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Lezione 20/09/2022
Il diritto regionale è una branca di costituzionale à ovvero l’articolazione e
distribuzione del potere dal punto di vista verticale. Ha una vocazione positiva,
ovvero come disciplinato dalla costituzione. Il federalismo è lo studio di processi di
aggregazione e disgregazione dei territori, studia quindi le dinamiche e tendenze che
vengono ad esserci in una determinata organizzazione territoriale à bidirezionale:
un verso l’accentramento e dall’altro al decentramento. Il federalismo è descrittivo
(politologica) perché descrive la tendenza, ma non come dovrebbe essere à per far
questo dobbiamo far riferimento alle norme giuridiche. Il diritto regionale, quindi,
non tratta le tendenze, ma come dovrebbe essere. A seconda di quello che
prescrivono le norme giuridiche e alle tendenze nate grazie a queste, noi possiamo
catalogare quell’esperienza che riassume i caratteri prescrittivi e descrittivi di una
determinata organizzazione. Queste etichette si chiamano “stato federale”, “stato
regionale”, “stato accentrato”, “stato confederazioni”, fino all’ipotesi meno
integrata, ovvero le organizzazioni internazionali, disciplinate dal diritto
internazionale, come l’ONU. Caratteristiche:
-Nella federazione permangono i poteri numerati della confederazione.
-Nei sistemi federali, gli stati federati partecipano al processo di revisione
costituzionale
-nelle federazioni vi è partecipazione degli stati negli istituti statali/centrali, come la
camera delle regioni tedesca o americana
Lo stato regionale, di solito, nasce come Stato centrale e decide per scelta sovrana di
darsi un’articolazione in enti regionali à Meuccio Ruini quando presenta il progetto
di stato regionale alla commissione delle regioni del 1975 dice che una delle
innovazioni più importanti del precedente stato centrale era quella di creare le
regioni per scelta sovrana dello Stato. (NB le regioni non partecipano al processo di
revisione costituzionale)
Lo stato centrato à un solo polo amministrativo che emana direttive e assegna
compiti da svolgere agli enti locali, che si limitano a seguire quest’ultime.
Stato regionale
Generalmente nasce da uno stato centralizzato che decide di suddividersi in
articolazioni autonome.
-Italia à regionalismo
-Francia à decentramento burocratico
-Portogallo à ibrido, alcuni territori hanno un’impostazione regionale e altri no: le
azzorre e madeira
Caratteristiche:
-sono riconosciuti degli enti territoriali a livello costituzionale
-costituite da statuti sottoposti da controlli di legittimità costituzionale
-competenze amministrative, legislative, autonomia finanziaria
-non hanno competenze in materia di sicurezza e polizia giudiziaria à competenza
esclusiva dello stato
-non vi è una camera adibita alle regioni
Si può parlare di stato regionale solo se la costituzione nazionale prevede come ente
costituzionale le regioni stesse, anche se la costituzione lo prevede è considerata
regione solo quell’ente che fa eleggere i rappresentanti ai propri abitanti e che
considera gli organi amministrativi
La differenza reale tra regionalismo e federalismo:
-federale à una propria costituzione, camera rappresentativa, autonomia
finanziaria limitata
-regionale à gode di autonomie date da una costituzione nazionale/centrale, non vi
è una camera rappresentativa, totale autonomia finanziaria.
La secessione è una patologia dello stato à uno degli elementi fondamentali di uno
stato è il territorio e una secessione inevitabilmente lo modifica o lo attacca
L’impossibilità di recedere da questo patto sociale del federalismo è data dal
passaggio di sovranità e potere in capo allo stato centrale, confermato anche da una
sentenza che descrive il federalismo come un patto impossibile dal quale recedere.
1921 la lega delle nazioni deve decidere la secessione delle isole HALAND dalla
Finlandia. Quest’ultima sancisce che la secessione non può mai essere unilaterale, a
meno che non sia l’unico rimedio ad una situazione di ingiustizia. Nel corso della
guerra accade che gli stati colonia secedono dalle madri patrie, questo porta a galla
il principio di autodeterminazione dei popoli. Autodeterminazione che legittima la
secessione solo se quel popolo risulti oppresso da regimi antidemocratici (quindi si
alla recessione dei paesi ex colonie dalle madri patrie). I popoli che vivono in un
territorio con il quale non condividono alcune idee e identità nazionale, ma non
sono oppressi, non possono accedere a tale diritto, ma vengono riconosciute come
minoranze e come tali, titolari di diverse e più ampie autonomie. Esperienze di
secessione:
-Bangladesh e India
-paesi baltici
-paesi balcanici (ex Jugoslavia)
-Serbia e Montenegro, siglando un accordo nel 2002 che prevedeva la possibilità di
separarsi dopo un’esperienza di unione di 3 anni, come avvenne nel 2006
-Québec e Canada à il Canada per maggioranza è di influenza anglofona, mentre il
Québec è francofono. Una delle macro-differenze sta nella cultura giuridica: Francia,
Civil Law; UK, common law. A più riprese il Québec ha provato a recedere dal
Canada. La corte superiore canadese non considera tale referendum per la
secessione incostituzionale, definendo la costituzione come una non camicia di
forza, sancendo che se ci sono forti richieste di secessione bisogna darne alito. NB
questa sentenza non è un obbligo a concedere la secessione, ma ad aprire un
dialogo e all’apertura di una negoziazione. Con il Clarity act lo stato canadese ha
concesso maggiori autonomie al Québec e nel 2006 lo riconosce come una nazione
all’interno del Canada unito. Caso canadese fortemente richiamata dalla catalogna
per la propria lotta all’indipendenza, come la Scozia v UK
La scozia ha svolto un referendum nel 2014 chiedendo ai cittadini se volessero
separarsi. Nel 1707 la Scozia firma l’act of union con l’Inghilterra, creando il regno
unito di Inghilterra, essendo stata sempre fortemente diversa dall’Inghilterra.
