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letteratura italiana
Riassunto
Abstract
This article deals with the circumstances of the composition of the four Petrarchan
Canzoniere 's madrigals and of their entry into the collection. After recognizing the occa
sionai origin of the first two poems (RVF 52 and 54), that were probably written in cour
tly and wordly surroundings, the author tests out Petrarch's stratégies to put in Laura's
Canzoniere these poems, that he composed for other women. So, we learn that the poet
had to give some Laura's phisical and ethical features to the women protagonists of the
four poems, in order to insert them in his Canzoniere. Remakes of texts (proved by some
Petrarch's corrections), changes in the order of texts within the collection and words and
lyric situations taked from other Canzoniere's poems are some of the most important
means used by Petrarch to achieve his aim.
1. Ai contributi dei due studiosi, che saranno citati nelle note di questo articolo, si devono almeno
aggiungere due lavori di Vincenzo Dolla: V. DOLLA, Imadrigali del «Canzoniere» (un'ipotesi di let
tura petrarchescaj, «Esperienze letterarie», I (197b), 3, pp. 74-88 e Id., Il "ciclo" dei Madrigali e
la struttura del «Canzoniere» petrarchesco, in ivi, IV (1979), 2, pp. 59-76.
5. Per questo manoscritto del secolo XV, noto anche come Codice Reina, cfr. E. Pellecrin,
Manuscrits de Pétrarque dans les Bibliothèques de France, Padova, Antenore I960, p. 339, n. 2
e J. WOLF, Geschichte der Mensural-Notation von 1250-1460, I, Leipzig, Breitkopf 1904, pp.
260-7.
6. Cfr. Poesie musicali del Trecento, a c. di G. Corsi, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua
1970, p. 57.
7. Di queste due circostanze non si dichiara del tutto persuaso Guido Capovilla, il quale, però, non
adduce alcun argomento a sostegno dei suoi dubbi: cfr. G. CAPOVILLA, / madrigali (LIL LIV, CTI,
CXXI), «Atti e Memorie dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti», Classe di Scienze
morali, Lettere ed Arti, XCV (1982-83), pp. 449-84, poi nel fascicolo «Lectura Petrarce», III
(1983), pp. 5-40 (da cui si cita: p. 37).
8. Cfr. G. CONTINI, Préhistoire de l'«aura» de Pétrarque, in Varianti e altra linguistica. Una rac
colta di saggi (1938-1968), Torino, Einaudi 1970, pp. 190-9 (poi in trad. it., in II «Canzoniere» di
Francesco Petrarca. La critica contemporanea, a c. di G. Barbarisi e C. Berrà, Milano, LED
Edizioni Universitarie di Lettere-Economia-Diritto 1992, pp. 87-94) e C. SECRE, Le isotopie di
Laura, in Notizie dalla crisi. Dove va la critica letteraria?, Torino, Einaudi 1993, pp. 66-80.
9. I tre testi si leggono in Poesie musicali..., cit., pp. 3, 17 e 40. Sempre dedicato ad Anna è il testo
di Giovanni da Firenze Appress'un fiume chiaro, al cui v. 7 compare ancora una volta lo stesso
senhal: «ANNAmorar mi fe' '1 suo viso umano» (cfr. ivi, cit., pp. 11-2).
4 Questa con gli atti accorti ritorneranno li fiori e le fronde. a cui de fedel cor tuto me
5 canta più dolce che non fa Serena Ma io dolente quanto più vo iimanzo, Ma s'ella ven più a ti, l'aq
b e chi la mira tra' fuor d'ogni pena. ne l'amor di costei più disavanzo. s'a danne pace alquanto no
7 A NAscer è del suo vis'el parecchio; Airi lasso a me!, non vuol più ANNAinoranni Airi lasso mi, 11011 voi vegni
8 nel cor mi luce come sole in specchio, la bianca mano che solea tocanni. ma tene '1 mio cor stretto so
10. Cfr. ivi, p. XXXV. Un altro esempio, ancor più elaborato, perché al senhcil della dama (Isabella
Fieschi, moglie di Luchino Visconti) si aggiunge il nome del signore, dislocato in acrostico (LVCHI
NUS), è rappresentato dal madrigale di Jacopo da Bologna Lo lume vostro, dolce mio signore («Una
donna vi regge, ch'è SÌ BELLA», v. 7): cfr. ivi, p. 37.
