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Nato a Milano nel 1911 e morto a Roma nel 79. Proveniva da una famiglia benestante e
con una sua precisa vocazione artistica e musicale. Rota è una specie di bambino prodigio
che comincia la sua carriera di pianista e di compositore all’età di 11 anni. Nel 1922
presenta in pubblico una composizione intitolata “l’infanzia di San giovanni Battista” e
alcuni anni dopo scrive la sua prima opera teatrale intitolata “il principe porcaro”, tratta da
una fiaba di Andersen. Comincia questa sua carriera con lo pseudonimo di Ninetto.
Nonostante tutto, egli segue degli studi rigorosi, frequenta il conservatorio di Milano e poi
studia privatamente con il Ildebrando Pizzetti e successivamente a Roma con Alfredo
Casella. Nino si diploma con Alfredo al conservatorio di Roma e poi prosegue gli studi in
America, dove vince una borsa di studio in un prestigioso Istituto musicale privato a
Philadelphia. Era un’epoca in cui non era facile viaggiare, tanto più per un ragazzo che
viaggia da solo. Questo periodo americano di Nino dura due anni ed è fondamentale per la
sua formazione, sia perché l’istituto è di primissimo livello, sia perché Philadelphia era una
città con vita musicale intensissima e contribuisce ad ampliare gli orizzonti di questo
giovane compositore che quando torna in Italia decise di prendersi una laurea in lettere
all’università di Milano, poi debutta nel mondo del cinema con un film intitolato treno
popolare che però fu un insuccesso assoluto. Dopo ciò Nino rota si dedicò
all’insegnamento e insegna prima teoria e solfeggio e poi composizione al conservatorio di
Bari. Continuerà ad insegnare in questo conservatorio anche dopo il suo successo. L’evento
cruciale della sua carriera come autore di colonne sonore si ha all’inizio degli anni 50 con
l’incontro con un giovane sconosciuto che si chiama Federico fellini. Rota è più grande di
circa 10 anni, è un incontro fondamentale per entrambi perché fra i due si instaura un
rapporto di collaborazione abbastanza stretto. Solo dopo la morte di Nino Rota, Fellini si
convinse a lavorare con qualcun altro. Nino Rota era un compositore colto con una
formazione accademica di primordine che però amava moltissimo la musica leggera, gli
piacevano da morire i ballabili, dal tango al rock and roll affiorano molto nelle sue musiche.
Egli non avverte dentro di sé una distinzione gerarchica fra musica alta e musica bassa,
colta o popolare. Mostra una capacità sia nel campo della musica sinfonica, sia nel campo
del teatro musicale, del balletto, del cinema e della musica leggera. Oltre la collaborazione
con Fellini, Rota non si limita solo a lui ma anche collabora con altri registi. Per Luchino
Visconti scrive le musiche di Rocco e i suoi fratelli e il gattopardo, per Eduardo de Filippo
scrive le musiche di Napoli milionaria, per Franco Zeffirelli le musiche di Giulietta e Romeo
e di fratello sole sorella luna e le sue collaborazioni sono innumerevoli. Tra queste c’è
quella particolare che segna il debutto di Nino nel campo della televisione. Siamo nella
seconda metà degli anni 60, esistono solo due programmi prodotti dalla Rai, le trasmissioni
cominciano nel pomeriggio con una cosa che si chiama la tv dei ragazzi. Uno dei grandi
classici della tv dei ragazzi era uno sceneggiato televisivo intitolato il giornalino di Gian
burrasca. Il ruolo del bambino terribile Giovannino stoppani, detto Gian burrasca, era
interpretato da una giovanissima Rita pavone e la colonna sonora è scritta da Nino Rota. È
un autore che ha un catalogo delle opere abbastanza articolato che prevede molta musica
da camera, musica sinfonica, opere liriche, balletti e alcune centinaia di colonne sonore. In
realtà il nome di nino rota si collega immediatamente al mondo della musica dei film, del
cinema poiché ha collaborato costantemente con registi molto importanti. Egli ha
composto per Francis Ford Coppola il famoso tema del padrino. Il linguaggio compositivo di
questo autore non cambia in maniera particolare quando scrive per i palcoscenici teatrali o
per il cinema, cioè appare caratterizzata da una grande coerenza e da una sostanziale
continuità stilistica ed espressiva. Nino Rota a volte utilizza dei temi che sono nati nel
mondo della sinfonia trasferendoli nel mondo del cinema e viceversa. Uno dei temi chiave
della colonna sonora del gattopardo di Luchino Visconti, tema impetuoso che si sente nei
titoli del film e quello più romantico, furono scritti molti anni prima dell’uscita del film e
derivano dalla prima sinfonia di Nino Rota detta sinfonia sopra una canzone d’amore,
dunque è il caso di una musica che nasce per l’ambito sinfonico e che poi viene trasferita
nell’ambito della colonna sonora cinematografica. Invece il contrario è successo con le
musiche del film di Federico Fellini, la strada, dalle quali lo stesso Nino rota anni dopo
trasse le musiche per uno spettacolo di danza che andò in scena alla scala di Milano con
l’interpretazione di Carla Fracci nel ruolo della protagonista.
