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Negli anni Sessanta A. Blunt e J.-M.

Prouse de
Montclos si erano occupati della fortuna di Pal-
ladio nella Francia del Seicento
1
. Il mio contri-
buto, che deve molto a quello di Prouse de
Montclos, ha per scopo di approfondire la cono-
scenza dei lavori consacrati al trattato di Palladio
dallAccademia reale di architettura per pi dun
anno. Una delle attivit dellAccademia fu infat-
ti lo studio dei Quattro libri. Fondata nel dicem-
bre 1671, aveva dedicato lanno 1672 a conside-
razioni generali sullarchitettura e al censimento
delle diverse autorit, da Vitruvio a Androuet du
Cerceau, cio Palladio, Scamozzi, Vignola, Ser-
lio, Alberti, Viola, Cataneo ecc., secondo lordi-
ne proposto da Frart de Chambray nel suo
Parallle de larchitecture antique et de la moderne
2
.
Alla fine dellanno 1673 gli accademici decisero
di cominciare dal principio, vale a dire di legge-
re Vitruvio, le premier et le plus savant de tous
les architectes
3
, ci che fecero nella sola tradu-
zione francese esistente, quella pubblicata da
Jean Martin a Parigi nel 1547. Per a causa di
peu de rapport quil y a de cette traduction au
sens de lautheur
4
, la sua lettura fu cos difficol-
tosa che, aspettando la traduzione di Vitruvio a
opera di Claude Perrault, pubblicata solo in giu-
gno, gli otto membri dellAcademia cominciaro-
no a leggere il trattato della premire authorit
parmy les architectes modernes
5
, cio Palladio
6
.
In ragione duna seduta per settimana, Libral
Bruant, Daniel Gittart, Antoine Le Pautre,
Franois Le Vau, fratello minore di Louis, Pier-
re Mignard, nipote del grande pittore, Franois
dOrbay, Andr Flibien, il segretario dell Acca-
demia, e Franois Blondel, il suo direttore
7
, les-
sero i Quattro libri dal 28 febbraio 1673 fino al 4
giugno 1674, libro dopo libro, capitolo per capi-
tolo, nelledizione italiana e nella traduzione
pubblicata da Frart de Chambray nel 1650
8
, lo
stesso anno del suo Parallle. Il trattato di Palla-
dio venne allora studiato con una grande accura-
tezza per giudicare la pertinenza dei suoi precet-
ti ma anche le sue licenze rispetto al testo di
Vitruvio, che per Palladio dice aver seguito.
117
Frdrique Lemerle LAccademia di architettura e il trattato di Palladio (1673-74)
1. Intercolumnio dorico
(Andrea Palladio, I quattro libri
dellarchitettura, Venezia, 1570, I, p. 23).
2. Trabeazione toscana
(Palladio, I quattro libri, cit., I, p. 21).
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Allo stesso modo le illustrazioni sono confronta-
te col testo, e anche con gli edifici antichi che
esse rappresentano.
Palladio: il primo tra gli architetti moderni
Allinizio della lettura dei Quattro libri, il presti-
gio di Palladio grande. Indubbiamente larchi-
tetto gode dellaura conferitagli nel Parallle da
Frart de Chambray, per il quale Palladio lin-
carnazione della nuova architettura auspicata dal
potere negli anni Quaranta del secolo XVII. Gli
ordini di Palladio, ispirati dai migliori monu-
menti antichi, hanno la semplicit, la chiarezza e
la grandezza conformi alla nuova estetica che
vale non solo per la letteratura e la musica ma
anche per larte
9
. Proprio allinizio i membri
ricordano limportanza dellopera di Palladio, i
suoi disegni della maggior parte delle antichit,
piuttosto esatti, i suoi moltissimi precetti gene-
rali e le sue regole per i cinque ordini
10
.