11. Cfr. Il Petrarcha col commento di M. Sylvano da Venapho, stampato nella inclita città di
Napole, per Antonio Yovino et Matthio Canzer, nel MDXXXIII, ad locum: «Che ciò fusse il vero [cioè
che il madrigale 54 sia stato scritto per una donna diversa da Laura], io n'ho testimonio di M.
Augustino Nipho di Sessa, qual in l'età nostra è stimato Principe di Philosophi, et in verità non è
chi neghi che fra tutti non si debba honorar come a primo et capo della setta Peripatetica. Da lui
intesi sendomo in un bellissimo luoco di caccia col Principe di Salerno, ch'egli havea veduto et letto
la presente Canzonetta scritta di man del P[etrarca], et vi era scritto sopra anchor di sua mano: A
Madonna Camilla Cane di Verona».
12. Si vedano, per esempio, a proposito di RVF 10b, Gianfranco Contini e Domenico De Robertis:
mentre il primo parla, per questo componimento, di estraneità «all'affabulazione generale del
Canzoniere», l'altro dubita dell'originaria pertinenza del madrigale alla poesia laurana (cfr. G.
CONTINI, Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansoni 1970, p. 594 e D. De ROBERTIS, Rerum
vulgarium fragmenta CIX (A Adelia Noferi), Firenze, Grafica Gioberti 1992, p. 7, poi ripubblica
to nel volume Memoriale petrarchesco, Roma, Bulzoni 1997, pp. 87-92: vedi a p. 92).
13. Cfr. Rime disperse di Francesco Petrarca o a lui attribuite, per la prima volta raccolte a c. di
A. Solerti, ed. postuma con prefazione, introduzione e bibliografia, Firenze, Sansoni 1909 [ristam
pa facsimilare, Firenze, Le Lettere 1997], pp. 224-5.
14. Cantilene e Ballate, Strambotti e Madrigali dei secoliXIII e XIV, a c. di G. Carducci, Pisa, Nistri
1871, pp. 101-4.
15. Per il codice Magliabechiano, cfr. P. 0. KRISTELLER, Iter Italicum. A Findling List of
Uncatalogued or Incompletely Catalogued Humanistic Manuscripts of the Reinassance in Italian
and Other Libraries, I, London-Leiden, The Warburg Institute-E. J. Brill 1963, pp. 123-4 e ivi, II,
1967, pp. 509-10.
16. Cfr. Gli occhi mirar, w. 3 e 7. Nella lezione di Solerti (cfr. Rime disperse di Francesco Petrarca...,
cit., p. 224) i versi irrelati sarebbero addirittura tre, dato che al v. 6 l'editore stampa «pietade», anzi
ché «pietate» (come, con piccolo emendamento, abbiamo proposto di leggere nel testo qui riprodotto).
17. Cfr. F. PETRARCA, Canzoniere, ed. commentata a c. di M. Santagata, Milano, Mondadori 1996,
p. 288.
18. Cfr. Tal cavalier tutta una schiera atterra, Si come il padre del folte Fetonte, Per util, per dilet
to o per onore, Perché non caggi ne Poscure cave, in F. PETRARCA, Rime estravaganti, a c. di L.
Paolino, in Id., Trionfi, Rime estravaganti. Codice degli abbozzi, a c. di V. Pacca e L. Paolino, intro
duzione di M. Santagata, Milano, Mondadori 1996, pp. 674, 688, 708, 719.
o perciò che da prima cose materiali e grosse si cantassero in quella maniera di rime, sciol
ta e materiale altresì; o pure perché così, più che in altro modo, pastorali amori e altri loro
boscarecci avenimenti ragionassero quelle genti, nella guisa che i Latini e i Greci ragiona
no nelle egloghe loro [...].