Un’opera per ragazzi che va in scena per la prima volta al teatro la fenice di Venezia nel
1959 che si intitola lo scoiattolo in gamba e di cui scrive il testo Eduardo de Filippo e la
musica naturalmente Nino Rota. Forse un po’ alla volta Eduardo de Filippo ha perduto una
parte della sua popolarità, ma diciamo che nel secolo scorso era considerato uno degli
attori, drammaturghi, registi teatrali e cinematografici più importanti in Italia. E dunque lo
scoiattolo in gamba è un caso un po’ come il fanciullo e i sortilegi. Nato dalla
collaborazione tra due artisti famosi in quel caso Ravel e collette. Questo caso invece Nino
Rota e Eduardo De Filippi ed è proprio quest’ultimo a raccontarci in un testo
autobiografico qual è la genesi veramente particolare di questo lavoro. Eduardo aveva una
figlia che si chiamava Luisa, in casa Luisella, alla quale era molto affezionato e viceversa.
Quando lui era a casa a Napoli sua figlia tornando da scuola gli portava sempre un regalino.
uno specchietto, un oggetto comprato su una bancarella, insomma aveva il piacere di
tornare a casa e regalare a suo padre un pensierino. Un giorno esce tardi da scuola e
arrivando a casa raccontò che la maestra aveva assegnato come compito di inventare una
storia e lei aveva inventato la storia di uno scoiattolo senza denti, quindi non può
mangiare, che si imbatte in un re, detto re pappone, che gli offre in regalo una dentiera
tutta d’oro ma in cambio, quindi non è alla fine un vero regalo, chiede allo scoiattolo di
cucinare un pranzo regale. Eduardo fu molto colpito da questo tema scolastico della figlia
che gli ritornò in mente quando gli proposero di scrivere il testo per uno spettacolo di
teatro musicale per ragazzi. Allora pensò di trarre dal compito scolastico della figlia un vero
e proprio libretto d’opera e propose di scrivere la musica a Nino rota con il quale aveva già
collaborato sia in teatro che al cinema. Scrive Nino Rota che questo atto unico
originariamente ideato per la radio italiana con cantanti adulti si presta bene ad essere
rappresentato anche in forma scenica dei bambini delle scuole medie e delle elementari. In
origine lo spettacolo nasce per una serata radiofonica organizzata dalla Rai al teatro la
fenice di Venezia in cui vari compositori scrivono ciascuno una breve opera per ragazzi.
