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LEGGE BASSANINI 1
Il primo intervento fu approvato con la legge 59/1997 Conteneva importanti deleghe legislative dirette a mettere
in moto un’ampia riforma con queste tre principali direttrici.
1. Porre in essere il più ampio decentramento possibile realizzabile con legge ordinaria l’obiettivo era
trasferire dallo stato alle regioni ed enti locali, con lo strumento dell’attribuzione o della delega, tutte le funzioni
e compiti amministrativi relative alla cura delle rispettive comunità, per i quali si potesse realizzare il
trasferimento stesso senza ricorrere a modifiche costituzionali.
Vennero per la prima volta introdotte nel nostro ordinamento i principi di SUSSIDIARIETÀ, ADEGUATEZZA E
DIFFERENZIAZIONE.
2. Riorganizzare, razionalizzare, snellire l’organizzazione amministrativa statale i ministeri e le loro strutture
periferiche, gli enti pubblici nazionali, gli strumenti di controllo sui costi e sui risultati delle attività delle PA.
3. Semplificare le procedure amministrative e ridurre il più possibile i vincoli burocratici previsti a carico delle
attività private.
1. rilettura del principio di autonomia e decentramento enunciato all’art 5 cost in stretta correlazione con il
principio unitario. Il principio di autonomia non postula una libertà in senso assoluto per le autonomie locali, ma
comporta il riconoscimento agli enti territoriali di potestà pubbliche, nel perseguimento di finalità ed interessi
propri delle loro collettività, secondo un proprio indirizzo tecnico-amministrativo.
Il problema di fondo posto dal principio di autonomia è quello di individuare il punto di equilibrio tra
differenziazione e unità.
2. riformulazione del comma 1 art 114 cost La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città
metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
Il testo originario diceva la repubblica SI RIPARTE in regioni, province e comuni.
Lo stato viene menzionato specificamente, il che significa che il termine repubblica con cui si apre la norma
sta ad indicare lo stato ordinamento, mentre il termine stato indica lo stato apparato, lo stato persona
giuridica.
Sono state incluse le città metropolitane.
mentre nel testo precedente si partiva dall’ente regione per poi discendere secondo un ordine di
dimensioni e implicitamente di rilevanza, il testo attuale parte dal basso. Tutto ciò sta a significare che si è
voluto mettere in rilievo come sia cambiata la relazione tra i diversi livelli istituzionali, cambiata nel senso di
porli in una pozione di pari dignità istituzionale principio PLURALISMO ISTITUZIONALE PARITARIO
viene fatto cadere il principio di gerarchia come collante tra i diversi livelli istituzionali a favore di un
sistema reticolare fondato sulla collaborazione tra i livelli istituzionali.
Va ricordato anche che con riguardo alla distribuzione complessiva delle funzioni ammnistrative, il principio
cardine è il PRINCIPIO DI Sussidiarietà.
Art 118 c 1 cost Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza.
L’attribuzione preferenziale ai comuni significa che come scelta di fondo viene affermato che le funzioni
amministrative devono essere esercitate dall’ente più vicino ai cittadini, perché sono i destinatari
dell’esercizio delle funzioni stesse. Allo stesso tempo, nella consapevolezza della diversità delle funzioni tra
loro e delle diverse situazioni in cui versano i comuni, si introduce un elemento di elasticità.
Il cambiamento nella visione dei ruoli e delle relazioni istituzionali che ha ispirato la riforma del 2001 è alla base di un
rimodellamento del sistema delle fonti di produzione del diritto amministrativo.
La distribuzione del potere normativo nell’ordinamento rispecchia sempre la distribuzione del potere politico tra i
diversi poteri pubblici.
1. riforma della potestà legislativa regionale e dei suoi rapporti con la potestà legislativa statale art
117 cost c 1 – 5
1 La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli
derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Sancisce l’equiparazione ontologica tra legge regionale e legge statale.
