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Carlo Vecce

PICCOLA STORIA DELLA


LETTERATURA ITALIANA

Liguori Editore
INDICE

Premessa XIII
Parte I
Il Medioevo
1. La civilt medievale 3
2. Le origini della letteratura in volgare 13
2.1. Primi documenti in volgare 13
2.2. La letteratura europea 15
2.3. La poesia provenzale 18
2.4. Primi testi letterari in Italia 20
3. Il Duecento 22
3.1. La poesia della corte imperiale 22
3.2. Gli Ordini mendicanti 27
3.3. La poesia comunale toscana 32
3.4. La poesia lirica nuova da Bologna a Firenze 34
3.5. La poesia comica 38
3.6. La poesia allegorica e didascalica 40
3.7. La lauda 43
3.8. La prosa 46
4. Dante 52
4.1. La vita 52
4.2. Rime della giovinezza 54
4.3. Vita nuova 55
4.4. Rime della maturit 58
4.5. Convivio 60
4.6. Le opere latine 61
4.7. Commedia 64
viii INDICE

Parte II
Il Rinascimento
1. Il primo Trecento 81
1.1 Crisi del Medioevo 81
1.2 La cultura veneta 83
1.3 Lettori di Dante 84
1.4 Le cronache 86
2. Petrarca 88
2.1. La vita 88
2.2. Rerum vulgarium fragmenta 91
2.3. Triumphi 96
2.4. Opere latine 97

3. Boccaccio 103
3.1. La vita 103
3.2. Opere giovanili 104
3.3. Decameron 107
3.4. Opere della maturit 116
4. Cultura volgare fra Tre e Quattrocento 119
4.1. La prosa 119
4.2. La poesia 123
5. Lumanesimo 126
5.1. Rinascimento e umanesimo 126
5.2. I centri dellumanesimo 130
5.3. Valla 136
5.4 Alberti 137
6. Lapogeo del Rinascimento 142
6.1. La civilt delle corti 142
6.2. Pulci 152
6.3. Lorenzo 154
6.4. Poliziano 155
6.5. Boiardo 159
6.6. Sannazaro 161
6.7. Bembo 164
6.8. Castiglione 167
6.9. Leonardo 169
INDICE ix

7. Machiavelli 172
7.1. La vita 172
7.2. Le scritture del segretario 175
7.3. De principatibus 176
7.4. Politica e storia 179
7.5. Letteratura e teatro 181
8. Ariosto 184
8.1. La vita 184
8.2. Orlando Furioso 185
8.3. Il teatro 191
8.4. Le Satire 193

Parte III
Let moderna
1. Il Cinquecento 197
1.1. Un secolo difficile 197
1.2. Guicciardini 202
1.3. Dibattiti di lingua e di poetica 205
1.4. La poesia 208
1.5. La prosa 214
1.6. La prosa narrativa 222
1.7. Il teatro 224
2. Tasso 230
2.1. La vita 230
2.2. Il poema 232
2.3. Teatro 238
2.4. Prose 239
2.5. Poesie 240
3. Il Seicento 242
3.1. Moderno e barocco 242
3.2. Galileo 246
3.3. La poesia 248
3.4. La prosa 252
3.5. Il teatro 257
4. Il Settecento 260
4.1. Let dellArcadia 260
4.2. LIlluminismo 268
4.3 Parini 275
x INDICE

4.4. Goldoni 278


4.5. Alfieri 282
5. Il primo Ottocento 286
5.1. Rivoluzioni e restaurazioni 286
5.2. Il neoclassicismo 288
5.3. Il romanticismo 291
5.4. Foscolo 298
5.5. Il Risorgimento 304
6. Leopardi 318
6.1. La vita 318
6.2. Prime prove letterarie 321
6.3. Dallo Zibaldone ai Pensieri 326
6.4. Le Operette morali 328
6.5. La poesia satirica 331
6.6. I Canti 332
7. Manzoni 341
7.1. La vita 341
7.2. La poesia 343
7.3. Il teatro 345
7.4. I promessi sposi 347
7.5. Prose critiche 356

