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DIRITTO REGIONALE

Lezione 20/09/2022
Il diritto regionale è una branca di costituzionale à ovvero l’articolazione e
distribuzione del potere dal punto di vista verticale. Ha una vocazione positiva,
ovvero come disciplinato dalla costituzione. Il federalismo è lo studio di processi di
aggregazione e disgregazione dei territori, studia quindi le dinamiche e tendenze che
vengono ad esserci in una determinata organizzazione territoriale à bidirezionale:
un verso l’accentramento e dall’altro al decentramento. Il federalismo è descrittivo
(politologica) perché descrive la tendenza, ma non come dovrebbe essere à per far
questo dobbiamo far riferimento alle norme giuridiche. Il diritto regionale, quindi,
non tratta le tendenze, ma come dovrebbe essere. A seconda di quello che
prescrivono le norme giuridiche e alle tendenze nate grazie a queste, noi possiamo
catalogare quell’esperienza che riassume i caratteri prescrittivi e descrittivi di una
determinata organizzazione. Queste etichette si chiamano “stato federale”, “stato
regionale”, “stato accentrato”, “stato confederazioni”, fino all’ipotesi meno
integrata, ovvero le organizzazioni internazionali, disciplinate dal diritto
internazionale, come l’ONU. Caratteristiche:
-Nella federazione permangono i poteri numerati della confederazione.
-Nei sistemi federali, gli stati federati partecipano al processo di revisione
costituzionale
-nelle federazioni vi è partecipazione degli stati negli istituti statali/centrali, come la
camera delle regioni tedesca o americana
Lo stato regionale, di solito, nasce come Stato centrale e decide per scelta sovrana di
darsi un’articolazione in enti regionali à Meuccio Ruini quando presenta il progetto
di stato regionale alla commissione delle regioni del 1975 dice che una delle
innovazioni più importanti del precedente stato centrale era quella di creare le
regioni per scelta sovrana dello Stato. (NB le regioni non partecipano al processo di
revisione costituzionale)
Lo stato centrato à un solo polo amministrativo che emana direttive e assegna
compiti da svolgere agli enti locali, che si limitano a seguire quest’ultime.

Lezione 22/09/2022 modulo 2


La patologia di uno Stato
Modelli di distribuzione verticale dello Stato (orizzontale -> forma di stato e forma di
governo): capire se ci si trova davanti ad uno stato:
-unitario à poteri in capo allo stato centrale, ai poteri periferici spettano mansioni
amministrative -> decentramento burocratico o funzionale, ES In Francia
-composto à il potere è distribuito fra lo stato e gli enti periferici, poteri di stampo
legislativo e politici grazie all’utilizzo e costituzione di organi rappresentativi del
territorioà decentramento politico o istituzionale ES l’Italia, oppure ancora meglio
gli USA, la Germania e la svizzera
Forti negli ultimi anni è il pensiero autonomista che ha portato sempre più alla
creazione di ibridi fra i due modelli. Diversa è la confederazione di Stati:
all’inizio gli USA e UE à più stati indipendenti e sovrani danno vita ad una
organizzazione comune per affrontare insieme questioni economiche e di difesa,
non nasce un nuovo stato ma ci si trova davanti ad un parco organizzativo sempre
modificabile e non totalmente vincolante, non esiste una costituzione come nella
federazione o in uno stato regionale/accentrato, dalla quale ci si può divincolare. Di
per sé è una sorta di passaggio verso il federalismo
Il federalismo nasce da Kant, credeva di creare una situazione in cui esiste un
governo generale per tutti, al fine di garantire parità e uguaglianza per tutti. Da qui
nasce l’idea dello stato federale à che nasce per la volontà di creare e di unirsi,
oppure come l’esperienza del Belgio che diventa uno stato federale dall’evoluzione
da stato regionale. Caratteristiche:
-costituzione scritta e superiore che riconosce l’autonomia degli enti politici
territoriali al proprio interno (stati membri, cantoni SWI, lender GER, province ARG).
La costituzione prevede un riparto delle competenze, 1) legislative -> esclusiva dello
stato centrale ed esclusive degli stati membri, 2) amministrative e 3) giudiziarie
come negli USA.
-parlamento bicamerale, una camera rappresenta lo stato centrale e l’altra i territori
-> può variare: negli USA è paritetico, ogni stato è rappresentato da 2 senatori; In
germania è proporzionale rispetto alla grandezza del lend. I senatori possono essere
eletti dal popolo (USA), dal parlamento o scelti dai governi (Germania) à ciò che
dicono i governi del lend, quello dev’essere votato dal parlamentare del lend ->
vincolo di mandato. Fondamentale la partecipazione del lend per i processi di
revisione costituzionale, in Germania una revisione dev’essere accettata dai 2/3
della camera dei lend.
Chi detiene il potere? Teorie:
-potere degli stati membri? à gli stati membri legittimano l’operato dello stato
centrale
-potere è ripartito à un po’ agli stati membri, un po’ allo stato centrale. Bisogna
riconoscere la superiorità della costituzione federale, di conseguenza il potere dello
stato centrale è superiore.

Stato regionale
Generalmente nasce da uno stato centralizzato che decide di suddividersi in
articolazioni autonome.
-Italia à regionalismo
-Francia à decentramento burocratico
-Portogallo à ibrido, alcuni territori hanno un’impostazione regionale e altri no: le
azzorre e madeira
Caratteristiche:
-sono riconosciuti degli enti territoriali a livello costituzionale
-costituite da statuti sottoposti da controlli di legittimità costituzionale
-competenze amministrative, legislative, autonomia finanziaria
-non hanno competenze in materia di sicurezza e polizia giudiziaria à competenza
esclusiva dello stato
-non vi è una camera adibita alle regioni
Si può parlare di stato regionale solo se la costituzione nazionale prevede come ente
costituzionale le regioni stesse, anche se la costituzione lo prevede è considerata
regione solo quell’ente che fa eleggere i rappresentanti ai propri abitanti e che
considera gli organi amministrativi
La differenza reale tra regionalismo e federalismo:
-federale à una propria costituzione, camera rappresentativa, autonomia
finanziaria limitata
-regionale à gode di autonomie date da una costituzione nazionale/centrale, non vi
è una camera rappresentativa, totale autonomia finanziaria.
La secessione è una patologia dello stato à uno degli elementi fondamentali di uno
stato è il territorio e una secessione inevitabilmente lo modifica o lo attacca
L’impossibilità di recedere da questo patto sociale del federalismo è data dal
passaggio di sovranità e potere in capo allo stato centrale, confermato anche da una
sentenza che descrive il federalismo come un patto impossibile dal quale recedere.
1921 la lega delle nazioni deve decidere la secessione delle isole HALAND dalla
Finlandia. Quest’ultima sancisce che la secessione non può mai essere unilaterale, a
meno che non sia l’unico rimedio ad una situazione di ingiustizia. Nel corso della
guerra accade che gli stati colonia secedono dalle madri patrie, questo porta a galla
il principio di autodeterminazione dei popoli. Autodeterminazione che legittima la
secessione solo se quel popolo risulti oppresso da regimi antidemocratici (quindi si
alla recessione dei paesi ex colonie dalle madri patrie). I popoli che vivono in un
territorio con il quale non condividono alcune idee e identità nazionale, ma non
sono oppressi, non possono accedere a tale diritto, ma vengono riconosciute come
minoranze e come tali, titolari di diverse e più ampie autonomie. Esperienze di
secessione:
-Bangladesh e India
-paesi baltici
-paesi balcanici (ex Jugoslavia)
-Serbia e Montenegro, siglando un accordo nel 2002 che prevedeva la possibilità di
separarsi dopo un’esperienza di unione di 3 anni, come avvenne nel 2006
-Québec e Canada à il Canada per maggioranza è di influenza anglofona, mentre il
Québec è francofono. Una delle macro-differenze sta nella cultura giuridica: Francia,
Civil Law; UK, common law. A più riprese il Québec ha provato a recedere dal
Canada. La corte superiore canadese non considera tale referendum per la
secessione incostituzionale, definendo la costituzione come una non camicia di
forza, sancendo che se ci sono forti richieste di secessione bisogna darne alito. NB
questa sentenza non è un obbligo a concedere la secessione, ma ad aprire un
dialogo e all’apertura di una negoziazione. Con il Clarity act lo stato canadese ha
concesso maggiori autonomie al Québec e nel 2006 lo riconosce come una nazione
all’interno del Canada unito. Caso canadese fortemente richiamata dalla catalogna
per la propria lotta all’indipendenza, come la Scozia v UK
La scozia ha svolto un referendum nel 2014 chiedendo ai cittadini se volessero
separarsi. Nel 1707 la Scozia firma l’act of union con l’Inghilterra, creando il regno
unito di Inghilterra, essendo stata sempre fortemente diversa dall’Inghilterra.
Nonostante l’act of union hanno un sistema giudiziario, organizzativo, scolastico
diverso dall’Inghilterra. Nel 1979 vi è stato un altro referendum per la ricostituzione
del parlamento scozzese, non raggiungendo il quorum. Parlamento scozzese che
viene ratificato dal governo centrale, riconoscendole anche forti autonomie. Con
l’accordo di Edimburgo nel 2012 si consente alla Scozia di svolgere il referendum,
prevedendo che si sarebbe svolto nel 2014 à il 55.3 % ha votato no e il 44.7% si,
fallimento del progetto indipendentista scozzese. Nel 2016 viene accordato un
nuovo accordo con il governo centrale, dove viene ripreso il processo di devolution
(maggiori autonomie finanziarie e amministrative), non un ulteriore referendum.
Successivamente al brexit, la Scozia fu fortemente in disaccordo con tale decisione;
nel 2023 sarà svolto un nuovo referendum per la Scozia per essere riammessa in UE
e separarsi dall’UK.
Caso della catalogna
Viene annessa alla spagna nel 1714 con Re Filippo V. nel 1914 la Catalogna riprende
per un breve periodo la propria autonomia, come nel 1931 con l’approvazione del
primo statuto catalano che nel 1946 viene soppresso da Francisco Franco. Nel 1975
cade Franco e nel 1978 la nuova costituzione spagnola valorizza le realtà autonome
e garantisce un trattamento speciale per la catalogna e per le altre regioni storiche,
ma non per Barcellona. Le regioni storiche dei Paesi baschi e la Navarra hanno un
diverso sistema fiscale, riscuotono le tasse autonomamente e a fine anno vanno a
negoziare con lo stato le quote da versare. Alla catalogna non venne concesso. Nel
2006 la catalogna modifica lo statuto e inserisce lo stesso sistema dei paesi baschi e
la Navarra. Il governo centrale impugna immediatamente tale statuto e la corte ne
dichiara l’illegittimità. Il governo centrale nega la riforma fiscale, ma vuole
indennizzare maggiormente la catalogna. La catalogna rifiuta ribadendo la forte
diversità con il governo centrale. Nel 2014 svolgono una “consultazione non
referendaria”, fittizio di un vero e proprio referendum, che viene ugualmente
impugnata dalla corte. Corte che, riprendendo la sentenza del Canada, sancisce che
il referendum non può essere unilaterale, ma dev’esserci l’ok del governo centrale.
Tale fittizio referendum vede una scarsa partecipazione alle urne (circa il 30%),
consequenzialmente partono delle sanzioni agli organizzatori da parte del governo
centrale. Nel 2015 si svolgono nuove elezioni e il partito indipendentista riceve una
larga maggioranza nel parlamento catalano, Puidemont diventa presidente della
giunta e fa partire il processo politico della catalogna per l’indipendenza; inutile dire
che anche questo atto viene impugnato e dichiarato incostituzionale: il tribunale
sancisce il primato della costituzione. I catalani indicono un nuovo referendum nel
2017, impugnato e dichiarato illegittimo da Madrid, ma la catalogna inizia
comunque ad organizzarsi con delle leggi di organizzazione delle urne, aggiungendo
che non vi è la necessità di un quorum minimo. Se la maggioranza si esprimerà a
favore della secessione, allora il parlamento catalano invierà la proposta a Madrid, al
contrario lo stesso parlamento si dimetterà e si andrà alle elezioni anticipate. Tali
leggi di organizzazione furono bloccate dalla corte suprema spagnola e scoppiarono
disagi in tutta la nazione, con l’intervento della guardia civil e i militari. Viene
dichiarata da Puiedemont l’indipendenza catalana e successivamente scappa fra il
Belgio e la Germania, per poi essere preso e rispedito in Spagna per il processo.
Madrid applica l’art 155 della costituzione spagnola sul mancato rispetto degli
organi verso la costituzione, permette a Madrid di sciogliere tali organi e
commissionarli fino alle elezioni successive. Elezioni successive che videro ancora
una volta trionfare i partiti indipendentisti. Più tardi verranno imputati vari reati agli
organizzatori di quel referendum del 2017, ma dovevano essere giudicati dal giudice
del territorio dove sono accaduti i fatti, quindi dal giudice catalano e non di Madrid.
Il covid e la crisi energetica hanno sopito la centralità di tale argomento nella testa
dei catalani

