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UNA SCRITTURA DIDATTICA DEL PARL

MALINCONICA/ IL TEMA?/ CON LE CANZONI/


LINGUA FLOU TRA LOGICA VERBALI SESSANTOTTINI/ IL LABORATORIO IN CUI
FUZZY E BINARIA/ L'ESPRESSIONE DEL TUTTI PARLANO/
NUOVE FRONTIERE PER SOGGETTO PRONTI PER LA
L'EL/ OBBLIGATORIO/ RIFLESSIONE
UNA LINGUA FANTASTICAI I COLORI DELL'ITALIANO: GRAMMATICALE/
STORIA E BELLEZZA NAPOLI E I 'NAPOLETANI'/ LIBRI/
DEGLI ENIGMI/
' .

;1/4
1008
Periodico bimestrale
Anno XIII (1998)
- Numero 3/4
r<1 maggio-ottobre
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NUOVA ITALIA EDITRICE
riodico bimestrale
· ·ooe in abbonamento postale
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gge 662196 • Fi�ale di Forcoze
I N D I C E

130 COMMENTI
RAFFAELE SIMONE COSÌ VICINO, COSÌ LONTANO 132
• • I COLLABORATORI DI QUESTO NUMERO 131

PROSPEfflVE DELL'EL
ALBERTO A. SOBRERO VIDEOGIOCHI, NON LETTORI E LINGUA FLOU 134
AGOSTINO RONCALLO, I DUBBI DEL PROFESSOR ROBINSON 142
MARTINO BELTRANI,

.
DAVIDE SCALMANI
,
LE LINGUE DELLA FANTASIA
FEDERICO GOBBO VERBIGERAZIONE FANTASTICA 151
MONICA LONGOBARDI AH! CHE REBUS! 155

DIACRONIE
SALVATORE C. SGROI '68: LA LINGUA DEI VERBALI 165
• MASSIMO PALERMO ESPRIMERE Il SOGGETTO, DALLE ORIGINI A OGGI 174

I COLORI DELL'ITALIANO
EDGAR RADTKE NAPOLI, MA NON SOLO NAPOLI 189

RUBRICHE
SILVANA FERRERI I & O GISCEL: RICOMINCIAMO DALLA SCRITTURA 188

L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA


MARIA CRISTINA CASTELLANI UNA CANZONE PER PARLARE 198
GABRIELLA DE FAZIO QUANDO È UTILE PARLARE TUTTI INSIEME 201
JOHN LANDO GRAMMATICA? SI, CERTO, MA... 205

BIBLIOTECA
GAETANO BERRUTO L'ITALIANO 'SEPARATO' [su SANDRO BIANCONI, 211
PLURILINGUISMO IN VAL BREGAGLIA,
OSSERVATORIO LINGUISTICO DELLA SVIZZERA
ITALIANA, LOCARNO 1998
DANIELA BERTOCCHI GRAMMATICA DA SPERIMENTARE [su MARIA G. LO 213
DUCA, ESPERIMENTI GRAMMATICALI. RIFLESSIONI
E PROPOSTE SULL'INSEGNAMENTO DELLA
GRAMMATICA DELL'ITALIANO, «BIBLIOTECA DI
ITALIANO E OLTRE», LA NUOVA ITALIA, FIRENZE 1997
ANNA ROSA GUERRIERO DISCHI LESSICALI [su FRANCESCO SABATINI, VITTORIO COLETTI, 215
DISC COMPACT. Il DIZIONARIO ITALIANO IN CD ROM, GIUNTI MULTIMEDIA,
FIRENZE 1997; Il GABRIELLI SU CD ROM. IL DIZIONARIO DELLA LINGUA
ITALIANA DELLA NUOVA GENERAZIONE, ELEMOND, MILANO 1997;
GIACOMO DEVOTO - GIANCARLO Oli, IL DIZIONARIO DELLA LINGUA ITALIANA,
LE MONNIER - EDITEL, MILANO 1997; LO ZINGARELLI IN CD-ROM,
VOCABOLARIO DELLA LINGUA ITALIANA ZANICHELLI, BOLOGNA 1998
ITALIANO
OLTRE
----------------
131

«Italiano e Oltre» ♦ Maria Cri­ ♦ Monica Longobardi Ricerca­


I collaboratori stina Castellani Ispettore tecni­
co presso la Sovrintendenza Sco­
trice all'Università di Siena ♦
Massimo Palermo Ricercatore
di questo lastica Regionale per la Sicilia
♦ Gabriella De Fazio Insegnan­
all'Università per Stranieri di
Siena ♦ Edgar Radtke Profes­
numero te di scuola media superiore a
Modena ♦ Silvana Ferreri Pro­
sore ordinario di Linguistica ro­
manza all'Università di Heidel­
fessore associato di Linguistica berg ♦ Agostino Roncallo Inse­
generale all'Università di Viter­ gnante di scuola media superio­
bo ♦ Federico Gobbo Laureato re a Verbania ♦ Davide Scal­
♦ Martino Beltrani Insegnante in Scienze della comunicazione mani Insegnante di scuola me­
di scuola magistrale postliceale all'Università di Torino ♦ Anna dia superiore a Milano ♦ Sal­
a Locarno ♦ Gaetano Berruto Rosa Guerriero Insegnante di vatore C. Sgroi Ricercatore
Professore ordinario di Lingui­ scuola media superiore a Napo­ all'Università di Catania ♦ Al­
stica generale all'Università di li; Segretaria nazionale del Gi­ berto A. Sobrero Professore or­
Torino ♦ Daniela Bertocchi scel ♦ John Lando Dottore in dinario di Dialettologia italiana
IRRSAE Lombardia, Servizio Linguistica all'Australian all'Università di Lecce, condi­
Aggiornamento; condirettore di Catholic University - Australia rettore di «Italiano e Oltre» ♦

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI FIRENZE N° 3389 DEL 2/12/1985

Italiano e Oltre Direzione e redazione Altri Paesi


Rivista bimestrale La Nuova Italia, Viale Carso 46, (spedizione via aerea) $ USA 86
00195 Roma-Tel. 06/3729220
Anno XIII (1998), numero 3-4 Fax 06/37351065 Per l'Australia
maggio-ottobre il versamento di US $ 86 deve
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Comitato di direzione Per il Canada
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Dario Corno, Wanda D'Addio Cinque fascicoli all'anno The �mposium Press Ldt.
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Così vicino,
così lontano
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132 RAFFAELE SIMONE

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cli comunicazione· sia reale? Oppure clietrèf · •. --��'· ·
il cliffonclersi clelle comunicazioni telematiche
si nasconde una nuova solitudine?

r l mezzo fa il codice, e il codi­ dopo, senza traffico di carta, di francobolli,


ce fa il comportamento. di buste, e soprattutto senza passare per il
Questa formula oscura, un servizio postale, che è sempre più incapace
po' alla McLuhan, vuol dire di far viaggiare le lettere che gli si affidano.
quanto segue: i modi di co- Il villaggio globale si restringe, si direb­
. municare, e perfino il lin­ be, perché la quantità di comunicazione tra
guaggio con cui si comuni­ le persone si accresce, e la facilità di tenersi
ca, sono infl,uenzati diretta- in contatto aumenta di continuo. Io però
1 mente dallo strumento con credo che questa convinzione sia sbagliata,
cui comunichiamo. Lo ab­ e vorrei cercare di argomentarlo qui.
biamo visto (e lo sapeva Pla­
tone, che ne parla con allar­ [Q ola in apparenza, ad esempio, la posta
me nel Fedro) con l'inven- m.l
elettronica serve a facilitare la comu­
zione della scrittura, con quella della stam­ nicazione tra le persone. Per meglio dire, fa­
pa, e, più di recente, con il diffondersi dei cilita la comunicazione tra le persone, ma le
calcolatori e dei loro derivati. tiene a distanza: possono sì scambiarsi mes­
Chi avrebbe mai immaginato che, dal ta­ saggi, ma non possono (anzi, spesso, non de­
volo di un ristorante o da un treno, e sotto vono) vedersi, toccarsi, passeggiare insieme,
gli occhi ormai indifferenti di altre persone, fare cose congiuntamente, incontrarsi.
si potessero, con un telefonino, comprare o Qualche tempo fa discutevo con un amico
vendere azioni in borsa, prenotare biglietti di un problema comune. Lui però a un certo
aerei e magari litigare con il proprio part­ momento tagliò corto perché doveva andare
ner o prenotare una messa di suffragio? O via, e mi lasciò annunciando: «Va bene, il
che l'abitudine di scrivere col computer ar­ resto te lo dico per posta elettronica». In
rivasse al punto che si creassero computeri­ condizioni normali, avremmo cercato in
ni che stanno in un palmo di mano, proprio ogni modo di stare a parlare un po' di più,
per non staccarsi neanche per un momento oppure di incontrarci un'altra volta per ri­
dal nostro lavoro? prendere il tema. Con l'e-mail queste solu­
zioni sono diventate improvvisamente trop­
M nche le comunicazioni per lettera han­ po faticose e perfino moleste: basta mettersi
W no subito un cambiamento totale negli alla tastiera, e in qualche minuto si possono
ultimi anni, per via della nascita della po­ riempire pagine di considerazioni, o incol­
sta elettronica (e-mail per gli affezionati), lare interi testi già scritti, e poi magari di­
che permette di scrivere su un computer un scuterne con altri messaggi elettronici. Ve­
messaggio a quante persone vogliamo, e di dersi è diventato superfl,uo, anzi sconsiglia­
farlo arrivare sul loro computer un istante bile.

ITALIANO E OLTRE, Xli ( 1998), pp, 132-133


U gruppi di discussione (o chat-line) che
pullulano in tutto il mondo rispondo­
no, mi pare, allo stesso destino sociale. Si
Fai onfesso che, a me, queste cose non mi
l!I fanno ridere per niente. Anzi mi ri­
chiamano alla mente alcune malinconie
133

entra telematicamente in una discussione che i grandi filosofi noir (Pascal, Hobbes,
scritta, si leggono sullo schermo le cose che Schopenhauer, Nietzsche) hanno scritto
noi stessi stiamo scrivendo, e insieme quello sul fatto che in realtà gli uomini preferi­
che altri scrivono, dalle parti più distanti scono non incontrarsi, ma stare ognuno
del mondo, su quel tema. Le persone con cui rinchiuso nella sua tana, e uscirne solo per
stiamo 'parlando' (in effetti solo scrivendo) quello che è indispensabile. Il contatto so­
potremo anche non vederle mai, non sappia­ ciale, l'incontro con gli altri, è un prezzo
mo che faccia hanno né che cosa pensano da pagare per sopravvivere, ma è talmente
davvero: ma abbiamo l'impressione di essere alto che tutti ce lo risparmieremmo volen­
in contatto con loro. Per accrescere il senso tieri. La comunicazione telematica tra per­
di realtà (o per ridurre quello di irrealtà) è sone sta in una situazione ambigua e in­
stato inventato perfino un codice internazio­ quietante: a prima vista dà l'impressione
nale che esprime con simboli lo stato d'ani­ di essere in contatto, in collegamento con
mo degli intervenienti. Ad esempio, : - ) si­ tutto il mondo (la connessione, la connetti­
gnifica «sono contento» (se lo guardate bene, vità, e altri termini ossessivi tipici del
è un sorrisetto girato di novanta gradi), mondo informatico), ma in realtà isola, e
mentre:-( significa «non va». Qualcuno dei risveglia l'impulso dell'uomo a star chiuso.
chat-liner si rivela di persona, e tra adepti a Perché dovremmo incontrare le persone,
un gruppo ci possono essere perfino storie che poi magari ci scatenano addosso
d'amore, matrimoni e simili. Ma la grandis­ un'onda irrefrenabile di aggressività,
sima parte degli altri rimane sconosciuta. quando possiamo mediare il contatto con
Anche la lingua che si usa, per posta elet­ una serie di messaggi elettronici? Del no­
tronica e per chat-line, cambia. Anzitutto, stro interlocutore non vedremo la faccia,
scrivere sembra diventato più facile: data la non sentiremo né l'odore né la voce, ci ri­
fluidità del mezzo, e il fatto che i messaggi sparmieremo la sua stretta di mano o la
spessissimo si buttano dopo averli letti, nes­ sua pacca sulla spalla, non sapremo mai
suno fa più caso a come scrive né a quel che se, mentre stiamo comunicando con lui,
scrive. Anche in messaggi relativamente for­ sia nudo o vestito, stia mangiando o gio­
mali appaiono allusioni personali, spirito­ cando a scacchi, e non potremo guardarlo
saggini, battute, triviali scemenze. Serissimi negli occhi per capire che cosa veramente
accademici si sentono tenuti a sforzarsi di pensa... Non sapremo mai neanche da che
essere divertenti, di dire (pardon, scrivere) parte del mondo ci sta scrivendo (la tele­
cose divertenti o brillanti. Non ci riescono, matica rende insignificante il sito dove ci
normalmente, ma si direbbe che il codice e il si trova), però avremo l'impressione di
canale pretendano imperiosamente: "Fa' ri­ aver comunicato.
dere! Sii brillante!" E naturalmente il mezzo Come al solito, ci sarebbe da capire se
fa la lingua: gli attachment (gli allegati che questi fenomeni sono buoni o cattivi. Io non
la posta elettronica permette di incollare al ci provo neppure, ma mi capita spesso di
proprio messaggio) sono facilmente chiama­ pensare con qualche inquietudine alle per­
ti attaccamenti, e gli inoltri ad altri desti­ sone, ormai miriadi (incluso, a volte, me
natari di un messaggio che abbiamo ricevu­ stesso), che, in una stanza vuota, tengono
to (che si ottengono con un comando che in la posta elettronica sempre aperta sul loro
inglese si chiama forward), si cambiano fa­ calcolatore e sono convinti, così, di essere
cilmente in forwardi. in contatto col mondo.
PROSPETTIVE DELL'El

Videogiochi, non
leffori e lingua flou
----
134
ALBERTO A. SOBRERO

,
UNA LINGUA FLOU
per conto loro, fragili, in particolare nelle
modalità d'uso meno strutturate, come le
interlingue d'apprendimento con le quali
abbiamo a che fare a scuola.
ui cambiamenti in corso In morfologia sono diffusissime - e, quel che
nella lingua italiana, e in
più conta, tranquillamente accettate dalla
particolare sull'italiano
comunità dei parlanti - la sostituibilità reci­
parlato, disponiamo ormai
di una messe di studi e proca di molti elementi (Sobrero-Tempesta
ricerche molto consistente, 1992) e la gestione 'leggera' delle reggenze (con
che si riferiscono alla ampia diffusione di forme del tipo quando
dinamica tanto delle strut­ entra al gioco, il funzionamento è assicurato di
ture quanto della variazio­ un motore, mi è stato regalato del mio com­
ne grammaticale, testuale pleanno, e simili). La sostituibilità è ancora
e persino pragmatica. più forte quando la scelta implica lo slalom
Forti di questo patrimo­ concettuale fra morfologia, lessico, sintassi e
nio, possiamo forse prova- pragmatica. In definitiva, è diffusamente
re a dare uno sguardo accettata «un'elevata interscambiabilità»
d'insieme al complesso mosaico della nostra (Solarino 1996).
lingua, alla ricerca di una qualche 'bussola' che Così come sono accettati, nella comunicazio­
ri-orienti le nostre scelte educative e didatti­ ne ordinaria, spostamenti semantici e funzio­
che, tenendo conto degli effettivi usi e bisogni nali di rilievo, alterazioni nei meccanismi della
linguistici odierni. Non è facile trovare linee di referenza e della coreferenza, semplificazioni
tendenza generali, perché i fenomeni hanno 'spinte' del sistema (Berretta 1996). Entro un
pesi e qualità molto diversi, si situano su livel­ certo limite sembra che il rapporto fra elemen­
li d'analisi diversi, hanno provenienza e ti e funzioni tenda a perdere il carattere di
profondità storica diverse e sono diversamente univocità: ogni funzionale può avere più fun­
percepiti dai parlanti stessi. Mi sembra però zioni, e ogni funzione può essere esercitata da
che tutti possiamo concordare sull'esistenza di più funzionali. Con la massima naturalezza.
almeno un denominatore comune, che indica la Con la risalita del parlato in primo piano
direzione di una tendenza evolutiva in atto, a l'impiego di elementi di antica tradizione sto­
cavallo fra modalità d'uso e modifiche struttu­ rica - come i clitici - diventa tendenzialmente
rali opzionale, mentre funzioni sintattiche e
Le strutture morfologiche (preposizioni, pro­ semantiche importanti sono affidate, ogni
nomi, congiunzioni) ma anche quelle retoriche volta che è possibile - e anche quando non
e testuali, risentono in modo crescente di uno sarebbe possibile - non a elementi morfologici,
dei fenomeni che caratterizzano quest'ultimo sintattici e lessicali ma alla deissi, elemento
mezzo secolo: la 'risalita' del parlato, da per sua natura estraneo all'organizzazione
varietà substandard, sottomessa al riconosciu­ sequenziale del discorso.
to prestigio del modello scritto, a varietà pres­ Già qualche anno fa Monica Berretta segna­
soché paritaria, influente, capace di travasare lava il fatto che il riferimento al contesto di
nei registri più formali strutture sue tipiche. situazione induce a usare più elementi deittici,
Questa 'risalita' ha portato lo scompiglio pro­ tanto che i pronomi atoni della conversazione
prio nelle strutture linguistiche che erano già, più informale sono tre volte più numerosi che

ITALIANO E OLTRE, Xlii (1998) pp. 134-141


PROSPETTIVE DELL'EL

nello scritto (Berretta 1985). Il processo è pro­ nimi; si ampliano zone di indeterminatezza
seguito: con la 'risalita' del parlato informale che erano circoscritte, e se ne creano di nuove; 135
nei registri più formali si è diffuso, a volte l'area dell'accettabilità si estende. Il parlante­
oltre il limite della funzionalità, un uso privile­ ascoltatore allenta la tensione dell'auto-moni­
giato, 'forte', della deissi: sempre più spesso si toraggio e ridimensiona di conseguenza il pro­
accetta che la funzione di segnalare salienze cesso stesso della comprensione: la compren­
morfologiche, sintattiche, semantiche, testuali sione viene ancorata a poche parole-chiave
possa essere condivisa fra elementi morfosin­ note; il resto lo ricostruisce con inferenze per­
tattici, paralinguistici e pragmatici (cinesici, sonali, occasionali, non necessariamente cor­
prossemici) o transiti direttamente su questi. rette. Anche le inferenze, infatti, sono 'flou'.
Con conseguenze rilevanti sulla scrittura, non Morfologia, sintassi, semantica sono caratte­
solo al momento della produzione ma anche al rizzate da fluidità, da leggerezza.
momento della ricezione: il margine dell'accet­
tabilità, o dell'indifferenza, per questi usi è 2
molto più ampio che nel passato. Aumenta UN REPERTORIO FLOU
insomma la tolleranza, con un processo ben
noto anche in altre lingue. Cambiamo prospettiva, e passiamo al livello
Ampie zone non solo della morfologia ma del repertorio. Prendiamo in considerazione i
anche della sintassi e della semantica acqui­ dati dell'ultima Indagine multiscopo sulle fami­
stano così un aspetto 'flou': sono evanescenti, glie condotta dall'Istat nel 1995 e pubblicata nel
incerte, de-regolate: e il tutto avviene con spi­ 1997 con il titolo Mass media, letture e linguag­
rito leggero, in atmosfera di 'normalità'. gio (Istat 1997). Una delle domande riguardava
S'intende che, se elementi diversi sono inter­ il linguaggio abitualmente usato in famiglia, e a
cambiabili, nello stesso posto e per la stessa fianco delle risposte «solo o prevalentemente
funzione, necessariamente aumenta la ridon­ italiano» e «solo o prevalentemente dialetto»
danza, e aumenta l'entropia del sistema. Gli prevedeva anche la risposta «sia italiano che
enunciati si arricchiscono di elementi di per sé dialetto». E' facile immaginare che nelle inten­
superflui, di riempitivi, di ripetizioni e di sino- zioni dell'autore del questionario questa fosse

Dichiarano di parlare
"sia italiano
che dialetto" 40

30

• in famiglia
con amici � 20

10

o
1987 1995
24,9 28,3
27,1 32,1
Tab.1
PROSPETTIVE DELL'EL

w una categoria-spazzatura, equivalente al «non li allo stesso modo e allo stesso titolo, come se
136 saprei» o «non ho un'opinione in merito» dei fossero registri diversi della stessa lingua. I
sondaggi d'opinione, destinata a raccogliere parlanti non avvertono il 'salto' di varietà, per­
poche risposte esitanti, o incerte. In realtà ché lì per loro non c'è un confine di varietà, ma
l'ordine di grandezza delle percentuali non è da tutt'al più di registro, e spesso neppure.
categoria-spazzatura, tutt'altro: un italiano su Accade così che dietro quel 32% di 'alternan­
tre (precisamente, il 34,2%) afferma che con gli ti' ci sia una buona parte non di alternanze ma
amici parla «sia italiano che dialetto». Il fatto di commistioni, di reciproca sostituibilità tra
più interessante è che questo 'terzo polo' del forme di sistemi linguistici che sono simulta­
repertorio linguistico è addirittura in espansio­ neamente compresenti, nella competenza del
ne, ad esempio rispetto ai risultati ottenuti in parlante. E più che mostrare il passaggio dalla
rilevamenti perfettamente analoghi nel 1987. dialettofonia all'italofonia l'indagine dell'Istat
(vedi la tabella 1 nella pagina precedente). finisce con lo scoprire - o confermare - che sta
In otto anni c'è stato un incremento di 4-5 cambiando il nostro repertorio.
punti percentuali. Continuando di questo Non solo fra i codici, e fra le varietà dei codi­
passo quella che doveva essere la categoria­ ci, non ci sono confini netti. Il dato nuovo è
spazzatura passerà presto al primo posto. costituito dal fatto che i contatti fra lingua e
Da chi è costituita, questa maggioranza rela­ dialetto, e fra varietà della lingua e del dialet­
tiva di italiani, che tracciano (o inducono a to, si sono moltiplicati sino a diventare siste­
tracciare) un segno di croce in corrispondenza mici, ed è simmetricamente diminuita la loro
della voce «sia italiano che dialetto»? Il profilo regolamentazione. I confini sono così sempre
medio è quello di una persona di mezza età, più opinabili, e comunque non vengono perce­
casalinga o operaio o disoccupato, che vive nel piti come tali. Insomma, anche il repertorio
Mezzogiorno (o nel Veneto), le regioni notoria­ appare decisamente flou.
mente più dialettofone. E' il grande esercito dei Nessuno ormai nega che sia aumentata la
'traghettatori', ex-dialettofoni che oggi - è vero 'permissività', l'accettazione di forme che fino a
- alternano sempre più spesso italiano e dialet­ ieri erano ritenute sub-standard (ed erano
to. Ma il punto non è questo. Il dialetto che assegnate di volta in volta a varietà geografi­
usano è un dialetto che è radicalmente cambia­ che, sociali, contestuali o di apprendimento
to in pochi anni, e che ha cambiato posizione e dell'italiano). Ma pare che i confini dell'accet­
funzione all'interno del repertorio linguistico: tabilità di forme non standard si siano di
da una parte ha ceduto all'italiano sino ai limi­ molto allargati. L'Italia è piena di ragazzi che,
ti - in certi casi - della perdita di identità, magari all'ultimo anno di liceo, dicono - o scri­
dall'altra interagisce con l'italiano da pari a vono - uadi, vadino o sbagliatamente, come
pari, alternandosi a esso nella stessa battuta, lamentava un insegnante in una Lettera a «la
nella stessa frase, persino nella stessa parola. Repubblica» qualche tempo fa. Non questo fa
Questi parlanti si trovano davanti ai quesiti notizia, ma il fatto che questa velocissima
dell'Istat, i quali danno per scontato che le due riduzione delle distanze fra standard e sub­
opzioni - lingua e dialetto - siano alternative, standard nelle ultime generazioni non sia
o al massimo alternanti, mentre loro, di fatto, avvertita come violazione della norma, e che le
nel parlato di tutti i giorni, in tantissime conseguenti malcomprensioni o incomprensio­
situazioni usano italiano e dialetto mettendoli ni siano assorbite come normali disturbi della
sullo stesso piano, incastrandoli, passando comunicazione, incrementi di 'rumore' rime­
dall'uno all'altro e poi ritornando al primo solo diabili con incrementi della ridondanza.
per esprimere meglio un certo stato d'animo, o L'odierna incertezza del confine fra varietà e
per dare un nome preciso a un oggetto o a un registri fa sì che forme interferite, o miste, o
processo, o per mille altri motivi contingenti. prestiti occasionali provenienti da varietà sub­
Molte ricerche hanno dimostrato che, nella standard (forme dialettali e di italiano popola­
situazione odierna, italiano e dialetto nella re, ma anche di varietà d'apprendimento)
coscienza del parlante si sovrappongono, tra­ siano percepite come standard persino da
scolorano l'uno nell'altro, si rendono disponibi- insegnanti.

LINGUA FLOU
PROSPETTIVE DELL'EL

Sintassi e semantica 'flou', repertorio dai lettale può essere sentito come 'più o meno'
confini sfumati e indifferenti, percezione 'leg­ appartenente alla lingua: l'appartenenza non 137
gera' della normatività: si delinea il quadro di è esclusiva ma può essere caratterizzata da
una «struttura» linguistica 'flou', o - come si valori diversi. E' solo questione di misura.
dice oggi - fuzzy. Come dire che l'approccio normativo è biva­
Che cos'è fuzzy? Ricordo brevemente che la lente, quello variazionistico è fuzzy. E che
logica fuzzy è una logica non aristotelica: non l'organizzazione dello spazio linguistico odier­
è bivalente - non si basa sulla logica a due no si può descrivere bene con l'approccio
valori di verità, O e 1 - ma polivalente, o, variazionistico, meno bene con quello norma­
come si diceva qualche anno fa, «vaga»: la logi­ tivo.
ca vaga prevede enunciati che non sono neces­
sariamente veri o falsi ma possono essere veri 3
in una qualche misura fra O e 1. Un insieme VIDEOGIOCHI E RACCONTI D'AMORE
fuzzy è «un insieme a cui gli elementi appar­
tengono in una certa misura. Invece un insie­ I problemi nascono, e gravi, quando dalla
me normale o non-fuzzy contiene i propri ele­ linguistica si passa alla didattica. Perché un
menti o del tutto o per niente» (Kosko 1995: carattere costitutivo dell'insegnamento della
331). La logica fuzzy è detta anche logica gri­ lingua è proprio la distribuzione delle forme
gia, nebulosa, o continua. prodotte nelle due categorie giusto-sbagliato
Nel nostro caso, possiamo dire che le doman­ (o, se si preferisce, corretto-scorretto, accetta­
de dell'Istat sono non-fuzzy, dicotomiche, bina­ bile-non accettabile, conforme-non conforme).
rie; la realtà che esse esplorano è invece fuzzy, La scuola deve insegnare le regole e il
flou, nebulosa, continua. rispetto delle regole, perciò sembra che abbia
Se vediamo il repertorio linguistico in una inscritti nei suoi cromosomi la normatività, la
prospettiva normativa vediamo ogni varietà divisione del mondo in bianco e nero, a fronte
come un insieme chiuso di elementi, e attri­ di una realtà che - a partire dalla realtà lin­
buiamo ogni elemento all'una o all'altra delle guistica - è sempre più spudoratamente flou, è
varietà in gioco; se lo vediamo in una prospet­ tentazione di anomia, è varietà di grigi, è
tiva variazionistica, o sociolinguistica, allora 'nebulosa e continua'.
constatiamo che, ad esempio, un termine dia- Molti pensano che questa contraddizione sia

Non lettori
60

50

40
• maschi
O femmine so

20

10

o
Tab.2 6-10 anni 11-14 anni 15-17 anni
PROSPETTIVE DELL'EL

---
138
in parte responsabile del distacco dei ragazzi
dai valori, dalle attività, dagli interessi della
rosa, e quella di una commedia o di un roman­
zo, testi che noi effettivamente inseriamo nei
scuola, che tutti lamentiamo. E credo che in curricola scolastici di lettura, c'è omologià; non
parte abbiano ragione. c'è invece fra la struttura di una radiocronaca
Prendiamo uno degli indicatori più forti di sportiva o di «Mai dire gol» e un qualsiasi testo
questo distacco: i dati sulla disaffezione per la di uso scolastico.
lettura. Com'è noto, sono inquietanti. La Su questa strada si va ancora avanti: si rile­
recentissima Indagine sulla condi zione va - come da più parti è stato notato - che i
dell'infanzia e dell' adolescenza, condotta dall' processi mentali attivati dalla e per la lettura
Osservatorio dell'Istituto degli Innocenti di di un 'classico' hanno pochi agganci con gli sti­
Firenze, per conto del Dipartimento degli Affa­ moli comunicativi che i ragazzi ricevono
ri Sociali delinea un quadro di questo tipo. all'esterno della scuola. I videogiochi richiedo­
(vedi la tabella 2 nella pagina precedente). no tecniche di lettura ben diverse - non infe­
Vediamo da vicino questo grafico. Se ha un riori: diverse - da quelle che valutiamo a scuo­
senso la proiezione di dati sincronici sulla la. Luca Vitali ha ben mostrato, ad esempio,
dimensione longitudinale, sembra di poter dire come un videogioco ormai classico come «India­
che maschietti e femminucce cominciano la na Jones e il destino di Atlantide» richieda non
scuola elementare con lo stesso, modesto inte­ solo strategie di movimento ma anche strate­
resse per la lettura - intorno al 50% -. Poi, via gie di lettura molto sofisticate, che i non spe­
via che crescono e sono sottoposti alle sollecita­ cialisti di videogiochi di sicuro possiedono a
zioni scolastiche alla lettura, i due sessi si dif­ livelli decisamente inferiori. Per superare tutti
ferenziano: le bambine imparano ad apprezza­ gli ostacoli, di mille tipi diversi, bisogna legge­
re la lettura - si tratta specialmente di lettera­ re e memorizzare anche frasi apparentemente
tura e attualità rosa, sinergicamente accompa­ inutili, perché le si dovrà utilizzare al momen­
gnate dalla visione di fiction del tipo telenove­ to giusto; bisogna gestire dialoghi organizzati
las, come dicono altre tabelle della stessa inda­ in modo molto sofisticato: bisogna scegliere
gine - arrivando sino a 7 'lettrici' su 10. I sempre la frase opportuna, combinandola con
maschietti resistono imperterriti; aggirandosi le inferenze del canale visivo che sono stimola­
sempre intorno a quel misero 50%: il tempo te dagli oggetti che si vedono sullo schermo,
che le loro coetanee dedicano alla lettura loro eccetera. La lettura dei messaggi deve essere
lo passano davanti al piccolo schermo, del tele­ rapidissima (in alcuni passaggi bisogna legge­
visore (per i programmi sportivi) e del compu­ re con la coda dell'occhio, mentre si fanno altre
ter (per i videogiochi: fra gli 11 e i 14 anni, cioè cose con il mouse). Ogni attività è comunque,
quando presso i maschi precipitano i picchi sempre, rigorosamente funzionale alla soluzio­
della lettura, i videogiochi costituiscono il pas­ ne di un problema. Per indovinare la mossa
satempo principale per il 50% dei ragazzi, a giusta bisogna mettere costantemente in rela­
fronte del 23% delle ragazze). zione ogni messaggio che si legge: (a) con gli
È diffuso il sospetto che sia proprio la fre­ altri che compaiono simultaneamente, (b) con
quentazione di questi mezzi di comunicazione le azi9ni compiute, con le informazioni avute e
e di questi testi così radicalmente diver§i - con le inferenze fatte precedentemente, (c) con
incontri sportivi e videogiochi da una parte, la strategia scelta e con quelle trascurate, (d)
telenovelas e racconti d'amore dall'altra - ad con l'obiettivo, o meglio il sottobiettivo che di
allargare la già ben nota forbice dell'interesse volta in volta si vuole raggiungere (Vitali
per la lettura, e delle competenze di lettura, 1994).
nei due sessi: forbice che premia costantemen­ Vitali mette in rilievo l'affinità tra il lavoro
te le femmine rispetto ai maschi. E non perché linguistico richiesto da Indiana J ones e gli
videogiochi e racconti d'amore siano, rispetti­ esercizi di Educazione linguistica che si fanno
vamente, il diavolo e l'acqua santa, ma per in classe. Jo vorrei dire invece che si tratta
ragioni di tipo testuale-cognitivo. Indipenden­ bensì di educazione linguistica, e molto avan­
temente dagli esiti estetici, fr� la struttura zata, ma che gli obiettivi, gli strumenti e i
narrativa di una telenovela e di un racconto risulh;ti sono molto diversi da quella praticata

LINGUA FLOU
PROSPETTIVE DELL'EL

a scuola. Vitali scrive «In realtà Indiana Jones dice - amichevoli fanno di tutto per masche­ w
e il destino di Atlantide nasconde una colossa­ rarla, ma spesso quando si arriva al dunque 139
le, accattivante e sofisticata miniera di quelle essa emerge in tutta la sua implacabile ottu­
che i testi scolastici chiamano 'CVerifiche della sità. Si dice che il computer è stupido, proprio
comprensione dei testi". Basta aprire a caso perché non ha, non può avere, le caratteristi­
una pagina di un testo di Educazione Lingui­ che di flessibilità, adattabilità, modificabilità
stica per trovare: "Il testo che hai letto è nar­ proprie dell'intelligenza. La macchina conosce
rativo: più specificamente, di che tipo di testo solo il bianco e il nero, l'uomo conosce il grigio,
si tratta? ... (b) Chi è il personaggio di cui si anzi una gamma di grigi.
parla? Sottolinea in rosso sul testo tutte le E questa logica in bianco e nero, diffusa a
espressioni con cui egli è nominato ...» ecc. piene mani proprio nell'età in cui si impara a
Basta leggere questo passo a voce alta per conoscere il mondo non può che rafforzare
avvertire che fra la lettura-azione del videogio­ l'approccio tipico degli adolescenti, che divido­
co e la lettura-esercizio del testo di Educazione no il mondo appunto in bianco e nero, buoni e
linguistica non c'è solo un salto stilistico: c'è cattivi, drammi ed esaltazioni, anticipando -
una differenza di tempi e di ritmo, di attività forse - i tempi dell'impostazione scientifica dei
(finalizzate e non finalizzate), di coinvolgimen­ problemi, ma ritardando forse la conquista
to. lenta e difficile della complessità, della con­
Questo per dire che non saranno i videogio­ traddittorietà del reale. Che nori è quasi mai
chi in quanto tali a riportare i ragazzi a un binario, a partire - come s'è visto - dalla lin­
livello di interesse per la lettura pari a quello gua.
delle ragazze, o, se vogliamo generalizzare, a Riconosco che possono essere paure eccessi­
far migliorare sia negli uni che negli altri ve, al momento non suffragate da prove con­
l'interesse e, di conseguenza, il 'rendimento' vincenti. Sta di fatto che i ragazzi vivono con­
relativamente alla lettura. traddizioni che non sono di superficie ma
Perché, se in ipotesi fossero massicciamente hanno radici profonde: abbiamo visto che fuori
introdotti nella scuola, i videogiochi potrebbe­ dalla scuola - prima contraddizione - assorbo­
ro attivare abilità oggi trascurate, ma anche no per via ludica logiche binarie in un mondo
indurre a trascurare - e progressivamente fuzzy, mentre a scuola - seconda co�traddizio­
disattivare - abilità legate alla lettura ludica, ne - devono sottoporre la loro lingua fuzzy; ·
ai testi narrativi 'distesi', a intrecci, trame e fatta più di zone di sovrapposizione e di curve
mondi complessi, che a loro volta rimandano a di indifferenza che di nitidi profili, a un giudi­
'pezzi' del mondo reale. zio che si basa su una logica binaria, diciamo
Sarebbe, ancora una volta, un'educazione bianco-nera.
linguistica dimezzata.
In realtà, si può sostenere che l'impetuoso
incremento di attività cognitivamente legate al 4
computer determini spostamenti nella compe­ BISOGNI E PROBLEMI NUOVI
tenza cognitiva anche più radicali di quelli tra­
dizionalmente ipotizzati. Si pensi agli effetti Il compito dell'educazione linguistica appare
dell'applicazione su vasta scala del principio dunque duplice, e a prima vista contradditto­
costitutivo della logica informatica, la logica rio.
binaria. Se si vuole tener conto del bisogno oggettivo
Il computer, com'è noto, analizza tutta la di corrispondenza fra ambiente scolastico e
realtà in termini di zero e uno, acceso e spento: realtà linguistica, bisogna lavorare sulla com­
la logica binaria è il corredo genetico che si plessità, sulla variabilità nelle strutture e
trasmette da una generazione all'altra di que­ negli usi della lingua, in particolare in riferi­
ste macchine, che sono sempre più complicate mento alle zone di sovrapponibilità e alle curve
ma raramente si allontanano da quella sempli­ di indifferenza (morfologica, semantica, prag­
ce alternanza di base: sì-no, acceso-spento. matica) e sul rapporto norma-variazione. Ma
Software piacevolissimi e sempre più - come si bisogna anche soddisfare un altro bisogno fon-
i 'r � �; •
-� p·R·o sP E'j t' 1 '1 E o ELL, EL

--
140
<lamentale: quello di far conseguire a tutti, in base a questo decidere se e come utilizzarli,
comunque, livelli minimi di alfabetizzazione. E o addirittura inventarli.
questo si può fare solo con poche regole sicure, Il criterio generale dovrebbe comunque esse­
che devono essere insegnate e imparate nella re quello di privilegiare gli strumenti multime­
logica del bianco e nero, giusto e sbagliato, In diali che: (i) incidono sui processi di apprendi­
modo che i uadi e gli sbagliatamente siano can­ mento (e dunque hanno un elevato rendimento
cellati definitivamente dalle produzioni orali e didattico); (ii) inducono a fare percorsi finaliz­
scritte dei nostri ragazzi, zati (e dunque assicurano un alto grado di
La contraddizione a me sembra più appa­ coinvolgimento); (iii) sollecitano un'interazione
rente che reale: quanto meno è sanabile, a scelte non binarie ma fuzzy (e dunque assi­
anche se in modo dispendioso. Il mondo è curano omologia con la strutturazione del·
insieme fuzzy e non-fuzzy, I ragazzi stessi, mondo reale, linguistico e non linguistico).
come s'è visto, quando parlano e scrivono · Alcuni 'pacchetti' con queste caratteristiche
gestiscono in modo flou tutti i codici e le cominciano a circolare, ma sono pochi, spesso
varietà del loro repertorio, e quando agiscono sperimentati poco e in modo impressionistico,
- in un'attività che li coinvolge moltissimo, spesso inventati lontano dalle aule scolastiche.
com'è il videogioco - applicano rigorosamente (b) Secondo orientamento didattico, quasi
la logica vero/falso. Fra questi due approcci, obbligato: puntare all'omologia di processi fra
che sembrano riferirsi a due mondi diversi e lettura 'per la scuola' e lettura personale, pun­
non comunicanti, c'è una cerniera, un ponte, tando da una parte a quello che alcuni chiama­
la cui gestione è nelle mani di chi insegna: è no «il piacere di leggere», altri la «lettura sen­
l'operatività, il collegamento fra l'apprendi­ suale» o la «lettura leggera»; dall'altra a una
mento - che coinvolge il livello meta -: meta­ lettura finalizzata, funzionale - magari
linguistico, metacomunicativo, metacognitivo, all'interno di un percorso di ricerca scientifica
assolutamente essenziali - e l' esperienza, che -: avvicinare la lettura alla naturalezza e alle
include attività finalizzate, soluzione di pro­ motivazioni con cui si legge nella vita di ogni
blemi, coinvolgimento emotivo, giorno, alleggerendola - come da più parti si
Lavorare su questa cerniera vuol dire dare suggerisce - da attività per così dire parassita­
una coscienza linguistica, per fare di ogni rie.
ragazzo, in quanto parlante di una certa comu­
nità, un osservatore consapevole, un regista Se vogliamo rispondere ai nuovi bisogni lin­
del proprio agire linguistico, ma anche utiliz­ guistici dobbiamo intervenire su più livelli, e
zare la lingua per vivere e per sistematizzare in modo incisivo,
l'esperienza, incrementare - con la partecipa­
zione attiva dei ragazzi - quelle capacità di (1) Sul piano della riorganizzazione della
spostamento, di dislocazione rapida, di collega­ scuola. Prima ci scrolleremo di dosso l'illusione
mento fulmineo che il modo di 'leggere' il mul­ che l'insegnamento della lingua si possa ridur­
timediale fornisce loro quotidianamente. re, spezzettare, ridimensionare, magari ricor­
In questa chiave vanno forse valorizzati rendo a qualche 'didatticà breve', meglio sarà.
alcuni orientamenti didattici che sono stati Perché oggi più che mai i tempi dell'insegna­
evidenziati nelle sperimentazioni più recenti. mento-apprendimento sono lunghi, oggi più
Ne richiamo solo due. che mai c'è da educare alla complessità e alla
variabilità, mentre oggi più che mai il possesso
(a) Sfuggire al dilemma videogioco sì/ video­ sicuro della lingua è lo strumento base di tutte
gioco no, strumenti multimediali sì o no. E' le discipline, anche le più fabbrili.
ovvio che non si tratti di strumenti di per sé Oggi più che mai l'educazione linguistica è
buoni o di per sé cattivi, ma è anche ovvio che assolutamente trasversale, e oggi più che mai
di volta in volta bisogna avere un'idea - e non richiede una forte specializzazione dell'inse­
sempre l'abbiamo - delle attività cognitive che gnante di lingua italiana, e insieme il coinvol­
ogni singolo strumento stimola o non stimola, gimento di tutti gli altri insegnanti, in qualun­
degli effetti che produce sull'apprendimento, e que fase dell'attività didattica.

LINGUA FLOU
La formazione del maestro e del professore stessa Società di Linguistica italiana pratica­
di lettere va rivista, perché bisogna potenziare mente tutta la ricerca funzionale all'educazio­ 141
le sue capacità di muoversi fra prescrizioni, ne linguistica è demandata al Giscel; all'Uni­
norme, variabilità, usi, di adattare di volta in versità è riservata ai gradini più bassi della
volta le scelte all'obiettivo didattico, al grado 'carriera accademica', tant'è vero che discipline
di coinvolgimento, alla sensibilità e alla consa­ come la Didattica dell'italiano (o della lingua
pevolezza del ragazzo. Bisogna assicurargli la italiana) scarseggiano nelle nostre Università
capacità di governare l'apprendimento, di coin­ e - tanto per usare un indicatore significativo
volgere gli studenti parlando - anche - i loro - non hanno praticamente nemmeno un ordi­
linguaggi, di interiorizzare il carattere 'fuzzy' nario in cattedra (Bettoni 1997): il che non è
della lingua ma di lavorare anche con stru­ tanto grave per le persone che si occupano di
menti binaristici sfruttandoli adeguatamente: queste cose, quanto perché prefigura il perpe­
non sono capacità che si possiedono all'uscita tuarsi di una totale disattenzione per il setto­
dalla Facoltà di Lettere, o di Scienze della For­ re, e di una sua grande debolezza.
mazione. Questa tendenza va radicalmente invertita.
Oltre ad adeguare i programmi a queste E la cosa non dovrebbe scandalizzare nessuno.
nuove esigenze, a rivedere e potenziare Nessuno infatti si stupisce, nell'area scientifi­
l'aggiornamento e la formazione in servizio ca, che la ricerca per le energie alternative sia
degli insegnanti, è dunque urgente ridisegnare considerata strategica per le ricerche di fisica,
i curricula universitari dei futuri docenti, in funzione del modello di sviluppo del paese.
riprogettare l'accesso e lo sviluppo delle carrie­ Perché non può accadere lo stesso per la scuo­
re dei maestri e dei professori, in funzione la? Se davvero siamo convinti che nel nostro
delle scienze del linguaggio. modello di sviluppo l'alfabetizzazione delle
nuove generazioni è un obiettivo strategico,
(2) Questo, per quanto riguarda la scuola di perché non è possibile portare in primo piano -
base e superiore. Ma c'è un intervento fonda­ anche e soprattutto all'interno delle discipline
mentale da fare, anche sull'Università: biso­ 'non didattiche' - la ricerca mirata allo svilup­
gna riconoscere il carattere strategico della po degli strumenti didattici necessari?
ricerca linguistica applicata in funzione Sono bisogni della società civile, ai quali un
dell'insegnamento della lingua. Le ricerche paese che si vuole moderno dovrebbe risponde­
scientifiche fatte e in corso sono poche: nella re. Deve rispondere.

