Sei sulla pagina 1di 4

Oggi voglio parlarvi delle politiche linguistiche del fascismo e darvi un po una visione d'insieme su

questo argomento. Trovo abbastanza interessante, prima un po di contesto storico per chi non si
ricordasse molto cosa è successo nel periodo fascista,

il regime fascista è durato in Italia 21 anni circa, dal 1922 al 1943. Si parla infatti di ventennio
fascista perché è durato più o meno vent'anni.

L'Italia era un Regno perché c'era un re che era Vittorio Emanuele terzo, anche se la persona che
davvero deteneva il potere era Benito Mussolini, il Primo Ministro conosciuto anche come il Duce.
Dalla parola Latina dux per condottiero guida.

Ecco, nel ventennio fascista ci sono state. Alcune politiche perseguite dal regime, che non vengono
molto studiate a scuola, ma penso che siano interessanti, perché dopotutto, la lingua comune, la
lingua italiana e la lingua del fascismo erano strumenti utilizzati a supporto dell'idea ideologia
nazionalista.

Ora si potrebbe fare un discorso più ampio, parlando anche della retorica del fascismo e degli
slogan fascisti, ma non lo farò in questo video per mancanza di tempo. Voglio proprio parlare delle
politiche lingue. Antiche del fascismo e c'è questo termine autarchia linguistica che è stato
inventato da un linguista, autarchia linguistica rimanda un po all'autarchia economica, autarchia
significa autosufficienza, una parola greca, autosufficienza, indipendenza e l'autarchia economica
significava. Essere autosufficienti a livello economico, cioè produrre tutto nel territorio italiano,
allo stesso modo autarchia linguistica significava non importare parole straniere e diciamo essere
autosufficienti a livello linguistico.

Ma la battaglia alle parole straniere era solo. Uno degli aspetti e dei capisaldi delle politiche
linguistiche del fascismo. Perché c'erano anche altri: di cui voglio parlare, ovvero la lotta alle lingue
minoritarie lingue come lo sloveno oppure il tedesco, parlate da alcune comunità in Italia e anche
la lotta ai dialetti che. Il regime voleva emarginare, voleva che tutti parlassero italiano. Iniziamo da
questi ultimi due aspetti e poi, dopo parliamo delle parole straniere.

A seguito della Prima guerra mondiale, furono annesse all'Italia alcune regioni dove non si parlava.
Solamente italiano o solo dialetti italiani, come per esempio il Trentino Alto Adige, dove era diffusa
la lingua tedesca. La Venezia Giulia, quindi, dove ci sono le città di Gorizia e Trieste, dove era
diffuso anche lo sloveno e alcune aree che adesso non sono più italiane dopo. Seconda guerra
mondiale, sono entrate a far parte della Croazia, come l'Istria e la città di Zara. Al regime non
andavano bene queste minoranze che non facevano e per questo fu iniziata un'opera di
italianizzazione.

Questo è successo per esempio in Alto Adige, la regione forse più colpita da. Questa battaglia
contro le lingue straniere questa battaglia si è combattuta in vari modi, per esempio per mezzo
dell'immigrazione italiani. Molti dipendenti statali che parlavano italiano in queste zone e anche
attraverso l'obbligo di scrivere in italiano tutti gli. Atti ufficiali e anche gli atti giudiziari, ma anche
imponendo l'italiano come unica lingua della scuola nel 1923, con un decreto imponente, persone
avevano economie di carlie iniziali ed ho persino toponomastica, la toponomastica sono i nomi. I
luoghi geografici in questi territori annessi di confine, dove si parlavano lingue straniere, ma anche
in altri territori come nel Piemonte o in Valle d'Aosta, dove permanevano alcune lingue come il
Franco provenzale o l'occitano che. Non erano sicuramente molto italiane.

