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Inserto settimanale Finzioni da Cuba CASI CRITICI Roma, Villa Medici:


de «il manifesto» al Guatemala, Le scrittrici bestseller scarabocchi d’artista,
dal Perù all’Argentina del mito al femminile definizioni
TEDESCHI, REHREN, BOCCUTI, SECCI MARCELLA FARIOLI JACOPO RANZANI

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Piergiorgio Bellocchio: Vita di Simone Weil GIOVANNI FRANGI
«Quaderni piacentini», nella testimonianza «L’intervista»
stile, ethos, impegno del padre spirituale al pittore milanese
MATTEO PALUMBO PASQUALE DI PALMO DAVIDE DALL’OMBRA

Cominciato nel 1931 e terminato nel 1951, «Gli Effinger»


1 maggio 2022
anno XII - N° 18 di Gabriele Tergit ritrae una cultura che non aveva mai avuto
diritto di cittadinanza nella letteratura «alta»: da Stile libero

Una variazione
Eugenie e poi giocatori, truffa-
tori, ladri e altro ancora, l’oc-
chio di Tergit nutre e trasmet-
te un certo compiacimento per
le discutibili predilezioni este-
tiche degli Oppner e per l’orgo-

ebraica del Kitsch


glio con cui i giovani Effinger
esibiscono le loro belle mogli
agli sbigottiti concittadini del
loro paese d’origine. Perché il
romanzo, in perfetto contra-
sto con la critica contempora-
nea, riconosce nella cultura
del kitsch il marchio di un’epo-
ca non priva di grandezza e irri-
ducibile al rigido metro di una
misura morale.

A
di LUCA CRESCENZI Tutto ciò che, in Germania
e in Europa, non fu Kulturbürg-
ll’apparire dell’auto- ertum, la borghesia cólta sem-
biografia di Günter pre rappresentata e rimpian-
Grass, Sbucciando la ci- ta dalla grande arte, fu Kitsch-
polla, lanciata in tutto bürgertum, la borghesia del cat-
il mondo come il li- tivo gusto romantico, gugliel-
bro definitivo in cui mino, persino weimariano: ma
l’ormai anziano scrit- il punto è che per Tergit, diver-
tore e cuoco dilettan- samente da Broch, quest’ulti-
te, da decenni campione della si- ma non fu colpevole d’altro che
nistra tedesca più illuminata e di aver voluto vivere al di sotto
pacifista, confessava di aver ser- dei propri mezzi: troppo facil-
vito nei corpi delle Waffen-SS, il mente appagata da una mode-
grande e arguto critico di origi- sta idea di bellezza per poter
ne ebraica Marcel Reich-Ranic- aspirare al suo superamento e
ki commentò il libro con una alla propria emancipazione da
delle frasi lapidarie che l’aveva- un’ingenuità di cui non poteva
no reso il più famoso e amato fra neppure immaginare i rischi.
i commentatori della letteratu- Per Tergit il kitsch non si identifi-
ra contemporanea: «Ma che ro- ca, come per Broch, con «il pro-
ba è? Duecento pagine di cucina blema del male nel sistema di va-
e una pagina e mezzo di SS». Con lori dell’arte», ma con quello del-
ciò la sofferta confessione era la semplicità fiduciosa che con-
stata liquidata. Questo ricordo serva l’individuo in una condizio-
ha qualche ragione di tornare al- ne di autoappagata inconsapevo-
la mente quando si affrontano lezza tanto compiaciuta quanto
le 900 pagine della grande saga incolpevole.
familiare di Gabriele Tergit, Gli
Effinger (traduzione di Isabella L’errore più grave
Amico Di Meane e Marina Pu- Se nel 1950 Broch individua-
gliano, Einaudi Stile libero Big, va in Hitler il seguace ideale
pp. 920, € 24,00) lanciata in tut- del kitsch, Tergit capovolge il di-
to il mondo e ora anche in Italia, scorso e fa del kitsch la categoria
a settant’anni dalla loro prima estetica in cui si identificano il
apparizione, come i Budden- mondo e l’esistenza delle sue vit-
brook ebraici. time. Per questo è così indispen-
sabile al romanzo la provenien-
L’avvertenza di Springer za ebraica dei suoi protagonisti
Con il romanzo di Thomas e per questo Gabriele Tergit si
Mann questo ha in comune non pose a lungo la domanda intor-
solo il passo lungo, ma anche no al modo di rappresentare la fi-
una quantità di episodi, immagi- ne dei suoi personaggi. La solu-
ni e personaggi che ben difficil- zione fu quella di non nasconde-
mente si possono considerare re la tragedia, ma di rappresen-
casuali, visto, per giunta, che bro così legato alla storia e alla trice, cui rimanevano ormai so- critica feroce di un autore come George Grosz, tarla in diminuendo, attraverso
una figura marginale della pri- cultura tedesca». lo cinque anni di vita, poté anco- Hermann Broch, che vi ricono- Ritratto del dottor Felix Weil, finanziatore poche pagine scarne in cui tutto
ma parte è una modista chiama- Gabriele Tergit, al secolo Eli- ra godere di quel riconoscimen- sceva l’essenza stessa del proble- della Scuola di Francoforte, 1926 avviene senza che possa essere
ta solo con il cognome, Mann. se Hirschmann, giornalista giu- to che le consentì di rimaneggia- ma morale nell’arte: la cultura raccontato.
Ma di ebraismo, per grandissi- diziaria nell’ultima fase della Re- re e ripubblicare i suoi romanzi. del kitsch. Il profluvio di kitsch I suoi personaggi, con i quali la
ma parte del romanzo, non c’è pubblica di Weimar e narratrice Ma a cosa si deve, dunque, il che il romanzo offre non può es- li Oppner agli alacri e sobri Effin- narrazione si identifica, vanno
quasi traccia. Di tanto in tanto al- giunta al successo con il suo pri- valore degli Effinger? Alla rappre- sere misconosciuto, né deve es- ger, la pomposa e vana dinastia incontro alla loro fine senza
cuni protagonisti si pongono in- mo romanzo, Käsebier conquista il sentazione, straordinariamen- sere passato sotto silenzio, per- di banchieri dalla morale ferrea realmente capire fino all’ulti-
cidentalmente il problema del- Kurfürstendamm, ha avuto vita e te dettagliata e puntuale, di una ché di questo vivono i borghesi e la giovane generazione dei self mo. «Il rimorso di non aver da-
le loro origini, ma l’argomento storia editoriale travagliatissi- cultura che non aveva mai avu- della capitale prussiana, come made men che in fondo non aspi- to retta alla vostra cara madre,
viene immediatamente accan- me. Fuggita dalle persecuzioni to, come tale, diritto di cittadi- tanta parte della borghesia tede- rano se non a condividere l’agia- la mia amata Klärchen, che co-
tonato, salvo riapparire nel fina- prima in Cecoslovacchia, poi in nanza nella letteratura «alta» e sca e europea di ogni tempo. ta esistenza del capitalismo ere- me ogni donna ha sempre volu-
le della saga, che si conclude Palestina e infine a Londra, ha che proprio mentre Gabriele I salotti, i bovindi, i balli, i tessu- ditario attraverso il successo to andar via mi perseguita»,
quando la Germania nazionalso- portato con sé il suo romanzo Tergit scriveva era oggetto della ti, le suppellettili, i versi sghem- che gli proviene dall’apertura al- scrive Paul Effinger nella sua
cialista ha appena cominciato la sulla famiglia Effinger per bi dei poeti da quotidiano e per- la modernità e dall’audace capa- ultima lettera. «Ho creduto nel-
sua opera di sterminio. Perché, vent’anni, cominciandolo nel sino i pensieri, le svenevolezze, cità imprenditoriale. la bontà umana: è stato l’erro-
allora, insistere tanto sulla ma- 1931 e terminandolo nel 1951, il sentimentalismo delle conver- Per molte, molte pagine, re più grave di questa mia vita
trice ebraica del libro? Tanto più
che la stessa autrice – come ri-
quando la sua materia non pote-
va che andare incontro a un cla-
Vita e vicenda sazioni e delle epistole amorose
sono così volutamente artificio-
dunque, il kitsch amato dai ric-
chi e, in fondo, ingenui discen-
fallimentare». Non è nel male
il potenziale distruttivo del ki-
corda Nicole Henneberg nell’in-
formativa postfazione – rifiuta-
moroso insuccesso nella Germa-
nia intenta a rimuovere i ricordi
editoriale travagliata si, malamente copiati da model-
li inarrivabili e ridotti a conven-
denti della vecchia generazio-
ne di uomini d’affari e, in fon-
tsch, ma nell’ingenua rappre-
sentazione della bontà che es-
va per il suo capolavoro l’etichet-
ta di «romanzo del destino ebrai-
recenti insieme a quelli del suo
passato imperiale e bellicoso.
di un autore che, zione esibizionistica da non po-
ter essere definiti altrimenti
do, ammirata anche dai nuovi
industriali pervade le pagine
so offre con la serenità pacifica-
ta del suo sentimentalismo,
co»: l’editore Springer, scriveva
a Ernst Rowohlt nel 1949, «com-
Solo nel 1977, dopo la risco-
perta del Käsebier, la sua opera ri-
al secolo, si chiamava che kitsch. Tergit è abilissima
nel costruire quindi una doppia
del romanzo. Non solo. Benché
non manchino figure impalpa-
nella sua elementare piacevo-
lezza, nella sua fuga dall’in-
metterebbe un grave errore se cominciò ad attirare l’attenzio- Elise Hirschmann trama che prima contrappone e bili come l’insopportabile An- quietudine, nel suo senso co-
presentasse come ebraico un li- ne del pubblico, tanto che l’au- poi unisce le famiglie dei volubi- nette o arroganti come la bella mune a buon mercato.
PAGINA 2   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

PADURA
Ampio affresco narrativo sulla diaspora,
da un esilio Come polvere nel vento ricostruisce
geografico entusiasmo, delusioni e malinconia
di una generazione cubana di espatriati,
all’inizio del Periodo Especial: Bompiani

Destini di condivisa non appartenenza

O
di STEFANO TEDESCHI ne di Elisa Correa, la ribelle del Clan – Padura
compie una scelta architettonica che prevede
ggi i cubani che abbandonano l’iso- il classico narratore onnisciente, utilizzato
la rientrano nell’universale catego- con una maestria funzionale anche a controlla-
ria dei migranti, ma subito dopo la re scenari temporali e spaziali che coprono sei
rivoluzione venivano chiamati gu- decenni e due continenti. A questa struttura, il
sanos, appellativo che significa ver- romanzo aggiunge una forma corale, che ren-
mi, a manifestare il disprezzo verso de proprie di una intera generazione alcune
chi abbandonò il processo sovverti- scelte individuali. Il narratore unico e il coro
tore dei destini di Cuba e dell’Ameri- convergono grazie a quella tecnica di chiara
ca Latina. Poi li chiamarono marielitos, dove il origine cinematografica di cui Rashomon è l’e-
diminutivo aveva le sfumature sprezzanti ri- sempio più noto, riproponendo gli stessi episo-
volte a chi partiva dal porto di Mariel nel 1980 di nei vissuti dei diversi personaggi, e addive-
verso la Florida, non avendo saputo resistere al nendo dunque a una focalizzazione multipla e
richiamo della sirena gringa. Negli anni Novan- affidata a varie fasi temporali. È una tecnica
ta diventarono balseros, ammassati su mezzi che contempla, di solito, testimoni in prima
precari per tentare di attraversare un insidioso persona, mentre qui il narratore sembra voler
braccio di mare. Tutti questi appellativi, insie- controllare il flusso dei ricordi, dando luogo a
me a altri ancora, confluiscono nell’ultimo ro- una certa ripetitività, senza che sguardi multi-
manzo di Leonardo Padura, Come polvere nel pli si traducano in un effettivo allargamento
vento (traduzione di Bruno Arpaia, Bompiani, del punto di vista.
pp.742, € 22,00) contribuendo a un vasto affre-
sco narrativo sulla diaspora cubana, focalizza- Osservatorio dalla capitale
to sulla generazione che, nata con il processo La dispersione geografica e sentimentale dei
rivoluzionario, cominciò a partire dopo il personaggi viene infatti osservata da un luogo
1989, quando a Cuba iniziava il cosiddetto «Pe- ben definito, quello della capitale cubana, il cui
riodo Especial en Tiempo de Paz». ruolo resta sempre centrale: nessuno degli
«emigrati, esiliati o espatriati» riesce a rico-
Tema ricorrente struirsi una fisionomia accettabile lontano
L’argomento non è nuovo: lo stesso Padura lo dall’isola, anzi tutti sembrano condividere
ha affrontato in altri romanzi, in alcuni raccon- quella condizione di non appartenenza che è
ti e in una sceneggiatura, che sono gli antece- Ed van der Elsken ra sembra riunirle tutte, attraverso storie di esi- mentre è in corso un processo rivoluzionario comune ai migranti di ogni provenienza. L’ov-
denti immediati di questo ultimo romanzo. Cuba, 1967 liati politici, di espatriati per ragioni economi- in cui coabitano lo slancio ideale e madornali via nostalgia è accompagnata dal ripetersi di do-
Gran parte della letteratura cubana è peraltro che, e di nuove generazioni, che nelle parole di errori politici, insieme a una accentuata deriva mande più volte ripetute: «Perché quelle perso-
segnata dall’esperienza delle migrazioni fin uno dei personaggi più giovani parla di sé co- autoritaria. I giovani di quegli anni condivido- ne, che avevano vissuto in maniera naturale in
dalle sue origini, e lo stesso José Martí, scrittore me «non un esiliato, ma uno che vive da un’al- no entusiasmi e delusioni, almeno fino al mo- una vicinanza affettiva, aggrappate al loro
e leader del movimento per l'indipendenza cu- tra parte». mento dell’isolamento conseguente al collas- mondo e alla loro appartenenza, impegnate
bana visse gran parte della sua vita in esilio. Lo I cambiamenti avvenuti nel corso di ses- so del blocco sovietico. A quel punto, sono le re- per anni in un miglioramento personale e pro-
spartiacque della rivoluzione ha dato vita a sant’anni pretendono in effetti nuove coordi- lazioni personali a funzionare da collante: solo fessionale decidevano poi di continuare le loro
due filoni letterari paralleli, dove il «partire» è nate interpretative, a partire da una iniziale ri- due componenti del gruppo rimangono a L’A- vite in un esilio nel quale non sarebbero mai
elemento imprescindibile della scrittura cuba- considerazione della parola «esilio», che per vana, mentre gli altri si disperdono tra gli Stati più stati ciò che erano e non sarebbero riusciti a
na, fuori e dentro l’isola. Tre sono le categorie molti anni venne riferita alla situazione cuba- Uniti, la Spagna, Portorico e l’Argentina. Tente- essere altro se non trapiantati con molte delle
della produzione culturale della diaspora indi- na con una certa cautela. Padura la impiega in- ranno comunque di non perdere quei loro lega- loro radici a rischio?».
viduate a suo tempo dal critico e poeta Gustavo vece senza reticenze: i suoi personaggi diventa- mi giovanili, intrecciando anche a distanza sto- Alle risposte sempre parziali non si accom-
Pérez Firmat: una letteratura dell’esilio, spes- no senz’altro «esiliati» dal momento in cui so- rie che proveranno a sciogliere i nodi non chia- pagnano soluzioni esistenziali, e i personaggi
so nostalgica e retrospettiva, un’altra della mi- no costretti ad andarsene a causa delle condi- riti che furono tra le cause non secondarie del- di Padura non sperimentano la possibilità di ri-
grazione, orientata al futuro che si consuma zioni politiche, sociali ed economiche dell’iso- la loro dispersione. conciliare le due fasi della loro esistenza, restan-
nei nuovi paesi di arrivo, e quella «etnica», basa- la. Il romanzo indaga il destino di un Clan di ot- Fedele alla forma del romanzo giallo – in cui do piuttosto sospesi tra la difesa ostinata del
ta su una «straordinarietà» cubana, anche in to amici, che consumano uno stesso percorso i personaggi si interrogano sulle ragioni di una proprio guscio cubano e una fuga mai del tutto
forme spesso stereotipate. Il romanzo di Padu- di formazione nella Cuba degli anni Ottanta, morte misteriosa e dell’inspiegabile sparizio- soddisfacente.

