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Le composizioni di Puccin sono di altà qualità, nonostante tutte le critiche ricevute, una cosa che gli

è stata sempre riconosciuta da David Velasco che è questo drammaturgo scrittore americano che vi
ritroverà nell’opera successiva è la sua grande maestria nell’uso, non solo della scrittura orchestrale,
ma dell’uso armonico. Per Puccini l’armonia è la cosa più importante. Egli diventa Puccini proprio
per come supera il discorso verdiano proprio con l’uso dell’armonia. Dopo tre opere, compone
Tosca e Madame Butterfly. Madame Butterfly è un’opera molto avveneristica perchè a differenza
di Mascagni che fa riferimento al Giappone solo in senso iconogafico ma non musicale, Puccini
nel Madame Butterfly invece usa proprio lo stile della musica giapponese.Una melodia molto
rarefatta dove gioca tantissimo sui semitoni e sui cromatismi per cui vedete quanto era avanti nella
costruzione dell’opera come spettacolo a parte la partitura ma proprio la forma dello spettacolo, non
si vedevano opere cosi, per questo non tutti l’apprezzava perché usciva fuori dal schemi. La Tosca
bene o male rimane in un ambito cui si gioca tutto in una giornata, la Boéme diciamo è ancora
tradizionale , ma in quest’opera rompe gli schemi ,addirittura inizia la trattativa con la parte
orchestrale che è il tema iniziale, dove vi sono una serie commistioni e l’altra cosa che lui fa è
quella di iniziare sempre le opere con dei temi veloci con temi che devono essere danzati per tenere
sempre il pubblico attento. Infatti in Madame Butterfly difficilmente ci si annoia, perché è un’opera
molto drammatica, forse una delle più drammatiche lui ha scritto. Questa è l'opera del suicidio,
perché Madame Butterfly, riprendendo la tradizione giapponese del dolore si uccide. La storia è
tratta dal dramma di David Velasco che era questo drammaturgo scrittore americano che lui
ritroverà nell'opera successiva “La fanciulla del West”. Velasco rappresentava da americano lo
strapotere e Puccini al contrario era molto attento alle disparità sociali e lui in questa opera lo
denuncia ma gli americani non capiscono. Madame Butterfly è un opera di fortissima, grande
umanità. Fra le opere di Puccini Madame Butterfly è uno dei personaggi più forti, anche più di
Tosca. Mentre il suicidio di Tosca è un suicidio di rivolta, infatti l’opera si conclude con “scarpe
davanti a Dio”, come dire non mi avrai né mò e nel mai. Il suicidio di Madame Butterfly è un
suicidio della persona una decisione maturata, mentre in suicidio Tosca nasce in modo istantaneo,
veloce, capisce che non ha più scampo e si toglie la vita. Madame Butterfly decide di togliersi la
vita perché non concepisce una cosa così grave come è il disonore che Fingerton gli ha procurato.
Tra i modelli a cui Puccini si è inspirato c’è sicuramente Verdi. Verdi era il riferimento più
importante che c’era, non soltanto in Italia ma anche nel resto dell'Europa perché Verdi era già una
personalità. Quando Puccini inizia, Verdi era già a tre quarti della sua produzione. Aveva già
scritto la Trilogia delle opere popolari: Rigoletto, Trovatore e Traviata ed era famosissimo in
Europa e anche in America, seppur indirettamente. Tra i riferimenti importanti per Puccini
sicuramente c’è Verdi, ma il riferimento alla scuola di Ponchielli è importante. Ponchielli,
compositore purtroppo poco conosciuto è stato invece un innovatore oltre che un grande caposcuola
che tra gli altri ha avuto come allievo un compositore di Tramutola, un certo Vincenzo Ferroni,
lavorava molto sulla strumentazione era bravissimo in questo e infatti Puccini a differenza di Verdi,
usa molto l'orchestra dal punto di vista sinfonico proprio perché la scuola di Ponchielli lo porta ad
essere vicino a questa formazione. Altri due riferimenti importanti per Puccini sono la musica
francese, e la musica tedesca in particolare con Strauss e Wagner. Da Wagner, Puccini apprenderà
una cosa molto importante ovvero la struttura teatrale dell'opera. La differenza che cìè con Verdi è
proprio questa, mentre l'opera di Verdi è ancora l'opera classica, cioè fatta a scena senza legami di
continuità , o meglio una continuità c’è ma non è una continuità temporale ma una continuità a
blocchi. Quello che interessa a Puccini è capire la struttura perché per lui la struttra conto
moltissimo. La prima opera di inserimento di puccini sarà Manon Lescout dove la struttura lirica ha
già una sua conformità. L’opera Manon Lescout era stata scritta da Jules Massenet, ma Puccini l
rivisitò dandogli una identità più profonda. SCRIVERE COME INIZIA MANON LESCOUT
Quello che importava a Puccini era ed in questo è stato molto intelligente. Puccini era molto amato