B· I B l I O· G R. A f I A
applicazioni della logica fuzzy, Baldini &
Castaldi, Milano.
Lugarini, E. - Roncallo, A. (a cura di) (1992),
Berretta, M. (1985), I pronomi clitici nell'ita­
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134-7. {rasali o connettivi sociali? L'uso delle prepo­
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PROSPETTIVE DELL'EL

I dubbi del professor


Robinson
--
142
AGOSTINO RONCALLO, MARTINO BELTRANI, DAVIDE SCALMANI

1 senza alcuna conoscenza diretta dell'ambiente


ASPETTATIVE SMENTITE sociale, e armato solo di questa sua cultura di
riferimento, che è poi quella stessa, per motivi
rendiamo le mosse da una anagrafici, di gran parte del nostro attuale
situazione ipotetica che ci corpo docente. Con un riferimento in chiave
possa fornire una traccia ludica alle 'robinsonate' su cui ironizzava il
di discorso. Quella di un giovane Marx, lo vogliamo chiamare professor
giovane e motivato inse­ Robinson.
gnante di lingua al suo Al suo ingresso in classe, ispirandosi all'ana­
primo anno d'incarico, che
lisi delle Tesi, il nostro neodocente si aspetta
entri in contatto con la
di potere coinvolgere i suoi ragazzi in un pro­
sua classe prendendo a
getto di apprendimento linguistico che:
guida quei postulati edu­
(a) si basa su un modello culturale di sapere
cativi che una ventina di
razionalistico e lineare, unico possibile garante
anni fa hanno portato a
dell'accesso alla verità, almeno in quanto
un importante rinnova­
mento pedagogico, allorché irruppero simulta­ punto di riferimento per la moderna pedagogia
neamente sulla scena della scuola, portandovi sperimentale;
(b) affida alla riflessione teorica il compito di
una ventata di aria fresca e di nuove promes­
se, la 'matematica moderna', le metodologie un'espansione delle abilità pratiche;
della 'nouvelle histoire', i laboratori per le lin­ (c) riposa sul presupposto dell'incontrastato
gue straniere eccetera. Nel campo dell'educa­ dominio e prestigio del linguaggio verbale;
zione linguistica (EL), fino ad allora fondato (d) vede nello sviluppo delle competenze lin­
sui capisaldi della tassonomia grammaticale e guistiche dei giovani la via regia per liberare
dell'accesso alla 'buona norma' linguistica nuovi potenziali di creatività e d'intelligenza;
degli autori classici, la proposta era quella - (e) considera l'accesso al diritto all'istruzione
com'è noto - di fare capo ai risultati delle scolastica come un'occasione esclusiva e irripe­
nuove scienze della lingua (linguistica genera­ tibile di formazione;
le, strutturalismo, pragmalinguistica, sociolin­ (f) mira all'ideale di creare le basi per una
guistica) e di porli a reazione chimica con concreta possibilità di uguaglianza sociale;
l'impegno di progresso civile e di democratiz­ (g) tende a portare nella scuola e valorizzare
zazione dell'insegnamento proprio di quegli i dialetti e le varianti popolari della lingua,
anni. Da questa combinazione è scaturita una rivendicandone la vitalità e la dignità, estetica
forte miscela propellente che si concretizzò e comunicativa.
nelle Dieci Tesi per una educazione linguistica Ma la storia culturale di questi ultimi venti
democratica del GISCEL. anni ha smentito una a una tutte queste ipote­
Ammettiamo per un attimo, come puro si di lavoro, che hanno avuto l'indubbio merito
'esperimento ideale', che il nostro personaggio­ di incrinare il rigoroso monolinguismo degli
guida si avvicini alla sua esperienza professio­ anni Sessanta e Settanta, ma che appaiono
nale come una sorta di Emilio rousseauiano, oggi irrimediabilmente datate. E il nostro ipo­
formatosi al riparo da ogni influsso esterno e tetico insegnante-Robinson si troverebbe total-

ITALIANO E OLTRE Xlii (1998), pp. 142-150


PROSPETTIVE DELL'EL

mente spiazzato nel vedersela con classi di guardando un programma televisivo, mangian­
ragazzi che: do e discutendo con il fratello. 143
(a) non accettano più il dominio incontrasta­ Non si tratta qui di giudicare, ma di capire
to della cultura 'proposizionale'; come e quanto questo approccio pluridimensio­
(b) che utilizzano modelli di apprendimento nale alla realtà influenzi l'intera mentalità
in situazioni che saltano la mediazione del dei nostri ragazzi.
modello teorico; Robinson si accorgerà a sue spese quanto
(c) che vedono nel linguaggio verbale solo poco rimanga delle certezze degli anni '70-'80,
uno dei possibili codici comunicativi e e riflettendo sull'incidenza dei nuovi strumenti
nell'intelligenza verbale solo una delle molte­ multimediali sull'immaginario dei suoi alunni
plici forme di intelligenza; si accorgerà che a dominare la forma in cui il
(d) alla maggior parte dei quali è sostanzial­ mondo oggi appare a giovani e meno giovani
mente estraneo il progetto culturale che ha sono nuove potenti metafore. E che queste
retto lo sviluppo della razionalità occidentale metafore non assomigliano più a quelle che
nell'età moderna; hanno guidato gli ultimi secoli della nostra
(e) per i quali la scuola non è più la sola e civiltà: il mondo come un orologio a ingranag­
forse neppure la più importante delle agenzie gi, la gerarchizzazione dell'esperienza e della
educative; conoscenza, l'ordinata successione delle cause
({) che sono sostanzialmente indifferenti agli e degli effetti lungo una linea continua.
ideali egualitari e partecipativi di un don Mila­ Le nuove metafore assomigliano molto a
ni che stanno alla base dell'impegno civile in quelle éhe popolano il linguaggio dell'informa­
cui il Giscel si è generosamente profuso in tica: il circuito reticolare e le strutture retroat­
questi venti anni; tive, l'apprendimento come navigazione nel
(g) che si sono in gran parte appiattiti su vasto mare della conoscenza, il continuo
uno standard di italiano popolare sempre più rimando reciproco di cause ed effetti e così
convergente e standardizzato. via'.
L'immagine dominante è adesso quella della
2 'rete', la cui forza si irradia oggi dalla microfi­
LE METAFORE DELLA COMPLESSITÀ sica, alla nuova biologia dei sistemi autopoieti­
ci, dall'antropologia alle nuovi correnti della
Una buona parte di queste smentite è stata matematica, dalla psicologia sistemica alla
una logica derivazione della forza irradiante visione della natura come struttura olistica ed
dei personal media (computer, compact disc, ecologica interconnessa. Eppure è difficile per
walkman, telefono cellulare, ecc.) in quanto la mente occidentale che affonda ancora le sue
prolungamenti della mente, dei sensi e delle radici nel sècolo dei Lumi arrendersi alla forza
mani dell'uomo e in quanto generatori di trainante· della nuova famiglia di metafore.
nuove metafore-guida attorno alle quali si è Anche perché queste metafore rimandano stra­
via via organizzata una nuova visione episte­ namente più che ai modelli della scienza posi­
mologica. tivistica alla visione analogica che ha domina­
Attraverso l'esperienza della multimedialità to per millenni le grandi correnti del pensiero
cambiano le coordinate spazio-temporali che orientale, induismo, buddismo, taoismo:
hanno regolato per millenni la vita umana. Le «Nei cieli di Indra, si dice che esista un reti­
dimensioni del mondo cambiano, le distanze e i colo di perle in modo tale che se si guarda una
tempi si accorciano e alla successione ordinata di esse, si vedono tutte le altre che si riflettono
delle attività subentra nelle giovani generazio­ in lei. Allo stesso modo ogni oggetto del mondo
ni una sincronicità stupefacente per gli adulti: non è solo se stesso, ma comprende tutti gli
non è raro vedere un ragazzo fare i compiti altri oggetti» (Avatamsaka Sutra)
PROSPETTIVE DELL'EL

rm Anche se i nuovi mezzi elettronici sono peso dei rischi e delle potenzialità che gli si
144 ormai parte integrante dell'arredamento abi­ prospettano.
tuale delle nostre case e dei nostri luoghi di R noi sembra che quest'ultima sia la scelta
lavoro, la tendenza è quella di vedere in essi ragionevole che dovrà inevitabilmente contras­
soltanto l'aspetto utilitaristico: essere autono­ segnare le scelte di fondo dell'educazione lin­
mi nell'apprendimento significa ad esempio, guistica della scuola che si affaccia oggi al
nelle ipotesi di organizzazione modulare dei 2000.
curricoli scolastici, disporre semplicemente di È chiaro che viviamo oggi una fase di tran­
un'ampia varietà di strumenti, siano essi tec­ sizione piena di rischi e di opportunità. I
nologici o multimediali. Ma i giovani, che sem­ rischi sono quelli di un culto ipertrofico del
pre più ripongono in solaio - con crescente fare (cercare, esplorare, interagire come che
stupore del nostro professor Robinson - le sia) senza coltivare il necessario momento
vecchie e comprovate attrezzature cognitive della riflessione e della pianificazione menta­
del pensiero analitico, lineare e proposizionale, le, di un impigrimento indotto dalla 'amiche­
dall'uso dei nuovi mezzi informatici ricavano volezza' dell'interfaccia elettronica con un con­
non soltanto nuovi orizzonti di comunicazione, seguente impoverimento degli aspetti proce­
di azione e di accesso all'informazione, ma durali e rappresentativi. Si tratta dei pericoli
anche una ristrutturazione del pensiero pari a - non tanto remoti quanto già capillarmente
quella prodotta dall'avvento della scrittura diffusi nella scuola - connessi a un uso tecni­
(Ong, 1986). cistico e non pedagogico tanto degli strumenti
didattici tradizionali, quanto delle nuove tec­
3 nologie: fredde griglie di analisi, test struttu­
ALTERNATIVE rati, scomposizioni e ricomposizioni di blocchi
testuali, contraddistinguono il fare quotidiano
Nei confronti degli strumenti informatici, dei docenti.
telematici, ipermediali torna a radicalizzarsi L'operazione di scrittura al video corre quin­
la vecchia contrapposizione tra oppositori apo­ di il pericolo, se non sorretta da una progettua­
calittici, come Neil Postman2, Tomas Maldona­ lità intelligente, di perdere potenza cognitiva
do3 o Clifford Stoll4 e turiferari integrati come rispetto alla scrittura su carta. Si tratterà
Nicholas Negroponte5 o Gregory Rawlins6 • Ma quindi di assumere piena consapevolezza delle
tra questi estremi c'è posto per un ampio spa­ possibilità e dei limiti che presenta lo scenario
zio concettuale. attuale. E - in modo complementare - l'iper­
E in effetti al professor Robinson si aprono a testualità offre una serie di possibilità che
questo punto tre strade: sono precluse al supporto cartaceo (ad esempio
(a) o tira avanti col suo modello, convinto un approccio multidisciplinare altrimenti uto­
che debba essere giusto per definizione, e cerca pico nelle attuali strutture scolastiche); ma
di convertire ad esso i suoi giovani interlocuto­ non ammette, ad esempio, i processi di identi­
ri, contribuendo così ad allargare e rendere più ficazione o gli effetti drammaturgici, che pre­
profondo il fossato che separa la scuola dal suppongono uno sviluppo sequenziale dell'azio­
mondo esterno; ne narrativa e che contengono una valenza for­
(b) o si arrende alla forza dei fatti e cede di mativa insostituibile.
schianto, con acritico entusiasmo, al fascino Di più: proprio per il suo carattere non
poco discreto delle sirene computazionali; lineare, la struttura dell'ipertesto in quanto
(e) o accetta la sfida e entra nel gioco con tale mette in discussione l'intera tradizione del
tutta)a forza della sua intelligenza, della sua pensiero occidentale: da qui la difficoltà di
capacità di analisi critica, della sua intenzio­ interpretare e valorizzare l'ipertestualità nelle
nalità edw.cativa, valutando realisticamente il sue potenzialità pedagogiche e la tendenza a

I DUBBI DEL PROFESSORE


--
PROSPETTIVE DELL'EL

sostituire la mera frammentazione di una insegnamento non tecnicistico. Occorre allora


'navigazione' casuale tra informazioni giustap­ ridefinire lo statuto dell'insegnamento lingui­ 145
poste e mal connesse. stico e determinare se il cuore della disciplina
Ma - paradossalmente - i rischi possono sia esclusivamente la competenza linguistica
trasformarsi in nuove opportunità e punti di come fine a se stessa (ove il contenuto seman­
forza per la scuola. La facilità di accesso in tico del testo diventa poco più che un pretesto)
rete a una massa confusa, incontrollata e non o non piuttosto - in senso più globale -, la
gerarchizzata di informazioni e di collegamenti lingua come strumento che consente all'allievo
impone l'esigenza che il docente si trasformi in la costruzione di una propria vita affettiva, di
una guida sagace che sa orientare la naviga­ una scala personale di valori e di una propria
zione erratica degli allievi e che sa trasmettere interpretazione del mondo.
procedure di organizzazione delle conoscenze. Il problema è quindi educativo prima ancora
Un ruolo che può permettergli, tra l'altro, un che didattico e come tale non può più essere di
inedito recupero di autorevolezza educativa. esclusiva pertinenza dei linguisti ma anche di
Non si devono dunque temere modalità non­ pedagogisti, psicologi dell'apprendimento,
lineari di apprendimento suggerite dai mezzi epistemologi. Anche perché nella prospettiva
informatici, né di farsene incautamente travol­ di un approccio multimediale alla realtà e in
gere. Bensì di innescare in una situazione una scuola fondata su una progettualità tran­
nuova quella piagetiana «pedagogia della per­ sdisciplinare gli steccati tra competenze spe­
turbazione» che permette di allargare, metten­ cialistiche separate tendono ineluttabilmente
do a profitto esperienze di crisi cognitiva e di a saltare.
squilibrio, i propri schemi mentali e le proprie La lingua muta e si arricchisce in rapporto
strategie per risalire progressivamente da alla consapevolezza della complessità del
situazioni di disordine e di caos verso stati reale. Sono i contenuti che danno forma al lin­
sempre più ordinati e coerenti. L'apprendi­ guaggio e motivano la ricerca delle forme
mento in questo senso è un 'sistema emergen­ espressive adeguate. Allargare l'orizzonte
te'. Dice Christopher G.Langton, nella sua umano e culturale degli allievi è una forte pre­
panoramica introduttiva agli atti del primo messa allo sviluppo del linguaggio. Ma in que­
seminario sulla vita artificiale dell'Istituto di sti ultimi venti anni, venuta evidentemente
Santa Fe nel 1989, «la vita può essere una meno la possibilità concreta di coinvolgere
sorta di macchina biochimica. Tuttavia ani­ attivamente gli allievi in una visione della lin­
marla non significa dar vita a una macchina, gua come strumento prioritario di consapevo­
bensì organizzarne una popolazione in manie­ lezza dei propri diritti e di costruzione di
ra che la dinamica delle sue interazioni sia nuovi ideali, l'EL si è sempre più focalizzata
viva»7 • Così per l'apprendimento: una trasmis­ sugli aspetti pragmatici della padronanza lin­
sione puramente verticale delle conoscenze guistica (le «quattro abilità») e su un sofistica­
non può attivare dei processi nei discenti, lo to armamentario tecnico: una didattica stru­
può invece un intervento educativo che si mentale, che ha pretese di una 'scientificità
ponga come punto di partenza i dati esperien­ oggettiva' visualizzata da tutti quegli 'alberel­
ziali dei ragazzi stessi. li' e da quelle 'scatolette', rappresentanti le
funzioni jakobsoniane, di cui sono piene tutte
4 le grammatiche scolastiche. Una sorta di
UNA VISIONE DIVERSA vetrina delle più aggiornate ricette tecniche
da cui gli insegnanti hanno ricavato l'illusione
Ma dove abbiamo lasciato il nostro inse­ di una 'didattica scientifica'. La risposta degli
gnante? In difficoltà: comincia infatti a render­ insegnanti e degli esperti di didattica al
si conto che oggi le tecnologie invocano un disimpegno dei giovani nei confronti degli
PROSPETTIVE DELL'EL

---
146
ideali civili e politici e al proprio stesso senso
di frustrazione è consistita dunque in un ten­
nendosi nell'ambito scientifico (Bocchi e
Cerutti, 1985; Morin, 1993 ; De Angelis,
tativo di costruirsi nuove credenziali di auto­ 1996).
revolezza 'tecnica'. Questo recupero esige un nuovo paradigma
È una tendenza che ha portato, negli ultimi di pensiero: il passaggio da una visione disci­
vent'anni, a una tecnicizzazione dell'istruzione plinare e linearizzata dell'insegnamento a una
in tutti i campi e che oggi si concretizza anche visione più olistica e transdisciplinare. Nel
in una visione puramente strumentale del caso dell'EL, il passaggio da un insegnamento
computer. mirato alla costruzione di competenze tecniche
Ai vecchi formalismi della grammatica specifiche a una concezione della lingua come
generativa, dell'analisi strutturalistica dei una porta aperta sul mondo, una porta attra­
testi, delle tecniche formalizzate di apprendi­ verso la quale transitano sentimenti, pensieri,
mento della scrittura (sul tipo del modello informazioni e interscambi il cui contenuto è
Hayes e Flower), delle schede docimologiche assai più che una semplice supporto all'acqui­
- rivelatisi tutti poco praticabili nella prassi sizione delle competenze comunicative relative
didattica concreta - si sono sovrapposte nel alle diverse forme e tipologie testuali. Il valore
tempo la teoria del curricolo, la tassonomia semantico del testo sprigiona di per sé una
degli obiettivi, la didattica delle abilità, alcuni potenza capace di produrre da sola motivazioni
aspetti della semiologia, la linguistica del e acquisizioni procedurali più intense di quelle
testo, la sociolinguistica, la linguistica prag­ derivanti da un approccio prevalentemente
matica. Tutte cose in sé indiscutibili, ma che interessato alla dimensione metodologica e
hanno avuto il 'torto' storico di proporsi come centrato soprattutto sugli aspetti tecnici o
formalismi tecnici che hanno finito col fare pragmatici.
velo a quegli aspetti che dal punto di vista dei Il cambiamento di paradigma passa attra­
ragazzi (di questi ragazzi) sono quelli più verso molte vie, ad esempio dall'insegnamento
importanti e qualificanti e che per loro hanno per progetti, per «sfondo integratore» o per
lo stesso valore che avevano per i ragazzi di «simulazione globale».
vent'anni fa l'impegno politico, la lotta antiau­ Il minimo comune denominatore tra tutto
toritaria, la voglia di partecipazione sociale. quest'ampio ventaglio di proposte didattiche
Intendiamo riferirci alla necessità impellente passa in generale attraverso un potenziamen­
di conoscere e interpretare il mondo, di espri­ to della trama narrativa dell'insegnamento
mere il proprio vissuto affettivo, di avere occa­ come proposto da autori quali Jerome Bruner
sioni concrete per comunicare, per gettare un (1997) o, in Italia, Andrea Canevaro (Caneva­
ponte tra la scuola e la vita e usare realmente ro, 1994) o Paolo Perticari. Bruner, in partico­
le parole 'per fare delle cose'. Bisogni, va da lare, ha dimostrato che vi sono due forme spe­
sé, tutt'altro che esclusi dal programma teori­ cifiche e originarie di pensiero: il pensiero
co dell'EL. Ma sta di fatto che l'enfasi ha bat­ narrativo e quello paradigmatico. Quest'ulti­
tuto su altri tasti: i tasti degli apporti speciali­ mo trova le sue manifestazioni più peculiari
stici delle scienze linguistiche, della strumen­ nella matematica. Ma è il pensiero narrativo
tazione tecnica e dell'apparato 'scientifico', che struttura l'organizzazione della mente
della costruzione delle abilità prag·matiche. nella vita quotidiana. Anche le ipotesi scienti­
Sicché il problema è oggi quello del recupero fiche, le ideologie, le grandi interpretazioni
della complessità dell'atto educativo (Cambi, della vita, sono oggi considerate come 'narra­
Cives, Fornaca 1991; Severi, Zanelli, 1990; As. zioni'. La coscienza della irriducibile «com­
Pe. I, 1989): una complessità omologa e com­ plessità» del reale porta a una visione della
plementare a quell'epistemologia del pensiero conoscenza come una incessante costruzione
complesso che viene progressivamente impo- di rapporti di senso che connettono i fatti in

I DUBBI DEL PROFESSORE


PROSPETTIVE DELL'EL

un tessuto narrativo che li orienta e li orga­ un uso intelligente e 'umanistico' (che in que­
nizza. sto caso è il contrario di 'tecnicistico') delle 147
Il recupero del narrativo significa dunque nuove tecnologie, che possono entrare in un.
dare alla vita di ogni classe un proprio asse di rapporto complementare con quelle piste di
sviluppo, una storia, una struttura connettiva rinnovamento didattico che abbiamo sopra
che dà coerenza all'intero percorso educativo. indicato.
È da una visione segmentata e asettica della La sfida posta dalle opportunità dei mezzi
scuola che derivano la perdita di senso elettronici è quella di aiutare l'allievo a non
dell'insegnamento e il senso penoso di falli­ brancolare alla cieca tra le informazioni e le
mento di molti insegnanti. Il difetto non sta possibilità di un vuoto chiacchiericcio telemati­
nell'imperfezione del metodo, ma nella man­ co, ma a porre le domande giuste, a pianificare
canza di una visione ecologica della scuola il suo bisogno di conoscenza, a elaborare e
come ambiente di vita e di esperienza comuni­ organizzare i saperi da condividere, a conqui­
taria. Il problema non sta nelle tecniche, negli stare l'autonomia necessaria per mettere a
obiettivi, nelle formule di programmazione, nei frutto la possibilità di percorsi di apprendi­
modelli scientifici di riferimento, ma nei biso­ mento individualizzati e per finalizzare la
gni concreti dei ragazzi di oggi, con la loro esu­ comunicazione a scopi costruttivi.
berante voglia di multimedialità, di accesso Si tratta di compiti tutt'altro che tecnici. Un
all'informazione, di comunicazione in tempi uso puramente strumentale delle tecnologie
reali con il vasto mondo che pulsa al di là delle permetterà (forse) un insegnamento più effi­
pareti dell'aula. È questo il materiale di base ciente e più funzionale alle esigenze del
da lavorare, da modellare, da canalizzare, da mondo del lavoro, ma non inciderà sulla qua­
fare crescere. lità culturale dell'apprendimento e delle con­
Occorre comprendere la crisi di partecipazio­ dotte espistemologiche mobilitate. La compe­
ne politica e sociale che deriva da un impoveri­ tenza strumentale è in effetti del tutto secon­
mento di valori e di orizzonti, ma che «è da daria rispetto alle operazioni mentali e alle
considerarsi conseguenza della complessifica­ qualità poste in gioco. Al ritmo attuale di svi­
zione strutturale e della frammentazione cul­ luppo, scrive Philippe Perrenoud8 «la comuni­
turale del nostro tempo, che si sente privo di cazione per posta elettronica e la consultazio­
un razionale potere di direzione e di una bus­ ne del Web diventeranno, in pochi anni, tanto
sola valoriale che serva per la totalità dei cit­ banali, su larghissima scala, quanto l'uso del
tadini e per la totalità dei microprogetti che si telefono. Ora, giustamente, questo confronto
agitano e si urtano nel sociale» (As. Pe. I., parla a sfavore dell'insegnamento tecnico
1989, p.164). dell'uso degli strumenti informatici a scuola:
Occorrono dunque risposte e prospettive non è il telefono che è difficile da padroneggia­
nuove le cui parole-chiave non possono che re, ma la lettura degli elenchi e la comunica­
essere attinte a quei bisogni (di autonomia zione orale. Non sono i linguaggi di program­
personale, di aggregazione selettiva, di dialogo mazione che creano problemi, ma la padro­
e di confronto, di affrontare le sfide del cam­ nanza dell'informazione, delle connessioni,
biamento, di progettualità, di trovare propri delle scelte, della navigazione intelligente tra
valori e un linguaggio in grado di esprimerli) una massa di dati, di testi, d'immagini, di
che sembrano stare alla base degli atteggia­ video. Formare alle nuove tecnologie è forma­
menti delle giovani generazioni verso la scuo­ re il giudizio, il senso critico, il pensiero ipote­
la. tico e deduttivo, le facoltà di osservazione e di
Questi bisogni, che restano inappagati nella ricerca, l'immaginazione, la capacità di memo­
risposta tecnicistica di una didattica riduzioni­ rizzare e di classificare, la lettura e l'analisi di
sta, possono trovare una via di sbocco anche in testi e d'immagini, la rappresentazione di reti,
PROSPETTIVE DELL'EL

w di poste in gioco e di strategie di comunicazio­ Tutti questi fenomeni possiedono, a una


148 ne». attenta osservazione, un comune denominato­
Quest'ultimo della comunicazione è, appun­ re: rivelano l'aspetto sistemico del reale e quel­
to, il campo in cui il ricorso agli strumenti lo dinamico. Quella in cui viviamo è una
della telematica può offrire gli sviluppi più società complessa e in continua trasformazio­
fecondi e innovativi. Quella 'telematica' può ne; «sistemica» perché ricca di interconnessioni
essere definita una 'rivoluzione', una rivoluzio­ che superano le distanze geografiche al punto
ne 'cibernetica' se consideriamo la forte che non ci lasciano indifferenti avvenimenti
influenza dei nuovi strumenti di comunicazio­ che accadono in angoli (non più) sperduti del
ne sui processi di elaborazione e trasmissione mondo.
delle conoscenze, soprattutto nel campo della Sui saperi e sul loro apprendimento questa
formazione. situazione si trasforma in una richiesta di:
Ancora nella scuola attuale, nonostante tutti (a) strumenti in grado di mettere in comuni­
i buoni propositi e le dichiarazioni di principio, cazione un elevato numero di persone, ma non
la comunicazione è un fatto prevalentemente con un comunicare da 'uno a uno', ma da 'uno a
unidirezionale: dal docente all'allievo. Il ragaz­ molti' e da 'molti a molti';
zo viene per lo più considerato come una «mac­ (b) strumenti di comunicazione non lineare
china banale» (l'immagine è, ancora una volta, che consentano appunto l'approccio a una
di Von Foerster) dalla quale ci si attendono organizzazione dei saperi non gerarchica,
delle risposte previste e programmate. E que­ bensì 'reticolare'.
sto per motivi che spesso non dipendono né dai La telematica è indubbiamente uno di questi
programmi né dalla psicologia dell'insegnante, strumenti se consideriamo che per la prima
ma dalla struttura e dalle tecnologie dell'inse­ volta in Italia, attraverso progetti quali Pola­
gnamento, che sono tecnologie formate nell'età ris, Multilab e RetE, docenti di diverse scuole
dell'economia fordista e ad essa congeniali: la italiane possono comunicare quotidianamente.
programmazione didattica per obiettivi, la seg­ Quella di Polaris ad esempio (il primo corso di
mentazione della conoscenza, la funzione tra­ formazione dei docenti organizzato dall'Istitu­
smissiva assegnata al docente, la lenta costru­ to di Tecnologie Didattiche del CNR) è una
zione dell'edificio del sapere aggiungendo un forma comunicativa asincrona dalle caratteri­
mattone dopo l'altro, il mito di una docimolo­ stiche assai peculiari che ha facilitato
gia come scienza rigorosa. Le metafore di rife­ l'apprendimento fino a mostrarsi come auten­
rimento derivavano quindi in qualche modo tico 'valore aggiunto' per la didattica. Infatti le
dalla catena di montaggio e dalla pianificazio- nuove possibilità interattive hanno fornito
ne aziendale. nuove opportunità nella partecipazione al pro­
Ma negli ultimi anni, come afferma Pierre cesso formativo rispetto ai tradizionali approc­
Lévy (1996), il mondo del lavoro ha cambiato ci, risultanti in particolare in una interazione
natura, e richiede una continua transazione di per via scritta dotata di un registro informale
conoscenze: il lavorare equivale sempre più ad che in genere assume le caratteristiche del
apprendere, riuscirsi a muovere in modo auto­ «parlato per via scritta» (non per caso la lette­
nomo e con la necessaria flessibilità, trasmet­ ra tura specializzata usa il termine say
tere sapere e produrre conoscenze. Le ragioni writing).
di questo cambiamento sono il riflesso delle Quest'interazione ha portato a una condivi­
trasformazioni socio-economiche di questi sione e costruzione di conoscenza attraverso
anni: le società si fanno sempre più multietni­ una collaborazione sviluppatasi su due livelli:
che, i mercati e le risorse sono globalizzati, si (a) gruppi in quanto tali che interagiscono al
sono sgretolati i blocchi ideologici, gli ecosiste­ loro interno e utilizzano la telematica solo in
mi sono sempre più al centro dell'attenzione. seconda battuta, per condividere le conoscenze,

I DUBBI DEL PROFESSORE


PROSPETTIVE DELL'EL

interagire con altri gruppi, fino a collaborare all'allievo di creare autonomamente i propri
con questi al raggiungimento di un comune tracciati di conoscenza, di confrontarsi, di 149
obiettivo (raggruppamento di gruppi); imparare ad assumere coscienza delle pr<;>prie
(b) singoli che collaborano in rete e che strategie di apprendimento e di ricerca. Siamo
fanno di quest'ultima un 'luogo' di collabora­ nel pieno di una «cibernetica di secondo ordi­
zione. ne»: «la cibernetica di secondo ordine permette
I sogni della pedagogia attivistica (corri­ di parlare e di comportarsi eticamente perché
spondenza tra classi distanti anche centinaia o propone di riflettere sul proprio comportamen­
migliaia di chilometri, la stampa a scuola, il to. Vivere diventa sapere come vivere; appren­
lavoro per gruppi, l'apertura della classe al dere: fare sempre meglio». E' una sfida, quella
mondo sociale) trovano così un potente suppor­ telematica, che fa del linguaggio un processo
to che non solo li facilita e li sollecita, ma che sociale: un processo creativo, e quindi «analogi­
li connette a una realtà talmente concreta che co», «non-proposizionale» (Watzlawick e
la paratia stagna tra la scuola e la vita acqui­ altri,1971).
sta d'un colpo permeabilità e trasparenza. Un messaggio nella bottiglia a Robinson si
può anche lasciare. Vogliamo formularlo, anco­
5 ra una volta, con un aforisma di Heinz Von
CONCLUSIONE Foerster: «L'informazione si crea quando si
fanno delle scelte, ma per fare delle scelte
Il filo d'Arianna che può permettere a un occorre la libertà di essere rivoluzionari».
insegnante di orientarsi correttamente in que­ Come ha osservato Jean Pierre Dupuy9 ad
sto processo e di vederne il senso e lo scopo si esempio, il modo imperativo può esistere solo
può sintetizzare in un altro motto di Von Foer­ in un sistema banale, in cui si presuppone che
ster, uno dei 'grandi vecchi' dell'epistemologia un comando non possa che essere recepito in
contemporanea da cui più amiamo citare: quanto tale. Ma se tale comando non viene
«L'informazione è il modo in cui si cambia dopo eseguito, si ha una disobbedienza e ciò dimo­
il coinvolgimento di qualcuno nel dialogo». stra inequivocabilmente che «segnale» e «infor­
La rete telematica potrebbe essere intesa mazione» non sono la stessa cosa. La comuni­
proprio come luogo di coinvolgimento. Quindi: cazione non è davvero un sistema unidirezio­
non solo uno strumento per il dialogo e la col­ nale. I colleghi di Robinson dovrebbero saper­
laborazione nella didattica, ma anche il luogo ne qualcosa, in fondo ... la scuola di questi
stesso di tale colla.b orazione che permette esempi ne fornisce molti.
PROSPETTIVE DELL'EL

w B I B L I O G R A F I A V. De Angeli, La logica della complessità,


150 Bruno Mondadori, Milano 1996.
Associazione Pedagogica Italiana (As. Pe. I.), P. Lévy, L'intelligenza collettiva, Feltrinelli,
«Per un'educazione nuova di fronte alla Milano 1996.
società complessa». Atti del XVIII Convegno E. Morin, Introduzione al pensiero complesso,
Nazionale, C.U.E.C.M., Catania 1989. Sperling & Kupfer, Milano 1993.
G. Bacchi, M. Ceruti (a cura di), La sfida della W. Ong, Oralità e scrittura, Il Mulino, Bologna
complessità, Feltrinelli, Milano 1985. 1986.
J. Bruner, La cultura dell'educazione, Feltri­ P. Perrenoud, Se servir des technologies nou­
nelli, Milano 1997. velles, «Educateur Magazine», n. 3/98.
F. Cambi, G. Cives, R. Fornaca, Complessità, V. Severi, P. Zanelli, Educazione, complessità e
pedagogia critica, educazione democratica, autonomia dei bambini, La Nuova Italia,
La Nuova Italia, Firenze 1991. Firenze 1990.
A. Canevaro, La costruzione culturale e lo sfon­ H. Von Foerster, Sistemi che osservano, Astro­
do integratore. Il narrativo della tradizione labio, Roma 1971.
orale come struttura connettiva della cono­ P. Watzlawick e altri, Pragmatica della comu­
scenza, «Cooperazione educativa», gennaio­ nicazione umana, Astrolabio, Roma 1971.
febbraio 1994, p.11 sgg.

Il È superfluo, infatti, sottolineare il ruolo ricoperto dal­ EJI Nicholas Negroponte, Essere digitali, Sperling & Kup­
le teorie cibernetiche nella produzione delle metafore che fer Editori, Torino 1995.
permeano oggi l'immaginario collettivo. Basti solo-pensare
all'opera pionieristica svolta nella ridefinizione dei para­
digmi epistemogici dai ricercatori della Fondazione Macy
lii Gregory J.E.Rawlins, Le seduzioni del computer, Il Mu­
lino, Bologna 1997.
(Gregory Bateson, Margaret Mead, Norbert Wiener, War­
ren McCulloch, Heinz Von Foerster, Johann von Neumann).
El Christopher G.Langton (a c. di), Artifi,cial life, Santa Fe
El Nei! Postman, Technopoly, Bollati Boringhieri, Torino lnstitute Studies in the sciences of complexity, Addison-We­
sley, Voi. VI/1989.
1993.

El Tomas Maldonado, Critica della ragione informatica, El Philippe Perrenoud, «Educateur Magazine», n. 3/98,
Feltrinelli, Milano 1997. traduzione nostra.

Il Clifford Stoll, Miracoli virtuali. Le false promesse di In­ El Jean Pierre Dupuy, Myths of Informational society, in
ternet e delle autostrade dell'informazione, Garzanti, Mila­ The myths of information: technology and postindustrial cul­
no 1996. ture, Coda Press, Madison, 1980.

I DUBBI DEL PROFESSORE


LE L INGUE DELLA FANTASIA

Verbigerazione
fantastica FEDERICO GOBBO
151

,
LA GNOSI DELLA MARKUSKA
pubblica. Basandosi su quel testo si trovano le
regole basilari per la formazione del lessico e
la morfologia. In un secondo momento si dà un
arkuska. Idioma degli esercizio per ampliare il lessico e impratichirsi
abitanti delle provincie di con la grammatica. Infine, si passa al momen­
"marku", impero creato to creativo: la produzione di nuove poesie in
dall'immaginazione markuska. Tutto il lavoro viene svolto in clas­
infantile d i Alessandro se, collettivamente.
Bausani. In una prima Questa la poesia lasciataci da Bausani:
fase, la Markuska, chia­ kulkuvni kul odikko
mata "proto-markuska", likni va lettsil
consiste nel capovolgere enpakkentska fiagour
le parole italiane (olleb = ometr va cipil
bello; onoub = buono; ecc.)
[ ... ]. In seguito, la Alla finestra s'è spenta la luce
Markuska acquista tratti sempre più comples­ In cielo una piccola stella.
si [ ...].» Un pianto che non capisce.
È questa la scheda che il recente Dizionario È morto un bambino.
delle lingue immaginarie 1 dedica ad Alessan­
dro Bausani, l'illustre islamista scomparso 2
dieci anni or sono. Esperimento non così biz­ COMMENTO E ESERCIZIO
zarro e isolato come può sembrare a prima
vista: lo stesso Dizionario riporta diversi esem­ La prima reazione dei ragazzi alla lettura
pi di lingue inventate a fini ludici, sia di della poesia è di divertimento, ammirazione e
espressione del sé che di lingue segrete tra curiosità sulla genesi della lingua. Qualcuno si
amici. Chi di noi non ha mai provato, almeno azzarda a tradurre a braccio:
una volta, a inventarsi un italiano palindromo,
cumuli di chicchi
un «onailati»?
secchi vanno a letto
Partendo da questa attività spontanea di
impacchettando gnocchi
verbigerazione fantastica, si può utilizzare il
per metri con cipiglio
markuska a scuola (Bausani 19742 coniuga la
CC.O.)
parola al maschile) per sviluppare le capacità
metalinguistiche dei ragazzi. Precedente illu­ L'insegnante prende sul serio la proposta
stre, più impostato invero sulla metatestua­ scherzosa dell'allievo, e fa osservare che ci
lità, è l'esperienza dei draghi locopei, ispirato sono alcune sillabe che si ripetono: /ku/ lnil /ili
alla nota Grammatica della fantasia di Gianni e Ivo/. In particolare non sono accettabili due
Rodari. traduzioni diverse per un'unica parola, Ivo/. A
Il lavoro si articola in tre momenti. Nel questo punto viene presentata la traduzione
primo viene presentata l'unica - purtroppo - testuale fornita da Bausani, e si invita i ragaz­
poesia in markuska che il Bausani ha reso zi a trovare il significato delle parole.

ITALIANO E OLTRE Xlii ( 1998), pp. 151-154


LE LINGUE DELLA FANT ASIA

---
152
La diffidenza per l'insegnante durante una
lezione non convenzionale è molto alta. Per
zione. La maggioranza sceglie le radici folp e
vrum, che vengono inserite nella lista di voca­
questo i ragazzi si limitano a dire che Ivo/ boli. Dopo aver distribuito una copia ciascuno
significa «un» o «una». Di qui si presenta la della presentazione originale del markuska
serie dei numerali da uno a dieci: vo, de, te, ko, (Bausani 1974, pp. 25-34) si procede, sempre
ce, se, stse, 8, ne, vok e si spiega che sono stati collettivamente, a scrivere una grammatica
formati unendo la prima e l'ultima lettera dei sistematica e un piccolo dizionario markuska­
numerali italiani (uno > u-o > vo; due > de ecc.) italiano, segnando differentemente le radici
con qualche piccola deformazione per aumen­ originali di Bausani (il fondo autentico della
tare il grado di segretezza della lingua. lingua) e le innovazioni dei ragazzi. La tradu­
L'interesse ora cresce e si sovrappongono eti­ zione di cip viene corretta da «uomo» (già reso
mologie fantasiose (per es. kulkuvni sarebbe con mul, p. 28) a «ragazzo», seguendo l'aucto­
«involucro»). I ragazzi vengono invitati a fare ritas del Bausani (da notare che C.O., recalci­
silenzio, e l'insegnante distribuisce il seguente trante ad accettare il principio d'autorità,
esercizio: afferma che la traduzione corretta di cipil
«Data la poesia kulkuvni kul odikko e la sarebbe «ragazzino», piuttosto che «bambi­
sua traduzione, e sapendo che: (a) en- = «non», no»!).
-il = «piccolo», -ni = «dove», o- = passato Particolarmente produttivo il prefisso en-,
(davanti a verbi) ma -o = passivo; (b) le parole che significa «contrario». Ecco due esempi:
kul = «luce», iia = «piangere» (onomatopeico);
enkulkuv = «pozzo, caverna, antro» ... (buio­
go = «fare»; (c) trovare il significato di kuv,
foro)
dikk, pakk, e di cip; (d) tradurre in markuska:
enfolpi = «cadere per terra» (il contrario di
ridere, vivere (e) proporre onomatopee per tra­
«cadere in acqua»)
durre cadere in acqua, andare in macchina. »
Alcuni non credevano che una lingua inven­ e come sinonimo di folp, si sia trovato krolli
tata potesse avere una grammatica: l'inse­ kuni (kroll-i «cade-infinito» ku-ni «acqua­
gnante, riprendendo gli esempi del tutto spon­ dove»). I ragazzi sono così stimolati a lavorare
tanei forniti all'inizio, mostra che inconsape­ di fino sui significati, prestando attenzione alle
volmente tutti avevano applicato le categorie sfumature.
morfosintattiche dell'italiano. I ragazzi hanno Ora che i rudimenti della lingua sono stati
così imparato che non esiste lingua, inventata appresi, si passa alla fase creativa: i ragazzi
o meno, senza grammatica - pregiudizio più possono scegliere di variare solo il significato
diffuso di quanto si pensi. mantenendo la struttura dell'originale (due
Questi i risultati dell'esercizio: coppie composte da un settenario e un quina­
rio ciascuno) oppure di scegliere un metro a
(c) kuv = apertura
piacere. Questi alcuni risultati, uno per tipo:
dikk = spegnere
pakk = capire
turpski kukroll lev nidrni
cip= uomo
enlikni de il
(d) ridere = eniia
lettsliki iiadikkgoraf
vivere = enmetr
endna de vulkmul
(e) cadere in acqua = splasc, folp
(palindromo di plof)
Piove tristemente sul bel giardino
andare in macchina= vrum, vrom, brum
Sul terreno due piccoli.
Non si può, almeno in prima approssima­ Per far smettere di piangere il cielo stellato
zione, accettare due o tre radici diverse per il vengono due guerrieri.
medesimo significato, perciò si procede a vota- (R.I.)