La vicenda italiana, il Veneto


Lo sfondo è il classico della crisi economica. Nasce negli anni 90’ dal lamento
dell’inefficienza della capitale e del sud italia, volendo secedere e creare la padania.
Nel 2009 fu progettato il federalismo fiscale che rimase sulla carta, nel 2012 il
veneto approva uno statuto citando il “popolo veneto” e nel 2014 si apre una
consultazione online sulla secessione: 2mln di veneti rispondono sì e il consiglio
veneto approvano due leggi regionali per dare il via ad un processo di indipendenza.
La corte sancisce la maggior parte delle proposte come illegittime. Nel 2017 ci fu un
referendum per richiedere maggior autonomie sia per il Veneto che per la
Lombardia e la maggioranza ha votato per attivare la clausola di maggiori forme di
autonomia come sancito dall’art 116 (o 119) , che in realtà prevede che tale
processo debba essere attivato e richiesto direttamente dal presidente di regione e
non tramite referendum, come fatto dall’Emilia Romagna. Tale situazione fu
bloccata e rimane bloccata per via del covid.
Altre situazioni allarmanti sono, ad esempio, quella del Sud Tirolo, minacciata anche
dall’apertura all’annessione da parte dell’Austria, dove il primo ministro voleva
offrire il doppio passaporto agli abitanti. Altra situazione è quella sarda, dove il 20%
del consiglio regionale è preso dal partito indipendentista.

Lezione 27/09/2022 Modulo 1 (deform, saggio del federalismo)


Il discorso del regionalismo non è un discorso statico e fermo, ma è in continua
dinamicità che può portare sino alla secessione che da vita ad un nuovo ordine
costituzionale, sia per lo stato d’origine sia al nuovo stato di creazione. La secessione
opera tipicamente nell’ambito dello stato sovrano, che ha il monopolio della forza
su un territorio, non opera in un ambito in cui non vi è tale riconoscimento; non si
parla di secessione in sistemi confederali o sovranazionali, dove la sovranità è
condivisa fra il soggetto principale e i membri/stati che ne fanno parte; ove appunto
non si parla di secessione, ma di recessione dalla confederazione prevista dai trattati
istitutivi, come ad esempio l’art 50 TUE che prevede le dinamiche per la recessione
degli stati membri UE. La staticità degli stati centrali e la dinamicità degli enti
territoriali, le prime ci aiutano a descrivere le seconde: nelle confederazioni vi è
sovranità condivisa, nelle federazioni la sovranità è in mano allo stato (centrale)
federale avendo poteri enumerati -> Caratteristiche dello stato federale:
1) clausola di enumerazione à risultato di quello che in epoca precedente era il
processo di aggregazione: nel processo di aggregazione gli stati sovrani che delegano
allo stato centrale), lasciando comunque ingenti autonomie agli stati (enti) federati.
Nel federalismo si prevede una clausola di supremazia per far valere gli interessi
unitari della nazione sugli interessi degli stati federati (enti)
2) Patto fra enti territoriali (che si uniscono) à questi devono essere chiamati in
causa nel processo di revisione costituzionale:
-direttamente -> emendamenti (USA)
-indirettamente -> un ente che rappresenti gli enti territoriali (GER)
3) presenza di un organo di rappresentanza dei territori à finalità e rappresentanza
sono gli elementi che distinguono la rappresentanza politica dalla rappresentanza
territoriale che può essere eletto direttamente oppure dalla legislazione del paese;
organo che manca nello stato regionale:
-Lo stato sovrano per scelta sovrana, attraverso la costituzione, decide
eventualmente di riconoscere autonomie agli enti territoriali.
-Nello stato accentrato vi sono degli uffici che vengono dislocati nel territorio
dove svolgono solamente funzioni amministrative, mancando qualsiasi
funzione normativa o legislativa.
Nozioni generali:
1) Principio di leale collaborazione à in base al quale nelle comunità multilivello per
evitare la dissoluzione, che può avvenire sia in senso centralistico (soppressione) sia
in senso centrifugo, l’esercizio delle funzioni deve avvenire rispettando le
prerogative dell’altro, massimizzando da un lato le identità dei diversi soggetti
territoriali, ma dall’altra parte muovendosi insieme verso gli interessi unitari della
nazione. Dal punto di vista politologico (dinamica) può muoversi o in senso centrale
o autonomistico: nella costituzione del 1871 che crea l’aggregazione degli stati
tedeschi, il principio di collaborazione era il principio di lealtà degli stati verso la
nascente nazione. Nello stato regionale italiano dopo la riforma del titolo V ha
contribuito ai contenziosi fra stato e ragioni, svolgendo una funzione di difesa degli
enti territoriali (conferenza stato-regioni)
2) Principio di rappresentanza territoriale à emerge in maniera più netta delle
esperienze federali che regionali, nonostante sia centrale anche nello Stato
regionale. La rappresentanza territoriale è la rappresentazione dei territori verso il
centro (stato centrale), che quest’ultimo non è in grado di conoscere. Si differenzia
dal concetto di rappresentanza politica à è la rappresentanza della comunità
politica generale, prendendo un po' da questa rappresentanza politica generale e un
po' dalla rappresentanza degli interessi (es sindacati) specifici e parcellizzati. La
rappresentanza territoriale vive di questa natura anfibia: generale nei confronti del
territorio di riferimento, essendo comunque settoriale rispetto allo stato centrale
generale, ponendosi esattamente a metà strada fra rappresentanza politica
generale e rappresentanza degli interessi di categoria/settore. Tanto più diretta del
corpo elettorale, tanto più avremo una rappresentazione degli interessi; tanto più
indiretta composizione dell’ente regione, più saremo vicini alla rappresentanza
politica
3) Modalità dell’autonomia finanziaria à tanto più un soggetto possiede autonomia
legislativa e normativa, tanto più dovrà sostenere (economicamente) tali autonomie:
di bilancio, di entrate e di spese. I modelli possono essere diversi ma i grandi poli che
possono caratterizzare le autonomie:
-tassazione concorrente -> 1) sovrapposizione della funzione finanziaria
attraverso il presupposto impositivo (cespite) -> es: addizionale IRPEF
regionale; 2) nel gettito, la condivisione delle entrate fra Stato centrale e enti;
3) oppure entrambe. Pro -> meno costi amministrativi. Contro -> Il rischio di
una parziale opacità: chi tassa cosa, la provenienza dei servizi e il finanziamento
di quest’ultimi.
-tassazione separata -> gli enti tassano cose diverse e ricevono entrate diverse.
Più intellegibile e trasparente, facendo capire meglio al cittadino come vengono
spese le risorse; il rischio è che si possa palesare una doppia tassazione, prima
dell’ente e poi dello stato. Crea una moltiplicazione della tassazione, avendo la
tassazione separata richiede distinti apparati organizzativi che riscuotono e
controllano. Promuove la responsabilità
Perequazione à evitare un livellamento eccessivo dei finanziamenti dello stato
centrale verso gli enti territoriali. Può avvenire per:
-capacità finanziarie -> intervengo sulla capacità fiscale dei cittadini nel territorio
-fabbisogno finanziario -> di quante risorse ha bisogno un determinato territorio
Lezione 29/09/2022
Confederazioni di stati
UE
È una confederazione che oggi è discussa per dei caratteri autonomi propri dell’UE
stessa. Ciò che distingue l’UE è la sua fondazione: nasce attraverso tre trattati (CECA,
EURATOM e CEE) e presenta fin da subito caratteristiche interessanti -> gli stati
fondatori vollero unirsi per integrazione economica, per funzionalismo -> non
credendo raggiungibile (sin da subito) un’intesa fra gli stati (es Francia e Germania),
ma di attribuire delle funzioni che appartengono agli stati e svolgendole
comunemente, istituendo delle istituzioni comuni: la commissione europea e la
corte di giustizia. Si passò ad abolire le dogane, eliminare i dazi e rendere libera la
circolazione di persone e capitali, rendendolo possibile solamente con la
delegazione da parte degli stati nei confronti degli organi à principio di
attribuzione, specificando le funzioni dell’organizzazione e lasciando le materie
residuali agli stati membri. Nel 1979 il Parlamento europeo divenne direttamente
elettivo; che si va aggiungere alla commissione europea, al consiglio, al consiglio
europeo e alla corte di giustizia. Logica dello step by step, dare progressivamente
l’attribuzione da parte degli stati vero l’UE, si sarebbe raggiunta l’unità politica
dell’unione. Tappe importanti: l’atto unico europeo del 1987 -> prendendo atto
della crescente liberalizzazione degli scambi e della necessità di un mercato unico,
presupponendo condizioni egualitaria per tutti gli stati e la necessità di una moneta
unica. Moneta unica che venne istituita con il trattato di Maastricht e venne affidata
alla banca centrale europea, avente il compito di mantenere bassa l’inflazione.
Siccome gli stati non rinunciano alla sovranità finanziaria ed economiche à
disallineamento fra banca centrale e coordinamento economico-finanziario; ma nel
1997 viene introdotto il patto di stabilità -> che vincola le quote di deficit (sotto il 3%
annuo e il 60% debito/pil). Integrazione della corte di giustizia à tutte le corti degli
stati membri, possono e devono (se sono ultima istanza) rivolgersi alla corte di
giustizia in caso in cui dovessero avere dubbi sulla compatibilità del diritto interno
con il diritto comunitario, chiedendo alla corte di giustizia un’interpretazione del
diritto sovranazionale à in caso di incompatibilità la corte di giustizia comunica alla
corte nazionale di non attuare il diritto interno e di applicare i regolamenti UE.
Accanto a questa spinta centripeta della corte di giustizia, accade che l’integrazione
europea arriva ad un punto tale in cui si pensa ad un progetto di costituzione
europea: che non entrerà mai in vigore per l’opposizione di due stati fondatori come
Francia e Paesi Bassi, venendo meno anche la conferma della supremazia del diritto
comunitario, come stilato e sancito nel progetto di costituzione europea.