dal pubblico, infatti egli molto attento gusto del pubblico da riuscire a creare un uomo modo di far
rimanere persona al teatro senza annoiarsi. In un’opera di Puccini difficilmente ci si annoia perché
è una continua tensione, mentre nelle opere di Verdi, Rossini, Donizatti ci sono dei momenti in
cui si abbassa la tensione proprio perché sono opere costruite per la forma musicale, Puccini inizia
a pensare la forma teatrale in modo tale che l’opera che dovevea durare più di due ore non
annoiasse il pubblico. Infatti era un ottimo amministratore di se stesso meglio di Verdi. E’ vero
checon Verdi La ricordi divenne un colosso nel campo dell’editori musicale ma con Puccini acquisì
maggior prestigio proprio perché le opere di Puccini cominciarano ad essere riarrangiate, infatti
troviamo temi per pianoforte e per altri strumenti. Con Puccini l’opera lirica finisce questa ma
nasce il teatro lirico, non è la stessa cioè l’opera lirica è una cosa, il teatro lirico un’altra. Proprio
perché l’opera lirica è strutturata secondo la forma classica, con Puccini inizia il teatro lirico dove
l’azione, la scenografia, la sceneggiatura, le luci, la regia devono contribuire a creare lo spettacolo,
uno spettacolo multimediale. Egli curava direttamente il libretto, era molto esigente perché i
librettisti non riuscivano a stargli dietro. Tra le innovazione di Puccini si distacca dalla struttura del
teatro greco ma rimane profondamente calato nel teatro greco e che la tragedia in Puccini è
perfettamente assimilabile allo schema creato dai greci. Ma maggior parte delle opere per Puccini
sono strutturate in 3 atti. Il primo atto è l’atto in cui lui concentra tutta la forza propulsiva per cui le
persone si appassionanano, nel secondo abbassa la tensione e nel terzo crea la tensione finale come
nella Tosca. il primo atto della Tosca maniera incredibile una cosa PARLARE DEL PRIMO ATTO
CON SCARPIA CHE SI PRESENTA E’ SENZA ARIA. ANGELOTTI FUGGE E LE GUARDIE
SI CREA TENSIONE CHE LUI SPEZZA FLORIA TOSCA CHE ENTRA E SI
PREANNUNCIATA. QUESTO E’ UN COPLO DI SCENA PERCHE’ LE PERSONE NON SE
LO ASPETTANO.SCENZA IMPORTANTISSIMA: CHIRICHETT INSIEME AL
SAGRESTATANO CHE FANNO FESTA IN CHIESA MA QUANDO SCAMBIA
RIPRENDENDOLI. LUI E’ LI PER CAPIRE PER FARE LUCE SULL INDAGINI, INSOMMA
UN GIALLO
Puccini è un compositore che si colloca in un periodo in cui la musica, soprattutto quella lirica, ha
da tempo abbandonato lo stile romantico. Nel campo della lirica in Italia, quando Puccini inizia, è
fortissima la presenza di Giuseppe Verdi ed è ancora forte lo stile sia di Donizetti che di Bellini e
Rossini, quindi Puccini si trova ad agire in un ambito italiano ben definito, ma il suo interesse è
verso la scrittura francese, tant’è che studia e conosce bene sia Lizet che Gounoud, ma il suo
interesse fortissimo è verso Junes Massenet. Massenet è il più contemporaneo dei compositori
francesi a livello di scrittura. Tenendo conto che il teatro francese era a ncora molto influenzato dal
Grand Opera di Meyerberg. Massenet invece si avvicina molto sia al teatro italiano, ma soprattutto
a quello di Wagner e di Strauss. Egli crea un proprio stile che influenzerà talmente tanto il
giovane Puccini ed in particolare Levilli risentono molto della scrittura di Massnet. Questo periodo
è molto particolare per la musica, proprio perché l’influenza tedesca con Malev, Strauss e Wagner
avevano dominato la musica la musica romantica , iniziano a frastagliare i propri linguaggio è in
qualche modo delle altre scuole sia francesi che italiane e una minima parte quella spagnola si
distaccano, iniziando a creare dei propri linguaggi. In questo periodo Strauss scrive un’opera
fondamentale di una modernità incredibile che è la Salomè, prima ancora scriveva l’Elettra, cioè
nell’opera lirica Strauss porta a dei cambiamenti importantissimi ai quali si ispira lo stesso Puccini.
Proprio perché Puccini era una persona molto curiosa comunque ed aveva una propensione allo
studio. Tanto è vero che Puccini studiava le partiture dei compositori, cosa che non facevano tutti. .
Si racconta che per esempio, alla prima della Salomè di Strauss lui vi partecipò insieme ad altri
grandi compositori come Shomberg, weber, ecc. e lui era molto interessato a tutti linguaggi del
futuro. Quando lui operisticamente si distacca da Verdi e si accesta allo stile francese di Debussi.
La prima opera Puccini che lo fece uscire dall’anonimato fu Manon Lescout. È importante
ricordare che la formazione di Puccini avvenne sotto la guida Fonchielli. Questo era un compositore
fra i più moderni della scuola italiana per certi versi era più vicino alla scrittura di Wagner e un po’
mila a quella di vederti è un famoso per una sola opera la “Gioconda”.
TOSCA