Parte IV
Let contemporanea
1. Il secondo Ottocento 363
1.1. Apogeo e crisi della civilt europea 363
1.2. La letteratura dellItalia unita 371
1.3. Carducci 380
1.4. Verga 383
1.5. Pascoli 386
1.6. DAnnunzio 389
2. Pirandello 395
2.1. La vita 395
2.2. I romanzi 396
2.3. Novelle per un anno 399
2.4. Il teatro 400
2.5 Il cinema 405
INDICE xi

3. Il primo Novecento 407


3.1. Imperialismi e totalitarismi 407
3.2. Societ e cultura in Italia nel primo Novecento 414
3.3. Svevo 422
3.4. La prosa 425
3.5. Moravia 432
3.6. La poesia 434
3.7. Ungaretti 439
3.8. Saba 441
3.9. Montale 444
4. Il secondo Novecento 448
4.1. La societ globale 448
4.2. La cultura italiana nel secondo Novecento 455
4.3. La prosa 457
4.4. Gadda 473
4.5. Calvino 476
4.6. La poesia 480
4.7. Teatro e cinema 487
4.8. Pasolini 491
Bibliografia 499
PREMESSA

Tra le letterature dellEuropa e del mondo, la letteratura italiana presenta


una ricchezza di voci, di culture, di lingue, straordinaria e difficilmente egua-
gliabile. I suoi classici sono i classici della cultura mondiale, e basterebbe
ricordare, solo per i primi secoli, i nomi di Dante, Petrarca, Boccaccio, Ma-
chiavelli, Ariosto, Tasso. Per la nostra tradizione, la loro voce, e quella di
innumerevoli altri autori, ha avuto nel tempo un valore e un significato che
spesso andavano oltre la specificit primaria del testo letterario.
A differenza di altri paesi europei, infatti, lItalia continu a essere per
secoli un sistema di stati regionali molto diversi tra loro per condizioni
economiche, sociali, linguistiche, senza centro e senza unit, ma con molti
centri e molte capitali. A loro volta, le realt particolari delle citt, delle
corti, degli stati piccoli e grandi, dialogavano direttamente, senza mediazio-
ni, su orizzonti internazionali, intrecciando profondamente le vicende della
storia italiana con quelle della storia europea e mediterranea. Un patrimonio
culturale condiviso permetteva comunque ad unlite intellettuale, politica,
sociale, di considerarsi a pieno titolo italiana, e di esibire il proprio senso
di appartenenza ad una comunit operante al di l dei ristretti confini mu-
nicipali o regionali.
Questo patrimonio era, in larga misura, la letteratura. Una letteratura
sicuramente polifonica, policentrica, plurilinguistica, ma anche, fin dalle ori-
gini (dalla corte di Federico II a Dante e Petrarca), con una forte vocazione
unitaria, e unificante. la letteratura che comincia a costruire limmaginario
collettivo degli italiani, che ne racconta le storie e le passioni, gli scontri,
gli intrighi, le meschinit, le tensioni spirituali e le avventure di mercanti e
chierici in giro per il mondo.
Oggi, a cosa serve la letteratura italiana? Nella sua vicenda di lungo perio-
do, solo da centocinquanta anni essa diventata anche la letteratura di una
nazione pi o meno unitaria. Nel momento pi critico del suo processo di
trasformazione si collocava uno dei prodotti pi importanti della riflessione
sulla sua storia secolare, la Storia della letteratura italiana di Francesco De
xiv PREMESSA

