Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Forme di Stato
1) Stato unitario/accentrato: Uno stato in cui si realizza una concentrazione di
poteri a livello centrale e una imitata autonomia dei territori. I poteri sono
esercitati tutti a livello unitario. Si sviluppa in Europa continentale.
2) Stato federale: Uno stato che nasce dalla volontà di preesistenti stati sovrani
di collegarsi insieme in una nuova entità.
3) Stato confederale
4) Stato regionale: Nasce da una evoluzione dallo stato unitario. È caratterizzato
da una valorizzazione del principio della autonomia locale.
Le forme di stato si distinguono per la organizzazione diversa dei poteri.
Nello stato unitario/accentrato i tre poteri (legislativa, esecutiva, giurisdizionale)
sono affidati esclusivamente ad organi appartenenti alla struttura centrale dello
Stato. In alcuni casi sono presenti gli enti locali (es. comuni), ma hanno modesti
poteri amministrativi.
Nello stato federale i tre tradizionali poteri sono suddivisi verticalmente tra la
federazione e gli stati membri. Il potere legislativo è diviso fra la federazione e gli
stati membri.
Se c’è un contrasto tra il diritto dello stato membro e il diritto della federazione in
una materia di competenza della federazione, prevale la federazione (supremacy
clause). Il potere esecutivo è diviso fra gli organi esecutivi della federazione e gli
organi esecutivi degli stati federati e così anche il potere giudiziario. Gli stati
partecipano alla formazione delle leggi federali.
Lo stato regionale si caratterizza per un’attenuazione dei poteri degli organi
centrali in favore delle entità locali che generalmente si chiamano regioni o
comunità autonome. Questa divisione del potere tra le strutture centrali e le entità
locali riguarda il potere legislativo, il potere esecutivo. Quello che non è però
ripartito tra centro e periferia nello stato regionale è il potere giurisdizionale. Negli
stati regionali l’organizzazione della giustizia è potere dello stato centrale.
Fino alla Seconda guerra mondiale la forma di stato prevalente era lo stato
unitario sul modello francese. A partire con le costituzioni del secondo dopoguerra
si assiste ad una valorizzazione del principio dell’autonomia.
5) Assetto finanziario
L’assetto finanziario negli stati federali è generalmente un assetto finanziario
improntato alla separatezza. La federazione raccoglie le risorse fiscali e le
entità federati raccolgono risorse per sé e per i loro bisogni.
La finanza degli stati regionali è una finanza derivata. È lo stato centrale che
raccoglie le finanze per gli enti locali e le regioni.
Ci sono dei sistemi di perequazione, che sono dei sistemi tali per cui l’assetto
fiscale federale e quello delle entità federate si incrociano, ad esempio perché
c’è un’esigenza di aiutare gli stati meno forti economicamente.
Perequazione verticale: La federazione dà agli stati più deboli.
Perequazione orizzontale: Gli stati più ricchi che danno contributi a quelli più
deboli.
6) Carattere statuale delle entità federate
Negli stati federali gli stati membri conservano degli elementi di sovranità
consistenti nelle 3 tradizionali funzioni, mentre negli stati regionali ciò non
avviene.
Perché gli statuti speciali sono approvati con legge costituzionale e non come
gli statuti ordinari con una semplice legge regionale?
Per avere maggiori competenze di quelle scritte in Costituzione, è necessario
una fonte che ha lo stesso livello della Costituzione.
Sentenza 118/2017
Riguarda un caso relativo alla legge regionale del Veneto. Questa legge
provvedeva l’indizione di un referendum consultivo sull’indipendenza del
Veneto. La regione prevedeva una consultazione dei cittadini Questa legge è
impugnata nel termine dei 60 giorni dalla pubblicazione del Governo e la corte
costituzionale la dichiara incostituzionale. È dichiarata incostituzionale perché
è lesiva del principio di principio di unità e invisibilità della Repubblica (art. 5
Cost). L’art 5 ci dice che la Repubblica è invisibile. Questo principio
rappresenta uno degli elementi essenziali dell’ordinamento costituzionale.