Integrazioni giudiziarie (pronunce)


Alcune delle innovazioni della costituzione europea, vengono recepite dal trattato
di Lisbona del 2007 che introduce il TUE e il TFUE, consentendo il diritto di recesso
(Art 50 TUE) cosa che una Costituzione non può mai prevedere (secessione). à
all’art 6 TUE del trattato di Lisbona rinvia espressamente il rinvio alla carta
fondamentale dei diritti dell’uomo; e la corte di giustizia inizia ad utilizzare i diritti
contenuti nella carta come metodo di tutela e di integrazione di tale carta nel diritto
comunitario con chiara supremazia di questo nei confronti del diritto nazionale non
compatibile con la carta fondamentale dei diritti dell’uomo. Da qui la reazione di
alcune corti costituzionali: es Italia nel 2017 -> quando vi è una palese violazione del
diritto interno e della costituzione italiana, lamenta il fatto che debba essere proprio
compito pronunciarsi in materia; e l’attivazione dei cd “controlimiti”, ovvero
l’inapplicabilità del diritto comunitario in caso di incompatibilità con i valori supremi
del diritto interno à es caso Taricco sulla prescrizione dei reati di frode. Controlimiti
che non vengono attivati per una sentenza della corte di giustizia che si accorge del
superamento dei limiti.
Integrazione economica e politica
Per quanto riguarda il discorso dei limiti di bilancio del patto di stabilità, ci si accorse
subito che fosse insostenibile -> nessuno stato membro riuscì a sottostare al di sotto
della quota di deficit e del rapporto debito pil. L’UE irrigidisce il pugno e comunica
ad ogni stato membro di inserire nella propria costituzione questa sostenibilità dei
bilanci. Nel 2015 la commissione di __________ introduce una sorta di nuova
flessibilità del patto di stabilità à cooperazione fra stati membri e UE sulla legge di
bilancio. In questo panoramica arriva la crisi dovuta alla pandemia da covid-19: in
questo caso l’UE agisce in maniera completamente diverso, con l’introduzione del
“Next Generation EU” -> l’Ue si indebita sul mercato per finanziare la ripartenza
degli stati membri, ridistribuendo tali somme prese a debito proporzionalmente.

Stati federali
USA
Nascono come un processo di aggregazione progressiva, gli stati federati hanno
proprie costituzioni ed una costituzione dello stato federale à principio di
enumerazione: vengono sanciti i poteri della federazione, lasciando i poteri residuali
agli stati federati. Vi è la supremacy clause, che sancisce la supremazia della
costituzione dello stato federale sulle costituzioni degli stati federati. Partecipazione
degli stati al processo di emendamento della costituzione. Sovranità popolare -> 1°
emendamento “with the people of United State of America”, sancisce che il potere
spetta al popolo americano e non agli stati federati. Vi è un organo che rappresenta
gli stati federati, riconoscendo la rappresentanza e l’eguaglianza degli Stati. Gli USA
hanno vissuto fasi di più accentramento e fasi di più decentramento à si va in
contro ad un doppio federalismo. Fondamentale per l’integrazione statunitense è
stata la Interstate commerce clause à chiamata in causa contro la segregazione dei
neri d’America, per l’accentramento necessario per il piano di Roosevelt dopo la
great depression, ed infine nel caso dell’introduzione dell’Obama care.
Lezione 06/10/2022
L’UK è l’esempio di uno stato in processo di disarticolazione progressivo, non
classificabile come stato federale ma più assimilabile ad uno Stato regionale à
devolution: decentramento delle competenze, processo che ha dominato la storia
dell’UK da più secoli
L’UK è composto da 4 nazioni: Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Il
percorso inizia nel 1536 vi è l’atto di unione di Inghilterra e Galles, seguita nel 1707 a
comprendere la Scozia -> nascita Gran Bretagna, nel 1800 abbiamo l’atto di Unione
con l’Irlanda del Nord e vi è la nascita del Regno Unito. La devolution è il processo
attraverso il cui il potere viene trasferito dal centro (Westminster) alle regioni che
compongono l’UK, trasferimento del potere senza la rinuncia della sovranità
centrale à Westminster mantiene la sovranità parlamentare, che potrà
unilateralmente togliere e riattivare tale disarticolazione attraverso legge ordinaria -
> giuridicamente sarebbe legittimo, ma politicamente sarebbe davvero difficile.
Devolution asimmetrica à il disegno di devolution fu diversificato
Scozia e Galles
Già nel 1974 ci fu un tentativo di decentramento da parte del partito laburista,
fallito; vi seguono due referendum nel 1978, entrambi falliti per il non
raggiungimento del quorum. Successivamente vi sono stati dei governi conservatori,
contrari alla devolution. Nel 1997 con il governo Blair l’argomento devolution tornò
centrale con il manifesto del partito. Nel ’97 vi sono i referendum in Galles e Scozia:
nello Scotland Act (1998) la devolution risponde ad istanze indipendentiste per
mantenere lo stato unitario. Viene istituito un parlamento monocamerale in Scozia e
i suoi componenti possono essere membri anche nel parlamento di Westminster; il
primo ministro scozzese viene nominato in seguito alla formazione del parlamento e
su proposta di questo, vi è, inoltre, un rapporto fiduciario fra governo e parlamento
scozzese. Lo Scotland act trasferisce anche competenze legislative, ma non vi sono
delle vere e proprie materie esclusive del governo scozzese, ma materie assegnate a
questo ma sulle quali Westminster può comunque legiferare. La validità della legge
ordinaria scozzese non è affetta da validità se il procedimento rinviene vizi formali.
L’art 29 definisce che la legge scozzese non è legge se agisce al di fuori delle materie
di sua competenza -> una materia è fuori dalle competenze se interviene sulle
materie cd riservate, ovvero di materia esclusiva dello Stato centrale elencate
nell’atto. Questo è un modello a competenze residuali: le materie esclusive dello
stato centrale sono elencate, tutto ciò che non è elencato è di competenza scozzese.
Se di competenza esclusiva dello stato dev’essere definito [3) art 29 Scotland Act].
Una delle questioni principali sono le risorse, queste vengono assegnate con il
sistema Barnett: Westminster assegna le quote di risorse. Viene preso il budget
dell’anno precedente e paragonato con il variare della spesa per persona in
Inghilterra (i fondi stanziati non sono vincolati). La formula si applica ai sistemi
pubblici già decentrati. Nel 2015 con la tax devulution la Scozia può modificare le
percentuali delle risorse.
Nel 2010 entra in carica un governo scozzese conservatore e indipendentista e
vennero sempre più richieste maggiori autonomia se non proprio la secessione. Nel
2014 Westminister concede il referendum, ma se quest’ultimo non avesse avuto
esito positivo, allora Westminister avrebbe concesso ulteriori forme di autonomia à
Scotland Act 2016: aumento delle autonomie legislative, possibilità di modificare la
legge elettorale scozzese, sulle risorse rinnovabili etc.
Galles à Government of Wales Act 1998
Nel ’97 viene ripetuto il referendum e vince il sì. L’obiettivo fu quello di dar voce a
movimenti indipendentisti e di promozione e tutela della lingua. In questo caso la
devolution si limita a traferire solamente poteri amministrativi, l’unica funzione
legislativa era quella di approvare leggi delegate. Nel 2006 vi fu l’introduzione del
Government of Wales Act (2006), alla disposizione 103 fu garantita la possibilità di
indire un referendum sull’inserimento (graduale) di maggiori autonomie e
competenze. Nel 2011 fu indetto questo referendum che ha visto vincere il sì
favorevole al processo di devolution. Nel 2017 viene approvato il Wales Act che
riconosce che il parlamento e il governo gallese non possono essere destituiti senza
il permesso del popolo gallese e si passa ad un modello di competenze residuale,
indicando esplicitamente le materie di competenza dello Stato centrale, lasciando
spazio alle materie residuali.