(Prose, II, XI)19
19. Cfr. P. BEMBO, Prose e Rime, a c. di C. Dionisotti, Torino, UTET 1966-, p. 152. L'etimologia
mandrialis era stata proposta nel secolo XIV da Antonio da Tempo: «[...] notandum [est] quod
mandrialis est rithimus ille qui vulgariter appellantur inarigalis. Dicitur autem mandrialis a man
dra pecudum et pastorum, quia primo modum illuni rithimandi et cantandi habuimus ab ovium
pastoribus [...]» (A. DA TEMPO, Summa Artis Rithimici Vulgaris Dictaminis, ed. crit. a c. di R.
Andrews, Bologna, Commissione per i Testi di Lingua 1977, p. 70).
20. Cfr. Jacopo da Bologna, Aquila altera, ferma in su la vetta, scritto per la prima discesa in Italia
dell'imperatore Carlo IV, nel 1354; Donato da Cascia, Sovran'uccello se'fra tutti gli altri, che cele
bra la seconda discesa dell'imperatore (1368); Jacopo da Bologna, 0 in Italia felice Liguria, che
canta la nascita, avvenuta nel 1346, dei gemelli Giovanni e Luchino Novello Visconti; Battolino da
Padova, Imperiai sedendo fra più stelle, che nell'ultimo quarto del secolo tesse l'encomio della libe
ralità dei Carraresi; e, ormai agli inizi del XV secolo, Paolo da Firenze, Godi, Firenze, po' che se'
sì grande, celebra, con le parole del vituperio dantesco (Inf. XXVI, 1-2), la conquista fiorentina di
Pisa del 1406 (cfr. Poesie musicali..., cit., pp. 29, 41, 121, 241, 269). Per i madrigali a contenuto
spirituale o morale si veda almeno Jacopo da Bologna, 0 cieco mondo, di lusinghe pieno e Prima
virtut'è constringe<r> la lengua, nonché Francesco Landini, Tu che l'opera altrui rito' giudicare
(cfr. ivi, pp. 39, 44, 134).
21. Cfr. Jacopo da Bologna, In su be' fiori, in su la verde fronda 3 «pastorella trovai, che cogliea
funghi»; Anonimo, «Nel mio bel orto una vechieta sagia / ad una pasturella facea scorta» (w. 1
2); Anonimo, Seguendo un me'sparver, che me menava 4 «E presso a me vidi una pasturella» (cfr.
ivi, pp. 34, 337, 339).
22. Si vedano soprattutto i madrigali di Giovanni e di Gherardello da Firenze (in ivi, pp. 16 e 61
6). Sarà appena il caso di ricordare che sia il motivo dell'incontro erotico con villane e pastorelle,
sia la metafora venatoria ricorrente nella produzione madrigalistica derivano da due altri impor
tanti generi di poesia antica, la cosiddetta "pastorella" provenzale (i cui temi furono ereditati da
una parte della ballatistica due-trecentesca) e la caccia.
23. Sui due componimenti cfr. R. BETTARINI, Lacrime e inchiostro nel «Canzoniere» di Petrarca,
Bologna, Clueb 1998, pp. 61-83 e i "cappelli" introduttivi ai due fragmenta nel commento di
Marco Santagata (cfr. PETRARCA, Canzoniere, ed. cit., ad loca).
24. A titolo d'esempio si può confrontare la situazione descritta nel testo petrarchesco con quelle
del già citato madrigale 0 dolze apres'un bel parlato fiume di Jacopo da Bologna e dei madrigali
Donna già fui leggiadra innamorata e Nascoso el viso stava fra le fronde di Giovanni da Firenze;
Entrava Febo con lucenti razi di Jacopo da Bologna, Di riva in riva mi guidava Amore e Nel chia
ro fiume dilettoso e bello di Lorenzo Masini da Firenze, Gridavan li pastor per la campagna di
Vincenzo da Rimini (cfr. Poesie musicali..., cit., pp. 13, 15, 32, 73, 74-5, 82).