«LEJOS», DA GRAN VÍA

Nella distanza, una approssimazione: la costituzione del Perù contem-


poraneo («L’arte antica della fal-
coneria» di Paul Baudry è dedica-
to a Victor Raúl Haya de la Tor-

antologia di sedici racconti peruviani re, leader dell’Alleanza Popola-


re Repubblicana Americana) i
racconti di Lejos esibiscono le fe-
rite aperte di una società divisa
da contrasti etnici e di classe, fo-

D
di ANNA BOCCUTI ro romanzi: un mondo lontano volume riunisce voci di autori mentati da un ceto politico che,
e dolente, del quale il viaggiato- originali e brillanti, in gran par- come ricorda Riccardo Badini
i ritorno da un viag- re intuiva la magnificenza e la te ancora poco noti in Italia e nella postfazione, «dagli anni
gio in America Lati- miseria. mai tradotti prima, con la sola Ottanta ha lasciato il paese, ric-
na, Guido Piovene A dispetto del tempo trascor- eccezione di Santiago Ronca- chissimo di materie prime, in
scrisse, in un lungo so, gli stessi elementi si ritrova- gliolo e Gabriela Wiener. Arri- balìa del libero mercato».
reportage per la no nella narrativa peruviana di vano nella nostra lingua per la Nelle lacerazioni sociali e per-
«Stampa»: «Argenti- oggi: la bella antologia Lejos Se- prima volta, tra gli altri, Juan Moises Saman, La Libertad, 2017 sonali provocate da questi con-
na, Perù: due mondi. dici racconti dal Perú (a cura di Manuel Robles, Claudia Ulloa trasti si trova uno dei temi cen-
L’Argentina mi ha Maria Cristina Secci, Gran Vía, Donoso, e Carlos Yushimito, secolo fa, e si richiama diretta- quando il passato irrompe co- trali dell’antologia, il cui leitmo-
suggerito spesso una parola, pp. 291, € 16,00) – quinta usci- che hanno già ricevuto ricono- mente, come scriveva Piovene me un’onda nel presente, e ine- tiv – nonostante la varietà dei re-
‘metafisico’. Sul Perù invece in- ta della collana «Dédalos», che scimenti internazionali di un delle lettere argentine, a «un’ar- vitabilmente lo travolge; in «Co- gistri e delle voci – è riassumibi-
combono lo storico e il leggen- ha già ospitato raccolte di rac- certo prestigio. te di idee e di fantasia». stellazione nostalgia» di Juan le nella «distanza» alla quale si
dario, il folclore, il colore loca- conti da Cuba, Cile, Bolivia, e Nati negli anni Settanta e Ot- Appartiene a questa tenden- Manuel Robles il lettore viene riferisce il titolo. «Lejos», infat-
le, su uno sfondo di natura tragi- Colombia – ne è un esempio. Il tanta, per varie ragioni migran- za sperimentale il racconto che proiettato in un futuro nel qua- ti, in spagnolo significa «lonta-
ca. L’Argentina porta a un’arte ti e per lo più residenti al di fuo- apre il volume, «Tutto quel che le si rende disponibile al cliente no», «remoto nello spazio o nel
di idee e di fantasia. Il Perù può ri dei confini del Perù – la patria ho lo porto con me» di Katya un servizio di cancellazione dei tempo». La posizione di lonta-
produrre solo un’arte di ispira- smarrita ma sempre presente Adaui, sorta di autobiografia fa- ricordi, che viene poi utilizzato nanza geografica dalla quale so-
zione indigena, nazional-popo-
lare, storie di selve e di monta-
Accanto a Wiener in controluce – gli autori di que-
sti racconti si cimentano con
migliare in frammenti, narrata
a ritroso, tutta giocata su ellissi,
anche dal governo per rimuove-
re, dalla memoria dei cittadini,
no scritti molti dei testi non va
intesa soltanto come condizio-
gne. L’Argentina è leggera, ae-
rea, distaccata; il Perù denso, te-
e Roncagliolo, tradotti un vasto repertorio di generi,
dall’autofinzione alla fanta-
allusioni e silenzi; e ancora
«Quelle onde» di Claudia Sala-
qualsiasi traccia di efferati cri-
mini di guerra.
ne interiore, nel segno della per-
dita e della nostalgia, ma piutto-
so, affondato nei suoi ricordi».
Era il 1966 e Piovene scopri-
di recente, la raccolta scienza, e propongono soluzio-
ni formali talvolta audaci. Una
zar Jiménez, racconto a due vo-
ci al confine del fantastico, co-
In bilico tra vissuto individua-
le e storia collettiva, evocata tra-
sto come dislocazione e «riposi-
zionamento» identitario, che
va il Perù indio, lacerato, intima-
mente violento che José María
presenta voci di autori attitudine che libera la narrati-
va peruviana dal giogo del fol-
struito sulla giustapposizione
narrativa del presente e del pas-
mite rimandi a episodi bui di un
recente e irrisolto passato, op-
consente di rivedere se stessi, il
legame con la propria storia e il
Arguedas e Mario Vargas Llosa
raccontavano all’epoca nei lo-
da noi del tutto inediti clore e del realismo cui sembra-
va essere stata relegata mezzo
sato, che si mantengono in un
suggestivo equilibrio sino a
pure attraverso riferimenti a
personaggi politici decisivi nel-
proprio paese, da una prospetti-
va inedita.
 ALIAS DOMENICA  1 MAGGIO 2022   PAGINA 3

FALCO
Naufus Ramírez-Figueroa
da Asymmetries, 2020; Un giovane uomo insegue i suoi ricordi
da un esilio in basso, Pedro Figari,
Pampa, 1923 contemplando Le pianure: aggiornamenti
sentimentale di Federico Falco all’arduo confronto
della letteratura argentina di ogni tempo
con la piatta vastità della pampa, da Sur

Paesaggi vibranti
A
di MARIA CRISTINA SECCI
prescindere dell’orientamento
estetico dei vari autori, nella lette-
ratura nazionale argentina tutto

di immobilità,
ciò che gira intorno al paesaggio
della pampa sembra non esaurir-
si mai. Dal XIX al XXI secolo, da
Sarmiento a Mármol, la pampa si
estende di pagina in pagina, cor-
re lungo i secoli con la continuità di una staf-
fetta, senza temere ostacoli alla sua vastità.

nell’abbandono
È un «illimitato orizzonte» per Esteban Eche-
verría, un «deserto infinito» capace di forgia-
re il carattere del gaucho per José Hernánd-
ez; nella sua monotonia cromatica si colora
di grigio secondo Ricardo Piglia e delle varie
tonalità del marrone fra le pagine di Manuel
Puig. Studiata da mille prospettive, secondo
la percezione plurisensoriale della geogra-
«LUTTO», DAL SAGGIATORE fia umanistica e in qualità di frontiera inter-
na, la interminabile poetica cui dà luogo la anche una riflessione sullo scrivere come struire da zero una nuova vita mentre ricor-
pampa è capace di offrirsi vergine a chi deci- forma di abitare il mondo. Proprio nel dare da come la lingua di famiglia, il piemontese,

Eduardo Halfon, una storia da, ancora oggi, di tornare a scriverne.


Per Federico Falco, la sua orizzontalità –
dalla quale, a meno di porsi a una determi-
nata altezza, neppure con lo sguardo si rag-
un nome alle cose – «se non le nominiamo,
non esistono» – si colonizza il paesaggio: bre-
ve illusione, tuttavia, questa di un «(falso)
senso di proprietà», perché è la stessa inaf-
si usasse per parlare di questioni di adulti,
quando non volevano che lui capisse: «Non
ero curioso dei loro discorsi, non li ascolta-
vo nemmeno. Quando passavano al pie-

annegata in fondo al lago giungono i vicini – è il luogo «niente affatto


bucolico» dove siamo perduti.
ferrabile estensione della pampa a impedir-
ne l’addomesticamento verbale, come fos-
se qualcosa di intraducibile. Quando la tra-
montese me ne stavo tranquillo, zitto, a ta-
gliare il pollo».

Autoisolamento curativo ma si sfilaccia, e diventa impossibile affidar- Vibrante immobilità


Nel suo Le pianure (traduzione di Maria Ni- si alle strutture del racconto – «è come se nel

S
di JAIME RIERA REHREN L’intero romanzo è costruito attorno a quel
cola, Sur, pp. 237, € 17,00) racconta della se- tempo del lutto non ci fosse narrazione» – il senso di levigatezza che comunicano le su-
enza seguire un ordi-
ne cronologico, ripas-
In forma di giallo, parazione che il protagonista di nome Fede,
scrittore di mestiere, deve affrontare dal
letargo emotivo di Fede si trasforma in una
crisi della scrittura: «Se smetto di scrivere,
perfici piane e un’aria così immobile da far
vibrare il lettore. Il paesaggio sta «tutto
sando vicende di mi-
granti transitati attra-
ossessioni e varianti compagno Ciro, dopo una lunga relazione.
Per comprendere le ragioni dell’abbando-
che cosa succede? Se smetto di scrivere, che
cosa sono?».
all’interno di una griglia», persino le galline
mansuete «si appiattiscono a terra». Anche
verso campi di concen-
tramento durante la
della crudeltà no e ricostruire la sua vita, Fede lascia la cit-
tà e decide di affittare una casa nel campo –
L’ambientazione di Le pianure – primo ro-
manzo di Federico Falco, già noto al pubbli-
allo scorrere del tempo si comunica la piat-
tezza del paesaggio, permettendo di sentire
Seconda guerra mon- «un posto dove passare il tempo e ricomin- co italiano per i suoi racconti antologizzati «con i polpastrelli i chicchi di granturco
diale, il Guatemala del- sparito nelle acque una volta ciare» – prendendosi cura di un orto e di un da Sur in Silvi e la notte oscura – non è casuale: spezzati, gli insetti e i sassolini, tutto il loro
la United Fruits, la Florida con cristalline e adesso oscenamen- allevamento di galline. Riduce all’osso i con- l’autore vive a Buenos Aires ma è nato a Ge- pasto mattutino». Le pianure si apre a genna-
le sue vivaci comunità ebrai- te inquinate del lago? O la sua tatti, rinuncia ai vincoli: «Alcuni, quando la neral Cabrera, una cittadina della pianura io e scandisce in capitoli i seguenti nove me-
che, e anche la miseria e il silen- non era altro se non una leggen- loro vita va in pezzi, tornano alla casa dei ge- cordobesa più volte citata nel libro: «È il pae- si, lunghi come una gravidanza da cui si
zio dei nativi maya, il guate- da familiare? nitori. Altri non hanno dove tornare. Io so- saggio in cui sono nato, in cui ho vissuto fi- esce trasformati, per «poi tornare a sceglier-
malteco Eduardo Halfon fa al- Con una prosa asciutta e deli- no tornato alla campagna». no ai venti anni, quello in cui vive la mia fa- ci in un modo più sano, più luminoso, in un
ternare gli scenari di Lutto (Il cata, nutrita di inconfondibili L’autoesilio a Zapiola, il paesino sperdu- miglia e molti dei miei amici». L’appartenen- modo nuovo». Un universo «di cose quiete»
Saggiatore, p. 117, € 19,00) se- echi poetici bolañiani, ben re- to in mezzo alla pampa, è occupato dagli za al luogo e al suo lessico si respira tra le pa- mosso dal vento che dal nulla può sollevarsi
guendo i fili della trama – se di sa in traduzione da Ilide Carmi- unici compagni di solitudine che ha carica- gine anche grazie alle scelte della traduttri- gelido e soffiare per tutta la notte, come una
trama si può parlare – con un gnani, Halfon finge di scrivere to in macchina: i libri. Li sistema nella secon- ce Maria Nicola che, come spiega in una sti- tenuta di suono in una partitura musicale
gran senso dell’ironia ebraica. una specie di giallo ma in real- da stanza della casa, quella che riceve il sole molante nota finale, desiderava preservare che riporti la voce della pampa.
I molteplici intrecci familiari tà si occupa di ossessioni, di esi- dal primo pomeriggio fino al tramonto e in il carattere quotidiano di certe «presenze». A sottolineare che «raccontare una storia
tendono via via a concentrarsi lio, dello specchiarsi del nuovo cui dovrebbe scrivere, e dialoga con loro nel Il llano, ovvero la pianura, è lo spazio idea- cambia chi la racconta», il romanzo è scrit-
nelle cupe indagini del prota- mondo nel vecchio, di genoci- silenzio del suo eremitaggio. Leggere, cam- le per attivare la memoria, che attinge alla to in prima persona, esigente e senza ripa-
gonista intorno a una annosa di antichi e moderni, di crudel- minare e prendersi cura dell’orto scandisco- meraviglia suscitata da qualche vecchia fo- ro, come la pianura: «Alcuni possono affac-
questione di cui in famiglia è tà e violenze coloniali. Portato no la giornata come pratiche irrinunciabili. tografia capace di trasportare chi la osserva ciarsi sul vuoto. Ad altri dà le vertigini». La
proibito parlare. controvoglia da un’amica tede- A Fede piace il lavoro nell’orto perché «si verso «un’altra terra, un altro mondo, un al- sua stesura, che non sembra avere conosciu-
Provvisto di due nonni ebrei sca a visitare un ex campo di tratta solo di fare e fare», nessuna costrizio- tro universo». Fede ripercorre la storia dei fa- to la fretta, ci riconcilia con quel senso di in-
libanesi, e di altri due nonni concentramento nazista nei ne al pensiero, come invece comporta il me- miliari arrivati all’inizio del XX secolo dal timità e con il bisogno di raccoglimento
ebrei polacchi, il protagonista pressi di Berlino dove era stato stiere di scrittore. Approfittando del fatto Piemonte in terra di Argentina per scampa- che sorgono dall’abbandono, senza tutta-
di questo bel romanzo in buo- rinchiuso il nonno polacco, che «in certi momenti la finzione è l’unica re alla miseria o alla morte e fondare un pic- via mettere in dubbio la possibilità di sana-
na parte autobiografico nasce Eduardo scorge a ridosso del maniera di pensare il vero», Le pianure offre colo regno. Celebra la loro capacità di co- re il dolore.
e cresce in Guatemala all’ini- campo un sobborgo dove don-
zio degli anni Settanta, e anco- ne e bambini si godono una do-
ra adolescente si trasferisce menica di sole come facevano
con la famiglia negli Stati Uni-
ti. Nel paese delle grandi illusio-
settant’anni prima i loro ante-
nati nello stesso luogo, e con-
Il protagonista è uno scrittore
ni, Eduardo – diventato Eddy –
non si ritrova comodo, così che
fessa che la noncuranza
dell’uomo davanti agli orrori
che sceglie il ritiro in solitudine
la sua irrequietezza lo porterà
sempre altrove, soprattutto
provocati lo spaventa più delle
stesse catastrofi. La stessa indif-
dopo una separazione dolorosa
nella natia America centrale. ferenza e lo stesso colpevole
Mentre nella vita quotidiana oblio li ritrova nella regione
adotta l’inglese «come una spe- dell’incantevole lago dell’in-
cie di costume di scena che mi fanzia, ora trasformato in un in-
permetteva di entrare e di muo- ferno post industriale.
vermi con libertà nel mio nuo- Halfon oscilla tra uno sguar-
vo mondo», i suoi libri li scrive- do impietoso e per nulla ottimi-
rà in spagnolo. Il nodo del ro- sta sul futuro e la tenerezza con
manzo sta nel fatto che i vecchi cui tratteggia i suoi personag-
della famiglia custodiscono da gi, senza cedimenti a una qual-
molti anni e con grande disci- sivoglia retorica o a lungaggini
plina un segreto, un segreto lut- innecessarie. Fino al finale la
tuoso, di cui Eduardo è capace cui allegoria sta al lettore inter-
di cogliere alcuni segni, tenui pretare: «Continuai ad avanza-
tracce che lo riporteranno a re, entrando nella scia della ca-
Amatitlán, in riva al lago guate- noa, entrando ancora di più, af-
malteco dove da ragazzo passa- fondando un po’ di più, e pen-
va le vacanze estive. La doman- sando tutto il tempo ai bambi-
da è: com’era morto, quando ni che in quelle acque avevano
era ancora un bambino, il fra- perso la vita, ai bambini che
tello del padre, il piccolo Salo- erano entrati nel lago e scesi
món di cui sidiceva fosse cadu- sul fondo e là erano rimasti per
to nel lago? Nel villaggio abita- sempre, ai bambini che ormai
to da fantasmi ex umani la vec- non erano più figli di nessuno e
chia guaritrice maya enumera fratelli di nessuno, ai bambini
sì un lungo elenco di bambini le cui ombre di bambino cam-
annegati ma non quello di cui minavano ora con me, tutti in-
Eduardo va cercando notizie. E sieme, tutti re del lago, e tutti
dunque Salomón era davvero di nome Salomón».
PAGINA 4   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

novecento
italiano

BELLOCCHIO Piergiorgio Bellocchio;


nella rubrica, Radu Lupu

I calli alle mani, per legare  IMPROVVISI 

le riviste con lo spago


Radu Lupu,
evidenza
dell’inspiegabile

Ricordo del fondatore dei «Quaderni piacentini», emblema di un’epoca: secondo 


Dino Villatico
Sebastiano Timpanaro, «l’unico moralista che valesse la pena di leggere in Italia» 