Irlanda del Nord


Nel 1800 vi è l’atto di unione che costituisce il regno di gran Bretagna unita che
abolisce il parlamento irlandese. Vi è poi la guerra di indipendenza nel 1820’s fra
l’IRA e il parlamento inglese. Venne istituito il Government of Ireland Act che
costituita due parlamenti, uno al nord e uno al sud dell’Irlanda sulla base di un
modello di competenze residuali. Nel 1921 viene firmato il trattato di pace fra
irlandesi e inglesi: il trattato prevedeva lo status di autogoverno e la formazione
dello Stato libero di Irlanda, mentre l’Irlanda del nord rimaneva parte del regno
unito contenente una clausola in cui è stata data la possibilità al Irlanda del nord se
far parte dello stato libero di Irlanda o in UK. Il processo di devolution inizia all’inizio
del XX secolo, ma si arresta negli anni ‘70s che vedeva una serie di disordini con
protagonisti l’antagonismo fra cattolici e protestanti, questo porta la sospensione
delle autonomie dell’Irlanda del Nord. Nel 1998 viene firmato il Good Friday
Agreement che prevede che l’Irlanda rinunci all’idea dell’isola di Irlanda unita. Nel
1998, preceduto da un referendum, venne firmato il Northern Ireland Act del 1998 -
> che prevede il raggiungimento dell’obiettivo di devolution, trasferendo poteri sia
legislativi che amministrativi, prevedendo l’individuazione delle materie esclusive di
Westminster e delle materie “residuali” Nordirlandesi ma che potrebbero essere
trasferite in capo a Westminster.
Principio di sovranità parlamentare à il parlamento britannico non legifererà
normalmente sulle materie trasferite senza che prima la regione abbia approvato
una mozione che dia tale possibilità allo stato centrale, che ha funzionato fino alla
Brexit. Nel 2005 con il costitutional reform act la UKSC (UK supreme Court) può
intervenire per giudicare la legittimità delle materie devolute

The West Lothian Question -> l’Inghilterra non è mai stata classificata come regione
autonoma come Scozia e Galles, domanda e lamentala di queste ultime sul perché
Scozia e Galles possono esprimersi su questioni che riguardano solamente
l’Inghilterra, ma i parlamentari inglesi non possono esprimersi su questioni che
riguardano Galles e Scozia? Il manifesto del partito conservatore descrive
l’Inghilterra come in un processa di piena e completa devolution.

GERMANIA
Stato federale nato per annessione a seguito della nascita della costituzione,
l’unificazione è operata dalla Prussia. La prima costituzione è quella di Weimar che
finì con il finire del nazismo, la costituzione successiva venne costituita attraverso un
lavoro operato tra la “Germania” e gli Alleati, solo dopo la riunificazione possiamo
iniziare a parlare di Repubblica federale tedesca. L’art79 della nuova costituzione
andava a conferire dei poteri ai Lander in modo da mitigare un potere centrale forte,
come vi fu nell’esperienza nazista. I poteri conferiti agli enti territoriali li possiamo
intendere come numerati, tra questi poteri vi ritroviamo:
• l’elezione di propri rappresentati locali i quali andranno a confluire in ciò che
è la camera bassa (Bundesrat)
• la partecipazione dei lander al processo di rivoluzione costituzionale (unico
ambito in cui i due rami del parlamento hanno i medesimi poteri e compiti)
Tutto ciò che la Costituzione non ha assegnato al centro spetta ai lander, inoltre la
Federazione ha la possibilità di delegare nuovi compiti ai Lander. Il decentramento
che vi ritroviamo in Germania è di tipo concorrente; la Federazione di principio non
interviene negli ambiti che non la riguardino tranne per gli interessi unitari come
stabilito dall’art72, proprio per questo possiamo parlare di Federalismo di
esecuzione poiché il potere spetta sempre alla federazione. Con riguardo al sistema
del funzionamento giudiziario vi ritroviamo un doppio binario:
• ogni lander ha una propria costituzione e Corte costituzionale
• la federazione organizza solo i giudici di ultima istanza
• vi ritroviamo una supremazia del diritto federale su quello statale
In materia finanziaria possiamo parlare di finanza derivata la quale va ad essere
operata attraverso dei fondi perequativi (le ricchezze riscosse da un lander vanno ad
essere date ad un lander più povero, in un primo momento il versamento avveniva
direttamene dal lander più ricco a quello più povero ora la federazione fa da
tramite). Importante in Germania è il principio di lealtà federale “Bundestreau”
ovvero un costante riconoscimento della periferia, la quale deve svolgere la
funzione predisposta dalla federazione. Altro potere concesso ai Lander è la capacità
di eleggere 7 giudici costituzionali. I rappresentanti dei lander hanno un vincolo di
mandato imperativo.

BELGIO

Fino al 1851 il Belgio era uno stato accentrato ma nel 93 con la modifica
dell’ordinamento costituzionale si ebbe la nascita dello stato federale (forma di
federalismo disaggregativo). Il federalismo belga lo possiamo intendere come un
federalismo a doppio strato:
• federalismo Socioeconomico il quale comporta ad un autogoverno
• processo identitario linguistico, vi ritroviamo le comunità con poteri in merito
all’identità linguistica; le competenze che spettano alle comunità sono
concesse dalla costituzione mentre tutto ciò che non spetta alle comunità o
alla regione allora spetta allo Stato
Principio cardine è quello di esecutività in base al quale una competenza spetta
solo e soltanto ad un livello di governo, affianco ad esso vi ritroviamo in principio
temperato in favore di comunità linguistiche e regioni. In materia di sicurezza
sociale vi è competenza trasversale. Il senato è composto da esponenti delle
regioni e delle comunità, questo non ha potere di indirizzo politico. Per quanto
riguarda il potere tributario è di spettanza delle comunità.

