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Le funzioni amministrative

 L’art. 118 ci dice come sono distribuiti i poteri amministrativi.


 Sono quei poteri che hanno come scopo il soddisfacimento degli interessi pubblici
(prestazioni scolastiche, sanitarie).
 Tradizionalmente comprendono anche il potere di fare regolamenti che sono assegnati
secondo la regola del 117, comma 6. Lo stato fa i regolamenti nelle materie di sua competenza,
tutti gli altri regolamenti vengono fatti dalle regioni.
 Principio del parallelismo delle funzioni: Dove la regione faceva le leggi, la regione svolgeva
le attività amministrative in quelle materie. Queste funzioni potevano essere esercitate
delegando funzioni ad enti locali o usando i loro uffici.
 Oggi la distribuzione delle funzioni amministrative segue principi completamente diversi
rispetto al passato e rispetto alle competenze legislative.
 Le funzioni amministrative sono attribuite tendenzialmente ai comuni, perché è l’ente più
vicino ai comuni, salvo che non ci siano esigenze unitari, per le quali devono essere conferite
province, città metropolitane, regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà,
differenziazione ed adeguatezza.
 La Costituzione stabilisce i criteri e poi ci vuole una legge statale o regionale che assegnano le
competenze amministrative.
 Nelle materie regionale l’attribuzione delle funzioni amministrative spetta alla legge statale
per le funzioni fondamentali degli enti locali.
 La legge Delrio ha introdotto le città metropolitane. Le provincie esistono e vengono
modificate.
 Quali sono le funzioni fondamentali?
 Per il comune, le funzioni fondamentali sono disciplinate dal decreto-legge 78/2010 che ci
indica quali sono le funzioni del comune. Principalmente l’organizzazione dei servizi pubblici di
interesse generale
 Le funzioni fondamentali delle provincie sono soprattutto funzioni relative alla scuola, al
trasporto.
 Le funzioni delle città metropolitane hanno una funzione di pianificazione territoriale
generale del territorio della città metropolitana.
 Nelle materie di competenza statale è lo Stato che ci dice come le funzioni amministrative
sono attribuiti a livello di Governo.
 L’art. 118 ci dice di preferire il livello comunale. Quando si devono assegnare funzioni
amministrative, il principio generale è di preferire il livello comunale, se non ci sono altre
esigenze. Questo articolo ci dice il principio ma non assegna le competenze.
 Principio di sussidiarietà: ha come obiettivo portare le funzioni più vicino possibile ai
cittadini.
 Principio di differenziazione: è un principio che dovrebbe tener conto della capacità dei
comuni di svolgere le funzioni. Certe funzioni vengono attribuite ai comuni solo se questi sono in
grado di svolgerli, altrimenti la competenza si mantiene a un livello più alto.
 Principio di adeguatezza: le funzioni amministrative devono essere strumentali per la
produzione di risultati soddisfacenti per i destinatari
 Principio di sussidiarietà orizzontale: Gli enti pubblici devono favorire l’autonoma iniziativa
dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse di tutti. Anche privati possono svolgere
funzioni di carattere amministrativo di cura di interesse pubblico. Vengono dato dei contributi se
le funzioni vengono svolte da privati che si occupano di curare l’interesse pubblico.
 In Costituzione vengono disciplinate degli enti che non sono enti territoriali ma che hanno
una autonomia nello svolgimento e svolgono servizi pubblici in autonomia (università).
 La presenza di enti che non sono territoriali che svolgono servizi pubblici si giustifica con la
sussidiarietà orizzontale.
 potere sostitutivo: Il governo può sostituirsi ad organi delle regioni, delle città metropolitane,
delle province e dei comuni in determinati casi indicati dalla Costituzione:
o mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa UE,
o pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica,
o quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in
particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali
 Il potere sostitutivo può essere esercitato anche dalle regioni e dagli enti locali. Questo
prevede nel primo momento l’assegnazione di un termine all’ente per adottare il
provvedimento necessario. Se questo termine scade e l’organo non ha provveduto, il
Consiglio dei Ministri, sentendo l’organo adotta i provvedimenti necessari oppure nomina un
Commissario ad acta.
 Quello che deriva dal nuovo 118 è l’idea di un’amministrazione regionale più snella.
 parallelismo delle funzioni: Gli statuti speciali sono tutti statuti vecchi e quindi includono lo
stesso criterio che era previsto in Costituzione. Prevede che la ragione speciale o le provincie
autonoma, nelle materie in cui ha competenza legislativa abbia anche potere amministrativo.
 Dopo la riforma del titolo V abbiamo visto che per le regioni ordinarie questo principio non
vale più perché non c’è un principio fondato sul parallelismo ma uno fondato sulla
sussidiarietà.