Nonostante l’act of union hanno un sistema giudiziario, organizzativo, scolastico
diverso dall’Inghilterra. Nel 1979 vi è stato un altro referendum per la ricostituzione
del parlamento scozzese, non raggiungendo il quorum. Parlamento scozzese che
viene ratificato dal governo centrale, riconoscendole anche forti autonomie. Con
l’accordo di Edimburgo nel 2012 si consente alla Scozia di svolgere il referendum,
prevedendo che si sarebbe svolto nel 2014 à il 55.3 % ha votato no e il 44.7% si,
fallimento del progetto indipendentista scozzese. Nel 2016 viene accordato un
nuovo accordo con il governo centrale, dove viene ripreso il processo di devolution
(maggiori autonomie finanziarie e amministrative), non un ulteriore referendum.
Successivamente al brexit, la Scozia fu fortemente in disaccordo con tale decisione;
nel 2023 sarà svolto un nuovo referendum per la Scozia per essere riammessa in UE
e separarsi dall’UK.
Caso della catalogna
Viene annessa alla spagna nel 1714 con Re Filippo V. nel 1914 la Catalogna riprende
per un breve periodo la propria autonomia, come nel 1931 con l’approvazione del
primo statuto catalano che nel 1946 viene soppresso da Francisco Franco. Nel 1975
cade Franco e nel 1978 la nuova costituzione spagnola valorizza le realtà autonome
e garantisce un trattamento speciale per la catalogna e per le altre regioni storiche,
ma non per Barcellona. Le regioni storiche dei Paesi baschi e la Navarra hanno un
diverso sistema fiscale, riscuotono le tasse autonomamente e a fine anno vanno a
negoziare con lo stato le quote da versare. Alla catalogna non venne concesso. Nel
2006 la catalogna modifica lo statuto e inserisce lo stesso sistema dei paesi baschi e
la Navarra. Il governo centrale impugna immediatamente tale statuto e la corte ne
dichiara l’illegittimità. Il governo centrale nega la riforma fiscale, ma vuole
indennizzare maggiormente la catalogna. La catalogna rifiuta ribadendo la forte
diversità con il governo centrale. Nel 2014 svolgono una “consultazione non
referendaria”, fittizio di un vero e proprio referendum, che viene ugualmente
impugnata dalla corte. Corte che, riprendendo la sentenza del Canada, sancisce che
il referendum non può essere unilaterale, ma dev’esserci l’ok del governo centrale.
Tale fittizio referendum vede una scarsa partecipazione alle urne (circa il 30%),
consequenzialmente partono delle sanzioni agli organizzatori da parte del governo
centrale. Nel 2015 si svolgono nuove elezioni e il partito indipendentista riceve una
larga maggioranza nel parlamento catalano, Puidemont diventa presidente della
giunta e fa partire il processo politico della catalogna per l’indipendenza; inutile dire
che anche questo atto viene impugnato e dichiarato incostituzionale: il tribunale
sancisce il primato della costituzione. I catalani indicono un nuovo referendum nel
2017, impugnato e dichiarato illegittimo da Madrid, ma la catalogna inizia
comunque ad organizzarsi con delle leggi di organizzazione delle urne, aggiungendo
che non vi è la necessità di un quorum minimo. Se la maggioranza si esprimerà a
favore della secessione, allora il parlamento catalano invierà la proposta a Madrid, al
contrario lo stesso parlamento si dimetterà e si andrà alle elezioni anticipate. Tali
leggi di organizzazione furono bloccate dalla corte suprema spagnola e scoppiarono
disagi in tutta la nazione, con l’intervento della guardia civil e i militari. Viene
dichiarata da Puiedemont l’indipendenza catalana e successivamente scappa fra il
Belgio e la Germania, per poi essere preso e rispedito in Spagna per il processo.
Madrid applica l’art 155 della costituzione spagnola sul mancato rispetto degli
organi verso la costituzione, permette a Madrid di sciogliere tali organi e
commissionarli fino alle elezioni successive. Elezioni successive che videro ancora
una volta trionfare i partiti indipendentisti. Più tardi verranno imputati vari reati agli
organizzatori di quel referendum del 2017, ma dovevano essere giudicati dal giudice
del territorio dove sono accaduti i fatti, quindi dal giudice catalano e non di Madrid.
Il covid e la crisi energetica hanno sopito la centralità di tale argomento nella testa
dei catalani
Stati federali
USA
Nascono come un processo di aggregazione progressiva, gli stati federati hanno
proprie costituzioni ed una costituzione dello stato federale à principio di
enumerazione: vengono sanciti i poteri della federazione, lasciando i poteri residuali
agli stati federati. Vi è la supremacy clause, che sancisce la supremazia della
costituzione dello stato federale sulle costituzioni degli stati federati. Partecipazione
degli stati al processo di emendamento della costituzione. Sovranità popolare -> 1°
emendamento “with the people of United State of America”, sancisce che il potere
spetta al popolo americano e non agli stati federati. Vi è un organo che rappresenta
gli stati federati, riconoscendo la rappresentanza e l’eguaglianza degli Stati. Gli USA
hanno vissuto fasi di più accentramento e fasi di più decentramento à si va in
contro ad un doppio federalismo. Fondamentale per l’integrazione statunitense è
stata la Interstate commerce clause à chiamata in causa contro la segregazione dei
neri d’America, per l’accentramento necessario per il piano di Roosevelt dopo la
great depression, ed infine nel caso dell’introduzione dell’Obama care.