Prima della riforma la legge regionale, oltre che alla costituzione, era sottoposta anche ai limiti fissati con legge
statale, non soltanto con riferimento alla potestà legislativa ripartita o concorrente, ma anche con riferimento
alla potestà legislativa esclusiva, di cui le regioni a statuto speciale erano tributarie in alcune materie sulla base
dei loro statuti.
Il cambiamento si riflette anche sul profilo procedimentale venuta meno fase controllo governativo
preventivo prima essere promulgata dal presidente della regione.
è stata sostituita da un controllo di legittimità costituzionale, ex art 127 cost, sia per violazione ritenute da
parte del governo che delle regioni da parte di atti dell’altro.
Nei commi successivi viene poi delineato un totale ripensamento dell’organizzazione e dell’allocazione del
potere legislativo inversione del criterio di riparto delle competenze legislative tra stato e regione.
La competenza legislativa dello stato, che in precedenza era di ordine generale (tutte le materia tranne quelle
elencate nella precedente formulazione dell’art 117), passa a ENUMERATE TASSATIVAMENTE NEL C 2 ART 117
ci sono materia di grandissima rilevanza, le materie che rientrano nelle competenze della sovranità
tradizionalmente ricondotte al potere sovrano come politica estera, immigrazione, ordine pubblico e sicurezza
dello stato, moneta
C 4 Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla
legislazione dello Stato
ALLA REGIONE SPETTA UNA Potestà LEGISLATIVA RESIDUALE non definita attraverso la determinazione di
un elenco di materie, ma con un criterio di residualità.
C 3 materia attribuite alla legislazione concorrente tra stato e regioni in tali materie si deve
contemperare un intervento legislativo dello stato, con il compito di determinare i principi fondamentali della
materia e una competenza legislativa della regione che ha il potere legislativo, esteso a tutta la materia, fatta
eccezione la determinazione dei principi fondamentali.
2. riforma della potestà regolamentare dello stato, delle regioni e degli enti locali.
c 6 art 117 La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle
Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia.
I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina
dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.
La riforma del 2001 costituzionalizza potere statuario e regolamentare di comuni, province e città
metropolitane. Ciò comporta una particolare tutela a favore di queste fonti normative
o per modificare o liminare tale potestà è necessario il procedimento di revisione di una legge costituzionale
o rapporti tra statuti e regolamenti degli enti locali e leggi statali e regionali è regolato sia dal principio di
gerarchia sia da quello di competenza.
Nella realtà effettiva la portata della riforma del 2001 ha risentito della rilevante inattuazione della
riforma costituzionale nel suo complesso. Questa ha infatti subito una molteplicità di ostacoli:
1. cambio di maggioranza governativa, verificatasi poco dopo l’approvazione parlamentare della riforma, che
ha significato che i destini della riforma appena varata sono stati affidati alle forze politiche che in sede
appresentare si erano espressi contro la sua approvazione.
2. Forti resistenze concettuali e culturali che si sono ravvisate in dottrina, giurisprudenza e apparati rispetto al
recepimento della radicale novità della riforma.
3. Forte impatto che ha avuto sugli assetti istituzionali la crisi del 2008, che ha avuto effetti di neocentralismo in
due direzioni:
Facendo pesare i necessari tagli delle risorse finanziare destinate agli apparati pubblici soprattutto sugli enti
locali
Prestando il fianco alla diffusione di una cultura orientata a vedere in blocco la politica in termini di
costi economici da tagliare
Le norme della riforma sono ancora vigenti, ma è cambiato il contesto sul piano economico sociale e sul piano della
cultura istituzionale, cambiamento che ha inciso e incide sulla loro interpretazione e applicazione.
Non pub non scorgersi nell’evoluzione del sistema europeo uno spostamento di sovranità dagli Stati nazionali alla
dimensione europea che ha forti affinità con i processi di federalismo; il risultato é quello di un sistema che
riconosce alle fonti dell’Unione non solo una forza privilegiata, ma una peculiare capacità di penetrare negli
ordinamenti degli Stati membri.