C
di MATTEO PALUMBO
ome epigrafe della raccolta di
saggi, Un seme di umanità, pubbli-
cata nel 2020, Piergiorgio Belloc-
chio aveva scelto una frase estrat-
ta da un passo dei Taccuini di Max
Horkheimer: «Se soltanto cono-
scessi una parola migliore di
"umanità" – questo povero slogan
provinciale dell’europeo semicolto! Ma
non ne conosco». Il punto di vista di un ter-

I
mine così elementare e, insieme potente, l radicamento di Radu difficili (qui nella traduzione
è una buona traccia per identificare alcuni Lupu nella sua terra non di Michele Ranchetti), a
aspetti della presenza di Bellocchio nella è indifferente: era nato prima lettura enigmatici,
storia di questi anni. Le raccolte dei suoi nel 1945 a Galati, città ma chiarissimi se appena ci
interventi di critica sociale, culturale e romena al confine con la si lascia penetrare
di costume – Dalla parte del torto del 1989 o Moldavia, in una regione dall’intensità di un
L’astuzia delle passioni del 1995 e Al di sotto del- dove gli incontri di popoli e linguaggio così ellittico e
la mischia. Satire e saggi del 2007 – offrono un culture diverse ne hanno sintetico. Lupu sa, o crede di
osservatorio privilegiato per leggere umo- fatto la storia. Fino alla sapere, che anche se non
ri ideologici, passioni intellettuali, tensio- conquista romana che la comunica concetti, la
ne etica della generazione nata all’inizio segnò per sempre come la musica è linguaggio: non
degli anni Trenta e arrivata alle trasforma- terra più orientale dove traducibile in parole,
zioni dei nostri anni. Il primato della poli- venivano parlate lingue tuttavia. Il suo significato sta
tica resta, per questi testimoni venuti da neolatine. Bucarest, la nell’inespresso dei linguaggi
lontano, la costante che regola l’incontro capitale, era chiamata la verbali. «La musica comincia
con la vita e con la storia. Parigi dell’Est. Rudu Lupu è dove finiscono le parole»,
Nella premessa brevissima annessa alla concittadino di altri romeni diceva Debussy. E, per
raccolta letteraria del 2020, Bellocchio os- che hanno modificato la esempio, le relazioni
serva «la tendenza a leggere di preferenza nostra visione della realtà, armoniche possono essere
quella narrativa che illumina aspetti della da Paul Celan a Emil Cioran, una linea di interpretazione:
storia sociale, verso i quali mi indirizzava- a Mircea Eliade, a Dinu il la minore di Mozart, rondò
no anche alcuni dei critici da cui mi è sem- Lipatti, a George Enescu. e sonata, accostati nello
brato di imparare di più, come Edmund Quel che li accomuna è la stesso concerto, a cui segue
Wilson, Lukács, Adorno, senza dimentica- disposizione a guardare il il si bemolle minore di
re la saggistica di scrittori come Baudelai- mondo senza dimenticare la Chopin, sonata, e due
re, Proust, D.H. Lawrence, Orwell, Fortini... cultura in cui si è nati. La notturni, enarmonicamente
Più che dall’invenzione sono sempre stato Lingua di Celan è il tedesco. affini. Ma il suggerimento è
attratto dalle testimonianze personali e di- Di altri il francese. La musica un altro: che cosa hanno in
rette, dal giornalismo di reportage e a cui guardano è soprattutto comune Mozart e Chopin se
dall’autobiografia». Allo stesso modo si quella del classicismo e del non uno sguardo lucido,
spiega l’attrazione speciale per Dostoev- romanticismo tedesco; ma senza speranza, sul niente? E
skij e il romanzo russo, che «dopo Puskin è sconfinando, e con quale tuttavia vogliono cantarlo. Il
insomma ben poco "romanzesco": è subito blocco di idee immobili, ma un campo di impegno che non prevedeva deleghe e intensità! anche nel mondo lirismo di Mozart e di
romanzo realista e di idee, di critica sociale forze, che attirava nuove energie. scommetteva sulla circolazione delle idee slavo. Chopin è un punto di Chopin sembra suggerire a
e politica». Da questi fermenti nasce l’esperienza e sulle questioni sollevate. Il fervore politi- riferimento sia per Lipatti Lupu un’idea, un’immagine
straordinaria di Quaderni piacentini co di quegli anni poteva assumere anche sia per Lupu. Questa tipica di Celan: «Die
Angoscia dell’impotenza (1962-1984), che hanno accompagnato per forme estreme di abnegazione: «Avendo complessa alterità che si nachzustotternde Welt», il
L’interesse per la storia sociale dichiara un circa vent’anni la riflessione sull’Italia e sul l’ambizione e l’orgoglio di gestire in toto la radica in una inconfondibile mondo che si può solo
metodo e definisce una genealogia di auto- mondo. A dispetto del titolo, che definisce rivista, dalla programmazione degli artico- percezione della vita, degli balbettare. E non a caso
ri della cui linfa nutrirsi. La letteratura e la uno spazio marcatamente localistico, la ri- li alla correzione delle bozze, dalla stampa spazi aperti, delle steppe, Lupu tocca alcuni vertici
politica sono i termini di una relazione vita- vista diventò un osservatorio originalissi- alle spedizioni a abbonati e librerie, per questa alterità che è propria interpretativi con
le, che si rimette in gioco ogni volta, ripor- mo della vita politica nazionale, proponen- non parlare della contabilità, il lavoro era a di chi nasce tra slavi, Schumann, in particolare la
tando i singoli fenomeni alle questioni de- dosi come contenitore di quel marxismo tempo pieno. In quegli anni si parlava mol- tedeschi e ungheresi (Bartók Humoreske, Il carnevale di
cisive. La loro reciprocità contraddistingue critico che, dopo l’esperienza innovativa to di militanza. Io andavo molto meno di al- è un altro riferimento di Vienna. Beethoven è la
il senso di un impegno integro, radicale, dei dodici numeri di Ragionamenti (1955- tri a distribuire volantini davanti ai cancel- Lupu), li comprende, li sente chiave che apre il passaggio
che teorizza la necessità dell’azione, ma 1957), si era sostanzialmente disperso. La ri- li delle fabbriche. Ma credo di essere stato tutti, e resta altro da loro. da Mozart a Schumann, che
avendo coscienza di quel rischio che lo stes- vista guardava soprattutto allo scenario in- un buon militante anch’io facendomi i cal- Forse non è casuale che tra i anticipa, anche, le «durezze»
so Bellocchio chiama «angoscia dell’impo- ternazionale, mostrando pochissima atten- li alle mani a furia di confezionare pacchi maestri di Lupu ci siano gli di Bartók. Si arriva così a
tenza». Questa polarità composta di contra- zione a quelli che, in una tarda intervista, che legavo con lo spago». stessi di Svjatoslav Richter e Schubert, a Brahms, e
ri ha le radici nel quadro degli anni Sessan- Bellocchio definì «i giochetti della politica Emil Gilels, sommi soprattutto a Schubert. Il
ta e dei modelli filosofici allora vigenti. Il di casa nostra, tipo correnti o sottocorrenti Come spendere la vita interpreti del classicismo canto si fa contemplazione
marxismo che quella generazione incon- Dc... quelle cose cui l’Espresso e la Repubblica Timpanaro ha definito Bellocchio «l’unico tedesco. Radu Lupu è figura raggelata del baratro, del
trava nasceva sulla base dell’esistenziali- hanno sempre dedicato il massimo d’atten- moralista che valesse la pena di leggere in Ita- che si può difficilmente niente. In quel
smo di Sartre e di Camus. Assumeva con- zione e di spazio». lia». Gli anni non hanno smussato quello spi- racchiudere in un ritratto raggelamento stride un
temporaneamente la lezione di Adorno e Il risultato è una rivista di studio del mon- rito critico che ha funzionato come interpre- preciso. Forse proprio un «ferro rovente». Il mondo
di Lukács; ne assorbiva gli stimoli e li tradu- do contemporaneo, nata intorno a un grup- te vigile della nostra vita culturale. Indifferen- poeta, il gradissimo suo non è interpretabile, né
ceva in impegno politico quotidiano. Il po di intellettuali pieni di curiosità e di cul- te alle mode o alle tendenze, poteva opporre conterraneo Celan, ha tanto meno rappresentabile,
marxismo non era un insieme di dogmi, un tura: da Grazia Cherchi a Goffredo Fofi in Pastorale americana al Nome della rosa e liqui- trovato le parole più giuste sembra dirci Lupu, resta
primis, ai tanti compagni di strada, da Fran- dare la noia della Grande bellezza ricordando per suggerirne la fisionomia: sempre un Altrove: si può
co Fortini a Edoarda Masi, da Elvio Fachinel- John Ford o Baciami, stupido di Billy Wilder. «L'aldilà che in altra lingua perciò solo sentirlo,
li a Federico Stame e Gianni Sofri, da Seba- Forse l’omaggio che Bellocchio destinò a /passava qui il ferro rovente: soffrirlo, «riprodurlo», forse;
Interprete vigile della nostra stiano Timpanaro a Cesare Cases e poi a Vit-
torio Foa e Elsa Morante.
Grazia Cherchi può valere anche per lui stes-
so e per le sue avventure intellettuali: «La vi-
// così facilmente canti di
lode / non saziano uno come
ma non com’è, bensì in uno
specchio obliquo, che non sa
vita culturale, fu indifferente La fioritura di Quaderni piacentini dipen-
deva da un lavoro a tempo pieno, inteso co-
ta, pensava, va spesa secondo quello che è il
proprio istinto, la propria etica e il destino
noi. // Da sei scintille /
guidate durezze / vengono. E
restituircene la sostanza. A
dirlo, sembra capace solo la
alle mode e alle tendenze me scommessa collettiva e come disponibi-
lità personale senza limiti. Un modello di
che si è scelto, a prescindere dal fatto che ce
ne resti molta, poca, pochissima».
nulla / di marginale». Versi musica.
 ALIAS DOMENICA  1 MAGGIO 2022   PAGINA 5

FOLENA
Arricchito da altri scritti, Volgarizzare
e tradurre di Gianfranco Folena (1991)
teoria e storia torna, edito da Franco Cesati Editore:
della traduzione
vi rifulgono le qualità saggistiche
e rievocative dello storico dello stile

Jean de Meun presenta la sua traduzione


francese della Consolazione
della filosofia di Severino Boezio
a Margherita d’Angiò, regina d’Inghilterra.
Miniatura del tardo XV secolo,
dal Ms. fol. 85, fol. 13v., Jena, Bibliothek
der Friedrich Schiller Universität

G
di MARIO MANCINI Un altro momento di grande rilievo è
l’opera di Jean de Meun, traduttore del De
ran parte dei numerosi studi sul- re militari di Vegezio, della Historia calami-
la traduzione opera, spesso al- tatum di Abelardo, del De consolatione philo-
quanto astrattamente, con le ca- sophiae di Boezio, instancabile e audace
tegorie della linguistica e delle volgarizzatore – di Cicerone, Virgilio, Ovi-
scienze della comunicazione, dio, dei poeti-filosofi della scuola di Char-
restano così in ombra gli aspetti tres – nel suo capolavoro, il Roman de la ro-
culturali, letterari, stilistici, e la se. Nella sua ultima e più matura opera di
storia stessa della traduzione. traduttore, i Livres de Confort de Philosophie,
Non mancano certo felici eccezioni, co- dedicata a Filippo il Bello, Jean de Meun
me Dopo Babele di George Steiner, come La espone nella prefazione i criteri che han-
prova dell’estraneo di Antoine Berman, e ac- no informato il suo lavoro. Folena ne co-
canto a queste opere possiamo collocare, glie la grande originalità e ne riporta i pas-
perché affine nel privilegiare la dimensio- si principali: «Prego tutti coloro che vedo-
ne teorico-storica, un bel libro di Gian- no questo libro, se pensano che in alcuni
franco Folena, Volgarizzare e tradurre. luoghi mi sia troppo allontanato dalle pa-
Pubblicato presso Einaudi nel 1991, viene role dell’autore o che abbia messo talvol-
riproposto oggi, con l’aggiunta di altri ta più parole di quelle che ha messo l’auto-
scritti sul tema – come un notevole inter- re, e talvolta meno, che mi perdonino. Per-
vento su Giovanni Giudici traduttore ché, se io avessi reso parola per parola il
dell’Onegin di Puškin, dove il poeta moder- latino con il francese, il libro sarebbe sta-
no gareggia con il metro (la tetrapodia to troppo oscuro per gli illetterati. (Car se
giambica), con la dinamica narrativa, con je eusse espons mot a mot le latin par le
le variazioni timbriche e melodiche françois, li livres en fust trop oscurs aus
dell’originale – da Franco Cesati Editore gens lais)». Si manifesta qui un vivo senso
(pp. 195, € 20,00). dell’«utilità» del volgare e della necessità
Il saggio suscitò subito, quando appar- di guadagnare un nuovo pubblico: «Sono
ve, e poi nel corso degli anni, un intenso queste forse, prima di Dante – commenta
dibattito e larghi consensi, vicende che so- Folena – le pagine più notevoli che un let-
no ottimamente riscostruite e commenta- terato volgare abbia consacrato al tradur-
te da Gianfelice Peron nella Postfazione. re, sotto il segno così francese della clarté».
Ritroviamo qui il grande storico della lin- In questa avventurosa storia della tra-
gua – ricordiamo solo L’italiano in Europa e duzione, così ricca di scosse e di svolte,
Il linguaggio del caos. Studi sul plurilinguismo uno degli indiscussi protagonisti è Leo-
rinascimentale – che non esita ad aprire co- nardo Bruni. Il grande umanista ha una
sì il discorso: «Per noi non si dà teoria sen- sensibilità linguistica e filologica molto
za esperienza storica. Né si può parlare di particolare. Folena analizza il suo volga-
“teoria della traduzione” se non come par- rizzamento dell’orazione ciceroniana pro
te di teorie generali della letteratura, del- Marcello e rileva un deciso stacco con la tra-
la linguistica o dell’ermeneutica filosofi- dizione: Bruni mette in rilievo, ma senza
ca». Un punto molto rilevante è la seman- effetti pedanteschi, l’architettura del pe-
tica dell’atto del tradurre e Folena rievoca riodo, non ricerca parallelismi ma preferi-
dettagliatamente la ricca varietà dei ter- sce operare con degli stacchi netti, marca
mini in campo: «interpres», «turciman- i nessi logici con un’enfasi del tutto nuo-
no», «enromancier», «traslater», «volgariz- va. L’analisi continua poi contrapponen-
zare», fino al vincente «tradurre». do, parola per parola, l’inizio dell’orazio-
È l’umanista Leonardo Bruni, autore ne nel volgarizzamento di Brunetto Lati-
del trattato De interpretatione (1420 ca.), do- ni e in quello di Bruni. È una mossa critica
ve sostiene l’importanza del ritmo, delle che risulta più illuminante di tanti discor-
connotazioni sinonimiche, e invita a una si, perché scende nella materialità dei te-
vera e propria «imitatio» dello stile dell’au- sti. Vale la pena di seguirla. Cicerone:
tore tradotto, che privilegia e impone «tra- «Diuturni silentii, patres conscripti, quo
ducere». «Aveva bisogno – così Folena, in eram his temporibus usus, non timore ali-
una delle sue ben calibrate interpretazio-
ni – di un vocabolo nuovo, non consunto
come transferre, dove l’operazione di tra-
Fu l’umanista Leonardo Bruni a imporre il termine quo, sed partim dolore partim verecun-
dia, finem hodiernus dies attulit: idem-
que initium quae vellem quaeque senti-
pianto d’una in altra lingua si manifestas-
se con maggiore energia e plasticità: e tra-
duco non solo era più dinamico di transfe-
«tradurre»; Jean de Meun, grande volgarizzatore rem meo pristino more dicendi». Brunet-
to Latini: «Questo presente giorno, signo-
ri senatori, ha posto fine al mio lontano ta-
ro, ma rispetto al suo più vulgato predeces-
sore conteneva, oltre al tratto semantico
dell’ “attraversamento” e del “movimen-
dei classici latini e di Boezio, teorizzò la «clarté» cere, il quale io ho tenuto a questi tempi
non per alcuna paura, ma parte per dolo-
re, parte per vergogna; e hammi dato co-
to”, anche il tratto della “individualità” o minciamento di dire ciò ch’io voglio e ciò

