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Università di Zagabria

Facoltà di lettere e filosofia

Dipartimento d’italianistica

Amore e morte nell'Aminta di Torquato Tasso

Studentessa: Ivana Mašić

Corso: La tradizione pastorale italiana da Boccaccio a Marino

Professoressa: dr.sc. Francesca Maria Gabrielli, doc.

Anno accademico: 2022/2023.


In questa relazione presenterò i temi dell’amore e della morte nell’Aminta, favola
pastorale di Torquato Tasso. L’amore è il filo conduttore e il tema portante dell’Aminta1 al quale
si mescola il tragico tema della morte che serve come «il motore primo e ultimo dell’intera
vicenda narrata».2

Fin dal prologo è evidente che l’amore sarà il tema principale di questo dramma
pastorale. Più specificamente, l’amore non corrisposto di Aminta per Silvia, per la cui salvezza è
dovuto intervenire anche Amore. Nel monologo di Amore viene esaltata la capacità dell’amore
di rendere tutti gli uomini uguali, malgrado la loro condizione sociale – tutti subiscono
ugualmente il potere dell’amore.3 Tasso si allontana dall’idea dell’amore ideale e per questo
l’amore nell’Aminta è sempre spinto dal desiderio erotico.4 Questo lo conferma anche il coro
finale del primo atto nel quale si esalta la bella età dell’oro, «si rimpiange la perduta libertà
sessuale che l’avrebbe caratterizzata e si polemizza l’ideale dell’onore che ha corrotto l’antico
modo di vivere l’amore basato su una legge del piacere».5

Come ci ricorda Fenzi, il tema della morte compare già nell’atto I – Aminta parla della
sua infanzia e dell’inizio dell’amore non corrisposto per Silvia. Aminta racconta al suo amico
Tirsi come, con un inganno, è riuscito a baciare Silvia. Il suo amore non è corrisposto e per
questo egli sostiene che la morte è l’unico modo di uscire da questa disperazione amorosa.6

Anselmi nota che il desiderio di morte di Aminta cresce insieme alla sua infelicità
amorosa – prima per il rifiuto di Silvia, poi per il tremendo dolore causato dalla notizia della sua
morte fino al tentativo di suicidio. 7 Questo vuol dire che l’infelicità amorosa e la morte sono
correlate. Anzi, la prima causa la seconda. Nel personaggio di Aminta sono presenti tutte e due,
cioè, attraverso il suo personaggio si mostrano la potenza invincibile dell’amore ed i suoi effetti
tragici.8

1
Cfr. ANSELMI, Gian Mario, «Aminta» di Torquato Tasso, in La letteratura italiana. Le opere. Vol 2. Dal
Cinquecento al Settecento, a cura di Alberto Asor Rosa, Einaudi, Torino 1995, p. 612.
2
TABACCHINI, Paolo, La voce del Satiro. Eros e Thanatos nell’«Aminta» di Tasso, «Estudios Románicos», a. XXIX,
2020, p. 410.
3
Cfr. FENZI, Enrico, Il potere dell’amore e l’amore come potere. Note per una rilettura dell’«Aminta», «Italique»
[Online], a. XXI, 2018, p. 253.
4
Ibidem.
5
Ivi, p. 255.
6
Ivi, p. 254.
7
Cfr. ANSELMI, op. cit., p. 612.
8
Ibidem.
Come sottolinea Anselmi, nell’Aminta l’amore e la morte vengono continuamente
intrecciati. L’amore giustifica anche «il gesto più estremo e il più grave, cioè, il suicidio». 9 Alla
fine, come spiega lo studioso, è la presunta morte di Aminta quello che spinge Silvia all’amore. 10

Anselmi nota anche che tutti e due i personaggi subiscono una metamorfosi: Aminta da
Amore giunge a Morte mentre Silvia da Morte giunge ad Amore. 11 Ad entrambi i personaggi
questa vicenda serve come «un’educazione sentimentale» il cui scopo è «la reciprocità
amorosa», ottenuta superando «le rispettive situazioni iniziali: il desiderio troppo possessivo di
Aminta e la chiusura all’altro e l’esclusivo amore di sé di Silvia». 12 Dunque, per giungere alla
felicità amorosa entrambi devono compiere un viaggio interiore che li aiuti a superare gli
atteggiamenti che, secondo Tasso, sono sbagliati.

