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La vita e larte La biografia di Giovan Battista Marino dominata dalla volont di affermarsi nel contesto della societ cortigiana

a contemporanea e da uno spirito di insofferenza e insubordinazione, che origina episodi violenti di vario tipo. Egli raggiunge fama, ricchezza e prestigio, imponendosi come la figura pi esemplare dello scrittore di successo. Nato alla met del XVI secolo, napoletano, di grande successo, visse sempre in ambienti prestigiosi, venendo celebrato come il maggior poeta della sua epoca. La poesia del Marino invadente, avvolgente, sempre pronta ad eccedere, a far proliferare dalla realt una quantit infinita di figure, aspetti, segni. La realt ed il linguaggio sono per Marino un terreno immenso su cui egli esercita la sua abilit. Ci che gli interessa comunque dar prova di s, esaltare ed espandere il proprio ingegno. Ci si realizza attraverso una grande sapienza retorica, che stravolge le forme di quella tradizionale in un prestigioso gioco di concetti e fa emergere continuamente complesse e sorprendenti composizioni di figure. Attraverso tutte le immagini possibili, il Marino esprime una incontenibile sensualit e un ossessivo amore per il lusso, per lostentazione del superfluo. La sua passione per la letteratura strettamente legata al gusto per lo sfarzo e lostentazione; egli si serve dei pi vari testi volgari e latini per attingere immagini, temi, forme, versi, da inserire nei suoi scritti. Questo metodo stravolge luso umanistico della imitazione: egli intreccia immagini note e meno note del mito e della letteratura classica, sprigionandone effetti di luci e di colori, prestigiose descrizioni e sontuosi giochi retorici. La sua poesia possiede una musicalit tutta esteriore e dispiegata, in un tripudio festoso di paesaggio mediterraneo. una poesia barbarica; c come una esuberanza cieca, che si esalta in se stessa, nel sapersi servire di tutto per ricoprire di oro e luce sia la realt pi immediata del mondo presente, sia i relitti della cultura passata. LAdone Lingegno del Marino cerc di concentrarsi in una grande opera continua: lAdone, poema in venti canti in ottave. Il poema ha come tema lamore di Venere per il giovane Adone, che suscita gelosie e ostacoli sino alla morte del giovane, ferito da un cinghiale. Il poema appare come la negazione della forma romanzesca, privo com di un vero sviluppo narrativo: alla narrazione degli eventi Marino preferisce lo sviluppo di analogie; la vicenda assai esile e schematica, sommersa dal continuo e mutevole avvicendarsi di immagini, luoghi, parole e segnali mitici. Tutto lorizzonte del discorso erotico e sensuale: il protagonista Adone un antieroe, la cui vita si affida al rapporto dei sensi con le sembianze del mondo. LAdone appare cos il poema della curiosit infinita per gli aspetti del mondo, per le forme artistiche e tecniche che luomo sa sovrapporre alla natura. Marino propone limmagine di unumanit che conosce attraverso i sensi. Questo esuberante repertorio del visibile, se pur ricco di momenti di seducente eleganza, con le sue interminabili descrizioni e le insistenti trasmutazioni di immagini fisiche per finisce per comunicarci un senso di nausea. Marino usa la letteratura senza mascherarla con ideali, in un totale disimpegno, con unaggressiva volont di godimento e di successo individuale. Egli porta allestremo la figura del letterato cortigiano, tutto teso alla ricerca di vantaggi personali e di gloria esteriore.

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