L’autonomia finanziaria
 Per poter esercitare le proprie funzioni, le regioni hanno bisogno di risorse economiche
 L’autonomia finanziaria dipende dalla quantità delle risorse che la regione ha a disposizione
ma anche dalla qualità di queste risorse. Se le risorse sono decise per intero dallo Stato, le
possibilità di autonoma decisione della regione sono limitate. Se invece le decisioni relativo
alle risorse sono dalle regioni, hanno spazi di decisione più ampie.
 L’autonomia finanziaria è uno degli aspetti modificati nel 2001 (art. 119). Il vecchio 119
riconosceva già autonomia finanziaria alle regioni. Questa autonomia finanziaria si doveva
esplicare nelle forme e nei limiti stabiliti dalla legge.
 Prevedeva 3 categorie di entrate provinciali: tributi propri, quote e tributi erariali e contributi
speciali.
 Alla fine, il modello di finanza regionale era un modello dello Stato. La legge dello Stato
riconosceva alle regioni solo il potere di fissare aliquote/tributi statali però la legge dello stato
fissava il minimo e il massimo.
 Quando lo Stato ha assegnato le risorse alle regioni ha stabilito anche per quali scopi doveva
usare queste risorse.
 Il nuovo art. 119 riconosce alle regioni autonomia finanziaria di entrata e di spesa. Prevede
che le regioni hanno risorse autonome e che queste risorse sono costituite da tributi ed
entrate proprie.
 La disciplina di questi tributi ed entrate proprie deve avvenire in armonia con la Costituzione
e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica. L’autonomia regionale deve
rispettare i principi ella finanza pubblica.
 Una quota dei tributi riscossi dallo Stato rimane alle regioni.
 È previsto un fondo perequativo in favore alle regioni meno ricchi.
 L’art. 119 prevede la possibilità di prevedere risorse aggiuntive a singoli enti o gruppi di enti
territoriali.
 Nel 2012 fu introdotto il principio dell’equilibrio di bilancio che non vincola soltanto lo Stato
ma anche tutti gli enti territoriali.
 Le regioni e gli enti locali possono indebitarsi ma è necessario che questo indebitamento sia
accompagnato da piani di ammortamento e che ci sia una condizione generale della regione
che lo consente. I debiti della regione non hanno in nessuna parte una garanzia da parte
dello Stato.
 Nel 2022 si introduce un comma che prevede che la Repubblica riconosce le peculiarità delle
isole e di promuovere misure necessarie per rimuovere gli svantaggi.
 Il nuovo art. 119 ha 3 obiettivi principali:
o ridurre i margini di scelta del legislatore statale
o adottare un modello che responsabilizzasse le regioni nel confronto dei loro cittadini.
Se la leva delle risorse è una leva statale, la regione è meno responsabilizzata. L’idea è
quella di legare la responsabilità delle decisioni finanziarie a livello di Governo. La
regione è responsabile nei confronti dei loro cittadini.
o Estensione, per quanto possibile, agli enti locali, delle garanzie assicurate in materia
alle regioni.

1. Delimitazione dei margini di scelta del legislatore statale

L’autonomia finanziaria non è più rimessa completamente al legislatore statale. Si prevede


che le regioni stabiliscono ed applicano tributi ed entrate proprie nel rispetto dei principi di
coordinamento della finanza pubblica. Il legislatore regionale può decidere su tributi regionali
usando leggi regionali.