Effettivamente tutte le osservazioni del
primo libro sui materiali e sui metalli sono giu-
dicate eccellenti, e molto pertinenti le sue note
sul taglio della pietra. Gli accademici osservano
che secondo il principio della sovrapposizione
degli ordini approvato da Palladio, il composito
deve sempre essere collocato sopra il corinzio
(per Scamozzi il contrario)
11
; a eccezione di
piccoli dettagli che vedremo tra poco, gli ordini
palladiani suscitano poche osservazioni, come
pure gli ultimi capitoli relativi a piedistalli, gal-
lerie, pavimenti eccetera
12
.
Similmente i princpi generali del secondo
libro (distribuzione delle parti dun edificio,
orientamento dei luoghi) ricevono unanime
consenso con riferimento allItalia
13
. Ottimo
sembra loro il consiglio dallontanare i fienili e
altri luoghi simili dal fuoco
14
. Del resto le con-
siderazioni sulla costruzione dei ponti nel terzo
libro inducono lassemblea a riflettere su pro-
blemi particolari
15
. In generale la dottrina di
Palladio pare buona e non ha bisogno di com-
menti
16
. Quanto allultimo libro, dedicato ai pi
belli fra i templi antichi, non tratta di teoria n
di pratica architettonica: suscita peraltro osser-
vazioni sulla pi o meno grande esattezza delle
rilevazioni dellarchitetto.
I difetti di Palladio
Qualunque fosse il prestigio di Palladio, gli
accademici allinizio avevano deciso desaminare
in dettaglio le sue regole
17
. E non esitano a
segnalarne i difetti. Il testo sulla diminuzione e
sullentasi della colonna per esempio (I, 13)
sembra loro ingarbugliato e contraddittorio
18
.
Infatti lingrossamento o entasi, che Vitruvio
prescrive di fare al mezzo della colonna (III, 3,
13), ha turbato i teorici del Cinquecento che
vedevano le colonne antiche ristrette ma non
rigonfiate. per questo che hanno generalmen-
118
3. Vicenza, basilica
(Palladio, I quattro libri, cit., III, p. 42).
4. Bramante, Tempietto
(Palladio, I quattro libri, cit., IV, p. 65).
te descritto metodi per ridurre le colonne e con-
ciliare la nozione di diminuzione con quella
vitruviana di entasi, assimilando senza dirlo,
come Palladio, lentasi alla diminuzione
19
. Dun-
que per realizzare lingrossamento della colon-
na, larchitetto scrive: Io sono solito far la saco-
ma di detta gonfiezza in questo modo. Partisco
il fusto della colonna in tre parti eguali, e lascio
la terza parte da basso diritta piombo, canto
lestremit della quale pongo in taglio una riga
sottile alquanto, lunga come la colonna, poco
pi, e muovo quella parte, che avanza dal terzo
in suso, e la storco fin chel capo suo giunga al
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modulo e mezzo) d luogo a un intercolumnio di
cinque moduli e mezzo, perch bisogna togliere
un modulo (mezzo per le metope delle due
estremit). Quindi Palladio trasforma il diastilo
vitruviano in un diastilo di poco meno di tre
diametri nel suo testo e di cinque moduli e
mezzo nella tavola (ill. 1). Gli accademici osser-
vano anche che la trabeazione toscana non ha le
proporzioni vitruviane. Larchitrave non poggia
sul baricentro della colonna
22
(ill. 2). Anche la
sala egizia diversa dalla sala descritta da Vitru-
vio
23
. Alla fine si indignano meno per la licenza
di Palladio che per limpostura consistente nel-
lattribuire al suo testo lautorit dellarchitetto
romano che Palladio non segue. La notevole
perspicacia degli accademici rivela una perfetta
conoscenza del De architectura.