Sanctis. La letteratura diventava la colonna portante dellinsegnamento di


italiano nella scuola e nelluniversit, con manuali e antologie che ne accen-
tuavano il valore identitario fondante, proponendo nel canone degli autori,
dei classici e delle letture dei testi il bagaglio esemplare delle virt laiche
e moderne del nuovo stato unitario; ma forse cominciava anche a perdere
quel carattere sostitutivo, compensatorio, ideale, di una realt desiderata e
che non cera ancora, e che ora invece si chiamava, anche sulla carta politica
dEuropa, Italia.
Levoluzione delle poetiche e delle teorie critiche del Novecento ci ha
allontanato sempre di pi dallidea tradizionale di storia della letteratura,
dalla ricostruzione orientata di periodizzazioni, percorsi, correnti, gallerie
di ritratti di autori (cosiddetti maggiori e minori). La critica (e la crisi) del
sistema letterario, nellenorme complessit degli stimoli e degli indirizzi, ha
comunque portato ad acquisizioni il cui valore mi sembra difficilmente revo-
cabile: lattenzione al testo e alle sue strutture formali, e allopera in movi-
mento sullo scrittoio dellautore e nel viaggio che essa intraprende nel mare
della ricezione e dellinterpretazione; e quindi lattenzione agli attori principali
del processo della ricezione, il lettore e il pubblico, e alle modalit per mezzo
delle quali, nel tempo e nello spazio, si attua il contatto. Ne deriva limpor-
tanza degli strumenti della filologia, e del suo continuo interrogarsi: da dove,
e come, giunge a noi questa voce? E poi ancora lanalisi del sistema della
comunicazione in cui il testo letterario trova la sua naturale collocazione, le
funzioni, i generi, i modi, i codici, la lingua; e infine il contesto, la societ, le
istituzioni politiche, sociali, culturali (le corti, la Chiesa, le accademie).
La sensazione di crisi e disorientamento potrebbe venire piuttosto dalla
sovrabbondanza degli strumenti, dei punti di vista, e ormai anche dei dati,
che le moderne tecnologie dellinformazione ci mettono a disposizione, ma
spesso senza adeguati supporti interpretativi: enciclopedie e biblioteche di-
gitali, cataloghi, riviste. Lidea del labirinto, potenzialmente senza fine e
senza senso, immediatamente percepibile nella navigazione in rete, e nella
trasformazione dello spazio letterario, che non pi solo parola scritta o
detta, ma contemporaneamente suono, immagine, movimento, luce. In
un mondo in cui tutto sembra compresente e simultaneo, forse, varrebbe
la pena di recuperare la possibilit di una navigazione lineare nel tempo
della storia, di una memoria puntuale dei testi, degli uomini, dei tempi, dei
luoghi, anche (e soprattutto) in quello spazio particolare della comunica-
zione che la didattica, la scuola, la trasmissione della conoscenza da una
generazione allaltra.
E allora, a cosa pu servire ancora la letteratura, e in particolare la let-
teratura italiana? Esaurito il ruolo secolare di avatar di una nazione che non
PREMESSA xv