Lo Stato può prescrivere principi, criteri e obiettivi in materia finanziaria ma non può nel
dettaglio imporre le misure di riduzione dei costi. Lo Stato può stabilire limiti generali al
risparmio, ma i limiti puntuali dove risparmiare gli fissa la singola regione.

Il legislatore statale ha la possibilità di dare risorse aggiuntive ai territori però con determinati
limiti. Lo stato può adottare finanziamenti ad hoc per determinati enti.

2. La responsabilizzazione delle regioni

Avere delle risorse che posso essere manovrate in autonomia, vuol dire essere anche
responsabile. Se una regione si indebita lo Stato non è tenuto alla garanzia di questo prestito.

Il fondo perequativo aiuta quelle regioni con minore capacità fiscale per abitante e le regioni
sono responsabili per l’uso delle somme di questo fondo perequativo.

3. Limiti dell’equiparazione degli enti locali alle Regioni

L’art. 23 della Costituzione prevede che nessuna prestazione personale o patrimoniale può
essere imposta se non in base a una legge. Le prestazioni patrimoniali devono avere un
fondamento nella legge. Una nuova imposta può essere stabilita solo da una legge (riserva di
legge).

Comuni, provincie e città metropolitane hanno autonomia finanziaria ma non è un’autonomia


che è uguale a quella della regione, perché non possono fare leggi e per stabilire nuove
imposte è necessario una legge. La base è formata dalla legge, ma non esclude che esistono
ulteriori regolamenti. Solo sulla base di un atto legislativo, gli enti locali possono adottare
regolamenti integrativi.

Impatto della riforma: il versante dell’entrata

 Quando la riforma è entrata in vigore si è posta la questione degli effetti di questa riforma in
particolare per quanto riguarda le entrate in tributi ci si è chiesto sei le regioni possono
stabilire tributi propri senza aspettare l'intervento del legislatore statale che fissa i principi di
coordinamento della finanza pubblica oppure se è necessario che lo stato definisca prima
questi principi di coordinamento della finanza pubblica
 il 119 riconosce alle regioni il potere di istituire tributi propri però in rispetto e in armonia
con i principi di coordinamento della finanza pubblica stabiliti dallo
 generalmente la regola generale è che le regioni non devono aspettare
 questa è una materia particolare di tributi che gravano sui cittadini e rispetto a questa potestà
legislativa concorrente la Corte ha adottato una diversa soluzione, cioè la Corte ha detto che
le regioni non possono istituire tributi propri se lo stato non ha definito i principi di
coordinamento della finanza pubblica, cioè il quadro dei principi deve essere già presente
solo in quel momento le regioni potranno istituire tributi propri
 Il legislatore statale deve intervenire per coordinare l’insieme della finanza pubblica e
determinare le grandi linee dell’intero sistema tributario e indicare gli spazi e limiti entro i
quali si potrà esplicare la potestà di Stato, regioni ed enti locali
 Prima che le regioni possono stabilire nuovi tributi, è necessario l’intervento del legislatore
che fa il coordinamento del sistema tributario
 L’effetto immediato è quello di evitare passi indietro di ridurre l’autonomia finanziaria delle
regioni
 Se si deve aspettare l’intervento dello Stato, in attesa lo Stato non può fare leggi al contrario
del 119 e sopprimere gli spazi di autonomia già riconosciuti dalle leggi statali
 Il divieto del passo indietro non esclude che lo Stato possa anche eliminare delle voci di
entrata fruibili dalle regioni che sono imposte statali
 Quello che non può fare è ridurre le entrate a disposizione delle regioni in modo tale di
mettere in pericolo la possibilità delle regioni di adempiere i loro compiti.
 C’è un approccio graduale al fine di rendere le regioni più autonome nel governo delle loro
finanze.