VERBIGERAZIONE
LE L INGUE DELLA FANTASIA

tentoik come l'esperanto per il lavoro? La scelta di una


metrikue lipres muloff lingua inventata ludica non è casuale. 153
uri ulasraf oik uedgomi mi Il markuska è una lingua acerba, e permet­
te di isolare l'elemento di verbigerazione ludi­
Stiamo attenti: ca presente in tutte le lingue inventate ma
il mondo degli uomini è morente. 'inquinato' da altre motivazioni, estranee al
Cosa faremo per salvarlo? gioco, nelle lingue a vocazione ausiliaria.
(F.E.) Risultati analoghi si sarebbero ottenuti sce­
gliendo il klingon, la lingua inventata ludica a
Al momento di comporre i testi il lessico maggior diffusione (circa cinquemila i cultori
cresce notevolmente. Ognuno legge le sue odierni), che si appoggia all'universo possibile
prove, l'insegnante le scrive alla lavagna, poi di Star Trek, la trentennale serie televisiva
si procede all'eventuale correzione grammati­ americana di fantascienza.
cale e infine si registrano le nuove parole nel
dizionario comune. Questo il lessico nuovo dei 3
due esempi riportati: tenti = «stare attenti» MARKUSKA E METALINGUA
(con connotazione di pericolo, da «tentazione»)
nidr = «giardino», palindromo deformato; enlik Il lavoro si è svolto al di fuori delle lezioni
= «terra», «terreno», il contrario di «cielo»; ulas curricolari, e la partecipazione era volontaria.
= «salvare», palindromo troncato; nadikkgoraf I ragazzi che vi hanno partecipato, una doz­
= «per far smettere di piangere» (lett. «piange­ zina, erano certamente molto motivati. Tenuta
re-spegnere-fare-per»); mi = particella indi­ presente questa necessaria riserva metodologi­
cante domanda, presa dal turco dall'insegnan­ ca, a parere di chi scrive il lavoro può essere
te. considerato una via omeopatica per introdurre
Si noti che su sette parole nuove solo quat­ i fondamenti della linguistica generale. Del
tro sono radici ex novo: le altre sono combina­ tutto spontanea, per esempio, è stata la discus­
zioni di parole esistenti. sione relativa alla possibile dialettizzazione
Si noti inoltre, nella seconda prova, la pre- . del markuska: cosa sarebbe successo se due
senza del genitivo in -offe dell'aggettivante in gruppi separati avessero aggiunto lessemi e
-iku, risalenti al protomarkuska, usati per affissi all'insaputa l'uno dell'altro? Viene
dare alla poesia un sapore arcaizzante. mostrato in modo iconico lo stretto legame tra
Per concludere, uno sviluppo imprevisto. scrittura e pianificazione linguistica.
F.E., stimolato dal lavoro in classe, si è messo Le lingue inventate ludiche offrono un labo­
a studiare da autodidatta l'esperanto, e ha ratorio i�eale per analizzare i problemi di piani­
costruito questa interessante tabella di corri­ ficazione: le lingue storico-naturali sono troppo
spondenze markuska - esperanto: collegate cori fattori emotivi (per esempio politi­
ci) perché tali problemi possano essere analizza­
-ska = -a (aggettivale) ti serenamente. Gli stessi linguisti talvolta si
-skaski = -e (avverbiale) lasciano andare a valutazioni apocalittiche sui
en- = mal- (contrarietivo) destini delle lingue, dettate più dall'emotività
ur = -ec- (astrattivo) -ajh- (concretativo) che da serie riflessioni speculative.
-i= -n (accusativo; NB l'uso è diverso) Altre volte l'attenzione si focalizza su carat­
go = -i (infinito) teri più tecnici. Si noti ad esempio l'osservazio­
-ents = anto (participio attivo) ne di D.E., che sulla base di parole come
(F.E.) kulkuu («luce-foro» = «finestra») ha rilevato le
differenti strategie dell'italiano (lingua A-B)
Perché non si è scelta una lingua ausiliaria rispetto all'inglese (lingua B-A): per tradurre
LE LINGUE DELLA FANT ASIA

----
154
weekend l'italiano non dice *settimana-fine
bensì finesettimana (ribaltando il ragionamen­
cittadine sono state l'occasione che ha stimola­
to questo ludus linguisticus.
to, otterremmo *endweek.. . ). Il percorso presentato vuole essere il com­
Non è detto che non sia questa la strada plemento naturale di quello imolese. Le fànfole
maestra per desacralizzare la 'Lingua': di Fosco Maraini, infatti, oscurano le parole
mostrare aspetti che gli insegnamenti tradizio­ piene ma conservano morfologia e sintassi
nali mettono in ombra e facilitare l'uso e dell'italiano: i ragazzi si concentrano sul fono­
l'apprendimento sia della propria lingua simbolismo, l'essenza del trobar clus, insito in
materna che di quelle straniere. ogni poesia. Il markuska, specularmente, man­
tiene la semantica dell'italiano (almeno ad un
Postilla. Devo confessare, con un pizzico di primo livello) ma stravolge morfologia e sintas­
rammarico, che i ragazzi del triennio di Monza si: ci si concentra sulla formazione dei signifi­
non esistono. La lettura dell'esperienza del cati, chiudendo così il cerchio dell'analisi lin­
biennio di Imola a cura di Monica Longobardi3 guistica•
e l'affinità elettivo-automobilistica delle due

Il Paolo Albani e B. Buonarroti (a cura di), Aga MagÈra Il F.E., D.E., R.I., e C.O., hanno deciso che trapakk si­
Difura. Dizionario delle lingue immaginarie, Zanichelli, gnifica «imparare» attaccando il superlativo tra- di «ca­
Milano 1994. pire», da cui il contrario «insegnare» e hanno dato l'oc­

El
chiello a questo testo, che significa: «quando si fa ridere
Alessandro Bausani, Le lingue inventate, Trauben su un ragazzo (gli si) insegna cose belle e vere».
licenza Ubaldini, Roma 1974.

EJ Monica Longobardi, Il chialo, la sbèrbola e il labirinto,


in «Itali�o e Oltre», X (1995), pp. 262-266.

VERBIGERAZIONE
LE L INGUE DELLA FANTASIA

Ah!
Che rebus! MONICA LONGOBARDI

155

,
L'ENIGMA NEL TEMPO
La connessione tra enigma, metafora, 'par­
lar coperto' e sentenza proverbiale è ampia­
mente consolidata nella letteratura pertinente.
liade, La peste Prova d'acume (arabo h'd), nodo da sciogliere
(pers. band), scirpus (lat. «giunco») o rete (gr.
«La piana tra i veli di griphus) rimandano a un intrigo, a una sfida
candida alba di già mace­ conoscitiva (Edipo) da sbrogliare grazie a una
rata portava i colori del vera e propria divinatio (fr. devinette, it. indo­
lutto macchiata di peste vinello).
compagna al destino È nella favolistica persiana che si legano
superno di Mani saettanti incantesimi di talismani e soluzioni di enigmi
e in copia piegava le facce allo scioglimento della mise en intrigue della
alle file battute. Di lei si storia, coronata dalla concessione della mano
. .
prese coscienza e si seppe della sposa ( «Enigma come accesso alla
la fonte che tutto conforme donna»), motivo ripreso dalla Turandot
del vero ci rivelava Calcante» (Turandokt «figlia del re del Turan») di Carlo
Gozzi, ma diffuso nelle sue linee più generali
La soluzione non apparente è La carta car­ da tutta la favolistica europea (Thompson). La
bone'. stessa tradizione vedica conosce la valenza
E Calcante, il divinatore Calcante, mette rituale dell'enigma in dispute di sacerdoti in
come posta in gioco la sua vita e muore, secon­ occasioni sacrificali e scambi verbali di enigmi
do Strabone, proprio sfidando Mopso a risolve­ conoscono popoli senza scrittura per conferire
re un enigma. Una silloge di dodici indovinelli vigore al clan o per favorire il raccolto («Enig­
proponeva Umberto Eco in «Alfabeta», 73· ma come soluzione di crisi vitale ed economi­
(1985), dove il testo si presta a un analogo ca»). Una divinatio delle rime del testo 'espo­
modo di lettura per così dire 'strabico' o, se si sto' assicura la risoluzione nella popolare albu­
vuole, 'bi-focale': rea gallurese e, come in questa, non infrequen­
te, sia in ambiti popolari che in quelli letterari,
Cristoforo Colombo è l'enigma di soluzione oscena («Che cos'è quel­
Come facesti senza mai vedere lo che regge il mondo, uscendo dal pigiama,
a immaginare mappe e portolani quando ti svegli?») che funge da atto liberato­
e porci in nuove terre e provvedere rio da tabù linguistico-culturali. L'indovinello
d'un mito sempre vivido gli umani? (versione en pantoufle dell'enigma), inoltre, ha
A dirci di una landa ove il cavallo svolto funzioni didattiche fin da tempi remoti e
risu_ltò spaventevole ai nativi presso popoli lontani, con funzioni mnemoni­
dove i conquistator furon corrivi che, ma anche per disporre in forme assimila­
a porre a ferro e a fuoco l'altrui vallo? bili dai ragazzi concentrati di saperi simbolici.
Varie città ti pretendono figlio Nelle civiltà contadine delle nostre campagne,
(Soluzione non apparente: Omero). per esempio, in casalinghi 'corsi di lingua', si
passava da un non-senso puro a un senso-ripa-

ITALIANO E OLTRE Xlii ( 1998), pp. 155-163


LE LINGUE DELLA FANT ASI A

sto con indovinelli che «le madri, provette december est?» 58.2) e grottesco, logiche alter­
r.r' 156 pedagogiste anche se illetterate, - dopo aver native alla consueta e rovesciamento del decus
insegnato ai loro bimbi [...] filastrocche [ ...] e imperanti nel cenacolo di Trimalchione si
avergli fatto ripetere alcuni scioglilingua [ ... ] inscrivono nelle categorie che oggi definiamo
- gli proponevano [ ...] al ragionamento»2 • bachtiniane del carnevalesco4 • E, in ultima
Bruto maggiore, futuro liberatore di Roma, analisi, non dobbiamo dimenticare che l'occa­
fa parte di una nutrita compagine di 'sciocchi' sione stessa della Cena, è tautologico affermar­
o sedicenti tali, come il Bertoldo di G. C. Croce, lo, è conviviale. Com'è tradizione del mondo
che affolla il folclore europeo. Bruto che offre greco-romano, il gioco di parole domina la
all'oracolo di Delfi un rozzo bastone, «immagi­ Cena, speciale segno di distinzione dell'arguzia
ne enigmatica del suo ingegno» (con una vena salottiera dello smisurato ospite. Oltre ai crit­
d'oro, però) dove truncus, codex, s.tipes nella togrammi (56. 8-10 su cui torneremo più avan­
lingua che egli parla sono metafore per desi­ ti), infatti, possono essere inclusi tra i calem­
gnare lo sciocco (come stollo = «anima lignea bour anche gli sconcertanti nomina-omina,
del pagliaio», in toscano, fencepost «palo di come Carpe (36. 7-8) (che in onore di un noto
staccionata» in inglese, viene da aggiungere personaggio del cinema potremmo tradurre
perpetuando la metafora). Bruto che solo inter­ Manidiforbice), affibbiato da Trimalchione al
preta l'oracolo enigmatico che designa in codi­ servo addetto a trinciare le vivande.
ce il futuro leader di Roma (e anche il monta­ Vaga pretesa di doppio senso accampano gli
naro Bertoldo è solutore degli enigmi di Alboi­ abbinamenti tra segni zodiacali e vivande, pro­
no) in «colui che per primo bacerà la propria posti nel paragrafo immediatamente preceden­
madre» ovvero la terra (cosa ch'egli pronta­ te («super arietem cicer arietinum [...]»), sorta
mente farà fingendo di cadere). di enigma (scipito per il vero) che non per caso
In tale modo lo sciocco del folclore rivela viene coronato a fine serie da un vero e proprio
costante - generalizza Bettini - : «la capacità pun tra 'legge'e 'succo': «hoc est ius cenae». Su
di produrre messaggi che sono simultanea­ di un senso riposto linguistico si costruiscono
mente "al di sotto" della cultura (discorsi senza anche gli indovinelli con cui Ermerote sfida gli
senso) e al di sopra di essa (discorsi comprensi­ ospiti snob (58. 8-9: qui de nobis longe venia,
bili solo a pochi dotati di maggior ingegno)»3 • late venia? qui de nobis currit et de loco non
«Qui de nobis longe venia, late venia? Salve movetur? qui de nobis crescit et minor fit?) che
me». Nell'articolo di Bettini si abbina l'analisi hanno tutti per referente fittizio «il membro
di due testi ascrivibili al 'folklorico': la fabella virile» e reale, rispettivamente «il piede»,
di Bruto lo sciocco e la novella del licantropo «l'occhio» e «i capelli», equivoco osceno, come
nella Cena di Trimalchione. Di fatto, non solo abbiamo visto, non improprio all'occasione e
la storia di paura narrata dal liberto petronia­ alla forma del discorso5 •
no è palesemente un testo folklorico riguardo L'enigma è nel mondo classico la modalità
al tema, ma lo è pure riguardo alla narrazione. precipua di significazione adottata da oracoli e
Bettini, infatti (p. 7 4), osserva (insieme ad divinatori. La tradizione greca enfatizzava la
altri indizi) la frequenza dei proverbi e dei connessione tra mantiké e mainesthai «essere
modi di dire quale indice di certa popolarità folle»; vates è sia il poeta (irl. faith ) che il pro­
del discorso. Ma è soprattutto in altri luoghi feta di vaticini per furorem. Le sortes sono fru­
della Cena che si possono cogliere analogie stuli di legno incisi che, casualmente estratti
ancora più pertinenti al tema dell'enigma. da un contenitore, compongono enigmi che solo
Tutta la Cena, è risaputo, è posta sotto numi un'abile combinazione di congetture consente
tutelari, diremmo oggi, 'carnevaleschi' (Carmi­ di connettere (serere). La condizione del vates è
na Priapea). Frequenti sono i riferimenti ai assimilabile al sogno e gli explanatores dei
Satur nalia («Io Satur nalia, rogo, men sis sogni-vaticini sono equiparati da Cicerone ai

L'ENIGMA
I
LE L INGUE DELLA FANTASIA

filologi (gramatici poetarum). I libri Sibillini dura cinque minuti e che ti inguaia per nove
erano un esempio di arte allusiva, «perché gli mesi?» L'iscrizione a scuola). Indovinelli ana­ 157
stessi versi potessero adattarsi ora a una cosa, loghi a quelli che Fassò7, con acume e umori­
ora a un'altra in diverse circostanze» osserva smo (la disposizione un po' 'dispari' che abbia­
sempre più scettico Cicerone e gli acrostici a mo visto necessaria al solutore di enigmi) vi
essi intrecciati, un dispositivo atto a impedire associa quali:
interpolazioni.
Popolare e conviviale o sacrale e affidato Il Papa ce l'ha ma non lo usa mai
alla scrittura, l'indovinello si ibrida con l'enig­ Kohl l'ha corto,
ma nella tarda antichità, ma Sant'Agostino ne Mitterrand l'ha lungo,
rintraccia comunque i legami con la metafora i mariti lo danno alle mogli
poetica affermando: «Aenigmatistae sunt quos
Soluzione: il cognome. Questo il devinalh del
poetas nos appellamus, eo quod est consuetudo
primo trovatore:
miscere carminibus suis aenigmata fabu­
larum». Farai un vers de dreit nien:
Sinfosio, poeta d i poco posteriore a non er de mi ni d'autra gen,
Sant'Agostino e primo vero fondatore dell'enig­ non er d'amor ni de ioven,
ma come genere, ambienta anch'egli i suoi ni de ren au,
cento enigmi durante la festa dei Saturnali, qu'enans fo trobatz en durmen
post epulas laetas, post dulcia pocula mensae sus un chivau.
sotto l'egida di un'ebria Musa (p. 204) ovvero,
ancora in un'aura carnevalesca e in un'insania [Comporrò un vers sul puro nulla: non sarà
etilica e conviviale. La grande fioritura d'età su di me né su altri, non sarà sull'amore né
merovingia e carolingia vede illustri uomini di sulla gioventù, né su null'altro, ché anzi fu
cultura e di scuola usare l'enigma all'interno composto mentre dormivo su di un cavallo].
dell'educazione alla grammatica e retorica, ma
sceglierlo anche come ludus tra dotti, operazio­ Il devinalh8 (énigme ma anche prédiction)
ne colta che separerà per sempre l'enigma in costruito sul paradosso e sulla negazione è un
due tronconi: uno letterario che potenzia non-senso e come tale predisposto a molteplici
l'aspetto metaforico (trobar clus e rime petro­ 'divinazioni'. Come altri devinalh (e no-sai-que
se), l'altro che avvia la fortuna popolare, ma s'es) si costruisce su opposizioni binarie ( «no 'm
settoriale dell'enigmistica6 • movi e corri fort» dice un devinalh anonimo,
E non bisogna dimenticare che il vetusto come prima il petroniano qui de nobis currit et
Indovinello veronese (VIII ex. IX in.) «Se pare­ de loco non movetur?), ma obbedisce a una
ba boves, alba pratalia araba, (et) albo verso­ logica onirica (vedi i sogni-predizioni di Keid,
rio teneba, (et) negro semen seminaba»), testo re dell'India, decifrati, come al solito, da uno
latino in cui si intravede riconoscibile l'affiora­ sprovveduto «Mihran, un asceta che vive nella
r e del volgare, non è che una metafora selvatichezza») in quanto composto dormendo
dell'atto della scrittura, di cui esistono sì in sella a un cavallo. In un altro vers Gugliel­
molte varianti latine di scuola, ma anche per­ mo IX è di nuovo in preda al sonno e anche lì
sistenze volgari e popolari, quelle sole che con­ sembra andare e stare all'un tempo («Farai un
sentirono a una semplice studentessa di darne vers pos mi sonelh I e ·'.m uauc e m'estauc al
l'esatta decifrazione. Il meccanismo dell'ambi­ solelh») ma la confusio linguarum cui egli
guità che consente la formulazione di questo ricorre («anc no li ditz ni "ba" ni "bu" [ ... ] ma
venerando indovinello è poi di fatto quello di sol aitan I "Babariol, babariol, I babarian"»)
altri, magari, come quelli petroniani, a doppio non è certo un non-senso onirico o predittivo,
senso ludico-osceno («Qual è quella cosa che ma l'espediente 'babelico' per godere impunito
LE LINGUE DELLA FANT A 5 IA

--- 158
di due indiavolatissime dame. Nonsense e
indovinello ritornano appaiati nei 'versi del
d'Amors, dottrinario poetico, annovera enigmi
provenzali, per lo più anonimi, del XIV
senso perso' del Burchiello, come nel sonetto secolo 10 . Parenti del devinalh, si chiamano
caudato dedicato a Leon Battista Alberti. infatti coblas divinativas e un modo di configu­
Le kenningar, che di loro adesso si parla, rarsi si compone, per esempio, di definizioni
sono metafore fossili dell'epica islandese: parziali della parola-chiave:

riposo delle lance = pace Set mostron cel qu' en esta vida (PARAIRE
casa dei venti = aria «procuratore», «fornitore»)
frecce del mare = aringhe manja son cap e .l cors n'a vida, (PA «pane»)
forza dell'arco = braccio E pel mieg es resplandens causa (RAI «rag­
\
sostegno dell'elmo = testa gio»)
Ez amb los pès tot quant es pausa; (RE «res»)
Alessandro Bausani così le annoda all'indo­ Mas si de set uns se n'amerma
vinello: «Che cosa sono le metafore se non En laborar los camps se ferma, (ARAIRE
invenzioni linguistiche? Ma particolarmente «aratro»)
intrise di inventività sono le metafore che E si la uns dels seis defalh
potremmo chiamare dirette [...] il cui esempio Los pels se tal adès a talh; (RAIRE «rasoio»)
più brillante sono le kenningar degli scaldi E puis, quant es vengutz a quatre,
islandesi. Kenna eitt vidh eitt, "esprimere o Aquì veirez las alas batre. (AIRE «aria»)
descrivere qualcosa per mezzo di un'altra", è (Testo secondo Burlesque, p. 122)
l'origine di questo termine [...] è un composto o
un'espressione bimembre, in cui il primo ele­ [Tutte e sette mostrano ciò che in questa
mento offre la determinazione e il secondo il vita mangia il suo capo ed il corpo ne vive; in
valore fondamentale, ma il cui significato è mezzo è cosa splendente e con i piedi fonda
direttamente estraneo a ciascuno dei due 'tutto ciò che esiste'. Ma se da sette una se ne
membri. E' un tipo d'invenzione piuttosto anti­ menoma, a lavorare i campi si dedica. Se
co e forse risale al periodo dell'unità indoeuro­ manca una dalle sei, taglia i peli. E poi, quan­
pea, dove è molto probabilmente nato per do si è ridotto a quattro, vi vedrete battere le
sostituire parole che erano tabù [... ] siamo ai ali.]
limiti fra inventività linguistica poetica e indo­
vinello poetico [ ... ] Interessanti sono alcuni Nella cabla rescosta la parola da indovinare
passi della letteratura islandese che collegano (esquila «campana» nel nostro caso) compare
la kenning [...] a un indovinello o a 'lingue spe­ dissimulata nella catena grafica (come dire in
ciali' [ ...] Per esempio nello Alvissmal (circa italiano «Che è la cosa che campa nascosta I
1200) Thor riduce a mal partito con l'astuzia il nell'alto di una torre come dama»?).
nano Alviss («onnisciente») [...] Alla domanda
circa i nomi della 'notte', il nano risponde (stro­ Cela qui fo liurada per usatge
fa 30): A pendezon, ses tort que non avia,
Dire nos fai mantas vetz ses folatge:
'Notte' è detta dagli uomini, 'bruma' dagli Ajudatz-nos, Dieus e Santa Maria,
dèi E sos noms es, qui la val certamen
'cappuccio' la chiamano i Vani Per drech nomnar ses tot encombramen?
'non luce' i giganti, 'voluttà del sonno' gli çò non ai dich tot clar, e qui l'enten
elfi, Per savi .l tene de sen et de savia.
noi diciamo 'tessitrice dei sogni'9». (Testo secondo Burlesque, p. 122)
Las Flors del gai sa ber, ovvero Las Leys [È quella che fu condannata, secondo usan-

L'ENIGMA
LE L INGUE DELLA FANTASIA

za, alla forca, senza che avesse fatto torto; ci fa


molte volte esclamare, a buon diritto: "Aiutate­
al culto della vergine, si possono trovare pre­
ghiere-enigma come la seguente 12 :
--
159
ci, Dio e Santa Maria". Qual è il suo nome, se
uno la vuole giustamente, direttamente nomi­ veraigne humblement te daigne ne viegne
nare, senza giri di parole? Io non l'ho detto Vierge plye deffens que mort ma vie
chiaro, e chi l'ha capito, lo reputo davvero
acuto] La soluzione nasce da un metodo tipico del
Un gioco analogo propone a distanza di secoli rebus che sfrutta la disposizione topografica
Georges Perec, scrittore ed enigmista, nel capi­ delle parole (sous I sur):
tolo LIX della Vie mode d'emploi 11 : descrivendo
'apparentemente' i quadri del pittore Hutting, Vierge souveraigne,
di fatto egli incripta i nomi del suo cenacolo Humblement te suplye:
(nell'esempio I. Calvino e J. Roubaud): Deffens que mort soudaigne
Ne viegne sur ma vie!
«Le basset Optimus Maximus arrive à la
nage à Calvi, notant avec satisfaction [... ]» Sempre in ambito francese (lingua che può
(p. 129) sfruttare molto il gioco tra grafia e pronuncia)
« [...] pour les remercier offre une caroube au F. Bosio, nel suo Libro dei rebus13 , offre una
chef du village» (p. 133). rassegna di esempi interessanti (devises,
Una grammatica erotica provenzale. Ripor­ imprese, emblemi, cifre leonardesche, sonetti
tiamo anche un caso di parlar coperto dettato figurati, ecc.). Per esempio:
da autocensura, ma anche ausilio ludico alla
memoria, trattandosi di un testo dal contenuto G.A.C.O.B.I.A.L = «J'ay assez obey à elle».
erotico, esposto da concetti di matrice gram-
maticale. Tra i rebus di Piccardia, un corpus composto
tra il 1491 e il 1506, egli annovera anche uno
Midons m'es emperativa francese-latino: «una religiosa che percuote un
Car mi consent l'optatiu, prete sulle terga+ osso» fr.: Nonne abbé bat au
E si .m fos indicativa cul+ os; lat.: NON HABEBAT OCULOS.
Que .m mostres son conjuntiu,
Far' amors infinitiva; 2
E quar em correlativa, ENIGMI MODERNI
Volgra de mi far actiu
E de leis {aire passiva. Il romanzo enigma. Se «scrivere è sempre
(Testo secondo Burlesque, p. 129) nascondere qualcosa in modo che venga poi
scoperto» il caso esemplare è il poliziesco di
[La mia donna è superlativa, perché appaga Georges Perec, dal titolo La Disparition 14 dove
i miei desideri e se mi indicasse il suo congiun­ a sparire in senso proprio dalla compagine del
tivo (con = cunnus), sarebbe amore all'infinito; romanzo è la lettera e (ma per alcuni recensori
e siccome noi siamo nati per stare in coppia, rimase un mistero). «Perché Anton Vokal,
vorrei io farmi attivo e lei fare passiva] nelle sue farneticanti allucinazioni, sogna
della scomparsa, dal fondo di una biblioteca,
La poesia devozionale francese. Dalla poesia del quinto volume di un'opera in ventisei volu­
erotica provenzale a quella devozionale france­ mi? [ ...] E perché scompare lo stesso Anton
se il passo è un po' sconcertante, ma dobbiamo Vokal, e sulle sue tracce si reca l'infallibile
osservare che anche in seno alla poesia religio­ investigatore Dupin, già protagonista della
sa di lingua francese del XVI secolo, dedicata Lettera rubata di Poe?». In questi termini ci si
LE LINGUE DELLA FANT ASIA

--
160
interroga nel risguardo del libro. Già, ma come
negli indovinelli «le cose non sono come hanno
zione comunicativa cerca invece di evitare o di
dirimere: l'ambiguità 15 • Oltre che con la lette­
l'aria di essere » , afferma lo stesso Perec. E ratura ermetica, il crittogramma ha affinità
allora, la chiave dell'enigma sta altrove, nelle con il motto di spirito (il Witz freudiano) vale a
maglie stesse della scrittura: dire un'espressione arguta, come la barzellet­
\
ta, che come la crittografia è caratterizzata
«Anton Voyl n'arriuait pas à dormir. Il allu­ allo stesso tempo da una forte economia e da
ma. Son Jaz marquait minuit uingt. Il poussa un'altrettanto forte densità di significazione.
un profond soupir, s'assist dans son lit, La relazione profonda tra crittogramma,
s'appuyant sur son polochon. Il prit un roman, motto d'arguzia e letteratura ermetica è assi­
il l'ouvrit, il lut; mais il n'y saisissait qu'un curata da quella che comunemente indichiamo
imbroglio confus, il butait à tout instant sur un con la funzione poetica del linguaggio, conno­
mot dont il ignorait la signification. Il abando­ tata da vari tipi di ambiguità, ma tale da ascri­
na son roman sur son lit. Il alla à son lavabo, vere le tre forme del discorso ai cosiddetti atti
il mouilla un gant qu'il passa sur son front, di comunica�ione 'differita'. «Per ogni genere
sur son cou». (La disparition, p. 17) enigmistico, la comunicazione avviene tra un
autore e un solutore, che condividono un reper­
«Il sonno non arrivava. Anton Vokal riat­ torio di regole fondamentali [... ] La comunica­
taccò la lampada. Il suo Jaz indicava quasi ziòne, da parte dell'autore, consiste nella
l'una. Sospirò, si rialzò, appoggiandosi al costruzione di un testo che dissimuli un 'ogget­
cuscino. Aprì un romanzo, lo sfogliò, sforzan­ to linguistico' [ ...] e, da parte del solutore, di
dosi di applicarsi; ma si smarriva in un confu­ procedure congetturali di scoperta» (Bartezza­
so imbroglio, inciampando di continuo in voca­ ghi, p. 97).
boli di cui ignorava il significato. Posò il libro. Contemporaneamente Bartezzaghi scava
Andò al lavandino; bagnò un guanto di spu­ una storia antica ed elevata del genere enigmi­
gna, lo strofinò sulla faccia, sul collo». (La stico, quale ci appare prima della divulgazione
scomparsa, p. 17). popolare avvenuta nel corso dell'800:
«L'organizzazione dell'eterogeneo insieme
Sarà chiaro che il parlar coperto si decifra dei giochi enigmistici è il risultato dell'evolu­
ulteriormente alla considerazione che il cinque zione storica di una serie ancor più disparata
e il ventisei sono rispettivamente la posizione di procedimenti (linguistici, letterari, retorici,
che occupa la lettera E all'interno del sistema poetico-iconici, cabalistici, di gioco) sorti nelle
alfabetico francese e il numero complessivo diverse epoche: enigma antico, indovinello
delle sue lettere. L'allusione all'opera di Poe, folkloristico, charades, imprese, emblemi, ico­
infine, La lettera rubata, ne è l'indizio più irri­ nologia, poesia figurale, anagrammatismo,
dente e palese. allegorismo, poesia 'artificiosa'» (p. 98).
«Mentre dunque l'enigma arcaico presume La definizione tipologica del genere, già
un linguaggio criptico per il quale si può forse accennata sopra, viene ripresa e ulteriormente
trovare un referente che gli dia un senso, precisata da Bartezzaghi con le seguenti affer­
l'enigma moderno mostra che la difficoltà che mazioni:
minaccia il successo linguistico e retorico non è «In definitiva, le caratteristiche strutturali
il- non senso, ma l'eccesso di senso». Dati un che unificano il campo dell'enigmistica sono il
tropo o una figura, segue inevitabilmente più rapporto tra un testo esposto e un testo soluto­
di un senso. La polisemia è inevitabile.» (Pucci, rio, e la costante presenza di una doppia lettu­
p. 88). Il crittogramma utilizza omografi poli­ ra che si instaura tramite giochi semantici
semici ovvero ricorre sistematicamente a quel­ (omonimie-polisemie, reinterpretazioni di locu­
la possibilità del codice linguistico che la fun- zioni standard[... ])» (p. 104)

L'ENIGMA
LE L INGUE DELLA FANTASIA

«L'enigmistica, in quanto sistematica Ma meglio ancora è, dovendoli tradurre,


lasciare da parte i giochi di parole nei termini 161
dell'ambiguità, lavora su ogni possibilità combi­
natoria del linguaggio, a scopi giocosi: disciplina dati in latino e reimpiantare il gioco con crit­
la potenziale ambiguità di ogni discorso togrammi già c o dificati in italiano (M.
nell'andirivieni di due sensi ben definiti» (p. Cosmai). Per esempio:
109).
Arguzie forensi di tradizione ciceroniana, Polpaccio sinistro = Piovra
spesso citate per attestare l'antichità di questi Mezzo minuto di raccoglimento= Cucchiaino
puns, sonojus verrinum, interpretabile ora come Sale d'aspetto= Zucchero
diritto di Verre, ma anche come brodo di maiale Maturità classica = Matrone romane
e, detto ancora di Verre, futurum ut omnia ver­ Spilla da balia = Poppante
reret, che significa «farà piazza pulita», dove il Attrattiva fisica = Calamita
verbo verrere, «spazzare» viene antonomizzato Campione di velluto = Ovino premiato
dal nome del ladro per eccellenza (nel nostro Calcoli infinitesimali = Sassolini microsco­
secolo Anacleto Bendazzi cifrava il cognome di pici
Mussolini con l'anagramma Sus in limo)16 • Siamo così arrivati ai crittogrammi moderni
Ma torniamo un momento sul testo di Petro­ dell'enigmistica classica che propongono, quasi
nio. Veri e propri crittogrammi propone (argu­ tutti in chiave umoristica, equivoci e giochi di
zia insipida) Trimalchione durante la cena, nel ambiguità di lunga tradizione. Ancora dal cor­
momento più congeniale ai giochi di parole, pus di Mario Cosmai potremmo spiccarne di
come abbiamo visto. Un problema arduo è tra­ religiosi e morali:
durre tali giochi di parole che si fondano su
omonimie del significante che muta nell'atto Adamo = Un fatto senza precedenti
stesso della traduzione. Adamo ed Eva = La prima Comunione
Il gioco avviene tra un annuncio ambiguo, Gesù = Recinto di spine
seguito dopo un attimo di suspence dalla por­ Bacio di Giuda = Segnale di arresto
tata dei referenti fisici dell'arguzia. Sommo bene = Addiziono senza errori
All'annuncio di «Argentum sceleratum», per Ateo = Voto di fede
esempio, segue un'acetiera (una sineddoche o Scapolo = Uomo senza fede
una metonimia di argenteria) e un prosciutto Matrone romane = A mani giunte
(gr. skélos) gioco di parole che non può essere
plausibilmente valorizzato in italiano che per o di esempi grammaticali che, a differenza
equivalenza: es. argento = denaro (argentum, della grammatica erotica provenzale, a quelli
Ernout-Meillet, p. 67 «mannaie, déja dans teologici tanto bene qui si coniugano:
Plaute») e scellini, suo iponimo giocato sul
significante originario. La prima persona del passato remoto =
Altri crittogrammi latini, da affiancare a Adamo
quelli proposti nel testo di Petronio, potrebbe­ La prima coniugazione regolare = Adamo ed
ro essere rappresentati dalla serie ulteriore: Eva
Il verbo riflessivo = Gesù nell'orto
littera (o beta: «bieta»): alfa (pianta) Quattro parole in croce = I.N.R.I.
ante avv. e antae t. archit. Un'affermazione campata in aria = In hoc
aequus e equus signo vinces
index: «indice» e «dito» La coniugazione del trapassato prossimo =
lens: «lendine» e «lenticchia» Matrimonio in extremis
porca: l'animale e la zolla
vomere: verbo e sost. «parte dell'aratro». di poetici, addirittura danteschi (Il sommo
LE LINGUE DELLA FANT ASIA

------
162
Dante= Generosissimo, sodale di Guido Caval­
canti = Sono un capo buttero)
assegnarsi a un poeta vedovo:
Rimando oltre la metà campo.

«Che l'andar mi facea di nullo costo» (Purg. 3


XXIII, 9) = Autostop PER FINIRE COME COMINCIATO
«Vegno di loco in cui tornar desio» (Inf II,
21) = Boomerang Rebus è la canzone di Paolo Conte che dà il
la a questo 'divertimento' («Cercando di te, in
«Questo m'invita, questo m'assicura» (Par. un vecchio caffè, ho visto uno specchio e den­
N, 133) = Cacciavite tro ho visto il mare e dentro il mare una picco­
«Si volge all'acqua perigliosa e guata» (Inf I, la barca per me. Per farmi arrivare a un altro
24) = Periscopio caffè con dentro uno specchio che dentro si
«Girando, si rinfresca nostra pena» (Purg. vede il mare e dentro il mare una piccola
XXIII, 71) = Ventilatore barca pronta per me. Ah! che rebus!»). Il Paolo
«Da quinci innanzi il mio veder fu maggio» Conte sofisticato paroliere-poeta, cultore di
(Par. XXXIII, 55) = 30 aprile rime rare, e... inventore di crittogrammi: Siate
chic = Consiglio di classe e Io ho stato =
(e così per i bollenti spiriti si intendano i L'insostenibile leggerezza dell'essere (;,indifen­
barattieri e in «color che son sospesi» si veda dibile errore nella coniugazione del verbo
l'arcobaleno); a quelli a fondo malizioso, tipici essere») o antiche leggi = Vigevano e tranquil­
degli indovinelli popolari, conviviali, da treb lanti = sedano e di calembour bilingui quali:
(veglia rustica): «Passa la vita, come una sefi.orita» che si spie­
ga con «come un assegno, Rita (la sua com­
Ho la moglie frigida = Il piacere è tutto mio mercialista)...» 17.
Scacco elettorale = Tromba aspirante Circola un aneddoto delizioso tra amici,
Mondana autorizzata = Può darsi ovvero che uno di essi, i primi giorni del ginna­
Depredare una mondana = Prendere ogni sio, avendo fatto la sua prima conoscenza con
cosa alla leggera l'Iliade tradotta dal Monti, tornò a casa e, tra
l'entusiasmo e lo sconcerto, annunciò:
Non ci resta che congedarci con uno dei crit­ «Mamma, oggi a scuola abbiamo letto l'Iliade
togrammi più languidi e che meglio fondano [... ] in greco!».
l'equivalenza tra poesia e sopravvivenza, da La poesia... che rebus!

Il Attenzione al potenziale!, a cura di B. Eruli, Marco l'enigme, «Poétique», 45 (1981), pp. 28-52; G. R. Cardona, In­
troduzione all'etnolinguistica, Il Mulino, Bologna, 1980,
Nardi Editore, Firenze, 1994; R. Aragona, Poesia per enig­
pp. 97, 200-203, 233 (giochi linguistici). P. Pucci, Enigma Se­
mi, pp. 145-158 e, dello stesso, Una voce poco fa. Repertorio
di vocaboli omonimi della lingua italiana, Zanichelli, Bo­ greto Oracolo, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali,
logna, 1994. R. Aragona organizza il premio «Capri» per Pisa-Roma, 1996. La citazione è da G. Bellosi, La Ruméigna
l'enigma. dj indvnèl, Walberti, Lugo, 1979.

fJ Si veda la voce Enigma, cur. A. di Nola, in Enciclopedia, IJ M. Bettini, Testo letterario e testo folclorico, in Lo spa­
Einaudi, Torino, V (1978), pp. 439-462. La soluzione è «La zio letterario di Roma antica, 1. La produzione del testo, Sa­
testa». Enciclopedia Cambridge delle scienze del linguaggio, lerno ed., Roma, 1989, pp. 63-77.

lii
di D. Crystal, edizione italiana a cura di P. M. Bertinetto,
Zanichelli, Bologna, 1993, soprattutto pp. 41, 62, 63. Tz. To­ M. Bachtin, L'opera di Rabelais e la cultura popolare,
dorov, Les genres du discours, Ed. du Seuil, Paris, 1979, pp. Einaudi, Torino, 1979. Grondona, La religione e la super­
223-245 «La devinette» (ed. it. a c. di M. Botto, La Nuova Ita­ stizione nella Cena Trimalchionis, «Latomus, Revue d'Etu­
lia, Firenze, 1993). C. François Ménestrier, Poétique de des latines», Bruxelles, 1980.

L'ENIGMA
LE LINGUE DE·LLA FANTASIA

El Petronio Arbitro, Satyricon, cur. A. Aragosti, BUR, Mi­


rino, 1993, I, pp. 101-117. G. Almansi, Estetica dell'osceno,
Einaudi, Torino, 1994. 163
m
lano, 1995 a p. 270 la proposta di soluzione.

liJ M. T. Cicerone, Della divinazione, a cura di S. Timpa­ G. Perec, La vita istruzioni per l'uso, Rizzali, Milano,
1989. J.-F. Chassay, Lejeu des co"incidences dans La vie mo­
naro, Garzanti, Milano, 1988. J-P. Vernant et al., Divinazione de d'emploi de Georges Perec, Le Castor Astrai, Canada,
e razionalità, Einaudi, Torino, 1982. G. Guidorizzi, La let­ 1992. G. Perec, Jeux intéressants, e -Perec I ,:inations, Zulma,
teratura dell'irrazionale, in Lo spazio letterario della Grecia Cadeilhan, 1997.
antica, II. La ricezione e l'attualizzazione del testo, Salerno
ed., Roma, 1995, pp. 591-627. G. Polara, Aenigmata, in Lo
spazio letterario del Medioevo. 1. Il medioevo latino (dirr. G.
Ira G. Gros, Le poète marial et l'art graphique. Etude sur les
jeux de lettres dans les poèmes pieux du Moyen Age, Para­
Cavallo, C. Leonardi, E. Menestò), II. La produzione del te­
digme, Caen, 1993. G. Pozzi, La parola dipinta, Adelphi, Mi­
sto, Salerno ed., Roma, 1993 , pp. 197-216, cit. da p. 203.
lano, 1981; Poesia per gioco, Il Mulino, Bologna, 1984. Antho­
D A. Fassò, «Il Papa ce l'ha ma non lo usa mai». La du­
logie des grands rhétoriqueurs, par P. Zumthor, 1018, Paris,
1978; dello stesso autore Langue, texte, énigme, Edition du
plicità dell'Indovinello veronese, «Rivista Italiana di Dia­
Seuil, Paris, 1975 (tr. il Melangolo, Genova, 1991); Lingue
lettologia» XVII (1993), pp. 25-53.
e tecniche poetiche nell'età romanica, Il Mulino, Bologna,
EJ Guglielmo IX VERS, a cura di M. Eusebi, Pratiche, 1973; Semiologia e poetica medievale, Feltrinelli, Milano,
1973. J. Roubaud, La Fleur inverse: essai sur l'art forme/ des
Parma, 1995. La poesia si trova alle pp. 35 ss. L'edizione di
Guglielmo IX si deve a N. Pasero, Guglielmo IX: Poesie, Muc­ troubadours, Ramsay, Paris, 1986. P. Carrettieri, La sestina
chi, Modena, 1973; dello stesso, Devinalh, «non-senso» e e il dado: sull'arte ludica del trobar, Colet, Roma, 1993.C.G.
«interiorizzazione testuale»: osservazione sui rapporti fra Dubois, Mots et règles,jeux et délires. Etudes sur l'imaginaire
strutture formali e contenuti ideologici nella poesia pro­ verbal auXVIe siècle, Paradigme, Caen, 1992.
venzale, «Cultura Neolatina» XXVIII (1968), pp. 113-146 e
L. Lawner, sulle pp. 147-164 della stessa rivista. Il devinalh W F. Bosio, Il libro dei rebus, Garzanti - Vallardi Milano,
si riconferma alla fine della letteratura in lingua provenzale, 1993; (nella stessa collana C. Lapucci, Il libro degli indo­
cfr. Jordi de Sant Jordi, L'amoroso cerchio. Poesie dell'ultimo vinelli, 1994).
trovatore, a cura di D. Siviera, Luni ed. , Milano, 1997, p. 87.
Per l'aspetto del non-senso, L. Lazzerini, Il testo trasgres­ ID G. Perec, La disparition, Denoel, Paris, 1969; (La scom­
sivo, Franco Angeli, Milano, 1988; Fratrasies, a cura di D. parsa, trad. italiana a cura di P. Falchetta, Guida, Napoli,
Musso, Pratiche, Parma, 1993. O. A. Dull, Folie et rhétori­ 1995). La risoluzione di un enigma, del resto, compare an­
que dans la sottie, Droz, Genève, 1994. noverata tra gli espedienti più canonici del poliziesco, elen­
cati ai punti 20 i) e 20 1) del decalogo di S.S. Van Dine, ri­
lii A. Bausani, Le lingue inventate, Linguaggi artificiali, lin­ spettivamente come:
i) associazioni di parole che rivelano la colpa
guaggi segreti, linguaggi universali, Ubaldini, Roma, 1974,
pp 43-45. L. Mittner, Storia della letteratura tedesca, Ei­ 1) alfabeti convenzionali che il poliziotto decifra.
naudi, Torino, 1977, 2 voli. I. Dai primordi pagani all'età ba­ Cfr. F. Fossati, Dizionario del genere poliziesco, Vallardi­
rocca, pp. 59-64. G. Chiesa Isnardi, Edda di Snorri, Rusco­ Garzanti, Milano, 1994, p. 369.
ni, Milano, 1988; Snorri Sturluson, Edda, a cura di G. Chie­
sa Isnardi, TEA, Milano, 1997. L. Koch (a cura di), Gli Scal­ IE A. J. Greimas, Del senso, Bompiani, Milano, 1974, La
di. Poesia cortese d'epoca vichinga, Einaudi, Torino, 1984. F. scrittura cruciverbista, pp. 299-321. M. Cosmai, Corpus di
A. Leoni, Donato in Thule. Kenningar e tropi nel terzo trat­ crittografie mnemoniche, «VS-Versus», 7 (1974), pp. 73-
tato grammaticale islandese, pp. 385-398 in Cultura classi­ 100; G. Manetti e P. Violi, Grammatica dell'arguzia, «VS­
ca e cultura germanica settentrionale (Atti del Convegno Versus», 18 (1977); S. Bartezzaghi, Enigmistica contem­
Internazionale di Studi. Università di Macerata 2-4 maggio, poranea, «Alfabeta» 73 (1985), pp. 21-22 e Sistematica
1985) curr. P. Janni, D. Poli, C. Santini, Herder, Roma, dell'ambiguità. Appunti di semiotica dell'enigmistica, «VS­
1985. J. L. Borges, Tutte le opere, Mondadori, Milano, 1984, Versus», 64 (1993), pp. 97-111 e sulle crittografie ancoraAc­
2 voll. («I Meridiani») Le kenningar, I, pp. 545-563. F. Ca­ cavallavacca. Inventario di parole da gioco, Bompiani, Mi­
sadei, Metafore ed espressioni idiomatiche: uno studio se­ lano, 1992. W. Empson, Sette tipi di ambiguità. Indagine sul­
mantico sull'italiano, Bulzoni, Roma, 1996.G. Lepschy, Nuo­ la funzione dell'ambiguità nel linguaggio poetico, Einaudi,
vi saggi di linguistica italiana, Il Mulino, Bologna, 1989, in Torino, 1965 e M. Ramous, Divagazioni sull'ambiguità e al­
part. Aspetti linguistici del fantastico, pp. 199-230. tro, «Testo a fronte» 11, II semestre, 1994, pp. 53-59. Am­
biguità, curr. G. O. Longo e C. Magris, Moretti & Vitali ed.,
UiJ ed. A.F. Gatien -Arnoult, III, Toulouse, 1843, p. 317, at­ Bergamo, 1996.
tribuita a P. Arquier. Tale cobla divinativa è preceduta da
una acrostica e seguita da unaproverbial e da una derizo­ IIIJ A. Bendazzi, Bazzecole andanti, a cura di S. Bartezza­
ria. P. Bee, Burlesque et obscénité chez les trobadours, ghi, Domino -Vallardi, Milano, 1996.
Stock/Moyen Age, Paris, 1984 pp. 106-110; S. Gaunt, Pour
une esthéthique de l'obscène chez les troubadours, in Atti del liJG. Borgna e L. Seriarmi, La lingua cantata, Garamond,
secondo Congresso Internazionale dell'Association Inter­ Roma, 1994, pp. 139-171. E. Caffarelli, A. Ricci, S. Telve,
nationale d'Etudes Occitanes. Torino, 31 agosto-5 settem­ Nulla finisce, o tutto nelle parole di Paolo Conte, «Italiano
bre 1987, a cura di G. Gasca Queirazza, Università di To- & Oltre» X (1995), pp. 146-149.
I I
□ □ □ □ □ □