è un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La
prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900.

Il libretto deriva da La Tosca di Victorien Sardou, il dramma rappresentato per la prima volta il 24
novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo fu legato soprattutto
all'interpretazione di Sarah Bernhardt nei panni della protagonista.

Le origini

Durante una tournée, La Tosca venne rappresentata anche al Teatro dei Filodrammatici di Milano,
all'inizio del 1889, e Giacomo Puccini vi assistette, rimanendone molto colpito.

Così Puccini cominciò a pensare di ricavarne un'opera. Ne parlò con l'editore Giulio Ricordi,
chiedendogli di interessarsi ai diritti dell’opera per avere l’autorizzazione a musicarla.

Sardou non oppose un netto rifiuto ma dimostrò freddezza; in ogni modo alla fine del 1893 Ricordi
ottenne l'autorizzazione a musicarla, anche se a favore di un altro compositore, Alberto Franchetti,
che aveva da poco trionfato con Cristoforo Colombo (1892).

Luigi Illica preparò l'abbozzo del libretto, che fece approvare da Sardou in presenza di Giulio
Ricordi e Giuseppe Verdi (quest'ultimo, a Parigi per la prima francese di Otello, confiderà qualche
anno più tardi al suo biografo che, se non fosse stato per l'età, avrebbe voluto lui stesso musicare
Tosca).

Dopo pochi mesi Franchetti rinunciò a comporre l'opera. Così Ricordi commissionò l'opera a
Puccini, nel 1895. Cominciò il lavoro qualche mese dopo il successo de La bohème, nella tarda
primavera del 1896. Partecipò alla stesura del libretto anche Giuseppe Giacosa, anche se riteneva il
soggetto poco poetico e sosteneva che il successo dell’opera era dato dalla bravura della Bernhardt
e non dal testo.

Dopo alcuni contrasti e ripensamenti, nell'ottobre 1899 l’opera fu completata e il 14 gennaio 1900
venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, con il soprano Hariclea Darclée nel ruolo di Tosca,
il tenore Emilio de Marchi nei panni di Cavaradossi e il baritono Eugenio Giraldoni come Scarpia.
All'evento erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Pelloux e la regina Margherita di
Savoia. La serata fu nervosa, a causa di alcuni spettatori ritardatari il direttore d'orchestra Leopoldo
Mugnone fu costretto a interrompere l'esecuzione e ricominciare da capo.

Inizialmente criticata da una parte della stampa, che si attendeva un lavoro più in linea con le due
precedenti opere di Puccini, Tosca si affermò ben presto in repertorio e nel giro di tre anni fu
rappresentata nei maggiori teatri lirici del mondo.

Il libretto
il libretto fu ricavato dal dramma omonimo di Victorien Sardou, ma fu ridotto da cinque a tre atti e
snellito di molti particolari che costituivano la cornice storica realistica del dramma in prosa;
vennero inoltre eliminati moltissimi personaggi secondari, tra cui Giovanni Paisiello, che compariva
in persona alle prese con la famosa cantante, e la vicenda si concentrò principalmente sul triangolo
Scarpia - Tosca - Cavaradossi, delineando le linee principali dei caratteri, anche se a scapito delle
concatenazioni logiche degli avvenimenti. Il dramma dell'amore perseguitato interessava Puccini
più del grande affresco storico condito di delitti e di sangue.