Ciò consente alle istituzioni europee di adottare normative, che non hanno il tradizionale effetto obbligatorio tipico
delle convenzioni internazionali, ma un’efficacia diretta Talune disposizioni europee (regolamenti e direttive self-
executing) sono direttamente applicate negli ordinamenti degli Stati membri, nel senso che esse prevalgono su
diverse disposizioni di legge, anche di rango costituzionale, in vigore presso gli Stati membri.
In sede di attività amm. le amministrazioni, in case di contrasto, devono applicare la normativa europea
in sede giurisdizionale giudice non annulla la norma nazionale ma la disapplica, cioè applica la norma
europea nel caso concreto al posto della norma nazionale (e decide come se questa non vi fosse).
Per l’Italia questa cessione di sovranità è stata dapprima fondata sull’interpretazione estensiva dell’art. 11 Cost. (che
parla di limitazioni di sovranità) e oggi è resa esplicita dall’art. 117, comma 1, Cost, che fissa il principio del necessario
rispetto da parte della legge nazionale italiana, statale o regionale, dei vincoli dell’ordinamento comunitario.
Fonti primarie dell’ordinamento comunitario, Trattati come la nostra Costituzione, fissano principi generali che
limitano o individuano obiettivi di azione per le nostre amministrazioni pubbliche.
I Trattati distinguono tra atti legislativi e atti non legislativi Sono atti legislativi quelli adottati con procedura
legislativa i regolamenti, le decisioni e le direttive.
Fonti derivate fonti abilitate dai Trattati a stabilire normative che possono avere l’effetto diretto.
Il contenuto e gli effetti giuridici dei diversi atti sono disciplinati dall’art. 288 TFUE.
1. REGOLAMENTO ha portata generale,
2. DECISIONE è obbligatoria in tutti i suoi elementi, NON ha portata generale ed astratta, ma produce i suoi
effetti solo nei confronti dei soggetti cui è rivolta, di norma gli Stati
3. DIRETTIVA vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva
restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi.
Problema efficacia fino all’intervento della normativa nazionale di recepimento (effetti diretti delle direttive
non recepite, c.d. direttive selfexecuting), con riferimento alla possibilità per i privati di far valere le previsioni
delle direttive allorché ricorrano chiarezza e precisione nella definizione di diritti in capo ai soggetti; possibilità di
applicazione delle disposizioni della direttiva; intervenuta scadenza del termine del recepimento.
4. ATTI DELEGATI atti che la commissione può adottare su delega disposta da un atto legislativo per l’adozione
di discipline di portata generale che integrano o modificano determinati elementi non essenziali dell’atto
legislativo.
I REGOLAMENTI AMMINISTRATIVI
IN GENERALE
DEF Atti caratterizzati dalla particolarità di essere dal punto di vista del contenuto atti normativi e dal punto di
vista formale provvedimenti amministrativi ATTI SOSTANZIALMENTE NORMATIVI MA FORMALMENTE
AMMINISTRATIVI
Atti di grande importanza, la maggioranza della disciplina della PA è contenuta in tale fonte.
Data la loro particolarità danno esemplificazione della non assoluta corrispondenza tra poteri e funzioni come
prefigurato dallo schema astratto della separazione dei poteri SONO ATTI NORMATIVI NON EMANATI DAL
PARLAMENTO MA DAL GOVERNO.
Il potere di emanare tali atti spetta agli stessi soggetti cui sono attribuite le funzioni amministrative, quindi la PA
STRUMENTO DI AUTOREGOLAMENTAZIONE NORMATIVA DA PARTE DELLA PA.