La concezione francese dellarchitettura
Oltre alle divergenze con il testo vitruviano, gli
accademici osservano le differenze di concezio-
ne tra Francesi e Italiani. Non solo sono diversi
i materiali, ma anche gli usi. Se facile ammet-
tere altre proporzioni per preparare la calce in
relazione alla sabbia che si trova in Francia
24
, in
compenso pare impossibile approvare i precetti
palladiani su alcuni punti. Secondo larchitetto
italiano, lintercapedine dei solai, cio la distan-
za tra due travi, uguale a uno spazio duna lar-
ghezza e mezzo, cio diverso dalluso di Parigi
rappresentato da una distribuzione uguale tra
pieno e vuoto definita dagli architetti Pierre Le
Muet e Louis Savot
25
. Simili note nazionali si
trovano pi sviluppate al momento dello studio
del secondo libro: la critica degli edifici costrui-
ti dallItaliano rivela una concezione dellarchi-
tettura tipicamente francese, determinata dai
sacrosanti princpi di distribuzione e di como-
dit. Insensibili agli imperativi climatici, i Fran-
cesi osservano nel palazzo Chiericati le numero-
se stanze buie; notano ancora che i piani pi belli
sono destinati allesibizione, non alla comodit,
e, peggio ancora, on ne voit point dans les des-
seins de Palladio quil se soit fort mis en peine
dans la distribution de ses appartements, de
chercher la place du lict ny des chemines, ce
quy est pourtant trs considrable parmy nous.
Le balaustrate del piano nobile posano diretta-
mente sulla cornice del primo piano e le camere
prendono lacqua, quando dovrebbero avere un
piccolo zoccolo, per non parlare delle doppie
colonne del portico collocate secondo un asse
obliquo che si mangiano luna laltra, dei pie-
distalli del piano ionico dotati di cornice ma
senza base
26
.
Nello stesso modo il palazzo Valmarana atti-
ra su di s le critiche, per la sua mancanza di
armonia tra le cariatidi degli angoli, i pilastri del
primo piano, e la trabeazione del piano nobile,
anche per i suoi sportelli sopra e sotto i pilastri
119
5. Nmes, Maison Carre, facciata
(Palladio, I quattro libri, cit., IV, p. 113).
punto della diminutione di sopra della colonna
sotto il collarino; e secondo quella curvatura
segno: e cosi mi viene la colonna alquanto gon-
fia nel mezo, e si rastrema molto garbatamente
(I, 13, p. 15). Ma, dicono gli accademici, se la
riga sistemata al piede della colonna e se cur-
vata dal basso in alto, il rigonfiamento sar fatto
un po sotto la met della colonna a causa della
rastremazione della stessa sotto il collarino e
allora il primo terzo non pi a piombo. Dal-
tra parte se la riga curvata dopo il primo terzo,
la colonna ristretta ma non gonfiata.
Una delle osservazioni ricorrenti che Palla-
dio, nonostante le sue asserzioni, non sempre
segue Vitruvio. Non lo segue per i rapporti di
rastremazione delle colonne. Per ragioni evi-
denti di ottica, pi alte sono le colonne, meno
devono essere ristrette. Secondo questo princi-
pio, gli autori prescrivono rapporti pi o meno
diversi
20
. Daltro canto, destinando ciascuno dei
cinque intercolumni definiti da Vitruvio (picno-
stilo, sistilo, diastilo, areostilo, eustilo) a ciascu-
no dei cinque ordini, secondo il principio che
pi pesante lordine, pi largo il suo interco-
lumnio, e conferendo il diastilo al dorico, Palla-
dio in contraddizione con la sintassi del fregio
dorico
21
. Secondo Vitruvio il diastilo ha un
intercolumnio di sei moduli (il modulo il rag-
gio, cio la met del diametro della colonna).
Ma la distribuzione dei triglifi e delle metope, in
questo caso due triglifli (ciascuno dun modulo
di larghezza) per tre metope (ciascuna larga un
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giudicati di cattivo gusto (bench ve ne siano
esempi anche nellantichit)
27
. Inevitabilmente
gli accademici accertano che le ville palladiane
non si addicono alluso e al clima francese
28
.