SPAGNA

La spagna è uno stato regionale asimmetrico. La prima costituzione venne


abbandonata da Franco nel 1931, successivamente vi fu la costituzione del 78 la
quale disegnava la Spagna come uno stato regionalizzabile. Veniva data la
possibilità alle province simili ed omogenee per caratteristiche storiche di
costituirsi come comunità, non vi ritroviamo quindi un elenco prestabilito e ben
preciso come in Italia. L’art148 Cost stabilisce che le materie di competenza
regionale dovevano essere decise dalle stesse regioni attraverso il proprio
statuto, il quale comunque passava al voto del parlamento; perciò, vi ritroviamo
comunque statuti diversi ma non eccessivamente. La materia legislativa è sia
esclusiva che concorrente in questo caso lo stato impone le basi minime. L’art
149 cost elenca le materie di competenza esclusiva dello stato, inoltre tutte le
materie non disciplinate dagli statuti regionali sono di competenza dello stato;
perciò, vi ritroviamo una forte omogeneità tranne che per alcuni elementi di
distinzione che risalgono all’identità storica delle comunità, elementi i quali
vengono tutelati dagli statuti (Lingua: catalonia; Diritto civile: Aragona; Regime
Fiscale: Navarra e paesi baschi). Vi è autonomia di spesa in capo alle comunità
tranne che per i tributi propri: ad esempio i paesi baschi hanno un proprio potere
impositivo, parte di questi tributi viene poi versato allo stato per i servizi erogati
sul territorio. In spagna vi ritroviamo un bicameralismo imperfetto dove il senato
altro non è che la camera di rappresentanza delle comunità, tant’è che parte di
esso è designato attraverso elezione diretta da parte della comunità stessa.
ITALIA
Le regioni sono una novità introdotta con la costituzione, novità portata avanti
dalla seconda sottocommissione con all’interno un comitato di 10 tra cui
Ambrosini padre delle regioni. Le concezioni in merito alle regioni variano con il
variare del partito di appartenenza:
• i democristiani hanno una posizione favorevole alle regioni, concepite
come una forma di aggregazione di cittadini; la costituzione doveva quindi
garantire uno spazio entro il quale lo stato non doveva intervenire,
parliamo quindi di regionalismo garantista
• le sinistre non-marxiste avevano un concezione democratica in base alla
quale le autonomie consentono agli amministrati di porsi al governo di loro
stessi
• secondo le ideologie comuniste invece vi è contrarietà alle regioni
Nel primo disegno costituzionale si prevedeva un senato formato per 1/3 da soggetti
di nomina regionale e svuotato del potere di indirizzo politico. La richiesta di aiuti ed
adesione al piano Marshall da parte di De Gasperi e il successivo ingresso nella nato
portò all’uscita nel 47 dei comunisti dal governo di unità nazionale, ciò comporto
una contrattazione a ribasso in merito alla seconda parte della costituzione che
provocò la nascita del bicameralismo perfetto. Questa rottura si ripercuoterà anche
sulla scelta regionalista, i comunisti accettarono le regioni sperando di trovare il
potere nelle autonomie piuttosto che nel centro, nascono le regioni senza alcun
organo di confronto. Le regioni entreranno in funzione 20 anni dopo la costituzione
nel 1970. Nel mentre si discute della creazione delle regioni ordinarie vengono varati
gli statuti delle regioni speciali che al tempo erano solo 4 (Sicilia, Sardegna, valle
d’Aosta e trentino). La creazione dei vari statuti è dovuta alle forti spinte
autonomiste della Sicilia, alle ricchezze e posizione di confine della valle d’Aosta e
l’accordo stipulato tra Italia ed Austria per il trentino. La costituzione non si limita a
disciplinare le autonomie sul piano orizzontale ma anzi le riconosce anche nell’art. 5
e quindi tra i Principi Fondamentali. Nell’art.5 troviamo 4 grandi principi:
1. PRINCIPIO DI UNITA’ ED INDIVISIBILITA’ DELLA REPUBBLICA
2. PRINCIPIO AUTONOMISTICO: si riconosce (pensiero giusnaturalistico) e
promuove le autonomie locali
3. PRINCIPIO DEL DECENTRAMENTO: lo stato delocalizza le sue funzioni per
essere a portata del cittadino
4. PRINCIPIO DI LEALE COLLABORAZIONE: bisogna tener presenti le esigenze
delle autonomie
Secondo la vecchia formulazione della costituzione ricordiamo:
• ART.114 “La repubblica (intesa come stato) si riparte in regioni, province e
comuni”
• ART.115 “le regioni si organizzano secondo il dettato costituzionale”
• ART.123 Gli statuti vengono approvati dal parlamento su proposta delle
regioni, questi devono essere conformi alla costituzione ma anche alle leggi
della repubblica
• ART.117 Potestà legislativa concorrente tra regioni e stato, questa potestà si
riferisce agli ambiti territorialmente situati (turismo, polizia locale, trasporti
regionali). Lo stato fissa i principi mentre le regioni vanno nel dettaglio.
• ART.118 Vi ritroviamo una distribuzione amministrativa che fa riferimento al
principio parallelista in base al quale la funzione amministrativa segue quella
legislativa. “la regione esercita le sue funzioni amministrative delegandole alle
province e comuni”
• ART.119 Autonomia finanziaria in entrata, uscita e spesa. La finanza delle
regioni la possiamo intendere come derivata.
• ART.125 Vi è una fitta rete di controlli operata dalla figura del commissario di
governo (ex: controllo sulle delibere legislative regionali se eccedono le
competenze o in caso di contrasto)
• ART.115 Le regioni sono determinate dalla costituzione
• ART.128 “le province ed i comuni sono enti autonomi nell’ambito dei principi
fissati da leggi generali”
• ART.123 garantisce e riconosce gli statuti delle regioni, i quali sorgono in
armonia con la costituzione e le leggi della repubblica. Lo statuto è approvato
con legge della repubblica, si da al parlamento il potere di consigliare diversi
istituti, lo statuto sarà quini concordato tra regioni e parlamento
• ART.117:
1. Competenza legislativa concorrente: principi generali posti dallo stato
mentre la norma specifica posta dalle regioni
2. Tutto ciò che non spetta alle regioni è di spettanza statale
3. Le norme regionali non devono essere in contrasto con l’interesse
nazionale
• ART.127 Controllo sugli atti amministrativi: il commissario dovrà apporre il
visto sui disegni di legge regionali, dopo esser stato inviato al governo il quale
poteva rinviarlo se in contrasto con la ripartizione dei poteri, in questo caso il
disegno rinviato poteva essere modificato oppure approvato senza apporre
modifiche. In quest’ultima ipotesi il governo poteva impugnarlo vicino la corte
o porlo al vaglio del parlamento. Nel caso di disegno rinviato per la sua nuova
approvazione era obbligatoria la maggioranza assoluta in consiglio regionale.
Unico caso di accesso alla corte costituzionale previsto in costituzione è
proprio quello inerente alla legge rinviata e successivamente impugnata
• L’INTERESSE NAZIONALE non è l’ordinamento o la volontà politica
maggioritaria ma la proiezione della costituzione materiale ovvero i fini e gli
interessi perseguiti dalle forse politiche egemoni (barbera)
L’iniziativa politica regionale non è mai stata impugnata innanzi al parlamento ciò
ha comportato la non completa attuazione dell’interesse nazionale facendo si
che quest’ultimo divenisse base fondante del giudizio di legittimità e non di
merito
• ART.131 stabilisce l’elenco delle regioni:
1. Non vengono costituzionalizzate le regioni storiche poiché il numero
delle regioni sarebbe stato molto alto (es: Salento, Irpinia, romagne)
2. Le regioni vengono create basandosi su un censimento del regno
d’Italia del ‘61
3. Viene meno ciò che è la differenziazione promessa con il
regionalismo
Con la legge Cost.1 del ’48 si prevede la possibilità per le regioni di impugnare in via
successiva una legge statale relativamente ai vizi di competenza. L’ottava
disposizione transitoria sancisce la nascita dei consigli regionali entro un anno, cosa
che non avvenne.
• ART.9 LEGGE SCELBA DEL ’62: in vista dell’attuazione regionale si
sarebbero dovute adottare le leggi cornice in merito ai principi che le
regioni avrebbero dovuto perseguire, ciò comporto il blocco dell’iniziativa
legislativa regionale in attesa dell’intervento dello Stato. Nel ’70 vi fu una
modifica in base alla quale i principi fondamentali potevano essere desunti
dalle leggi della repubblica, comportando un forte controllo della corte
costituzionale in merito ai principi fondamentali
• LEGGE 108\68 elezione diretta dei consigli regionali, avvenuta poi nel ‘70
• LEGGE 281/70:
1. Vengono traferite delle funzioni amministrative contenute
nell’art.117 cost.
2. La funzione di indirizzo e coordinamento spetta allo stato poiché
volta ad indirizzare le politiche regionali perseguendo l’interesse
nazionale
LEGGE DELEGA 372\75 APPORVATA CON D.P.R. 616\77 : con essa si va a delegare
alle regioni funzioni di spettanza statale che possono essere in un secondo momento
accentrate, siamo quindi innanzi al trasferimento di funzioni.
L’attuazione regionale è disposta dal centro senza la creazione di luoghi d’incontro,
solo il 12/10/1983 verrà istituita la conferenza stato regioni attraverso un D.P.C.M.
L’assetto venutosi a creare entra in crisi nel ’90 con la nascita di richieste
autonomiste (lega nord), vi è la nascita del regionalismo identitario che comporta un
federalismo e quindi un’idea di decentramento ed autonomia.
LEGGE BASSANINI: individua le funzioni e gli ambiti dello stato centrale, tutto ciò che
non è espressamente concesso allo stato spetta alle regioni, ciò comporta
l’inversione del sistema previgente. La legge cost 1\99 ha comportato la prima
modifica della seconda parte della cost., con essa lo statuto diventa di prerogativa
esclusivamente regionale, nel redigerlo bisogna solo e soltanto rispettare la
costituzione.
• Art. 123 riformato: viene determinata la forma di governo delle regioni
individuandone una standard derogabile attraverso lo statuto
• Art. 122 “il presidente della giunta salvo disposizioni diverse viene eletto
direttamente dal corpo elettorale”
Vige il principio “aut simul stabunt aut simul cadent” portando alla nascita di
governi stabili a differenza del governo nazionale.
Legge elettorale 165\2004: sistema proporzionale con premi di maggioranza.
La riforma del ’99 è stata un preludio della successiva riforma del ’01 alla quale ha
fatto seguito un referendum confermativo voluto dal CSX, in merito viene eletta una
commissione con al capo D’Alema la quale ebbe fine con la significativa spaccatura
tra CSX e CDX in merito alla giustizia. Alla viglia delle elezioni del 2001 il CSX approva
una riforma in seconda seduta andando ad allargare le funzioni spettanti alle regioni
per accaparrarsi dei voti, ciò non bastò e persero le elezioni. Questa riforma,
comunque, persegue una disarticolazione dello stato, ciò comportò la nascita del
nuovo art.114 “La repubblica è costituita da comuni, province, città metropolitane
(ancora inesistenti), regioni e Stato (prima ricompreso nel termine repubblica)”
andando quindi a creare una sorta di idea paritaria poi confermata dal secondo
comma con il quale si dava autonomia statutaria per tutti gli organi citati nell’art.
Vi è un inversione delle numerazioni, nel senso che vengono numerati i singoli poteri
dello stato (art.117) mentre tutto ciò che è non gli è espressamente concesso spetta
alle regioni (competenza legislativa residuale), viene in oltre stabilito all’ultimo
comma dell’art.117 che le regioni possono concludere degli accordi solo nelle forme
consentite dalla legge dello stato. Vengono introdotti nuovi vincoli provenienti oltre
che dalla cost. ma anche dall’ordinamento comunitario (prima volta che si menziona
in costituzione) e dagli obblighi internazionali (fa riferimento agli accordi tra Italia ed
Austria in merito al Sudtirol ma anche ad altri casi).
• Art.116 regionalismo differenziato: si riaffermano le regioni speciali; sorge a
metà strada tra le regioni speciali e l’ordinamento una terza forma in armonia
con il terzo comma art.116 ed il 3 comma art.117 nonché materie del secondo
comma art.117 (giudice di pace, territorio), queste funzioni vengono concesse
dallo stato alle regioni su iniziative di quest’ultime attraverso delle vere e
proprie intese, ancora però il regionalismo non è stato attivato.
• Art.118 principio di sussidiarietà: la funzione amministrativa viene assegnata
ai comuni (livello più vicino al cittadino) salvo che l’ambito e la funzione non
venga concesso ad altri enti più adeguati. “comuni, province, città
metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle a loro
conferite sulla base di leggi statali e regionali secondo le rispettive
competenze”
• Art.119 “regioni, province, città metropolitane hanno autonomia finanziaria
di entrata e di spesa”, viene previsto un fondo perequativo per destinare
fondi ad enti ben determinati. Le risorse proprie devono finanziare
integralmente le funzioni pubbliche loro spettanti ( principio di entrata e
funzioni esercitate), vi è un vincolo di spesa alle regioni le quali non possono
indebitarsi se non per finanziare spese di investimento con la definizione di
piani di ammortamento fermo restando il vincolo dell’equilibrio di bilancio. Si
elimina ogni riferimento al mezzogiorno e alle isole.
• Art. 126 il consiglio regionale può essere sciolto per gravi ipotesi, inoltre viene
eliminata ogni forma di controllo sull’organo
• Art. 127 non sussiste alcun controllo sul potere legislativo, ciò comporta ad
una mancanza di controllo anche da parte del parlamento con il venir meno
del potere di rinvio
• Art.120 il governo può sostituirsi nel caso di mancato rispetto di norme e
trattati internazionali e nel caso di inerzia della regione, sussiste quindi un
intervento ex-post
• Art.11 l.3/2001 commissione bicamerale per gli interessi regionali: in essa vi è
una compartecipazione dei rappresentanti degli enti locali in merito a funzioni
concorrenti, vi troviamo un parere della commissione integrato in merito a
norme di finanza e funzioni concorrenti. Se il parere della commissione è
negativo per superarlo è necessaria la maggioranza assoluta dell’assemblea.
Tale norma non è mai stata applicata.

Vi troviamo in tutto ciò la mancanza di una clausola che preveda il perseguimento


dell’interesse nazionale nonché di un luogo di incontro tra stato e regioni, mancanze
colmate in parte dalla corte costituzionale. L’assenza di una camera di confronto ha
portato a far sorgere ricorsi soprattutto governativi di natura politica dove la corte
va ad assumere il ruolo di arbitro. La riforma operata sulla costituzione sembrava
identificare il nostro stato come federale, in merito è intervenuta la corte con delle
sentenze:
• Sent. 106\2006: in Liguria si modifica il nome del consiglio in “parlamento
della Liguria”, lo stato impugna con un conflitto di attribuzione. La corte
accoglie l’istanza governativa basandosi su un criterio letterale, poiché la
costituzione parla di parlamento e consigli regionali, la regione ribatte
dicendo che post riforma stato e regioni sono eguali e perciò può esistere il
parlamento regionale. La corte da torto alla regione poiché il parlamento non
condivide la stessa sostanza dei consigli regionali, e ribadisce che solo il
parlamento è sede della rappresentazione nazionale e perciò tale termine ha
anche valore normativo
• Sent. 306\2002: la regione Marche modificava attraverso una delibera il nome
del consiglio in parlamento della regione marche e i consiglieri prendevano il
nome di “deputati delle marche”. La regione fonda le sue ragioni facendo
riferimento allo statuto della regione Sicilia la quale chiama il consiglio=
assemblea e i consiglieri= deputati. La corte rigetta tale motivazione poiché la
denominazione adottata dalla Sicilia è di derivazione storica
• Sent. 274\2003: la corte accetta l’ampliamento dei casi d’impugnazione in
capo alle regioni ma sottolinea che allo stato va concesso una posizione di
supremazia con l’obiettivo dell’unità nazionale, lo stato è l’unico titolare della
sovranità poiché esso non ha superiori. La corte perciò sancisce che neanche
l’art.114 equipara stato e regioni poiché solo a quest’ultimo spetta il potere di
revisione costituzionale che deve essere inteso come potere unitario
• Sent. 365\2007: la regione Sardegna indice una consulta incaricata a redigere
uno statuto per l’autonomia e la sovranità regionale. Lo stato impugna e la
corte si pronuncia dicendo che la sovranità è dello stato il quale la concede
alle regioni precisando che le regioni sono di creazione dello stato seguendo
una concezione regionalista e non federalista