Questo principio deve convivere con altri principi costituzionali, ma questa
convivenza non consente che di tali principi si fa una interpretazione così
estrema da portare alla frammentazione dell’ordinamento.
Il principio di autonoma non può essere portato agli estremi di mettere in
pericolo l’ordinamento. Non può essere richiesta l’opinione dei cittadini sulla
secessione che è una indipendenza di una parte del territorio italiano perché
la secessione è incompatibile con la legalità costituzionale. Si andrebbe contro
il principio fondamentante dell’ordinamento costituzionale. Questo principio
non può essere modificato nemmeno con un processo di revisione
costituzionale.
Con la riforma di crispine (1896) il sindaco viene eletto dal consiglio comunale
e si procede anche a una riorganizzazione della provincia. In tutto questo
sistema unitario-accentrato con alcuni enti locali l’idea regionale è
sostanzialmente accantonata. Riemerge soltanto in alcuni studiosi e a livello
politico l’idea del partito popolare che viene istituito nel 1919 da Don Sturzo. È
un partito di ispirazione cattolica. Fra le sue proposte politiche c’è anche
quella del regionalismo nel senso di portare l’amministrazione più vicino ai
cittadini attraverso l’istituzione di questo nuovo ente.
Questa è l’idea che è però incompatibile con l’era fascista. La riforma fascista
è una riforma molto centralizzata. Questa riforma fascista del 1926 elimina
l’elezione diretta dei rappresentanti locali e concentra l’amministrazione dei
comuni nelle mani del Podestà di nomina regia e conferisce a livello
provinciale maggiori poteri al Prefetto. Questa riforma è del 1926 e poi una
legge del 1926 entra a fare parte del Testo Unico degli Enti Locali del 1934.
Questo testo del 1934 che disciplina provincie e comuni è rimasto in vigore,
pur modificato, fino al 1990.
- Per la Sicilia si arriva alla scrittura di uno statuto di autonomia che viene
elaborato da una commissione e poi adottato con decreto legislativo
luogotenenziale 455/1946
- Nel 1945 è stata concessa autonomia anche alla Valle d’Aosta
- Il 5 settembre 1946 il presidente del Consiglio e ministro degli esteri
italiano Degasperi aveva concluso con il ministro degli esteri austriaco
Gruber, un accordo per il riconoscimento di un’autonomia legislativa e
amministrativa per la popolazione di lingua tedesca della provincia di
Bolzano.
Fino alla fine della Prima Guerra Mondiale il TAA apparteneva all’impero austro-
ungarico. Con la sconfitta dell’impero austro-ungarico, il TAA viene annesso al Regno
d’Italia (trattato di Saint Germain). L’effettiva annessione occorre poi il 10 ottobre
1920.
L’annessione comportava che la cittadinanza italiana veniva estesa a popolazione
che non aveva né cultura né lingua italiana. Questa questione sollevava dei problemi
di cui erano consapevoli i politici dell’epoca.
Lo stato prometteva che il territorio annesso poteva mantenere la sua autonomia e le
tradizioni – una promessa che non è stata mantenuta.
Nel 1922 c’era la marcia su Roma e l’accesa con il fascismo. Incompatibile con il
fascismo è il riconoscimento di qualsiasi autonomia locale. Uno dei punti
fondamentali del programma del fascismo è la progressiva italianizzazione del TAA.
Principali aspetti della politica fascista in Alto Adige:
- Divieto dell’uso della lingua tedesca nella vita pubblica
- Massiva immigrazione di famiglie italiane
- 1938: accordo tra Hitler e Mussolini delle “opzioni”
Opzione 1: optare per il trasferimento nei confini del Reich con l’acquisto della
cittadinanza tedesca
Opzione 2: rimanere e rinunciare alla propria lingua e cultura
La maggior parte della popolazione optava per rimanere tedesca e lasciare l’Alto
Adige e 75.000 altoatesini si trasferivano nel Reich. Il progetto fu arrestato dalla
guerra e parte degli optanti tornavano alla fine della Seconda guerra mondiale.
Alla fine della Seconda guerra mondiale sia l’Austria che l’Italia erano da parte degli
sconfitti e c’era la domanda del TAA. La scelta era di mantenerlo allo Stato italiano.