Ecco, in questi territori i nomi delle città furono cambiati e furono italianizzati. Bozen diventa
Bolzano. Lo stesso zuppiroli diventa Alto Adige. Ora questi nomi già esistevano. Erano già stati
inventati in passato e il fascismo li ha riutilizzati. Per altre città sono stati inventati nuovi nomi
come Brunico per bruneck oppure stessi diventa Vipiteno oppure schlanders diventa silandro,
quindi inventando dei nomi che a volte avevano qualche base storica, a volte erano. Puramente
basati sul suono, ma lo stesso successo qui in Piemonte, una città che io conosco bene perché i
miei genitori hanno una casa in montagna che si chiama Hulk, è diventata ulzio pure salbertrand,
sala bertano, oppure in Valle d'Aosta, Courmayeur è diventata Courmayeur. Oppure la famosa
località termale di Pré Saint Didier è diventata San desiderio Terme. A proposito, ora alcuni dei
toponimi originali sono stati ripristinati, ma non tutti in alcune regioni, come per esempio l'Alto
Adige, si usano entrambi i nomi perché di legge. Vige il bilinguismo, quindi le città hanno due nomi
ufficiali in due lingue, ma oltre alle lingue minoritarie al regime fascista non piacevano nemmeno i
dialetti che erano visti come un ostacolo alla diffusione della lingua nazionale, che era ovviamente
l'italiano.

Quindi fu intrapresa. Fu iniziata una battaglia anche. Contro i dialetti, per esempio, i dialetti furono
vietati nel teatro, nella letteratura, nella stampa. Erano un pochino più tolleranti al cinema, anche
perché poi le persone ricordiamoci che parlavano dialetto. Le gli italiani erano dialetto, tofoni e lo
sono stati per tanti anni. Che dopo il fascismo, ma ritorneremo su questo punto, prima vi ho detto
che nel 1923 viene imposta l'istruzione, quindi la scuola in lingua italiana.

Anche se è vero che per i primi anni dopo questa riforma, la cosiddetta riforma gentile si
chiamava, si è utilizzato il dialetto a scuola per imparare l'italiano, un po come adesso, magari
usiamo una lingua ponte per imparare un'altra lingua, come fanno? Non lo so, le persone che
usano il metodo assimil. Hanno due testi, uno con la lingua da imparare e una con la lingua che già
sanno. Ecco, allora c'era questo metodo che si chiamava dal dialetto alla lingua, che veniva
impiegato per aiutare gli italiani che parlavano dialetto ad acquisire la lingua italiana. Questo
metodo è durato qualche anno, poi ha smesso di essere usato. Che i dialetti erano visti come un
pericolo e poi si è anche iniziato, si è introdotto il libro di testo unico italiano, quindi lo stesso libro
di testo per tutti in lingua italiana. Passiamo ora al terzo punto, la lotta alle parole straniere, anche
conosciute come Forestierismi, no parole. Forestiere parole straniere durante il periodo fascista si
riteneva che queste parole fossero dannose per l'identità nazionale, per la purezza della lingua
italiana.

