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Facciata di Santa Maria Novella

Un intervento sull’esistenza

Nel 1456, il mecenate Giovanni Rucellai incaricò Alberti di completare il rivestimento


della facciata della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, interrotto nel 1365.
Alberti si trovò di fronte al dilemma di lavorare con elementi già presenti: le aperture
dei portali, gli archi delle tombe a forma acuta e il rosone aperto nel 1367. La
facciata aveva anche decorazioni in marmo bianco e verde che seguivano uno stile
gotico, diverso dai principi armonici che Alberti aveva elaborato nel suo trattato.
Alberti decise di integrare i vecchi elementi nel nuovo progetto, cercando di unificarli
attraverso nuovi dettagli e soluzioni.

Un nuovo ordine armonico

Alberti, usando il motivo delle tarsie marmoree tipico del romanico fiorentino, ha
adottato una logica di progettazione basata sulla geometria classica. Ha usato un
sistema di misure e forme geometriche, come il quadrato, per collegare e proporre
ogni parte della facciata in modo uniforme. La facciata stessa è in sintonia con un
quadrato perfetto in termini di misure tra base e altezza.
Una parte importante è l'area centrale (l'attico), che separa la parte bassa da quella
alta della facciata, fungendo da connessione tra l'architettura precedente e quella
aggiunta. Quest'area, inoltre, divide la facciata a metà, sottolineando il sistema
principale di proporzioni.
Alberti ha progettato la facciata principalmente considerando la superficie,
confermando il suo approccio all'architettura attraverso la geometria e i numeri
astratti.
Nella parte inferiore della facciata, ha introdotto pochi elementi per rendere più
razionale il disegno complessivo: colonne verdi sui bordi esterni e intorno al portale,
una trabeazione classica, e pilastri angolari a fasce bicrome. Ad esempio, il motivo
delle colonne che si estendono fino in alto si ispira all'Arco di Tito a Roma e all'Arco
di Traiano ad Ancona.

Il tempio classico rivisitato

Nella parte alta della facciata, Alberti ha inserito un tema che gli interessava molto:
la chiesa cristiana reinterpretata con forme simili a quelle dei templi pagani. Le
quattro colonne bicrome che sostengono una trabeazione con timpano richiamano
l'aspetto di un pronao tetrastilo.
Due eleganti curve servono da connessione tra la parte alta e quella bassa della
facciata, nascondendo anche le inclinazioni del tetto sopra la navata principale - una
soluzione innovativa che sarà presa a esempio per molte altre opere successive.
Sull'architrave (parte orizzontale sopra le colonne) è incisa l'iscrizione dedicata al
finanziatore dell'opera e alla data di completamento: "Giovanni Rucellai, figlio di
Paolo, anno 1470".

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