L’accordo Gruber-Degasperi è legato agli trattati di pace ed è posto alla fine della
guerra. Questo accordo internazionale costituisce fondamento dell’autonomia locale
dell’TAA-Südtirol.
L’accordo riconosce:
- la piena uguaglianza di diritti fra cittadini di lingua italiana e tedesca.
- Insegnamento primario e secondario nella lingua madre
- Uso paritario della lingua tedesca e italiana nella PA, nei documenti ufficiali
e nella toponomastica
- Uguaglianza nell’ammissione di dipendenti pubblici
- Provvisione di un’autonomia legislativa e amministrativa della Regione
L’accordo Degasperi-Gruber è scritto in inglese. Gli oggetti trattati in questo contratto
erano i parlanti tedeschi che abitavano nella Provincia di Bolzano e i confinanti città
bilingue della Provincia di Trento. Su questa definizione si è costituita la Regione TAA
comprendente le provincie di Trento e Bolzano. Questa autonomia fu riconosciuta in
Costituzione.
Art. 6 Cost: La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
La Costituzione non ci dice quale sono le minoranze linguistiche, ma ci dice che
saranno tutelate con apposite norme. Fino al 1999 queste “apposite norme” erano
solamente gli statuti speciali.
Nel 1999 è stata approvata una legge dello Stato italiano sulle minoranze linguistiche
storiche che contiene un elenco delle minoranze: tedesco, ladino, catalano, sardo,
albanese, frivulano, francese etc.
Primo statuto di autonomia (1948)
È stato approvato dall’Assemblea costituente. Tentava di attenuare i principi
dell’accordo Degasperi-Gruber. Tuttavia, non riusciva pienamente. Il fatto di aver
creato una regione Trentino-Alto Adige metteva in minoranza il gruppo tedesco. Non
è stata una parificazione della lingua tedesca e l’insediamento nei pubblici uffici.
1957 Grande protesta pacifica a Sigmundskron
Il gruppo linguistico tedesco per la prima volta cambiava un po’ il suo motto da “Los
von Rom” a “Los von Trient”. L’obiettivo era quello di un’autonomia effettiva della
Provincia Alto Adige rispetto a Trento, considerato che l’accordo Degasperi-Gruber
non è stato attuato, perché il gruppo tedesco non aveva un’autonomia legislativa e
amministrativa, non era una parificazione delle lingue, gli pubblici uffici erano
occupati 9/10 da italiani.
Questa situazione ha poi comportato a una serie di attentati a simboli dello stato
italiano. La questione altoatesina è così relativa, che l’Austria porta la questione
altoatesina alle nazioni unite denunciando che questo accordo internazionale non ha
ricevuto attuazione. L’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato approvano 2
risoluzioni (1960 e 1961) in cui l’Assemblea invita le due controparti a riprendere i
negoziati. Questa sollecitazione internazionale convinceva l’Italia di trattare con la
SVP e col Austria.
1961: Creazione della commissione dei 19 per riesaminare tutta la questione
dell’autonomia del TAA.
1964: La commissione propone il “Pacchetto”, contenente 137 provvedimenti che
sono destinati a ridisegnare l’Autonomia della regione
Questo pacchetto viene approvato sia dal Parlamento italiano che dal parlamentino
dell’SVP e del Parlamento austriaco e a partire degli anni 1970 inizia la
concretizzazione di questi 137 provvedimenti.
1971: Viene approvata una legge costituzionale che riscrive lo statuto di autonomia.
1972: Viene approvato un Testo Unico in cui sono contenuti tutte le leggi
costituzionali concernenti il TAA (secondo statuto).
Oltre allo statuto sono state previste altre misure che sono state adottate con norme
di attuazione. Per l’adozione di queste misure ci sono voluti 20 anni. La piena
attuazione di tutte le misure contenenti nel Pacchetto è avvenuta nel 1992.
Nel 1992 l’Austria e l’Italia notificano la risoluzione della controversia alle Nazioni
Unite.
L’autonomia del TAA-Südtirol è l’autonomia più forte perché è riconosciuta a livello
internazionale.
FONTI