Trapiantare
della causatività soggettiva (si pensi a du- ch’io sento secondo il mio usato costu-
co/dux rispetto a fero), sottolineando insie- me». Leonardo Bruni: «Al lungo silenzio,
me l’originalità, l’impegno personale e la patri conscripti, el quale io a questi tempi
“proprietà letteraria” di quest’operazio- ho usato, non per alcuna paura, ma parte
ne sempre meno anonima». per dolore, parte per vergogna, il giorno
Il libro conquista il lettore anche per la presente ha posto fine. E questo medesi-
qualità saggistica della scrittura, per- mo giorno presente m’ha arrecato il prin-

una lingua
ché Folena, quando presenta alcuni mo- cipio di dire quelle cose che io voglio, e
menti decisivi, nella storia della tradu- che io ho nell’animo, secondo la mia pri-
zione, sa anche perfettamente «rievo- ma consuetudine».
carli». Gli inizi della poesia italiana so- Inevitabile la conclusione, prima cau-
no segnati, in modo molto significati- ta, poi netta e senza riserve. Perché Bruni,
vo, dai «poeti-traduttori» della Scuola con il suo colore «romano», ci dà una tra-
siciliana. Nella canzone Madonna dir vo duzione «straniante» – questo, ci dice tut-
voglio il più grande di loro, Giacomo da to il libro, è il livello più alto del tradurre –

in altra lingua
Lentini, traduce una canzone di Folchetto lascia che la lingua d’arrivo, l’italiano, sia
di Marsiglia, aderendo fedelmente alla let- scossa e sommossa da una lingua stranie-
tera ma trasformando i decasillabi dell’o- ra: «Si potrà magari preferire, nella sua
riginale in agili settenari: «Ancor più che chiarezza, l’andamento diretto e rettili-
la ricerca di brevitas e di chiarezza, per neo di Brunetto a quello teso e circolare
esempio con l’eliminazione dei forti iper- dell’Aretino, il colore “romanzo” del pri-
bati dell’originale, colpisce in questa “co- mo a quello “romano” del secondo, ma si
pia” così significativa la diversa articola- dovrà pur concludere che in questo diver-
zione dei membri e la “quadratura” rit- so contatto con i classici, che è tutt’altro
mico-sintattica. Il solenne adagio che un mero esercizio letterario e stilisti-
dell’ampia stanza indivisa, asimmetrica co, ma misura e arricchimento delle capa-
e isoritmica di Folchetto si risolve in un cità culturali del volgare, la prosa italiana
movimento ritmico “andante”». ha conquistato la sua terza dimensione».
PAGINA 6   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

casi
critici

MITOLOGIA AL FEMMINILE
Barker, Haynes, Miller, Lynn, Saint... Spopolano
(anche in Italia) le scrittrici che rivisitano Omero
e i classici dal punto di vista delle donne: il loro
però è un superficiale tributo all’empowerment
che strumentalizza il pensiero femminista

La rivincita
il vissuto femminile.
L’intento di riabilitare i per-
sonaggi femminili è evidente
anche nella Circe dell’america-
na Madeline Miller, autrice re-
sa celebre dal romanzo campio-
ne di vendite La canzone di Achil-

commerciale
le. In Circe (Sonzogno 2019,
trad. di Marinella Magrì, €
19,90) Miller propone la vera
storia del personaggio, prima
e dopo l’incontro con Odis-
seo; l’autrice si basa sulle va-
rianti dei mitografi, contami-
nate da un’invenzione a cui è
concesso ampio spazio, pur

di Penelope
nei limiti della coerenza del
racconto. Attraverso una pro-
sa brillante e un alto grado di
appeal emotivo, la dea viene di-
pinta come una donna che per-
segue la propria indipenden-
za: la vera storia di Circe è una
vicenda concreta e interiore,
portatrice di temi universali.
È anche questa caratteristica a

I
di MARCELLA FARIOLI velleità di attualizzazione, nel talora forzato, tra stilemi ome- risultare decisiva per il succes- sia caratterizzato da una voca- di editoriali deputate alla con-
romanzo di Atwood si colgono rici e un linguaggio scabro di so della scrittrice. zione commerciale, è indicato sacrazione di un autore presso
romanzi storici o mito- elementi di critica anti-patriar- cui Barker si avvale anche per il La figura di Circe era già sta- dalla sua rapida intensificazio- il vasto pubblico, come il Guar-
logici di ambientazione cale e anti-schiavista nella de- successivo romanzo, The Wo- ta riabilitata più di vent’anni ne: tredici romanzi nel qua- dian in UK o l’inserto letterario
antica sono ormai da de- plorazione della sorte delle an- men of Troy (Hamish Hamilton prima nella Medea di Christa driennio 2019-2022 e un gra- del Corriere della Sera in Italia.
cenni una tipologia nar- celle di Penelope, asservite in 2021), ugualmente caratteriz- Wolf: ma mentre nel romanzo phic-novel (Jessie Burton, Olivia Ma cos’è soprattutto che de-
rativa diffusa e ben atte- vita e diffamate dopo la morte zato dall’attenzione per i di- di Wolf le figure femminili era- Lomenech Gill, Medusa: The Girl creta tale successo? In primo
stata nelle classifiche dalla narrazione maschile. menticati dalla Storia. no costruite su una trama di ri- Behind the Myth, Bloomsbury luogo bisogna chiedersi se il fe-
dei libri più venduti. Più La critica alla violenza imma- L’autrice ha dichiarato nelle ferimenti all’attualità politica 2021, £ 14,99). Spesso al succes- nomeno sia unitario. A un pri-
di recente si è sviluppa- nente nella storia delle donne interviste di voler attualizzare della Germania dell’epoca, la so editoriale di un primo ro- mo sguardo, infatti, l’insieme
to un fenomeno letterario con- si generalizza in alcuni roman- il tema della violenza sessuale Circe di Miller vuole più sempli- manzo seguono a breve distan- dei testi è eterogeneo per quali-
tiguo: la ripresa e la risemantiz- zi più recenti, a partire da Il si- nelle guerre; analoga riflessio- cemente sfrondare la storia del- za altre opere di analogo teno- tà letteraria, intenti, esattezza
zazione dei classici greci e lati- lenzio delle ragazze (The Silence of ne è adombrata in Il canto di Cal- la dea dal peso anti-femminile re: è il caso dell’inglese Han- del quadro storico e mitico. Al-
ni in chiave femminile. Diversi the Girls) dell’inglese Pat Barker liope (A Thousand Ships) dell’in- della tradizione eroica. A nah Lynn, che dopo Il segreto cuni di essi tradiscono una co-
autori – in maggioranza autrici (Einaudi 2019, trad. di Carla Pal- glese Nathalie Haynes (Sonzo- tutt’oggi Circe resta saldamen- di Medusa (Athena’s Child), pub- noscenza imperfetta o scarsa
– rielaborano in forma roman- mieri, € 18,50), dove la denun- gno 2021, trad. di Monica Ca- te tra i primi venti libri più ven- blicato l’anno scorso da New- della classicità, altri (la mino-
zesca racconti del mito e dell’e- cia dell’oppressione delle Tro- puani, € 18,00), dedicato alle duti in Italia. Il successo di ven- ton Compton (trad. di Mariafe- ranza) sono opera di studiose:
pos a partire dalla centralità dei iane è realizzata attraverso l’in- donne dell’Iliade. È alla Musa dite arride anche a Marilù Oli- licia Maione, € 9,90), si è dedi- tra questi ultimi si segnala la
personaggi femminili, che co- versione della prospettiva che l’autrice affida il senso ulti- va, che prima del recentissimo cata a Clitemnestra in La ven- più originale delle narrazioni
stituiscono così il prisma attra- dell’Iliade: attraverso la voce mo del suo romanzo: «Ho canta- L’Eneide di Didone (Solferino, e detta degli dei (A Spartan Sorrow), «odissiache», tessuta con ele-
verso cui le vicende vengono di narrante di Briseide si delinea to delle donne, le donne 16,50) ha scritto L’Odissea rac- sempre Newton Compton ganza dalla grecista Maria Gra-
volta in volta riscritte e inter- la guerra vista e vissuta dalle nell’ombra. Ho cantato di chi è contata da Penelope, Circe, Calipso (2022, trad. di Micol Cerato e zia Ciani ne La morte di Penelope
pretate. Molti di questi roman- prigioniere. Una narrazione stato dimenticato, ignorato, e le altre (Solferino 2020, € Mariacristina Cesa, € 9,90); (Marsilio 2019, € 12,00). L’ana-
zi sono stati salutati dalla criti- che de-eroicizza i guerrieri, le non raccontato. (…) Le ho cele- 16,00), ennesima polifonia «al mentre per quest’anno è an- cronismo e la variazione del mi-
ca come il tentativo di restitui- loro gesta, i loro moventi, e po- brate con il canto perché han- femminile» intorno alle avven- nunciato un terzo tomo su Ip- to, ça va sans dire, non sono in sé
re visibilità alle donne, altri- ne in primo piano le vittime. no aspettato fin troppo...». Qui ture di Odisseo: al centro polita, la regina delle Amazzo- difetti: la variazione è da sem-
menti cancellate dalla Storia: è L’originalità nel rendere prota- il cambio di paradigma, in veri- dell’attenzione, tuttavia, resta ni. Analogamente Jennifer pre costitutiva dei racconti tra-
proprio tale volontà, declinata goniste le Troiane ridotte in tà, è più dichiarato che reale, e sempre l’eroe, delle cui impre- Saint, inglese, dopo Arianna dizionali, che sono il prodotto
a diversi livelli e con diversa schiavitù, spesso menzionata la presa di parola delle protago- se le donne risultano essere (Ariadne), dedicato alle figlie di di lunghe catene mitopoieti-
consapevolezza, a costituire la dai recensori di Barker, non è niste si limita a una trasposizio- più che altro testimoni. Minosse (Sonzogno 2022, che. Ciò a patto però che tali tra-
cifra unificante dei libri in que- veramente tale però: già nel V ne narrativa delle vicende ome- Che il fenomeno dei roman- trad. di Ginevra Lamberti, € sformazioni siano finalizzate
stione. Antesignani di questa secolo a.C. Euripide aveva pro- riche, delle quali è privilegiato zi femminili sul mondo antico 18,00), ha realizzato un ulterio- alla produzione del senso e
tendenza sono Il canto di Penelo- posto questo cambio di pro- re «capitolo» su Elettra (Elektra, non abbiano come unico fine
pe (The Penelopiad) di Margaret spettiva nelle Troiane, nell’Ecu- Wildfire 2022, £ 14,99). la conquista di un pubblico più
Atwood (Ponte alle Grazie ba e nell’Andromaca. Più origi- Appena editi, molti di questi largo attraverso la superfeta-
2005, traduzione di Margheri-
ta Crepax, € 13,50) e Lavinia di
nale semmai, ma non sempre
riuscita, è la riduzione della
La riabilitazione dei personaggi femminili romanzi sono stati rapidamen-
te tradotti in italiano e accom-
zione di temi commercialmen-
te profittevoli.
Ursula Le Guin (Cavallo di ferro
2011, trad. di Natascia Pennac-
guerra di Troia alla sua dimen-
sione corporea, fatta di san-
è ottenuta con toni brillanti o patetici: l’analisi pagnati da un discreto battage
mediatico, nel mondo anglo-
La fortuna di molti romanzi
è dovuta a innumerevoli ragio-
chietti e Costanza Rodotà, €
16,00). Mentre quest’ultimo si
gue, sporco, violenza e quoti-
diana reificazione di corpi fem-
storica delle diseguaglianze, però, è assente sassone come da noi: diversi di
essi sono stati recensiti sui prin-
ni, che definiscono anche la lo-
ro parziale unitarietà: narrazio-
connota come un tributo alla minili. All’effetto di crudo rea- cipali giornali europei e statu- ni scintillanti, trame avvincen-
poesia virgiliana, senza alcuna lismo contribuisce l’impasto, nitensi, in particolare nelle se- ti e, in alcuni casi, proprio il ri-
 ALIAS DOMENICA  1 MAGGIO 2022   PAGINA 7

Qui a fianco, alcune delle narratrici citate nell’articolo: rale del potere femminile: Hay-
dall’alto in basso, Pat Barker, Madeline Miller, Hannah Lynn, nes ricorda ad esempio l’incli-
Nathalie Haynes; qui sotto, Michela Embrìaco in Il canto nazione delle donne all’azione
di Penelope, spettacolo ispirato a The Penelopiad collettiva, in antitesi all’indivi-
di Margaret Atwood, Milano, Pacta Salone, 2022, foto dualismo maschile: «...un mes-
di Pierluigi Cattani Faggion; a sinistra: Gosia Herba, saggio per l’oggi: serve una ge-
illustrazione dal «New Yorker» per la recensione di Il silenzio stione del potere nuova, più
delle ragazze di Pat Barker; tavola di Olivia Lomenech Gill sfumata, con donne e uomini
dal graphic novel Medusa non intrisi di modelli patriarca-
li». Altrettanto mainstream è la
concezione secondo cui il pa-
triarcato colpisce ugualmente
uomini e donne, come Miller
ha dichiarato in un’intervista a LORENZO BRACCESI, «DISSOLUTE E MALEDETTE», SALERNO ED.
Repubblica: «La costrizione può
riguardare anche gli uomini.
Essere femminista significa al-
largare lo sguardo a ogni tipo
di coercizione sociale». Un
esempio di questa concezione
Da Cleopatra a Zenobia:
è il personaggio di Telemaco in
Circe, schiacciato dalla figura
paterna e dal modello eroico
donne antiche, vittime
dominante, al quale non riesce
ad aderire; a esso l’eroe preferi-
sce una vita anonima e un um-
bratile matrimonio con Circe,
di storiografia maschilista
secondo la versione tramanda- opposte tradizioni: una, di
ta dal mitografo Apollodoro. tarda ispirazione cristiana, la
Questa vocazione «femmini-
sta» della letteratura di largo
Affascinanti, colte, descrive «assetata di sangue e
di sesso e per giunta incestuo-
consumo non è avulsa dalla
propensione di taluni settori
ambiziose, capaci: sa»; un’altra, d’età augustea,
le riserva l’ammirazione di
anche accademici della storio-
grafia del mondo antico a rac-
eppure tramandate Properzio e Ovidio. Cleopa-
tra, dal fascino ammaliante,
cordarsi con gli apporti teorici
del femminismo dominante.
come avide di potere, non può che essere tra le adul-
tere lussuriose, e anche Giu-
Dopo avere integrato le donne
come «oggetto storiografico»
inclini all’intrigo, lia, figlia di Augusto: a causa
del suo comportamento tra-
nelle discipline storiche a parti-
re dagli anni settanta, numero-
sessualmente sgressivo e della vita galante
che conduce a Roma, sarà re-
se studiose si sono impegnate a
sottrarre all’oblio i ruoli econo-
disinibite, sanguinarie legata nell’isola selvaggia di
Pandataria (Ventotene) per
mici e religiosi e le attività fem- aver irriso le leggi paterne de

