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Federalismo e democrazia in
America.
Scienza Politica
Università degli Studi di Messina
14 pag.
PARTITO FEDERALE
Alexander Hamilton
Ritenuto uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, fu il primo Segretario al Tesoro della nuova nazione
americana. Hamilton prende in esame la struttura dell’appena generato sistema istituzionale statunitense e
formula una sentenza risolutiva sulla migliore forma di governo da dare ad un paese. Questa forma migliore
di governo è lo Stato federale, un mezzo, a firm and energetic Union, per consolidare le idee repubblicane e
affermare la necessità di uno stato fermo e forte.
1. La società e gli stati moderni devono essere governati da delle leggi (legge costituzionale) nei cui principi
i cittadini si possano internamente rispecchiare, ciò può avvenire solo attraverso una scelta ponderata del
popolo (Evitare il dispotismo) L’utilità dell’Unione e, quindi, il fine principale a cui la stessa Unione deve
tendere è il rafforzamento del popolo americano e delle sue istituzione contro i pericoli rappresentanti dalle
guerre con le nazioni straniere e dalle convulsioni domestiche o ribellioni contro l’autorità costituita.
2. Confederazione del tutto insufficiente per preservare un’unione che avesse come scopo minimo la difesa
della sicurezza, della libertà e della proprietà dei cittadini americani.
3. È possibile preservare l’Unione soltanto costruendo un forte governo federale, non limitato nei suoi atti
dai veti degli Stati federati, dotato di poteri adeguati e unito nella capacità di assumere decisione importanti.
4. La Costituzione rappresenta la migliore soluzione possibile per garantire la libertà, la dignità e la felicità
di ciascuno. A giudizio dei federalisti, primo fra tutti Hamilton, la Costituzione del 1787, al contrario,
rispondeva pienamente a due elementi fondamentali per la costruzione di un buon governo: la preservazione
della libertà dei cittadini e la creazione di uno stabile ed effettivo governo.
PARTITO DEMOCRATICO-REPUBBLICANO
Fondato da Jefferson e Madison per opporsi al partito federalista di Hamilton e che combatteva per gli
interessi dei proprietari terrieri, piuttosto che dei banchieri, industriali, commercianti.
Repubblicani nazionali
James Madison
A giudizio di Madison, la migliore forma di governo anche in uno Stato di grandi dimensioni è il governo
repubblicano. A condizione che la struttura politica sia fondata sul federalismo e sul sistema della
rappresentanza.
Gli autori del Federalist, soprattutto Madison, sostenevano che un sistema federale si regge soprattutto su un
buon bilanciamento di poteri e un sistema interattivo di controlli. La separazione dei delle funzioni con
poteri condividi veniva, pertanto, legata nelle norme costituzionali al sistema di pesi e contrappesi.
Sistema dei pesi e dei contrappesi
1. Diciotto Stati e alcuni territori fanno da contrappeso al governo nazionale.
2. La Camera dei rappresentanti fa da contrappeso al Senato.
3. L’autorità esecutiva, in alcuni punti, fa da contrappeso al legislativo.
4. Il potere giudiziario fa da contrappeso alla Camera, al Senato, al potere esecutivo, ed ai governi statali.
5. Il Senato fa da contrappeso al Presidente in tutte le nomine degli uffici, e in tutti i trattati.
6. Il popolo possiede un contrappeso nei confronti dei propri rappresentanti, le elezioni biennali.
7. I legislativi dei diversi stati fanno da contrappeso al Senato con le elezioni ogni sei anni.
8. Gli elettori fanno da contrappeso al popolo nella scelta del Presidente.
Costituzione e Repubblica
Nel saggio n.39 Madison spiega in maniera mirabile come la Costituzione del 1787 riesca a stabilire una
forma di governo che sia al tempo stesso repubblicana e federale. È necessario, a suo giudizio, mantenere la
Repubblica poiché nessuna altra forma di governo potrebbe essere compatibile con il popolo americano dopo
la Dichiarazione d’Indipendenza e la rivoluzione contro l’Inghilterra. Si può, tuttavia, definire Repubblica
soltanto quel paese nel quale il governo derivi “tutti i suoi poteri direttamente o indirettamente dalla gran
massa del popolo, ed è amministrato da persone che conservano il loro incarico in modo precario e per un
periodo di tempo limitato, finché dura la loro buona condotta.
Per quanto concerne, invece, le fonti dei poteri ordinari del governo queste saranno in parte federali e in
parte nazionali. La Camera dei Rappresentanti, infatti, viene eletta in maniera proporzionale da tutto il
popolo americano, mentre il Senato degli Stati Uniti deriva il suo potere dai singoli Stati quali società
politiche paritetiche.
Spirito di fazione
Si fonda sulla volontà di una minoranza o, anche, di una maggioranza di non perseguire il bene pubblico ma
di ricercare quello di una parte contro l’altra, vale a dire quando un gruppo di cittadini siano spinti o abbiano
un mero impulso di interesse in contrasto con i diritti degli altri cittadini e dell’intera comunità. Il problema
non si risolve rimuovendone le cause, come potrebbe anche sembrare più giusto, ma controllandone gli
effetti. Il controllo del popolo, della sua volontà di scegliere liberamente e di pensare autonomamente
sarebbe la negazione di un governo libero e l’anticamera dell’oppressione e per questa ragione è,
ovviamente, un’ipotesi da respingere in maniera assoluta. Per Madison è possibile controllare gli effetti della
faziosità.