Caratteri generali

Tosca è considerata l'opera più drammatica di Puccini, ricca com'è di colpi di scena e di trovate che
tengono lo spettatore in costante tensione. Il discorso musicale si evolve in modo altrettanto rapido,
caratterizzato da incisi tematici brevi e taglienti, spesso costruiti su armonie dissonanti, come quella
prodotta dalla successione degli accordi del tema di Scarpia che apre l'opera: Si bemolle maggiore,
La bemolle maggiore, Mi maggiore (il primo e l'ultimo dei quali in relazione di tritono).

La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre
celebri romanze, una per atto ("Recondita armonia", "Vissi d'arte", "E lucevan le stelle"), che
rallentano in direzione lirica la concitazione della vicenda.

L'acme drammatico è invece costituito dal secondo atto, che vede come protagonista il sadico
barone Scarpia, nel quale l'orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano l'estetica
dell'espressionismo musicale tedesco.

La trama

L'azione si svolge a Roma nel 1800, nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti
rivoluzionari in Francia, e la caduta della prima Repubblica Romana.

Atto primo

Angelotti (basso), bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di
Castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella chiesa di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la
marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un travestimento femminile che gli permetterà di passare
inosservato. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario
Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde
nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando ("... e sempre lava..."), mette in ordine gli
attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto
("Recondita armonia..."). Il sagrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella
Angelotti, che conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano
di fuga ma l'arrivo di Floria Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a
rintanarsi di nuovo nella cappella. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso per quella sera
("Non la sospiri la nostra casetta..."). Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della
Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica ("Qual occhio al
mondo..."), riesce a calmarla e a congedarla. Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo
con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone
annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare
Angelotti per coprirlo nella fuga e portano con loro il travestimento femminile, dimenticando però il
ventaglio nella cappella. La falsa notizia della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a
Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a
prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i suoi scagnozzi il
barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina che, sulle tracce di Angelotti, sospetta
fortemente di Mario, anch'egli bonapartista. Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi
scovare Angelotti, egli cerca di coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l'amante che il
programma era sfumato in quanto ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare
l'avvenimento militare ("Ed io venivo a lui tutta dogliosa..."). Scarpia suscita la morbosa gelosia di
Tosca usando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un
furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che ha raggiunto il suo scopo,
la fa seguire ("Tre sbirri, una carrozza, presto..."). Mentre Scarpia pregusta la sua doppia rivalsa su
Cavaradossi - ucciderlo e prendergli la donna - comincia ad affluire gente in Chiesa per inneggiare
alla vittoria e a cantare il "Te, Deum".

Atto secondo

Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del Re e
della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa battaglia; nel suo appartamento Scarpia sta
consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato
arrestato. Questi, interrogato, si rifiuta di rivelare a Scarpia il nascondiglio di Angelotti e viene
quindi condotto in una stanza dove viene torturato. Tosca, che poco prima aveva eseguito una
cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le
urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio
dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia,
apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un
messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è
stato Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. A questo annuncio Mario inneggia ad alta
voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a morte, facendolo condurre via.
Disperata, Tosca chiede a Scarpia di concedere la grazia a Mario. Ma il barone acconsente solo a
patto che Tosca gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in
accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore). Ma tutto è inutile: Scarpia è irremovibile e
Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a
Tosca che la fucilazione sarà simulata e i fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto
che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere
quanto pattuito, ma questa lo accoltella con un coltello trovato sul tavolo. Quindi prende il
salvacondotto dalle mani del cadavere e, prima di uscire, pone religiosamente due candelabri
accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente esce.

Atto terzo
È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco. Sui
bastioni di Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera
d'amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non riesce a terminarla (E lucevan le stelle). La donna
arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il
salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere
bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che
hanno trovato il cadavere di Scarpia, grida "O Scarpia, avanti a Dio!" e si getta dagli spalti del
castello.

Organico orchestrale

La partitura di Puccini prevede l'utilizzo di:

3 flauti (II e III anche ottavini), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti,
controfagotto

4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, trombone basso

timpani, tamburo, triangolo piatti, tam-tam, grancassa

Carillon (Glockenspiel), celesta, campanelli, arpa

archi.

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