Lezione 06/10/2022
L’UK è l’esempio di uno stato in processo di disarticolazione progressivo, non
classificabile come stato federale ma più assimilabile ad uno Stato regionale à
devolution: decentramento delle competenze, processo che ha dominato la storia
dell’UK da più secoli
L’UK è composto da 4 nazioni: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Il
percorso inizia nel 1536 vi è l’atto di unione di Inghilterra e Galles, seguita nel 1707 a
comprendere la Scozia -> nascita Gran Bretagna, nel 1800 abbiamo l’atto di Unione
con l’Irlanda del Nord e vi è la nascita del Regno Unito. La devolution è il processo
attraverso il cui il potere viene trasferito dal centro (Westminster) alle regioni che
compongono l’UK, trasferimento del potere senza la rinuncia della sovranità
centrale à Westminster mantiene la sovranità parlamentare, che potrà
unilateralmente togliere e riattivare tale disarticolazione attraverso legge ordinaria -
> giuridicamente sarebbe legittimo, ma politicamente sarebbe davvero difficile.
Devolution asimmetrica à il disegno di devolution fu diversificato
Scozia e Galles
Già nel 1974 ci fu un tentativo di decentramento da parte del partito laburista,
fallito; vi seguono due referendum nel 1978, entrambi falliti per il non
raggiungimento del quorum. Successivamente vi sono stati dei governi conservatori,
contrari alla devolution. Nel 1997 con il governo Blair l’argomento devolution tornò
centrale con il manifesto del partito. Nel ’97 vi sono i referendum in Galles e Scozia:
nello Scotland Act (1998) la devolution risponde ad istanze indipendentiste per
mantenere lo stato unitario. Viene istituito un parlamento monocamerale in Scozia e
i suoi componenti possono essere membri anche nel parlamento di Westminster; il
primo ministro scozzese viene nominato in seguito alla formazione del parlamento e
su proposta di questo, vi è, inoltre, un rapporto fiduciario fra governo e parlamento
scozzese. Lo Scotland act trasferisce anche competenze legislative, ma non vi sono
delle vere e proprie materie esclusive del governo scozzese, ma materie assegnate a
questo ma sulle quali Westminster può comunque legiferare. La validità della legge
ordinaria scozzese non è affetta da validità se il procedimento rinviene vizi formali.
L’art 29 definisce che la legge scozzese non è legge se agisce al di fuori delle materie
di sua competenza -> una materia è fuori dalle competenze se interviene sulle
materie cd riservate, ovvero di materia esclusiva dello Stato centrale elencate
nell’atto. Questo è un modello a competenze residuali: le materie esclusive dello
stato centrale sono elencate, tutto ciò che non è elencato è di competenza scozzese.
Se di competenza esclusiva dello stato dev’essere definito [3) art 29 Scotland Act].
Una delle questioni principali sono le risorse, queste vengono assegnate con il
sistema Barnett: Westminster assegna le quote di risorse. Viene preso il budget
dell’anno precedente e paragonato con il variare della spesa per persona in
Inghilterra (i fondi stanziati non sono vincolati). La formula si applica ai sistemi
pubblici già decentrati. Nel 2015 con la tax devulution la Scozia può modificare le
percentuali delle risorse.
Nel 2010 entra in carica un governo scozzese conservatore e indipendentista e
vennero sempre più richieste maggiori autonomia se non proprio la secessione. Nel
2014 Westminister concede il referendum, ma se quest’ultimo non avesse avuto
esito positivo, allora Westminister avrebbe concesso ulteriori forme di autonomia à
Scotland Act 2016: aumento delle autonomie legislative, possibilità di modificare la
legge elettorale scozzese, sulle risorse rinnovabili etc.
Galles à Government of Wales Act 1998
Nel ’97 viene ripetuto il referendum e vince il sì. L’obiettivo fu quello di dar voce a
movimenti indipendentisti e di promozione e tutela della lingua. In questo caso la
devolution si limita a traferire solamente poteri amministrativi, l’unica funzione
legislativa era quella di approvare leggi delegate. Nel 2006 vi fu l’introduzione del
Government of Wales Act (2006), alla disposizione 103 fu garantita la possibilità di
indire un referendum sull’inserimento (graduale) di maggiori autonomie e
competenze. Nel 2011 fu indetto questo referendum che ha visto vincere il sì
favorevole al processo di devolution. Nel 2017 viene approvato il Wales Act che
riconosce che il parlamento e il governo gallese non possono essere destituiti senza
il permesso del popolo gallese e si passa ad un modello di competenze residuale,
indicando esplicitamente le materie di competenza dello Stato centrale, lasciando
spazio alle materie residuali.