Come ha scritto Jean-Marie Prouse de Mont-
clos, luvre de Palladio est jug la fois trop
topique et trop anachronique pour tre suscepti-
ble dune transposition
29
.
Del resto la critica della basilica di Vicenza
svolta da questi cartesiani molto rivelatrice
della posizione francese. Rimproverano a Palla-
dio lirregolarit del nuovo edificio en ce que les
petites colonnes qui soutiennent les arcs des
encoignures [nellestremit della basilica] sont
plus presses et resserres prs des pilastres que
ne sont celles des autres arcades, ce qui (outre le
meschant effect que cette diffrence faict la
veue quand on les regarde par le dehors) cause
aussi de grands deffauts par le dedans en ce que
pas une des arestes des votes ne se rencontre
directement (cette ingalit empeschant que leur
diagonale ne fasse une ligne droite) et en ce que
les murs du dedans de la basilique ne rpondent
point lalignement des trumeaux marqus B qui
sont vis a vis des antes marqus A
30
(ill. 3). Ci
significa ignorare deliberatamente luso geniale
della serliana. In mancanza, nel registro dei ver-
bali delle sedute, dei controprogetti proposti
dagli accademici per la facciata e per adattare la
pianta irregolare delledificio, ci sentiamo natu-
ralmente un po frustrati
31
.
Le illustrazioni di Palladio
I membri dellAccademia non mancano di segna-
lare per i tre primi libri le imperfezioni delle xilo-
grafie del trattato: sciatterie dellincisore imputa-
bili pi a questultimo che allarchitetto, per esem-
pio per le scale laterali della villa di Bagnolo con
un terzo di gradini in pi
32
, incoerenza di alcuni
disegni tra pianta e sagoma (villa Sarego)
33
, e anche
sfasatura fra immagine e testo (trabeazione tosca-
na, intercolumnio dorico, come abbiamo gi
visto). Nel quarto libro, costituito soprattutto dil-
lustrazioni, a prescindere dai brevi capitoli sui
templi
34
, la critica si fa sistematica e diventa il noc-
ciolo della discussione. I lettori del trattato sono
rimasti insensibili alla qualit delle xilografie e
anche allo straordinario lavoro di ricostruzione di
edifici parzialmente rovinati o ridotti a qualche
vestigia. La riflessione sullantichit, gi iniziata da
Frart, il primo a differenziare i buoni modelli dai
cattivi, appena sfiorata
35
; losservazione che i
ruderi non seguono i precetti vitruviani (tempio di
Vesta nel Foro Boario
36
, tempio di Giove Statore
nel Foro Romano
37
) non difatti prioritaria.
ritenuta importante solo lesattezza della rappre-
sentazione delledificio della quale gli accademici
possono giudicare secondo le rilevazioni compiu-
te in situ da Blondel o Mignard che rimasero per
molto tempo in Italia
38
.
Se continuano a denunziare la diversit delle
proporzioni delle tavole rispetto a quelle del
testo (piedistallo e trabeazione del tempio di
Antonino e Faustina)
39
o lincoerenza delle tavo-
le tra loro
40
, il pi duro rimprovero che muovo-
no a Palladio riguarda la libert eccessiva nelle
rilevazioni. Egli attenua i difetti del Tempietto
di Bramante, sola opera moderna raffigurata tra
gli edifici antichi per la sua esemplarit: non rap-
presenta i pilastri amputati accanto allingresso,
e cos idealizza ledificio quando Bramante, per
lasciare alla porta una proporzione secondo le
regole, aveva dovuto sacrificare larmonia geo-
metrica agli obblighi della sua funzione
41
(ill. 4).
La licenza palladiana si vede ancora nella fanta-
sia delle restituzioni, per esempio lornamenta-
zione esagerata delle trabeazioni dei templi di
Marte Ultore
42
o della Fortuna Virile
43
, critica
che si ritrova in un nuovo studio del trattato alla
fine del Seicento
44
.