Con la legge elettorale 108\68 si determina l’elezione degli organi regionali. Nel
maggio ’71 vi è l’approvazione degli statuti da quale nasce un braccio di ferro tra
stato e regioni, nello stesso anno andranno ad esser trasferite nuove funzioni alle
regioni, ma nonostante ciò le regioni non decollano. Nel ’90 vi è un malcontento tra
regioni in merito all’ambito della spesa pubblica, prende potere la lega nord che
spinge verso il secessionismo ciò comporta la nascita delle bicamerali. Con il
governo D’Alema si farà una bicamerale in merito alle regioni e alla loro riforma che
non avrà mai un riscontro pratico. Prima della riforma del titolo V gli statuti delle
regioni ordinarie venivano creati dal consiglio e poi approvati dal parlamento con un
forte uso del principio del parallelismo delle funzioni. Con l’art. 123 si cambia oltre
che il contenuto degli statuti anche i loro limiti, ora si prevede una sola
pubblicazione con la decorrenza di due termini: 30 giorni per il governo di
impugnare e 3 mesi per un referendum popolare che deve esser proposto o da 1\50
degli elettori o 1\5 dei consiglieri; nel caso vengano proposti entrambe le
impugnazioni prevale quella del governo. Nel momento in cui la corte dichiara
illegittime delle disposizioni riparte l’iter di approvazione e con esso anche i termini.
Nel caso di proposizione del referendum questo deve prendere in considerazione
l’intero statuto e non solo parte di esso. Dopo il decorso dei termini vi è la
pubblicazione e l’entrata in vigore dello statuto. Importante è la scelta della forma di
governo che è del tutto libera, la costituzione prevede semplicemente una forma
standard basata sul principio “aut simul stabunt aut simul cadent”, può esservi una
deroga a tale forma optando per un modello parlamentare con elezione diretta del
consiglio il qual entro 90 giorni deve nominare il presidente (modello di valle d’Aosta
e trentino), in Friuli si era optato per un modello in deroga bocciato da un
referendum popolare. Nel momento in cui vi è la sfiducia al presidente eletto in
automatico ci saranno nuove elezioni, non sono valide le pretese di destituire un
assessore sfiduciato poiché il rapporto di fiducia lo ha solo con il presidente, se mai
la nomina del presidente provenga dal consiglio la sua sfiducia non comporta lo
scioglimento del consiglio (valle d’Aosta vige sfiducia costruttiva). Art.123 lo statuto
regionale ha una riserva relativa in merito ai principi fondamentali di organizzazione
e funzionamento i quali devono essere in armonia con la costituzione. Inoltre i
referendum possono essere oltre che abrogativi anche consultivi (in Emilia possono
partecipare anche gli stranieri, in toscana il quorum si calcola sulla base
dell’affluenza alle ultime votazioni)

Sent. 282\2002: per le competenze concorrenti i principi fondamentali non sono


creati obbligatoriamente da leggi cornice, dalle regioni o dalla corte costituzionale.
Ci sono delle materie che hanno valore sull’intero territorio nazionale (ambiente),
queste sono trasversali perché si intersecano con le competenze delle regioni. Le
regioni quindi sin potrebbe pensare che possano innalzare gli standard in merito a
delle materie statali, ma la corte ha precisato che ciò non è possibile poiché: la
materia non è di loro competenza e quindi dovranno trovare delle materie di loro
competenza attraverso le quali innalzare gli standard (es: la valle d’Aosta ha
proposto una VIA con la quale estendeva le sue competenze ad opere non previste,
lo stato impugna e la regione incardina la sua tesi sul fatto che l’ambiente è un
valore che riesce a tutelare meglio dello stato, la corte dichiara incostituzionale tale
posizione perché va contro ad un punto di equilibrio= sent.147\2019)
Altro caso è in merito ai fanghi in agricoltura dove lo stato ne disciplina l’uso
stabilendo delle soglie, la Basilicata nonostante ciò innalza ed inasprisce gli standard,
la corte dichiara incostituzionale tale atto stabilendo che gli standard proposti dallo
stato devono considerarsi come massimi entro i quali muoversi. possiamo
concludere che le regioni possono innalzare gli standard solo in materie di propria
competenza anche se tale potere non viene realmente concesso secondo la
giurisprudenza della corte, andando a riportare in auge ciò che è l’interesse
nazionale. Con la sentenza 303\203 la corte sancisce che, anche se una competenza
non è enucleata in quelle statali o concorrenti ciò non toglie che questa sia di
competenza automatica delle regioni, poiché potrebbe rientrare in materie già
stabilite. Lo stato può intervenire attraverso “attrazione di sussidiarietà” attraendo
a se materie concorrenti o residuali per motivi inerenti scopi nazionali con il limite
del rispetto del principio della leale collaborazione, se ciò non viene rispettato
l’attrazione non è valida. Altro criterio è “l’intreccio inestricabile di competenze”,
sussiste quando non è possibile trovare una competenza precisa (es: camere di
commercio), anche in questo caso lo stato può attrarre a se le funzioni rispettando il
principio di leale collaborazione. Altro è il “criterio della forte incidenza” questo
spetta in maniera prevalente allo stato ma che ha una forte incidenza sulle regioni. Il
principio di leale collaborazione è quindi il meta-criterio di risoluzione dei conflitti ed
è quindi il vero mezzo di contestazione da parte delle regioni nei confronti dello
stato.

Art.118 c.3: la legge statale disciplina forme di coordinamento tra stato e regioni in
merito a quanto previsto dall’art.117 c.2 lettera B e H
Art.5 “…adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze
dell’autonomia e del decentramento”
Sedi della leale collaborazione non esistono ancora perciò si è dato maggiori
competenze alle conferenze regionali, queste sono formate dai vertici degli esecutivi
statali e territoriali. Il decreto del ’97 non regolamenta la conferenza delle regioni la
quale è un organismo di diritto privato con la funzione di concordare le politiche
regionali e determinare quale politica esporre nella conferenza stato-regioni,
all’interno della quale a rappresentare la conferenza delle regioni ci sarà il
presidente della stessa. Le regioni si comportano come “corporazioni” che lavorano
comunemente nei confronti dello stato. Possiamo comunque dire che vi è stata una
costituzionalizzazione della conferenza delle regioni la quale assume importanti
compiti come nel caso dei pareri espressi in merito ai DPCM. Il decreto 281\97
istituisce la conferenza stato-regioni, ove lo stato è rappresentato dal presidente del
consiglio o dal ministro per gli affari regionali e le regioni sono rappresentate dai
propri presidenti, alla conferenza unificata invece partecipano il presidente del
consiglio, presidente delle regioni, presidente ANCI, presidente UPI, nel caso di
questa conferenza il consenso deve essere dato da tutti i suoi componenti. Altra
conferenza è quella stato-città- enti locali con esclusione delle regioni. Le conferenze
si trovano a Palazzo Chigi. La conferenza stato-regioni si riunisce due volte l’anno,
deve essere sentita in merito a norme governative in materia di regioni e autonomie
locali. L’intesa che va a scaturire in determinate materie è da intendersi come
debole, nel senso che deve essere cercata ma non è obbligatorio raggiungerla;
quindi, l’intesa non è condizione necessaria nella scelta legislativa ma deve
sussistere nel momento dell’attuazione.
Sent. 251\2016: in materia di costituzionalità della legge Madia, tra i vari decreti vi
erano ambiti d’interesse regionale, si prevedeva che tali decreti venissero inviati alle
regioni per un parere, la corte evince un intreccio di competenze e perciò è
obbligatoria l’intesa tra stato-regioni (questo caso limite con la marginalizzazione
delle regioni)
Sent. 162\2020: in merito alla legge Madia, oggetto erano le camere di commercio,
alcune dopo essere state soppresse agiscono in processo, avanzando la pretesta di
incostituzionalità della norma dovuta alla mancanza di un’intesa iniziale ipotizzando
l’incostituzionalità dell’intera norma. Si sancisce che la mediazione altro non è che
un metodo di governo, il quale si deve guardare nella sua interezza, la convocazione
delle regioni, quindi, deve essere vista come un’obbligazione di mezzi e non di
risultati, ciò trova conferma nel fatto che la leale collaborazione opera in difesa
dell’interesse territoriale.
Riforma Renzi-boschi (bocciata): clausola di supremazia in capo allo stato, ciò
comportava che vi fosse il voto favorevole del senato delle autonomie.
Autonomia finanziaria
L’art 119 ci fa da riferimento insieme alla legge cost.1/2012 -> ha introdotto in
costituzione l’obbligo per il legislatore di rispettare l’equilibrio di bilancio.
-L’art 119 riconosce a comuni, province, città metropolitane e regioni autonomia
finanziaria -> la possibilità di autodeterminarsi con propri bilanci, proprie entrare e
proprie spese. Il secondo comma cita che tale autonomia deve rispettare l’equilibrio
di bilancio, concorrendo ad osservare i vincoli derivanti dal diritto comunitario (con
riferimenti all’art 97 cost che sancisce che tutti gli enti devono concorrere al
sostegno del debito pubblico). Ne deriva che all’ottavo comma dell’art 119 secondo
cui l’indebitamento è eccezionale -> può essere esercitato dalla regione solo per
finanziare spese di finanziamento, non per la spesa corrente e ordinaria, con la
contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che gli enti
territoriali interni alla regione rispettino l’equilibrio di bilancio. Lo strumento
affinché le regioni possano effettivamente rispettare i vincoli economici e finanziari
è la funzione/competenza del coordinamento finanziario e tributario della
Repubblica -> esercitata dallo stato, comma 2 e 3 dell’art 119 stesso che assegna
allo stato la competenza concorrente per la definizione dei tributi, disciplinando la
cornice dei tributi e risorse di cui sono titolari le regioni e limiti alla spesa (necessari
a rispettare i vincoli di bilancio à patto di stabilità del 1997: stabilisce che il
rapporto debito/pil dovesse essere intorno al 60% e del rapporto del 3% di
disavanzo (debito dell’amministrazione)/PIL. Tali vincoli sono stati irrigiditi dopo la
crisi finanziaria del 2008 (“crisi dei debiti sovrani”): gli stati che sfondassero la quota
del 60% dovessero rientrare/reintegrare 1/20 annuo; per quanto riguardo il
disavanzo/PIL è stato introdotto un parametro sul bilancio preventivo secondo il
quale il rapporto non debba superare l’1% e per i paesi più indebitati lo 0.5%. Per
quanto riguarda la spesa dal 2011- in poi ha consentito allo stato di apporre alle
regioni penetranti vincoli amministrativi e di spesa. Anche nelle materie concorrenti
possono e spesso sono anche competenze trasversali, come in questo caso la
finanza pubblica, quindi nel rispetto del principio dell’unità nazionale e degli
interessi della Repubblica, come sancito anche dalla sentenza 35/2014. La Corte dei
conti controlla la veridicità dei bilanci regionali.
Per quanto riguarda l’autonomia finanziaria: l’art 119 rileva tre tipi di entrate su cui
ordinariamente le regioni dovrebbero teoricamente far fede, stabilendo che tali
entrate devono consentire di finanziare integralmente le funzioni pubbliche a loro
attribuite (correlazione spesa-funzione svolta):
-tributi ed entrate proprie -> distinguendo fra:
-tributi propri in senso stretto: istituiti e disciplinati dalle regioni e l’intero
gettito è riscosso dalle regioni stesse; sono rarissimi nella prassi per
-ragioni politiche: altri e ulteriori tributi vengono mal visti sul piano
polito-elettorale
-ragioni normative: la legge di riordino e disciplina dei tributi e della
finanza pubblica, la l.42/1999 “Federalismo fiscale” stabilisce la doppia
tassazione: lo stesso cespite (base imponibile) non può essere tassato
due volte da due livelli di governo diversi. Quindi ovviamente gli spazi e
gli ambiti sono ridotti
-tributi propri derivati: istituito e disciplinato dallo stato lasciando libertà
come l’introduzione di un addizionale o la modifica dell’aliquota; esempi sono:
il bollo auto, l’IMU (enti locali), l’IRAP, la TARI (enti locali)
-Compartecipazione del gettito dei tributi erariali riferibile al loro territorio -> prima
della riforma le regioni erano destinatarie di tributi erariali, post-riforma devono
essere calcolati sulla situazione degli abitanti della regione. Questi trasferimenti si
basano sulle partecipazioni e addizionali di tributi come l’IVA
-Fondo perequativo senza vincoli di destinazione per i territori con minore capacità
fiscale per abitante
Il sesto comma dell’art 119 sancisce che per promuover lo sviluppo economico, [..]
lo stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di
determinati comuni, province, Città metropolitane e Regioni. Una successiva
disposizione di riforma costituzionale di luglio 2022 aggiunge al comma stesso un
riferimento alle isole per promuovere le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi
derivanti dall’insularità.