L'Indice dei libri del mese è in edicola con:

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I Vittorio Foa
Lettere della giovinezza
recensito da Adriano So/ri e Bianca Guidetti Serra

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con un )intervista di Alberto Papuzzi

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Ritorno a Cold Mountain


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L'architettura del Seicento


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I libri sul caso Di Bella


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t�E�R�çE
I I
□ □

ORIENTA MEGLIO DEI 24 POLLICI

□ □ □ □ □ □
D I A C R O N I E

'68: la lingua
dei verbali SALVATORE C. SGROI

1 denti» del liceo classico «Michele Amari» di


PREMESSA Giarre (CT) che contiene una ventina di verba­
li delle assemblee degli anni 1968-69 e 1971-75
aper fare un verbale non è è un documento storico-linguistico di notevole
un'abilità naturale, spon­ interesse e importanza, sia perché verbali
tanea, ma va insegnata e come questi costituiscono materiali essenziali
appresa. La costruzione di per la storia delle istituzioni scolastiche, sia
un verbale comporta infat­ anche perché, cosa che qui interessa da vicino,
ti operazioni complesse; questi testi rappresentano un documento ecce­
come saper prendere zionale per una ricognizione del linguaggio gio­
appunti di ciò che altri vanile di quegli anni. La ventina di verbali di
dicono durante un dibatti­ cui ci occuperemo qui di seguito (sono pubbli­
to, non sempre ordinato, cati in AA.VV., La coscienza civile dei giovani
appunti da sviluppare con del '68. Registro delle assemblee degli studenti,
fedeltà e coerenza, non Patrocinio Regione Sicilia, Assessorato P.I.
molto dopo, col supporto BB.CC., maggio 1998), pur nella loro diversità
della propria memoria e magari con la collabo­ stanno ampiamente a comprovarlo.
razione di altri partecipanti, e forse anche col «Il verbale deve essere un riassunto, conte­
supporto di un registratore. Non a caso, nelle nente gli atti fondamentali in cui si è articola­
«Indicazioni programmatiche» dei Programmi ta la discussione» propone il prof. S. Calì
della Scuola Media dell'obbligo del 1979, si (28.2.69, p. 16). La sua proposta ottiene la
legge che tra gli obiettivi dell'educazione lin­ maggioranza su quella di C. Trombetta, per il
guistica c'è anche la capacità di produrre testi quale il verbale avrebbe dovuto essere «quanto
scritti di vario tipo, tra cui, appunto, «verbali e più dettagliato possibile, onde evitare che
relazioni». Se, come è lecito supporre, i pro­ l'anonimato permetta, agli intervenuti alla
grammi scolastici vengono universalmente discussione, di trascendere» (ibid.). In tali cir­
applicati, dobbiamo presumere che per uno costanze, gli studenti imparano a rispettare i
studente di oggi fare un verbale non dovrebbe turni di parola in ogni discussione. «Il prof.
essere qualcosa di totalmente inedito, ma anzi Maugeri propone mozione d'ordine: 1 ° Chi
un'abilità ben consolidata. desidera parlare, deve iscriversi e l'elenco delle
Quel che è (o dovrebbe) essere vero oggi non persone iscritte deve essere comunicato
lo era certo negli anni 1968-1975, quando la all'Assemblea perché controlli che nessuno
situazione era molto diversa. In quel periodo salti il turno o parli senza essere iscritto e
gli studenti hanno dovuto imparare a loro assuma così la guida della discussione la quale
spese, 'sul campo', a verbalizzare discussioni
spetta invece al moderatore. Chi ha delle
variamente argomentate e relazionare su temi
osservazioni da presentare, prenderà nota o le
politici, culturali, ecc. Hanno imparato a usare
presenterà allorché verrà il suo turno.
la lingua in maniera «comunicativa», rivolta
L'Assemblea è chiamata a pronunziarsi. 2° Gli
cioè agli altri, superando il momento «egocen­
interventi, di qualunque tipo, non superino i
trico», in uno sforzo di traduzione del linguag­
venti minuti per evitare che l'Assemblea venga
gio «interno» e silenzioso (i propri pensieri
monopolizzata da gruppi che ne hanno interes­
chiari, se chiari, solo a sé stessi) in linguaggio
se» (15.3.69, p. 21). Gli studenti imparano a
comunicativo, comprensibile agli altri. Per
denunciare quindi ogni violazione al riguardo:
questo il «Registro delle Assemblee degli Stu-
«Il prof. Calì ha poi accusato di fascismo un po'

ITALIANO E OLTRE Xlii ( 1998), pp. 165· l 73


D I A C R O N I E

,-- tutti, ha parlato per 18 minuti di seguito quan­ a quelle anaforiche (quello, successivo, l'indo­
166 do si dovrebbe invece parlare per 3 minuti», si mani, due anni prima, ivi, ecc.). Qualche
legge nell'intervento dello studente Pino, ripor­ esempio: «Il moderatore M. Greco, dietro con­
tato in forma diretta (19.1.72, p. 52). senso del Preside, indice, quindi, la prossima
I verbali sono tutti autografi, di mano degli Assemblea generale per Sabato 15 Marzo 1969
studenti in genere i segretari delle assemblee. [ ...]» (28.2.69, p. 19); «Barone propone dì fare
Uno (n. 6/a del 28.11.71), è addirittura una la votazione domani appena entrati a scuola
bozza con correzioni diverse. [ ...]» (26.2.69, p. 10); ecc.
Alla luce di quanto sopra, assai severo appa­ Parallelamente, i tempi di tipo commentati­
re quindi il giudizio dell'insegnante - la prof. vo (presente, passato prossimo, futuro) domi­
Ragonesi, una delle voci protagoniste - che nano rispetto a quelli narrativi (imperfetto,
«leggendo i due verbali precedenti è delusa passato remoto, condizionale) a indicare il
perché i ragazzi non sono stati in grado di scri­ maggior grado dì coinvolgimento da parte di
verli decentemente [sic!]. Prima che i ragazzi chi verbalizza gli avvenimenti. Per esempio
possano soddisfare il loro desiderio di invitare «L'Assemblea ha inizio alle 8.40 nei locali
alle loro assemblee future, membri esterni, dell'aula magna») (15.3.69, p. 21); «Inizia
dovrebbero prima correggere la forma dei loro l'Assemblea Sofia della III A[ ...]» (19.1.72, p.
discorsi e pensare di più» (18.12.71, p. 36). 49).
Il problema della comprensione del linguag­ Per quel che riguarda i diversi piani lingui­
gio, quale obiettivo irrinunciabile di ogni stici ([orto]grafia, fonologia, morfologia, sintas­
docente, è posto peraltro in maniera lucida da si, lessico) e i registri linguistici (standard, sub­
parte degli stessi studenti, là dove, per es. standard, regionale, popolare, medio o neo­
nell'intervento di E. Fiumara, si legge: «un standard, ecc.), questi verbali si presentano
professore è fallito quando uno solo dei suoi variegati, con soluzioni stilistiche differenziate.
alunni non ha capito il programma» (18.12.71,
p. 33). 2
Come che sia, si tratta di testi che merite­
rebbero un'analisi linguistica particolareggia­ L'(ORTO)GRAFIA
ta. Ma anche poche essenziali annotazioni
arrivano a mostrarne i pregi. Per quanto concerne il piano (orto)grafico e/o
Secondo la struttura dei verbali (con formu­ fonologico, domina decisamente l'aderenza alla
le tipiche di apertura e di chiusura), l'anda­ norma standard. Gli scarti sono complessiva­
mento del resoconto tende a essere sintattica­ mente poco rilevanti e in genere occasionali.
mente di tipo iconico. I periodi si susseguono A volte la scelta grafica è indizio della pro­
secondo lo svolgimento cronologico degli avve­ nuncia regionale, di tipo meridionale, così: senò
nimenti: «Castellino [ ... ] dichiara che [ ... ]»; (19.1.72) accanto a se no (24.1.73), dopocché
«Chiede poi [ ... ]»; «Successivamente invita «dopo che» (2.10.74, p. 119), anzicché (14.4.73,
l'assemblea [ ... ]» (26.2.69, p. 7), ecc. p. 105; 6.3.72, p. 67), colleggio (24.1.73, p. 92;
Il resoconto dei verbali è in discorso indiret­ 30.11.72, p. 84), ma anche collegio (p 85), in
to mediante i «verba dicendi», ma non sono quando «in quanto» (14.4. 73), partecipanto
pochi gli interventi riportati in prima persona, (18.2.72, p. 61), dipententi (n.6/a, 28.11.71) rib­
introdotti o meno dai due punti e/o dalle virgo­ batte (15.3.69, pp. 23, 25) accanto a ribatte
lette e/o lineette, l'alternanza del discorso (18.12.71, p. 32), e ribatto (6.3.72, p. 63), abbor­
diretto con quello riferito servendo natural­ to (14.4.73, p. 103), abbolire (30.11.72, p. 78)
mente a vivacizzare il resoconto. accanto ad abolire (28.2.69, p. 10), delinguenti
Nei discorsi riferiti la voce narrante (o scri­ (p. 86); - con qualche ipercorrettismo: publica­
vente) non è ovviamente del tutto distaccata. zione (15.3.69, p. 21), sensibilizazione (18.3.72,
Essa si ritrova piuttosto coinvolta, come appa­ p. 78), intensione (18.12.71) per «intenzione»
re dall'uso di espressioni deittiche (questo, accanto a intenzioni (n. 3, p. 9). Lapsus: discuso
prossimo, domani, due anni fa, qui, ecc.), vici­ (18.12.71, p. 30), succeso (6.3.72, p. 66), «sfasa­
ne cioè al momento dell'enunciazione, preferite re [=sfatare] questa diceria» (29.11.71, ecc.).

VERBALI DEL '68


D I A C R O N I E

Sul versante puramente (orto)grafico, poco numerosi. A un fenomeno ipercorrettivo


senz'alcuna incidenza sulla fonologia, si trova: sembra da ricondurre il plurale in -e (in luogo 167
coscenza «coscienza» (19.1.72) accanto a di -i): «le relazione» (26.2.69, p. 8), «due sezio­
coscienza (15.3.69, p. 42; ecc.); un caso di uni­ ne» (n. 6/b, p. 47), «agli scrutine» (24.1.73, p.
verbazione: il sintagma daccordo (20.12.68, pp. 89) accanto a «per gli scrutini» (ibid.), «dei
4, 5, 6) accanto al ben più frequente d'accordo professore» (p. 91), «le sue manifestazione»
(26.2.69, p. 12; 28.2.69, p. 19; ecc.). (14.4. 73, p. 108), «quale presupposti»
Il segnaccento è spesso grave in perchè ( 3 0 . 11.72, p. 87), «le giustificazio ne»
(26.2.69, p. 9, ecc.), giacchè (p. 12, ecc.), allor­ (15.12.73, p. 114). Lapsus: «le altre assem­
chè (15.3.69, p. 21, ecc.), nè (26.2.69, p. 12), sè blea» (18.2. 72, p. 57); «un altro docento»
(18.12.71, p. 32),poichè (18.12.71, p. 28), ecc.; a (19.1.72, p. 52).
volte acuto in é «è» (20.12.68, p. 5), ma non Un plurale in -a appare in «gli attuali diplo­
mancano esempi ortodossi: perché (15.3.69, p. ma» (14.4.73); - un accordo al plurale affiora
24, ecc.). nel composto corpo docenti (n. 2) accanto a
Il segnaccento appare invece in un pò (n. 14, corpo docente (28.2.69), corpo insegnante (n. 3,
p. 1), stà (18.3.72, p. 78: due volte), fa (p.76), uà p. 11), e nel composto corpo studenti (n. 2).
(p. 77), quì (p. 78; n. 6/b, p. 47; 20.12.68, p. 6), La desinenza verbale -ono, adattamento del
accanto a Qui (18.12.71, p. 3); hà (29.11.71, sic. -unu,affiora al posto di -ano,in «Quelli che
15.12. 73, p. 114). Viene omesso in da «dà» comandano sono loro» (18.2.71).
(15.3.69, p. 22; 19.1.72, p. 49) accanto a dà La forma ella apparentemente letteraria è
(28.2.59, p. 17), stara «starà» (18.12.71 p. 33), e in realtà dovuta in un caso al calco sul dialetto
«è» (n. 6/b, p. 44), ambiguita «ambiguità» idda: «Fiumara si difende, dicendo a La Rosa [il
(15.3.69, p. 23), ne «né» (19.1.72). bidello] che ella non è una puttana, poichè non
Esempi di elisione sono: «quest'ultime» fa niente[ ... ]» (19.1.72, p. 54).
(14.4.73, p. 100), «L'esigenze» (n. 14, p. 7), La forma coi appare in luogo di «cogli»
«all'assemblee» (29.11.71). dinanzi a parola iniziante con s impura: «coi
Un apostrofo di tipo popolare appare in: studenti» (n. 14, p. 8).
«un'anno» (18.3.72, p. 79), «un'altra» (14.4.73), L'uso di della per dalla è calcato sul dialetto
«fin'ora» (18.12.71, p. 37). in «Si è detto che la politica è stata esclusa
L'uso della maiuscola si riscontra con il della scuola» (15.12.73, p. 114, Marino).
«Preside» (20.12.68, p. 5), «il Sig. Preside» Analogo l'uso di nella/o per «sulla/o»: «I pro­
(26.2.69, pp. 8, 9, 10, 13, 14: più volte), il «Prof. fessori sono d'accordo nell'[=sull'] abolizione del
Calì», il «Prof. Maugeri» (28.2.69, p. 16), ecc., registro» (18.12.71, p. 37); - «Questa differen­
«l'Assemblea» (15.3.69, p. 21, ecc.) accanto za di origini ( condizioni) sociali si riflette
all'uso della minuscola con gli stessi esempi: il nell'[=sull'] andamento scolastico del ragazzo»
«prof. Calì», il «prof. Maugeri» (15.3.69, p. 21), (bozza n. 6/a del 28.11.71).
il «preside» (18.3.72, p. 77), «l'assemblea» (p. Accanto al sintagma canonico riguardo al
77). Altrove: «le tavole Rotonde» (15.12.73, pp. (18.12.71) ricorre il più marcato riguardo il:
112, 113). «riguardo il fatto di andare in bagno» (14.4.73;
Qualche volta, nel caso della «s impura», n. 7; n. 8).
andando a capo, la divisione in sillabe segue In un caso la combinazione del clitico si con
popolarmente le regole del codice orale, in base lei crea un'apparente anomalia: «La Ragonesi
al quale il fenoma /s/ seguito da consonante vuole sapere anche perché lei si identifica
forma la coda della sillaba precedente, così in: [=«lei viene identificata», ovvero «la si identifi­
«statis=// [a capo] tiche» (15.3.69, p. 22). ca»] col preside» (n. 6/b p. 46); - «[Palmitano]
dice che le statistiche si dovrebbero eseguire
3 alla fine dell'anno per giudicare i risultati»
MORFOLOGIA (15.3.69, p. 23).
In un esempio chiunque appare in funzione
Sul versante morfologico, gli usi substan­ aggettivale col valore di «qualunque»: «[ ... ] il
dard, di tipo popolare sono complessivamente capo d'istituto [ ... ] può delegare a rappresen-
D I A C R O N I E

tarlo chiunque professore ritenga opportuno» Settembre, si sono messi in contatto con lui [=
(28.2.69, p. 17). S. Calì] mandandogli ogni settimana i compiti
fatti» (n. 6/b, p. 41); «Nella IVa B dove insegna,
4 è proibito da parte di un certo professore che
SINTASSI le ragazze stiano sedute accanto ai ragazzi
dicendo: "Non siamo a Villa Borghese"» (n.
Sotto il profilo sintattico, va detto che in 6/b, p. 42, prof. Calì).
genere i periodi, data la natura del verbale A volte l'ellissi del predicato può creare
con voci che si susseguono, sono corti e quindi qualche perplessità: «Questa non è una vera
di grande leggibilità. La complessità sintatti­ scuola. [Questi non sono] I veri valori cultura­
ca e la lunghezza è maggiore a volte nelle li da dare al ragazzo, valori che gli resteranno
relazioni che venivano lette a conclusione del per tutta la vita.» (19, 1.72, p. 50).
lavoro dei vari gruppi di studio. Non manca qualche infinitiva oggettiva
Tralasciamo ogni rilievo sulla punteggiatu­ marcatamente letteraria: «[Il signor Preside]
ra spesso di tipo popolare, soprattutto per Asserisce essere di disturbo convocare
quanto riguarda l'uso della virgola, spesso con l'assemblea indipendentemente dai gruppi
funzione di punto fermo. [...]» (26.2.69, p. 8).
Tutto un periodo è costituito anacolutica­ I clitici con i modali appaiono in posizione
mente da un sintagma preposizionale [= Spr], enclitica: «Lo Turco dice che bisogna portare
testa di una relativa [= R] che regge due dei documenti e chiunque deve potersi inseri­
oggettive coordinate [=01 e 02], con una cau­ re ed essere illuminato» (20.12.68, pp. 4-5); «Il
sale incassata [= C]. La principale [= Pr] Prof. Maugeri [ ...] dichiara [...] che i verbali,
forma invece subito dopo un periodo a sé: le minute, le relazioni presentate all'Assem­
«[Spr] Dopo l'introduzione del Preside Di blea, debbono restare a disposizione di qua­
Bella, [R] il quale ha raccomandato [01] che lunque membro dell'Assemblea stessa che
l'assemblea avvenga in un clima di critica voglia consultarle» (28.2.69, p. 17); «e ha dovu­
costruttiva [C] poiché con quella distruttiva to attenersi sempre alle disposizioni emanate
non si ottiene nulla; e [02] che la compostezza dal governo» (14.4.73, p. 106, Vecchio R.M.;
sia mantenuta per tutte. le 3 ore. [Pr] Il [= ore, anche n. 14, p. 1).
il ] primo intervento è stato di Finocchiaro» Ma anche in proclisia, secondo il parlato (in
(30.11.72; anche n. 13, pp. 89, 90). genere meridionale): «Trombetta afferma che
Qualche finale è di tipo implicito, pur non [...] chi lo vuole fare [l'intervallo] se lo può
essendo co-referenziale: «Penso che nella clas­ fare fuori» (26.2.69, p. 11); «L'assemblea si
se si possono fare le valutazioni, per poi non poteva anche sciogliere» (26.2.69, p. 13; anche
esserci [=perché poi non ci siano] delle sorpre­ 15.12.73, pp. 109, 113); «però il professore che
se» (24.1.73, p. 90); «L'assemblea [...] ha vota­ boccia questi alunni se li 'deve' tenere» (n. 6/b,
to [...] i seguenti studenti e i seguenti profes­ p. 40, relazione di Cristi Bonaventura); «dal
sori, per partecipare [ = perché partecipino ] 73 in poi ci dovrà essere una scuola priva di
alla commissione studenti-professori e per la tutte queste cose» (19.1.72, p. 55, prof.ssa
cassa scolastica.» (n. 13, Allegato). Anna Bella; anche 15.12.73, p. 114).
Vanno rilevate anche alcune nominalizza­ Ricalcato sul dialetto è l'ordine, spiccata-
zioni di frasi secondarie: «e vuole sapere il mente popolare, dei clitici si ci per «ci si» : «[...]
perché sono dei falliti» (n. 6/b, p. 44); «Dopo si ci può andare una volta la settimana [ ...]»
una discussione [...] sul quando bisogna dare (4.4.73, p. 97, prof. Mignemi), accanto a «ci si
la lettura al verbale dell'Assemblea preceden­ propone» (14.4.73, p. 101), «se ci si fermasse»
te, si ha una proposta [ ...]» (28.2.69, p. 16); (28.2.69, p. 1 7), «ci si schierano contro»
«[...] la curiosità del conoscere i nomi è indice (18.3.72, p. 77).
di infantilismo» (28.2.69, p. 18). Un accordo marcato, di tipo popolare, appa­
Non manca qualche gerundio substandard: re con l'indefinito qualcosa: «essa [= la disci­
«Nella sua classe, allora si fanno promossi plina] non è, nella nostra scuola, un fatto
tutti e quelli che dovevano essere rimandati a naturale bensì qualcosa [= qualche cosa]

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imposta dall'alto [...]» (14.4.73, p. 107, Vecchio maturare trans. «far maturare»: «Pippo Rane­
R.M.). ri accusa i professori, di non far niente per 169
Altrettanto popolare suona il mancato maturare gli studenti» (18.12.71, p. 36; anche
accordo del participio passato del verbo transi­ n. 1, p. 1; n. 14); eseguire «preparare»: «le
tivo con il clitico: «La IIIn B ha sbagliato e ha statistiche si dovrebbero eseguire alla fine
portato la giustificazione anche se dopo aveva dell'anno» (15.3.69, p. 23); teatrale «risibile»:
detto che avrebbe appoggiato quei ragazzi che «[il preside] si è assunto l'arbitrio di spostare
non la avevano portato [= portata]» (n. 14, p. il giorno fissato, adducendo ragioni teatrali
1); «Perché non ha chiesto la giustificazione [ ...]» (n. 7, p. 28); per epidemia «per imitazio­
in un precedente sciopero [?]. La Ragonesi ne», «per contagio»: «I ragazzi secondo lui[= il
dice che molti ragazzi l'hanno portato [= por­ preside] contestano solo per epidemia» (n. 7,
tata]» (n. 14, p. 1). p. 33); codice Gentile 'riforma Gentile': «I pro­
Analogo il non-accordo del participio passa­ grammi sono ancorati al codice Gentile»
to col soggetto sottinteso: «Quando noi chiede­ (18.12.71, p. 37, Lei Turco); disaccordo da s.m.
vamo la conversazione per l'ora di francese se è transcategorizzato in aggettivo e accordato:
non ci è stato accordato [ = stata accordata]» «Sul V 0 punto sono disaccordi [= in disaccor­
(18.3.72, Rosa Calì, p. 77). do] perché a scuola non si fa politica»
A volte nel resoconto il passato remoto (15.12.73, p. 109, Ernesto Festa); analoga­
alterna bruscamente col presente, per esempio mente il prefissato (e univerbato)
«Molti alunni vanno in determinate sezioni interistituto: «riunioni interistituti» (15.12.73,
[ ...]. Lui partecipò l'anno scorso allo sciopero p. 109, Nino Termini).
dei lavoratori [...]. Quando accadde il terremo­ Di tono marcatamente letterario e prezioso
to a Macchia lui e il suo gruppo portarono appaiono voci come: ossequianti a «ossequenti
aiuti. L'assemblea mormora e ribadisce che a, in ossequio a»: «E ora vorremmo, ossequian­
[...]» (18.12.71, p. 33). ti alla precedente decisione assembleare, con­
Un anacoluto, ovvero un «tema sospeso», si tinuare i lavori [...]» (18.12.71, p. 30, relazione
coglie nell'intervento di Nino Termini: «La di Lombardo Bianca in forma diretta); oratori
Crisi [...] ci vuole una politica diversa [...]» (n. per «intervenuti»: «poi si riferisce agli oratori
14, p. 5). E anche in: «Dice che, a chi non inte­ precedenti [...]» (15.3.69, p. 25; anche 6.3.72,
ressa [= chi non si interessa a/chi non è inte­ p. 64); sussistente per «esistente»: «Interviene
ressato da] questo problema vitale se ne può il Signor Preside il quale nega la discrimina­
andare subito» (18.12.71, p. 34, Bonaventura zione sussistente nel nostro liceo, dimostrata
Christy). da Bonaventura» (18.12.71, p. 31); sussistenza
per «esistenza»: «Greco [...] prega i colleghi di
5 intervenire e di fare le proprie proposte sul
LESSICO problema della sussistenza o meno del comita­
to» (26.2.69, p. 13); acefalo fig. «acritico»: «Il
A livello lessicale affiorano qua e là usi non cittadino acefalo è un fesso» (15.12.73, p. 113,
standard, di tipo popolare. Qualche esempio: prof. Maugeri); locazione «collocazione, asse­
«adattamento dei libri di testo» per «adozione» gnazione della classe»: «la selettività c'è e la
(18.12.71, p. 27; n. 6/b p. 48); identità visuale sua natura non riguarda soltanto il ceto socia­
fig. per «stessa identica visuale, ottica, punto le ma anche la locazione. Chiama i ragazzi
di vista»: «Non aveva torto quando diceva che selezionati nella sez. A e li invita a parlare»
la Ragonesi era l'identità visuale del preside» (18.12.71, p. 34, Bonaventura Christy); seletti­
(n. 6/b, p. 47); intermezzo per «pausa», «inter­ vità «selezione», cfr. supra e «Vuol vedere se
vallo»: «Trombetta ripropone le 4 ore di 3/4 c'è selettività o no nel nostro liceo e chiama i
d'ora senza intervallo oppure con un piccolo ragazzi in causa a parlare» (ibid.); «vista l'esi­
intermezzo fra la fine delle ore e l'inizio delle stenza della selettività» (ibid.; anche n. 6/b, p.
riunioni [... ]» (26.2.69, p. 10); degenerare 47; 18.12.71, pp. 27, 38); selezione appare più
trans. per «far degenerare»: «altrimenti, si volte nella bozza n. 6/a del 28.11.71; una volta
degenera la discussione» (28.2.69, p. 18); selettività è lì corretto in selezione.
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Non mancano naturalmente usi giovanili manatezza: «La mia scalmanatezza (se si può
170 come: buono «bene»: «Previtera dice che sareb­ usare questo termine) m'induce a pensare che
be buono fare le ore di 50 minuti [...]» (26.2.69, anche i miei genitori siano scalmanati» (6.3.72,
p. 11); bollare «etichettare», «giudicare negati­ p. 63, G. Panebianco); assecondamento: «i
vamente»: «Si arriva nella scuola anche a bol­ motivi del succube assecondamento della
lare la ragazza e il ragazzo che stanno insie­ volontà presidenziale» (18.12.71, p. 29); pre­
me, mentre certi professori si permettono di scrutinio, assente ancora nella vocabolaristica
dire alle ragazze cose vergognose» (n. 6/b, p. (DISC 1997 e Zingarelli 1998), ricorre più
42); anche nel significato di «fregare, tromba­ volte: «una riunione di prescrutini» (24.1.73);
re»: «e naturalmente vedendo uno di sinistra, defiscalizzazione, datato come prima attesta­
che parla chiaramente, mi hanno bollato» (Fiu­ zione 1983 nel DISC, appare adoperato dieci
mara Enrico, 19.1.72, p. 53). anni prima: «Defiscalizzazione dei redditi più
O usi regionali co!lle pedata «raccomanda­ bassi» (14.4.73, Allegato n. 3); sorvolare trans.
zione» (sic. pidata): «E naturale che trova facil­ fig. «sorvolare su»: «Bonaventura puntualizza
mente il posto chi ha la classica PEDATA» (n. che si sta sorvolando l'argomento dell'assem­
6/a, 28.11.71). blea» (n. 6/b, p. 40, relazione di C. Bonaventu­
O voci del politichese come portare avanti: ra).
«È inutile portare avanti discorsi politici su
argomenti falsi»; «Fin'ora abbiamo portato 6
avanti un discorso deplorevole» (entrambi 11 TRATTI NEO-STANDARD
18.12.71, p. 37, Lo Turco); «e invita tutti a por­
tare ancora avanti il suddetto problema » Concludiamo, con il rilevamento di alcune
(18.2.72, p. 59, Liuzzo II B). caratteristiche del cosiddetto italiano «medio»
E inaspettatamente affiora l'esternare, che o neo-standard, pan-italiano, che il movimento
dopo oltre un ventennio si sarebbe rivelato studentesco dimostra di aver contribuito a
assai vitale. Pino così afferma in discorso diffondere (anche nei verbali) malgrado la
diretto: «Come prima cosa vorrei esternare il scuola paradossalmente mostri ancora diffi­
mio rammarico, poiché non abbiamo pensato a coltà ad accettarlo come 'normale'.
ciò che ha detto Maugeri» (19.1.72, p. 52). Sulla scia della descrizione datane per
Compare anche sinistroide: «In questa primo da F. Sabatini agli inizi degli anni '80, e
assemblea i sinistroidi raggiungono la maggio­ ora accolta in un dizionario come il DISC
ranza» (18.3.72, p. 79, Bartolotta); «noi sini­ (Giunti 1997), possiamo identificare i seguenti
stroidi, come ci chiama lui, siamo qui perché tratti.
responsabilizzati ai problemi» (p. 80, prof. S.
Calì); «Il fatto di essere sinistroidi non cambia (1) La dislocazione a sinistra di costituenti
nulla» (ibid.). frasali con ripresa del clitico: «La selettività
Non mancano neppure «i partiti dell'arco [=il Preside] l'ha dimostrata nella precedente
costituzionale» (15.12.73, p. 110, Toscano). assemblea» (18.12.71, p. 31); «Loro della sez.
Rilevanti sono alcuni usi neologici di verbi C, non si sentono vittime, anzi vogliono restare
con si riflessivo: «Due anni fa su ventuno alun­ nella sez. C. Il vittimismo glielo hanno fatto
ni, dieci si sono promossi [= autopromossi], venire» (n. 6/b, p. 43); «I nomi sono scomparsi,
otto si sono rimandati [ = autorimandati], quat­ esistono i numeri, la personalità umana è
tro si sono respinti [ = autorespinti]» (n. 6/b, p. scomparsa, il suo posto l'ha preso un numero»
43); e di composti e derivati quali: classi-élite: (Barbagallo IV B, 19.1.72 p. 50); «lei questa
«altrimenti si formeranno delle classi-élite» domanda 'cosa bisogna fare poi' non se la porrà
(6.3.72, p. 63, G. Panebianco); non-scuola: «La più » (19.1.72, p. 55, il prof. Calì rivolto alla
scuola è stata finora non-scuola» (6.3.72, p. 67, prof.ssa Ragonesi); «[il prof. Calì] Sostiene che
F. Marano); autobocciare: «Lui [= Calì] ai suoi gli scrutini devono farli i ragazzi per conto
alunni forma una coscienza. Li fa autoboccia­ loro, perchè si sensibilizzano più dei professo­
re. » (18.12. 71); autorespinto: «Si è parlato di ri» (18.2.72, p. 61; anche 15.12.73, pp. 110,
autorespinti» (6.3.72, p. 68, A. Termini); scal- 112; 6.3.72, p. 67).

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Non manca neppure il classico a me mi


ricorrente nel discorso diretto della prof.ssa
ciclostilare e distribuire il loro lavoro, una
volta completato» (26.2.69, p. 13); «Pidoto dice
-
171
Ragonesi: «A proposito di ciò che ha detto Calì che deve dire una cosa della massima impor­
(per le bustarelle) a me una cosa del genere, è tanza a nome della seconda A. Dopo di che
ho fatto per tanti anni la commissaria d'esami legge un foglietto in cui, dichiarata la loro [ =
non mi è mai successa [... ]» (19.1. 72, pp. 53- della II A] insoddisfazione per l'assemblea,
54). Ma: «a noi non interessano» (18.12.71, p. decidono di allontanarsi in massa» (14.4.73,
29); «A me risulta che» (6.3.72, p. 63); «Ai miei pp. 102-3).
ragazzi questo trambusto servirà a [ ... ]» (p. Ma c'è anche il più ortodosso accordo al sin­
64). golare: «un ristretto numero di studenti, in
La dislocazione può riguardare anche altri veste di comitato, si è concesso un diritto che
tipi di sintagmi preposizionali: «nella A ci va non gli apparteneva di intaccare, cioè le deci­
chi ha la possibilità di essere raccomandato» sioni dell'assemblea» (18.12.71, p. 29; anche n.
(18.12.71, p. 35, prof. S. Calì); «di questa cifra 6/b, p. 40; 6.3.72 p. 69; 18.12.71, p. 34).
però non ne abbiamo più avuto notizie»
(19.1.72, p. 49, prof. Maugeri); o una clausola (3) I pronomi soggetto, con valore sia anafo­
relativa: «Ritornando al discorso dei voti, ciò rico che deittico, sono normalmente lui, lei,
che si dovrà fare con gli alunni lo dobbiamo loro piuttosto che egli, ella, essi o esse: «Il prof.
sapere noi» (p. 35). Calì risponde a Cassaniti se lui crede che la
La tematizzazione dell'oggetto è peraltro scuola italiana è classista» (15.3.69, p. 22);
anche realizzata con il classico costrutto passi­ «Lui vede nella decisione [...] solo questione di
vo: «Messe ai voti le due proposte [= di Calì e puntiglio» (18.12.71, p. 32); «Lei ha insegnato
Trombetta], la maggioranza viene ottenuta da anni fa, anche nella sez. C» (n. 6/b, p. 46); «i
quella presentata dal prof. Calì» (28.2.1969, p. professori dicono che stando alle disposizioni
16; anche 30.11.72, p. 85). ministeriali, loro non possono diminuirli o
Decisamente meno comuni, come del resto cambiarli» (p. 33).
ci si poteva aspettare, sono i casi di dislocazio­ L'anaforico egli ricorre invero qualche volta:
ne a destra con ripresa del clitico, con funzione «Vorrei dire al preside che egli dovrebbe con­
di enfasi del predicato: «La vediamo come sultare gli insegnanti per le proposte presenta­
un'ombra del signor Preside, la nostra cara te dagli studenti» (24.1.73, p. 88, prof. Tosca­
vice super-preside, [...]» (prof. S. Calì, 30.11.72, no); «[...] e se esce va o i[n] bagno o dal Prof.
p. 85); «Non la vogliono loro, una scuola demo­ Calì poichè è egli l'unica persona che escluden­
cratica e antifascista» (18.3. 72, p. 77, Rosa do qualcuno altro, che si salva in questo istitu­
Calì). to» (19.1.72, p. 54, Fiumara M. Pia; anche n.
6/a, 28.11.71).
(2) Non mancano le concordanze «a senso» Altrettanto rare sono le occorrenze di ella,
tra soggetto formalmente singolare e predicato peraltro di tono assai ironico in bocca al prof.
plurale: «la scuola italiana è classista [...] per­ Calì: «poichè ella è preside dell'istituto delle
ché vi sono un'infinità di professori classisti e Immacolatine noi non vogliamo caricare la
impreparati» (prof. S. Calì, 15.3.69 p. 22); «il nostra collega di un super-lavoro» (30.11.72, p.
50% dei ragazzi non possono andare a scuola» 85).
(19.1.72, p. 55, il prof. Calì alla prof.ssa Rago­
nesi); «[ ... ] vengono imposte [ ...] una serie di (4) Quanto ai clitici complemento, gli per «a
norme di comportamento [ ...]» (14.4.73, p. 108, loro» appare qualche volta: «I respinti vanno
Vecchio R.M.); «Il consiglio di presidenza del nella C solo perchè gli conviene» (18.12.71, p.
Liceo Classico e Scientifico avevano notato che 34, Trovato Nellina); «Secondo [il prof.] Mau­
[ ... ]» (4.4. 73, p. 95, prof. Ragonesi; anche geri è stato inutile di mandare a casa gli stu­
4.4.73, p. 99). denti facendogli perdere molte ore di lezioni»
Risultato di un accordo a senso è pure la (n. 14, p. 6). Per il resto è comune la forma
selezione di loro, al posto di «suo» o «proprio» canonica loro come clitico: «Pino Ernesto [...] È
in: «Bolognari propone al gruppo di studio di deluso [ ...] che [i delegati] non si difendano
D I A C R O N I E

.--- dalle accuse che i ragazzi hanno fatto loro» (n. [...] ?» (24.1.73, p. 88); «cosa è il collettivo di
172 6/b, pp. 40-41); «far credere loro» (18.12.71, p. base » (4.4. 73, p. 94), accanto peraltro alla
35; anche 6.3.72, p. 64; 26.2.69); - o il sintag­ forma piena che cosa: «Che cosa si può fare se
ma preposizionale a loro: «chiedono a loro» la maggior parte ha paura?» (n. 6/b, p. 45;
(15.3.69, p. 23). Il clitico le vale regolarmente anche p. 40; 20.12.68, p. 6; 24.1.73, p. 92, ecc.).
«a lei» : «conservare all'assemblea il valore che
le compete» (18.12.71, p. 30: anche 15.3.69, p. (10) L'indicativo in luogo del congiuntivo
22). appare in alcuni enunciati dopo i verba sen­
tiendi: «Lui crede che non si possono valutare
(5) Più frequenti le frasi scisse: «[...] è questi tranquillamente e seguendo giustizia»
[= il Preside] che convoca formalmente la (18.12.71, p. 33, P. Panebianco); «Penso che
Assemblea» (28.2.69, p. 17); «[... ] non sono tutti nella classe si possono fare delle valutazioni,
che possono andare a scuola»; «Poi non sono per poi non esserci delle sorprese» (27.1.73, p.
tutti che possono prendere i posti»; «e natural­ 90, prof. Maugeri); nelle soggettive negative:
mente sono pochi quelli che possono prendere i «non è giusto che pochi ragazzi decidono per
posti» (tutti e tre gli esempi del 19.1.72, p. 55: gli altri » (4.4.73, p. 95, prof.ssa Ragonesi);
parla S. Calì); «è qui che bisogna da parte nelle interrogative indirette e dubitative:
nostra rivelare le nostre vere idee sull'insegna­ «chiede con che autorità e da chi è stata convo­
mento scolastico» (30.11.72, Toscano Giuseppe, cata l'odierna assemblea» (26.2.69, p. 9; anche
p. 83; anche 19.1.72, p. 50; 4.4.73, p. 98; 28.2.69. p. 17; 15.3.69, p. 22); «Si chiede se si
14.4.73, p. 107). deve continuare un'assemblea del genere»
(18.2.72, p. 59, Bonaventura III C); nelle rela­
(6) Non mancano alcuni esempi con la locu­ tive restrittive: «Creare delle commissioni di
zione congiuntiva testuale per cui «ragione per alunni che partecipano alle riunioni del consi­
cui»: «Su un ragazzo influiscono fattori medici, glio di classe» (30.11.72, p. 84, Sorbello). A
psicologici, sociali, per cui gli studenti nelle volte col congiuntivo nello stesso periodo: «ci
scuole dovrebbero venire assistiti da medici, vuole una politica [...] che [...] alza il tenore [...]
psicologi, sociologi. » (prof.ssa Anna Bella, e [...] faccia [... ]» (n. 14, p. 5, N. Termini).
18.12.71, p. 32; e n. 6/a: due ess.). Ma il congiuntivo secondo l'uso canonico è
ben attestato sia nelle soggettive e oggettive
(7) Analoga è la frequenza di preposizioni dopo i verba sentiendi (per es. 26.2.69 p. · 8;
con partitivo indefinito: «voleva lui, evitare che 18.2.72, p. 58; 6.3.72, pp. 63, 64, 65, 67); sia
si arrivasse a delle conclusioni precise [... ]» nelle relative restrittive: «creare una commis­
(18.12.71, p. 29, relazione di B. Lombardo, in sione composta di studenti e professori che
forma diretta); «il prof. Calì [...] dichiara che portino a termine le proposte approvate
sarebbe assurdo se in sede di assemblea, ci si dall'assemblea » (30.11.72, p. 84, Sorbello;
fermasse solo a delle discussioni sterili [...] » anche p. 85; 14.4.73, p. 102); sia nelle interro­
(28.2.69 p. 17); «con dei colloqui continui» (n. gative indirette e dubitative (per es. 26.2.69,
6/a). pp. 12, 13; 15.3.69 p. 22; 18.2.72, p. 57; 10.12.
68, p. 1); sia nei periodi ipotetici dell'irrealtà
(8) Rari i casi di verbi «medi», ovvero col (controfattuali): «e se ci fossero state armi ter­
dativo etico, per es. farsi: «e chi lo vuole fare monucleari, a quest'ora cosa sarebbe succes­
[l'intervallo] se lo può fare fuori» (26.2.69, p. so?» (19.1.72, p. 51, prof. Calì; anche n. 6/b, p.
11, C. Trombetta). 42, ecc.).

(9) Più frequenti gli esempi con l'interrogati­ (11) Non mancano neppure enunciati con
vo cosa: «Cosa fare a questo punto?» (19.1.72, soggetti rematici, post-verbali: «voleva lui [= il
p. 50, M. P. Fiumara); «cosa bisogna fare con preside], scindere il fronte studentesco, voleva
gli alunni [ ? ]» (19.1.72, p. 54, prof.ssa Rago­ lui, evitare, che si arrivasse a delle conclusioni
nesi); «[...] nessuno sa cosa sia» (30.11.72, p. precise [...], voleva lui o chi per lui, ottenere
83, M. Monforte); «Cosa fa la scuola italiana una partecipazione assembleare formata da

VERBALI DEL '68


D I A C R O N I E

candide pecorelle, ben inquadrate [ ... ]» nosciuti dal M.P.I.» (14.4.73, p. 104 Rosa Calì).
(18.12.71, p. 29, relazione di Lombardo Bianca, Possiamo augurarci che altre scuole recupe­
in forma diretta); «Come dicevo prima sono io rino i verbali di assemblee studentesche, ses­
d'accordo per l'abolizione di voti, ecc.» (19.1.72, santottine e post-sessantottine, sottraendole
p. 54, prof.ssa Ragonesi); «Cioè possono i pro­ all'oblio e inserendole in un circuito di più
fessori entrare al "ruolo d'onore" che sono rico- ampia diffusione?