Impatto della riforma: il versante dell’entrata

 L’impatto sulla parte versante ha portato il divieto da parte dello Stato di concedere
finanziamenti con vincolo di destinazione
 Il vincolo di destinazione è la concessione di un finanziamento finalizzato a un determinato
fine
 Prima della riforma del titolo V, lo Stato era solito a concedere dei finanziamenti alle regioni
per perseguire determinati finalità
 La Corte costituzionale dichiara illegittime quelle norme statali che dopo la riforma del Titolo
V avevano previsto nuovi fondi vincolati in materie di competenza residuale o concorrente
 Se i fondi non sono vincolati, l’autonomia di spesa delle regioni è più ampia (16:34).
 Questo divieto di vincolo di destinazione vale anche per il fondo perequativo che serve per
aiutare quelle regioni che hanno una minore capacità fiscale per abitante. Non vale per i
contributi e gli interventi speciali.
 Nelle materie di competenza esclusiva dello Stato sono ancora possibili vincoli di
destinazione.
 Non sono ammissibili tali forme di intervento vincolati nella destinazione nelle materie
regionali residuali o concorrenti
 Nel caso in cui i finanziamenti con vincolo di destinazione abbiano ad oggetto materie di
competenza legislativa delle regioni, le regioni devono essere coinvolte nella decisione e nel
riparto dei fondi all’interno del proprio territorio.

Legge 42/2009

 Ha delegato il Governo ad adattare decreti legislativi di attuazione del federalismo fiscale


 Esclusione di ogni doppia imposizione: sul medesimo presupposto di imposta non possono
essere previsti tributi distinti. Se per esempio sul reddito c’è il tributo statale IRPEF, la regione
non può stabilire un’ulteriore imposta sul reddito. L’unica cosa che la regione può fare è
prevedere un’addizionale se lo consente lo Stato.
 Se si ha un trasferimento di risorse alle Regioni deve corrispondere la cancellazione dei
relativi stanziamenti di spesa nel bilancio dello Stato.

La legge 42/2009 delinea le entrate tributarie

 Tributi propri derivati (IRAP): sono quelli tributi che sono istituiti e disciplinati dallo Stato, ma
il gettito è attribuito in tutto o in parte alle Regioni. La legge regionale ha possibilità di
intervenire ma nei limiti che gli lascia il legislatore statale.
 Tributi propri: Quelli tributi istituti e regolati dalle leggi regionali su presupposti diversi da
quelli tassati dallo Stato.
 Addizionali ai tributi statali: Lo Stato autorizza le regioni a introdurre delle variazioni delle
aliquote su tributi statali e quella addizionale rimane alla regione
 Compartecipazione al gettito di tributi erariali (IVA): tributi dello Stato che sono disciplinati
dallo Stato. Una parte del gettito viene attribuita alle Regioni.

Tributi propri regionali

 La natura dei tributi viene legata alla titolarità del gettito e guardano dove vanno i soldi.
Qualificano come regionale anche tributi che sono stabiliti dallo Stato.
 Per la Corte costituzionale i tributi propri sono solo quelli stabiliti con legge regionale.
 Molti presupposti sono già tassati dallo Stato e quindi il d. legislativo del 2011 ha deciso di
trasformare alcuni tributi statali in tributi propri regionali
 La legge del federalismo fiscale ha previsto delle sedi di collaborazione tra lo Stato, le regioni
e gli enti locali
 Conferenza unificata: sono presenti le regioni ma anche gli enti locali
 Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica: organo che definisce gli
obiettivi della finanza pubblica.
 Tavoli di confronto tra il Governo e le singole regioni e province autonome

Il regime finanziario RS

 Quello del federalismo fiscale è il punto più critico nelle relazioni tra Regioni a statuto
speciale e Regioni a statuto ordinario
 Una percentuale del gettito dei tributi dello Stato è riservata per le Regioni a statuto speciale.
Questa percentuale può andare da 5% a 100%. Hanno una maggiore autonomia finanziaria.
 Il Titolo VI dello Statuto si occupa dalla Finanza della Regione e delle Provincie
 Questa parte del testo statutario può essere modificata tramite legge ordinaria dello Stato
previo accordo tra Governo, Regione e provincie.