Lesame dettagliato di due edifici antichi di
Nmes, la Maison carre
45
e il cosidetto tempio
di Diana (in realt una sala cultuale del santuario
della Fontana)
46
rivelatore della incomprensio-
ne degli accademici nei confronti di Palladio. In
questi due casi, le critiche non possono avere la
stessa forza perch larchitetto non mai andato
in Francia
47
. Si ispirato alle xilografie pubblica-
te nel 1559-60 a Lione da Jean Poldo dAlbenas
nel suo Discours historial de lantique et illustre cit
de Nismes, libro che gli accademici non sembra-
no conoscere
48
. Gli errori nella rappresentazione
dellornamentazione della facciata della Maison
Carre, dellinterno del tempio di Diana o della
sua pianta, rilevata da Mignard
49
, sono del Fran-
cese, non dellItaliano che se ne ispira. vero
del resto che Palladio, basandosi sulla sua cono-
scenza dellarchitettura religiosa dellinizio del-
lImpero romano, non esita a completare le
restituzioni di Poldo: si vedano il disegno della
modanatura inferiore del podium della Maison
Carre, parzialmente rovinato e ingombrato
nella sua base per lo sterro, e soprattutto il dise-
gno della scala distrutta dallXI secolo e non rap-
presentata secondo Poldo
50
(ill. 5). Meno felice
quando inventa per esempio una terza nicchia
nellasse dellaltare del tempio di Diana, quando
ce ne sono solo due, anche in Poldo (ill. 6-7). Gli
edifici di Nmes, bench partecipino dun pro-
gramma urbanistico avallato da Roma, presenta-
no specificit ignote a Palladio
51
.
I Francesi e Palladio
La severit nei confronti di Palladio pu sor-
prendere. Non si tratta pi di riserve sugli ordi-
ni darchitettura, quali quelle espresse da
Abraham Bosse: per lui Palladio aveva minori
conoscenze di Vignola in fatto di geometria, ma
era dotato di un gusto migliore
52
. Qui si tratta
duna critica radicale. Infatti larchitetto giudi-
120
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cato dagli accademici in quanto incarnazione di
una concezione estranea alla tradizione francese.
La coscienza duna specificit nazionale, com-
provata dagli insuccessi dei progetti di Pietro da
Cortona o di Bernini per il Louvre, e daltra
parte il notevole manifesto della superiorit fran-
cese costituito dal colonnato di Claude Perrault
nonch il concorso per la creazione dun sesto
ordine (1671) accreditano lidea duna suprema-
zia francese.
Rimane il genio dellarchitetto. Lo studio del
quarto libro, indubbiamente il pi originale,
conferma che le rilevazioni di Palladio non sono
esatte. Quindi occorrono nuovi riferimenti e alla
fine dellanno 1674, Antoine Desgodetz, che
stato uno dei primi allievi dellAccademia, ha la
fortuna di essere mandato a Roma per misurare
gli edifici antichi. Il successo dei suoi difices
antiques de Rome (Paris 1682) conosciuto. La
supremazia italiana nuovamente contestata.
Quando un quarto di secolo pi tardi lAccade-
mia ha voluto fare una seconda lettura dei Quat-
tro libri (11 maggio 1699-23 maggio 1701), si
limitata a considerazioni brevi e generali sui
diversi usi in Francia e in Italia. Laffermazione
di unarchitettura nazionale e la coscienza duna
superiorit teorica concretizzata dagli scritti di
Claude Perrault, insomma la perfetta conoscen-
za degli edifici antichi, italiani o gallo-romani,
hanno ormai tolto ogni complesso ai Francesi.
121
6. Nmes, tempio di Diana (Palladio,
I quattro libri, cit., IV, p. 119).
7. Nmes, tempio di Diana
(Jean Poldo dAlbnas, Discours historial
de lantique et illustre cit de Nismes,
dopo p. 84).