B I B L I O G R A F I A C. Lavinio - A. A. Sobrero, (a cura di), La


lingua degli studenti universitari, La Nuova
Sul linguaggio giovanile, con riferimenti Italia, Firenze, 1992.
sparsi al linguaggio dei giovani del '68 si veda: G. Marcato - F. Fusco, Parlare «giovane»
E. Banfi, La lingua della Pantera, «Italia­ in Friuli, Edizioni dell'Orso, Alessandria,
no e Oltre» , VII, (1992), pp. 49-54. 1994.
E. Banfi - A. A. Sobrero, (a cura di), Il lin­ E. Radtke, (a cura di), La lingua dei giova­
guaggio giovanile degli anni Novanta, Later­ ni, Narr, Ttibingen, 1993.
za Roma - Bari, 1992. E. Radtke, Varietà giovanili, in A.A.
M. A. Cortelazzo, (a cura di), Il linguaggio Sobrero, (a cura di), Introduzione all'italiano
dei movimenti di contestazione, Medi Svilup­ contemporaneo. La variazione e gli usi,
po / Giunti Marzocco Firenze, 1979. La.terza, Roma-Bari, 1993, pp. 191-235.
M. A. Cortelazzo, Il parlato giovanile, in S. C. Sgroi, Come scrivono i ragazzi delle
L. Serianni - P. Trifone, (a cura di), Storia scuole elementari di Novara di Sicilia, in
della lingua italiana, vol. 2 Scritto e parlato, S.C. Trovato, (a cura di), Progetto Galloitali­
Einaudi, Torino, 1994, pp. 291-317. ci. Saggi e Materiali - 4. Convegno di studi
L. Còveri, Lingua ed età, in G. Holtus-M. su La documentazione del dialetto di Novara
Metzeltin-Chr. Schmitt, (a cura di), Lexikon di Sicilia, Novara, 16 dicembre 1995, Il
der Romanistischen Linguistik, IV Italieni­ Lunario, Enna, 1995, pp. 75-95.
sch, Korsisch, Sardisch, Niemeyer, Tubin­ S. C. Sgroi, Bada come parli. Cronachette
gen, 1988, pp. 231-36. e storie di parole, Pres. di L. Serianni, SEI,
T. De Mauro, Il patrimonio linguistico Torino, 1995, in part. pp. 11-13, 29, 99-100,
delle giovani generazioni (1990), ora in L'Ita­ 171-73.
lia delle Italie, Editori Riuniti, Roma, 1992, R. Simone, Parlare di sé, in AA.VV., Il
pp. 181-94. trionfo del privato, Laterza, Roma-Bari,
C. Di Meola - M. Trifone, Standard, sub­ 1980, pp. 191-230.
standard e marginalità, in L. Agostiniani et R. Titone, (a cura di), Come parlano gli
alii, (a cura di), Atti del Terzo Convegno adolescenti. Storia di una ricerca, Armando,
della Società di Linguistica e Filologia Ita­ Roma, 1995.
liana, ESI, Napoli, vol. 1, 1997, pp. 263-86. G. Tropea, Sull'italiano parlato degli stu­
R. Giacomelli, Il problema è più complesso denti a Catania (1987), ora riedito in «Con­
... Vizi e vezzi linguistici e sociali, Pref. di G. tributi di Filologia dell'Italia Mediana » X,
Dorfles, Guerini e Associati, Milano, 1994, 1996, pp. 257-89.
in part. pp. 90-93, 117 20, 172-87.
D I A C R O N I E

Es'-rimere il soggetto,
dalle· origini a oggi
---
1 174
MASSIMO PALERMO

1 sapi ch'elino àno sì grande paura di noi e de'


IL 80GGETIO PRIMA DEL 1525 nostri chauaieri, ch'elino si sconpisciano
tutti (ORIG 36,48)
1 toscano antico era caratteriz­ voi sapete bene che· voi foste figliuolo del
zato da livelli d'espressione del cotale padre (NOV 69,40)
pronome p ersonale soggetto
(d'ora in avanti PS) più elevati sapiamo bene che la reina, quand'ella si par­
rispetto all'italiano d'oggi. Il tio dela cittade, ella iera gravida (TRIRIC
fenomeno, già documentabile 39,32)
nella prosa duecentesca, si non dubitate, per ciò che io mi lascerei
manifesta con maggiore eviden­ innanzi morire che io cosa dicessi (DEC
za fra Quattro e Cinquecento. 3,8,12)
La Mandragola di Machiavelli, se tu serai tanto ardito che tu uadi fora ad
abbonda di forme pronominali officio del mensurare, tu non tornerai mai a
ai nostri occhi superflue: casa (ING 11)
io vi feci invitare a mangiare meco e non a
NICIA: Io credo ch'e tua consigli sien buoni, e bere, però che io non ho vino che io vi desse
parla'ne iersera alla donna: disse che mi (SACCH 20,5)
risponderebbe oggi; ma, a dirti el vero, w ch'io non voglio che voi crediate... che per
non ci uo di buone gambe. uno piccolo debito, ancora ch'io sia povero
LIGURIO: Perché? artefice, io stessi con tanta pena (GRALE
NICIA: Perché io mi spicco mal volentieri da 345)
bomba; dipoi, ad avere a travasare moglie, e finalmente elli non potrà vivere ch'elli non
fante, masserizie, ella non mi quadra. Oltr'a ti dimostri per opera ch'elli non sia di te
questo, io parlai iersera a parecchi medici: infiammato (GHER IV,209)
l'uno dice che io uadia a San Filippo, l'altro ella è tanto accecata e offuscata che, se ella
alla Porretta, e l'altro alla Villa; e' mi paruo­ udisse dire bene di Dio (BERN 15)
no parecchi uccellacci; e a dirti el vero, questi
dottori di medicina non sanno quello che si egli è il meglio che io mi chini e che io mi
pescano. appoggi (ARL 4,10)
LIGURIO: E' vi debbe dar briga, quello che voi la mi manda a uno che farà fare a Lidio ciò
dicesti prima, perché voi non sete uso a per­ che la vuole (BIBB 148)
dere la Cupola di veduta.
Dal momento che il fiorentino moderno pre­
NICIA: Tu erri. Quando io ero più giovane, io senta espressione obbligatoria del soggetto, si
sono stato molto randagio: e' non si fece mai può ipotizzare che l'abbondanza pronominale
la fiera a Prato, che io non vi andassi, e' non rilevabile nella documentazione più antica sia
c'è castel veruno all'intorno, dove io non sia il riflesso di uno stadio meno avanzato d'evolu­
stato; e ti uo' dir più là: io sono stato a Pisa zione del sistema, che tendeva all'espressione
ed a Livorno, o va'! (MANDR I,2) pronominale obbligatoria senza averla compiu­
Ecco qualche altro esempio di uso pronomi­ tamente raggiunta. Se le cose stanno così, le
nale ricco in testi toscani compresi fra il XIII e numerose occorrenze pronominali nei testi
il primo quarto del XVI secolo: toscani 1 precinquecenteschi non sono giustifi-

ITALIANO E OLTRE Xlii (1998), pp. 174-187


D I A C R O N I E

cabili sulla base di considerazioni stilistico­ no trecentesco, a una radicale rivoluzione nei
pragmatiche, ma vanno interpretate come fatti criteri che governano l'espressione del prono­
di sistema2 • me soggetto. Iniziamo con l'esaminare in un
Osservando in parallelo gli sviluppi del grafico le percentuali d'espressione del PS in
sistema d'espressione del PS in fiorentino e in un gruppo di testi in prosa anteriori al 15253
italiano emergono delle singolarità: il fiorenti­ (v. grafico 1).
no, che rappresenta per molti aspetti un ideale L'esame quantitativo conferma l'impressio­
baricentro tra i dialetti settentrionali e quelli ne di diffuso impiego pronominale rilevata in
meridionali, una sorta di «ago della bilancia apertura. Pur con le inevitabili oscillazioni,
nel panorama linguistico italiano» appare, dovute alla varietà di tipologie testuali prese
nella fattispecie, «sbilanciato verso nord», cioè in esame, emerge una percentuale media d'uso
converge negli esiti con i dialetti settentrionali del PS decisamente superiore rispetto all'ita­
che presentano sistemi a soggetto obbligatorio liano d'oggi4• Dal grafico risulta inoltre la ten­
(Renzi 1992: 72); se invece fissiamo l'obiettivo denza a un graduale aumento dei valori nel
sull'evoluzione dell'italiano postcinquecente­ corso del tempo, che testimonia l'evoluzione
sco, notiamo un piccolo paradosso: la lingua del fiorentino e dei dialetti limitrofi verso
letteraria (e, con essa, la lingua comune l'obbligatorietà d'espressione del PS nel corso
d'oggi), fortemente modellata sul fiorentino dei secoli XIII-XVI.
antico e avente quale principale artefice della Va detto però che le percentuali rappresen­
sua fissazione grammaticale un parlante set­ tate nel grafico 1, per quanto elevate, non
tentrionale (il Bembo), è solidale con i dialetti autorizzano a parlare di un sistema tendente
centro-meridionali nell'esprimere facoltativa­ all'espressione obbligatoria del PS. L'apparen­
mente il PS. te anomalia si spiega, a mio avviso, ipotizzan­
Nelle pagine che seguono cercheremo di do che nel toscano antico siano esistiti alcuni
verificare entro quali limiti si possa parlare di fattori in grado di limitare la presenza dei PS,
obbligatorietà nell'espressione del PS nel di agire cioè da freno alla tendenza del sistema
toscano antico e di individuare le ragioni che verso l'espressione indifferenziata del soggetto:
dopo il '500 hanno portato l'italiano letterario, solo l'allentarsi di questi vincoli ha consentito,
nonostante l'apparente continuità col fiorenti- a partire dal '400, il completamento del proces-

1. Espressione del PS in testi anteriori al 1525

80,00%

70,00%

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D I A C R O N I E

--
176
so5 • Occorre in primo luogo considerare un cal­
miere culturale: l'influsso del latino sulla
to, se la frase inizia con un elemento X diverso
dal soggetto (S), esso è collocato in posizione
nascente prosa volgare. Naturalmente il peso postverbale: obbligatoriamente in lingue come
di questo fattore varia in relazione agli autori il tedesco, in cui la struttura della frase princi­
e ai generi testuali esaminati: si consideri, ad pale è XVS; facoltativamente in lingue come il
esempio, la differenza tra un testo di prosa fiorentino antico, in cui la struttura della frase
d'arte come Il libro de' vizi e delle virtudi di principale è XV(S) (Renzi- Vanelli - Benincà
Bono Giamboni (13,69%) e il Tristano Riccar­ 1985: 52-57). Nel fiorentino antico questa
diano (44,61%), inquadrabile nel filone della restrizione non è rigida come in tedesco; cioè,
prosa media. L'effetto calmierante del latino è al fianco di frasi con struttura XVS (la medici­
più percepibile nella oratio obliqua. Se analiz­ na... so io DEC,3,8,11; Il come ho io ben veduto
ziamo separatamente le percentuali d'espres­ DEC 8,6,11) si hanno frasi a struttura XSV
sione in discorso diretto e indiretto (natural­ (Per certo egli non c'è venuto d'India niuno
mente nei soli testi che presentano ambedue le DEC,8,6,32; e per tuo amore io stesso le darò
modalità discorsive), notiamo che il tasso scen­ DEC 8,6,40). Comunque, quel che a noi inte­
de bruscamente dal 67,62% dei dialoghi al ressa è che quando è presente un costituente
19,41% delle sezioni narrative. Nel Decameron preverbale diverso dal soggetto, quest'ultimo è
la differenza è molto netta: si passa dal 22,58% di norma omesso. Nel corpus, la percentuale
della prosa all'81,54% dei dialoghi. Un divario d'espressione in tali contesti scende al 3,16%
così marcato è indice di un alto controllo nor­ in proposizione principale e all'8,19% in subor­
mativo, cioè della capacità dell'autore di varia­ dinata.
re consapevolmente il registro per esigenze
espressive. In alcuni testi quattrocenteschi in (2) La presenza di un verbo di modo finito
cui tale controllo risulta attenuato (la Novella con enclisi pronominale (facèvalo, dònogli e
del Grasso legnaiuolo, i Motti e facezie del Pio­ simili). Nell'italiano antico la collocazione pro­
vano Arlotto, le novelle di Lorenzo de' Medici, clitica o enclitica dei pronomi atoni era regolata
le Favole e facezie di Leonardo da Vinci), la for­ da rigide norme posizionali, descritte dalla
bice tra prosa e dialoghi tende a restringersi e legge Tobler-Mussafia. In sostanza vi era, a
la percentuale complessiva si assesta su valori seconda dei casi, obbligo o forte preferenza per
più alti. Appare con evidenza che laddove il l'enclisi quando il verbo veniva a trovarsi in
controllo normativo si allenta - per ricercata principio di frase (Dissemi ...), in proposizione
mimesi del parlato o per inconsapevole adesio­ coordinata introdotta da e, ma (mi incontrò e
ne ad esso - emerge un alto livello d'espressio­ dissemi), in proposizione principale posposta
ne del PS: tale condizione riflette con ogni pro­ alla subordinata (quando mi incontrò dissemi).
babilità le reali condizioni d'uso dell'epoca. Tali norme, per ragioni ancora non del tutto
Accanto a questo primo fattore di carattere chiare, entrano in crisi a partire dal Quattro­
stilistico - e come tale extralinguistico - nel cento; parallelamente si fanno strada i nuovi
toscano antico agivano elementi di sistema in criteri che regolano l'enclisi pronominale
grado di limitare l'espressione del PS. Tre di nell'italiano d'oggi, non più basati sulla posizio­
questi ci sembrano particolarmente significati­ ne del verbo nella frase ma sulle sue caratteri­
vi: i primi due sono di natura sintattica, il stiche flessionali6 • È evidente la correlazione
terzo è di natura pragmatica. cronologica tra decadenza della legge Tobler­
Mussafia e aumento del tasso d'espressione del
(1) La presenza di un costituente preverbale PS. A partire da tale constatazione è stato ipo­
diverso dal soggetto. Quest'ipotesi trova confor­ tizzato (Ulleland 1960: 76, Patota 1984: 247)
to nel fatto che il toscano antico sembra posse­ un rapporto di causalità diretto tra i due even­
dere alcuni dei tratti caratteristici delle cosid­ ti: la proliferazione quattrocentesca di pronomi
dette lingue a verbo in seconda posizione soggetto avrebbe cioè contribuito a mandare in
(come il tedesco): tali lingue, in proposizione crisi le antiche norme sull'enclisi, dal momento
principale, non tollerano la collocazione di più che la presenza quasi sistematica del soggetto
di un elemento a sinistra del verbo (V). Pertan- prima del verbo riduce drasticamente il nume-

L'ESPRESSIONE DEL SOGGETTO


D I A C R O N I E

ro dei contesti sensibili alle norme della Tobler­ protasi. Si tratta, a differenza dei fattori 1 e 2,
Mussafia. Ma, a mio avviso, l'influsso può esse­ di un vincolo di natura pragmatica, il cui 177
re avvenuto anche all'inverso: non mi sembra influsso dovrebbe essere trascurabile in una
infatti che finora si sia riflettuto sull'estrema lingua a espressione obbligatoria del soggetto.
rarità nel toscano antico del tipo dicolo io. Que­ Nel corpus del periodo 1, la percentuale
sta sequenza (verbo + clitico + PS) era l'unica d'espressione del soggetto in tali contesti scen­
che consentisse l'espressione del PS in presen­ de all'll,13%. Si tratta di un valore medio, con
za d'enclisi del pronome complemento (una forti oscillazioni interne, compatibile con un
frase poteva infatti iniziare con dicolo o con sistema che muove verso l'espressione indiffe­
dicolo io, ma non con *io dicolo). Ebbene, in renziata del PS senza averla raggiunta. In
tutto il corpus, tolti gli esempi in frase interro­ testi che documentano uno stadio più avanzato
gativa totale, in cui era obbligatoria l'espressio­ troviamo violazioni del vincolo anaforico più
ne del PS in ogni contesto7, e un esempio nel elevate (il 44,18% nelle prediche di Bernardino
non toscano Bembo (con qual regola hass'egli a da Siena, il 39,62% nelle lettere di Michelan­
fare questo giudicio ASOL 134), si ha la gelo, il 61,9% nella Mandragola). Al di fuori
sequenza verbo + clitico + PS solo in 3 casi su dei limiti cronologici del periodo 1, nelle com­
531 (pari allo 0,56%): perciò que Froderigho [ ...] medie dell'abate Zannoni, una violazione del
no pote andare né a Mosteruolo né a Ipro, e vincolo anaforico superiore all'ottanta per
anda' u'io (ORIG 37,8); Io non rembolerò mai cento documenta la compiutezza del processo.
ch'io ti chaccierò di Luccha o anderòne io (ING La percentuale di violazione del vincolo anafo­
83); pregando Dio che quella sorda della nostra rico rappresenta dunque un indicatore
fante t'udisse e uenisseui lei (SERM 737). Anche dell'avanzamento nella direzione dell'espres­
estendendo l'analisi a un campione più ampio, sione obbligatoria del PS più affidabile della
vale a dire l'intero corpus di testi in prosa dal percentuale complessiva, che risente di un
Due al Quattrocento incluso nella LIZ, i casi di maggior numero di fattori di disturbo.
sequenza verbo + clitico + PS sono rarissimi Se, forti delle considerazioni svolte finora,
(Palermo 1997: 150-61). In sintesi, se nei conte­ proviamo a tornare sui testi esaminati nel grafi­
sti con enclisi pronominale la presenza del PS
co 1 e calcoliamo le percentuali d'espressione
era impossibile prima del verbo (*io dicolo), e
del PS depurate dai contesti in cui l'espressione
altamente improbabile dopo di esso (dicolo io), stessa era inibita da uno dei fattori finora consi­
è legittimo ipotizzare che la legge Tobler-Mus­ derati, notiamo che la presenza pronominale,
safia, fin quando è stata attiva, abbia agito da
da Boccaccio in poi, si attesta su valori assai
freno all'espressione del PS. prossimi al 100%. Riportiamo i dati in una
3. Il vincolo anaforico. Si può così definire la tabella9:
tendenza a non esprimere il PS in presenza di
un soggetto nominale o pronominale coreferen­ AUTORE,OPERA ESPRESS.PS
te già presente nella proposizione coordinata
(Marco esce di casa e 0 chiude la porta; penso Giovanni Boccaccio, Decameron 95,83%
che Marco uscirà di casa e 0 chiuderà la Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle 91,11%
porta), nella proposizione gerarchicamente Giovanni Sercambi, Il Novelliere �8,66%
superiore (Marco pensa che 0 uscirà ) o infe­ Gentile Sermini, Novelle 98,13%
riore (nel caso della subordinata in protasi: Bonaccorso Pitti, Ricordi 90,9%
quando Marco uscì di casa 0 salutò il uicino)8 • La novella del Grasso legnaiuolo 97,12%
Sussiste vincolo anaforico anche nelle princi­ Giovanni Gherardi da Prato,
pali in apodosi con protasi costituita da una Il paradiso degli Alberti 100%
Andrea da Barberino,
subordinata implicita (Marco augurò la buona I Reali di Francia 97,05%
notte a tutti. Pronunciate queste parole, 0 salì Motti e facezie del Piovano Arlotto 92,85%
in camera). In questo caso il soggetto è testual­ Lorenzo De' Medici, Giacoppo 95,34%
mente 'dato', anche se non realizzato fonetica­ Leonardo da Vinci, Favole e facezie 100%
mente per via della mancanza di flessione per­ Niccolò Machiavelli, La mandragola 98,55%
sonale dei verbi di modo infinito presenti nella
D I A C R O N I E

r-- Percentuali simili, e soprattutto !'.azzera­ anche in questo caso (v. grafico in basso) le
178 mento delle differenze tra autore e autore, con­ percentuali d'espressione pronominale.
sentono di parlare, per il periodo in esame e I testi presi in esame, pur differenziati tipo­
con le limitazioni indicate, di un sistema a logicamente, mostrano un andamento costan­
espressione quasi obbligatoria del PS. te, caratterizzato da elevate percentuali
d'espressione. Il valore medio è sostanzialmen­
2 te in linea con la percentuale d'espressione del
LA FISSAZIONE BEMBIANA soggetto nel Decameron (57,11 %). I testi che
riflettono più fedelmente le caratteristiche ver­
Nel momento in cui il sistema pronominale nacolari, dai Ragionamenti del Firenzuola ai
raggiunge questo stadio d'evoluzio1!e, interviene Marmi del Doni, alle commedie del Gelli 11 ,
la fissazione normativa. A questo punto le sorti sono più avanzati nella direzione del completa;­
del fiorentino, che prosegue il suo percorso fino mento del percorso verso l'espressione obbliga­
a diventare una varietà a espressione obbligato­ toria del PS.
ria del soggetto 10 , si separano da quelle degli Dal punto di vista della morfologia pronomi­
altri volgari toscani, che compiono in misura nale si registra in questo torno di tempo un
diversa le varie tappe di questo processo e da notevole incremento delle forme soggettive
quelle dell'italiano letterario, che si avvia lenta­ atone la, gli, le 12 :
mente verso una progressiva riduzione d'uso del
PS e, soprattutto, verso un impiego delle forme abenché da tutti gli era detto il Ciarpaglia
pronominali sempre più vincolato a ragioni sti­ (ARET 4.2)
listiche e pragmatiche. Nel varcare la soglia del quando le sono di quella sorte che sono state
1525 arricchiamo il nostro corpus, affiancando a l'altre de' tempi vostri (GUICC 1.8)
quelli toscani testi prodotti in altre regioni, per
seguire le sorti dell'italiano letterario in questa la vole, a dispetto di tutto il mondo, che le
seconda fase di sviluppo. donne abbino a comandare altretanto a'
mariti (DONI 4.46)
3
L'ITALIANO DEGLI SCRITTORI non fia bene che le siano sottoposte a tali
scempi (DONI 4.48)
Dopo la codificazione grammaticale cinque­
centesca, i testi toscani e quelli di altre regio­ La diffusione di queste forme, pur censurate
ni procedono su strade differenti. Riportiamo dai grammatici, consente il dispiegarsi del

2. Espressione del PS in testi toscani (1525-1840)


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L'ESPRESSIONE DEL SOGGETTO


D .I A C R O N I E

3. Espressione del PS in testi non toscani (1525-1840) 179


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fenomeno della reduplicazione del soggetto: fracassamm'ippetto, gli era un conto; ora che
no' siam salichi tanti gradi più sue, gli è un
finita la compieta, e' gli andrebbe infino alla altro. (G. B. Zannoni, La Crezia rincivilita,
chiesa (FIR 4.21) atto I, se. I, in: Le Ciane di Firenze. Saggio
di scherzi comici dell'Abate G. B. Zannoni,
a tutti paresse che e' gli avesse meritato quel­ Firenze, Barbera, 1950, p. 120).
lo e peggio (FIR 4.46)
le debbono essere tutte grotte, l'anticaglie? Le rare occorrenze di soggetto zero in ZAN,
(ARET 1,24) non essendo più presente l'enclisi posizionale
come fattore inibente, si hanno in presenza di
sì che la non sa dire in quibus -anche ella vincolo anaforico o in frase principale a strut­
(DONI 4.47) tura XV..., vale a dire nei contesti 1 e 3 sopra
esaminati. Al di fuori dei casi estremi di iper­
Il percorso del fiorentino verso l'espressione dialettalità, possiamo osservare che nei testi
obbligatoria del soggetto si presenta compiuta­ toscani del periodo 2 il livello d'espressione del
mente realizzato nelle commedie settecente­ PS diviene una variabile dipendente dal tasso
sche dell'abate Zannoni: di vernacolarità del testo e dalla sensibilità al
problema normativo dell'autore.
SAVERIO: Crezia mia, s'i' t'ho a dì la verità, i' Il problema è radicalmente diverso per gli
mi troo 'mpicciato con questi panni addosso. autori non toscani: essi devono assimilare,
Tu lo sai, i' er'avvezzo a andare 'n carniera, e adattandolo, un sistema allotrio. Esaminiamo
con certe brache, ch'e' ci sarebb'entraco du' o le percentuali d'espressione del PS con l'aiuto
tre a pigione; ora 'n giubba e co' calzoni stia­ del grafico 3, in alto.
ti, e tenuchi su cogli straccali, e' mi par d'aè L'andamento è meno lineare del grafico pre­
le pastoie. cedente, e ciò testimonia che fuori di Toscana il
fenomeno non può considerarsi un fatto di
CREZIA: che vo' tue, gna adattassi. Quandettù sistema bensì una cifra stilistica riconducibile
sta' alla panca a piallare, e io a ittelaio a alle scelte dell'autore. Il valore medio, in questo
'

D I A C R O N I E

secondo insieme di testi, è sensibilmente più «legamento leggiadro e gentile di quelle parole,
basso rispetto a quello dei coevi testi toscani. che senza grazia si leggerebbono, se si leggesse­
Ma che cosa ha determinato l'inversione di ro senza essa [scil. la voce pronominale]» (Prose
tendenza che separa il toscano antico dall'ita­ III, XVIII). Si gettano così le basi per un feno­
liano letterario? E, soprattutto, attraverso meno del tutto nuovo: l'uso del pronome a fini di
quali fasi l'italiano preunitario, solo apparen­ impreziosimento della pagina; scelta, questa,
temente immobile, si è evoluto fino a conqui­ antitetica rispetto all'opposizione vigente
stare la fisionomia odierna? Se «la descrizione nell'italiano antico, che vedeva fronteggiarsi
di questo sviluppo è un compito che ci sta una norma alta, modellata sul latino e basata
ancora davanti e che non sarà privo di implica­ su un uso rado dei PS, e una norma più vicina
zioni interessanti» (Renzi 1991: 207), proviamo all'uso, che prevedeva un impiego più ampio dei
a dare un contributo, del tutto parziale e prov­ pronomi. Gli effetti di questa destabilizzazione
visorio, affiancando all'analisi quantitativa del del sistema si manifesteranno nei secoli succes­
corpus alcune osservazioni sulla riflessione dei sivi, quando il modello bembesco - quello esplici­
grammatici e sulle scelte che riflettono la per­ to enunciato nelle Prose e quello implicito rica­
cezione del problema da parte degli scrittori. vabile dall'usus dell'autore - si imporrà progres­
Il Bembo, pur non occupandosi del fenomeno sivamente nella tradizione letteraria.
nelle Prose della volgar lingua, introduce nella Il processo non fu lineare né tanto meno
sua prassi scrittoria delle ristrutturazioni immediato. Schematizzando, possiamo dire
nell'uso dei pronomi, in qualche modo discor­ che nella prosa cinque-settecentesca si assiste
danti tra loro. Da un lato, mettendo in pratica a una proliferazione pletorica di PS anaforici,
le sue convinzioni teoriche, egli riproduce assai mentre i pronomi deittici sono adoperati anco­
fedelmente il sistema morfologico del fiorentino ra frequentemente, ma con un criterio non dis­
trecentesco, e riporta così indietro di circa due simile da quello dell'italiano d'oggi. Lo squili­
secoli il processo di sviluppo del sistema. Per brio nel sistema è evidente in autori come
esempio evita accuratamente le forme soggetti­ Annibal Caro, Tassoni, Brusoni, Chiari, Ales­
ve atone di terza persona la I gli I le, la cui dif­ sandro Verri, Monti, nei quali le forme di terza
fusioné nel fiorentino costituì, come abbiamo persona sono addirittura più numerose di
visto, una premessa indispensabile per il pas­ quelle di prima e di seconda, fenomeno non
saggio all'espressione obbligatoria del soggetto. riscontrabile in nessun autore toscano precin­
D'altro canto egli si distacca dall'uso trecente­ quecentesco. Si creano così nella prosa lettera­
sco in un aspetto fondamentale: la distanza tra ria post-cinquecentesca, frutto non dell'evolu­
l'impiego dei PS in prosa e nei dialoghi tende zione naturale di un sistema ma «di un'evolu­
ad azzerarsi nelle sue opere: per averne un'idea zione 'deviata'» (Renzi 1991: 208), le premesse
si confronti .il 52,77% delle sezioni di discorso per un uso sbilanciato dei PS: ipertrofico in
indiretto degli Asolani, con il 32,07% delle omo­ terza persona e in discorso indiretto, pragmati­
loghe sezioni del Decameron 13 • camente determinato, secondo criteri analoghi
Inoltre, in un passo delle Prose, si osserva a a quelli dell'italiano d'oggi, nei pronomi deitti­
proposito del pronome non argomentale: «que­ ci. Anche l'inversione del soggetto, che nel
sta voce Egli, non sempre in vece di nome si toscano antico era di norma determinata dal
pone; con ciò. sia cosa che ella si pon molto spes­ contorno sintattico (la presenza di un costi­
so per un cominciamento di parlare, il quale tuente preverbale diverso dal soggetto), sem­
niente altro adopera, se non che si dà con quella bra ormai prevalentemente al servizio della
·voce principio e nascimento alle parole che pragmatica, come strumento di messa in rilie­
seguono; come diede il Boccaccio: "Egli era in vo. Il fenomeno è più vistoso nella lingua della
questo castello una donna vedova", e altrove, commedia:
"Egli non erano ancora quattro ore compiute"».
Poco oltre l'autore aggiunge che a questa forma GERINDO: ma se non avete voi tanto cuore per
si ricorre «più tosto per adornamento [ ... ] che opporvi alle determinazioni d'un fratello,
per necessità», e svolge pertanto non una fun­ l'averò io per oppormi all'ardire d'un rivale
zione grammaticale quanto piuttosto quella di (GIG 11)

L'ESPRESSIONE DEL SOGGETTO


D I A C R O N I E

PASQUALE: [ ...] voi avete il torto in tutti i NOBILE: Or bene, io t'ho còlto adunque, balor­
modi do: io dico adunque il vero, chiamandoti una 181
CELIO: Il torto l'avete voi a tacciarmi di trop­
linguaccia, un maldicente, dappoiché qui
po curioso (GIG 17); non si respira né si dice altro che verità.
CONTE: Ecco la nostra padrona. Guardatela, POETA: Piano, Signore. Vi ricorda egli quanti
se non è adorabile. giorni sieno che voi veniste quaggiù?
CAVALIERE: Oh la bella cosa! Per me stimo NOBILE: Sibbene, tre dì; e qualche ore dappoi
più di lei quattro volte un bravo cane da cac­ ci giugnesti tu ancora.
cia. POETA: Gli è vero. Fu per lo appunto il giorno
MARCHESE: Se non la stimate voi, la stimo io che quegli sciocchi di là sopra, dopo avermi
(GOLD 1,4) lasciato morir di fame, si credettero di beati­
ficarmi, qua collocandomi in compagnia di
4 Vostra Eccellenza.
PERSISTENZA E lNNOVAZIONE NOBILE: Egli avevano ben ragione; se non che
tu non meritavi cotesta beatitudine.
Nel Settecento si manifesta con chiarezza lo
scontro tra una corrente tradizionale che conti0 Qualche decennio più tardi il Leopardi, altro
nua, esaltandolo, quel processo di accoglimento scrittore che, per conoscerla assai bene, era in
e insieme d'eversione del sistema fiorentino cui grado di 'giocare' con la prosa dei maiores, si
si accennava sopra, e una corrente innovatrice, divertì a costruire un falso. Si tratta del Marti­
che individua nell'abuso di PS un rimasuglio rio de' Santi Padri, un volgarizzamento in
della vecchia prosa. Lo iato è più evidente nel toscano antico tratto da un presunto codice
linguaggio della novella e della commedia, in trecentesco, ma in realtà costruito dal poeta
cui emerge la differenza tra un parlato conven­ sulla base del testo greco presente nella biblio­
zionale arcaico (presente nel Cesari e in Gaspa­ teca paterna. Anche Leopardi, fra i fenomeni
ro Gozzi, ma anche in parte della produzione di morfosintattici adoperati per confezionare il
Alessandro Verri), ancora fortemente debitore falso, ricorre a un uso soverchio dei PS:
del Boccaccio e della lingua della commedia
rinascimentale, e un nuovo modello di parlato [ ... ] quello nostro santissimo vescovo Piero il
(presente larvatamente nei commediografi quale era costretto di rifuggire e nascondersi
toscani, più compiutamente in Goldoni), ora qua e ora là, e impedito che e' non potesse
anch'esso in buona misura convenzionale per­ pascere la sua santa greggia. Appresso a que­
ché creato a tavolino dagli autori, ma certa­ sto egli m'era nato in cuore uno disiderio gran­
mente più ancorato alla realtà linguistica con­ de di vedere quelli onorati luoghi, e la Sepoltu­
temporanea. ra e la Resurrezione di Cristo Signore nostro, e
A cavallo tra Sette e Ottocento l'uso sovrab­ gli altri luoghi santi per li quali andava esso
bondante dei pronomi soggetto resta una strada Cristo al tempo che e' recava a fine i suoi
percorribile o da chi volutamente arcaizza, come misteri (tratto da Serianni 1994: 698)
il padre Cesari, o, su opposta sponda, da chi si
diverte a fare il verso alla lingua del 'secol Stiamo cercando di dimostrare che nell'ita­
d'oro'. Un tentativo del genere è praticato dal liano preunitario un modello di lingua tradi­
Parini nel Dialogo sopra la nobiltà, satira zionale e toscaneggiante, caratterizzato dal
sull'ottusa difesa del privilegio aristocratico largo impiego di PS, si contrappone a modelli
oltre i confini della vita mortale. Nel Dialogo la più innovativi, che prediligono un'espressione
differenza linguistica tra l'autore e il personag­ pronominale più rada. La realtà di tale perce­
gio rappresenta anche una presa di distanza zione nella coscienza linguistica degli scrittori
morale e la parodia dell'italiano antico è realiz­ è confermata dall'analisi di alcuni itinerari
zata, oltre che attraverso la veste fonomorfologi­ variantistici. Del particolare significato che
ca del dettato, mediante l'uso ridondante di PS: acquistò il tradizionalismo filotoscano nella
D I A C R O N I E

'�,,-- poetica dell'Alfieri si è ampiamente occupata cinquecentesco avevano costituito un ostacolo


182 la critica letteraria 14 • Le varianti della Vita, all'espressione del PS (in frase principale a
per quel che concerne gli interventi sui prono­ struttura XV, in presenza di vincolo anaforico).
mi soggetto, testimoniano un processo corret­ Collateralmente si procede alla riduzione delle
torio che va nella direzione dell'incremento del forme pragmaticamente superflue (tra paren­
tasso d'espressione pronominale. Riporto in un tesi quadre le varianti della ventisettana):
prospetto i dati relativi all'intera opera 15:
(a) in caso di reduplicazione (Ma! io l'avrei
PERSONA INTRODUZIONE CANCELLAZIONE bene [ben io] il mio povero parere da darle
1,75; e i suoi bravi non son venuti [scherani
la 338 39 non sono essi venuti] più d'una volta a ricove­
2a 1 I rarsi da noi? 5,6);
3a 55 5
4a 2 I (b) quando il PS accompagna il verbum dicendi
5a I I introduttore del dialogo (il tipo diss'egli I
6a 5 1 diss'ella);
(c) quando il PS si trova in posizione postver­
Di segno opposto a quelle dell'astigiano le bale senza che tale collocazione sia giustificata
scelte praticate dal Foscolo e dal Manzoni. Il da ragioni pragmatiche (fece [egli], come per
primo, nel passaggio dall'Ortis milanese del istinto, un grand'inchino 1,35; Non conosceva
1802 all'Ortis londinese del 1817, sopprime in [egli] don Rodrigo che di vista 1,63; Era [egli],
25 casi la forma egli, mentre il meccanismo fin dall'adolescenza, rimasto privo de' parenti
inverso, cioè l'introduzione di egli in luogo di 2,8).
0, avviene solo due volte. La soppressione
riguarda anche il femminile ella (16 volte) e il Che il Manzoni fosse guidato essenzialmen­
pronome io ( 49 casi) 16 . Il Manzoni, nella te da ragioni pragmatiche nella scelta tra
riscrittura del romanzo, compie una vigorosa espressione e omissione del PS è testimoniato
potatura delle forme pronominali (si passa dal dal fatto che, oltre a cancellare le forme ritenu­
32,07% d'espressione del PS della ventisettana te superflue, le integra quando hanno una pre­
al 18,01% della quarantana). Un raffronto tra cisa funzione enfatica o contrastiva (in tondo le
le occorrenze delle singole forme pronominali forme inserite nella quarantana):
soggetto nelle due edizioni chiarisce la portata
del fenomeno 17 : Sentite, Renzo; io non posso dir niente, per­
ché... non so niente; ma quello che vi posso
1827 1840 assicurare è che il mio padrone non vuol far
torto, né a voi né a nessuno: e lui non ci ha
egli 795 64
lui o 184 colpa 2,29
ei 6 o Chi forma poi la massa, e quasi il materiale
esso 9 9 del tumulto, è un miscuglio accidentale
gli 19 3 d'uomini, che, più o meno, per gradazioni
e' 11 2
ella (ell') 479 6 indefinite, tengono dell'uno e dell'altro estre­
lei 4 143 mo: un po' riscaldati, un po' furbi, un po'
essa 24 50 inclinati a una certa giustizia, come l'inten­
la (l') 100 82 don loro 13,2418

Di là dall'aspetto quantitativo, se analizzia­ 5


mo la ratio degli interventi individuiamo due CONCLUSIONE
direttrici fondamentali. Da un lato si tende
alla riduzione delle forme pronominali colloca­ Le correzioni del Foscolo e del Manzoni
te in quei contesti che già nel fiorentino pre- determinano un'inversione di rotta nei con-

L'ESPRESSIONE DEL SOGGETTO


D I A C R O N I E

fronti sia dell'italiano letterario sia del fioren­ sce prevalentemente le terze persone anafori­
tino parlato: anche a partire dal magistero di che (e in questo è da vedere una reazione 183
questi autori si impone l'abitudine di omettere all'uso ipertrofico di tali forme in tanta prosa
il pronome soggetto o, in alternativa, di sosti­ del periodo precedente) e contribuisce a creare
tuirlo con altri elementi anaforici (un soggetto un modello di scrittura media e di parlato colto
nominale, un dimostrativo). La sfoltitura colpi- che ancor oggi sopravvive19 .

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no contemporaneo, Atti del 3 ° incontro italo­ Ferrero (1959) = Giuseppe Guido F., Le due
austriaco di linguisti a Graz, 28-31 maggio redazioni della «Vita» alfieriana, «Giorna-
' o I A e R o N I E

le Storico della Letteratura Italiana», Serianni (1988) = Luca S. (con la collabora­


CXXXVI, pp. 389-422 e 579-94. zione di Alberto Castelvecchi), Grammati­
Fubini (1954) = Mario F., Dal Muratori al ca italiana, Italiano comune e lingua lette­
Baretti. Studi sulla critica e sulla cultura raria. Suoni, forme, costrutti, Torino,
del Settecento, Bari Laterza (2a edizione). UTET.
Palermo (1997) = Massimo P., L'espressione Serianni (1993) = Luca S., La prosa, in Sto­
del pronome personale soggetto nella sto­ ria della lingua italiana, a c. di Luca
ria dell'italiano, Roma, Bulzoni. Serianni e Pietro Trifone, 3 voll., Torino,
Einaudi, 1993-94., vol. I, pp. 451-577.
Patota (1984) = G iuseppe P., Ricerche
sull'imperativo con pronome atono, «Studi Serianni (1994) = Luca S., Italiano antico,
Linguistici Italiani» X, pp. 173-246. italiano anticheggiante, in: Palmira
Cipriano, Paolo Di Giovine, Marco Manci­
Patota (1987) = Giuseppe P., L'«Ortis» e la
ni (a c. di), Miscellanea di studi linguistici
prosa del secondo Settecento, Firenze,
in onore di Walter Belardi, Roma, Il cala­
Accademia della Crusca.
mo, pp. 695-708.
Renzi (1983) = Lorenzo R., Fiorentino e italia­
Simone (1993) = Raffaele S., Stabilità e
no: storia dei pronomi personali soggetto, in:
instabilità nei caratteri originali dell'ita­
Federico Albano Leoni et alii (a c. di), Italia
liano, in: Alberto A., Sobrero (a c. di),
linguistica: idee, storia, strutture, Bologna,
Introduzione all'italiano contemporaneo,
Il Mulino, pp.223-239.
vol. I, Le strutture, Bari, Laterza, pp. 41-
Renzi (1985) = Lorenzo R., Nuova introdu­ 100.
zione alla filologia romanza, Bologna, Il
Ulleland (1960) = Magnus U. Alcune osser­
Mulino, 1985.
vazioni sulla legge Tobler-Mussafia, «Stu­
Renzi (1991) = Lorenzo R., Per una storia dia Neophilologica» XXXII, pp. 53-79.
della struttura della frase in italiano: il
Vanelli (1986) = Laura V., Strutture temati­
fiorentino del Cinquecento, «Linguistica»,
che in italiano antico, in: Harro Stam­
XXXI, Paulo Tekavcié sexagenario in
merjohann (a c. di), Tema-rema zn
honorem oblata, pp 201-10
italiano, Ti.ibingen, Narr, pp. 249-74.
Renzi (1992) = Lorenzo R. I pronomi soggetto
in due varietà substandard: il fiorentino e * Nel presente articolo confluiscono alcuni
il français avancé, «Zeitschrift fiir romani­ risultati di una più ampia ricerca, pubblica­
sche Philologie», 108, pp. 72-98. ta come volume autonomo (Palermo 1997),
Renzi - Vanelli - Benincà (1985) = Laura V., cui si rimanda per maggiori dettagli sulla
Lorenzo R., Paola B., Tipologia dei prono­ selezione del corpus, sui criteri con cui sono
mi soggetto nelle lingue romanze, «Qua­ stati effettuati gli spogli, sull'impostazione
derni patavini di linguistica» 5, pp. 49-66. generale del lavoro.

L'ESPRESSIONE DEL SOGGETTO


D I A C R O N I E

D Tenuto conto del fatto che alcuni testi toscani non fio­ liJ Le percentuali riportate nella tabella tengono conto 187
rentini come le lettere mercantili senesi(ORIG) e le ingiu­ dei soli contesti d'espressione o omissione del PS in pro­
rie lucchesi(ING) presentano una situazione addirittura più posizione principale e in discorso diretto, con esclusione del­
avanzata nella direzione dell'espressione obbligatoria del PS le frasi a struttura XV... , dei verbi con enclisi pronomina­
rispetto ai testi fiorentini coevi, ho ritenuto legittimo esten­ le, dei contesti soggetti al vincolo anaforico. In subordina­
dere l'indagine ad altre varietà toscane. Resta natural­ ta le percentuali d'espressione sono generalmente più ele­
mente da spiegare, ma non ce ne occuperemo in questa se­ vate, ma al tempo stesso meno sensibili ai vincoli da noi in­
de, come mai in epoca moderna il fiorentino abbia comple­ dividuati.
tato il processo di sviluppo verso l'espressione obbligatoria
del PS mentre altre varietà toscane abbiano compiuto solo IIiJ Le fasi di questo percorso sono descritte in vari lavori di
in parte questo percorso. Renzi(1983, 1991, 1992).