25. Ma si noti pure che i due testi hanno in comune la parola rima ignuda, di forte rilevanza tema
tica (RVF 123, 150 e 54, 2).
2ò. La notazione dell'ora meridiana, tradizionalmente considerata l'ora che concilia la più arden
te sensualità, è anche ad esordio del madrigale di Nicolò del Proposto, Quando gli raggi del sol più
possenti (cfr. Poesie musicali..., cit., p. 99).
27. Si noti che Petrarca inserisce quest'elemento simbolico all'interno di un sintagma («a l'ombra
d'un
d un bel
bel faggio»),
faggio»), per
per così dire, formulare della poesia madrigalistica: cfr. Maestro Piero, «A 1"
bra d'un perlaro» (v.1); Giovanni da Firenze, Per ridda andando ratto al terzo cerchio, 3 « ... sotto
un bel pero»; «Sedendo a l'ombra d'una bella mandorla» (v. 1); Donato da Cascia, Seguendo '/
canto d'un uccel selvaggio, 5 «sotto un bel pome ...». Per i riferimenti bibliografici relativi alla let
tura "allegorico"-religiosa del madrigale, rimandiamo al capitolo Pellegrine, pastorelle e villane, in
M. SaNTAGATA, Amate e amanti. Figure della lirica amorosa fra Dante e Petrarca, Bologna, il
Mulino 1999, pp. 173-93.
28. Sul carattere occasionale del testo non ha dubbi Marco Santagata: «E più probabile che egli
[Petrarca] abbia qui rivestito l'affabulazione di un episodio galante, estraneo al ciclo laurano di sug
gestioni che rinviano a tutt'altro clima culturale» (cfr. PETRARCA, Canzoniere, ed. cit., ad locutti).
(e si noti, a questo proposito, che «una funzione molto simile [a quella svol
ta dal faggio nel madrigale 54] è affidata nella sestina 142 al lauro»30: cfr.
w. 1-2, 11-12, e 12-13), la relazione di Laura con il faggio è già presente,
per certi versi, nella canzone 129 (w. 40-42)
I' Pò [tel. Laura] più volte (or chi fia che mi 1 creda?)
ne l'acqua chiara et sopra l'erba verde
veduto viva, et nel tronchon d'un faggio.
29. Si ricordi che simili collisioni di registro sono operate, ad esempio, in RVF 2 e Iti, a livello di
contenuto, oppure nelle sestine 80 e 142, che in una forma metrica consacrata a contenuti erotici
accolgono temi religioso-penitenziali.
30. Cfr. PETRARCA, Canzoniere, ed. cit., ad locum.
[...]
com'io sentì' me tutto venir meno,
et farmi una fontana a pie' d'un faggio.
Il mito sotteso a questa metamorfosi è, com'è noto, quello della ninfa Egeria,
piangente per la morte dello sposo, il re Numa Pompilio, e (come racconta
Ovidio, Met. XV 547-51), trasformata in fonte da Diana (circostanza, que
sta, che consente di riconoscere la presenza di Laura-Diana nella canzone
23, prima ancora che nella strofa dedicata al mito di Atteone, già in quella
riguardante il mito di Egeria). Ci possiamo chiedere, allora, se Petrarca,
dopo aver sapientemente costruito nel madrigale 52 la figura di Laura
Diana-pastorella, non abbia voluto suggerire, "piantando" proprio un faggio
nel madrigale Perché al viso d'Amor, anche l'identificazione della «pellegri
na» con la stessa Laura-Diana31.
31. Ricordiamo che proprio a Laura si riferisce l'appellativo di «nobil pellegrina», inteso nel senso
di "anima di passaggio nella vita mortale" di Rìr 270, 96 (le altre occorrenze petrarchesche di
«pellegrina/o» hanno solo valore di aggettivo: RVF 50, 5; 213, 5; TF la 100; ma con lo stesso signi
ficato cfr. RVF 53, 1-3 «Spirto gentile, che quelle membra reggi / dentro le qua' peregrinando
alberga / un signor valoroso ...»).