1. A. Blunt, Palladio in Francia, in Bol-
lettino CISA Andrea Palladio, X, 1968,
pp. 9-14; J.-M. Prouse de Montclos,
Palladio et la thorie classique dans larchi-
tecture franaise du XVII
me
sicle, ibid., XII,
1970, pp-97-105.
2. Parallle de larchitecture antique et de la
moderne: avec un recueil des dix principaux
autheurs qui ont crit des cinq Ordres...,
Paris 1650.
3. Procs verbaux de lAcadmie dArchitec-
ture 1671-1681 (dora poi PV), pubblica-
ti da H. Lemonnier, Paris 1911, I, p. 6 (4
febbraio 1672).
4. PV, I, p. 21 (28 febbraio 1673). Per la
traduzione di Vitruvio a opera di Jean
Martin, si veda F. Lemerle, Jean Martin
et le vocabulaire darchitecture, in M.-M.
Fontaine (a cura di), Jean Martin. Un tra-
ducteur au temps de Franois I
er
et de Henri
II, Paris 1999, pp. 113-126.
5. PV, I, p. 6 (11 febbraio 1672).
6. Per il compito e i lavori dellAccademia,
cfr. Lemonnier, Introduction aux PV, I, pp.
LII-LXIII.
7. Per la storia dellAccademia, ibid., pp.
VII ss.
8. Les Quatre livres de lArchitecture dAndrea
Palladio, Mis en franois..., Paris 1650. Per la
traduzione da Frart de Chambray, cfr. F.
Lemerle, Introduction a Andrea Palladio, Les
Quatre livres de lArchitecture, Paris 1997, pp.
VI-VII; Ead., A propos des trois planches de
Palladio insres par Frart de Chambray dans
sa traduction des Quattro libri, in Annali di
architettura, 9, 1997, pp. 93-96.
9. Per il Parallle, cfr. F. Lemerle, Frart
de Chambray ou les enjeux du Parallle, in
XVII
e
sicle, 196, 1997, pp. 419-453.
10. PV, I, p. 6 (11 febbraio 1672).
11. PV, I, p. 29 (11 aprile 1673).
12. PV, I, p. 36 (10 giugno 1673).
13. PV, I, p. 40 (10 luglio 1673).
14. PV, I, p. 48 (4 settembre 1673).
15. PV, I, pp. 49-52 (20 e 27 novembre
1673).
16. PV, I, pp. 53-55 (11 dicembre 1673,
2 e 8 gennaio 1674).
17. PV, I, p. 6 (11 febbraio 1672).
18. PV, I, pp. 30-31 (18 aprile 1673).
19. M. Vitruvii Pollionis de Architectura
Libri decem... Accesserunt, Gulielmi Philan-
dri Castilionii, civis Romani annotationes
castigatiores, & plus tertia parte locupletio-
res..., Lyon 1552, III, 2, p. 94.
20. PV, I, pp. 29-30 (18 aprile 1673).
21. PV, I, pp. 31-32 (25 aprile 1673).
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122
22. PV, I, pp. 32-33 (2 maggio 1673).
23. PV, I, p. 46 (14 agosto 1673).
24. PV, I, p. 23 (7 marzo 1673).
25. PV, I, pp. 21-22 (28 febbraio 1673).
Si veda Prouse de Montclos, Palladio et
la thorie franaise..., cit. [cfr. nota 1], pp.
102-103; A. Gady, Poutres et solives pein-
tes. Le plafond la franaise, in Revue
de lArt, 122, 4, 1998, pp. 12-13.
26. PV, I, pp. 41-42 (24 luglio 1673) e
anche PV, III, p. 93 (29 marzo 1700).
27. PV, I, pp. 42-44 (31 luglio 1673).
28. PV, I, p. 48 (4 settembre 1673).
29. Prouse de Montclos, Palladio et la
thorie franaise..., cit. [cfr. nota 1], p.