Il L'obbligatorietà del soggetto sembra essere stretta­


mente correlata al tipo di struttura della frase. Per una trat­
m Proprio sulle commedie del Gelli, «che rappresentano in
modo vivo la lingua parlata del tempo» (p. 202) si fonda
tazione del problema con riferimento alle lingue romanze si l'analisi del fiorentino cinquecentesco presente in Renzi
vedano Renzi-Vanelli-Benincà(1985); Vanelli(1986);(Ren­ (1991).
zi 1985: 267-75).
l!J Pe; la genesi e lo sviluppo di tali forme pronominali nel
Il Per lo scioglimento delle abbreviazioni presenti in que­ fiorentino si rimanda a Bostrom(1972).
sto e nei successivi grafici e citazioni si veda la scheda al­
le pagine 183-5. DJ I dati sul Boccaccio sono relativi allo spoglio dei primi
50 paragrafi dell'Introduzione.
Il Qualche dato per facilitare il confronto con lo scritto con­
temporaneo. Dall'analisi di campioni di circa 20.000 ca­ IIJ Cfr. almeno Fubini (1954), Ferrero (1959), Beccaria
ratteri la percentuale d'espressione del PS risulta del (1974). Serianni(1993: 541) sottolinea che il conservatori­
18,40% nei Racconti romani di Moravia, del 10,22% nel smo linguistico dell'Alfieri fu più un abito ideologico che una
Lessico famigliare della Ginzburg, dell'8,79% in Un uomo concreta scelta operativa.
della Fallaci. Tralascio in questa sede il problema delle
differenze tra italiano scritto e parlato. Cenni al problema l!ìJ Le varianti della Vita dell'Alfieri sono analizzate nella
in Simone(1993: 86). tesi di laurea di Marilena Cafasso, relatore prof. Luca Se­
rianni, discussa a Roma (Università «La Sapienza») il
El Si può anche ipotizzare, con Freedman(1983), che il vol­ 25/11/1996, da cui traggo i dati riportati nella tabella.
gare duecentesco fosse una lingua a espressione facoltati­
va del PS e che solo a partire dal '400 abbia sviluppato 1m Cfr. Patota(1987: 70).
l'espressione obbligatoria. Sarebbe però difficile, in questo
caso, spiegare le alte percentuali d'espressione pronominale lii Riporto, con minime variazioni, la tabella presente in Bo­
in testi come ORIG, TRI, DICL, ING. Per una disamina cri­ strom(1972: 168).
tica del contributo di Freedman cfr. Palermo (1997: 28-
30). I.Til Ulteriori esempi in Boco(1986: 44-49).
lii Schematizzando, e prescindendo dai casi di oscillazione, IIil Anche in seguito a tali scelte si è consolidata la perce­
l'enclisi è oggi obbligatoria con i verbi all'imperativo affer­ zione, ancor oggi presente nella coscienza linguistica dei par­
mativo, all'infinito, al gerundio, al participio. lanti sebbene non codificata dalle grammatiche, dell'uso ab­
bondante di PS anaforici di terza persona come marca di au­
fl Per un accurato studio diacronico del problema cfr. Pa­ licità, arcaicità o letterarietà. Sulla tendenza ad evitare l'uso
tota(1987). del PS anaforico di terza persona e a sostituirlo con altri coe­

El
sivi nel parlato sorvegliato e nella scrittura giornalistica cfr.
Ci limitiamo a riscontrare la permanenza o il cambia­ rispettivamente Berretta (1986: 55) e Serianni(1988: 207).
mento di soggetto all'interno dell'unità frasale. Natural­ Tale soluzione è il risultato di una sorta di imbarazzo tra la
mente vincoli riconducibili alla continuità del tema agi­ scelta in favore delle forme tradizionali, sentite come trop­
scono anche su segmenti testuali più ampi, ma tale tipo di po formali, e quella di lui I lei I loro, troppo sbilanciate
analisi avrebbe esulato dallo scopo della presente ricerca, verso l'uso informale.
che è quello di individuare regole sintattiche che governi­
no l'espressione del PS.
GISCEL
http://www.bdp.it/-giscel e-mail: giscel@bdp.it

Ricominciamo dalla scrittura


a cura di SILVANA FERRERI

lii a prova di italiano si rinnova. La rifor­


ma degli esami di maturità introduce molti
ta diversi aspetti positivi, che elenchiamo per
punti.
elementi di innovazione nella prova di italiano 1. Lo studio delle discipline a livello medio-su­
(ne ha già parlato R. Simone, «IeO», 13, 1998, pp. periore - italiano in testa, a seguire tutte le al­
68-69) . Vediamo da vicino come cambia o do­ tre materie nessuna esclusa - richiede anzi im­
vrebbe cambiare l'esame e proviamo a ipotizzare pone la padronanza di una vasta gamma di for­
cosa, di conseguenza, dovrebbe modificarsi nelle me testuali scritte, in ricezione ma anche in pro­
pratiche di scrittura in uso a scuola. L'uso del duzione. Dalle relazioni su esperimenti scientifi­
condizionale è d'obbligo per esorcizzare il perico­ ci alle analisi e commenti di testi, la scuola che
lo che quanto previsto in via transitoria per l'an­ innova, e precede le riforme, da tempo ha diver­
no scolastico 1998/99 - «le forme di scrittura da sificato le pratiche di scrittura realizzando il du­
utilizzare relativamente al punto B (v. più oltre) plice obiettivo di consolidare abilità già attivate
sono quelle del saggio breve o dell'articolo di gior­ nella scuola di base e di ampliare le possibilità
nale» - si stabilizzi sclerotizzando il dettato isti­ espressive in un sempre più vasto numero di for­
tuzionale e riducendo le varie forme di scrittura me testuali. Indicarle come prove opzionali d'esa­
al consueto tema. me serve a estendere a tutti gli studenti una pra­
Cosa propone il Ministero. Leggiamo il se­ tica necessaria nella scuola e utile nella quoti­
condo punto dell'articolo 1 del decreto ministeria­ dianità della vita sociale.
le (in via di definizione formale, ma si veda la leg­ 2. La scrittura di tanti testi diversificati fa ve­
ge 425 del 10.12.1997 art. 3) concernente le mo­ dere con maggiore nettezza la necessità, opaciz­
dalità di svolgimento della prima prova scritta. zata dalla consuetudine di temi e solo temi, di
2. Il candidato deve realizzare, a propria scelta, insegnare a scrivere. Ciò vuol dire che l'attenzio­
uno dei seguenti tipi di elaborati proposti dal Mini­ ne deve spostarsi dal prodotto finito - che rima­
stero della Pubblica Istruzione: ne obiettivo da raggiungere - al processo da at­
A - analisi e commento, anche arricchito da no­ tivare e seguire con attenzione nelle sue molte­
te personali, di un testo letterario o non letterario, plici fasi. L'apprendimento non può essere dato
in prosa o in poesia, corredato da indicazioni che per scontato e deve essere costruito paziente­
orientino nella comprensione, nella interpretazione mente.
di insieme del passo e nella sua contestualizzazio­ 3. Anche il tema riceve nuove spinte propulsi­
ne; ve dalla concorrenza. Si fa strada l'idea - già
B - sviluppd di un argomento scelto dal candida­ chiara agli insegnanti di lingua straniera - che
to tra quelli proposti all'interno di grandi ambiti di ri­ le consegne di scrittura devono contenere gli ele­
ferimento storico-politico, socio-economico, artisti­ menti essenziali per avviare a una produzione
co-letterario, tecnico-scientifico. L'argomento può adeguata: a chi si scrive, per quale scopo, quale
essere svolto in una torma scelta dal candidato tra registro linguistico, ecc.
modelli di scrittura diversi: saggio breve, relazio­
ne, articolo di giornale, intervista, lettera. Cosa fa il Giscel per la scrittura. Molto. Si
C - sviluppo di un argomento di carattere stori­ scorrano i titoli ma anche gli indici della collana;
co, coerente con i programmi svolti nell'ultimo an­ ricordiamo La Bella e la Brutta. Il processo di
no di corso; scrittura nella scuola di base (a cura di F. Man­
D - trattazione di un tema su un argomento di or­ delli e L. Rovida) La Nuova Italia, Firenze 1998,
dine generale, attinto al corrente dibattito culturale, che mostra un percorso di scrittura colto nella
per il quale possono essere tornite indicazioni di pratica della revisione degli elaborati. Inoltre il
svolgimento. Giscel è impegnato con la Direzione per l'Istitu­
Cosa ne pensiamo. L'apertura verso forme zione classica del Ministero della P.I. a realizza­
di scrittura relazione, articolo, intervista, lette­ re un progetto destinato agli insegnanti della se­
ra, commento quali prove possibili per verificare condaria superiore per ripensare alla scrittura e
capacità di dominio della lingua italiana presen- alla sua didattica nell'ottica dell'innovazione.

ITALIANO E OLTRE, Xlii { 1998)


I COLORI DELL'ITALIANO
a cura di
DOMENICO RUSSO

Napoli, ma non solo 189

Napoli EDGAR RADTKE


1 zione dell'italiano regionale con la tensione fra
FRA DIALETI'O E STANDARD lingua standard e dialetto. Con l'accesso all'ita­
liano standard anche da parte dei ceti sociali più
e sappiamo relativamente bassi, la dialettofonia regredisce in favore di una
poco delle varietà dialettali diffusione di un italiano più o meno caratterizza­ I.
della Campania (vedi però to dal sostrato dialettale, che si manterrebbe an­
ora Radtke 1988 e 1997 e che dopo la definitiva perdita dei dialetti. Per
Sornicola 1997), sappiamo quanto riguarda la Campania questa «sfera in­
ancora molto meno del ma­ termedia», situata fra i due poli del dialetto e
nifestarsi degli italiani re­ dell'italiano standard, si manifesta nei modi
gionali nella regione. A dire espressi nel grafico della pagina seguente.
il vero la ricerca si limitava I vari dialetti locali si orientano sempre di più
fino a poco tempo fa alle verso un livello sovralocale, cioè verso dialetti re­
pur preziose notazioni di gionali che subiscono l'influsso della parlata ege­
van Tiel-Di Maio (1975), mone napoletana. In sostanza, tale processo può
circoscritte al lessico, e di Varvaro (1985), non­ essere definito come una napoleta.nizzazione.
ché agli ultimi due capitoli di Bianchi-De Blasi­ Basti accennare all'esempio del procidano: il dia­
Librandi (1992 e 1993). C'è ancora molta strada letto dell'isola si è sempre staccato dal napoleta­
da fare rispetto al livello di descrizione raggiun­ no, tuttavia negli ultimi tempi si nota la diffusio­
to dagli studi relativi alle altre regioni. Comun­ ne del nap. aggio «ho» a danno della forma origi­
que la situazione è sul punto di migliorare, se nariamente procidana ho, soprattutto presso i
prendiamo in considerazione una iniziativa di parlanti più giovani. Anche la sostituzione delle
documentazione come la scelta di testi del San­ forme cilentane trezza «treccia», fazzo «faccio»
nio presentata da Maturi (1997), i progetti coor­ con le varianti napoletane treccia, faccio nel Ci­
dinati per la descrizione della variabilità nella lento sembra inserirsi in questo processo di con­
Regione Campania sotto la direzione di Rosanna vergenza. I dati ALCam sembrano confermare
Sornicola e per l'Atlante Linguistico della Cam­ questo sviluppo, eccezion fatta però per la perife­
pania (ALCam) di chi scrive, atlante che inseri­ ria di Napoli, che elabora piuttosto norme «sel­
sce anche il livello dell'italiano regionale nella vagge», o meglio, innovative, che contrastano con
rappresentazione cartografica. il modello napoletano. Il rifiuto del napoletano
Come del resto un po' ovunque in Italia, in in quanto varietà egemone riguarda apparente­
Campania con l'italianizzazione delle aree dia­ mente in misura maggiore la zona che circonda
lettofone si va consolidando una nuova dinamica direttamente la zona urbana del centro. Mentre
all'interno dell'architettura delle ,varietà dopo ci si aspetterebbe in genere anche un'italianizza­
l'Unità (anche se la diffusione della lingua italia­ zione dei dialetti, si osservano tendenze che con­
na come mezzo di comunicazione riguarda l'inte­ solidano la creatività o la capacità innovativa an­
ra storia della lingua italiana). che dei dialetti locali, che non assorbono neces­
I sociolinguisti e i dialettologi favoriscono un sariamente gli elementi lessicali dell'italiano per
modello di variazione che spieghi la manifesta- denominare nuove cose, ma hanno creato addi-

ITALIANO E OLTRE, Xlii (1998) pp. 189-197


ITALIANI REGIONALI

190 polo dello standard I


sfera media I polo del dialetto
I
I
I

i
I

. ,:
IS/IR/DI/DR/D1,2,3
commistione di varietà ...,_ DI i D1

..
QR+--D2
I
I
I
I
I
I
I
I

I •/ (influssi di sostrato djalettale)


I
◄ --
IR-- ---- ---+I -- on
I
I
I
I
I
I
I
I

IS ---!--, -----1• IR Dl+--DR◄ 1 D


I
I
italiahizzazione napo letamzzaz10ne
. .
I
I I
I
I
I
I
I

italiano italiani dialetti diajetti dialetti


I
I
I
standard I
I regionali italianizzati regi()nali locali
(IS) I
I (IR) (DI) (D�) CD,.d
I
I I

rittura neglogismi a livello dialettale come ad es. invece nient'altro che una dinamicità impressio­
'o 'mbroglio dint o cascione «televisore» o in un
!
nante nella sfera media del substandard lingui­
momento antecedente 'o 'mbroglio dint! o lenzuo­ stico, un settore che, fino a qualche decennio fa,
le «cinema» a Casale (prov. Caserta). costituiva piuttosto un vuoto. Nella diacronia
L'italianizzazione non provoca automatica­ della coesistenza di lingua e dialetti possiamo
mente una paralisi della vitalità dialettale. Per notare che la sfera media occupa negli ultimi
la regione Campania non è opportuno pronosti­ trent'anni una posizione più marcata rispetto al­
care la morte dei dialetti: quanto si nota non è la ben delimitata diglossia precedente:
polo dell'IS sfera media polo dei dialetti

fino agli anni '50

oggi

Spostamento della presenza dei tipi di varietà

I 'NAPOLETANI'
ITALIANI REGIONALI

Possiamo perciò presumere che l'interesse rietà di Napoli non sono in nessun modo stig­
dei linguisti debba mirare soprattutto alla de­ matizzate, l'autovalutazione fuori Napoli tende 191
scrizione delle varie manifestazioni della sfera a valorizzare la varietà linguistica autoctona
media. Non è proficuo stabilire un identikit del­ del luogo. Si preferisce in questo contesto il ri­
le varie denominazioni per varietà e sotto va- conoscimento dell'italiano regionale come un
rietà, poiché tale delimitazione riguarda non un sottogruppo: l'italiano del Cilento, l'italiano ca­
fatto intralinguistico, ma un sapere dell'uso lin­ sertano, quello del Sannio, quello irpino, ecc.
guistico diffuso dai parlanti stessi nonché dai Queste varietà non dispongono di veri e propri
linguisti - ci sono tante varietà quante ne vo­ saliency markers che garantiscano l'esclusività
gliono i parlanti... Invece di categorizzare l'ita­ di un dato tratto per una data area, ma le sfu­
liano regionale in Campania, è più opportuno mature riguardano delle distribuzioni differen­
distinguere all'interno della sfera media due ziate nell'uso della lenizione (quando vs. quan­
modi di comunicazione: uno che ruota attorno to) o del betacismo (tre vacche vs. tre bbacche) o
all'italiano regionale e ai suoi derivati, l'altro del rotacismo (maronna vs. madonna). La pre­
che va inteso come una commistione di varietà sunta omogeneità non coincide con la distribu­
che copre tutta la gamma fra i due poli dell'IS e zione variegata di tali fenomeni a livello. della
dei dialetti. Fra questi poli - per dirlo con una frequenza. Comunque, il parlante di Salerno o
boutade banale - tutto è possibile. In molti di Benevento non vuole (più) parlare come il
parlanti - così confermano almeno le inchieste parlante napoletano. Nei confronti del com­
per l'ALCam - la commistione di varietà rap­ plesso di inferiorità dei parlanti del Mezzogior­
presenta la regola, solo Napoli costituisce un'ec­ no diagnosticato da Ludtke (1956) più di qua­
cezione. rant'anni fa, l'utente odierno dell'italiano re­
gionale non ritiene più automaticamente que­
2 sta varietà una parlata inferiore rispetto ad al­
ITALIANO DI NAPOLI tre varietà.
= ITALIANO DELLA CAMPANIA? Dal punto di vista sociolinguistico, non è pri­
vo di interesse come i tratti regionali vengano
Fino ad oggi è stato sempre accettato il pre­ giudicati. P. Maturi (1998) ipotizza un modello
giudizio che l'italiano regionale della Campa­ che distingue i tratti leggeri (come la palataliz­
nia si riduca all'italiano parlato di Napoli, che zazione davanti a [k, g, p, b] in scuola, spalla,
funge da parlata egemone in analogia con lo sgarrupato, sbagliare) da quelli intermedi (co­
status del dialetto napoletano (letterario). Cer­ me avere da + infinito per «dovere») e da quelli
tamente, Napoli rappresenta l'unico centro ur­ pesanti (come la palatalizzazione dila/>/r,/) per
bano che possa essere considerato come punto spiegare la persistenza di continui residui dia­
di irradiazione (Radtke 1982, Sornicola 1977 e lettali anche in registri vicini allo standard. È
1979). Però, gli atteggiamenti linguistici dei da ritenere che tale raggruppamento debba
parlanti fuori Napoli dimostrano spesso una piuttosto seguire il grado di dialettalità da veri­
certa renitenza ad accettare il ruolo di Napoli ficare a livello empirico, laddove la categoria
città come promotrice di innovazioni linguisti­ «peso» è purtroppo di carattere intuitivo. Con
che. Malgrado il prestigio del dialetto napole­ maggiore probabilità subentra l'ipotesi che al­
tano c'è un'apparente opposizione contro il mo­ cuni tratti regionali o dialettali siano talmente
dello napoletano e si costituisce spesso una va­ interiorizzati che non possano più essere facil­
rietà regionale non-dialettale indipendente­ mente contrastati presso il parlante. Comun­
mente dall'area napoletana. Con il superamen­ que, alcuni tratti diatopici tendono a essere pre­
to graduale della vergogna della propria dia­ senti in registri formali anche in parlanti colti,
lettofonia si esprime un rifiuto del modello lin­ mentre altri presentano una netta marcatezza
guistico proposto da Napoli. Anche se le va- diastratica.
ITALIANI REGIONALI

,__
192
3
PECULIARITÀ FONETICHE
con pronuncia sorda: casa ['kasa];
• i nessi [ns, ls, rs] conoscono le varianti [nts, lts,
rts]: denso, falso, corso;
I parlanti campani condividono la maggior • l'anaptissi soprattutto in nessi consonantici di
parte dei tratti regionali a livello fonetico con gli parole dotte come [,teke'nika] «tecnica»;
utenti di un italiano regionale panmeridionale. • a livello soprasegmentale si nota una distribu- ·
L'unico tratto tendenzialmente esclusivo si ri­ zione dell'energia che dà più rilievo alla sillaba
scontra nella palatalizzazione delle sibilanti da­ accentuata rispetto alle sillabe non accentuate,
vanti alle occlusive [k, g, p, b], anche se le regola­ energia che è molto più forte rispetto al tosca­
rità possono variare come la palatalizzazione del­ no. Tale tendenza favorisce anche l'elisione in
la s davanti a [t]: lf/tagno «stagno» nel nord-est casi come dotto' «dottore» e così via.
campano e in una parte del Sannio. I non-campa­
ni attribuiscono in genere questo tratto anche ai 4
napoletani, soprattutto nelle parodie sulla napo­ PECULIARITÀ MORFOSINTATTICHE
litudine in trasmissioni televisive o nella produ­
zione cinematografica soprattutto nelle comme­ Malgrado i problemi dell'identificazione dei
die come l'ipercorrettismo ['kift;-i] «questo» che tratti regionali con l'italiano parlato a Napoli si
rappresenta un vero e proprio scibboleth. In ge­ elencano di seguito peculiarità che caratterizza­
nere vanno attribuite all'italiano regionale della no queste varietà:
Campania le seguenti peculiarità: • l'uso dell'accusativo preposizionale per perso­
ne: ho visto a tua sorella;
• tendenza all'elisione delle vocali non accentua­ • l'uso del dativo etico: mi sono mangiato una
te anche nell'italiano parlato o tendenza all'in­ mela;
debolimento verso [;-i]: doman;;J, buona nott'; • l'estensione del riflessivo nei verbi intransitivi
• estensione del rafforzamento sintattico in con­ o a scapito del passivo: si è operato «è stato
testi dove non si effettuerebbe nell'italiano operato»;
standard: chi sa [ki's:a]; • il costrutto col participio passato dopo i verbi
• mancanza di una distinzione oppositiva fra le di volontà in casi come voglio essere spiegato
vocali medie [e, E, o, ::i] contrariamente al mo­ la lezione;
dello toscano: pesca, colonna; • la persistenza del Voi come forma allocutiva e
• si pronuncia la i postpalatale dopo [(t)I] in cie­ del Don;
lo, scienza; • la preposizione a in senso possessivo: sono
• uso della 1 velare [l]: alto ['alto], ['awto]; amico a tuo fratello;
• scioglimento dell'affricata [tI] > [IJ: pace • la prevalenza di -ella come diminutivo: una
['paf;-i]; spiaggia trascuratella;
• diffusione sempre maggiore della lenizione di • il costrutto che + verbo + a fare in luogo del
[t, p, k]. Secondo i dati AIS, il fenomeno si con­ pronome interrogativo perché: che sei venuto a
centrava geograficamente nell'Italia mediana fare?;
e non andava oltre Napoli. Negli ultimi tempi • l'uso transitivo dei verbi salire, scendere, en­
il fenomeno è in via di accelerata estensione. trare, uscire: entro la macchina nel garage;
Questo tema è stato trattato da Albano Leoni­ • stare per «essere», tenere per «avere»: tengo fa­
Maturi 1991 sull'esempio dei discorsi del poli­ me; l'uso di ci sta per «c'è»;
tico Ciriaco De Mita. Negli anni Settanta «la • la diffusione della preposizione vicino a in
Repubblica» intitolava un articolo sull'ex-mini­ espressioni come dico vicino a lui, urtare vici­
stro Antonio Gava se la gava sempre, utiliz­ no a lui «contro»;
zando qui un gioco di parole; • l'uso dell'oggetto diretto in la telefono «le te­
• la s intervocalica va quasi sempre realizzata lefono», la voglio bene «le voglio bene»;

I 'NAPOLETANI'
ITALIANI REGIONALI

• l'uso dell'indicativo dopo i verba putandi: cre­ tico, vd. Cortelazzo 1996, pp. 50-51). Tali dialet­
do che ha ragione; talismi acquistano un rango nazionale (vd. la 193
• l'uso dell'aggettivo in funzione avverbiale: va sintesi di Avolio 1994).
buono, fa freddo uguale;
(c) Le peculiarità del lessico regionale in Cam­
• l'uso di bello e 'o vero nei sintagmi seguenti:
pania si basano sulla creatività semantica di uno
bell'e buono «improvvisamente», portami un
spostamento di significato di voci presenti
caffè bello caldo, è bello fresco (come fra l'altro
nell'italiano comune. È il caso di bussare «suona­
nell'italiano di Roma); è ignorante 'o vero «è
re» (il telefono bussa), di chiedere «cercare», di
veramente ignorante», è bello 'o vero «è vera­
corto «basso» e così via. Possiamo definire i risul­
mente bello»;
tati di tale fenomeno come italianismi con speci­
• la posposizione dell'avverbio in sintagmi come
ficità semantiche regionali.
sei scemo proprio.
(d) Inoltre è ben rappresentato un gruppo di
5 regionalismi puri che non si rifanno né al dialet­
IL LESSICO to né all'italiano standard come cadere malato
«ammalarsi» o farsi brutto «arrabbiarsi». Appa­
Per quanto riguarda la differenziazione delle rentemente si tratta di veri e propri regionalismi
impronte regionali nel lessico dobbiamo distin­ non ricollegabili con altre varietà.
guere cinque livelli:
(e) Infine si osserva anche la tendenza a dia­
lettalizzare italianismi in esempi come resetta <
(a) Spesso certi dialettalismi vengono integra­
ingl. to reset (appartenente al linguaggio setto­
ti nell'italiano, processo questo da definire come
riale dell'informatica) o sintagmi del tipo ru par­
una italianizzazione geograficamente limitata. Si
cheggio (Sannio; i due esempi sono presi da P.
tratta di voci come corrìvo «rabbia», mappina
Maturi). Lo schema in basso illustra le vie di pe­
«cencio», quarto «stanza».
netrazione del lessico a livello regionale.
(b) Tale processo può occasionalmente andare La parte più interessante di tale classificazio­
oltre la limitatezza geografica e subentrare ne risiede nella categoria degli elementi nuovi
nell'italiano comune con voci come mozzarella o che non appartengono né al dialetto né alla lin­
sfizio «capriccio, divertimento» (diffuso negli anni gua standard. Tale creatività è stata finora poco
Cinquanta dai film di Totò) o il recentissimo in­ studiata; infatti la maggior parte dei regionali­
ciucio «pettegolezzo» (diffuso dall'ambiente poli- smi viene il più delle volte spiegata mediante il

Lessico regionale

dialettalismo italianismo 0 italianismo

I \
regionalismo
t
(con spostamento
t
regionalismo
t
semantico) genuino/
regionalismo italianismo regionalismo innovativo dialettalismo

faticare mozzarella cercare farsi brutto pulmanne


«lavorare» «chiedere» «arrabbiarsi» «autobus»

pezzente vongola cacciare scostumato busta


«mendicante» «tirar fuori» «maleducato» «sacchetto»
ITALIANI REGIONALI

contatto con altre varietà. Tuttavia, rimane sem­


L'INVITO A PRANZO
pre uno strato lessicale che può essere definito
originale e innovativo, seppure a livello quanti­ Il testo che segue è una conversazione raccol­
tativo tali regionalismi rappresentino la parte ta nel corso di una registrazione per l'ALCam il
più ricercata. Gli italiani regionali della Campa­ 12-7-1995 a Agerola. L'intervistatrice E. viene
nia sono qualcosa di più di una varietà costituita pregata di rimanere a pranzo dalla parlante
unicamente da interferenze. G.P. Si discute se E. resterà o meno a pranzo
Per quanto riguarda il sapere demolinguistico dalle due donne e su che cosa ci sarà da man­
è da ritenere che la stigmatizzazione degli italia­ giare. Poi si parla della disposizione dei locali
ni regionali della Campania e in generale del nell'appartamento, i particolare della scomoda
Mezzogiorno ceda il passo, negli ultimi trent'an­ posizione della cucina.
ni, a una consapevolezza dell'italiano regionale F2.: si11u'ri se vu'lite man1 d3a ku m:e 'md:a a
che respinge tale stigmatizzazione. Il dislivello 'tavola 'bka
nell'autovalutazione della propria varietà regio­ E.: No, non vi preoccupate perché aggio...
nale fra il Nord e il Sud non si riscontra più gra­ F2.: XXX a ku'Sina per'ke man 1 d3amo noj di
zie a una neutralizzazione in aumento nella so­ fa'mika aj ka'pi
cietà italiana (vedi Radtke 1982 a). Un simile E.: Eh, non vi preoccupate, mettiteve inta a cu­
sviluppo s'inserice nella rivalutazione del dialet­ scina. A parte u fatto ca io si pure mangiava cu
to in Campania. vvuie a putive andà a mettere int'a cucina sen­
Il sapere linguistico dei parlanti stessi rivela za proprio problemi perch'io non mi formaliz­
zo...
spesso una specie di ignoranza nell'uso dell'ita­
F2.: ah a'l:o ma'gara XXX per ne's:uno mo'tivo
liano regionale. Un regionalismo appartenente aj ka'pito pe sta p:ju a'l:arga
all'ambito della manifattura pasticcera come E.: aggio capito man nun...
prussiana (dolce conosciuto altrove come venta­ F2.: per'ke a ku'tSina kwa e v:e'nuta un p:i 'Scu­
glio) viene perlopiù ritenuto la forma italiana ra per'ke sa'pite pe'k:e pe'k:e 'am:a fat:a tre
1

corretta, mentre il suo uso è ristretto a Napoli e k:war'tirn e :i'11una s e p:i'kafa a 1kasa 's:ija n:i
alla zona di Caserta. Ciò si spiega anche col fatto a'l:ora pe nun da fa1stida 'una ko n 'altra 'am:a
che la denominazione italiana non è conosciuta. kre'afa na Skali'nafa per'tS:i e m:a'nuta XXX a'­
Se abbiamo finora sottolineato la diversifica­ vefa 'vista e i so 'kjuta a'setra e a'l:ora fa't:Scnda
zione degli italiani regionali nell'area campana, ka a Skali'nafa 'tan:a nun tSi rifle't:jet: era per'ke
po'tevana u 'mura 'tut:a 'lib:era o po'tevana ri­
per il lessico che rappresenta certamente il livel­
mav'ne XXX nun tSi fa1tSetjema kasa e a'l:ora
1

lo più omogeneo dobbiamo relativizzare tale ipo­ XXX 'misa a 'rinta n:i p:i 'kwand e u d:o'mana
tesi. Benché tale diversificazione si fondi sulla 'VEI)gona i 1fu:a 'mjej s 'an:a staIJ'kata i sta a 'udi­
variegata distribuzione dei tratti presenti in ma­ ne e se na 'van:a va'ni k:a sa a'kontSano a 'm::ido
croaree come la lenizione, il betacismo, il raddop­ 1 brn
piamento sintattico, ecc., il lessico si distingue E.: E si po' allargà...
invece per la sua omogeneità. Inoltre mancano F2.: pe'k:e il di'frt:a dopa 'fat:a na 'kasa 'cSana
gli studi sull'italiano delle varie città che possono 'scmpa 'tut:a
documentare eventuali sfumature lessicali. Si
può addirittura presumere uno strato lessicale per subentrare nelle città e nelle zone di campa­
sostanzialmente pancampano o panmeridionale gna, facendo di Napoli il centro irradiatore.
in genere. Il lessico degli italiani regionali in
Campania è comunque differenziato al suo inter­ 6
no dal fondo lessicale dialettale. Almeno a livello LE FONTI SCRITTE
lessicale si potrà identificare l'italiano di Napoli
con quello regionale delle province, poiché la sua Le attestazioni storiche sorgono in modo più
diffusione parte dal nucleo urbano napoletano cospicuo durante l'Ottocento quando si profila la

I 'NAPOLETANI'
L
I
ITALIANI REGIONALI

conflittualità fra lingua standard e dialetto. An­ che contribuisce anche alla diffusione di regiona­
che se gran parte dei testi documenta la copre­ lismi come largo o rettifilo (vedi anche Bianchi - 195
senza dell'italiano e del napoletano - nell'Otto­ De Blasi - Librandi 1993, 172 180).
cento vengono pubblicate persino gazzette in dia­ La fonte probabilmente più preziosa
letto napoletano -, la varietà dell'italiano regio­ sono le numerose grammatichette degli errori
nale si manifesta pian piano, come ad esempio che cercano di imporre soprattutto agli allievi
nell'autobiografia del commediografo Antonio Pe­ l'uso di un italiano toscanizzato senza impronte
tito (vedi Cantoni 1994-95), la cui lingua tende regionali. Questo tipo di testo ha conosciuto un
verso l'italiano popolare e nella presenza di re­ successo enorme, perché si sentiva la necessità di
gionalismi nell'opera di Matilde Serao (Radtke migliorare la competenza della corretta lingua
1993). Tale regionalità è osservabile anche nella italiana. Basti accennare a M. Siniscalchi, Idioti­
stampa quotidiana come ad esempio Il Mattino smi, voci e costrutti errati di uso più comune nel

Il secondo esempio di italiano regionale Ho la cervicale


campano è tratto da L. Arena-E. Decaro-M. non portarmi all'ospedale
Troisi (1997), La Smorfia, Einaudi, Torino, p. per carità
74:
Leave a message just after
Massimo: No, non ho bisogno di te, non ci fa the beep
niente, te ne devi andare, te sto... (Scostando­ [ritornello 1]
si da Lello che lo tira per il colletto della cami­
cia) Se straccia 'a camisa... te ne devi andare, Leave a message just after
no, guarda, m'hè fa' na cortesia, te ne devi an­ the beep
dare ... ma che angelo custode sì... cioè, nun One, txo [sic], three and four
m'he' maie fatto na cosa bene, a me ... n'he' [ritornello 2]
fatto na cosa? ... Maie, maie na cosa ... ie da
quando tempo mi ricordo, maie na cosa... (To- give me five and make love
glie le mani di Lello dal lembo della sua cami­ five, six, seven, eight
cia) Se straccia ' a cammisa... maie ie mi ri­ ma 'sta machina quann' 'a
cordo ... oh, ie aggia addiventa' per' forza fe­ jett'
tente, è logico perché tu, tu m'incattivisci ... A, B, C, D, i' so' 'e Napule
e tu 'e do' si'
Molto interessante, come terzo esempio, è il E, F, G, H, ugaliò vettenn'
testo di Leave a Message (1991) di Pino Da­ nun teng' 'e spicci
niele perché illustra la copresenza di napoleta­
no, italiano regionale e inglese. Il testo è citato Dammi un'aspirina
in A. Scholz (1998), Neostandard e variazione [strofa 2]
diafasica nella canzone italiana degli anni No­
vanta, Lang, Francoforte, p. 226. per favore signorina
il bagno dove sta
Ccà nun ce sta niscino non farti del male
leave a message after the quella roba ti fa male
beep per carità

Dammi un'aspirina [ritornello 1]


[strofa 1]
[ritornello2]
che mi sento una mappina
e passerà
ITALIANI REGIONALI

Mezzogiorno d'Italia (Trani 19125) o a G. Roma­ Picone di Nanni Loy del 1984 a L'amore molesto
nelli, Errori di lingua dialettali napoletani, di al­ di Mario Martone del 1995, per esempio. Trami­
tri dialetti e dell'uso moderno e la teorica dell'uso te la diffusione cinematografica l'italiano di Na­
fiorentino, Torino-Milano-Roma-Napoli (18992) e poli vive un periodo di valorizzazione nazionale e
soprattutto a E. Nuzzo, La lingua italiana nella scompare in parte la connotazione goffa, «cafo­
Campania. Errori e correzioni (2 voll. Salerno nesca», che lo aveva caratterizzato in preceden­
(1904-1911). Questi manuali insegnano come evi­ za.
tare un italiano regionale detoscanizzato. Si rac­ (c) Un'ulteriore componente nella rivalutazio­
comanda di sostituire gattò con torta (Nuzzo ne dell'italiano regionale si riscontra nella diffu­
1911, p. 59). Gli autori erano perlopiù maestri di sione della musica che prosegue la tradizione na­
scuola e sacerdoti interessati a trasmettere la lin­ poletana nel jazz, rap e in altre tendenze. Il dia­
gua italiana tramite l'istituzione scolastica. letto della classica canzone napoletana è stato re­
Attualmente si nota una certa letterarizzazio­ centemente sostituito con registri della sfera me­
ne dell'italiano regionale in testi che prima erano dia che include anche la mescolanza delle varietà
privi di elementi della sfera media: fino a qualche disponibili. James Senes, Pino Daniele, Enzo
tempo fa si scriveva o in lingua (toscana) o in dia­ Garganiello e tanti altri hanno contribuito a tale
letto. Con l'eccezione di un substandard linguisti­ 'aggiornamento linguistico' aprendo la strada alle
co al di sopra del dialetto alcuni tipi di testo in­ versioni dei Bisca e dei 99 Fosse o degli Almame­
troducono l'italiano regionale come una costante. gretta. L'italiano regionale s'innesta anche nella
La diffusione dell'italiano regionale nella sfera cultura musicale di gruppi meno conosciuti a Na­
letteraria riguarda principalmente cinque livelli: poli e si ritrova addirittura nella produzione del­
(a) Nella letteratura soprattutto la commedia la cosiddetta musica trash che coltiva pure forme
esercita un influs�o notevole sull'integrazione a livello dialettale come il dammi mila lira di Ta­
della sfera media; se Raffaele Viviani scriveva marro. In questo contesto colpisce il fatto che
ancora esclusivamente in dialetto, già Eduardo l'uso dell'italiano standard e del dialetto riguarda
De Filippo comincia a usare la lingua italiana, un pubblico non connotato socialmente, mentre il
l'italiano regionale e il dialetto, tanto che si rive­ ricorso all'italiano regionale come lingua bastar­
la un assiduo osservatore dell'uso dei vari regi­ da si attribuisce alle canzone sottoproletaria (vedi
stri riservando un certo spazio anche al substan­ a questo proposito Scholz 1997).
dard della lingua italiana. In seguito a De Filip­ (d) Nel campo della letteratura si deve distin­
po il teatro contemporaneo a Napoli conosce un guere la letteratura di consumo da quella più
revival che, fra l'altro, si manifesta con l'attività elaborata. La narrativa ha segnato successi cla­
teatrale e televisiva del gruppo «La Smorfia» morosi per autori come Luciano De Crescenzo,
(Lello Arena, Enzo Decaro, Massimo Troisi) negli Così parlò Bellavista (1977) con dei dialoghi che
anni Settanta, documentata oggi dal bestseller si rifanno all'italiano regionale con delle integra­
omonimo (1997). zioni dialettali o come l'ex-insegnante Marcello
(b) Anche la cinematografia conosce una tradi­ D'Orta, Io speriamo che me la cavo del 1990 che
zione peculiare legata al neorealismo, soprattut­ vuole rappresentare una raccolta di compitini
to con i film di Roberto Rossellini come Paisà del dei suoi allievi di Arzano. Entrambi hanno ripre­
1947 e La macchina ammazzacattivi del 1952, so la tematica in molti altri libri analoghi.
nei quali l'accento regionale ha una funzione ar­ A un livello più elaborato si notano i romanzi
tistica. Negli anni Cinquanta e Sessanta, grazie usciti negli anni '90 (per non parlare della napo­
a Totò, l'accento regionale assume una connota­ letanità di Giuseppe Marotta, Carlo Bernari, An­
zione umoristica che conquista il pubblico italia­ tonio Ghirelli, Domenico Rea o Anna Maria Or­
no. L'italiano di Napoli diventa anche la lingua tese) di Ermanno Rea, Mistero napoletano
base di molti film contemporanei che hanno la (1995), Elena Ferrante, L'amore molesto (1992),
città partenopea come soggetto, da Mi manda Elisabetta Rasy, Posillipo (1997). Questi roman-

I 'NAPOLETANI'
ITALIANI REGIONALI

zi inseriscono elementi regionali solo frammen­ giovanile che attualmente è in fase di sviluppo
tariamente in alcuni specifici contesti, per questo (vedi Radtke 1997, p. 100). Le lettere e le cartoli­ 197
non costituiscono una base coerente per l'analisi ne scritte da emigranti campani arricchiscono il
regionale. Un registro volutamente più basso e corpus dei testi scritti di italiano regionale.
coerente si riscontra invece nella produzione let­
teraria di Peppe Lanzetta, Un Messico napoleta­ Infine dobbiamo segnalare che le fonti orali -
no (1994) o Una vita postdatata (1995). anche se a torto evitate dagli studiosi - sono
(e) Rimane un raggruppamento testuale, che sempre a portata di mano: le registrazioni per
si raccoglie attorno al concetto di scrittura priva­ l'ALCam (Atlante Linguistico della Campania)
ta in pubblico, che si ritrova prima di tutto nelle comprendono anche gli etnotesti in italiano re­
scritte murali non ancora analizzate per Napoli o gionale costituiti da conversazioni libere. Anche
altre città in Campania. Anche i giornali di alun­ le trasmissioni radiofoniche delle emittenti pri­
ni di scuola rientrano in questa categoria. Questi vate e della TV regionale di Rai 3 si prestano be­
ultimi avranno anche una particolare importan­ ne alla documentazione almeno a livello fonetico
za per le prime documentazioni di un linguaggio e fonologico.

B I B L I O G R A F I A Radtke, E. (1982), Die italienische Stadtsprachenpro­


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L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

Una canzone
per parlare . MARIA CRISTINA CASTELLANI

198

1 immaginazione in fuga verso mondi p1u


UNO SPUNTO AzzURRO attraenti dell'aula scolastica. Un brainstor­
ming su Azzurro non manca di richiamare
n questo contributo si pro­ sensazioni a catena che vanno oltre il piano
pongono diverse attività di denotativo del colore; nella nostra proposta,
ascolto-parlato che posso­ sono azzurri i contesti di comunicazione di
no essere realizzate in unità di lavoro centrate sulle vacanze e il
classi di scuola elementare tempo libero.
o media inferiore in cui si Naturalmente Azzurro non è l'unica canzone
insegna l'italiano come L2. che può venir utile alla nostra attività. Sono
Può trattarsi di italiano molte le belle canzoni che possiamo 'chiamare'
come lingua straniera a collaborare con noi, senza condiderare che
all'estero, italiano per oltre alle canzoni i materiali non tradizionali
alunni stranieri in Italia, (non da manuale scolastico) che possono essere
italiano per alunni di ori­ usati per creare contesti comunicativi diversi
gine italiana all'estero, sono pressocché inesauribili. Azzurro, insom­
nelle diverse realtà locali, e quindi con mag­ ma è un esempio che, sperimentato, si è dimo­
giore o minore mantenimento della lingua di strato molto ricco di possibilità, ma se ne pos­
origine. sono immaginare e usare molti altri.
Gli esempi dati si possono quindi riferire a
organizzazioni e situazioni di insegnamento 2
diverse: classe intera, con presenza di livelli COSTRUIRE UN CONTESTO
eterogenei, da principiante a progredito, in cui
siano previsti percorsi differenziati; classe Costruire un contesto di comunicazione per
intera con livelli omogenei; piccolo gruppo attività di parlato vuol dire creare lo scenario
omogeneo di primo apprendimento di italiano più adatto per coinvolgere la classe sin dalle
L2 o di recupero; laboratorio di italiano L2 per prime battute e motivarla all'esperienza di
alunni di diversa provenienza linguistica e con apprendimento che seguirà. Il centro della
livelli di acquisizione dell'italiano diversi. nostra riflessione riguarda esperienze di ascol­
Azzurro, chi non lo sa?, è una canzone di to-parlato, con gli opportuni riferimenti visivi
Paolo Conte, notissima nella versione di Adria­ alla lingua scritta (parole chiave, parole tra­
no Celentano. Qui, per noi, prende anche dotte, mappe concettuali di riferimento).
un'altra forma, un po' inedita, quella di spunto In una classe di scuola elementare, con
per la creazione di un contesto di comunicazio­ alunni principianti in italiano L2, la scelta di
ne per attività di parlato. Azzurro infatti si un adeguato e motivante contesto di comunica­
presta molto bene per creare scenari emotivo­ zione può garantire un proficuo legame con le
motivazionali di riferimento gradevoli e accat­ diverse esperienze sensoriali degli alunni
tivanti per gli alunni. Il tema del pomeriggio (udito, vista, gusto, tatto, olfatto). Tale legame,
'azzurro' non manca mai di richiamare sensa­ se bene utilizzato, può diventare un facilitato­
zioni diverse a seconda delle diverse esperien­ re nei momenti in cui la comunicazione orale
ze maturate da qualsiasi alunno. Così possia­ in L2 non sia sufficientemente recepita. Ma
mo immaginare la creazione di un contesto di anche nella realtà della scuola media, specie se
comunicazione adeguato: uno sguardo fuori, ci si riferisce a una classe intera con program­
verso un 'pomeriggio azzurro', con pensiero e mazione a percorsi differenziati, o per gruppi