L
minili oscurati dalle fonti e sot- di MARIA PELLEGRINI adulteriis coercendis.
tovalutati dagli storici antichi. Clodia «l’emancipata» e
Questo orientamento, che ha a misoginia ha rap- Fulvia «signora della guerra»
ottenuto risultati scientifici im- presentato il più sono le matrone chiacchiera-
portanti, sembra essere stato grande e atavico te, l’una immortalata da Ca-
assorbito anche dalla narrati- pregiudizio lungo il tullo con il nome di Lesbia;
va: molti dei romanzi citati in corso dei secoli, a l’altra, dipinta come «depra-
questo articolo, a cominciare partire dalle origini vata», è bersaglio di insulti da
da quello di Pat Barker, si pro- della cultura occi- caserma da parte dei soldati
pongono di restituire un qua- dentale. Sebbene durante la guerra di Perugia.
dro a tutto tondo della vita del- gli storici abbiano lasciato ri- Se Erodoto, storico delle guer-
le donne di diversi statuti e ca- tratti di donne volitive, deci- re persiane, riporta grandi
tegorie sociali, anche negli se, capaci di farsi strada in un elogi di Artemisia, la figlia del
aspetti più sordidi e violenti. A mondo di uomini, il loro giu- tiranno di Alicarnasso, un’al-
partire dagli anni novanta, la ri- dizio complessivo è stato sem- tra versione finita in una pagi-
valutazione dei ruoli femmini- pre oggetto di aspra critica. na di Ammiano Marcellino,
li ha però spinto alcune stori- Lorenzo Braccesi, già pro- la descrive «sessualmente de-
che a sovrastimare la agency e i fessore ordinario di Storia pravata». Anche la fama di Ze-
poteri delle cittadine delle po- greca nelle Università di Tori- nobia, regina di Palmira, è
leis greche e a negare o attenua- no, Venezia e Padova e autore straordinaria, ma sulla sua
re il concetto di «dominio ma- di saggi su personaggi femmi- condotta le voci sono contrad-
schile» in nome di un’idea di nili del mondo antico, offre ai dittorie. La Storia Augusta le at-
complementarità e non-con- lettori una nuova galleria di tribuisce una «innata assuefa-
flittualità tra gli interessi dei donne che, pur avendo rag- zione alle fatiche belliche» e
due sessi; si è così focalizzata giunto quelle vette del potere la definisce «la più nobile fra
l’attenzione sugli aspetti sim- abitualmente riservato al tutte le donne d’Oriente»: re-
corso agli ingredienti graditi al del pensiero femminista e da discorso assistiamo a una can- bolici e identitari dei rapporti mondo maschile, sono state sta al potere per quasi un
grande pubblico, anche adole- un’adesione a una delle sue cor- cellazione delle origini mate- sociali di sesso, oscurando le oggetto di denigrazione, co- quinquennio e osa sfidare
scente, come i temi amorosi e i renti, o se non si tratti invece di riali delle diseguaglianze, del- strutture materiali a essi sotte- me denota il titolo del suo vo- l’imperatore Aureliano. No-
toni patetici. Esiste tuttavia un superficiale tributo al fem- lo sfruttamento, della violen- se. Anche questa tendenza è lume: Dissolute e maledette nostante ciò è denigrata dalla
un’altra causa, non specifica- minismo mainstream e a quella za e dell’esclusione delle don- stata assorbita in alcuni dei ro- Donne straordinarie del mondo soldataglia che le riserva le ac-
mente letteraria, che acco- rivendicazione di empowerment ne dalle risorse primarie a li- manzi analizzati: le loro eroi- antico (Salerno Editrice «Mo- cuse infamanti di meretrix o ve-
muna questi testi e ne inner- ormai divenuta un marchio vello mondiale; la prospettiva ne agiscono talora con libertà, saici», pp.152, € 16,00). tus lupa. Per Braccesi si tratta
va il successo. Buona parte del «politicamente corretto» si sposta così sull’empowerment poteri e consapevolezza im- Sono catalogate come «Lor- «di insulti sessisti, invettive
dei recensori e anche diverse persino nel marketing, nella in quanto dinamica prettamen- pensabili per una donna antica date di sangue», «Cortigiane e da caserma» e in sua difesa ri-
autrici definiscono in chiave pubblicità e nelle strategie te psicologica. (Certo, non si tratta di pamphle- adultere», «Matrone chiac- corda l’elogio del Petrarca
femminista la scelta di resti- aziendali di pinkwashing. Il so- A queste condizioni, persi- ts o di storiografia, si sa che nel chierate», «Famose e vitupera- che nel Triunphus fame la defi-
tuire protagonismo alle don- spetto che alcuni romanzi si in- no le donne antiche possono romanzo, per statuto, molte te», «Stuprate e sante». L’epite- nisce casta coniunx.
ne antiche. Miller ha dichia- seriscano strumentalmente in ambire a una loro agency, al- possibilità sono consentite to più gentile loro riservato è In perfetto equilibrio tra
rato in un’intervista italiana questa tendenza è legittimo. meno in qualità di personag- all’invenzione). quello di intriganti; «qualora documentazione storica e
che il mito di Galatea, prota- Le case editrici, infatti, si mo- gi di un romanzo. Ne è esem- Nonostante la palese voca- poi, emule di Clitemnestra, piacevolezza della narrazio-
gonista dell’omonimo rac- strano tutt’altro che insensibi- pio la Briseide di Il silenzio delle zione commerciale e il femmi- le nostre signore fossero re- ne, sono ritratti personaggi
conto Galatea (Sonzogno li al potenziale mercato aperto ragazze: nonostante la sua con- nismo convenzionale di molti sponsabili di un regicidio ai femminili sullo sfondo di av-
2021, trad. di Marinella Magrì, dall’intensificarsi dei movi- dizione di schiava, abusata e di questi romanzi, almeno un danni del consorte, la condan- venimenti che attraversano
€ 14,90), è una «metafora del menti femministi nel mondo, privata dell’identità, nel corso merito va loro riconosciuto: es- na nei loro confronti sarebbe tutto il corso della storia di Ro-
sessismo, della donna ridotta a partire dall’America Latina della narrazione Briseide rie- si costituiscono un – pur blan- totale e senza appello», asseri- ma, a partire da Rea Silvia, la
a oggetto della violenza che si con Ni una menos, e dai dibattiti sce a sottrarsi allo statuto di do – invito, soprattutto per i let- sce Braccesi. vestale oggetto della violen-
può ancora scatenare se decide e dai fenomeni sociali e cultura- «oggetto» grazie al suo sguar- tori adolescenti, alla messa in Tra le sanguinarie trovia- za del dio Marte e senza colpa
in autonomia». Alla domanda li che li accompagnano. Negli do analitico e spietato sul mon- prospettiva delle strutture so- mo Tamiri (o Tomiri), regina condannata a morte, sino ap-
se sia nato un filone mitologico ultimi trent’anni, in effetti, an- do eroico dei Greci. Paradossal- ciali e dei fenomeni storici, os- dei Massageti. Rimasta vedo- punto a Zenobia regina e
femminista, Miller ha risposto che le istituzioni internaziona- mente, i recensori del libro si servati attraverso lo sguardo va, rifiuta le nozze con Ciro, guerriera, ruolo esclusiva-
affermativamente, precisan- li hanno operato in questa chia- sono soffermati invece più sul- degli emarginati. Essi mostra- re dei persiani, che le muove mente maschile in una socie-
do: «Volevo sottrarre Circe e Ga- ve una vasta strategia di stru- la figura di Achille che su quel- no inoltre che i classici, lungi guerra e la vince ricorrendo a tà patriarcale. A suggellare l’e-
latea al controllo delle società mentalizzazione dei movimen- la della narratrice. dall’essere portatori di una cul- un inganno: pone a disposi- lenco delle maltrattate dalla
patriarcali». La stessa intenzio- ti femministi: parola d’ordine Da alcune correnti del fem- tura elitaria, possono offrire ai zione dei nemici otri di vino; Storia c’è Claudia Procula,
ne si manifesta già nel titolo di di queste politiche è proprio il minismo dominante questi ro- lettori un bacino di storie frui- il figlio di Tamiri che guida l’e- sposa di Pilato, che sotto l’in-
un altro recente romanzo di concetto di empowerment, pre- manzi traggono anche l’idea es- bili e popolari nel senso miglio- sercito, dopo la sconfitta si uc- flusso di una letteratura apo-
Claire Heywood, Daughters of sentato nella Dichiarazione di Pe- senzialista della diversità natu- re e più ricco del termine. cide. La regina immerge la te- crifa viene proclamata santa.
Sparta: A Tale of Secrets, Betrayal chino del 1995 come una strate- sta di Ciro morto in battaglia Questi profili di donne affa-
and Revenge from Mythology’s Mo- gia chiave dello sviluppo. In in un otre pieno di sangue per- scinanti, ambiziose, colte,
st Vilified Women (Hodder & parole povere, le donne devo- ché sia «saziato di quel san- ‘protofemministe’, descritte
Stoughton 2021, £ 7,37).
Ora, se si può concordare nel
no prendere potere, abdicare
al vittimismo, acquisire agen-
Diversamente dalla Circe che compariva gue di cui è stato insaziabile».
Semiramide, definita «la lus-
come protagoniste di intri-
ghi, creature avide di potere,
definire genericamente «fem-
ministe» tali scelte narrative,
cy e stima di sé, sviluppando ca-
pacità di negoziazione a livel-
in «Medea» di Christa Wolf, la protagonista suriosa» per i versi infamanti
di Dante («A vizio di lussuria
sessualmente disinibite, han-
no attraversato i secoli e sono
più difficile è valutare nei sin-
goli casi se e quando questa po-
lo domestico e collettivo, per
ottenere una divisione dei be-
di Madeline Miller non conosce la politica... fu sí rotta, / che libito fe’ lecito
in sua legge / per torre biasmo
divenute, come afferma Brac-
cesi «archetipi parlanti e so-
sizione sia realmente accompa- ni più equa e un esercizio «dif- in che era condotta»), è tutta- stanzialmente ricorrenti
gnata da un approfondimento ferente» del potere. In questo via oggetto di giudizi di due nell’età venture».
PAGINA 8   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

WEIL
L’«operaia mistica» nelle testimonianze
religiosità dialettiche di Joseph-Marie Perrin,
francese prete domenicano, e di Gustave Thibon,
philosophe-paysan: Simone Weil
come l’abbiamo conosciuta, Mimesis

La lacerata sulla soglia della Chiesa

N
di PASQUALE DI PALMO lativo, facendo ricorso a pensatori d’ecce-
zione come Pascal, Spinoza, Nietzsche e
ella Vita di Simone Weil di Simone definendo la Weil, sulla falsariga di un
Pétrement, edita da Adelphi, si Rimbaud manipolato da Claudel, un «mi-
legge che uno dei desideri insop- stico allo stato selvaggio».
primibili della giovane allieva di L’afflato religioso con il quale l’autri-
Alain era quello di sperimentare ce visse gli ultimi anni derivava dall’in-
la condizione dell’operaio agri- teresse nutrito per il cristianesimo del-
colo, dopo le esperienze intra- le origini, contaminato con La source gre-
prese in fabbrica tra il 1934 e il que (altro titolo apparso postumo nel
1935. Venne allora messa in contatto con 1953 nella collana gallimardiana «Espoir»
Joseph-Marie Perrin, un prete domenica- diretta da Camus) e lo gnosticismo, non-
no che incontrò a Marsiglia nel giugno ché con lo spirito del XII secolo, in cui fiori-
1941 e che diventò il suo padre spirituale. rono stile romanico, trovatori e catari. Lo
Iniziò così un breve ma tormentato rappor- stesso Perrin, pur ammettendo che i testi
to, imperniato perlopiù sugli argomenti ri- della Weil fossero ricavati da appunti non
guardanti la fede cristiana e culminato nel- destinati alla pubblicazione, afferma che
la pubblicazione di Attente de Dieu, lo splen- la conoscenza dei catari non risultasse co-
dido libro apparso postumo nel 1950, a cu- sì approfondita e che le speculazioni in
ra dello stesso Perrin, che raccoglie le lette- ambito dottrinale mancassero di valide
re e gli scritti dai quali traspare l’attrazio- argomentazioni teologiche, una sorta di
ne per la dottrina cattolica e, al contempo, hybris derivante più da un temperamento
la repulsione per alcuni aspetti storici che eccentrico che da un solido retroterra co-
contrassegnarono l’operato della Chiesa. noscitivo. Nel «cuore stesso della privazio-
Perrin mise in contatto la Weil con Gusta- ne», come asserisce Thibon, l’opera della
ve Thibon, soprannominato le philoso- Weil si configura come un’immedicabile
phe-paysan, che, sorvolando sugli impedi- ferita (vedi i riferimenti al malheur), laddo-
menti di ordine manuale, le diede l’oppor- ve la nozione di «fede implicita», presente
tunità di lavorare nella sua tenuta agricola nell’Autobiografia spirituale di Attente de
e allestì, attingendo ai cahiers lasciatigli in Dieu, non collima, secondo Perrin, con
dotazione dall’amica, il libro postumo La quella di cui parlano i teologi.
pesanteur et la grâce, uscito da Plon nel 1947. Ma, al di là delle interpretazioni dialet-
Queste testimonianze sono ora leggibili tiche e degli indubbi meriti dei due studio-
in Simone Weil come l’abbiamo conosciuta si senza i quali non conosceremmo alcuni
(pp. 174, € 18,00) che Mimesis manda in li- nevralgici che portarono Simone Weil «sul- esiti raggiunti dall’opera weiliana trami-
breria nella valida versione (non dichiara- la soglia della Chiesa», senza mai optare te l’essenzialità di una parola che sembra
ta) di Giuseppe Giaccio, apparsa per i tipi
dell’Àncora nel 2000. Perrin e Thibon licen-
per la scelta cruciale del battesimo, abbrac-
ciato forse solo in punto di morte, nono-
A Perrin onfidava di provare cristallizzarsi sulla pagina alla stregua di
un fregio in una cattedrale romanica, l’at-
ziarono il testo nel 1952 presso La colom-
be, meno di un decennio dopo la scompar-
stante assistesse regolarmente alle ceri-
monie religiose (indimenticabili i pas-
le vertigini durante le funzioni teggiamento di Perrin e Thibon non sem-
pre risulta condivisibile. Il loro dogmati-
sa dell’autrice che, divorata da tisi e inedia,
si spense come un fuoco fatuo in un ospe-
saggi delle lettere indirizzate al padre do-
menicano in cui evoca le vertigini prova-
religiose ad Assisi e Solesmes smo costringe entro schemi ereticali un
pensiero che non voleva manifestarsi en-
dale londinese nel 1943. Si tratta di due te di fronte alle funzioni ad Assisi e Sole- tro l’alveo di formule troppo circostanzia-
contributi autonomi, molto diversi sul pia- smes) e recitasse quotidianamente in gre- te come quelle dottrinali, se non altro per
no metodologico, nonostante in entrambi co il Padre Nostro (si legga al riguardo A il suo «carattere di incompiutezza» (Del
sia avvertibile la rinuncia a qualsiasi tenta- proposito del Pater). Mentre l’intervento di Noce). Il sincretismo della Weil (non si di-
zione apologetica in virtù del recupero di Perrin si articola in maniera piuttosto or- mentichi che aveva studiato il sanscrito
quella contrapposizione dialettica che ave- todossa, rimproverando all’amica un at- insieme a Daumal) si abbevera alla fonte
va caratterizzato il rapporto interpersona- teggiamento manicheo, poco incline alla della «verità» e della spoliazione di sé, mo-
le con la filosofa. compromissione con regole e dogmati- dellandosi su un ascetismo che si richia-
Sia Perrin sia Thibon si rifanno al loro re- smi di ordine ecclesiastico, Thibon si con- ma alla concezione francescana di carità
taggio confessionale, evidenziando i punti centra maggiormente sul versante specu- nei mistici medievali.