Già nel 1923 c'era una tassa sulle insegne commerciali che prevedeva che se tu sulla tua insegna.
Avevi una parola in una lingua straniera, avresti dovuto pagare quattro volte tanto e questa tassa è
salita fino a 25 volte tanto nel 1937, quindi era era meglio non usare parole straniere nella propria
insegna. Nel 1942 sono state vietate nel corso degli anni si è scatenata una propaganda
giornalistica che è iniziata nel 1926 in un articolo di giornale scritto da un tale tittoni che era un
politico e presidente del Senato di quel momento che condannava l'utilizzo delle parole straniere.
Sosteneva che fosse necessario un intervento energico contro di loro e si è sviluppato questo
dibattito su come sostituire tutte queste parole straniere. Si è sviluppato in numerosi giornali,
riviste e addirittura l'Accademia d'Italia, che era la principale.
Istituzione culturale del fascismo si è occupata di redigere una lista di 1500 parole da sostituire,
inventando quindi delle alternative in italiano. Vediamo alcune parole che ho scritto qui. Beh,
alcune di queste parole effettivamente hanno avuto un certo successo. Come regista che usiamo
ancora oggi al posto del francese REGIS che si usava a quei tempi, oppure autista che usiamo al
posto di chufa, la parola tramezzino inventata dal poeta D'Annunzio si usa ancora oggi, ma è un po
diverso rispetto al significato originario che aveva cioè semplicemente. Sandwich, poi ci sono
alcune parole che oggi convivono con la parola straniera, per esempio diciamo film, Ma c'è anche
un sinonimo che è pellicola che capita di sentire ancora oggi. Lo stesso per le parole clown e
pagliaccio che sostanzialmente sono uguali. Poi abbiamo. Partita, ma anche match oppure
incontro oppure abbiamo budget e bilancio che sono fondamentalmente la stessa cosa, oppure
star e stella del cinema, oppure garage e autorimessa autorimessa si usa poco però esiste ancora.
Infine abbiamo tutta una serie di parole. Che non sono mai state usate davvero, quindi al posto di
bar mescita, qui si beve barro o barra alcole al posto di alcol pallacorda al posto di tennis
Arlecchino o bevanda arlecchina al posto di cocktail. Allibratore al posto di bookmaker e altre.
Ecco, queste sostituzioni sono state inventate e proposte nel corso degli anni in varie sedi. Diciamo
queste parole hanno avuto un certo successo nei mezzi di comunicazione, ma è difficile imporre
alle persone un modo. Di parlare la parola bar, per esempio. La parola bar era entrata nella lingua
italiana e tutti dicevano bar, quindi era davvero difficile sostituirla e forse

la lotta più ridicola portata avanti dal fascismo è quella di sostituire il pronome lei come forma di
cortesia che usiamo oggi. Con voi perché si pensava che lei fosse di origine spagnola e che quindi
non andasse bene, non fosse abbastanza fascista. Questo è stata un'imposizione che non ha avuto
un grande successo. Però c'era una rivista chiamata a lei che ha dovuto cambiare il suo nome in
Annabelle perché non poteva più chiamarsi lei. Queste erano le principali battaglie del fascismo in
ambito linguistico. È anche difficile dire che si trattasse di una politica linguistica unitaria, bisogna
dire, al di là della retorica e della propaganda, non si sono fatte delle vere campagne di diffusione
della lingua italiana.

Come ho detto gli italiani all'epoca. Erano dialetto, tofoni, parlavano dialetto e fino agli anni 50, se
non sbaglio, 4/5 della popolazione italiana parlava dialetto e 2/3 parlava esclusivamente dialetto. È
stata principalmente la TV negli anni 60 diffondere la lingua italiana. Quindi, ben dopo il fascismo,
tante di queste battaglie sono a mio modo di vedere, abbastanza assurde come quella contro lei o
quella contro alcuni forestierismi.

Anche se il tema dei forestierismi, per esempio, è ancora molto vivo oggi, nel senso che ci sono
tante persone che ritengono che dovremmo utilizzare. Parole straniere e io alla fine ho
quell'opinione, anche se, perché il modo per farlo non sia attraverso le imposizioni e attraverso le
multe e i divieti, il fascismo ci ha provato, ma ha raccolto risultati davvero davvero modesti in
questo senso. Io penso che queste politiche. Protezionistiche o proibizionisti che non abbiano
avuto un grande effetto e non abbiano molto senso è molto più importante cercare di diffondere sì
la tua lingua nazionale, ma senza andare a reprimere lingue minoritarie o i dialetti. Parole tra
qualche modo so. La scure, possono essere una ricchezza nel caso delle parole straniere, anche se
non piacciono a tutti. Ma il punto centrale è cercare di promuovere delle iniziative culturali che
diffondano la lingua, dare gli strumenti linguistici alla popolazione. E questo è un problema ancora
molto attuale. Che noi italiani abbiamo scarse competenze linguistiche. Purtroppo il linguista Tullio
De Mauro si si batteva per questa cosa, diceva, bisogna dare gli strumenti linguistici alla
popolazione e non dobbiamo preoccuparci. La lingua Italia.

Potrebbero piacerti anche