Il regime finanziario I statuto di autonomia

 Il primo Statuto di autonomia del 1948 attribuiva maggiori competenze alla Regione
autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol che alle provincie autonome.
 La maggior parte delle risorse finanziarie erano per la Regione. Le provincie avevano risorse
limitate e dipendevano finanziariamente dalla Regione e dallo Stato.
 La Regione si finanziava con tributi propri, compartecipazioni in quota fissa, quota variabile
che doveva essere definita annualmente tra il Governo e il presidente della Giunta regionale.

Il regime finanziario II statuto di autonomia

 Con lo Statuto del 1972 si ha un CAMBIO nel senso che l’ente principale diventa la provincia.
La maggior parte delle competenze è trasferita alla provincia.
 Il sistema di finanziamento non cambia perché l’autonomia finanziaria di ciascuna provincia si
basava su una quota fissa + quota variabile da negoziare ogni anno tra Provincia e Governo
nazionale.
 Nel 1971 c’era una riforma tributaria a livello nazionale che prevedeva la soppressione di vari
tributi che erano previsti nello Statuto. La quota variabile ha assunto un’importanza maggiore
della quota fissa.
 La conseguenza che la quota variabile è più importante di quella fissa è che la provincia non è
certa di quanto avrà perché questo dipende dal negoziamento che si deve fare ogni anno con
il Governo.

 A partire dagli anni 90 si avevano una serie di riforme volte a ridurre la quota variabile e
aumentare la quota fissa.
 Attualmente la maggior parte del gettito fiscale percepito sul territorio viene trattenuto dalle
Provincie autonome.
 Dopo la riforma del 1989 circa l’85% delle entrate provinciali basate sulla compartecipazione
a tributi erariali veniva devoluto in quota fissa, il restante 15% in quota variabile
 A partire di questa riforma aumenta la quota fissa e si riduce la quota variabile che è oggetto
di accordo tra provincie e Governo.
 Le due provincie autonome hanno ottenuto una maggiore stabilità e una maggiore
autonomia sul piano finanziario perché sono meno dipendenti dalla discrezionalità dello
Stato.
 Le provincie autonome cominciano di farsi carico di compiti dello Stato

Federalismo fiscale e Regioni speciali

 La legge 42/2009 che dà attuazione al federalismo fiscale si preoccupa anche dalle Regioni
speciali e ha previsto che anche le RS siano coinvolte nella perequazione finanziaria ma
questo può avvenire solo attraverso un processo di collaborazione concordato.
 Il regime fiscale rimane quello dello Statuto ma questo non esclude che la RS sono coinvolte,
ma le modalità vengono stabilite insieme.
 L’accordo di Milano è un accordo tra Stato, Governo e le due provincie autonome.
 Questo accordo ha aumentato il numero dei tributi statali che sono soggetti al ritorno dei
9/10. Vuol dire che i 9/10 del gettito dei tributi statali elencati nello Statuto speciale rimane
nel territorio.
 Rimane l’autonomia finanziaria delle RS fondata sulla compartecipazione del gettito ai tributi
statali e tributi propri.

Compartecipazione al gettito di tributi erariali – TAA/Südt.

 L’art. 69 dello Statuto ci dice quale è la partecipazione della Regione.


 Le imposte ipotecarie riscosse sul territorio sono tutte della Regione.
 I 9/10 delle imposte riscosse su successioni e donazioni rimangono sul territorio della regione
 L’ 1/10 dell’IVA rimane alla regione
 La maggior parte dei tributi rimane in quota di 9/10 alle due provincie autonome
 È un regime agevolato che è conseguenza della specialità
 La riforma di Milano ha rafforzato l’autonomia estendendo la regola dei 9/10 a tutte le
imposte statali
 le Province e la Regione rinunciano a tutte le altre entrate in precedenza previste.
 L’eliminazione della quota variabile determina una stabilità del bilancio provinciale che prima
non era possibile.