The West Lothian Question -> l’Inghilterra non è mai stata classificata come regione
autonoma come Scozia e Galles, domanda e lamentala di queste ultime sul perché
Scozia e Galles possono esprimersi su questioni che riguardano solamente
l’Inghilterra, ma i parlamentari inglesi non possono esprimersi su questioni che
riguardano Galles e Scozia? Il manifesto del partito conservatore descrive
l’Inghilterra come in un processa di piena e completa devolution.
GERMANIA
Stato federale nato per annessione a seguito della nascita della costituzione,
l’unificazione è operata dalla Prussia. La prima costituzione è quella di Weimar che
finì con il finire del nazismo, la costituzione successiva venne costituita attraverso un
lavoro operato tra la “Germania” e gli Alleati, solo dopo la riunificazione possiamo
iniziare a parlare di Repubblica federale tedesca. L’art79 della nuova costituzione
andava a conferire dei poteri ai Lander in modo da mitigare un potere centrale forte,
come vi fu nell’esperienza nazista. I poteri conferiti agli enti territoriali li possiamo
intendere come numerati, tra questi poteri vi ritroviamo:
• l’elezione di propri rappresentati locali i quali andranno a confluire in ciò che
è la camera bassa (Bundesrat)
• la partecipazione dei lander al processo di rivoluzione costituzionale (unico
ambito in cui i due rami del parlamento hanno i medesimi poteri e compiti)
Tutto ciò che la Costituzione non ha assegnato al centro spetta ai lander, inoltre la
Federazione ha la possibilità di delegare nuovi compiti ai Lander. Il decentramento
che vi ritroviamo in Germania è di tipo concorrente; la Federazione di principio non
interviene negli ambiti che non la riguardino tranne per gli interessi unitari come
stabilito dall’art72, proprio per questo possiamo parlare di Federalismo di
esecuzione poiché il potere spetta sempre alla federazione. Con riguardo al sistema
del funzionamento giudiziario vi ritroviamo un doppio binario:
• ogni lander ha una propria costituzione e Corte costituzionale
• la federazione organizza solo i giudici di ultima istanza
• vi ritroviamo una supremazia del diritto federale su quello statale
In materia finanziaria possiamo parlare di finanza derivata la quale va ad essere
operata attraverso dei fondi perequativi (le ricchezze riscosse da un lander vanno ad
essere date ad un lander più povero, in un primo momento il versamento avveniva
direttamene dal lander più ricco a quello più povero ora la federazione fa da
tramite). Importante in Germania è il principio di lealtà federale “Bundestreau”
ovvero un costante riconoscimento della periferia, la quale deve svolgere la
funzione predisposta dalla federazione. Altro potere concesso ai Lander è la capacità
di eleggere 7 giudici costituzionali. I rappresentanti dei lander hanno un vincolo di
mandato imperativo.
BELGIO
Fino al 1851 il Belgio era uno stato accentrato ma nel 93 con la modifica
dell’ordinamento costituzionale si ebbe la nascita dello stato federale (forma di
federalismo disaggregativo). Il federalismo belga lo possiamo intendere come un
federalismo a doppio strato:
• federalismo Socioeconomico il quale comporta ad un autogoverno
• processo identitario linguistico, vi ritroviamo le comunità con poteri in merito
all’identità linguistica; le competenze che spettano alle comunità sono
concesse dalla costituzione mentre tutto ciò che non spetta alle comunità o
alla regione allora spetta allo Stato
Principio cardine è quello di esecutività in base al quale una competenza spetta
solo e soltanto ad un livello di governo, affianco ad esso vi ritroviamo in principio
temperato in favore di comunità linguistiche e regioni. In materia di sicurezza
sociale vi è competenza trasversale. Il senato è composto da esponenti delle
regioni e delle comunità, questo non ha potere di indirizzo politico. Per quanto
riguarda il potere tributario è di spettanza delle comunità.
SPAGNA
Con la legge elettorale 108\68 si determina l’elezione degli organi regionali. Nel
maggio ’71 vi è l’approvazione degli statuti da quale nasce un braccio di ferro tra
stato e regioni, nello stesso anno andranno ad esser trasferite nuove funzioni alle
regioni, ma nonostante ciò le regioni non decollano. Nel ’90 vi è un malcontento tra
regioni in merito all’ambito della spesa pubblica, prende potere la lega nord che
spinge verso il secessionismo ciò comporta la nascita delle bicamerali. Con il
governo D’Alema si farà una bicamerale in merito alle regioni e alla loro riforma che
non avrà mai un riscontro pratico. Prima della riforma del titolo V gli statuti delle
regioni ordinarie venivano creati dal consiglio e poi approvati dal parlamento con un
forte uso del principio del parallelismo delle funzioni. Con l’art. 123 si cambia oltre
che il contenuto degli statuti anche i loro limiti, ora si prevede una sola
pubblicazione con la decorrenza di due termini: 30 giorni per il governo di
impugnare e 3 mesi per un referendum popolare che deve esser proposto o da 1\50
degli elettori o 1\5 dei consiglieri; nel caso vengano proposti entrambe le
impugnazioni prevale quella del governo. Nel momento in cui la corte dichiara
illegittime delle disposizioni riparte l’iter di approvazione e con esso anche i termini.