Tipologia
1. governativi provenienti dall’intero Governo, approvati con deliberazione del CDM
2. ministeriali approvati dal singolo ministro su previsione legislativa autorizzatrice
3. interministeriali approvati da più ministri su previsione legislativa autorizzatrice
4. regolamenti del PCDM non menzionati in cost
Forma
forma esteriore riconoscibile necessaria denominazione del decreto che contiene il regolamento, anche non
nel titolo
fasi obbligatorie del procedimento di formazione
1. parere del Consiglio di Stato
2. deliberazione
3. emanazione:
con decreto del Presidente della Repubblica per quelli governativi
con decreto ministeriale quelli ministeriali
con decreto interministeriale quelli interministeriali
4. sottoposizione al visto e alla registrazione della Corte dei conti
5. pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale
2. di attuazione e integrazione delle leggi e dei decreti recanti norme di principio. Danno esecuzione in senso più
ampio del precedente, completano sviluppano.
sono ammessi nelle materie coperte da riserva di legge relativa, ma non in quelle coperte da riserva di legge
assoluta
3. indipendenti configurabili solo in materie nelle quali non vi siano leggi o atti aventi forza di legge e che non
siano coperte da riserva di legge, né assoluta né relativa.
Discusso in dottrina per contrasti con il principio di legalità, in quanto la sua base legislativa sembrerebbe
costituita solo dalla formale applicazione del principio di legalità cioè dalla previsione della tipologia ex art 17
della legge. Data la scarsa applicazione, il dibattito si è ridimensionato.
Recepimento di direttive europee tramite regolamenti di delegificazione, art. 35, l 24/2012, a condizione che si
tratti di materie rientranti nel c 2 art 117 cost, e che non siano coperte da riserva di legge assoluta. È necessaria
la previa autorizzazione da parte della legge di delegazione europea, che deve elencare le direttive interessate a
tale modalità di recepimento, sottoposto ad approvazione.
Ratio la delegificazione è stata vista come un modo per snellire determinate discipline legislative,
garantendo un più rapido adattamento alle esigenze che di volta in volta si fanno sentire, richiedendo una
modifica del corpo normativo. Il regolamento viene approvato dal CM, dove sono presenti solo forze di
maggioranza, non si richiede il confronto con l’opposizione, è un procedimento più rapido.
Se ne è ampiamente servita la legge Bassanini del 1997, e per controbilanciare la forte espansione del ruolo
governativo di normazione venne introdotto un passaggio parlamentare nel procedimento di approvazione
parere delle commissioni parlamentari competenti in materia.
di competenza di organi diversi, politici e amministrativi, dell’amministrazione statale e degli enti locali
contengono regole generali
svolgono una funzione regolatoria Alla nozione è dato, nella letteratura internazionale, un significato ampio
che ricomprende:
o sia provvedimenti di carattere puntuale (es. il rilascio di un’autorizzazione a un’impresa; o la comminazione
di una sanzione pecuniaria)
o sia l’emanazione di regolamenti, di standard, di criteri generali, ossia un’attività normativa o quasi-normativa,
con cui vengono fissate delle regole (che incidono sull’attività, sulla produzione o sull’organizzazione dei
destinatari) dirette a conseguire determinati obiettivi.
La diversità di regime giuridico tra atti normativi e atti non normativi. solo agli atti normativi si applicano:
il principio jura novit curia mentre per regola generale il giudice deve giudicare acquisendo a processo solo i
documenti allegati dalla parte, per quanto riguarda l’atto normativo, il giudice deve tenerne conto
indipendentemente dall’allegazione.
MA non rilevanza di tale principio nel processo amministrativo, in base all’art. 40, c. 1, lett. c), c.p.a nel
contenuto del ricorso richiede al ricorrente di presentare i motivi del ricorso nell’atto introduttivo
il ricorso in Cassazione per violazione o falsa applicazione di norme di diritto ai sensi dell’art. 360, n. 3, c.p.c.
violazione interpretazione di una norma in modo diverso dal suo contenuto
falsa applicazione errore di sussunzione, di riconduzione della fattispecie concreta a norma non pertinente.