Nonostante la riforma del titolo V le regioni a statuto speciale sono fatte salve
secondo l’art.116, il quale al 1 comma stabilisce che sono 5 e sono oltre che enti di
diritto comune anche di diritto costituzionale, tant’è che per ogni regione a statuto
speciale vi è una legge costituzionale. Possiamo operare due differenziazioni:
1. Tra regioni a statuto speciale e ordinario
2. Tra regioni a statuto speciale
Al comma 2 art.116 si stabilisce che all’interno del trentino vi sono due province
autonome (Trento, Bolzano) che si comportano come delle regioni a se stanti. La
riforma costituzionale 2\2001 ha riconosciuto degli spazi entro i quali determinati
istituti delle regioni a stuto speciale dovevano essere adeguati alla disciplina; è bene
dire che la riforma del ’01 si applica solo per le clausole di maggior favore per
quanto concerne le regioni a statuto speciale. La l.2\2001 prevedeva che la proposta
di revisione costituzionale potesse provenire dal consiglio regionale e se cosi non
fosse il consiglio doveva dare il suo consenso, inoltre si stabiliva la sottrazione al
referendum costituzionale. La legge costituzionale 2\2001 de costituzionalizzava la
forma di governo la quale può essere modificata attraverso legge statuaria, una
legge atipica che richiede degli oneri più gravosi rispetto al procedimento di
revisione ordinario, prevedendo quindi una doppia votazione a maggioranza
assoluta; il referendum può essere proposto da 1\30 del corpo elettorale e 1\5 dei
consiglieri regionali. La legge statuaria può disciplinare il referendum che può essere
abrogativo, consultivo o propositivo; ad esso va ad affiancarsi ciò che sono norme di
attuazione che hanno la forma di DLGS, tali norme spesso integrano ed innovano lo
statuto, tali decreti vengono emanati dal governo senza alcuna legge delegata,
basandosi sullo statuto previo parere della commissione paritetica. La competenza
legislativa la possiamo qualificare come:
• Primaria\esclusiva: ambiti stabiliti dallo statuto dove la regione può legiferare
rispettando determinati limiti (principi generali ordinamento giuridico, norme
di riforma economiche e sociali, obblighi internazionali, interesse nazionale)
• Competenza concorrente: non vi è differenza rispetto alle regioni a statuto
speciale
• Competenza attuativa: competenza in merito agli spazi vuoti lasciati dalla
legge statale
Competenza amministrativa: per le regioni speciali è ancora presente il principio del
parallelismo
Autonomia finanziaria:
• Principio paritetico: gli accordi vengono stretti tra stato e regioni (forma di
concertazione debole, lo stato dopo il tentativo può procedere
singolarmente)
• Forte distribuzione dei tributi in base a quanto riscosso sui territori, con
l’obbligo di auto-finanziamento per l’ambito ospedaliero
• Intervento statale attraverso fondi per la riqualificazione sociale
La costituzione all’art.116 prevede un regionalismo differenziato, prevedendo in
determinate materie la possibilità di applicare le autonomie regionali attraverso un
accordo tra stato e regioni interessate. Possiamo parlare di tre livelli di autonomie:
1. Speciale
2. Ordinario
3. Differenziato (mai attuato)

Statuto della Regione Emilia-Romagna/ legge regionale 21/2014


Preambolo: tipico delle costituzioni (in quella italiana non è presente) ed è una
piccola introduzione filosofica. “La regione Emilia-Romagna si fonda sui valori della
resistenza al nazismo e al fascismo e sugli ideali di libertà e unità nazionale del
Risorgimento”. Queste non hanno alcun valore vincolante, ma semplicemente di
introduzione
Titolo I: i principi
Titolo II: Persone, collettività e partecipazione
Titolo III: Autonomie locali
Titolo IV: La regione, Organi di governo
Titolo V: La formazione delle leggi e dei regolamenti
Titolo VI: il sistema amministrativo regionale
Titolo VII: Finanza, bilancio, demanio
Titolo VIII: Garanzie e controlli
Titolo IX: La revisione dello Statuto
La vita dello Statuto è strettamente collegata dalla legge elettorale regionale che
disciplina inoltre anche i criteri di ineleggibilità e incandidabilità degli organi
regionali: Consiglio regionale e il Presidente (ove in Valle d’Aosta e Trentino-Alto
Adige non vi è elezione diretta). Lo statuto è di competenza concorrente, la legge
statale deve fissare i criteri che la regione deve seguire, pre-riforma spettava alla
legge statale. Pre-riforma vi era stata attuata la medesima legge proporzionale
nazionale. C’è è un primo cambio con la legge 43/1995 con 4/5 proporzionali e 1/5
maggioritario + premio di maggioranza (“legge Tatarella”), attribuisce alle liste
vincitrici il 55% dei seggi, viene introdotto il voto disgiunto tutt’ora presente a livello
regionale e comunale. Fissa anche le soglie di sbarramento al 3%. Nel mentre
interviene la l. cost 1/1999 che attribuisce la possibilità di auto approvarsi lo statuto
e di scelta del modello di governo regionale, fra standard e in deroga, viene
introdotta la lista personale del presidente -> la l. 165/2004: impone che il sistema
elettorale sia un sistema che sia in grado di garantire stabilità e dall’altro richiede
che a fronte di stabili maggioranze vi sia comunque una giusta ed equa
rappresentanza delle minoranze. Il secondo elemento è l’elezione di consiglio e
presidente dev’essere contestuale (modello standard), oppure deve avvenire
tassativamente entro 90gg dalla nomina del Consiglio, nel caso del modello in
deroga. Il terzo elemento è il divieto del mandato imperativo dei consiglieri
regionali. Il quarto elemento è la promozione delle pari opportunità per l’accesso
alle cariche elettive. La legge elettorale regionale deve far conto con il proprio
statuto regionale; inoltre l’entrata in vigore della legge elettorale dev’essere gioco
forza successiva all’entrata in vigore dello statuto. Qui abbiamo la sentenza 4/2010
ove la corte impugna la legge regionale campana per esser stata promulgata prima
dello statuto, ma la corte la fa salva perché la stesura e l’approvazione dello Statuto
regionale fu fatta di pari passo con la legge elettorale regionale, portando insieme i
due atti (febbraio e marzo); il caso è diverso nella sentenza 45/2011 dove la regione
Basilicata approva la legge elettorale regionale senza operare contestualmente sullo
Statuto.
Lo statuto prevede il numero dei consiglieri e sta alla legge regionale creare una
legge elettorale che rappresenti i voti in veri e propri seggi, come da rispetto del
numero limite indicato dallo Statuto. La sentenza 188/2011 viene censurata la legge
elettorale regionale pugliese che aveva introdotto un taglio al numero massimo di
seggi. Alle regioni poi sta anche stabilire la quota del premio di maggioranza che,
generalmente, variano tra il 55 e il 65% per la lista del presidente vincitrice delle
elezioni. Vi sono leggi elettorali come quella calabrese che impone la
rappresentatività di tutte le zone della regione. Per quanto riguarda l’espressione
del voto di preferenza, non prevista dalla Toscana ove le liste sono bloccate, in
alcune regioni vi è anche la possibilità della doppia preferenza di genere (ove in caso
è nulla la seconda preferenza). La l.165/2004 riguarda alcuni casi di ineleggibilità: se
l’attività svolta da un candidato può influenzare il libero voto; quindi, se sei sindaco
non puoi accedere alla candidatura regionale. Il secondo criterio è la
differenziazione fra i casi di incandidabilità fra presidente e consiglio, come ad
esempio la regola del doppio mandato del presidente: vi sono stati casi in cui tale
regola sia stata aggirata con un terzo mandato (Emilia-Romagna e Molise), la corte
l’ha fatta salva perché tale principio si rivolge alla regione, quindi devesse essere
iscritto nello Statuto regionale. Sicuramente non si può essere consigliere regionale
e parlamentare, sia nazionale che europeo, né tantomeno essere assessore in
un’altra regione, né consigliere e assessore nella stessa materia. (N.B al presidente
non eletto spetta un posto nel consiglio regionale). Altre ragioni di incandidabilità
vi sono presenti a livello nazionale con la legge Severino, quindi le medesime del
livello nazionale. Tali casi sono ancora più stringenti per quanto riguarda il livello
regionale e la corte con le sentenze 276/2016 e 214/2017 ha fatto salva tale norma
più stringenti. Sent. 1521/2012 sancisce che bisogna rispettare i criteri di massima
stabiliti dallo stato