103.
30. PV, I, pp. 58-60.
31. PV, I, p. 60, n. 1.
32. PV, I, p. 46 (21 agosto 1673).
33. PV, I, p. 47 (28 agosto 1673).
34. Gli accademici segnalano un errore
dinterpretazione del testo di Vitruvio
riguardo ai templi prostili: Palladio pone
due colonne di fronte alle ante dellango-
lo, una sulla facciata, laltra sul lato, ma
per Vitruvio solo la facciata dotata di
colonne (PV, I, p. 61, 12 febbraio 1674).
35. La trabeazione della basilica di Mas-
senzio giudicata dun goust moderne
et vicieux, lo sporto dellepistilio e del
fregio sembra eccessivo rispetto al soste-
gno (PV, I, pp. 61-62, 19 febbraio 1674).
Sono citati anche i difetti del tempio di
Nerva (ibid., p. 63, 25 febbraio 1674),
quelli dei templi di Giove Statore e di
Giove Tonante (ibid., p. 69, 16 aprile
1674), o del tempio di Vesta a Tivoli.
Rari sono i monumenti conformi a
Vitruvio come il tempio di Assisi (ibid., p.
72, 7 maggio 1674).
36. PV, I, pp. 66-67 (19 marzo 1674).
37. Per la proporzione degli acroterii
(PV, I, p. 69, 16 aprile 1674).
38. Nel 1671 il ministro Colbert aveva
richiesto a Blondel e Mignard di accom-
pagnare suo figlio Seignelay, cfr. Lemon-
nier, Introduction..., cit. [cfr. nota 6], pp.
XXIV, XLVII.
39. PV, I, p. 64 (5 marzo 1674).
40. PV, I, p. 66 (19 marzo 1674).
41. PV, I, pp. 67-68 (9 aprile 1674). Cfr.
F. Lemerle, Y. Pauwels, Du bon usage de
la frise dorique: Bramante, Raphal et les
ordres, in MEFRIM, 110, 2, 1998, pp.
687-702.
42. PV, I, pp. 62-63 (25 febbraio 1674).
43. PV, I, pp. 65-66 (12 marzo 1674).
44. PV, III, p.110 (13 settembre 1700).
Si veda anche A. Flibien, Des principes
de larchitecture..., Paris 1676, p. 7. Per
la critica del tempio di Serapide, si veda
PV, I, p. 65 (12 marzo 1674): gli acca-
demici in realt rimandano alla tavola
del primo libro del trattato, cap.
XXVIII.
45. Andrea Palladio, I quattro libri dellar-
chitettura, Venezia 1570, IV, cap.
XXVIII.
46. Ibid., IV, cap. XXIX; Londra, RIBA,
XI, fol. 13-13v; XIII, fol. 18.
47. Palladio si rec in Piemonte nelle-
state del 1566 (G. Zorzi, I disegni delle
antichit di Andrea Palladio, Venezia
1959, p. 23).
48. Il libro citato molto pi tardi, spe-
cialmente per la rappresentazione del
ponte di Gard (PV, III, pp. 219-220, 8
giugno 1705).
49. Nel 1669 Mignard fu mandato nel
Sud della Francia da Colbert per rilevare i
monumenti antichi, cfr. Lemonnier,
Introduction..., cit. [cfr. nota 6], pp. XLVII-
XLVIII. Purtroppo questa pianta scom-
parsa dal registro (PV, I, p. 74, n. 1).
50. PV, I, p.74 (28 maggio 1674).
51. Cfr. P. Gros, La Maison Carre de
Palladio, in Prsence de larchitecture et de
lurbanisme romains, Hommage Paul
Dufournet, Paris 1983, pp. 295-305.
52. Trait des manires de dessiner les ordres
de larchitecture antique..., Paris 1664, pl. I.
12|2000 Annali di architettura
Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

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