MA contro le sentenze del Giudice Amministrativo il ricorso in Cassazione è ammesso per i soli motivi inerenti
alla giurisdizione (art. 11, u.c., Cost.) e al riguardo non rileva la natura giuridica del provvedimento impugnato.
i criteri interpretativi di cui all’art. 12 delle preleggi al c.c. (interpretazione letterale e logica, analogia legis,
applicazione dei principi generali dell’ordinamento)
Agli atti amministrativi generali non normativi dovrebbero pertanto applicarsi i criteri interpretativi previsti dal
c.c. per i contratti (artt. 1362 ss.), MA questi ultimi sono solo in parte applicabili agli atti amministrativi generali,
a causa del carattere unilaterale e autoritativo di tali atti, con la conseguenza che ad essi si applica un regime
interpretativo in gran parte coincidente con quello previsto per le fonti normative dalle preleggi al c.c.
I tratti comuni nel regime giuridico tra atti normativi e atti amministrativi generali non normativi
La l. 241/1990 differenzia il regime giuridico degli atti amministrativi generali e dei regolamenti, da un lato, rispetto a
quello previsto dalla medesima legge per i provvedimenti amministrativi
art. 3, c. 2 sono sottratti all’obbligo di motivazione
art. 13 sono sottratti alla disciplina generale della partecipazione procedimentale
art. 24, c. 1, lett. c) il diritto di accesso è escluso nella fase procedimentale istruttoria
criteri sostanziali
o generalità idoneità alla ripetizione nell’applicazione per un numero indeterminato di casi
Consiglio di Stato, adunanza plenaria, sent. n. 9/2012 il carattere si presenta in modo diverso negli atti
amministrativi generali e negli atti a contenuto normativo, anche se sembra accomunare le due specie.
Atti amministrativi secondari (regolamenti) destinatari indeterminabili sia a priori che a posteriori
Atti amministrativi generali i destinatari sono indeterminabili a priori ma determinabili a
posteriori, perché in conformità alla natura amministrativa, gli atti sono destinati a regolare una
vicenda specifica, anche se con numerosi destinatati
ES REGOLAMENTO CHE DISCIPLINA LE PROCEDURE DI GARA VS BANDO DI GARA
o astrattezza capacità di regolare un numero indefinito di casi
o innovatività
Presupposti necessità, contingibilità, urgenza situazione attuale, eccezionale e imprevedibile, che non
sarebbe fronteggiabile con gli istrumenti tipici già a disposizione del nostro ordinamento.
Strumento straordinario dell’ordinamento, anche dette ordinanze extra ordinem.
Fondamento legislativo e tipologia
Nel nostro ordinamento per situazioni di questo tipo abbiamo PREVISTO IN COSTITUZIONE all’art 77 lo strumento del
decreto - legge, che prevede un potere di decretazione urgente in mano al governo.
Le ordinanze invece sono previste da NORME DI LEGGE PRIMARIA.
Ipotesi più remota TU delle leggi di pubblica sicurezza, 1931 potere del prefetto di adottare, in caso di
urgenza o grave necessità, i provvedimenti indispensabili per la salute e la sicurezza pubblica
Ipotesi più recente art 32 l 933/1978 attribuisce tale potere
o Ministro della sanità, in materie di igiene e sanità pubblica. Sulla base di tale norma sono state adottate le
ordinanze per fare fronte all’emergenza da covid -19, che prevedono che il ministro sia autorizzato a
conferire incarichi di collaborazione coordinata e continuata della durata di max. 90 gg, anche in deroga alle
disposizioni del contratto collettivo e altre disposizioni di legge.
o Presidente della giunta regionale
o Sindaco, nella sua duplice veste di capo dell’amm locale e soprattutto come ufficiale del governo.
Lascia INDETERMINATO IL CONTENUTO del provvedimento da adottare, così come gli EFFETTI nei confronti delle
situazioni soggettive che da esso verranno influenzate, lasciate alla determinazione dell’autorità che dispone del
potere ATIPICITÀ CONTENUTISTICA.
quesito conseguente, dibattito in dottrina: deroga al principio di legalità?