Nel caso di proposizione del referendum questo deve prendere in considerazione
l’intero statuto e non solo parte di esso. Dopo il decorso dei termini vi è la
pubblicazione e l’entrata in vigore dello statuto. Importante è la scelta della forma di
governo che è del tutto libera, la costituzione prevede semplicemente una forma
standard basata sul principio “aut simul stabunt aut simul cadent”, può esservi una
deroga a tale forma optando per un modello parlamentare con elezione diretta del
consiglio il qual entro 90 giorni deve nominare il presidente (modello di valle d’Aosta
e trentino), in Friuli si era optato per un modello in deroga bocciato da un
referendum popolare. Nel momento in cui vi è la sfiducia al presidente eletto in
automatico ci saranno nuove elezioni, non sono valide le pretese di destituire un
assessore sfiduciato poiché il rapporto di fiducia lo ha solo con il presidente, se mai
la nomina del presidente provenga dal consiglio la sua sfiducia non comporta lo
scioglimento del consiglio (valle d’Aosta vige sfiducia costruttiva). Art.123 lo statuto
regionale ha una riserva relativa in merito ai principi fondamentali di organizzazione
e funzionamento i quali devono essere in armonia con la costituzione. Inoltre i
referendum possono essere oltre che abrogativi anche consultivi (in Emilia possono
partecipare anche gli stranieri, in toscana il quorum si calcola sulla base
dell’affluenza alle ultime votazioni)
Art.118 c.3: la legge statale disciplina forme di coordinamento tra stato e regioni in
merito a quanto previsto dall’art.117 c.2 lettera B e H
Art.5 “…adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze
dell’autonomia e del decentramento”
Sedi della leale collaborazione non esistono ancora perciò si è dato maggiori
competenze alle conferenze regionali, queste sono formate dai vertici degli esecutivi
statali e territoriali. Il decreto del ’97 non regolamenta la conferenza delle regioni la
quale è un organismo di diritto privato con la funzione di concordare le politiche
regionali e determinare quale politica esporre nella conferenza stato-regioni,
all’interno della quale a rappresentare la conferenza delle regioni ci sarà il
presidente della stessa. Le regioni si comportano come “corporazioni” che lavorano
comunemente nei confronti dello stato. Possiamo comunque dire che vi è stata una
costituzionalizzazione della conferenza delle regioni la quale assume importanti
compiti come nel caso dei pareri espressi in merito ai DPCM. Il decreto 281\97
istituisce la conferenza stato-regioni, ove lo stato è rappresentato dal presidente del
consiglio o dal ministro per gli affari regionali e le regioni sono rappresentate dai
propri presidenti, alla conferenza unificata invece partecipano il presidente del
consiglio, presidente delle regioni, presidente ANCI, presidente UPI, nel caso di
questa conferenza il consenso deve essere dato da tutti i suoi componenti. Altra
conferenza è quella stato-città- enti locali con esclusione delle regioni. Le conferenze
si trovano a Palazzo Chigi. La conferenza stato-regioni si riunisce due volte l’anno,
deve essere sentita in merito a norme governative in materia di regioni e autonomie
locali. L’intesa che va a scaturire in determinate materie è da intendersi come
debole, nel senso che deve essere cercata ma non è obbligatorio raggiungerla;
quindi, l’intesa non è condizione necessaria nella scelta legislativa ma deve
sussistere nel momento dell’attuazione.
Sent. 251\2016: in materia di costituzionalità della legge Madia, tra i vari decreti vi
erano ambiti d’interesse regionale, si prevedeva che tali decreti venissero inviati alle
regioni per un parere, la corte evince un intreccio di competenze e perciò è
obbligatoria l’intesa tra stato-regioni (questo caso limite con la marginalizzazione
delle regioni)
Sent. 162\2020: in merito alla legge Madia, oggetto erano le camere di commercio,
alcune dopo essere state soppresse agiscono in processo, avanzando la pretesta di
incostituzionalità della norma dovuta alla mancanza di un’intesa iniziale ipotizzando
l’incostituzionalità dell’intera norma. Si sancisce che la mediazione altro non è che
un metodo di governo, il quale si deve guardare nella sua interezza, la convocazione
delle regioni, quindi, deve essere vista come un’obbligazione di mezzi e non di
risultati, ciò trova conferma nel fatto che la leale collaborazione opera in difesa
dell’interesse territoriale.
Riforma Renzi-boschi (bocciata): clausola di supremazia in capo allo stato, ciò
comportava che vi fosse il voto favorevole del senato delle autonomie.
Autonomia finanziaria
L’art 119 ci fa da riferimento insieme alla legge cost.1/2012 -> ha introdotto in
costituzione l’obbligo per il legislatore di rispettare l’equilibrio di bilancio.
