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Nella seconda metà del Trecento gran parte della produzione del ciclo bretone e carolingio venne
rielaborata nella forma dei cantari, ovvero narrazioni in versi incentrate sull’ottava (strofa di
otto versi endecasillabi), accompagnate da musiche e danze compiute nelle piazze, recitate dai
cosiddetti canterini, difatti la letteratura che si svilupperà grazie loro è anche chiamata
letteratura canterina.
Il pubblico era semplice (contadini, mercanti e artigiani) e propose un superamento della
motivazione etica che si trovava alla base del ciclo carolingio delle origini, dedicato
maggiormente alla nobiltà guerriera. Viene abbandonato lo spirito religioso fortemente radicato
tra i paladini, infatti ora i personaggi sono molto più umani e toccati dalle passioni, prima fra
tutte l’amore.
Le trame sono più semplici e ripetitive, incentrate su schemi fissi e propongono un intrecciarsi
di diversi temi. Presto anche le corti signorili verranno a contatto con una nuova generazione di
poeti colti più vicini ai gusti e alle attese di un pubblico sofisticato. Tuttavia la diffusione della
nuova letteratura non avviene senza ostacoli perché c’è da considerare che vi erano umanisti più
esigenti e radicati ad altre forme di intrattenimento, queste erano giudicate come troppo sciatte e
senza pretese dal punto di vista letterario.
I protagonisti