raccolta di fondi.
a volte, però, quest’intervento non basta, perchè i tempi Il dott. M. Costantini e il dott. G. Diurisi, primario del
d’arrivo di un’ambulanza superano i pochi istanti disponi- Pronto Soccorso dell’Ospedale di Galatina, hanno illu-
bili per salvare una vita. strato l’importanza vitale del progetto. A sorpresa, poi, gli
Allora, che fare? operatori della Protezione Civile hanno simulato su un
L’Associazione Cuore, composta da un gruppo di me- manichino un intervento con il defibrillatore precoce.
dici, infermieri, persone “laiche”, già operante sul territo- Si è passati, quindi, allo spettacolo vero e proprio.
rio galatinese da alcuni anni, ha un suo progetto che Sul palco, illuminato da luci multicolore, si sono avvi-
sicuramente aiuterebbe a ridurre i casi di morte per fibril- cendati “speciali” artisti che hanno allietato i convenuti
lazione ventricolare. con uno spettacolo musicale gradevolissimo, cimentandosi
Questo progetto, che ha coinvolto negli anni l’Ammini- in vari pezzi di musica leggera e non.
strazione Comunale, la Fidelpol, la Protezione Civile, la Le star della serata sono state: Marcello Costantino, Ilaria
Polizia Municipale e altri soggetti della società civile, pre- Panico, il pianista M. Ippolito, i ragazzi della scuola Ya-
vede l’organizzazione di una rete capillare d’apparecchi maka, diretta dal maestro Stefano Marra, e il Coro della
portatili in grado di defibrillare un cuore in arresto car- Basilica di Santa Caterina;
diaco ove occorra; inoltre il progetto prevede anche la for- C’è stato spazio anche per la poesia, grazie a Marco Gra-
mazione di un gruppo di potenziali soccorritori in grado di ziuso.
utilizzare queste apparecchiature con decisione e tempesti- La manifestazione si è conclusa sulle note di “Vaga-
vità. bondo”, celebre canzone dei Nomadi, cantata dai membri
A Galatina, continua nella sua spiegazione il dott. M. Co- del comitato organizzatore della serata e con un “arrive-
stantini, grazie al progetto si è riusciti ad ottenere cinque derci al prossimo anno”. ■

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