-L’art 119 riconosce a comuni, province, città metropolitane e regioni autonomia
finanziaria -> la possibilità di autodeterminarsi con propri bilanci, proprie entrare e
proprie spese. Il secondo comma cita che tale autonomia deve rispettare l’equilibrio
di bilancio, concorrendo ad osservare i vincoli derivanti dal diritto comunitario (con
riferimenti all’art 97 cost che sancisce che tutti gli enti devono concorrere al
sostegno del debito pubblico). Ne deriva che all’ottavo comma dell’art 119 secondo
cui l’indebitamento è eccezionale -> può essere esercitato dalla regione solo per
finanziare spese di finanziamento, non per la spesa corrente e ordinaria, con la
contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che gli enti
territoriali interni alla regione rispettino l’equilibrio di bilancio. Lo strumento
affinché le regioni possano effettivamente rispettare i vincoli economici e finanziari
è la funzione/competenza del coordinamento finanziario e tributario della
Repubblica -> esercitata dallo stato, comma 2 e 3 dell’art 119 stesso che assegna
allo stato la competenza concorrente per la definizione dei tributi, disciplinando la
cornice dei tributi e risorse di cui sono titolari le regioni e limiti alla spesa (necessari
a rispettare i vincoli di bilancio à patto di stabilità del 1997: stabilisce che il
rapporto debito/pil dovesse essere intorno al 60% e del rapporto del 3% di
disavanzo (debito dell’amministrazione)/PIL. Tali vincoli sono stati irrigiditi dopo la
crisi finanziaria del 2008 (“crisi dei debiti sovrani”): gli stati che sfondassero la quota
del 60% dovessero rientrare/reintegrare 1/20 annuo; per quanto riguardo il
disavanzo/PIL è stato introdotto un parametro sul bilancio preventivo secondo il
quale il rapporto non debba superare l’1% e per i paesi più indebitati lo 0.5%. Per
quanto riguarda la spesa dal 2011- in poi ha consentito allo stato di apporre alle
regioni penetranti vincoli amministrativi e di spesa. Anche nelle materie concorrenti
possono e spesso sono anche competenze trasversali, come in questo caso la
finanza pubblica, quindi nel rispetto del principio dell’unità nazionale e degli
interessi della Repubblica, come sancito anche dalla sentenza 35/2014. La Corte dei
conti controlla la veridicità dei bilanci regionali.
Per quanto riguarda l’autonomia finanziaria: l’art 119 rileva tre tipi di entrate su cui
ordinariamente le regioni dovrebbero teoricamente far fede, stabilendo che tali
entrate devono consentire di finanziare integralmente le funzioni pubbliche a loro
attribuite (correlazione spesa-funzione svolta):
-tributi ed entrate proprie -> distinguendo fra:
-tributi propri in senso stretto: istituiti e disciplinati dalle regioni e l’intero
gettito è riscosso dalle regioni stesse; sono rarissimi nella prassi per
-ragioni politiche: altri e ulteriori tributi vengono mal visti sul piano
polito-elettorale
-ragioni normative: la legge di riordino e disciplina dei tributi e della
finanza pubblica, la l.42/1999 “Federalismo fiscale” stabilisce la doppia
tassazione: lo stesso cespite (base imponibile) non può essere tassato
due volte da due livelli di governo diversi. Quindi ovviamente gli spazi e
gli ambiti sono ridotti
-tributi propri derivati: istituito e disciplinato dallo stato lasciando libertà
come l’introduzione di un addizionale o la modifica dell’aliquota; esempi sono:
il bollo auto, l’IMU (enti locali), l’IRAP, la TARI (enti locali)
-Compartecipazione del gettito dei tributi erariali riferibile al loro territorio -> prima
della riforma le regioni erano destinatarie di tributi erariali, post-riforma devono
essere calcolati sulla situazione degli abitanti della regione. Questi trasferimenti si
basano sulle partecipazioni e addizionali di tributi come l’IVA
-Fondo perequativo senza vincoli di destinazione per i territori con minore capacità
fiscale per abitante
Il sesto comma dell’art 119 sancisce che per promuover lo sviluppo economico, [..]
lo stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di
determinati comuni, province, Città metropolitane e Regioni. Una successiva
disposizione di riforma costituzionale di luglio 2022 aggiunge al comma stesso un
riferimento alle isole per promuovere le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi
derivanti dall’insularità.
Nonostante la riforma del titolo V le regioni a statuto speciale sono fatte salve
secondo l’art.116, il quale al 1 comma stabilisce che sono 5 e sono oltre che enti di
diritto comune anche di diritto costituzionale, tant’è che per ogni regione a statuto
speciale vi è una legge costituzionale. Possiamo operare due differenziazioni:
1. Tra regioni a statuto speciale e ordinario
2. Tra regioni a statuto speciale
Al comma 2 art.116 si stabilisce che all’interno del trentino vi sono due province
autonome (Trento, Bolzano) che si comportano come delle regioni a se stanti. La
riforma costituzionale 2\2001 ha riconosciuto degli spazi entro i quali determinati
istituti delle regioni a stuto speciale dovevano essere adeguati alla disciplina; è bene
dire che la riforma del ’01 si applica solo per le clausole di maggior favore per
quanto concerne le regioni a statuto speciale. La l.2\2001 prevedeva che la proposta
di revisione costituzionale potesse provenire dal consiglio regionale e se cosi non
fosse il consiglio doveva dare il suo consenso, inoltre si stabiliva la sottrazione al
referendum costituzionale. La legge costituzionale 2\2001 de costituzionalizzava la
forma di governo la quale può essere modificata attraverso legge statuaria, una
legge atipica che richiede degli oneri più gravosi rispetto al procedimento di
revisione ordinario, prevedendo quindi una doppia votazione a maggioranza
assoluta; il referendum può essere proposto da 1\30 del corpo elettorale e 1\5 dei