22\11\22
Organi regionali: bisogna fare una distinzione tra gli organi necessari ed eventuali,
gli organi necessari sono previsti dalla costituzione mentre gli organi eventuali sono
se mai previsti dagli statuti. Gli organi necessari sono: il consiglio regionale, il
presidente della giunta, la giunta, ed il consiglio delle autonomie locali. Il consiglio
regionale è un organo collegiale eletto dai cittadini della regione che hanno
compiuto i 18 anni. È composto in modo variabile in base al numero dei soggetti
presenti nella regione, quindi il numero è variabile, potremmo identificarlo come un
parlamento della regione ma non deve mai essere identificato come tale, anche qui
vi troviamo un divieto di vincolo di mandato coincidente con l’art 67 della
costituzione, anche in questo caso è previsto un’indennità, vi troviamo poi una
garanzia in merito all’insindacabilità delle opinione espresse anche al di fuori
dell’aula purché ricalcano quanto detto all’interno dell’aula stessa ed i voti dati
nell’esercizio delle funzioni art.122 cost., argomento differente è inerente
all’imputabilità questa spetta solo ai parlamentari ma non ai consiglieri. Nel caso di
elezione in parlamento il giudizio in merito alla possibilità di elezione spetta a delle
commissioni parlamentari, il quale giudizio è insindacabile, a differenza invece del
consiglio ove l’ultima parola spetta sempre al giudice. All’interno del consiglio vi
troviamo: un consiglio di presidenza, commissioni non previste dalla costituzione,
queste sono competenti per materia e sono simili a quelle del parlamento, la
commissione può quindi operare in sede referente, redigente (procedimento in cui
la commissione opera in modo definitivo, l’assemblea voterà l’atto in generale e non
i singoli emendamenti), deliberante (senza passare dall’aula e adottare l’atto in
commissione, ciò ad esempio è previsto in Campania). Possono essere previste le
commissioni d’inchiesta regionali, queste non operano con dei poteri giudiziari a
differenza di quanto previsto per il parlamento. Vi sono all’interno del consiglio
anche dei gruppi formati dai consiglieri di stessa estrazione politica, questi possono
essere formati da una persona singola e prendono il nome di gruppi monocellulari. Il
consiglio si dota di un proprio regolamento, il quale contiene il dettaglio di quanto
già dettato dallo statuto, i regolamenti del parlamento non possono essere
questionabili e quindi oggetto di giudizio da parte della Corte costituzionale
(indipendenza del parlamento) e non può inoltre essere norma di parametro, ciò
non vale per il regolamento del consiglio, il quale può essere utilizza come
parametro interposto. Per quanto riguarda la validità delle sedute del consiglio vi ci
deve essere un quorum strutturale (per lo più 50%+1) diverso è invece il quorum
funzionale richiesto affinché una votazione sia valida (ad esempio per
l’approvazione dello statuto è richiesta la maggioranza assoluta), di regola per un
atto del consiglio la maggioranza dei presenti è necessaria per l’approvazione di un
atto, fatto salvo la presenza del quorum strutturale, tranne se non vengano richieste
delle maggioranze diverse da parte dello statuto (es. legge elettorale in Liguria deve
aversi una maggioranza dei 2\3), il voto è sempre palese salvo determinati casi. In
base al calcolo degli astenuti i casi variano in base a quanto disposto dallo statuto
(Lazio simile alla camera), anche a livello nazionale vi era differenziazione: nella
camera gli astenuti non avevano valenza a differenza del senato dove il numero
degli astenuti serviva per il calcolo del quorum strutturale, ora al senato si adotta il
medesimo meccanismo della camera. Il consiglio può revocare la fiducia al
presidente, anche se non vi è stretto rapporto di fiducia tra i due. Il consiglio può
presentare una proposta di legge al parlamento, anche per quanto riguarda la
proposizione dei referendum è importante la funzione del consiglio ( 5 regioni\
consiglio regionale). Il consiglio regionale svolge ,similmente al parlamento in
ambito nazionale, funzione di indirizzo e controllo nei confronti del presidente e
della giunta ciò accade attraverso mozioni, risoluzioni o ordini del giorno; per
quanto riguarda i controlli ciò avvengono attraverso interpellanze o interrogazioni; il
consiglio svolge anche funzioni di alta amministrazione come ad esempio sceglie
dirigenti di enti controllate dalla regione ed inoltre svolge funzioni consultive
rilasciando pareri. Il consiglio svolge funzioni in merito al controllo interno, può
accedere che nel momento in cui si vara una legge si predispone che dopo un tot di
tempo ci sia un controllo sulla sua applicazione. La giunta regionale è l’organo
collegiale esecutivo ma non la si può equiparare al governo nazionale, poiché a
livello nazionale il presidente del consiglio è un primus interpartes ovvero non si
trova in una posizione di supremazia lui coordina la politica ed i ministri con
portafoglio svolgono le funzioni descritte in costituzione, mentre in regione vi è una
posizione di supremazia del presidente in relazione agli assessori i quali infatti sono
di sua nomina; gli assessori operano in regime di collegialità, è la giunta con il
presidente che prendono l’insieme delle decisioni, la direzione della giunta spetta al
presidente il quale può avocare a se una funzione di un assessore; non vi è la
sfiducia individuale (nei confronti degli assessori) come sottolineato dalla corte
costituzionale, ma sono previste in alcune regioni delle mozioni di censura o
mancato gradimento nei confronti degli assessori. Il presidente ha il compito di
dirigere la giunta ed inoltre ha un potere oltre che di nomina anche di revoca. Ruolo
della giunta è quello di predisporre atti finanziari, approvare regolamenti, mentre il
presidente rappresenta la regione e promulga le leggi nel caso di elezione diretta
questi ruoli sono accentuati. Il CAL è un organo necessario nelle regioni, è un organo
di rappresentanza degli enti locali, deve essere disciplinato nello statuto ed ha
prevalentemente funzioni di tipo consultivo, ci sono delle leggi per le quali è
richiesto il parere obbligatorio del CAL, parere il quale può essere vincolante o
meno, in alcune regioni ha anche il potere di iniziativa legislativa. Gli organi non
necessari sono previsti dagli statuti tra questi, ad esempio, vi troviamo le
commissioni di garanzia o consulte statutarie o per le pari opportunità, molte
regioni in oltre prevedono il difensore civico soggetto il quale promuove le istanze
dei cittadini innanzi agli organi regionali.

24\11\22

Numero massimo e minimo dei consiglieri regionali è fissato con legge statale va da
un minimo di 20 per regioni con meno di 1M di abitanti, massimo di 80 per regioni
con più di 8M di abitanti, ad esempio la regione Emilia-Romagna opta per 50
consiglieri.

1\12\22

Art 116 cost. innovazione apportata con la riforma del titolo V; cavallo di battaglia
della Lega Nord la quale sottolineava la differenza che vi era anche tra regione
ordinarie, con la “devolution” del governo berlusconi si optava per un “federalismo”
delle regioni questa riforma costituzionale viene bocciata nel referendum del 2006
ma rimane comunque baluardo della destra l’idea di conferire più poteri alle regioni.
Successivamente con la legge 42\2009 un governo di csx prova ad optare per un
criterio di spesa standard piuttosto che storica, nonostante ciò l’art.116 non è mai
stato attuato. Nel 2017 3 regioni (Lombardia e Veneto attraverso un referendum,
Emilia-Romagna) chiedono il regionalismo differenziato, a queste regioni si
affiancano in un secondo momento anche altre regioni. L’art.116 prevede l’iniziativa
da parte della regione la quale richiede maggiore forme di autonomie allo stato, per
far si che questa possa essere identificata come regionalismo differenziato ci devono
essere due presupposti: un’intesa tra stato e regione ed una votazione in merito al
disegno di legge scaturito dall’intesa da parte del parlamento con maggioranza
assoluta (ciò è molto simile a ciò che accade per le confessioni religiose, il
parlamento in questo caso però può approvare o meno l’intesa mentre nel caso
delle regioni il parlamento può proporre delle modifiche in ragione dell’interesse
nazionale e della tutela delle altre regioni). Quanto previsto dall’art.116 vale solo
per le regioni ordinarie, per le regioni speciali se vogliono ampliare la loro sfera di
autonomia devono operare in modo differente ovvero attraverso una legge
costituzionale. Per quanto riguarda le regole generali delle materie che possono
rientrare nelle competenze esclusive a norma dell’art.116, tipo la giustizia di pace,
spetta allo stato stabilire le regole generali, altro caso è quella dell’istruzione ove
all’art.33 si stabilisce che le norme generali devono essere stabilite dalla legge della
repubblica, anche nel caso dell’ambiente vi è una legge stringente da parte dello
stato stabilendo dei limiti entro i quali le regioni possono muoversi. L’art.116
impone il rispetto dei principi stabiliti dall’art.119, poiché per la richiesta di nuove
competenze alla base vi troviamo dei maggiori fondi per le regioni quindi nelle
intese si deve stabilire quali sono i modi attraverso i quali tali fondi vanno ad essere
stanziati. Nell’intesa proposta dalla regione Emilia-Romagna si stabilisce che entro
10 anni lo stato deve verificare che quanto richiesto sia stato attuato, all’art.2 si
specificano le materie per le quali la regione richiede le competenze, all’art.3 si
richiede l’istituzione di una commissione paritetica formata da 9 membri designati
del consiglio regionale e 9 membri designati dal ministro per gli affari regionali,
all’art.5 si parla delle risorse finanziarie ed umane e quindi si richiede di determinare
in commissione come si possa arrivare al finanziamento.

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