Il contenuto può comportare una deroga alle leggi esistenti. Orientamento prevalente parla di deroga ad un suo
corollario, il PRINCIPIO DI TIPICITÀ, che richiede la previa individuazione degli elementi essenziali del potere, a
garanzia dei suoi destinatati.
È quindi una RESTRIZIONE DEL PRINCIPIO DI LEGALITÀ, NON UNA SUA DEROGA, dato che è comunque presente una
legge che prevede tali poteri atipici, le autorità ammesse ad esercitarli, le finalità e le materie, anche se in modo
generico.
Per Autorità indipendenti si intende una serie di poteri pubblici, organismi caratterizzati da un alto grado di
tecnicità e professionalità e da una posizione di indipendenza dal potere politico esecutivo
Questi caratteri sono visti come i più adeguati allo svolgimento del compito ad esse attribuito SONO PREPOSTE
ALLO SVOLGIMENTO DI FUNZIONI DI REGOLAZIONE DEL MERCATO E DI TUTELA DI DIRITTI FONDAMENTALI IN
SETTORI SENSIBILI (privacy, concorrenza, diritto di sciopero…)
AMPIEZZA DEI POTERI REGOLAMENTARI DELLE AUTORITÀ INDIPENDENTI e dibattito sulla loro
legittimazione costituzionale
Per l’esercizio delle funzioni ad esse attribuite le A.I dispongono di un’ampia gamma di poteri.
Non sono identici da autorità ad autorità (parliamo di un modello, ciascuna è disciplinata da una legislazione specifica
e presenta caratteri peculiari), possiamo però rinvenire in generale:
1. Poteri di vigilanza
2. Poteri di indagine
3. Poteri di proposta e sanzione
4. Ampia potestà di normazione secondaria esempio regolamenti della consob e delle istruzioni della banca
d’Italia, cui si devono conformare le imprese regolate da tale autorità.
Nell’assetto della nostra cost, il potere normativo è fondato sul principio rappresentativo, si colloca all’interno del
circuito democratico politico rappresentativo. Con riferimento alla figura delle autorità indipendenti e anche
correlativamente al potere normativo ad esse attribuito, si è sollevato in dottrina un dibattito sulla legittimazione
costituzionale di tali figure e dei loro relativi poteri.
Con riguardo al quesito la dottrina è prevalentemente orientata in senso positivo, di un riconoscimento di una
legittimazione costituzionale della autorità, anche se sono diverse le argomentazioni su cui l’orientamento è basato.
Tra le diverse posizioni si richiama quella che rintraccia tale fondamento nell’ordinamento europeo, che ha a sua
volta fondamento costituzionale negli artt. 10, 11 e 117 c 1.
Sovente le leggi istitutive delle autorità indipendenti richiamano la necessità che queste improntino la loro
interpretazione e attuazione delle norme nazionali alla stregua dei principi generali dell’ordinamento europeo.
Modello federativo, per cui alcune autorità indipendenti sono inserite in una rete di autorità nazionali che fa
capo ad un regolatore europeo. Questo lo ritroviamo ad esempio con riferimento alla BCE e le altre banche
centrali nazionali, con riguardo all’autorità granate della concorrenza e del mercato.
Considerazioni operate dalla dottrina con riguardo ai poteri normativi delle A.I.
Troviamo distinti argomenti sollevati in proposito
Da un lato si osserva che tali poteri normativi sono qualificati come fonti normative dalla stessa legge che li
attribuisce alle autorità, c’è un fondamento legislativo. Nei loro confronti le leggi attributive garantiscono
meccanismo ordinario di tutela giurisdizionale.
Dall’altro lato si osserva criticamente che i poteri regolamentari di tali autorità sono delimitati dalle norme che
li pretendono in modo generico sia nella sezione che nel grado di discrezionalità esercitabile. A volte le norme
poste dalle A.I riguardano ambiti non occupati da fonti di grado primario, e per quanto siano qualificate come
fonti di carattere secondario in realtà il loro carattere sostanziale sembra andare oltre.