ITALIANO E OLTRE Xlii (1998), PP. 198-201


L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

di laboratorio con alunni a livello intermedio L'ascolto di un gruppo di principianti può


elo progredito, la scelta di un contesto di essere guidato da parole chiave o mappe di 199
comunicazione appropriato, nel quale si utiliz­ riferimento, scritte alla lavagna, oppure con
zi una gamma di materiali. di diversa natura, è lucidi proiettati sulla lavagna luminosa o con
da studiarsi attentamente, in quanto crea uno schemi e parole trascritti su fogli distribuiti
scenario comune motivante, nel quale si inseri­ agli alunni. Se l'oggetto dell'insegnamento­
scono agevolmente attività individualizzate di apprendimento riguarda l'area ' vacanze',
apprendimento linguistico. l'ascolto della canzone sarà accompagnato
La varietà dei materiali usati favorisce dall'evidenziazione (con le tecniche prima
l'attenzione degli alunni e ne facilita il coinvol­ descritte) delle parole mare, è partita, treno,
gimento. Le diverse esperienze sensoriali in Africa, giardino, ecc. Così il bambino potrà
questo caso, oltre che elementi di facilitazione produrre brevi testi orali del tipo: lei è partita
cognitiva, diventano fattori di motivazione, per il mare, lui prende il treno per il mare, io
riferendosi alla «persona» nella sua globalità, sono partito per l'Africa, il giardino è sul mare.
nel rispetto della mente «a più dimensioni», Da queste parole, per associazione, si potranno
come definita da Bruner. creare liste analogiche del tipo marellspiaggia,
Se consideriamo il leitmotiv scelto (Azzurro), giardinollprato, con produzioni di testi del tipo:
la creazione del contesto di comunicazione può vado al mare Il vado alla spiaggia; sono anda­
partire dall'ascolto della canzone, un ascolto ta al mare Il sei andato alla spiaggia.
che può anche essere solo emozionale, in assen­ Mappe lessicali possono essere proposte già
za quindi di un successivo lavoro di comprensio­ nella fase di creazione del contesto con la fun­
ne fine sul testo. Tale ascolto può essere accom­ zione di facilitare l'apprendimento. Le singole
pagnato dalla proiezione di diapositive (mare, parole infatti vengono meglio apprese e collo­
giardino, campi da gioco, fiori, lago, campagna, cate in altrettante mappe cognitive (la mappa­
montagna, ecc.) che si riferiscano ad aree lessi­ vacanze, la mappa-luoghi, ecc.). La mappa,
cali di esperienza degli alunni vicine (come oltre che disegnata, può essere 'vissuta' con il
richiamo alla dimensione 'tangibile' del messag­ gioco e il movimento. Si crea così, disegnandolo
gio verbale) o lontane (come evocatrici di lonta­ con un gessetto o segnandolo con un nastro, un
nanze e come apertura per la dimensione cerchio per terra (che rappresenta per esempio
dell'immaginario). In mancanza di diapositive o lo spazio delle vacanze) e si invitano i bambini
di strumenti adatti di proiezione o di spazi ade­ a muoversi dentro lo spazio o a uscirne, rac­
guati (certe mattine e pomeriggi troppo 'azzur­ contando i loro movimenti. Per esempio, il
ri' nelle aule poco oscurabili non sono adatti bambino uscirà dal cerchio dicendo: «parto per
all'uso dell'audiovisivo), si possono distribuire il mare» (mappa vacanze), «vado in giardino»
immagini, cartoline (magari chiedendo agli (mappa luoghi), oppure, rientrandovi, «torno in
alunni, nella lezione precedente, di portarle da città» (mappa vacanze), «entro in casa» (mappa
casa, in modo da coinvolgerli maggiormente). luoghi). In questi esempi di parlato, si tiene
Inoltre, se il pomeriggio (o la mattina) sono conto e dell'area lessicale (vacanze, luoghi in
troppo 'azzurri' per stare in classe e se la scuola cui si vive) e dell'esponente grammaticale
ha un giardino, si può uscire all'aperto, sentire oggetto di studio (presente e passato prossimo,
la canzone (basta un piccolo riproduttore audio) determinazioni dello spazio attraverso preposi­
e provare dal vivo la corrispondenza fra musica zioni di luogo).
e realtà. L'autore della canzone suggerirebbe In un gruppo a livello intermedio, si potran­
di «cercare il leone» in giardino... Il che si pre­ no creare riferimenti esterni al testo iniziale
sterebbe a un'ulteriore attività di gioco, finaliz­ sulla base di liste di falsi contrari del tipo
zata a far imparare agli allievi i nomi degli ani­ mare Il montagna, Africa-Europa. Un ragazzo,
mali: questo potrebbe essere il contenuto lessi­ osservando le diapositive o indicando le scene
cale di un'altra unità di lavoro tutta giocata su cartelloni, preparati a collage con ritagli di
sulla fantasia, con testi orali prodotti dai bam­ giornali o di cataloghi di agenzie di viaggi,
bini del tipo: «il leone è in giardino», «il canguro (una sorta di rudimentale cantastorie multi­
è in classe», «lo squalo è nel bagno», ecc. mediale) produrrà testi del tipo: «Lei è partita
L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

per il mare, lui è rimasto solo in città. Lui gelato di fragola, o il verde della pineta vicina.
prende il treno e dice "vengo da te"». La canzone contiene alcune parole che sono
A livello progredito, il testo orale può essere un prezioso punto di avvio per nuove attività:
prodotto trasformando in vario modo il testo «io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo
dei compagni, utilizzando strutture sintattiche da te, il treno dei desideri». Dove può andàre il
più complesse («lui decide di partire e di anda­ treno? e dove raggiungo l'amico, l'amica, i
re da lei...») genitori? Dallo spunto dei versi, si può, di fron­
Un contesto appropriato si può creare, spe­ te a una carta geografica, giocare sulle desti­
cie nel caso di bambini di scuola elementare, nazioni (con bandierine e altri segnali di mar­
giocando solo con i colori. Si concentra l'atten­ catura della carta). Tale contesto si presta, a
zione sull' 'azzurro' proponendo immagini tra­ livello di contenuti grammaticali (specie con
dizionali di azzurro (il mare è azzurro, gli occhi alunni a livello intermedio), alla definizione
di Marco sono azzurri) e poi si dà il via alla linguistica dello spazio (verbi di moto, ausiliari
fantasia per le attività che saranno coloratissi­ essere e avere nel passato, preposizioni e avver­
me: ad esempio colorare immagini date in bi di luogo, come già visto nella definizione di
bianco e nero; selezionare i colori per insiemi, mappe per il gruppo dei principianti).
formando dei gruppi; dare il colore 'giusto' e Per usare una gamma più completa di espe­
quello 'sbagliato' (fornendo interpretazioni rienze, avremo cura di mettere in gioco tutti i
logicamente ineccepibili ma esteticamente sensi: così l'uscita in giardino favorirà anche la
arbitrarie). descrizione degli odori e sapori in genere e in
Tutte queste attività saranno verbalizzate particolare dei profumi (e nelle attività si
in modo più o meno complesso, a seconda delle potrà fare un collegamento con l'unità di lavo­
competenze degli alunni. Così l'insegnante ro con focus 'cibo', del tipo «Che buon profumo!
chiederà agli alunni, usando di volta in volta Che cos'è?», «Buono questo frutto, è dolce», «no
domande a risposta chiusa o domande in cui non mi piace»)
sia prevista una ripetizione, sino a domande Si può, infine, immaginare di sentire il mare
completamente aperte, di descrivere le attività o il vento o qualsiasi altro rumore, dal momen­
grafiche e manipolative che stanno realizzan­ to che la melodia verrà subito abbandonata
do. In questa attività si producono testi del sulla scia del senso di solitudine e sogno che dà
tipo (dal più semplice per rispecchiamento, al la canzone stessa (l'autore è solo e cerca sensa­
più complesso, per rielaborazione): «Sì, il mare zioni gratificanti in giardino): «Lo senti il
è azzurro», «Sto colorando il mare, uso l'azzur­ vento?», «No, sento il rumore del mare», «Io
ro», «No, non è giusto colorare il mare di sento il treno che arriva», «Io sento i bambini
rosso», «Sì, perché no? Il mare può anche esse­ della classe vicina!».
re rosso se io lo vedo al tramonto oppure verde
se vicino ci sono i pini», «In questo mucchio i 3
colori sono tutti sbagliati, ma quando li ho LA DIMENSIONE INTERCULTURALE
usati per fare il disegno è venuto un disegno
bello; sì, è bello perché ha tanti colori diversi; La dimensione onirica della canzone (l'Afri­
anche il mare è così d'estate, ci sono tanti ca, il leone, il baobab) può essere utile per
colori sulla spiaggia e poi il sole per me colora aprire la creazione del contesto a una dimen­
tutto di giallo», «Ho scelto l'azzurro perché di sione interculturale. Le impressioni e le rifles­
giorno il mare è tutto azzurro, ma ho scelto sioni della canzone sono di per se stesse molto
anche il rosso perché mi ricorda le vacanze, 'italiane', di un italiano con la mente in fuga
perché la sera mangio il gelato di fragola». verso dimensioni di evasione, ma con i piedi
In questi casi è evidente che la canzone è saldamente piantati sul terreno di una proba­
solo un pretesto e del testo si conserva nella bile piccola città in un pomeriggio inutile («mi
memoria solo la parola azzurro. Così le vacan­ accorgo di non avere più risorse senza di te»,
ze al mare potranno essere azzurre, o gialle, o «ora mi annoio più che allora», «l'oratorio»).
rosse, o verdi, a seconda della sensazione pro­ Questa dimensione culturale può essere colta
vata nel guardare il cielo o il mare, il sole, un meglio da un adulto; un bambino e un ragazzo

PARLARE CON AZZURRO


L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

si divertiranno invece a immaginare un giardi­ e in particolare il francese) è legata alle allora


no strano in cui la presenza mediterranea ras­ famose variazioni sul tema «il giardiniere della 201
sicurante dell'oleandro si accompagna a quella zia, il giardino della zia». Ma nel nostro giardi­
più inquietante e non autoctona del baobab. no non ci sono giardinieri né zie a caccia di
Un gioco di immaginazione di questo tipo eccezioni. Nel nostro giardino gli alunni gioca­
apre una nuova finestra verso un altro conte­ no a trovare i fiori più belli, con l'invito a
sto di comunicazione (il giardino). Ora, l'effet­ immaginare un giardino del mondo (poco
to-alone negativo dell'area lessicale centrata rispettoso dei climi e degli ambienti, ma molto
sul 'giardino' (sugli insegnanti che hanno stu­ divertente ed accogliente) in cui si trovino tutti
diato le lingue, in genere prima degli anni '60 i fiori e le piante che amiamo.
••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Quando è utile
parlare tuHi insieme GABRIELLA DE FAZIO

,
PARLARE TUTTI INSIEME
guistico, di rovesciare quella esortazione per
farli parlare di più e costruire esperienze signi­
ficative all'interno di un curricolo di educazione
i scrive nello spazio, in linguistica che preveda anche il parlato.
quello fisico della carta o in Il problema di come impostare una didattica
quello virtuale dello scher­ del parlato che sia distinta ma non separata
mo, ma si parla nel tempo. da quella relativa alle altre abilità esula dagli
È la durata la misura del intenti di questo intervento, ma alcune ipotesi
discorso orale. Mentre sono riassunte nella mappa che chiude questo
tanti lettori possono legge­ articolo.
re contemporaneamente Tradizionalmente usato dagli insegnanti di
senza tradire i propri lingua straniera, in genere per esercizi di
ritmi, e la stessa cosa acca­ ascolto e comprensione, il laboratorio linguisti­
de a chi scrive, gli ascolta­ co può essere uno strumento utilissimo in Ita­
tori e i parlanti sono obbli­ liano per la produzione di testi parlati. Intanto
gati dal canale che usano a permette a tutta una classe di parlare contem­
fare i conti con il tempo proprio e altrui. poraneamente: ciascuno studente ha infatti a
«Uno alla volta, ragazzi!» - è ovvio; solo uno disposizione una cuffia con microfono e un
alla volta i nostri studenti possono parlare per­ registratore su cui può incidere quanto va
ché noi li possiamo ascoltare, ma con grande dicendo, riascoltare quanto ha registrato, ripe­
dispendio di tempo e non sempre con una chia­ tere e modificare il suo discorso in totale auto­
ra focalizzazione sulle abilità. Esiste però la nomia. Consente inoltre all'insegnante, anche
possibilità, attraverso l'uso del laboratorio lin- lui dotato di cuffia e microfono, di ascoltare

ITALIANO E OLTRE Xlii (1998), pp. 201-204


L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

discretamente dalla console lo studente e di esempio, troppo concisi. Non sottolineano i


jtW 202 parlare direttamente con lui, anche su sua passaggi importanti con la voce, non danno
richiesta, senza disturbare e interrompere gli rilievo linguistico ai punti essenziali, tendono
altri, che possono tranquillamente continuare a non fare pause e ad agitarsi se invece sono
il loro lavoro. Il grande ostacolo del tempo a costretti a farne per riflettere: sembra vogliano
disposizione dello studente può insomma esse­ soprattutto arrivare alla fine.
re superato agevolmente e gli si può dare la Ascoltarsi parlare è un'esperienza che può
parola più spesso. aiutare a prendere le distanze dal proprio par­
lato, ad assumere un atteggiamento critico e a
2 mettersi nei panni dell'interlocutore. Bisogna
L'AUTOCONTROLLO ovviamente saper fornire indicazioni sulle
principali differenze fra la lingua parlata e la
La seconda grande opportunità che il labora­ lingua scritta e far precedere l'esperienza in
torio può fornire è quella del controllo sulla laboratorio da qualche prova in classe per met­
propria produzione. Sono ben pochi i ragazzi tere sotto osservazione il parlato di qualche
che seguono davvero i suggerimenti degli inse­ studente disponibile a fare da battitore; con
gnanti ( «parla al registratore e riascoltati»); l'aiuto di una ben mirata scheda di autocon­
per farlo a casa, da soli, ci sarebbe bisogno di trollo i risultati possono essere soddisfacenti.
una forte motivazione e poi, può esserci ancora Anche il controllo incrociato diventa possibi­
chi non possiede un registratore con microfono le in laboratorio linguistico: con un semplice
incorporato. Insomma, se si danno consegne di scambio di cassette è possibile che ciascuno
questo tipo, ci si trova spesso di fronte a ina­ studente ascolti e commenti, magari insieme
dempienze scoraggianti. Riascoltarsi a scuola, all'insegnante in una sorta di dialogo privato,
tutti insieme, in un ambiente un po' insolito il discorso di un suo compagno. Se al centro
per le ore di Italiano, risulta invece più stimo­ dell'esperienza si pone come obiettivo esplicito
lante, anche perché rompe la routine. Le rea­ il potenziamento dell'efficacia comunicativa, se
zioni degli studenti a questa esperienza sono in sostanza gli studenti sanno che è molto
spesso sorprendenti: quasi nessuno si dichiara importante il modo in cui i compagni reagisco­
soddisfatto dei propri discorsi e del proprio no, e non solo in termini di comprensione, ma
modo di parlare. Inoltre l'effetto straniante anche di interesse, la motivazione a scoprire
della propria voce riprodotta è forte e qui può come l'altro ha svolto la sua relazione, quali
inserirsi l'aspetto formativo dell'esperienza. strategie ha usato per essere chiaro ed efficace
Uno dei principali problemi del parlato degli diventa più alta. L'attenzione agli aspetti lin­
adolescenti è infatti la scarsissima capacità di guistici e testuali si fa più viva, perché non è
decentrarsi e di tenere conto del destinatario. più puro esercizio formale, ma serve a miglio­
Le difficoltà emergono quando si tenta in clas­ rare e a diventare più esperti, magari imitan­
se di riprodurre situazioni comunicative reali, do il compagno che è riuscito meglio.
in cui, al contrario di quanto avviene nelle
interrogazioni, devono essere trasmesse infor­ 3
mazioni non possedute dal destinatario. È il L'Uso DEI MODELLI
caso delle relazioni orali che gli studenti sono
a volte chiamati a produrre per presentare il L'uso di modelli diventa poi alquanto signifi­
risultato di una ricerca. In genere la loro prin­ cativo quando il modello è davvero esemplare e
cipale preoccupazione è dimostrare all'inse­ in qualche modo riproducibile. In questo caso il
gnante che hanno lavorato, si sono informati, laboratorio linguistico non è indispensabile,
hanno studiato. Tendono cioè a riprodurre la ma può comunque essere d'aiuto. Trovare
situazione che meglio conoscono in ambito sco­ esempi di parlato imitabile dagli studenti del
lastico, quella dell'interrogazione, in cui, come biennio non è impresa facile, ma potrebbe
è ovvio, il destinatario sa già ciò che dovrà diventare l'occasione per costruire una sorta di
essere detto. Se non sono guidati, raramente antologia di testi orali esemplificativa di tipi,
riescono a farsi capire: sono frettolosi, ad generi e stili. In fase di ascolto potrebbe diven-

PARLARE TUTTI INSIEME


L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

tare una palestra per addestrarsi a riconoscer­ Ultima ipotesi, forse un po' avventurosa, ma
ne le caratteristiche comunicative e testuali, in che mi sembra interessante, potrebbe essere 203
fase di riascolto anche dei fenomeni più stret­ quella di utilizzare la particolarissima situa­
tamente linguistici. In laboratorio, poi, la regi­ zione comunicativa del laboratorio linguistico,
strazione del modello potrebbe essere uno sti­ in cui si parla a un mezzo neutro come se si
molo sempre a disposizione per produrre eser­ parlasse da soli, per potenziare e facilitare
cizi di imitazione. In molti laboratori esiste l'ideazione in fase di prescrittura. Si potrebbe
inoltre un videoregistratore, in questo caso tentare di costruire una breve serie di doman­
all'ascolto e all'analisi del parlato si può de che facciano da input, sul modello usato in
aggiungere un'indagine più accurata dei feno­ alcuni esercizi di scrittura nel manuale Saper
meni più generali dell'oralità, gestualità e leggere, saper scrivere di C. Mesini e G. Ottoli­
segnali corporei compresi. ni (La Nuova Italia, Firenze 1997, in particola­
Ho in mente come esempi due parlatori tele­ re a p.135) e suggerire allo studente di pensare
visivi: Alessandro Baricco come recensore di ad alta voce. Normalmente è difficile che acca­
testi letterari in una trasmissione molto fortu­ da in classe per la presenza imbarazzante
nata di qualche anno fa, Pickwick, e Piero degli altri e anche in situazioni più riservate,
Angela come divulgatore scientifico. Nel primo come in colloqui faccia a faccia, possono nasce­
caso, che ho usato più volte in classe per la re comprensibili ritrosie. Se la consegna preve­
presentazione de Il giovane Holden, la forte de ad esempio la produzione di un testo narra­
pianificazione argomentativa del discorso, tivo-espressivo scritto che racconti esperienze
l'uso molto efficace dell'esemplificazione e il lontane da recuperare in memoria, potrebbe
garbo quasi confidenziale con cui venivano essere utile cominciare raccontandosi l'accadu­
usate le strategie comunicative sono stati colti to, commentandolo, riportando alla mente le
con facilità dagli studenti, guidati peraltro da sensazioni provate. Insomma provare a indur­
un'agile scheda d'ascolto. Ciò che hanno impa­ re una sorta di flusso di coscienza parlato, da
rato circa lo stile è stato che si può progettare cui trarre spunto per poi scrivere. Non ho fatto
rigorosamente il proprio discorso senza per ancora direttamente questa esperienza, ma mi
questo parlare come un libro stampato. è accaduto di ascoltare registrazioni, prodotte
Nel secondo caso, che per ora è solo un'ipote­ in laboratorio linguistico per costruire relazio­
si, il parlato di Angela si potrebbe prestare ni argomentative, in cui qualche ragazzo si
bene a un lavoro sull'uso della similitudine nei lasciava andare a pensieri in libertà di questo
testi espositivi e sul suo grande potenziale tipo: il meccanismo associativo stimolava il
esplicativo. ricorso a esperienze personali significative
Perfino la produzione di testi creativi può rispetto al tema e rendeva il discorso meno
essere praticata attraverso il laboratorio. Per­ piatto e senz'altro più partecipato.
ché non pensare a veri e propri esercizi di stile
parlati? Esistono vari generi che possono 4
senza troppa difficoltà essere riprodotti dagli CONCLUSIONE
studenti. All'insegna del gioco si può, come si
fa per lo scritto, guidare gli studenti a costrui­ L'utilità del laboratorio linguistico, come di
re varianti di uno stesso testo, sul modello di qualsiasi attività didattica che riguardi le abi­
quel prezioso testo che è Stile e scrittura di T. lità linguistiche, va però il più possibile con­
Piccoli e A. Scanavino (Paravia, Torino 1990). nessa a contenuti forti e significativi. Compie­
Un testo-base può essere riscritto, ampliato, re un percorso puramente addestrativo rischia
modificato fornendo vincoli precisi. La simula­ di porre al centro sempre e solo gli aspetti for­
zione della chiacchiera radiofonica da d.j., ad mali della lingua e della comunicazione e da
esempio, può diventare un buon pretesto per più parti si coglie stanchezza e insoddisfazione
l'uso consapevole del gergo giovanile e musica­ verso un approccio di questo tipo. Precisando
le. Il momento dell'analisi può precedere o sempre meglio gli obiettivi, si rischia a volte di
seguire quello della produzione, si deciderà dimenticare o di mettere in ombra le finalità
valutando la situazione della classe. dell'educazione linguistica, che è educazione al
L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

pensiero e alla conoscenza della realtà attra­ motivazione, magari riscoprendo la pratica
204 verso la lingua. Per questo credo che lo sforzo della ricerca, così importante e diffusa qualche
che occorre compiere, sia quello di costruire anno fa, ma ora forse meno frequentata nelle
percorsi sensati di insegnamento-apprendi­ scuole superiori, probabilmente in nome di un
mento, dotati cioè di senso non solo strumenta­ produttivismo scolastico che non sempre abbi­
le na quantità e qualità.
Dobbiamo certamente insegnare ai nostri Se si ha qualcosa di importante da dire, si
studenti a parlare, come a scrivere, fornendo ha più voglia di parlare e di imparare a farlo
strumenti e occasioni, ma anche suscitando sempre meglio.

consapevolezza----inserita in didattica esplicita---motivazione


delle abilità

IPOTESI PER UNA DIDATIICA


I
� DEL PARLATO �
I I

I
intrecciare le abilità e i contenuti adottare i criteri della didattica della scrittura
I

I
varietà

scrivere ascoltare leggere gradualità aderenza ai

abilità di studio
I I
esplicitare osservare esercitare
I bisogni reali

appunti
I differenze
I I
comprens. produzione P�wxL�&o
parlato/scritto
parlare scalette parlare di più

momento distinto schemi imparare le abilità


non separato mappe tipologia testi 'forti'
parlati
non solo interrogazione

I
parlato proprio ideazione
e altrui

relazioni espositive e argomentative pianificazione

attenzione
esercizi di stile ai destinatari

uso di modelli
I
antologia di testi orali·

uso del laboratorio linguistico

PARLARE CON AZZURRO


L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

Grammatica?
Sì, certo, ma••• JOHN LANDO

L'insegnamento grammaticale esplicito e intensivo 205


produce buoni risultati, ma alla condizione che gli
alunni siano 1 pronti' e motivati alla riflessione

,
PREMESSA
nicativo pur rimanendo saldamente ancorati
al metodo che avevano sempre usato.
A questa confusione aveva contribuito
n passato eravamo certi che inse­ anche la mancata distinzione, da parte di
gnare le regole grammaticali fosse Krashen e dei fautori del metodo comunicati­
non solo utile ma anche necessario vo, tra apprendimento linguistico d'immer­
per l'apprendimento di una lingua sione e quello 'scolastico', molto più artificia­
seconda. Tant'è vero che il metodo le e soggetto a tutta una serie di limiti;
tradizionale d'insegnamento più in distinzione invece di importanza fondamen­
uso era quello 'grammaticale'. Poi tale, in quanto molti principi che sono validi
negli anni Ottanta sono arrivati per il contesto di immersione non lo sono per
studi che hanno messo in dubbio quello scolastico, almeno per quanto riguarda
questa certezza (cfr. per es. Gass l'apprendimento delle strutture grammatica­
1982; Long 1983; Doughty 1991). Da li.
allora si continua a discuterne (cfr.
per es. Ellis 1994; Jordens & Lalle­ 2
man 1996; VanPatten 1996; Doughty & Wil­ L'ESPERIMENTO
liams 1998).
· Una delle conseguenze di questa discussio­ Da questa controversia e incertezza prende
ne è• stata il declassamento del ruolo avvio la ricerca presentata qui (Lando 1996),
dell'insegnamento grammaticale da parte di che vuole esaminare gli effetti dell'insegna­
alcuni linguisti di fama, tra cui per esempio mento diretto della grammatica sulla produ­
Krashen (1985), che per anni ha fatto testo zione scritta di un gruppo di studenti univer­
con «l'ipotesi dell'input», secondo cui le strut­ sitari d'italiano come lingua seconda. Gli
ture grammaticali vengono acquisite automa­ scopi specifici si riferiscono ai seguenti aspet­
ticamente nel corso dell'input linguistico, ti:
senza bisogno di insegnarle direttamente.
Anche parecchi fautori del metodo «comuni­ (1) il progresso nell'uso dei tre principali
cativo» hanno creato la percezione, forse non tempi passati dell'indicativo (imperfetto, pas­
consciamente avallata, che la grammatica sato prossimo e trapassato prossimo), verifi­
non dovesse più avere un ruolo primario cato in tre momenti diversi: prima di un
nell'insegnamento. Si è così creata una situa­ periodo specificamente dedicato al loro inse­
zione di dubbio anche tra gli insegnanti: gnamento intensivo, subito dopo questo
alcuni hanno eliminato l'istruzione gramma­ periodo, e 5 mesi più tardi;
ticale, altri hanno ignorato il dibattito, altri
ancora hanno preso la via di mezzo, cercando (2) il progresso nell'uso corretto degli ele­
di adottare alcuni elementi del metodo comu- menti grammaticali che avrebbero richiesto

ITALIANO E OLTRE Xlii (1998), pp. 205-210


L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

---
206 più spiegazioni e più pratica; Ellis 1990 e 1995; Stern 1990; Doughty 1991;
Lightbown e Spada 1993; Harley 1993).
(3) il progresso nell'uso di alcuni elementi La focalizzazione grammaticale è avvenuta
grammaticali che, pur non essendo oggetto nei seguenti modi:
dell'insegnamento diretto, sono strettamente
legati a quelli in questione (le cosiddette clo­ (1) spiegazione esplicita di regole;
sely related features di cui parla Hamilton
1994), come per esempio l'infinito passato; (2) esercizi puntuali, presi da vari libri di
testo o specificamente preparati dall'inse­
(4) il ruolo giocato dal grado di partecipa­ gnante o dagli studenti, con relativi feedback
zione dei singoli studenti in relazione al loro e correzione;
progresso;
(3) peer-tutoring, cioè spiegazione e discus­
(5) il progresso degli studenti in relazione sione da parte degli studenti stessi su punti
al numero di anni di studio dell'italiano. di particolare difficoltà;

Hanno partecipato all'esperimento 100 (4) prove in classe e relativi feedback e cor­
studenti d'italiano dell'Università Cattolica rezione.
d'Australia (Melbourne), 60 nel gruppo speri­
mentale e 40 nel gruppo di controllo. Sono Gli aspetti specifici relativi ai tempi passa­
tutti di origine italiana, e quindi vivono in ti fatti oggetto dell'istruzione intensiva sono
una comunità che usa un po' l'italiano e un tre:
po' il dialetto nonché forme miste anglicizza­
te, ma la loro lingua dominante è senz'altro (a) l'uso del tempo appropriato. Esempi
l'inglese, sia fuori sia dentro l'ambiente fami­ non-standard: Appena arrivavo ho visto il
liare. Inoltre, prima di iscriversi ai corsi uni­ disastro (= sono arrivato); Non ha finito di
versitari, avevano già tutti studiato l'italia­ mangiare quando ha suonato il telefono (=
no, da un minimo di 4 a un massimo di 9 aveva finito);
anni.
La produzione scritta consiste di tre temi (b) l'uso dell'ausiliare appropriato. Esempi
(ciascuno corrispondente alle tre fasi della non-standard: Non avevano ancora ritornati
raccolta dei dati) su un argomento di libera (= erano ritornati); Siamo parlate tutta la
scelta purché richiedesse il passato, redatti notte (= Abbiamo parlato);
in condizioni di compito in classe. Questo
tipo di compito è noto agli studenti in quanto (c) l'uso appropriato dell'accordo. Esempi
costituisce una delle componenti di verifica non-standard: Si sono vestito in fretta (= Si
del corso. Durante i 5 mesi tra la seconda e sono vestiti); La mia famiglia erano lì (=
la terza fase, gli studenti di entrambi i grup­ era).
pi hanno continuato a usare i tempi passati,
senza però che questi fossero oggetto di ulte­ La scelta di questi tre aspetti grammatica­
riore istruzione. li oggetto dell'esperimento di insegnamento
Il programma d'istruzione grammaticale è si basa su tre motivi principali: (a) l'alta fre­
durato complessivamente 15 ore di lezione, quenza dell'uso dei tempi passati; (b) l'alta
distribuite in tre settimane. Lo caratterizza­ percentuale di uso non-standard di questi
vano due elementi principali: (a) la messa a tempi (che nella fase precedente l'insegna­
fuoco delle regole grammaticali, e (b) il loro mento risultava del 34,1% per il gruppo spe­
continuo uso contestualizzato e comunicati­ rimentale e del 32% per quello di verifica); e
vo. La fusione di questi due aspetti corri­ soprattutto (c) la frequente richiesta, da
sponde alle raccomandazioni emerse da parte degli studenti, di un insegnamento
parecchi altri studi sulle condizioni ottimali diretto e intensivo delle regole sull'uso dei
di apprendimento linguistico (cfr. per es. tempi passati, in quanto sono coscienti della

GRAMMATICA SÌ, MA ...


-
L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

propria insicurezza grammaticale. Per questi le il progresso, già statisticamente significa­


motivi avevo raggiunto la conclusione che i tivo tra le fasi 1 e 2, è proseguito tra le fasi 2 207
soggetti si potevano considerare 'pronti' dal e 3 nel caso di tutti e tre gli aspetti gramma­
punto di vista psicolinguistico, non tanto ticali.
secondo la definizione tecnica della psycho­
lingu istic readiness di Pienemann (1989) Aspetto Gruppo Gruppo
nella sua nozione degli stadi di sviluppo grammaticale sperimentale di controllo
(developmental stages), quanto pronti piutto­
sto per il fatto che già impiegavano il passato Fase 1 61,5 62,7
e che ne richiedevano espressamente la rego­ Fase 2 68,2 63,9
larizzazione formale per un uso più corretto. Tempo Fase 3 70,8 61,5
La focalizzazione su questi tre aspetti Progresso +9,3 -1,2
durante la comunicazione contestualizzata è
avvenuta per mezzo delle seguenti attività: Fase 1 67,4 71,2
Fase 2 73,5 71,7
(1) produzione scritta su argomenti di pro­ Ausiliare Fase 3 76,2 73,9
pria scelta e d'interesse comune; Progresso +8,8 +2,7

(2) conversazione libera sugli argomenti Fase 1 68,9 69,9


degli scritti; Fase 2 73,8 69,4
Accordo
Fase 3 78,7 71,7
(3) discussione orale e relativo compito Progresso +9,6 +1,8
scritto, suggeriti da vari materiali audiovisi­
vi, che chiedevano, per esempio, di continua­ Totale Progresso +9,2 +1,1
re una storia, preparare due conclusioni per
lo stesso evento, creare didascalie per una
serie di fotografie, o creare il testo per una I risultati della ricerca mostrano quindi
storia a fumetti; l'utilità dell'insegnamento grammaticale
diretto sia per il progresso a breve scadenza,
(4) drammatizzazione in coppia o per picco­ sia per quello a lunga scadenza, e conferma­
li gruppi, come per esempio la rappresenta­ no così la nostra prima ipotesi di lavoro.
zione del resoconto di un incidente stradale Anche la seconda ipotesi è stata conferma­
fatta dai due conducenti a un poliziotto, la ta, e cioè che le regole che sono oggetto di più
discussione tra due impiegati della dogana frequenti spiegazioni registrano il progresso
che si trovano con una scatola di guanti tutti maggiore. Tra queste troviamo, per esempio,
per la mano sinistra, o la descrizione (con l'uso del trapassato prossimo, l'uso dell'ausi­
domande e risposte) a un futuro nipote del liare essere con i verbi riflessivi e di movi­
2010 com'era la vita negli anni 90. mento fisico e con piacere, e l'uso dell'accordo
al singolare con i sostantivi collettivi (gente,
3 polizia, pubblico). D'altra parte, si sono avuti
I RISULTATI due casi in cui ciò non è avvenuto: l'uso
dell'ausiliare essere con verbi 'di difficile
La tabella riportata qui di seguito mostra categorizzazione' (per quanto concerne gli
le percentuali nell'uso corretto dei tre aspetti studenti dello studio) come succedere, diven­
grammaticali oggetto di studio da parte dei tare, durare, restare, riuscire, sembrare, e con
due gruppi di soggetti nelle tre fasi della verbi che hanno la forma sia transitiva sia
ricerca. In complesso, il gruppo sperimentale intransitiva come passare. Nonostante le
è migliorato di 9,2 punti percentuali, mentre ripetute spiegazioni e la continua pratica,
quello di controllo di poco più di un punto, qui il progresso è stato sproporzionatamente
che dal punto di vista statistico non è signifi­ minore rispetto al tempo e allo sforzo impie­
cativo. In particolare, nel gruppo sperimenta- gati.
SECONDA

w La terza ipotesi (quella riguardo all'uso di didattico in cui è stato svolto, specialmente
208 forme affini che, pur non essendo oggetto quelli che riguardano lo stato di disposizione
diretto d'insegnamento, trarrebbero psicolinguistica all'apprendimento dei sog­
anch'esse vantaggio perché usate spesso getti, e la fusione degli aspetti formali con
negli stessi contesti strutturali e comunicati­ quelli della pratica comunicativamente con­
vi in cui si usano quelle specifiche) ha consi­ testualizzata.
derato l'infinito, il congiuntivo e condizionale Lo stato di 'prontezza' per l'insegnamento
passati, e le forme passive del passato. I grammaticale da parte dei soggetti è un ele­
risultati mostrano che dopo il periodo di mento vitale per il loro progresso. La perce­
istruzione queste forme sono state usate più zione di aver bisogno di un più preciso e pro­
spesso e più correttamente da parte del grup­ tratto input grammaticale ha fornito loro
po sperimentale, ma non da parte di quello di una forte motivazione e li ha sostenuti per
controllo. l'intera durata dell'esperimento. La mancan­
La verifica della quarta ipotesi, che riguar­ za di progresso nell'uso corretto di certe
da la partecipazione di singoli studenti forme grammaticali, spesso registrata da
durante l'insegnamento, ha dato risultati parte di molti insegnanti, potrebbe avere
ambivalenti. Per un verso, essi confermano come spiegazione un'errata valutazione dello
altre ricerche che non riscontrano maggior stato di disposizione degli studenti a valoriz­
progresso da parte di chi partecipa più atti­ zare ·l'insegnamento. Non è tanto la disposi­
vamente; per un altro, le sconfessano. Ne zione dell'insegnante a insegnare certi aspet­
concludo che il motivo dell'ambivalenza sta ti grammaticali che conta, quanto quella dei
nella difficoltà di misurare il grado di parte­ discenti a impararli. Dal punto di vista glot­
cipazione dei singoli soggetti, in quanto il todidattico questo richiede da parte dell'inse­
fatto che uno studente non partecipi oral­ gnante una continua vigilanza e una certa
mente non significa necessariamente che flessibilità nella programmazione, in modo
rimanga passivo. da poter rilevare prima e soddisfare poi la
Infine, l'ipotesi che gli studenti con più richiesta degli studenti. Ciò implica anche
anni di studio dell'italiano alle spalle sareb­ l'inclusione, nei corsi di preparazione per gli
bero migliorati più degli altri, non è stata insegnanti di lingua due, degli strumenti
confermata. Infatti non ho riscontrato nessu­ adatti per la valutazione di tale stato.
na differenza statisticamente significativa L'importanza della fusione delle due com­
tra quelli che hanno studiato l'italiano a ponenti dell'input di questo esperimento, e
scuola per 4-5 anni e quelli che l'hanno fatto cioè la spiegazione grammaticale esplicita e
per 8-9. Inoltre, quelli che durante l'esperi­ la pratica contestualizzata, può essere
mento erano al terzo anno universitario non apprezzata pienamente se si pensa alla man­
hanno progredito di più di quelli che invece canza di progresso nell'uso dei tempi passati
erano al primo. È da notare che qui mi riferi­ da parte degli studenti del gruppo di control­
sco solo al progresso grammaticale relativo ai lo, che durante i cinque mesi dell'esperimen­
tre aspetti considerati, e non a altri come la to avevano continuato a usare questi tempi
comprensione, la scioltezza nel parlare, come parte della produzione contestualizza­
l'ampiezza del lessico, ecc. ta, orale e scritta, richiesta loro dal program­
ma di lavoro. Ciò sembra indicare che l'uso
4 regolare, anche se contestualizzato, di certe
IMPLICAZIONI DIDATTICHE forme grammaticali non è da solo in grado di
aumentare la correttezza grammaticale.
L'esperimento conferma pienamente la Questo studio ha dimostrato che molti
validità, da sempre intuita, dell'insegnamen­ discenti di lingue seconde continueranno a
to formale, diretto e intensivo della gramma­ avere difficoltà nell'impiego di strutture
tica. I risultati positivi di questo esperimento grammaticali se non vengono esposti a
vanno tuttavia interpretati nel quadro speci­ un'adeguata focalizzazione grammaticale.
fico delineato dai parametri del programma Un'altra implicazione didattica emersa

GRAMMATICA SÌ, MA ...


L'ITAL IANO COME LINGUA SECONDA

dallo studio mette in dubbio la validità di gruppi, ognuno dei quali si specializza in uno
accordare attenzione indiscriminata a tutte degli aspetti trattati (cioè imperfetto, passato 209
strutture grammaticali, specie se complesse prossimo, trapassato, ausiliare e accordo).
e non trasparenti. Infatti, uno degli aspetti Ogni gruppo ha l'incarico di raccogliere
che non è migliorato in proporzione al privi­ esempi di uso non-standard dalle sessioni
legio didattico riservatogli è l'uso dell'ausilia­ plenarie, di preparare un intervento di 10
re essere con i verbi ¼he consentono sia la minuti con la correzione degli errori e la revi­
forma transitiva sia quella intransitiva. Qui sione di regole, di essere disponibile a risol­
il nocciolo del problema sembra essere di vere dubbi e incertezze, e di procurare eserci­
natura nozionale, in quanto molti studenti zi e organizzarne la correzione.
non sono riusciti a comprendere la differenza La terza strategia, chiamata Gruppi di
tra transitività e intransitività, nonostante Studio, incoraggia il formarsi spontaneo di
vari tentativi fatti non solo dall'insegnante gruppi di studio fuori dell'orario di lezione
ma anche dagli studenti che l'avevano capita. con lo scopo di fare pratica e di aiutarsi
Ciò suggerisce la probabilità che questo era vicendevolmente.
un aspetto grammaticale che molti studenti La quarta, la Banca Materiali di Auto­
non erano 'pronti' a internalizzare, e l'oppor­ accesso, coinvolge tutti gli studenti nella rac­
tunità di rimandarne la spiegazione. colta di materiali utili al programma, messi
Inoltre, per quanto riguarda il risvolto poi a disposizione dei compagni nell'aula del
glottodidattico della mancanza di correlazio­ laboratorio linguistico. Parecchi di questi
ne tra partecipazione in aula e progresso materiali vengono anche raccomandati per
. nell'accuratezza grammaticale, la conclusio­ l'uso in classe.
ne di questa ricerca indica che la partecipa­ Alla fine del programma è stata sollecitata
zione orale, cioè misurabile, costituisce solo una valutazione sull'utilità di queste strate­
una delle forme di partecipazione attiva, in gie. Tutte e quattro sono state apprezzate,
quanto alcuni dei discenti che hanno benefi­ ma la prima e la quarta sono state giudicate
ciato maggiormente del corso sono stati tra i le più utili, la seconda la più impegnativa
più silenziosi. Di qui la necessità di essere anche se fonte di maggiore soddisfazione
cauti nell'equiparare partecipazione a intera­ soprattutto per la forte presenza dell'elemen­
zione. to di autogestione del processo d'acquisizio­
Uno dei punti di maggiore pertinenza glot­ ne. Un inaspettato risvolto è stata la propo­
todidattica di questa ricerca riguarda le stra­ sta di continuare a applicare queste strategie
tegie d'apprendimento adottate durante oltre i limiti dell'esperimento, fino al termine
l'esperimento. Di comune accordo tra inse­ dell'anno in corso.
gnante e studenti, seguendo i suggerimenti
di altri studi sull'importanza del peer-tuto­ 5
ring, si è deciso all'inizio del programma che CONCLUSIONI
i discenti avrebbero interagito tra di loro il
più possibile sia nella fase di spiegazione che Il programma di insegnamento grammati­
in quella di feedback e di correzione. Le stra­ cale adottato per questa ricerca mirava a
tegie di interazione messe in atto sono quat­ soddisfare le specifiche esigenze linguistiche
tro. di un gruppo di studenti d'italiano come lin­
La prima, definita Gruppi di Scambio, con­ gua seconda che intendevano migliorare il
siste nello scambio dei compiti scritti tra due loro uso dei tempi passati dell'indicativo.
o più studenti per il reciproco controllo. Gli Questo scopo è stato raggiunto.
errori vengono prima sottolineati e poi spie­ Inoltre, questo studio ha contribuito al
ga ti. Ciò che non si riesce a risolvere nei dibattito, da sempre in corso, sull'opportu­
gruppetti viene discusso in sessione plenaria nità dell'insegnamento grammaticale diretto
con l'intera classe. nei corsi di lingua, mostrando (a) la necessità
La seconda strategia è quella dei Gruppi di abbinare la spiegazione formale alla prati­
Specializzati: la classe è divisa in cinque ca contestualizzata, (b) l'importanza di coin-
L'ITALIANO COME LINGUA SECONDA

---
210
volgere al massimo i discenti in tutte le fasi
del programma e soprattutto nell'autogestio­
P.S. Vero è però che questo studio dimo­
stra anche come il progresso nell'accuratezza
ne del processo d'apprendimento tramite le formale di aspetti grammaticali di notevole
tecniche del peer-tutoring, (e) l'importanza utilità rimanga inevitabilmente lento. In
cruciale dello stato psicologico di 'prontezza' questo caso si tratta di un progresso del 9-
a apprendere da parte dei discenti, e (d) il 10% raggiunto in 15 lezioni di istruzione con­
benefico effetto collaterale che l'insegnamen­ centrata e altamente motivata sia da parte
to grammaticale esercita anche su altre dell'insegnante sia da parte dei discenti. Mi
strutture che non sono oggetto di attenzione pare che a tutti possa giovare un sano reali­
diretta. smo.

B I B L I O G R A F I A second language acquisition, New York,


Mouton de Gruyter 1996.
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GRAMMATICA SÌ, MA...