consiglieri regionali. La legge statuaria può disciplinare il referendum che può essere
abrogativo, consultivo o propositivo; ad esso va ad affiancarsi ciò che sono norme di
attuazione che hanno la forma di DLGS, tali norme spesso integrano ed innovano lo
statuto, tali decreti vengono emanati dal governo senza alcuna legge delegata,
basandosi sullo statuto previo parere della commissione paritetica. La competenza
legislativa la possiamo qualificare come:
• Primaria\esclusiva: ambiti stabiliti dallo statuto dove la regione può legiferare
rispettando determinati limiti (principi generali ordinamento giuridico, norme
di riforma economiche e sociali, obblighi internazionali, interesse nazionale)
• Competenza concorrente: non vi è differenza rispetto alle regioni a statuto
speciale
• Competenza attuativa: competenza in merito agli spazi vuoti lasciati dalla
legge statale
Competenza amministrativa: per le regioni speciali è ancora presente il principio del
parallelismo
Autonomia finanziaria:
• Principio paritetico: gli accordi vengono stretti tra stato e regioni (forma di
concertazione debole, lo stato dopo il tentativo può procedere
singolarmente)
• Forte distribuzione dei tributi in base a quanto riscosso sui territori, con
l’obbligo di auto-finanziamento per l’ambito ospedaliero
• Intervento statale attraverso fondi per la riqualificazione sociale
La costituzione all’art.116 prevede un regionalismo differenziato, prevedendo in
determinate materie la possibilità di applicare le autonomie regionali attraverso un
accordo tra stato e regioni interessate. Possiamo parlare di tre livelli di autonomie:
1. Speciale
2. Ordinario
3. Differenziato (mai attuato)
22\11\22
Organi regionali: bisogna fare una distinzione tra gli organi necessari ed eventuali,
gli organi necessari sono previsti dalla costituzione mentre gli organi eventuali sono
se mai previsti dagli statuti. Gli organi necessari sono: il consiglio regionale, il
presidente della giunta, la giunta, ed il consiglio delle autonomie locali. Il consiglio
regionale è un organo collegiale eletto dai cittadini della regione che hanno
compiuto i 18 anni. È composto in modo variabile in base al numero dei soggetti
presenti nella regione, quindi il numero è variabile, potremmo identificarlo come un
parlamento della regione ma non deve mai essere identificato come tale, anche qui
vi troviamo un divieto di vincolo di mandato coincidente con l’art 67 della
costituzione, anche in questo caso è previsto un’indennità, vi troviamo poi una
garanzia in merito all’insindacabilità delle opinione espresse anche al di fuori
dell’aula purché ricalcano quanto detto all’interno dell’aula stessa ed i voti dati
nell’esercizio delle funzioni art.122 cost., argomento differente è inerente
all’imputabilità questa spetta solo ai parlamentari ma non ai consiglieri. Nel caso di
elezione in parlamento il giudizio in merito alla possibilità di elezione spetta a delle
commissioni parlamentari, il quale giudizio è insindacabile, a differenza invece del
consiglio ove l’ultima parola spetta sempre al giudice. All’interno del consiglio vi
troviamo: un consiglio di presidenza, commissioni non previste dalla costituzione,
queste sono competenti per materia e sono simili a quelle del parlamento, la
commissione può quindi operare in sede referente, redigente (procedimento in cui
la commissione opera in modo definitivo, l’assemblea voterà l’atto in generale e non
i singoli emendamenti), deliberante (senza passare dall’aula e adottare l’atto in
commissione, ciò ad esempio è previsto in Campania). Possono essere previste le
commissioni d’inchiesta regionali, queste non operano con dei poteri giudiziari a
differenza di quanto previsto per il parlamento. Vi sono all’interno del consiglio
anche dei gruppi formati dai consiglieri di stessa estrazione politica, questi possono
essere formati da una persona singola e prendono il nome di gruppi monocellulari. Il
consiglio si dota di un proprio regolamento, il quale contiene il dettaglio di quanto
già dettato dallo statuto, i regolamenti del parlamento non possono essere
questionabili e quindi oggetto di giudizio da parte della Corte costituzionale
(indipendenza del parlamento) e non può inoltre essere norma di parametro, ciò
non vale per il regolamento del consiglio, il quale può essere utilizza come
parametro interposto. Per quanto riguarda la validità delle sedute del consiglio vi ci
deve essere un quorum strutturale (per lo più 50%+1) diverso è invece il quorum
funzionale richiesto affinché una votazione sia valida (ad esempio per
l’approvazione dello statuto è richiesta la maggioranza assoluta), di regola per un
atto del consiglio la maggioranza dei presenti è necessaria per l’approvazione di un
atto, fatto salvo la presenza del quorum strutturale, tranne se non vengano richieste
delle maggioranze diverse da parte dello statuto (es. legge elettorale in Liguria deve
aversi una maggioranza dei 2\3), il voto è sempre palese salvo determinati casi. In
base al calcolo degli astenuti i casi variano in base a quanto disposto dallo statuto
(Lazio simile alla camera), anche a livello nazionale vi era differenziazione: nella
camera gli astenuti non avevano valenza a differenza del senato dove il numero
degli astenuti serviva per il calcolo del quorum strutturale, ora al senato si adotta il
medesimo meccanismo della camera. Il consiglio può revocare la fiducia al
presidente, anche se non vi è stretto rapporto di fiducia tra i due. Il consiglio può
presentare una proposta di legge al parlamento, anche per quanto riguarda la
proposizione dei referendum è importante la funzione del consiglio ( 5 regioni\
consiglio regionale). Il consiglio regionale svolge ,similmente al parlamento in