Si osserva inoltre che le norme poste dalle A.I spesso promanano dalle prassi, dagli accordi, dalle normative tecniche
che emergono dal mercato o da studi scientifici, quindi da centri diversi.
Tuttavia, una delle considerazioni che ha portato all’istituzione delle A.I è proprio la constatazione che i settori nelle
quali operano presentano caratteristiche tecniche ed economiche complesse, e sono soggette a rapide evoluzioni che
rendono difficile, da parte del parlamento, predefinire per legge parametri certi. Richiedono una vicinanza di tipo
conoscitivo ai destinatari delle regolazioni. SI REALIZZA UNA SORTA DI RAPPORTO OSMOTICO TRA LA REGOLAZIONE
CHE DERIVA DALL’ALTO (normativa statale e comunitaria) E LA REGOLAZIONE CHE PROVIENE DAL BASSO (prassi,
accordi…)
In relazione a tali caratteristiche, interrogandosi sull’inquadramento giuridico della soft law, Clarich osserva che
mette in discussione:
Il principio di tipicità delle fonti e degli atti ammirativi con valenza regolatoria
La nozione di vincolatività
Emersione
Dapprima nei paesi anglosassoni e nell’ambito delle organizzazioni internazionali e dell’unione europea. Più di
recente ha fatto ingresso anche nel nostro paese tra i poteri conferiti alle A.I.
La corte di giustizia dell’europea, in una Sentenza del 2016 che ha per oggetto una comunicazione della
commissione sul settore bancario recante criteri interpretativi di direttive dell’UE in materia di aiuti di stato, con
rifermento alle misure ammissibili di sostegno alle banche nel contesto della crisi finanziaria che si è aperta nel 2008,
chiarisce che la comunicazione della commissione in oggetto auto vincola la commissione, mentre non ha effetti
vincolanti nei confronti degli stati membri. Ciò significa che gli stati membri se ne possono discostare proponendo
misure diverse, che dovranno essere valutate dalla commissione caso per caso.
Caso particolare le linee guida dell’ANAC in materia di contratti pubblici (d.lgs. 50/2016)
Nel nostro ordinamento conviene soffermarci su un caso controverso, che ha dato luogo a diverse interpretazioni
con riferimento al suo inquadramento come soft law.
Il codice contiene diverse disposizioni che prevedono l’emanazione di linee guida dell’ANAC, con funzioni integrativa
e attuativa delle norme del codice stesso.
Art 213 1. La vigilanza e il controllo sui contratti pubblici e l’attività di regolazione degli stessi sono attribuiti, nei
limiti di quanto stabilito dal presente codice, all'Autorità nazionale anticorruzione
(ANAC) […]
2. L'ANAC, attraverso linee guida, bandi-tipo, capitolati-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolazione flessibile,
comunque denominati garantisce la promozione dell'efficienza, della qualità
dell'attività delle stazioni appaltanti […] 'ANAC, per l'emanazione delle linee guida, si dota, nei modi previsti dal
proprio ordinamento, di forme e metodi di consultazione, di analisi e di verifica
Nel disegno complessivo del d.lgs. 50/2016, nel dare attuazione a direttive dell’UE aveva inteso riformare
profondamente il precedente assetto delle fonti di disciplina dei contratti pubblici, che era costituito da un codice del
2006 e da un regolamento di attuazione che era stato oggetto di critiche da parte degli operatori economici perché
era stato ritenuto troppo pesante ma comunque inidoneo a prevenire tutti i possibili dubbi interpretativi. L’idea di
fondo perseguita dalla riforma de 2016 era quindi di semplificare l’apparato normativo del settore, sostituendo il più
possibile le preesistenti prescrizioni dettagliate del codice e del regolamento, con un nuovo codice, seguito poi da
linee guida e altri strumenti di regolamentazione più flessibile, adottate con la procedura diretta a coinvolgere anche
i destinatari degli atti stessi (notice and comment).