ALLA GALLERIA SIMONE ALEANDRI: «MARIE-CHARLES DULAC», A CURA DI FEDERICO DE MELIS UNA MOSTRA A ROMA

sa tè non era semplicemente rosa. Un lin-

Il Cantico delle Creature nelle litografie tonali guaggio che doveva cogliere le sfumature
più sottili doveva tendersi fino al suo limi-
te…quasi al confine del segno invisibile,

di Dulac, l’artista che pregava col paesaggio della pagina bianca.


Ma la ricerca dell’ineffabile si fondava
nel caso di Dulac su un’esigenza spirituale
autentica che non era, come ad esempio
nel caso del francescanesimo dannunzia-

N
di GIORGIO VILLANI uno dei temi dell’opera francescana. La lo- Marie-Charles Dulac, sfioccato e scomposto della tavola Jesu, no, uno stimolo a piaceri più sottili, no, il
ro magnifica tecnica incisoria, tuttavia, Spiritus Sancte, Deus, via et vita nostra, Jesu, thesaurus fidelium op- frate-pittore era un’anima naturaliter chri-
on vi sono solamente le farfalle non è che il culmine d’una poetica pre- litografia, tavola IV pure le quiete acque della tavola Jesu, sol Ju- stiana. Dice bene De Melis: dipingere era la
di cui parlava Carducci sotto cisa: già nelle litografie dei Paysages l’ar- di Le Cantique stitiae, che sono come di luce accagliata; lu- sua maniera di pregare con i paesaggi: «Se
l’Arco di Tito; anzi forse, a vo- tista aveva, infatti, cominciato, come des Créatures, 1894; ce che permea tutte queste litografie, qua- avessi saputo a memoria il Cantico delle Crea-
ler scavare, vi giacciono cose spiega De Melis, a mettere «a punto quel in foto, Dulac nel 1898, si un velo pallido e uniforme di rugiada ture – scrive in una lettera all’amico Henry
magnifiche, sepolte allo prezioso sistema di selezione cromatica anno della sua morte sul mattino del creato. Cochin – l’avrei cantato. Ero pieno del suo
sguardo dalle latebre della ter- (violaceo, rosa, verde mela) tutto volto al- De Melis ricorda gli ascendenti di que- spirito, come del resto mi è successo fre-
ra o della dimenticanza; cose la più sottile tonalizzazione, che fa della sta poetica del «brumoso» che nella storia quentemente anche altrove. Il Cantico di
che quasi ci sfuggirebbero se sua produzione grafica un caso unico». Si dell’arte, sebbene non abbia saputo impor- San Francesco non va cantato, bensì ascol-
mostre come questa Marie-Charles Du- tratta sempre di delicati trapassi tonali si come quella pre-novecentesca che passa tato. È tutto ciò che ci circonda a cantare;
lac. Pregare con il paesaggio, curata da Fede- «car nous voulons la nuance, la nuance per Gauguin, ha dato i capolavori di Car- noi dobbiamo solo ripetere. Nella sua esu-
rico De Melis alla Galleria di Simone encor», come scriveva Verlaine. Ma en- rière, di Fantin-Latour e di Puvis de Chavan- beranza d’amore egli ripeteva che certe co-
Aleandri a Roma, non ci venissero a scuo- tro quella gamma di colori, che non nes, dei quali in mostra vediamo alcuni se non si possono proferire ad alta voce».
tere dal nostro torpore. D’altra parte, in comprendevano né il nero fondo né il esempi. Codesto principio di indefinitez- Ed egli doveva sentire così la pittura, come
questo caso avremmo mancato un arti- bianco abbacinante, quale ricchezza di za e di sfumato, d’altra parte, era all’epoca un’emanazione spirituale delle cose.
sta eccelso, di cui possiamo qui ammira- modulazioni! Basti vedere il nuvolame tutt’altro che marginale. E forse potrà ser- Quando questa voce taceva, egli non osava
re uno dei vertici: la raccolta di litografie vire ricordare un bisticcio raccontato dai più sollevare la matita; si sentiva, vuoto,
dedicata al Cantico delle Creature, che, Goncourt nel loro famoso diario, allorché abbattuto, come una vela senza vento, ac-
stampata a Parigi in un numero piuttosto Saint-Beuve andando su e giù per la stan- casciata mestamente sull’albero maestro.
esiguo di copie, nel 1894, venne raccolta
in una copertina rigida (litografata an-
Una luce accagliata permea za, ripeteva: «rose thé…Qu’est-ce que c’e-
st une rose thé…rose thé…il n’y a que la
Ma poi la grazia tornava, e nelle cose varie
e mobili del mondo riprendeva a vedere
ch’essa da Eugène Belville) e accompagna-
ta da un testo di Charles Clair.
queste incisioni francescane, rose, ça n’a pas de sens!» mentre i Gon-
court, in difesa del loro romanzo, cercava-
l’unità simbolica, ch’era unità divina. La
galleria di Aleandri è piccola, raccolta: ma
Le stampe rappresentano paesaggi idea-
lizzati, ciascuno dei quali corrisponde a
stampate nel 1894 a Parigi no di spiegargli che quando il cielo era
giallo della sfumatura giallo rosato del ro-
in questi giorni la vediamo splendere co-
me una piccola chiesa di campagna.
 ALIAS DOMENICA  1 MAGGIO 2022   PAGINA 9

SCARABOCCHI
sale della mostra romana, dedi-
cate prevalentemente all’arte
del Rinascimento, a farla da pa-

a roma, droni non sono gli affreschi


strappati e i dipinti esposti, ma

villa medici le sinopie, il retro e le rifletto-


grafie degli stessi, il verso dei di-
segni e delle matrici in rame
delle incisioni, i bordi di pagi-
ne manoscritte o stampate che
si riempiono di scarabocchi,
schizzi e caricature. Solamen-
te spostando lo sguardo dalle
opere all’apparato di margina-

«I
di JACOPO RANZANI A fianco, Agostino
Carracci, Serie di teste lia che le accompagnano si pos-
sono così indagare gli aspetti
mbratto
che fassi su’
caricate, circa 1594,
Torino, Musei Reali,
Il momento di più più profondi e sinceri del pro-
fogli da chi
impara a
Biblioteca Reale;
in basso, Asger Jorn,
alta qualificazione cesso creativo, fatto certamen-
te di lungo studio e duro lavo-
scrivere o di-
segnare», co-
L’Avanguardia
non si arrende (serie
è il recupero dell’arte ro, ma anche di momenti di
pausa e di svago, durante i qua-
sì recita il Vo-
cabolario To-
delle Modifiche), 1962,
Parigi, Centre Pompidou
infantile da parte li la mente dell’artista è libera
di vagare. «Disegni per gioco»,
scano dell’Arte del Disegno di Filip-
po Baldinucci (Firenze, 1681) al-
dell’avanguardia così nel 1932 Gino Fogolari de-
finiva, in un suo articolo appar-
la voce «Scarabocchio». Per europea: come so sulla rivista «Dedalo», gli
«sgorbi (…) gettati giù per
quanto il concetto di scaraboc-
chio per sua natura sfidi qual- mostra Asger Jorn ischerzo» da Giovanni Bellini
sul retro di alcune delle sue ta-
siasi criterio di classificazione,
questa definizione sembra esse- vole, due delle quali – gli scom-

Gestualità
re valida ancora oggi e, nono- parti laterali del Trittico della Ma-
stante le molteplici interpreta- laborazione di Philippe-Alain donna con Bambino e Santi delle
zioni circa l’origine etimologi- Michaud. Gallerie dell’Accademia di Ve-
ca del termine, nell’immagina- L’esposizione, prevista su nezia – figurano tra le opere
rio collettivo esso evoca imme- due sedi – dal 19 ottobre 2022 al esposte in mostra. Di «componi-
diatamente disegni fatti male, 15 gennaio 2023 passerà infatti mento inculto» parlava invece
senza arte e senza tecnica, così alle Beaux-Arts di Parigi, part- Leonardo da Vinci per indicare
quell’intrico di linee che par-

della mente
come parole mal scritte, illeggi- ner del progetto assieme all’Isti-
bili, indecifrabili, vere e pro- tuto centrale per la grafica di tendo da un’apparente confu-
prie macchie d’inchiostro, pro- Roma – presenta una selezione sione gestuale dà vita a vere e
dotti insomma di una mano di 150 opere (altrettante saran- proprie figure, grovigli che di-
maldestra e non allenata, come no presentate a Parigi), prove- venteranno la cifra stilistica di
quella di un bambino o di un di- nienti dalle principali istituzio- molti artisti dopo di lui (come
lettante alle prime armi. ni italiane ed europee. Attraver- Stefano della Bella, Ciro Ferri o
Da qualche decennio si è ini- so sei sezioni tematiche, sono Giovan Battista Foggini), men-

vagante
ziato a fare chiarezza sul ruolo analizzate le diverse sfaccetta- tre Vasari, nell’edizione giunti-
del disegno nella formazione ture e implicazioni della nozio- na della Vita di Michelangelo
dell’individuo a partire dalla pri- ne di scarabocchio, qui inteso (1568), utilizza il termine ‘goffe-
ma età moderna, ma non è neces- non solo come elemento grafi- rie’, riferendosi a quei disegni
sario essere uno specialista di sto- co sgraziato e goffo, dovuto all’i- del maestro che ricordano gli
ria della pedagogia per riconosce- nesperienza del suo artefice, scarabocchi dei fanciulli.
re quanto la pratica del disegno ma come manifestazione della Attraverso un dialogo inces-
fosse diffusa, anche al di fuori del- sante fra Rinascimento e Nove-
volontà dell’artista affermato
le botteghe e delle accademie cento – con qualche affondo sui
di prescindere dalle imposizio-
d’arte, ben prima che l’aumento secoli dal XVII al XIX, dalle cari-
ni accademiche, quasi a voler
della produzione della carta, a ca- cature dei Carracci ai taccuini
recuperare la naturalezza e la
vallo fra Quattro e Cinquecento, di Delacroix – la mostra ci ac-
spontaneità del gesto, domate
compagna alla scoperta del ruo-
contribuisse alla sua progressiva
democratizzazione. Coloro che
frequentano abitualmente archi-
Le implicazioni di una pratica inclassificabile, da anni di pratica costante.
Prima che il processo di ap-
propriazione operato dalle
lo dello scarabocchio nella cul-
tura occidentale, indagandone
la presenza costante finanche
vi e biblioteche e hanno una cer-
ta familiarità con la documenta-
zione manoscritta, saranno sicu-
fra goffaggine e libertà anti-accademica: avanguardie lo ponesse al cen-
tro dell’opera d’arte, caratteri-
stica principale dello scaraboc-
sui muri dei luoghi di lavoro de-
gli artisti, come nel caso delle
porzioni di pareti staccate pro-
ramente incappati, più di una
volta, in quei piccoli disegni che
popolano i margini delle pagine
i «gribouillages» da Leonardo a Cy Twombly chio era la sua collocazione ten-
denzialmente marginale. È per
questo motivo che, nelle prime
venienti dalla bottega di Mino
da Fiesole o dall’atelier di Alber-
to Giacometti. I disegni di mae-
di registri contabili, atti notarili,
stri del passato, come Leonar-
lettere e raccolte di memorie,
do, Michelangelo, Pontormo e
spesso frutto della noia del com-
Tiziano, dialogano qui con le
pilatore di turno. Purtroppo, fi- opere di coloro che, nel secolo
no all’inizio del secolo scorso, tut- scorso, fecero del gribouillage il
ta questa produzione, che si po- proprio marchio di fabbrica, co-
trebbe definire amatoriale, non me lo stesso Giacometti o l’ame-
ha ricevuto le debite attenzioni e ricano Cy Twombly.
gran parte delle prove grafiche La sezione nella quale si inda-
degli artisti dilettanti del passato ga il recupero dell’arte infanti-
è andata perduta per sempre. Fra le da parte dell’avanguardia eu-
i pochi esempi giunti fino ai gior- ropea rappresenta la vera chia-
ni nostri figurano i fogli del futu- ve di volta del percorso espositi-
ro sovrano di Francia, Luigi XIII vo. Fra le opere selezionate,
(Parigi, Bibliothèque nationale emerge in particolare L’A-
de France), alcuni dei quali ricor- vant-garde se rend pas (Parigi,
dano quello raffigurato da Gio- Centre Pompidou) del danese
van Francesco Caroto in mano al Asger Jorn, realizzata nel 1962
suo celebre Fanciullo con disegno modificando una tela trovata
(Verona, Museo di Castelvec- in un mercatino delle pulci. Il
chio), una delle opere faro della dipinto, oltre a rispecchiare cer-
mostra Gribouillage/Scarabocchio. tamente il ruolo centrale occu-
Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly pato dalla spontaneità e dalla
(Villa Medici - Accademia di Fran- semplicità dell’infanzia nella
cia a Roma, fino al 22 maggio). cultura artistica novecentesca,
Se si esclude l’interesse per sembra introdurre il tema che
gli scarabocchi infantili, risco- chiude la mostra: il graffito, ge-
perti dalla critica solamente al- sto artistico tanto ancestrale
la fine dell’Ottocento (grazie a quanto provocatorio attraver-
L’arte dei bambini, un saggio pio- so il quale le subculture urbane
nieristico di Corrado Ricci del rigenerarono dal basso l’arte
1887), cui sono già state dedica- del XX secolo. «Muraille blan-
te una nutrita bibliografia e al- che, papier de fou» recita un
cune mostre recenti, pochi stu- proverbio francese: quasi un in-
di si sono concentrati sull’uso vito a impossessarsi dello spa-
dello scarabocchio da parte de- zio murale, imbrattandolo. Ma
gli artisti, ed esso rappresenta dopotutto, ripensando ai dise-
ancora oggi uno degli aspetti gnini lasciati sulle pagine di li-
meno noti della pratica del dise- bri e documenti, o graffiti sulle
gno. Tuttavia, rispetto alla no- pareti affrescate di palazzi e
zione baldinucciana di fine Sei- chiese nel corso dei secoli, ver-
cento, è una definizione di sca- rebbe da chiedersi: scaraboc-
rabocchio decisamente più am- chiare, per l’individuo, non rap-
pia a sostenere l’intera struttu- presenta da sempre anche un
ra concettuale su cui si regge la modo per appropriarsi di un og-
mostra curata da Francesca Al- getto lasciando una traccia tan-
berti e Diane Bodart, con la col- gibile del proprio passaggio?
PAGINA 10   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

