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si deve il continuo sforzo di far quadrare i conti tra la tradizone latina e letteratura volgare nel nome
di quella tradizione letteraria delle tre corone…. nel resto d'italia si registra per tutto il secolo una
svalutazione del volgare da parte degli umanisti.
il dibattito comincia con con una discussione sorta nel 1435, a Firenze, nell'anticamera di papa
Eugenio iv. Alla discussione partecipavano i maggiori umanisti del tempo e si sono distinte due tesi
principali: quella di Leonardo Bruni e quella di Biondo Flavio. Bruni riteneva che la lingua parlata dai
romani fosse agrammaticale, simile al volgare e molto diversa dal latino letterario che veniva usato
solo dai dotti. Dall'altra parte, Biondo pensava che tutti usassero la stessa lingua latina anche se con
differenti registri legati allo status socio-culturale. La maggioranza degli umanisti seguiva l'opinione di
Biondo. Uno delle ragioni per questo e il fatto che Biondo, nei suoi scritti, ha divulgato la tesi
bruniana in modo distorto.
La tesi bruniana – iin linea con idea , gia medievale e dantesca – del latino come lingua grammaticale
e stabile per eccellenza, propria della scruttura e della cultura,.. una lingua che era completamente
diversa da quella spontanea e priva di regole parlata di popolo.
Biondo vedeva il volgare come il risultato del corruzione del latino seguita dalle invasioni germaniche.
Lui sosteneva che anche il piu corrotto volgare era grammaticale e in questo modo e superata la
tradizionale contrapposizione tra latino-lingua grammaticale e volgare- lingua agrammaticale.
biondo poneva il latino sul medesimo piano del volgare - sosteneva che gli scrittori antichi si erano
serviti della stessa lingua parlata del popolo (pur se raffinata e stillisticamente controllata) –
ammeteva impicitamente le potenzialita letterarie del volgare contemporaneo.