cera, esaurito anche quello di pilastro della scuola nazionale postunitaria,


resta probabilmente il valore che da sempre ci viene riconosciuto dagli altri,
da fuori di casa, e di cui non sempre siamo consapevoli: la forte identit
che la civilt italiana ha saputo esprimere nella creazione e nellelaborazione
delle forme culturali (dalle lettere alle arti, dalla musica alla filosofia e alla
scienza, e perfino nella moda e nella cucina), dal Medioevo al Rinascimento e
oltre, nellinterazione continua con la storia della civilt europea e cosiddetta
occidentale, e ora col resto del mondo, con la societ globale.
Unidentit, naturalmente, in contrappunto, come indicava profetica-
mente Gramsci; e lidea di contrappunto al nostro tempo ripresa da Said,
che non a caso ricorda laltro grande valore formativo (oltre che terapeutico)
che letteratura e filologia possono avere oggi. Avvicinarsi al testo letterario
unoperazione straordinaria che ci consente di entrare in comunicazione
con un mondo del tutto diverso dal nostro, e di vederlo con occhi che non
sono i nostri. Abbiamo bisogno di leggerlo, cio di attivare tutte le nostre
competenze di analisi linguistica e formale, di decodificazione, di interpre-
tazione; ma alla fine dobbiamo arrivare a una sintesi, che, per quanto per-
sonale e limitata, ci dir cosa quel testo ancora in grado di comunicarci,
qui e ora. E, soprattutto, abbiamo bisogno di tempo. Tutto il contrario del
mondo in cui viviamo, in cui la velocizzazione estrema dellesperienza porta
solo a modelli di comportamento imitativi, acritici, vuoti di senso; e ad una
tragica perdita dellhumanitas.
La filologia significa invece educazione alla critica, resistenza attiva alla
dilatazione immensa della memoria e dellarchivio collettivo, e di conse-
guenza alla manipolazione dellinformazione; resistenza allattacco generale
e globale alla stessa possibilit di esistenza di un libero pensiero, e quindi
strumento di democrazia, di uguaglianza, perfino di difesa dellambiente
e della natura. Uneducazione alla lettura lenta di tutti i messaggi (dalle
forme tradizionali del linguaggio verbale scritto, dal libro al cinema, alla
televisione, a internet), opposta alla stessa velocit delle nuove tecnologie.
E credo che la letteratura italiana, da Dante a Pasolini, abbia ancora molto
da dire, in questo senso.
Finisco di scrivere queste parole allultimo piano della Young Library
dellUniversit della California, a Los Angeles. Fuori, il vento porta via le
nuvole verso la striscia azzurra delloceano. Sullo scaffale si allineano alcuni
campioni della gloriosa tradizione anglosassone della short history dedicati
alla letteratura italiana, da Garnett e Whitfield a Wilkins: a posteriori, mi
piacerebbe pensare che anche queste pagine, con tutti i loro limiti, possano
collegarsi a quella vecchia scuola. Nulla di pi (e nulla di meno) di una
piccola storia, espressione che potrebbe sembrare paradossale se applicata
xvi PREMESSA

ad una tradizione di lungo periodo cos ampia, e apparentemente cos pesan-


te, paludata, massiccia, opaca. Una sintesi auspicabilmente chiara, leggibile,
leggera, moderatamente oggettiva, con un po di autoironia e di consape-
volezza che comunque una storia della letteratura (breve o lunga che sia)
sempre anche un racconto (come ci ricorda Remo Ceserani), una cronaca
dellincontro (personale e diretto) con loggetto centrale e fondamentale
della letteratura: il testo.

Los Angeles, aprile 2009

La bibliografia finale presenta solo quelle indicazioni che possono guidare lap-
profondimento nella lettura di un testo o di un autore (edizioni, strumenti, saggi
critici, siti web). Per questa premessa, rinvio a Eduard Said (Umanesimo e critica
democratica, Milano, Il Saggiatore, 2007), Remo Ceserani (Raccontare la letteratura,
Torino, Bollati Boringhieri, 1990), Stefano Jossa (LItalia letteraria, Bologna, Il Mu-
lino, 2006). Per il titolo (e non solo), dichiaro il mio debito allesemplare Piccola
storia della lingua italiana di Nicola De Blasi (Napoli, Liguori, 2008).
Non riuscirei, in poche righe, a ricordare i nomi di chi mi ha aiutato ad elaborare
e correggere il testo di questa piccola storia: il mio ringraziamento va a tutti loro,
indistintamente, e con eguale affetto. Ricordo in particolare gli amici del Dottorato
di Italianistica dellOrientale di Napoli; e del Department of Italian di Los Ange-
les, dove ho potuto concludere (ma si conclude mai qualcosa?) un lavoro iniziato
molti anni fa, nella pratica quotidiana dellinsegnamento, dal liceo alluniversit, e
dedicato ora idealmente agli studenti che ho incontrato nel tempo, e che mi hanno
sempre insegnato molto. E soprattutto a chi, nel tempo, con pazienza e amore, mi
ha saputo seguire e comprendere e incoraggiare (e anche istigare, con la sua tanto
pi ampia esperienza di scuola e di comunicazione, la prima idea di scrivere una
storia): a mia moglie, Mirella.

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