FRANGI
na di mostre e accompagnandolo con la
propria amicizia e scrittura passo a pas-
Intervista all’artista:
lo zio testori so, condividendo il proprio immagina-
rio, in un rapporto di dare e avere felice- il genere abusato esplode
e tutto il resto mente simbiotico. Basta leggersi Giovanni
Frangi alle prese con la natura, il titolo Feltri- nel pittore milanese
nelli che nel 2008 ha raccolto i saggi scrit-
ti da Agosti per il primo tratto di strada
insieme. Questa volta il modello è l’Autori-
in dialogo simbiotico
tratto di Carla Lonzi e la cucina è diventata
fortemente autoriale, istoriando la trama
con Giovanni Agosti
con i nomi di protagonisti e comprimari,
luoghi e marche, con l’acribia di chi sa che
ora o mai più.
Intervistato e intervistante sono diven-
tati personaggi costruiti ad arte e «starà al
lettore verificare se la perdita di alcuni dati
reali, sostituiti con altri fittizi, le cronolo-
gie alterate e il senno del poi distribuito a
pioggia qua e là siano riusciti a colpire il
bersaglio», ammette il curatore spiazzan-
do la generazione delle bibliografie che
pensava di aver capito. Così, se le categorie
di un frontespizio vanno un po’ strette alla
complessità di un’operazione che segna
probabilmente un nuovo paradigma, vien
buono uno degl’insegnamenti di Agosti,
per cui la vita è troppo complessa per non
giocarsela con poesia. Proprio come si dice-
va da bambini («facciamo che io ero»), acca-
de allora che se lui si veste da curatore, chi
ha raccolto le interviste finisce nel titolo e
l’autore lo fa l’intervistato. Il vero fantasma, in accezione amletia-
È così che, tra le domande e risposte di na (o ambletiana), ben oltre le pagine a lui
questa intervista, trapuntata da un bellis- espressamente dedicate, è naturalmente
simo supporto di oltre 130 immagini ste- Giovanni Testori, lo zio del pittore, il mae-
se sullo spartito del colore, si procede in stro che non smette mai di esserlo, da
ordine asistematicamente cronologico, ascoltare fino ad assorbirne lo sguardo,
partendo dal primo studio acquistato apprenderne il fiuto, provando a perse-
con i soldi del babbo in quella Milano in- guirne gli amori, fino a trovare i propri. È
torno a Porta Ticinese, a pochi passi della così che i quadri di Francis Gruber a Ber-
casa di Alda Merini, alla quale si poteva na, nel ’76 si vedevano meglio se associati
chiedere un mazzetto di poesie pronte a una notte passata all’addiaccio su una
all’uso per una mostra in arrivo, allungan- panchina, proprio mentre il baricentro
dole qualche soldo necessario per la cena artistico di zio e nipote si spostava all’uni-
o per un buon bicchiere. sono dalla Francia alla Germania, per la

Giovanni alle prese


Non saranno delusi i patiti del biografi- riscoperta della Nuova Oggettività tede-
smo più spinto, che ameranno gli anni sca e la nascita della Neue Wilde berline-
del liceo Manzoni in cui c’era sempre un se, da Karl Horst Hödicke a Rainer Fetting.
motivo per scendere in piazza, come il Ci sono pagine da capogiro per l’infilata
susseguirsi degli studi o delle sedi d’oc- di personaggi e di situazioni che hanno fat-
casione, magari en plein air. Ma c’è pane to la storia del nostro secondo Novecento

con l’Intervista
anche per chi cerca la narrazione sul artistico o che la faranno quando sarà
procedere del mestiere: dall’abbando- giunto il momento, da De Pisis a Morlotti.
no della figura al superamento della di- Un indice dei nomi da perdere la testa, e il
stinzione tra astratto e figurativo, dalle fiato, non tanto per i citati – magari in se-
tangenziali all’approdo alla natura – guito a quell’elaborazione postuma a
forse proprio perché «Dio perdona sem- quattro mani dichiarata in apertura –
pre, gli uomini a volte, la natura mai» – ma per i personaggi cardine della vita di
fino agli interrogativi sulla vecchiaia Frangi, mentre affida una presentazio-

L
di DAVIDE DALL’OMBRA Giovanni Frangi (in foto), ca Doninelli, che è pur sempre un consun- dell’artista. E non manca il più specifico ne ad Aldo Busi o fa scattare le fotografie
Punto di vista VI, 2014, tivo pubblicato postumo, ma le mitologi- giorno per giorno nella pittura: la tecni- della mostra a Claudio Abate, nel susse-
e storie che mette a disposizione pastello su collage che interviste di David Sylvester a Francis ca, i dubbi sui supporti, la colla di pesce e guirsi di progetti allestiti nei più presti-
e il paradigma d’azione che vuo- di carta; in basso, Bacon e di Gordon Burn a Damien Hirst il Primal ormai fuorilegge, l’emulsione giosi musei italiani o per inaspettate se-
le tracciare L’intervista (Magon- Luis Serrano, Gallo, (Manuale per giovani artisti) o le più prossi- fotografica, la resina epossidica per le di nel mondo. È qualcosa di più dell’a-
za, pp. 243, e 25,00) nascono da dalla serie Passio, 2022 me e percorribili di Hans Ulrich Obrist al stampe al carborundum, ma anche le fati- marcord asistematico con cui Fiorello
una fucina di situazioni, nomi e mezzo mondo che conta dell’arte contem- che della luce diretta o il bisogno di lavo- faceva il verso a Gianni Minà. Fare una
scelte. Per imbastirlo sono inter- poranea. Le undici interviste sono allora rare per cicli, nell’impossibilità necessa- personale alla Galleria Bergamini di Mi-
venuti tre autori, susseguitesi sul registrate, sbobinate e pulite una dopo l’al- ria di essere uguali a se stessi: «Tempo fa lano nell’86, per fare solo un esempio,
palco a ruoli mutevoli e in tempi tra, dal 2014, con lunghe pause framezze, cercavo di rendere la profondità attraver- voleva dire venire dopo Guttuso e Schi-
diversi, sovvertendo le prassi dell’editoria e mettendo a registro entro il 2018 temi ed so l’aria: era la luce che creava lo spazio. fano, o prima di De Chirico, Sironi e per-
del mestiere, per raccontare quella che è episodi che ritroviamo oggi nel volume. Oggi non mi riguarda più. Un artista cam- fino Soutine e poter essere presentati in
«Una questione non solo privata». Nei tre anni occorsi al visto si stampi, bia. Non è una statua. A me, in definitiva, catalogo da Achille Bonito Oliva, il canto-
Accade così che Luca Fiore (1978), un quella che poteva essere una semplice cor- interessa solo il momento, quello che sto re della Transavanguardia, in un momen-
giovane giornalista allora sui 36, ancora al rezione di bozze, nelle mani di Giovanni facendo adesso». to in cui la pittura era tornata un’alterna-
di qua del salto che oggi lo ha portato a es- Agosti (1961), uno dei più grandi intellet- tiva possibile al Concettuale. Questo li-
sere una delle nuove penne di riferimento tuali e storici dell’arte di cui disponiamo, bro, in fondo, spiega come è stato possibi-
della critica fotografica in Italia, chiede è diventata una nuova stesura. Al centro le questo ritorno e come gestirlo, svelan-
all’amico Giovanni Frangi (1959), che pun-
to di riferimento della pittura italiana lo è
è rimasto Frangi, ma è cambiata la coppia
e iniziato un lavoro dall’interno del siste-
Dall’interno del suo sistema do, a chi le saprà distillare, le regole del
gioco; quelle che troveremo presto citate
già da un tempo, di farsi intervistare, ma-
gari non solo una volta, magari avendo in
ma mentale, percettivo e affettivo dell’ar-
tista. In questi decenni Agosti è stato, del
mentale e affettivo, nel segno in altre interviste, magari rilasciate da
quei giovani artisti tanto cari all’auto-
testa non tanto un libro molto caro a en-
trambi come Conversazioni con Testori di Lu-
resto, un interlocutore chiave per la poe-
tica del pittore, curandone oltre una deci-
di Carla Lonzi... Ed. Magonza re/pittore, che da lui hanno appreso il me-
stiere, fuori dall’accademia.

A ROMA, NELLA GALLERIA CARLO VIRGILIO, LA MOSTRA A TEMA SACRO DEL PITTORE MADRILENO

Icone della «Passio» o suoi residui laici? derno platonismo; allo stesso tem-
po però essi sono attualizzati, ap-
paiono cioè immersi nella transi-
torietà dell’oggi; sono icone reli-
presentazione in catalogo, ha col-
to il carattere ambivalente di que-
ste figurazioni che, trascendendo
la sfera devozionale, sembrano al-

L’ambiguità su grigio di Luis Serrano giose ma, contemporaneamente,


anche dei residui laici dell’hic et
nunc.
ludere alla «scena di un crimine».
A ben vedere, nelle opere in mo-
stra traspare un’aura spaesante da-
La conciliazione di caratteri co- ta appunto dall’indeterminatezza
sì antitetici, da un punto di vista della rappresentazione. Nei qua-

U
di MANUEL BARRESE liari e perturbanti, passati in rasse- ve si sovrappongono il sacro e il formale, è raggiunta grazie all’uti- dri di Serrano tutto è enunciato
gna da Luis Serrano nella mostra profano, l’eterno e l’effimero, l’au- lizzo di una precisa formula com- con limpida chiarezza eppure tut-
n martello, un guanto alla galleria Carlo Virgilio di Roma lico e il dimesso, la memoria collet- positiva che regola la messa a pun- to risulta contraddittorio. Si insi-
da officina consunto, (fino al 7 maggio). La personale Pas- tiva e il ricordo intimo, la sintesi e to di tutto il ciclo: in ogni dipinto nua persino il dubbio che il fulcro
una corona di spine, un sio è composta da trentatré tele in lo scrupolo descrittivo. l’oggetto è rappresentato sempre della narrazione sia legato al rac-
teschio, una t-shirt pur- cui il pittore spagnolo, attraverso Serrano, formatosi tra Madrid e in primi piani su sfondi grigi, in- conto evangelico. Che genere di ri-
purea, una scala da can- un realismo incisivo ma mai stuc- Roma anche nel campo della sto- tenzionalmente antinaturalistici, tuale crudele si sta contemplan-
tiere deteriorata dall’u- chevole, sembra riflettere sulla ria dell’arte, articola il suo discor- capaci di decontestualizzare le co- do? Ciò che è contenuto sul piano
so e dal tempo. E, anco- portata iconico-simbolica degli so pittorico utilizzando una tecni- se dallo spazio fisico così da esaltar- pittorico descrive davvero i veicoli
ra, bende dalla trama strumenti della Passione di Cristo. ca sapiente che tuttavia rifugge ne l’asciuttezza semantica. Lavo- di solito presuppone un montag- di un martirio santo? C’è una sotti-
grezza, un panno sgualcito, la si- Il tradizionale, e in un certo senso dai facili manierismi. Gli attributi rando sul modulo del frammento, gio di elementi. le empietà nel ritrarre come cose
lhouette di una lancia, due pezzi anche abusato, repertorio di im- iconografici della Passione sono l’artista isola il suo contrappunto Osservando i feticci di Serrano anonime i simboli della Passione
di legno precariamente assembla- magini che scandisce la settimana fissati sulla tela con una levità che visivo quasi a volerne svelare l’es- si ha l’impressione di essere di oppure è proprio nella prospettiva
ti in modo da formare una croce. santa è evocato in una visione poli- li rende degli emblemi incorrutti- senza segreta e, dunque, non crea fronte a fotografie segnaletiche. più banale e bassa che si sostanzia
Sono alcuni degli «oggetti», fami- semica e volutamente ambigua do- bili, quasi dei prototipi di un mo- delle «nature morte», genere che Valerio Magrelli, in uno dei testi di il sacrificio di Cristo?
 ALIAS DOMENICA  1 MAGGIO 2022   PAGINA 11

FONTANA
Lucio Fontana, una piccola selezionata Una sala della mostra
Lucio Fontana.

alla fondazione mostra nella villa vicino Parma pensata Autoritratto


alla Fondazione

magnani-rocca sul rovescio del celebre libro-intervista


Magnani-Rocca,
Mamiano di Traversetolo,
Parma. Rubrica:
di Carla Lonzi, 1969: dove, fra gli artisti Tre giorni per il giardino
al Castello di Masino
convocati, lo Spazialista era il più âgé

«Autoritratto»
di CLAUDIO ZAMBIANCHI niva (ci tiene a dirlo) dagli spazi

L
MAMIANO DI TRAVERSETOLO (PARMA) sconfinati delle pampas, ripor-
ta al futurismo e al tema della  VÍRIDE 
a mostra inaugurata- metropoli, evocato anche nei
si il 12 marzo scorso tanti lavori al neon.

contro l’inerzia
alla Fondazione Ma- Nella conversazione con Lon-
gnani Rocca di Ma- zi Fontana accenna anche alla
miano di Traverseto- collezione di opere di artisti, Vivai d’Italia
lo, non lontano da tutti più giovani di lui, che ave-
Parma, si intitola Lu- va riunito nel tempo, sin da con attenzione
cio Fontana. Autoritrat- quando, sottolinea, non aveva
to (a cura di Walter Guadagni- di che mettere assieme il pran- all’introvabile

della materia
ni, Gaspare Luigi Marcone e Ste- zo con la cena. Parte di questa
fano Roffi; fino al 3 luglio). La raccolta è esposta nell’ultima
parola «autoritratto» non è usa- sala della mostra. Ci sono lo Stu-
ta in un’accezione generica, dio per «Lo strappo», del 1952, di 
ma ha un riferimento preciso Alberto Burri, acquistato alla Andrea Di Salvo
al libro del 1969 di Carla Lonzi Biennale di quello stesso anno;
dove l’autrice, sul discrimine una Superficie scura di Enrico Ca- 
della sua vita intellettuale e zioni della Fondazione Lucio seo Novecento di Firenze, non Uno dei passaggi più toccanti stellani, del 1959; opere di Pao-
non solo, prima di abbandona- Fontana di Milano e quelle del enorme, ma di vocazione quasi dell’intervista a Lonzi è quella lo Scheggi, Luciano Fabro e Giu-
re la critica d’arte e di abbrac- CSAC dell’Università di Parma, ambientale. dove Fontana riflette, da arti- lio Paolini. E poi la Linea m 9,48
ciare la militanza femminista, cui Fontana aveva lasciato un Quest’ultima dimensione, sta, sulle immagini del suolo lu- (1959) di Piero Manzoni, l’arti-
dà voce all’autoritratto plurale nucleo importante di lavori, che la mostra ha potuto richia- nare rese note dalle esplorazio- sta, scomparso nel 1963 a venti-
di un novero di artisti apparte- fra cui Il fiocinatore (1933-’34), fi- mare solo con alcune opere di ni spaziali: «Arriva l’uomo, in nove anni, che Fontana sentiva
nenti alla schiera più innovati- gura maschile nuda, di elegan- media e grande scala, è uno dei un silenzio mortale, in questa più di ogni altro consono a sé e
va dell’arte italiana del mo- za quasi ellenistica, dall’epider- punti di maggiore novità nel la- angoscia, e lascia un segno vita- più avanti di tutti. Di fronte alle
mento, il più anziano dei quali mide dorata, così da riflettere voro di Fontana del secondo do- le del suo arrivo». Il dinamismo linee di Manzoni, quelle di Pol-
è proprio Lucio Fontana. Il li- la luce per smaterializzarsi e poguerra e si esprime negli del segno, qualità che gli fa lock gli sembravano volgari.
bro di Lonzi è l’esito del mon- fondersi con l’ambiente. Vista «Ambienti», a partire da quello amare il barocco e il futurismo, Nelle sale della mostra sono