Silvia è un personaggio molto complesso che, come sottolinea Corradini, matura verso la
fine.13 Lei rifiuta l’amore di Aminta «in nome di una vita radicalmente naturale». 14 Silvia si
oppone all’amore perché vuole difendere la propria verginità e perché pensa che, accettando
l’amore, sarà obbligata a «rinunciare alla propria libertà e a riamare a sua volta».15 Fenzi questo
suo comportamento lo definisce «immaturo» e «adolescenziale».16 Qui è importante il
personaggio di Dafne che cerca di persuaderla a riamare Aminta e di farle capire che ha sedotto
Aminta grazie alla sua bellezza e che la dovrebbe usare come un’arma. 17 Quello che impaurisce
Silvia ancora di più è il tentativo di stupro da parte del Satiro con cui entra in scena un altro tema
– la violenza nell’amore. Il personaggio del Satiro nega tutto ciò che è stato detto nel prologo –
non tutti sono uguali davanti all’amore. Anche lui è innamorato di Silvia che non ricambia
questo amore. Il Satiro pensa che il suo amore non sia ricambiato perché Silvia disprezza la
sua povertà. Il Satiro sa che l’unico modo di avere quello che vuole è la violenza e tenta lo
stupro, però Aminta arriva al momento giusto e riesce a salvare la sua amata Silvia. Comunque,

9
Ivi, p. 613.
10
Ibidem.
11
Ibidem.
12
CORRADINI, Marco, L’«Aminta» dei moralisti e l’«Aminta» dei libertini, «Lettere Italiane», a.LXVIII, n. 2, 2016,
p. 268.
13
Cfr. Ibidem.
14
FENZI, p. 253.
15
Ivi, p. 254.
16
Ivi, p. 255.
17
Ibidem.
non è stato questo gesto eroico di Aminta a far innamorare Silvia. Lo è stata la presunta morte di
Aminta.

Fenzi sostiene che «è appunto la morte che mette in crisi la logica di Silvia» e spiega che
Silvia interpreta l’amore come una «forza distruttiva» e la presunta morte di Aminta come
«offerta incondizionata di sé». Silvia, come afferma lo studioso, finalmente capisce che «il suo
rifiuto non è così diverso dalla violenza che lei stessa non voleva subire». Il personaggio
femminile nella morte finalmente vede l’amore, e a questo punto, «non può che ricambiare
questo amore».18

Quindi, è stata la realizzazione che Aminta la amava così tanto da essere pronto a morire
per lei che ha spinto Silvia a ricambiare l’amore di Aminta. Qui vediamo che il loro amore non si
sarebbe realizzato senza la presenza della morte.

Questa vicenda, che a volte sembra anche tragica a causa della presenza della morte, ha
un lieto fine e finisce con il matrimonio dei due protagonisti. Tutto grazie alla morte, che è,
infatti, quella che, «alla fine, tutto può vincere».19

Come afferma Fenzi «nella morte, l’amore si è spogliato di ogni aggressività, di ogni
affermazione di possesso, e si è presentato come dono di sé, come offerta che nulla pretende in
cambio».20 Grazie alla morte, entrambi i protagonisti sono maturati - hanno superato le loro
condizioni iniziali e sono giunti alla reciprocità amorosa.

18
Ivi, p. 266.
19
ANSELMI, p. 614.
20
FENZI, p. 265.
BIBLIOGRAFIA

ANSELMI, Gian Mario, «Aminta» di Torquato Tasso, in La letteratura italiana. Le opere 2: Dal
Cinquecento al Settecento, a cura di Alberto Asor Rosa, Einaudi, Torino 1995, pp. 607-625.

CORRADINI, Marco, L’«Aminta» dei moralisti e l’«Aminta» dei libertini, «Lettere Italiane», a.
LXVIII, n. 2, 2016, pp. 266-305.

FENZI, Enrico, Il potere dell’amore e l’amore come potere. Note per una rilettura dell’«Aminta»,
«Italique» [Online], a. XXI, 2018, pp. 249-272.

TABACCHINI, Paolo, La voce del Satiro. Eros e Thanatos nell'«Aminta» di Tasso, «Estudios
Románicos», a. XXIX, 2020, pp. 409-417.

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