ambito nazionale, funzione di indirizzo e controllo nei confronti del presidente e
della giunta ciò accade attraverso mozioni, risoluzioni o ordini del giorno; per
quanto riguarda i controlli ciò avvengono attraverso interpellanze o interrogazioni; il
consiglio svolge anche funzioni di alta amministrazione come ad esempio sceglie
dirigenti di enti controllate dalla regione ed inoltre svolge funzioni consultive
rilasciando pareri. Il consiglio svolge funzioni in merito al controllo interno, può
accedere che nel momento in cui si vara una legge si predispone che dopo un tot di
tempo ci sia un controllo sulla sua applicazione. La giunta regionale è l’organo
collegiale esecutivo ma non la si può equiparare al governo nazionale, poiché a
livello nazionale il presidente del consiglio è un primus interpartes ovvero non si
trova in una posizione di supremazia lui coordina la politica ed i ministri con
portafoglio svolgono le funzioni descritte in costituzione, mentre in regione vi è una
posizione di supremazia del presidente in relazione agli assessori i quali infatti sono
di sua nomina; gli assessori operano in regime di collegialità, è la giunta con il
presidente che prendono l’insieme delle decisioni, la direzione della giunta spetta al
presidente il quale può avocare a se una funzione di un assessore; non vi è la
sfiducia individuale (nei confronti degli assessori) come sottolineato dalla corte
costituzionale, ma sono previste in alcune regioni delle mozioni di censura o
mancato gradimento nei confronti degli assessori. Il presidente ha il compito di
dirigere la giunta ed inoltre ha un potere oltre che di nomina anche di revoca. Ruolo
della giunta è quello di predisporre atti finanziari, approvare regolamenti, mentre il
presidente rappresenta la regione e promulga le leggi nel caso di elezione diretta
questi ruoli sono accentuati. Il CAL è un organo necessario nelle regioni, è un organo
di rappresentanza degli enti locali, deve essere disciplinato nello statuto ed ha
prevalentemente funzioni di tipo consultivo, ci sono delle leggi per le quali è
richiesto il parere obbligatorio del CAL, parere il quale può essere vincolante o
meno, in alcune regioni ha anche il potere di iniziativa legislativa. Gli organi non
necessari sono previsti dagli statuti tra questi, ad esempio, vi troviamo le
commissioni di garanzia o consulte statutarie o per le pari opportunità, molte
regioni in oltre prevedono il difensore civico soggetto il quale promuove le istanze
dei cittadini innanzi agli organi regionali.
24\11\22
Numero massimo e minimo dei consiglieri regionali è fissato con legge statale va da
un minimo di 20 per regioni con meno di 1M di abitanti, massimo di 80 per regioni
con più di 8M di abitanti, ad esempio la regione Emilia-Romagna opta per 50
consiglieri.
1\12\22
Art 116 cost. innovazione apportata con la riforma del titolo V; cavallo di battaglia
della Lega Nord la quale sottolineava la differenza che vi era anche tra regione
ordinarie, con la “devolution” del governo berlusconi si optava per un “federalismo”
delle regioni questa riforma costituzionale viene bocciata nel referendum del 2006
ma rimane comunque baluardo della destra l’idea di conferire più poteri alle regioni.
Successivamente con la legge 42\2009 un governo di csx prova ad optare per un
criterio di spesa standard piuttosto che storica, nonostante ciò l’art.116 non è mai
stato attuato. Nel 2017 3 regioni (Lombardia e Veneto attraverso un referendum,
Emilia-Romagna) chiedono il regionalismo differenziato, a queste regioni si
affiancano in un secondo momento anche altre regioni. L’art.116 prevede l’iniziativa
da parte della regione la quale richiede maggiore forme di autonomie allo stato, per
far si che questa possa essere identificata come regionalismo differenziato ci devono
essere due presupposti: un’intesa tra stato e regione ed una votazione in merito al
disegno di legge scaturito dall’intesa da parte del parlamento con maggioranza
assoluta (ciò è molto simile a ciò che accade per le confessioni religiose, il
parlamento in questo caso però può approvare o meno l’intesa mentre nel caso
delle regioni il parlamento può proporre delle modifiche in ragione dell’interesse
nazionale e della tutela delle altre regioni). Quanto previsto dall’art.116 vale solo
per le regioni ordinarie, per le regioni speciali se vogliono ampliare la loro sfera di
autonomia devono operare in modo differente ovvero attraverso una legge
costituzionale. Per quanto riguarda le regole generali delle materie che possono
rientrare nelle competenze esclusive a norma dell’art.116, tipo la giustizia di pace,
spetta allo stato stabilire le regole generali, altro caso è quella dell’istruzione ove
all’art.33 si stabilisce che le norme generali devono essere stabilite dalla legge della
repubblica, anche nel caso dell’ambiente vi è una legge stringente da parte dello
stato stabilendo dei limiti entro i quali le regioni possono muoversi. L’art.116
impone il rispetto dei principi stabiliti dall’art.119, poiché per la richiesta di nuove
competenze alla base vi troviamo dei maggiori fondi per le regioni quindi nelle
intese si deve stabilire quali sono i modi attraverso i quali tali fondi vanno ad essere
stanziati. Nell’intesa proposta dalla regione Emilia-Romagna si stabilisce che entro
10 anni lo stato deve verificare che quanto richiesto sia stato attuato, all’art.2 si
specificano le materie per le quali la regione richiede le competenze, all’art.3 si
richiede l’istituzione di una commissione paritetica formata da 9 membri designati
del consiglio regionale e 9 membri designati dal ministro per gli affari regionali,
all’art.5 si parla delle risorse finanziarie ed umane e quindi si richiede di determinare
in commissione come si possa arrivare al finanziamento.