È
taggio di numerose interviste, di lato la scultura trasmette il a luce nera del 1949, dove la ma- ha quindi in Fontana una quali- raggruppate anche molte delle un’Italia punteggiata
registrate in momenti diversi senso di una figura in moto: pe- terialità del lavoro si attenua tà originaria: è indizio di una fotografie scattate da Ugo Mu- d’incontri con piante
con il magnetofono, alcune già so e stabilità, caratteri abitual- sin quasi allo zero e, con un’in- presenza attiva, della vitalità las a Fontana, ripreso ad esem- perlopiù inusuali, e
pubblicate sulla rivista «Marca- mente associati alla scultura, si tuizione radicale e anticipatri- umana opposta all’inerzia del- pio mentre, in abiti eleganti, si- con le storie di uomini e
tré», altre inedite. Il testo scrit- stemperano così in un’opera ce, l’opera coincide con l’espe- la materia. mula l’atto di fendere la tela donne che le coltivano,
to mantiene tutta la vivacità che porta con sé un’acuta no- rienza che si fa di essa. Lo spa- Nella sala ove è ospitato Il fio- con un taglio. Le immagini di studiano, riproducono,
del parlato, che maschera la so- stalgia del passato. Allo stesso zio dell’opera diventa spazio cinatore il segno è declinato in Mulas sono solo un episodio, custodiscono e… vendono.
fisticata operazione di collage tempo – nella mobilità e nella vissuto e la temporalità l’ingre- una fenomenologia variabile straordinario, della storia va- Con questa attenzione
messa in atto da Lonzi per dare qualità luminosa – Il fiocinatore diente principale attraverso che va dall’apertura terrestre e sta, complessa e interessantis- procede la prima Guida ai
vita a un libro coerente e unico fa da contraltare figurativo alle cui Fontana oltrepassa i canoni cupa scavata nel corpo delle Na- sima del rapporto tra Fontana vivai d’Italia. 259 viaggi nel
nella critica d’arte, non soltan- coeve sculture astratte, pensa- della scultura e della pittura. ture, ai buchi aperti sulla super- e la fotografia. verde, come recita il
to italiana, del ventesimo seco- te come un puro segno grafico Nei lavori non ambientali ficie del Concetto spaziale su lat- All’uscita della mostra, la sottotitolo con riferimento
lo. Che la mostra sia stata pen- metallico sviluppato nelle tre l’artista fora o taglia la superfi- ta del 1950, di un grigio opaco e piccola Testa di ragazza del 1931 alle altrettante schede
sata sul rovescio dell’intervista dimensioni dello spazio, oppu- cie, scava il blocco plastico o ne lunare, pieno di asperità, ai sol- guarda il pubblico dal piano curate da Giustino Ballato,
è reso esplicito nella prima ve- re come sottili tavolette di cera- annulla il peso con la doratura chi ricavati a forza di martello della console piranesiana a mo- Rossella Vayr e da una
trina, in cui al catalogo è affian- mica, sagomate e graffite con o il colore; gioca sulle infinite ri- e scalpello sulle grandi superfi- tivi egizi posta davanti alla schiera di collaboratori con
cata la prima edizione di Autori- una traccia disegnativa dinami- frazioni della luce sulla com- ci di rame del [Concetto spaziale] grande e magnifica Sacra Con- la sempre magistrale
tratto, dove in copertina cam- ca e sottile. plessa epidermide delle cera- New York 10, del 1962, eseguito versazione giovanile di Tiziano e supervisione di Daniele
peggia un taglio di Fontana. La Altre opere vengono poi da miche invetriate. La nozione dopo il viaggio americano com- invita a esplorare le opere rac- Mongera (add editore, pp.
trascrizione integrale della re- collezioni private, come il Con- dello spazio di Fontana si co- piuto l’anno precedente in oc- colte negli anni da Gino Magna- 270, € 19,00). Regione per
gistrazione da cui derivano gli cetto spaziale. Attese (1961), con struisce via via che l’artista lo casione della personale alla gal- ni: il grande Goya, la Madonni- regione si dispiega la
estratti rimontati nel libro è quattro tagli eleganti e dissim- esplora e in questa indagine ha leria di Martha Jackson, dove lo na di Dürer, il San Francesco di diffusa varietà di
pubblicata in catalogo (Silvana metrici, della collezione Baril- un ruolo essenziale il segno, sfarfallio della luce prodotto Gentile da Fabriano, la Tersicore esperienze di ricerca dei
Editoriale; testi dei curatori, di la, tutto diverso dall’altro, più che nel suo lavoro non ha una dai margini slabbrati dei segni di Canova, i De Pisis... Dei tanti vivai che punteggiano il
Paolo Campiglio, Mauro Carre- grande, ancora bianco, ma con qualità gestuale, ma una fun- evoca i riflessi luminosi sul ve- Morandi per il momento se ne territorio. Aziende con alle
ra, Lara Conte e Maria Villa), in un’unica fenditura verticale, zione progettuale (amava dire tro dei grattacieli. Il fascino di possono vedere solo cinque: gli spalle professionalità
una versione aggiornata a cura del 1965, proveniente dal Mu- Enrico Crispolti) e di verifica. Fontana per la città, lui che ve- altri sono in mostra in Spagna. antiche, come pure
di Campiglio. microvivai-giardino a
Il percorso della mostra è co-
struito su un numero non gran- Il dorato Fiocinatore si smaterializza fondendosi con le coeve sculture astratte, conduzione familiare. Con
cataloghi in divenire,
de di opere, molto ben scelte,
prevalentemente fra le colle- puri segni grafici metallico-ambientali o tavolette di ceramica finemente graffite proposte originali, di
specie ricercate spesso a
partire da semi raccolti in
natura o inseguiti nei
viaggi nel mondo. In una
ricognizione dove,
seguendo l’estro per
coltivazioni
monospecifiche o
approfondendo
associazioni, si
ripercorrono
sperimentazioni spesso
radicali. Resistenti al secco,
ricercate nelle forme di
fogliami o per le fioriture
invernali, le piante
proposte dai singoli vivai si
ritrovano raccolte nel
volume anche per
categorie. Frutti antichi ed
erbe spontanee, piante
autoctone e collezioni di
specie rare, ma anche
piante forestali, selvatiche
commestibili. Dalle
acquatiche alle bulbose,
dalle graminacee alle
erbacee perenni, a segnare
un’attenzione che traendo
ispirazione dalla varietà
dei contesti d’origine apre
le porte alla forte
individualità dei soggetti,
considerati tanto nel loro
disporsi nell’estetica del
giardino che nel loro
associarsi per affinità
ambientali.
PAGINA 12   1 MAGGIO 2022  ALIAS DOMENICA 

TIZIANO
Sylvia Ferino-Pagden interpreta bene
a milano, la storia dell’arte «di genere» che cerca
palazzo reale di risalire ai significati più o meno celati
dietro l’immagine della donna. In questo
caso, nella Venezia del Cinquecento

Interrogativi sulle poppe della sposa


di MASSIMO ROMERI menti erano chiamati in qualche caso «tim-

N
MILANO pani». In mostra è esposto il freschissimo
Amorino con tamburello del Kunsthistori-
on è semplice soppesare il ruolo sches. Un piccolo quadro che poteva esse-
delle donne nelle vicende figura- re la copertura per un ritratto dipinto in-
tive cinquecentesche. I tentati- torno al 1510, o poco dopo (come la Violan-
vi odierni di parificare l’appor- te, in mostra però solo a Vienna). Tiziano
to dei due sessi in epoche diver- avrebbe così sfruttato il doppio senso del
se dalla nostra non possono che termine timpano, che è anche il nome di al-
scontrarsi con la realtà storica. cuni strumenti musicali a percussione co-
Erano molti, e andrebbero mes- me, appunto, il tamburello, lasciando così
si in evidenza, i motivi per cui una donna un piccolo enigma che si scioglie, per chi
non poteva nemmeno aspirare agli stessi può intenderlo, in una piccola, giocosa ri-
risultati di un uomo. Di fronte a questi, flessione sul proprio mestiere, sulla pittu-
non si può certo credere fosse questione ra che crea una realtà alternativa.
di attitudini legati al genere. Secondo Vasari, Tiziano aveva ritratto tut-
È un tema interessante a cui si aggancia- te le aristocratiche veneziane. Restano però
no una quantità di altri argomenti: la com- pochissimi dipinti con queste nobili, alcuni
posizione della società, il peso della reli- eseguiti a distanza, e idealizzando, com’è
gione, le forme dell’erotismo, ma anche il per la «mostruosa Marchesa di Mantova la
ruolo attivo delle donne come committen- quale ha denti de hebano e le ciglia di avo-
ti, grazie a poteri acquisiti per diritto di na- rio, dishonestamente brutta», almeno stan-
scita o come propagatrici di pensieri nuo- do al caustico Aretino. Tiziano la ritrae dan-
vi attraverso l’autorevolezza culturale. dole quarant’anni meno, rendendola un’i-
Penso a Isabella d’Este, Tullia d’Aragona, cona di bellezza ed eleganza giovanile. Isa-
Vittoria Colonna o Veronica Gambara, ma bella non poteva ovviamente che esserne
anche alla badessa Giovanna Piacenza, tra- compiaciuta: l’immagine lasciata ai posteri
sformata da Correggio in Diana nella Ca- era un’effigie di grazia e virtù; una rappre-
mera di San Paolo. sentazione dell’anima, non del corpo.
In un gioco di specchi, spesso sono state e A Venezia, per la generazione di Tiziano,
sono storiche dell’arte a impegnarsi su que- l’amore e la bellezza erano un’espressione
sti temi, e almeno dagli anni settanta del se- della perfezione del creato. L’idillio amoro-
colo scorso. Non è infatti solamente una que- so era ritmato da versi poetici, ma anche dai
stione di femminismo o ideologie, pesa an- richiami del corpo. La pittura metteva in sce-
che il punto di vista dell’osservatore. Lo dice na gli uni e gli altri, intrecciando coppie, o
chiaramente Sylvia Ferino-Pagden in una triangoli, in dipinti che verosimilmente si
delle prime pagine del libro che raccoglie legavano a matrimoni avvenuti o in procin-
gli studi legati alla mostra Tiziano e l’immagi- to di essere celebrati, tra scambi di doni,
ne della donna nel Cinquecento veneziano (a cura sguardi, testimoni di nozze, promesse, ten-
di Sylvia Ferino-Pagden, Francesca Del Tor- sioni erotiche e diverse ambiguità, come ne
re Scheuch e Wencke Deiters, a Palazzo Rea- Gli amanti di Paris Bordon di Brera.
le a Milano fino al 5 giugno): l’erotizzazione Il dialogo tra i personaggi sottintendeva a
del corpo femminile, e quindi il dominio volte significati reconditi, dove la bellezza
dell’uomo sulla «donna oggetto», ha nel pas- femminile poteva acquisire anche un ruolo
sato recente condizionato anche la lettura simbolico, o le donne finivano per incarna-
di quadri antichi, perché lo sguardo degli re un sentimento, o essere il soggetto dell’i-
studiosi è stato inevitabilmente subordina- spirazione poetica, come nel Suonatore di ghi-
to a preconcetti legati ai loro modelli educa- ronda del raro Domenico Capriolo, circa
tivi. Per esempio, le donne ritratte a seno nu- 1520, o Lucrezia e suo marito di Tiziano, scelto
do, così diffuse nella pittura veneziana del come immagine guida dell’esposizione.
XVI secolo, erano identificate come cortigia- Quest’ultimo è un amalgama di turbamenti
ne o amanti, non come mogli. erotici e sfide morali che attualizza la storia
Tutt’ora l’argomento continua a essere
intricato, generando diverse possibilità in- Nel matrimonio, un «misto d’incitamento tra il diletto di virtù, dell’eroina antica. Il corpo voluttuoso della
donna è stato modellato con una materia
terpretative, anche perché si scontra con un
presente in cui si fa ancora fatica a superare e di lascivia»: chiave del successo nelle figure femminili di Tiziano. pittorica sensuale e palpitante, ma ancora
leggera, ben diversa dall’amalgama di colo-
vecchi schematismi. re – quello che per Aretino «fa battere i pol-
I dipinti concentrati per la mostra di Mila- Dove niente è casuale: gesti, vestiti, acconciatura, sguardi, gioielli si» – del Tiziano maturo, o dall’estremo Tar-
no – tra cui molti capolavori – finiscono per quinio e Lucrezia, esposto a pochi metri.
parlarci tanto (o più) dell’oggi quanto del Il corpo delle eroine e dee come Venere
passato. In gran parte provengono dal Kun- tico della cosiddetta Laura di Giorgione in Tiziano: in alto, Lucrezia può essere portatore sano di «vaghezza»,
sthitorisches Museum di Vienna, che ha qua. Sono spose o promesse spose che richia- e suo marito, 1515 circa; «grazia», «candore», assecondando un idea-
ospitato la prima e più ricca tappa della mo- mano i concetti di voluptas (la voluttà come in piccolo, Amorino le di perfezione petrarchesco, oppure cari-
stra, e della cui pinacoteca Ferino-Pagden è soddisfazione di impulsi tanto carnali che con tamburello, carsi di erotismo, vezzosità, con le «poppe»
stata direttrice. Il materiale per qualche ri- spirituali) e virtus (morale e comportamenta- 1510-’15 circa. Entrambe rosee che fan ribollire il sangue o, ancora, di
flessione non manca, bisogna solo cercare le), cioè gli ingredienti essenziali per un ma- le opere sono conservate umorismo, come nel Marte e Venere sorpresi
di non cadere in letture troppo superficiali, trimonio felice. Un «misto d’incitamento al Kunsthistorisches da Vulcano di Monaco. Un’opera che si rive-
e in questo senso i saggi in catalogo (Skira, tra il diletto di virtù, e di lascivia» – dirà Bo- Museum di Vienna de, ogni volta, come un capolavoro di senso,
pp. 374, € 42,00) possono aiutare. schini – che Tiziano sapeva interpretare ma- di pittura, a cui non manca nemmeno una
Le donne, nella Venezia del Cinquecen- gnificamente, facendone una delle chiavi dose di trivialità da Casa Vianello. Alla fine
to, non erano tutte uguali, avevano però in del proprio successo. si chiude così, ragionando su come le figure
comune una condizione quasi sempre incar- In questi dipinti niente è casuale: i gesti, i femminili possano condensare concetti
dinata al ruolo di spose. Quindi la dote, ri- vestiti, l’acconciatura, i colori, i gioielli, gli astratti, universali, personificando Sapien-
chiesta in ogni ceto, diventava uno strumen- sguardi. Non tutto è però così facilmente in- za, Pace, Bellezza, e persino la città di Vene-
to giuridico e sociale, causando in molti casi terpretabile: i codici comunicativi che allo- zia. Si rientra nei ranghi: con la Controrifor-
drammi e crisi economiche familiari. Solo ra dovevano essere palesi, oggi sono in qual- ma per parlare di matrimonio non si usano
raramente poteva essere piegata all’interes- che caso indecifrabili. più ritratti, ma storie antiche, e a scoprire il
se femminile. In alternativa – e in mancan- le imposizioni morali. Questi quadri avevano spesso anche del- seno non è la fidanzata, ma Europa, che Ve-
za di liquidità – la via per le nubili era quel- Bisogna perciò guardare ai ritratti femmi- le coperture, cioè dei dipinti con soggetti in- ronese addobba elegante come una sposa,
la del convento. Fuori dalla norma c’era pe- nili di questi anni con queste premesse. E nocui, magari simbolici, che celavano il ri- mandandola verso il talamo nuziale caval-
rò una grande varietà: i numerosi figli na- nell’alveo del matrimonio vanno probabil- tratto creando una vera e propria confezio- cando Giove, il padre degli dei trasformato-
turali sono una delle spie che dimostrano mente ricondotti anche i ritratti di giovani ne. Sono oggi perlopiù perduti, o non se ne si in toro per accondiscendere alle proprie
come la vita non soggiace mai del tutto al- che denudano il seno, dal prototipo enigma- riconosce la funzione originale. Nei docu- pulsioni sessuali.

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