A sua volta però questo nuovo sistema delle fonti introdotto dal codice del 2016 si è mostrato piuttosto complesso, e
ha dato adito a diverse interpretazioni relative alla valenza vincolatoria delle linee guida.
Il consiglio di stato in due pareri (uno del 2016 e uno del 2019) ha individuato nell’insieme complessivo delle linee
guida dell’ANAC 3 gruppi:
1. Linee guida con funzione propositiva recepite da regolamenti ministeriali.
Es art 111 codice contratti prevede che con decreto del ministro dei trasporti, su proposta dell’ANAC, siano
approvate linee guida in tema di controllo tecnico, contabile e amministrativo dell’esecuzione del contratto dalla
parte del direttore dei lavori. Di fatto tale tipologia va fatta rientrare nei regolamenti ministeriali.
2. Linee guida attuative non vincolanti le stazioni appaltanti possono discostarsene, fornendo adeguata
motivazione.
3. Linee guida vincolanti erga omnes sono riconducibili in questa classificazione alla definizione di altri atti di
regolamentazione flessibile di cui all’art 213 c 2. Sono vincolanti, il che significa che devono essere osservate
pena l’illegittimità degli atti adottati in loro violazione.
Secondo la prospettazione dei consigli odi stato anche questa categoria di linee guida va ricondotta alla categoria
degli atti amministrativi generali non aventi natura normativa.
Tale classificazione non ha eliminato tutti i dubbi lamentati dagli operatori economici. Questo tipo di doglianze è alla
base del recentissimo d.lgs. 32/2019, lo sblocca cantieri, convertito con la l 55/2019.
Si è optato per il ritorno al regolamento unico di attuazione ed esecuzione del codice dei contratti pubblici, quindi
quello che si aveva nel codice previgente. Il decreto 32 prevedeva un termine di 180 per l’emanazione del nuovo
regolamento, con scadenza quindi nel novembre scorso, ma il regolamento non è stato ancora emanato, anche se è
in circolazione una sua bozza. Questo regolamento, una volta approvato, non sostituirà tutte le linee guida nella
materia dei contratti pubblici, quindi si prospetta un sistema delle fonti che difficilmente sarà più semplice del
preesistente, ci sarà una compresenza di regolamento attuativo e linee guida dell’ANAC.
LE CIRCOLARI
Sono gli atti che gli organi in posizione di supremazia nell’organizzazione amministrativa (ministro, prefetto)
indirizzano agli uffici ad essi sotto ordinati o da essi coordinati per trasmettere contenuti diversi a seconda dei casi,
con una finalità di fondo di orientamento e raccordo nei confronti degli uffici stessi.
Prima delle riforme degli anni ’90 la PA era intesa come ORDINAMENTO GIURIDICO PARTICOLARE, in qualche
misura distinto e autonomo dall’ordinamenti generale e statuale.
Tale concezione si inquadrava nella distinzione ispirata alla teoria della pluralità degli ordinamenti che risale a Santi
Romano, di cui abbiamo una traccia nell’attuale art 114 cost.
Distinzione tra:
lo stato amministrazione o stato apparato (cioè la persona giuridica dello stato), quindi l’ordinamento speciale
dell’amministrazione,
stato ordinamento o stato comunità dall’altra, che identifica l’intera comunità, il popolo e la corrispondente
organizzazione e normazione.
In base a tale distinzione, lo stato amministrazione costituisce uno degli ordinamenti derivati di quello statuale.
Il significato attuale delle norme interne con rifermento specifico alle circolari è quello di NORME RIVOLTE
DIRETTAMENTE AGLI UFFICI DELL’AMMINISTRAZIONE, con i contenuti di cui abbiamo detto.
Oggi, si riconosce che questi atti possono produrre indirettamente anche effetti sulle situazioni giuridiche individuali,
e proprio per questo a partire dalla legge 241/1990 è prevista la pubblicazione.