32. Cfr. Niccolò del Proposto, Quando gli raggi del sol più possenti, 5 «con dolce canto già sesta
angioletta» (cfr. Poesie musicali..., cit., p. 99).
33. In parte diverso è il discorso sulle occorrenze di «angelo» (o meglio «angel») e «angeli» nei
Fragmenta-, al singolare è sempre riferito a Laura, direttamente (32ò, 3) o come suo termine di
paragone (152, 2; 352, 7), eccetto che in 341, 1; al plurale riguarda solo entità soprannaturali
(41, 14; 220, 9; 345, 13; 346, 1). Lo stesso vale per l'occorrenza unica di «angeli» nei Triumphi
(TE 58).
37. Sempre a Laura, infine, si riferisce il «lauro giovenetto» di RVF 323, 2b, immagine evocata
nella "canzone delle visioni".
38. Per la «gonna» cfr. RVF 126, 7-9 «herba et fior' che la gonna / leggiadra ricoverse / co l'ange
lico seno», dove si noti anche la presenza degli stessi elementi naturali, l'erba e i fiori, che descri
vono il paesaggio del madrigale.
41. Si vedano i commenti di Vinicio Pacca (F. PETRARCA, Triumphi, a c. di V. Pacca, in Id., Trionfi,
Rime estravaganti, Codice degli abbozzi, cit., ad locum: dove si rimanda a una chiosa di II mare
amoroso, a c. di E. Vuolo, Roma, Istituto di Filologia moderna 1962, pp. 114-5) e di Marco Ariani
(cfr. F. PETRARCA, Triumphi, a c. di M. Ariani, Milano, Mursia 1988, p. 235: «Nei bestiari è emble
ma di onestà e di purezza nell'araldica cortese»).
La correzione fu introdotta da P
fetto "monocromatico", gene
«Biancho [...] guanto». Tale cor
ra consueta in Petrarca, attrave
del testo: soppresso l'aggettiv
«guanto» e l'aggettivo «soave»
avvenne anche per il v. 10, do
tivo «fresca» fu riutilizzato per
Sappiamo (a raccontarcelo è u
man fu composto nel 1343, fu p
del 19 maggio 1368, quando P
zi42. Subito dopo, forse per "am
no della raccolta, Petrarca com
sonetti 200 e 201, cioè Non pu
ra et Amor m'avean sì adorno. M
inclusi nella raccolta (che allor
detta Pre-Malatesta, settembre-
Per esso, tuttavia, Petrarca las
3195 uno spazio bianco tra il s
bella man nei Rerum vulgarium
redazione Malatesta (1371/72-
Queriniana (1373) e tra la fine
stesso Petrarca nello spazio las
rezioni che abbiamo illustrato, i
causa del differimento dell'ingr
mo precedentemente ricordat
entrò il sonetto 199, comparv
Più o meno contemporanee, po
3195 di Or vedi, Amor sulla ras
spazio rimasto bianco tra il 198
Ô bella man e il madrigale 52
rando l'ingresso concomitante
madrigale 121. Non sembra az
dell'inclusione nei Fragmenta
gale e, ancor più, nel momento
terno della raccolta, Petrarca
questo metro. Lavorando, dun
199 e al madrigale 52, Petrarc
consapevolmente) per lasciare u
Laura Paolino
44. Escludo dal computo l'occorrenza di «seta» contenuta nell'estravagante «L'oro e le perle e
fioretti e l'erba / 've par natura adopre più che seta» (w. 1-2: cfr. F. PETRARCA, Rime, Trionfi
sie latine, a c. di E Neri-G. Martellotti-E. Bianchi-N. Sapegno, Milano-Napoli, Ricciardi 1951
òOO), dato che ritengo di aver sufficientemente provato l'apocrifia di questo sonetto (c
PAOLINO, In margine all'edizione delle «disperse», «Schifanoia», 15/lb (1995), pp. 49-50).