Partecipazione alla solidarietà nazionale

 Le provincie si assumono dei compiti che prima erano statali.


 L’idea è quella di partecipare alla solidarietà nazionale facendosi carico di servizi che altrove
sono finanziati dallo Stato.
 Un altro meccanismo di partecipazione alla solidarietà nazionale è l’obbligo che è imposto
alle due provincie autonome di finanziare iniziative e progetti ai territori confinanti per
evitare che questi chiedano l’aggregazione alla regione speciale per godere dal sistema
finanziario più agevole.

Tributi propri

 L’accordo di Milano ha previsto un ampiamento dal potere di stabilire nuovi tributi da parte
della provincia di stabilire nuovi tributi in materia di propria competenza ma anche di
intervenire nell’ambito dei tributi statali.
 La PAB ha introdotto una legge provinciale che ha istituito l’IMI che sostituisce sul proprio
territorio le imposte comunali immobiliari istituite con leggi statali (TASI e IMU)

Ricorso indebitamento

 Le Regioni e le Provincie possono anche indebitarsi per fare spese di investimento e come per
le Regioni ordinarie è esclusa ogni garanzia da parte dello Stato.

Post accordo di Milano

 L’accordo di Milano è entrato in vigore nel 2009 e quindi al tempo della crisi economica che
ha portato lo Stato all’adozione di una serie di misure di contenimento della spesa pubblica.
 Lo Stato ha adottato una serie di misure di risparmio attraverso DECRETI LEGGE
 Nel 2012 in Costituzione è stato introdotto l’obbligo dell’equilibrio di bilancio per tutti gli enti
pubblici
 Questi interventi hanno riguardato anche le finanze delle Regioni speciali.
 La procedura per intervenire sulle risorse finanziarie delle RS è una procedura concordata ma
qualche volta il legislatore non ha rispettato quelle procedure concordate e questo ha portato
a ricorsi davanti alla Corte costituzionale.
 Lo Stato ha trattenuto le maggiori entrate provenienti da nuove imposte oppure dall’aumento
delle aliquote.

Patto di garanzia

 Per porre rimedio a questa situazione, la Regione, le 2 provincie autonome e il Governo


hanno raggiunto un nuovo accordo che ha modificato parzialmente la parte dello Statuto
relativo alla finanza.
 Questo nuovo accordo non riscrive tutto l’accordo di Milano.
 È stato chiamato “patto di garanzia” perché doveva garantire il rispetto della autonomia
finanziaria delle 2 Provincie e quindi il ritorno dei 9/10 di tutte le imposte erariali.
 Questo patto di garanzia ha ridefinito il contributo delle provincie all’equilibrio
finanziario. Ha dettato nuove regole di partecipazione alla solidarietà nazionale da parte
delle due provincie autonome e ha risolto conflitti davanti alla Corte costituzionale.
 Il patto ha previsto un contributo all'equilibrio finanziario annuale da parte delle due
province autonome quantificato dal 2017 fino al 2022 in circa 900 milioni di euro annui.
 Le province autonome versano una cifra e corrispondono questa somma allo stato per il
pagamento del debito pubblico.
 Le 2 provincie autonome contribuiscono con questa somma annuale al finanziamento del
debito pubblico e non possono essere altri metodi per imporre alle provincie obblighi di
risanamento.
 Adesso è la Provincia che incassa le somme e versa allo Stato la frazione spettante di 1/10
 Le provincie potrebbero anche decidere invece di assolvere allo Stato il contributo di 1/10
sui tributi statali, di farsi carico di nuovi compiti statali oppure rinunciando al rimborso
statale per alcune funzioni delegate
 Il patto di garanzia imporre una maggiore partecipazione alla solidarietà nazionale e ha
previsto una maggiore garanzia per le entrate tributarie che sono certe perché riscossi
dagli uffici provinciali che poi devolvono la quota statale.
 Attualmente la situazione finanziaria delle due provincie autonome è una situazione
agevolata ma contribuiscono al debito pubblico e alla solidarietà nazionale.

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