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a fondo la situazione del Canton là del passo omonimo e molto più


Gaetano Berruto Ticino, ora Bianconi ha rivolto la esposta all'influsso del tedesco. 211
sua attenzione, accogliendo la sol­ La base empirica della ricerca
lecitazione della locale Società cul­ che ci viene presentata è costituita
L'ITALIANO turale (Sezione della Pro Grigioni da 53 interviste, in italiano, con
"SEPARATO" Italiano), alla Bregaglia, una delle adulti della valle, da una decina di
quattro valli italofone del trilingue registrazioni con bambini delle
Sandro Bianconi, (tedesco, retoromancio, italiano) scuole elementari e da molti mate­
Plurilinguismo in Val Bregaglia, Canton Grigioni. La Val Brega­ riali frutto di osservazione parte­
Osservatorio linguistico della glia, che da Chiavenna sale al Pas­ cipante. Il lavoro risultante si svi­
Svizzera italiana, Locarno 1998, so del Maloja e all'Engadina, è più luppa secondo tre prospettive, sto­
pp. 144, fr. sv. 20, precisamente la più piccola e meno rico-linguistica, socio-linguistica
distribuito da A. Dadò Editore, popolosa delle tre aree di lingua propriamente detta ed etnolingui­
CH-6600 Locarno italiana dei Grigioni meridionali stica, e si articola in sei capitoli.
(Val Mesolcina e Calanca, Valle di Un capitolo iniziale riporta dati
Poschiavo e, appunto, Val Brega­ statistico-demografici sulla Val
glia) ed è quella dove il principale Bregaglia e fornisce una prima de­
1111 italiano di frontiera riser- problema sociolinguistico e cultu­ scrizione della situazione linguisti­
1.!11 va sempre delle sorprese. rale delle valli grigionitaliane, ca locale: l'immagine meramente
È infatti per lo meno inso­ quello del mantenimento dell'ita­ quantitativa mostra un'apparente
lita anche per chi si occupa abi­ liano sotto la pressione del tede­ solidità dell'italofonia, con 1'82,2%
tualmente di contatti fra l'italiano sco, si manifesta in maniera più degli abitanti che si dichiarano di
e altre lingue una situazione come critica e vistosa. lingua materna italiana contro il
quella a cui si riferisce la seguente La Bregaglia rappresenta in ef­ 13,9% di lingua tedesca e uno stri­
testimonianza: «come adesso se si fetti per molti aspetti un caso as­ minzito 1% di lingua romancia;
fa un impianto che siamo tutti bre­ sai peculiare, per non dire singola­ ma verrà presto almeno parzial­
gagliotti si scrive tutto tedesco[ ... ] re, dell'italofonia di confine. La dif­ mente smentita dall'analisi quali­
perché ... con le indicazioni brega­ fusione dell'italiano come lingua di tativa. Segue una trattazione di
gliotte non andiamo lontano ... e cultura vi è stata infatti legata al­ momenti salienti della storia lin­
con l'italiano non sappiamo». Dove la riforma protestante ed è tradi­ guistica della Bregaglia (che pre­
si dà un caso del genere, in cui zionalmente ancorata alla scuola e senta vicende in parte difformi ri­
l'impotenza tecnico-settoriale del alla pratica religiosa, cosicché og­ spetto ai baliaggi ticinesi), corre­
dialetto pare coniugarsi con la di­ gidì la comunità locale presenta data da molti testi che esemplifi­
sabitudine all'italiano? Chi parla una tipica situazione di doppia di­ cano bene l'uso dell'italiano, a par­
(citiamo da pp.120-121 del volume glossia mediale, con l'italiano e il tire dal Cinquecento, come lingua
qui recensito) è un impiegato di tedesco come lingue scritte e il dia­ alta, esclusiva della Chiesa e delle
una centrale idroelettrica in Val letto bregagliotto, varietà nativa scritture cancelleresche, ammini­
Bregaglia, e ci rivela uno stato di tradizionale (ritenuto spesso un strative e giudiziarie, e che testi­
cose emblematico di una situazio­ dialetto retoromancio con forti moniano di un impiego spesso au­
ne speciale dell'italofonia 'di peri­ tratti lombardi, ma che andrà me­ licizzante, libresco e 'artificiale'
feria' sinora del tutto trascurata, e glio considerato come un dialetto anche negli scritti di semicolti.
che viene finalmente messa a fuo­ lombardo con venature romance), Viene poi un capitolo sull'italiano
co nell'ultima fatica di Sandro e il tedesco svizzero, lo Schwy­ parlato oggi in Bregaglia, che si
Bianconi. zertiltsch, come lingue parlate. caratterizza come una vera e pro­
Bianconi e l'Osservatorio lingui­ Inoltre in una comunità pur di di­ pria «microvarietà regionale» (p.
stico della Svizzera italiana ci mensioni così ridotte (circa 1700 55) di lingua, con tratti, specie fo­
hanno ormai assuefatti ad apprez­ abitanti distribuiti in cinque co­ netici e fraseologico-lessicali, che
zare gli spaccati sociolinguistici muni) troviamo chiare differenzia­ non pare si ritrovino altrove e lo
della situazione della Svizzera di zioni interne, fra le situazioni di fanno configurare come un italia­
lingua italiana (anzi delle molte­ Sottoporta e Sopraporta (a monte no, dice giustamente l'autore, «se­
plici, e in parte inaspettate a guar­ e a valle di una stretta che rinser­ parato» Fra i primi, potremmo se­
dare dall'ottica del nostro paese, ra. la valle) e soprattutto fra la gnalare per esempio la pronuncia
Svizzere italiane) che ci vanno for­ Bregaglia al di qua dello spartiac­ tipicamente chiusa e lunga delle e
nendo, accurati, incisivi e sempre que alpino e l'importante frazione toniche (p. 57; in un lavoro di se­
molto attuali. Dopo aver indagato di Maloja, immediatamente al di minario zurighese avevamo rileva-

ITALIANO E OLTRE, Xlii (1998), pp. 211-213


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212
to la stessa cosa anche per le o to­
niche in molte posizioni), e una
curva intonativa con allungamen­
con infinito» che volentieri si tro­
vano nell'italiano dei primi secoli).
Il quarto capitolo è dedicato
tuazione di Maloja indicandola
metaforicamente come la mitica
Fortezza Bastiani buzzatiana, in
to enfatico finale e andamento as­ all'integrazione linguistica degli attesa dell'ora x.
sai simile all'intonazione tipica immigrati alloglotti. Questi - in Un ultimo capitolo è infine dedi­
dello Schwyzertiltsch. Fra i secon­ particolare, nel caso di famiglie bi­ cato agli atteggiamenti e alle auto­
di, oltre ai prevedibili smaccati te­ lingui; ma anche molti tedescofoni rappresentazioni dei bregagliotti
deschismi, come manolauoro, da e alcuni lusofoni - mostrano in stessi circa la propria identità, i
Handarbeit, o attuario «segreta­ genere, nonostante il limitato in­ rapporti fra le lingue, il presente e
rio» da Aktuar, abbiamo qui altre put, una buona fluenza in italiano, il futuro della comunità, ecc., come
sorprese: sono infatti in uso rimar­ certamente grazie alla struttura risultano dalle interviste con gli
chevoli arcaismi quali famigli, sociale locale, fatta di piccoli vil­ informatori, lunghi brani delle
bramare, gazzetta (p. 64), e forma­ laggi ove tutti si conoscono e han­ quali sono riportati per esteso e
zioni avverbiali come postalmente no frequenti contatti comunicativi; commentati (è peraltro un pregio
«dal punto di vista del servizio po­ e sono testimonianze viventi di un di tutto il volume il contenere ab­
stale», informatiuamente «per ciò plurilinguismo ricco e positivo, ta­ bondantissimo materiale linguisti­
che riguarda le informazioni» - e le da rappresentare un modello co autentico, che ci porta nel vivo
si noti l'espressione cw che concer­ possibile per gli sviluppi futuri della comunità parlante brega­
ne internamente politicamente du­ della comunità. Nel quinto capito­ gliotta); ne risulta fra l'altro con­
rante le riunioni [ «ciò che concerne lo l'autore mette sotto la lente d'in­ fermato in pieno un rapporto con
la politica interna»?] (p. 62); e ab­ grandimento la situazione di Ma­ l'italiano assai problematico,
bondano nelle registrazioni dei loja, frazione di 274 abitanti, di cui tutt'altro che spontaneo, e anche
parlanti di tutte le età enunciazio­ 131 italofoni e ben 115 tedescofoni. un certo sentimento di rassegna­
ni strane e singolari, estranee a Maloja rappresenta il vero caso zione e distacco nei confronti del
ogni ambito d'uso corrente dell'ita­ critico, dal punto di vista linguisti­ progressivo predominio del tede­
liano, che autorizzano a definire co e socioculturale, della Brega­ sco.
l'italiano di Bregaglia come un ita­ glia: anche presso la popolazione Nelle conclusioni Bianconi viene
liano 'separato' e dànno talvolta di lingua italiana il comportamen­ a schizzare molto incisivamente i
l'impressione che ci si trovi di fron­ to bilingue (dialetto!Schwyzertiit­ fattori che «determinano una og­
te addirittura a una varietà di ap­ sch) è quello più diffuso nei rap­ gettiva condizione di debolezza
prendimento avanzata ma trabal­ porti comunicativi fuori dall'ambi­ dell'italiano in Val Bregaglia» (p.
lante, con qualche problema di to familiare, e, benché si tratti a 139) e ne rendono fragile e gracile
comprensibiTità, almeno fuori con­ tutti gli effetti di una parte del co­ la posizione nel repertorio lingui­
testo, come ci mostra la significati­ mune bregagliotto di Stampa, e stico di tutta la Valle, anche se per
va antologia di p. 73: sono loro che quindi di territorio italofono (la il momento l'italianità linguistica
si basano su entrare nei negozi o Svizzera in generale, e il Canton della Bregaglia non sembra anco­
entrare nei ristoranti; (il turismo) Grigioni in particolare, applicano ra immediatamente minacciata
che adesso un pochettino è andato il principio della territorialità lin­ (tranne che a Maloja, come s'è vi­
un po' di restrizione; l'ente turistico guistica, per cui ognuna delle lin­ sto). Accanto a fattori oggettivi ir­
di quanto so io lo fa anche in bilin­ gue nazionali è legislativamente rimediabili, quali in primo luogo il
gue; ecc. (un caso diverso sembra protetta nel territorio riconosciuto, fatto che si tratta di comunità pic­
invece quello citato a pp. 50-51 comune per comune), il tedesco è cola e priva di un centro culturale,
dell'autobiografia di un bregagliot­ assolutamente dominante negli risulta dall'indagine svolgere in
to dei primi decenni dell'Ottocen­ usi pubblici (nei negozi e uffici, in ciò un certo ruolo - e anche que­
to, dove le costruzioni apparente­ scritte e insegne, nell'elenco telefo­ sto è abbastanza sorprendente, al­
mente «estranee alla struttura nico, ecc.), nelle riunioni e assem­ meno in relazione a situazioni
della lingua italiana» (p. 51) come blee è comune l'impiego dello analoghe studiate dalla sociolin­
Che fu d'indi 1J,ella sua reggia a Schwyzertiitsch, e il processo di guistica - anche la mentalità
Stokolma con un colpo di pistola sostituzione del tedesco all'italia­ stessa della popolazione, «spesso
ucciso o Miei condoàieri compagni no appare in stadio già avanzato. [ ...]rinunciataria a priori, caratte­
di viaggio trouaron esser cara la Lo stesso italiano parlato a Maloja rizzata dall'utilitarismo ed eccessi­
domanda di questi uomini saran­ risulta pesantemente tedeschizza­ vo pragmatismo e dall'assenza dif­
no da riportare a marcato arcai­ to, rispetto a quello raccolto negli fusa di consapevolezza dei valori
smo sintattico, con la «parentesi altri centri della valle. Non per simbolici delle scelte linguistiche»
verbale» e il costrutto «accusativo nulla Bianconi caratterizza la si- (p. 140), non sempre conscia né ap-
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parantemente interessata alle pos­ che vien fuori dalla ricerca è quella
sibilità e alle prospettive insite nel di un italiano ancora vivo, ma dai Daniela Bertocchi
nuovo articolo 116 della Costitu­ connotati fisionomici parecchio di­
zione federale elvetica, che è stato versi da quelli che siamo abituati a
riformulato un paio d'anni or sono riconoscere. GRAMMATICA
proprio al fine di tutelare operati­ L'analisi di Bianconi è peraltro DA SPERIMENTARE
vamente le lingue minori della costellata di osservazioni e consi­
Confederazione e che prevede te­ derazioni di interesse generale. È Maria G. Lo Duca,
stualmente: «La Confederazione per esempio assai interessante Esperimenti grammaticali.
sostiene i provvedimenti adottati l'annotazione (pp. 67-68) che la Rif/,essioni e proposte
dai cantoni Grigioni e Ticino per straordinaria vitalità del dialetto sull'insegnamento della
salvaguardare e promuovere il ro­ bregagliotto sarà la ragione (o una grammatica dell'italiano,
mancio e l'italiano» (p.142). delle ragioni) dell'assoluta assenza
«Biblioteca di Italiano e Oltre»,
Come sarà apparso chiaro, il di una qualche forma di gergo gio­
motivo dominante del lavoro è la vanile in Bregaglia; o la constata­ La Nuova Italia, Firenze 1997, pp.
diagnosi quantitativa e qualitativa zione (p. 102, a proposito della si­ 288, L. 30.000
dello stato di salute attuale tuazione di Maloja) del paradosso
dell'italofonia in una area minori­ consistente nel fatto che «la que­

U
taria di secondo ordine (a livello stione linguistica venga impostata 1 termine grammatica, in
cantonale, le Valli Grigionitaliane soltanto nei termini radicali della una delle sue accezioni,
sono una minoranza linguistica contrapposizione di soluzioni mo­ indica la competenza, la
all'interno della minoranza reto­ nolingui: o italiano o tedesco, men­ conoscenza implicita della lingua
mancia) contrassegnata da una tre l'ipotesi del bilinguismo o del che permette al parlante di co­
netta separatezza nei confronti trilinguismo, tuttora praticata nel­ struire frasi grammaticali mai
delle altre aree di lingua italiana la comunicazione quotidiana, non sentite prima e di decidere se una
in Svizzera, e in particolare rispet­ trova attenzione» (mentre si trat­ determinata frase è accettabile o
to al Canton Ticino, a cui nono­ ta, ovviamente, dell'ipotesi assolu­ no.
stante la non contiguità geografica tamente da preferire e favorire an­ Buona parte dell'insegnamento
ci sarebbe da aspettarsi che i gri­ che in termini di politica e pianifi­ della grammatica ai vari livelli di
gionitaliani si appoggiassero ben cazione linguistica). scuola potrebbe consistere nel
di più, quanto a problemi di iden­ Questo ulteriore quadro della rendere consapevoli tali conoscen­
tità culturale e linguistica, di quel galleria svizzera che Sandro Bian­ ze implicite, sistematizzandole,
che non facciano (a questo proposi­ coni è andato allestendo si accosta anche attraverso necessarie for­
to, sono ben significative spigola­ con pieno titolo, per qualità e ric­ malizzazioni terminologiche: dun­
ture che altrove non assumerebbe­ chezza di particolari, ai precedenti. que nell'individuare le regolarità
ro che un valore del tutto margina­ Spiccano anche qui, e forse ancor della lingua, spiegandone anche i
le: in tutta la valle risultano nel più che altrove (dato presumibil­ 'limiti', definendo cioè il campo di
1997 solo 29 abbonamenti a quoti­ mente il ruolo di outsider che ha applicazione della regola. Si trat­
diani ticinesi, mentre assommano stavolta il ricercatore), i caratteri ta quindi di applicare una meto­
a più di 350 quelli a giornali in te­ che fanno leggere con un interesse dologia euristica, o addirittura
desco, sia grigionesi che della Sviz­ speciale quanto Bianconi va pub­ una maieutica per cui agli stu­
zera alemannica - il quotidiano blicando: l'umiltà scientifica e la denti vengono proposti, a confron­
più diffuso è la Bundner Zeitung, partecipazione morale con cui l'au­ to, esempi di lingua, frasi, testi,
con ben 239 abbonamenti). Il qua­ tore si accosta alla situazione in­ che facciano sorgere il conflitto
dro che viene dipinto è da conside­ dagata, la quantità di cose delinea­ cognitivo, il problema, la doman­
rare, dall'ottica dell'italiano, com­ te, e, last but not least, un vivace da e permettano poi, attraverso
pleto in tutti i particolari; sarebbe impegno civile. l'abile mediazione dell'insegnan­
certo stato utile qualche cenno ai te, la formulazione di ipotesi e la
caratteri del tedesco (Schriftdeut­ scoperta della regola, in un pro­
sch e Schwyzertutsch) parlato dai cesso che, come afferma Maria G.
bregagliotti, anche solo per colli­ Lo Duca, valorizza «quei principi
mare l'impressione che sia del tut­ creativi che gli esseri umani uti­
to simile a quello dei romanci: ma lizzano naturalmente in ogni pro­
questo sarà un lavoro da lasciare cesso di apprendimento» (Intro­
ai germanisti. L'immagine globale duzione, p. IX).

ITALIANO E OLTRE, Xlii (1998), pp. 213-215


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214 Ma tutto questo non può avve­
nire a freddo; come chiunque inse­
gni sa molto bene, non si può en­
canismi dell'apprendimento, oltre
che (tema oggi quanto mai attua­
le) per chi definisce curricoli lin­
che l'insegnante può utilizzare per
la pianificazione e il lavoro (e qui
si fornisce un breve e ragionato·re­
trare in classe una mattina e pro­ guistici, minimi e non. pertorio di grammatiche di consul�
porre di analizzare i diversi usi Il testo si apre con una sintetica tazione); e infine qual è la meto­
dell'articolo determinativo e inde­ storia del dibattito sull'insegna­ dologia di ricerca grammaticale
terminativo. Ecco allora l'idea di mento della grammatica, per che può essere usata in classe.
coinvolgere la classe in una sorta quanto riguarda tanto la madre­ Quest'ultimo punto è sviluppato
di 'studio di caso', un experimen­ lingua quanto le lingue straniere. ampiamente, e le proposte sono ri­
tum, appunto, partendo sia da ca­ Nel dibattito 'grammatica sì, gorose e piene di buon senso, dav­
ratteristiche interessanti del si­ grammatica no', la Lo Duca moti­ vero fattibili anche per l'insegnan­
stema linguistico (si vedano le se­ va la sua posizione favorevole te che, oltre a grammatica, ha va­
rie del tipo casa - casina - casetta all'insegnamento della grammati­ rie altre cose da fare a scuola. Si
casettina dell'Esperimento 17) sia ca in termini di arricchimento danno sliggerimenti specifici su
da errori tipici dei ragazzi, quindi della consapevolezza linguistica e come trovare un punto di parten­
da loro produzioni. Che cosa siano metalinguistica e di generale svi­ za motivante, come indurre 'abitu­
gli 'esperimenti grammaticali' e a luppo cognitivo: rifiuta quindi tan­ dini mentali di ricerca', dove e con
che cosa servano, in un'ottica co­ to posizioni 'abrogazioniste' quan­ quali tecniche raccogliere i dati,
gnitivista e di apprendimento coo­ to, com'è probabilmente ovvio, un come analizzarli, come giungere a
perativo, ce lo dice l'autrice stessa insegnamento normativo o di pura generalizzazioni, a 'regole'; come
in un paragrafo che vale la pena e semplice terminologia gramma­ documentaré il processo e il risul­
di riportare per intero: «'Fare ticale, dichiarandosi semmai vici­ tato; come, infine, verificare e va­
grammatica a scuola' significa in na alla concezione di 'grammatica lutare gli apprendimenti (valuta­
questo libro attuare dei percorsi di nozionale' elaborata negli anni Ot­ zione iniziale, procedurale e fina­
'scoperta' grammaticale su cui tanta da Raffaele Simone. Soste­ le).
condurre gli allievi, perché essi nendo che gli «esperimenti gram­ E ora qualche parola sugli espe­
imparino a ritrovare quella cono­ maticali» sono proponibili, natu­ rimenti: sono 17, i primi 15 propo­
scenza linguistica immagazzinata ralmente con le dovute cautele sti in classi di biennio, gli ultimi 2,
e già all'opera nella loro testa, e nella scelta dei contenuti e nella più 'facili' pensati per la scuola
che pur rivelandosi generalmente metodologia, in qualunque livello elementare e proposti anche, con
sufficiente ad assolvere alla mag­ di scuola, compresa l'elementare, adattamenti, a insegnanti di Ita­
gior parte dei compiti comunicati­ l'autrice prende le distanze da ta­ liano come L2. Gli esperimenti
vi, sfugge di solito a qualsiasi con­ lune posizioni, presenti anche nel hanno una struttura abbastanza
sapevolezza o possibilità di con­ dibattito attuale, che sostengono omogenea: in genere si parte dalla
trollo. Una volta 'ritrovata', que­ che un insegnamento grammati­ asserzione di una 'regola' gram­
sta conoscenza sarà scomposta cale è possibile e utile solo negli maticale, che viene dapprima
nelle sue strutture, studiata nelle anni terminali di scuola seconda­ esemplificata su dati linguistici,
sue connessioni, confrontata con ria superiore. Quando si parla di poi, in un secondo momento, mes­
altre competenze e fatta propria grammatica (ma forse non solo di sa in crisi attraverso altri dati; la
sulla base di una ben diversa ma­ essa), il problema non è l'inseri­ messa in crisi porta all'introduzio­
turità e consapevolezza» (p.32). mento o meno di tale insegnamen­ ne di restrizioni e quindi a una
Il lavoro della Lo Duca, che qui to nel curricolo, ma il come. riformulazione della regola:
sistematizza, integra e raccoglie Dopo un capitolo in cui vengono nell'esperimento 3 si passa ad
in volume una serie di articoli dati chiarimenti e precisazioni esempio da una Regola 1 «Una
pubblicati nell'omonima rubrica di terminologiche (o terminologici? frase minima dotata di senso com­
«Italiano e Oltre», riveste un note­ chissà se può essere uno spunto piuto si compone di soggetto e pre­
vole interesse sia per gli insegnan­ per un 'esperimento'), il capitolo 3, dicato» alla Regola 4 «Una frase
ti (di ogni livello di scuola, afferma «Grammatica in classe», centrale minima si compone del predicato e
l'autrice) che sono alla ricerca di nella struttura del libro, discute a degli elementi necessariamente ri­
percorsi praticabili ed efficaci per fondo tre punti: quali possono es­ chiesti dal verbo». La messa in cri­
lo sviluppo della competenza me­ sere i contenuti grammaticali, non si della regola, la sua 'falsificazio­
talinguistica e l'acquisizione di co­ solo, ma anche a quali modelli ne', se così si può dire, è la parte
noscenze grammaticali di base sia grammaticali fare riferimento (e più interessante dell'esperimento
per chi, in ambito di ricerca lin­ la scelta è per eclettismo e flessi­ perché introduce, oltre che ele­
guistica applicata, analizza i mec- bilità); quali sono gli strumenti menti di conflitto cognitivo, con-
---
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cetti fondamentali come quello, quanti tipi di ricerche vi si posso­


appunto, di restrizione del campo. Anna Rosa Guerriero no condurre? Le modalità di inter­ 215
A singoli esperimenti o a gruppi di rogazione infatti determinano in
esperimenti segue un 'corollario', DISCHI larga misura l'efficacia di un di­
che commenta l'esperimento, an­ zionario elettronico e la sua radi­
che dal punto di vista delle sue ul­
LESSICALI cale differenza dal dizionario car­
teriori potenzialità didattiche, taceo. Ma l'efficacia delle modalità
Francesco Sabatini, d'interrogazione dipende a sua
esplicita il modello grammaticale Vittorio Coletti,
di riferimento, fornisce spunti bi­ volta dai criteri di organizzazione
Disc compact. del materiale linguistico, e questo
bliografici in genere aggiornati e
facilmente accessibili. Il dizionario italiano è un problema teorico a monte
Dal punto di vista dei contenuti, in CD ROM, della specifica tecnologia del me­
gli esperimenti spaziano dalla Giunti Multimedia, dium.
struttura sintattica della frase al­ Firenze 1997, L. 90.000; La tradizionale interrogazione
la morfologia, a nozioni quali la Il Gabrielli su CD ROM. alfabetica per lemmi si trasforma
definitezza, il noto e il nuovo, Il dizionario della lingua nei dizionari elettronici in moda­
l'aspetto verbale, la deissi; una italiana della nuova lità di indagine più ampie e diver­
parte importante è dedicata generazione, sificate, per analizzare, ad esem­
all'analisi del verbo e dei suoi Elemond, Milano 1997, pio, in termini quantitativi e qua­
'tempi' (si vedano ad esempio gli litativi la struttura delle parole e
L. 98.000;
interessanti esperimenti 11, 12 e delle sillabe. Se si digita ad esem­
Giacomo Devoto - Giancarlo Oli, pio un nesso insolito come *np*
14, quest'ultimo significativamen­ Il dizionario
te intitolato Dare il tempo al tem­ (marcato da due caratteri ,0olly» o
della lingua italiana, «metacaratteri», come appunto è
po). Il lettore conclude la lettura
del libro con alcuni strumenti in Le Monnier - Editel, l'asterisco, che equivale a un nu­
più e con la consapevolezza che, a Milano 1997, L. 181.000; mero n di lettere precedenti e/o se­
fianco degli inarticolati 'ragazzi da Lo Zingarelli in CD ROM, guenti il nesso ricercato; mentre
discoteca' che si incontrano ogni Vocabolario ad esempio il punto interrogativo
giorno, ce ne sono altri (o gli stessi della lingua italiana, equivale a una qualsivoglia lette­
in un contesto valorizzante?) che Zanichellli, ra precedente e/o seguente) il De­
sanno spiegare perché non si può Bologna 1998, L. 136.000 · voto-Oli risponde con una lista di

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scrivere così: «La terza tasca [dello 13 lemmi, lo Zingarelli con una li­
zaino] è verde ma più piccola delle sta di 19 lemmi, il Gabrielli con 30
precedenti, ma abbastanza grande a tempo molti dizionari lemmi e il Disc con 60; si scopre
da farci stare il diario e due o tre prevedono una specifica così che si tratta o di nomi compo­
quaderni». versione su CD ROM. Il sti - benpensante, benportante,
supporto elettronico rappresenta dorminpiedi, nonpariglia, panpe­
infatti un mezzo elettivo per gesti­ pato, panpsichista - o di prestiti
re quel peculiare data base che è (es. input); la più ampia estensio­
una lingua naturale. Attraverso ne degli ultimi due corpora è do­
un CD ROM si possono disegnare vuta al fatto che vengono inseriti
varie 'rotte' di navigazione, tanti nell'elenco anche entrate di diver­
percorsi possibili nella rete di rap­ sa ed eterogenea natura come in
porti che strutturano e innervano pectore, non proliferazione (Ga­
un sistema linguistico: rapporti brielli) o action painting (Disc).
morfologici, sintattici, semantici, Con ricerche di questo tipo, in
etimologici, stilistici. La 'gabbia' ogni caso, si può valutare rapida­
dell'ordine alfabetico con cui le pa­ mente la frequenza di nessi silla­
role sono elencate nei dizionari bici o la produttività di certi suf­
cartacei, struttura aliena fissi o prefissi nella lingua italia­
dall'esperienza che ciascuno di noi na.
ha della lingua, è in un certo sen­ Altra possibilità offerta dall'in­
so superata dalla risorsa informa­ terrogazione elettronica di corpo­
tica. Come si interrogano queste ra linguistici è quella di condurre
particolari banche dati? Quali e ricerche non solo per lemmi ma

-- ITALIANO E OLTRE, Xlii (1998}, pp. 215-218


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w anche per forme flesse: persone, coincidenti e in parte divergenti manda e in cui si pesca in ogni ca­
216 tempi/modi verbali, numero e ge­ da quella dello Zingarelli; in essa so per recuperare tutti i dati pro­
nere delle forme nominali, e così compare il riferimento ad anidri­ dotti dai vari tipi di link iperte­
via. E ancora si possono chiedere de carbonica, ma non è possibile stuali, creati comunque a poste­
locuzioni, parole composte e sin­ trovare la definizione esplicita del riori. Questo ripensamento delle
tagmi in genere; il CD ROM Disc composto secondo questa moda­ strategie testuali delle definizioni,
della Giunti, per esempio, permet­ lità di ricerca, mancando nella li­ del sistema e dell'organizzazione
te di selezionare questa modalità sta proprio anidride e carbonico; delle entrate, dovrebbe essere fi­
per ricercare forme come a scarta­ la definizione è individuabile solo nalizzato, tra l'altro, a una mag­
mento ridotto, campo di forze, ani­ come seconda accezione del campo giore esplicitazione delle articola­
dride carbonica, falda freatica, di definizione di carbonico. Il De­ zioni e delle intersezioni dei sotto­
nicchia ecologica, impatto am­ voto-Oli, con una ricerca elabora­ dizionari possibili, per una mag­
bientale, vizio di forma, abuso di ta attraverso l'utilizzazione di giore esplicitazione dei rapporti
potere, patti in deroga, chiusura operatori logici AND, OR, ADJ e intrinseci tra i diversi livelli del
lampo; esse vengono evidenziate NEAR, per cui (anidride) ADJ sistema linguistico. Insomma un
direttamente all'interno del cam­ (carbonica), risponde con 44 lem­ dizionario su CD ROM, per utiliz­
po di definizione della specifica mi, e anche in questo caso non esi­ zare in pieno le risorse del me­
entrata lessicale. Difficile tuttavia ste una definizione esplicita per il dium, richiede una diversa e più
comprendere il criterio di selezio­ composto se non sotto l'entrata profonda strutturazione dei mate­
ne della lista di forme composte; carbonico. A parte la diversa rile­ riali linguistici e, probabilmente,
stranamente, infatti, questa mo­ vanza assegnata nei quattro di­ un ulteriore sforzo di riflessione
dalità non funziona per altre for­ zionari elettronici alla ricerca di teorica e una maggiore esplicita­
me come agenti patogeni, ad forme composte, va notato comun­ zione di categorie descrittive.
esempio, o punto chiave, soglia que, in generale, che l'esigenza di I dizionari elettronici possono
critica o forza di gravità. Si po­ esplicitare maggiormente le vir­ dunque suddividere il materiale
trebbe allora pensare a creare un tualità sintattiche dei significati linguistico in una pluralità di sot­
sottodizionario personalizzato - ha ancora un profilo incerto nella todizionari (glossari settoriali, re­
opzione presente nel Disc - ma il lessicografia elettronica. Il sup­ gistri d'uso, derivazioni etimologi­
tentativo fallisce e una finestra porto elettronico, con la facilità e che, ecc.) più o meno strutturati
interattiva avvisa che i sottodizio­ la velocità di trattamento di dati attraverso collegamenti iperte­
nari personalizzati (ottenibili me­ che lo contraddistingue, potrebbe stuali. Questa possibilità può es­
diante salvataggio delle forme in­ agevolare una gestione più artico­ sere spesa in modi diversi a parti­
dividuate) funzionano solo per li­ lata e complessa di liste «a entra­ re dai criteri di segmentazione dei
ste di lemmi ma non per liste di te multiple». La possibilità di in­ materiali, da quelli di redazione
locuzioni o forme composte in ge­ crociare variabili grazie alla mo­ delle liste e dalla facilità di reci­
nere. Anche lo Zingarelli offre dalità di ricerca «a tutto testo» proca accessibilità e interazione
un'analoga opportunità: digitando (full text), cioè nell'intero corpo dei corpora. Tali criteri sembrano
anidride carbonica, ad esempio, si dei testi delle voci, è infatti la ri­ piuttosto eterogenei nei quattro
apre una lista di 40 lemmi (da sorsa più caratterizzante dei di­ CD ROM considerati. Nel Devoto­
acapnìa, anidride, aranciata, o zionari su CD ROM. Cercare un Oli s'incontra nelle opzioni attiva­
catabolito, a fotosintesi, perlage, lemma in tutto il testo ha infatti bili nella schermata iniziale «a
respirazione, urea), cliccando su come risultato la lista dei docu­ tendina» una suddivisione piutto­
ciascuno dei lemmi, viene eviden­ menti (cioè voci di dizionario) che sto ampia in «forestierismi» (ara­
ziata la specifica accezione in cui contengono la parola - magari per bo, cinese, ebraico, francese, ecc.);
la forma ricercata è contenuta; so­ puro caso - nella definizione di un «regionali» (ulteriormente suddi­
lo nelle due singole entrate ani­ altro termine o nelle definizioni visi in «dialettali», «meridionali»,
dride e carbonica si trova l'esplici­ della fraseologia. Forse un ulte­ «settentrionali», «toscanismi»);
ta definizione del composto («ani­ riore passo avanti nella progetta­ «lessico» (termini arcaici, rari, let­
dride carbonica, gas incolore, ino­ zione di dizionari elettronici po­ terari, poetici, onomatopee, locu­
dore, insapore, soffocante, che si trebbe essere quello di disartico­ zioni, ecc.); «etimologia»; «glossa­
svolge nelle fermentazioni organi­ lare e ripensare più radicalmente ri». Il sistema di incrocio multiplo
che e nelle combustioni, ecc., i campi delle definizioni in funzio­ tra le liste tuttavia è piuttosto ri­
ecc.»). ne di una pluralità di collegamen­ gido e non particolarmente pro­
Il Gabrielli propone a sua volta ti; esso è, nei dizionari esaminati, duttivo.
una lista di 25 lemmi, in parte una sorta di «testo-base» cui si ri- Lo Zingarelli non presenta si-
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gnificative opzioni del genere. co», «storico», «glossari settoriali», mi nel Gabrielli (da anfibolo a
L'interfaccia con l'utente è tutta «Registri d'uso», ecc. Se si vuole nonsenso o sconclusionato, da sen­ 217
giocata su due opzioni di fondo: conoscere, ad esempio, l'estensio­ satamente a senziente), di 114
l'impostazione a ricerca semplice, ne della lista di parole di origine lemmi nello Zingarelli (da asti­
relativa ad un singolo lemma, e latina di tradizione dotta (8610) nenza, banalizzare, corrisponden­
quella a ricerca completa, artico­ rispetto a quella dei lemmi deri­ za a smarrire, vista, voluttuoso o
lata nei campi «Tutto testo», «Lin­ vati dal latino antico volgare yoga), di 138 lemmi nel Devoto­
gue» (per limitare la ricerca alle (736), oppure se si vuole rapida­ Oli (da allettamento, carnale, illu­
indicazioni di lingua straniera che mente datare e confrontare entra­ sione, a odorato, svenimento e così
precedono la trascrizione foneti­ te nel lessico italiano e tradizione via), di 127 lemmi nel Disc (da
ca), «Etimologia», «Gramm., uso» di aggettivi come aureo o pluviale acuire, addormentare a stravizio e
(ricerca limitata alle categorie (latino antico di tradizione dotta, tramortire). Si possono natural­
grammaticali, con relative indica­ sec. XIV) o plumbeo (sec. XV) in mente applicare filtri diversi per
zioni morfologiche, e alle note rapporto ai sostantivi di tradizio­ regolare il «focus» dell'indagine,
d'uso inserite nelle varie voci del ne popolare come oro (sec. XIII), in quest'ultimo CD ROM si può
dizionario) e così via. La ricerca pioggia (sec. XIV) e piombo (sec. ad esempio selezionare «significa­
completa, cioè, pesca in quei cam­ XIV), si possono selezionare nel ti», «usi», «etimo», oppure «deriva­
pi che ritagliano sezioni specifiche campo delle ricerche incrociate i ti», cui corrisponde una lista di 8
delle voci del dizionario, che evi­ sottodizionari «etimologico» e lemmi (da bisenso a sovrasenso), o
denziano di volta in volta porzioni «storico». Entrambi i dizionari, ancora «sinonimi», cui corrispon­
diverse di un unico materiale di inoltre, puntano a un coinvolgi­ de una lista di 9 lemmi (da pul­
base già strutturato in un'unica mento più diretto dell'utente, con sioni, coscienza, intuizione, verso,
forma e una volta per tutte. giochi linguistici di vario tipo o ecc.).
Per queste e per altre caratteri­ con il ricorso a risorse audio per Il margine di divergenza delle
stiche, il Devoto-Oli e, in parte, lo la pronuncia di lemmi italiani e liste è dovuto evidentemente alle
Zingarelli, incarnano nel comples­ stranieri. variabili di testo (i campi delle de­
so due esempi di sostanziale tra­ Altro impiego elettivo della ri­ finizioni) nei quali pescano i ri­
sposizione su CD ROM di opere cerca a tutto testo è l'esplorazione spettivi motori di ricerca dei quat­
nate per la stampa su carta. Il similtanea di ambiti diversi, per tro CD ROM, ma anche ai criteri
Gabrielli e il Disc dedicano invece esempio grammaticali e semanti­ di impostazione strutturale delle
una diversa attenzione al potere ci. Nel Gabrielli è possibile otte­ liste. E, in ogni caso, la possibilità
strutturante del medium prescel­ nere, cliccando per esempio «ag­ di identificare un campo semanti­
to, appartengono in qualche modo gettivo» e «medicina», 971 aggetti­ co o una famiglia di parole resta
a una 'nuova generazione'. Il pri­ vi relativi alla medicina. Se inve­ sempre condizionato dalle moda­
mo, ad esempio, presenta un'in­ ce di «aggettivo» si sceglie «greco», lità espositive dei campi di defini­
terfaccia con l'utente più 'amiche­ si apre la lista di 788 grecismi che zione, dati una volta per tutte, e
vole': ad alcuni campi - «ambiti appartengono al linguaggio medi­ dunque esposti a probabili aleato­
d'uso specialistici» o «registri lin­ co. Oppure si può esplorare il les­ rietà: in una ricerca complessa a
guistici» ( «letterario», «poetico», sico per campi semantici e fami­ tutto testo del tipo «abbiglia*.o
«familiare», «popolare», «volgare», glie di parole ricorrendo alle radi­ indument?.o vestiario.o vestit?.o
«gergale») - corrispondono una ci di parole che concorrano a defi­ indoss*» può risultare nella lista
gamma di opzioni di sottodiziona­ nire il campo che interessa. Digi­ di 794 lemmi dello Zingarelli il
ri che possono lavorare in interse­ tando, ad esempio, indument?, in­ lemma zie (nel campo definizioni:
zione o in unione secondo una for­ doss*, vestit?, si otterranno 335 «zie e il vestito si strappò»), ma
ma più agile e semplificata degli parole relative all'abbigliamento. non zip (definito con «chiusura
operatori booleani. Anche il Disc Digitando invece insegn* nei cam­ lampo»).
presenta un'interfaccia amichevo­ pi «Lemma», «Definizione» e «Si­ Nel Gabrielli, ad esempio, l'in­
le, a prima vista un po' complessa nonimo», premendo i tasti Unione dice generale di ventuno tabelle
segmentata com'è in molteplici e Trova, si accederà a tutti i luo­ nomenclatorie - «Abbigliamento»,
campi che possono eventualmente ghi in cui nel dizionario si parla di «Alimentazione», «Ambiente»,
interagire in ricerche incrociate. insegnamento: 9 lemmi, 161 defi­ «Animali», e così via - raggruppa,
L'opzione «Ricerche complesse» nizioni, 1 sinonimo. a partire da uno o più «lemmi ca­
prevede, ad esempio, una serie di Ancora: la ricerca completa a postipite», tutte le parole legate
sottodizionari suddivisi in «Dizio­ tutto testo della parola sensi, ad tra loro da un rapporto di signifi­
nario grammaticale», «etimologi- esempio, apre una lista di 93 lem- cato o da particolari rapporti lin-
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w guistici. L'accesso a queste forme mucillagine, plancton, salsedine sultazione e l'efficacia del proget­
218 avviene solo per alcune aree se­ oppure barriera corallina, piat­ to complessivo dell'opera che le
mantiche articolate a partire dalla taforma abissale, piattaforma implica dipendono anche dal tipo
sezione «Tabelle Nomenclatorie», continentale, fossa oceanica. di utenza cui si rivolge un dizio­
la cui funzione consiste nel mo­ A parte la discrezionalità delle nario elettronico. Inutile sottoli­
strare le relazioni esistenti tra pa­ Tavole, non è del tutto evidente il neare quanto diverse possano es­
role legate da vari tipi di rapporti criterio di individuazione dei ter­ sere le logiche di interrogazione e
linguistici. Questi rapporti sono mini capostipite così come quello di lavoro se l'utente è un allievo
esplicitati attraverso una serie di di redazione delle liste corrispon­ della scuola di base, uno studente
descrittori; nel caso di Ambiente, denti. universitario, uno studioso o un
per esempio, si può pescare per Così anche nello Zingarelli. Si professionista. E questa diversità
«sinonimi» (biosistema, ecosiste­ può accedere a una nomenclatura diventa molto più marcata e ricca
ma), per «attributi» (inquinato, a digitando la parola ricercata nel di conseguenze nell'uso di un CD
rischio, ecc.), «elementi» (acqua, campo «nomenclatura»; l'indagine ROM rispetto a quanto non av­
clima, ecc.), per «agenti» (ambien­ può avere esito negativo («parola venga già per un'opera stampata
talista, biologo), per «famiglia lin­ assente dall'indice») oppure può in volume.
guistica» (ambientale, ambire, am­ proporre in appendice al campo di È dunque tempo per la lessico­
bito), per predicati «con soggetto» definizione una serie di liste di grafia elettronica di ripensare più
o «con oggetto» o con «legame indi­ lemmi classificati secondo diversi radicalmente - attraverso il mo­
retto» (degradarsi o inquinare, tipi di descrittori. Digitando libro, dello ipertestuale - principi, cate­
abitare, in). Svolgendo dunque ad esempio, si trova: «tipi di li­ gorie e strategie di strutturazione
una delle 21 tabelle si accede bro», «caratteristiche», «parti del del lessico. E' opportuno che i di­
all'elenco dei termini più ricorren­ libro», e così via. Esito positivo zionari elettronici 'nascano' e sia­
ti e da ciascuno di questi si passa hanno indagini di questo tipo con no pensati per il computer, con
a ulteriori elenchi di sostantivi, parole come ambiente, alimenta­ conseguenti scelte di linguaggio e
aggettivi, predicati ad essi relati­ zione, mare, stato, verdura ma con un'adeguata individuazione
vi. Da Ambiente si può accedere a non fiore, nave, imbarcazione, di campi di ricerca adeguati. Non
uno dei «termini capostipite», po­ cioè lemmi che in ogni caso impli­ è solo il versante statistico-quan­
niamo mare, e da qui - attraverso cherebbero classificazioni di vario titativo ad essere messo in gioco
l'etichetta «elementi» - ad una li­ genere. Le modalità d'interroga­ con questa risorsa, ma un più
sta di forme semplici e composte zione, la maggiore o minore enfasi complessivo 'disegno descrittivo'
quali alga, conchiglia, iodio, sugli aspetti euristici della con- del sistema linguistico.
a
Il GISCEL (Gruppi di Intervento e di Studw
nel Campo dell'Educazione Linguistica),
costituitosi nell'ambito della Società di
Linguistica Italiana nel 1975, «si propone

>
di studiare i problemi teorici e sociali
dell'educazione linguistica nell'ambito della
scuola, di contribuire a rinnovare i metodi
e /,e tecniche dell'insegnamento linguistico,


che deve esserefondato su attività che
stimolino nei discenti /,e capacità di
comprensione e di produzione linguistica e
favoriscano I.a presa di coscienza, in modo
adeguato ai diversi livelli di scolarità, del

,a
carattere stratificato e vario della realtà
sociolinguistica, del carattere compksso ed
eteroclito dellefacoltà del linguaggio e del
carattere storicamente variabile e determinato
dei meccanismi linguistici».
Il GISCEL pubblica ogni anno due
"Quaderni" sui temi dell'educazione
linguistica e organizza ogni due anni un
Convegno nazionak.

LA BEllA E LA BRUTTA
a cura di Fiorella Mandelli e Letizia Rovida,
L.24.000
Rappresenta il risultato di un lavoro di ricerca in classi di scuola
elementare e media sul processo di revisione come momento
dell'attività di scrittura a scuola. Alla presentaiione delle motivazioni,
dell'articolazione e dei risultati del lavoro di revisione segue una
riflessione sui processi di apprendimento della scrittura, nella
quale vengono definiti gli obiettivi, i metodi e i contenuti per un
curricolo di scrittura nella scuola di base. In appendice viene
presentata un'ampia scelta di materiali e percorsi didattici utili
per il lavoro in classe.

"MAXIMA DEBETUR
PUERb REVERENTIA"
a cura di Loredana Corrà e Valter Deon,
L.25.000
Il volume sviluppa le più recenti indicazioni della psicopedagogia,
della psicolinguistica e della pragmatica in un serie di saggi­
esperienze di insegnanti del GISCEL Veneto sui processi del
parlare in classe. L'intento è quello di recuperare la continuità di
w1a tradizione che vede nel dialogo w10 strun1ento di conoscenza,
ricerca e cosouzione del sapere e che fu dell'educazione l'occasione
per l'esercizio del rispetto dell'altro.

IL TESTO FA SCUOLA
a cura di Kosa Calò e Silvana Ferreri,
L.45.000
Ogni anno agli insegnanti viene chiesto di orientarsi nel grande
La Nuova mercato dell'editoria per scegliere i libri di testo. Studiosi e
Italia Editrice insegnanti discutono e propongono qui una serie di criteri per
analizzare i libri di testo in rapporto alle materie e alle esigenze
via E. Codignola, 20 didattiche: leggibilità, adeguatezza dei contenuti, interrogazione
50018 Scandicci (FI) dei linguaggi, multimedialità, funzionalità degli apparati ai fìni te
fax 055/75.90.208 dell'apprendimento e della verifica. u
BIBLIOfECA DI ITALIANO & OLTRE

a Giacomo Leopardi
LA VARIETÀ DELLE LINGUE

>a
Pensieri sul linguaggio, lo stile e la
cultura italiana
a cura di Stefano
Gensini

o:
Lire 39.000

Tra le pagine dei suoi


scritti Leopardi lasciò
una fitta e penetrante

�a
riflessione sul
linguaggio, le lingue,
lo stile, le risorse
espressive della poesia
e della letteratura. Per
ragioni non chiare,

z lii
questa riflessione ha
attirato l'attenzione solo
di pochi studiosi. È un
peccato, a cui questo
volume cerca di mettere
riparo: le pagine

a
leopardiane sul
linguaggio contengono
infatti geniali
considerazioni, che si
collegano con quel che si
andava facendo in Europa

]j.lc
in quegli anni. .
Rilette oggi queste pagine Jl)t""fl (l'-,. W- (I-
lasciano capire che, anche �#J-f '-",-. t�l
sotto il profilo linguistico, I !.
µ
tf i )1'..,,J�� � G--

(..-"'-�✓ lj--t
Leopardi è stato uno
straordinario analista e
pensatore di rango europeo,
e che la sensibilità
linguistica era in lui
strettamente associata alla
percezione del rilievo
politico e storico delle lingue.
Stefano Gensini, autore di
una Linguistica leopardiana
che nel 1984 pose il problema
di Leopardi 'filosofo
linguista', raccoglie in questo
volume praticamente tutto ciò
che Leopardi ha scritto sul
tema, e ne propone un'interpretazione che pone in rilievo
La Nuova l'enorme importanza di questa riflessione.
Italia Editrice
via E. Codignola, 20
500 I 8 Scandicci (FI)
fax 055/75.90.208
http://www.lanuovaitalia.it

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