1. Prodotti dalla minoranza, attraverso il principio repubblicano del governo popolare tramite il consenso
elettorale gli elementi più comuni della faziosità derivano, ovviamente, dalla ineguale distribuzione della
ricchezza. Gli interessi dei grandi proprietari terrieri, dei commercianti, degli industriali, dei creditori
confliggono con coloro che non hanno proprietà o ne posseggono poca. In questo caso il compito delle leggi
IL POTERE GIUDIZIARIO
Il sistema giudiziario federale è composto dalla Corte suprema e ha competenze su casi, civili e penali, che
ricadono sotto la Costituzione, un atto del Congresso (come una legge), o un trattato degli Stati Uniti; su casi
riguardanti diplomatici stranieri; su controversie nel governo federale o tra gli Stati. I giudici federali
vengono nominati dal Presidente e approvati dal Senato.
Le corti giudiziarie
Sono i luoghi di bilanciamento del sistema costituzionale americano. All’interno dei tribunali l’individuo
diviene cittadino e parte attiva della società in grado di far valere i propri diritti anche contro lo stesso
apparato dello Stato. Per quanto attiene poi alla linea di confine fra giurisdizione locale e nazionale, occorre
fare in modo che tutte le controversie fra governi statali e governo federale, e gli eventuali conflitti di
autorità, siano ricondotti alle corti federali e in ultimo alla Corte suprema.
Alexander Hamilton
Nel federalista n.78 tratta del potere giudiziario nel contesto della prevista architettura istituzionale della
repubblica federale statunitense. Questo saggio affermò l’autorità della Corte suprema di decidere sulla
costituzionalità delle leggi federali e statali, vale a dire la judical review. L’importante e studiatissimo saggio
n.78 di Hamilton sul potere giudiziario deve necessariamente essere analizzato in comparazione con l’art. III
della Costituzione federale che assegna proprio questo potere negli Stati Uniti ad una Corte suprema e a
quelle Corti minori che il Congresso costituirà. Ciò che si deve subito evidenziare consiste nella brevità e
genericità di questo articolo riguardante il potere giudiziario, tanto più se lo si confronta con l’ampiezza e la
specificità sia dell’articolo I che stabilisce il potere legislativo, sia dell’articolo II che regola il potere
esecutivo federale.
CAP. 2
PROVVEDIMENTI ECONOMICI
Lo scontro politico e istituzionale sui poteri affidati dalla Costituzione americana ebbe il suo momento
culminante quando il Presidente George Washington chiese i pareri del Segretario di Stato Thomas Jefferson
e del Segretario del Tesoro Alexander Hamilton sulla costituzionalità della First Bank degli Stati Uniti.
Alexander Hamilton
Era certo che per la crescita della nuova federazione occorresse utilizzare strumenti di natura tanto politica
quanto economica. Durante i governi Washington in qualità di Segretario al Tesoro egli fece di tutto per
spostare quanti più poteri possibili dal legislativo all’esecutivo, e di fatto si comportò come un vero e proprio
primo ministro influenzando e ispirando le scelte di tutta l’amministrazione. Ma per agire in questi termini
egli era consapevole che le scelte politiche importanti di una nazione dovevano essere condivise da coloro
che detenevano il potere economico della stessa nazione. Hamilton accettò e fece propria l’idea di una
società basata sul commercio non solo fosse ormai inevitabile, ma anche salutare, dato che la reale
disposizione della natura umana tende verso la ricchezza e la sua ostentazione e si allontana dalle classiche
virtù quali la probità e la frugalità.
Hamilton riteneva che “non esiste una eguaglianza di proprietà: una ineguaglianza esisterà fintanto che
esisterà la libertà, e che questa è proprio il risultato della libertà stessa. La differenza di proprietà”, come
ebbe, quindi, a dire in un suo intervento alla Confederazione Federale, “era già grande in America e il
commercio e l’industria avrebbero inevitabilmente incrementato questo processo”. Questa visione del futuro
di Hamilton tendeva a sbarazzarsi dalle paure repubblicane riguardo all’ascesa del capitalismo che
permeavano il disegno di un’America agraria idealizzata da Jefferson e Taylor. Hamilton semplicemente
accettava le ineguaglianze sociali, il lavoro dipendente senza proprietà (concetto completamente avulso dal
vero repubblicanesimo, secondo il quale è impossibile per i cittadini separare il lavoro dalla proprietà della
terra) e l’avarizia, intesa nel senso di accumulazione di capitali, come fatti necessari e inevitabili per la
prosperità della società moderna. Differenziandosi, quindi, dai repubblicani che rimanevano ancorati ad una
visione classica, rinverdita dai pensatori fisiocratici, che aveva come centro propulsore l’agricoltura.
Vi era, dunque, una distanza abissale fa la teoria economica jeffersoniana, ispirata dai principi del
repubblicanesimo, e il progetto hamiltoniano dell’impero commerciale fondato su una costante espansione
dell’industria manifatturiera e sulla crescita del mercato finanziario. Quest’ultimo, anche se controllato dal
governo centrale e forse proprio in conseguenza di ciò, permetteva inevitabilmente l’accumulazione di
grandi patrimoni privati che finivano per favorire la degenerazione dei costumi e aprire le porte all’avvento
della corruzione. Tutto ciò non turbava affatto Hamilton poiché “vi era alcunché di scettico nella visione che