Originariamente pensano ad un organico vocale costituito da adulti dunque il ruolo dello
scoiattolo, che è uno scoiattolo cucciolo, dovrebbe essere interpretato da una giovane
cantante donna come accade per esempio nel caso della piccola volpe astuta. L’Opera va in
scena nel 1959. In seguito Rota si accorge del fatto che in realtà può essere anche portato
sulle scene dai ragazzi delle scuole elementari e medie e in effetti è un’opera che sotto
tanti punti di vista sviluppa proprio il tema del confronto tra il mondo dell’infanzia e il
mondo degli adulti. Dopo due anni dalla rappresentazione, Luisa de Filippo morì
improvvisamente per una emorragia celebrale. E dunque quest’opera che era stata
realizzata un anno prima assunse agli occhi di Eduardo un significato particolare perché gli
ricordava i momenti trascorsi con la figlia e quel giorno in particolare in cui lei era tornata
da scuola portando con sé questo racconto. E’ una favola musicale in un atto e una durata
assolutamente a portata di bambino, 35-40 minuti e questo atto unico si suddivide in
quattro scene che vengono eseguite di seguito senza intervallo e sono precedute da un
breve brillante preludio nel quale ascoltiamo un tema musicale che nel corso dell’opera
sarà associato proprio al personaggio dello scoiattolo. Si tratta di un’opera in miniatura con
piccole arie, piccoli duetti, piccole scene d’insieme, la musica molto brillante in cui Nino
Rota guarda un po’ forse a Rossini ma anche a Stravinskij e naturalmente lascio entrare
anche un piccolo ballabile un bughi-bughi tarantella molto piacevole e molto divertente.
Della partitura musicale esistono due versioni: una versione con orchestra e poi una
versione più piccola in cui prevale il timbro degli strumenti a fiato e l’organico orchestrale è
appunto più circoscritto. La parte del protagonista cioè dello scoiattolo nata per una
giovane cantante adulta può essere anche interpretato da una bambina però occorre avere
la fortuna di imbattersi in una bambina molto spigliata, molto musicale, che riesce a
studiare e memorizzare questa parte solistica non proprio facilissima e poi insomma lo
scoiattolo è continuamente in scena e deve essere spiritoso, vivace, monello, in gamba. Il
re pappone è un cantante adulto dalla voce grave, il gran ciambellano lo stesso, gli invitati
del re pappone sono un coro che può essere costituito da adulti e ragazzi. La storia è
semplicissima, all’inizio dell’opera vediamo questo scoiattolo disperato perché il papà non
ce l’ha, la mamma non la trova e non può neanche rosicchiare perché purtroppo non ha i
denti. Nel bosco si imbatte nel re pappone che gli propone uno scambio: regalerà allo
scoiattolo una dentiera tutta d’oro che lo scoiattolo cucini per lui e i propri ospiti un pranzo
regale. Lo scoiattolo Non capisce niente di cucina e di cucinare però accetta pur sapendo
che si tratta di una sfida un po’ pericolosa poiché il re pappone gli comunica che il cuoco
precedente non andava bene e lo ha fatto decapitare. L’Azione si sposta nelle cucine del
palazzo dove lo scoiattolo inventa un menù surreale con rinoceronte al forno, proboscide
d’elefante al sugo. Arrivano gli ospiti si siedono nella lussuosa sala da pranzo del palazzo
ma il pranzo non è pronto. Nel frattempo il re pappone intrattiene i suoi ospiti spiegandogli
la sua riforma del calendario per cui sostanzialmente non si lavora mai per le diverse
ragioni, però intanto passano le ore, i giorni e questo pranzo non arriva. Ad un certo punto
il re manda il ciambellano in cucina per dare allo scoiattolo un ultimatum: o prepara questo
pranzo regale o verrà decapitato. Allora lo scoiattolo si mette all’opera, ma poi
rispecchiandosi nel coperchio di una pentola si accorge che gli sono cresciuti i denti quindi
che gli importa di rispettare i patti con il re pappone, ormai è grande, è diventato
autonomo e dunque mangia tutto il pranzo regale che aveva preparato, con due salti
raggiunge la sala da pranzo, fa una smorfia al re e ai suoi invitati e salta via contento di
essere più in gamba che mai. Al re e i suoi invitati rimasti digiuni non resta altro da fare che
svenire. la storia è comunque inventata da una bambina però in effetti se ci riflettiamo un
attimo e anche una storia che ha un senso e potrebbe essere questo: all’inizio dello
spettacolo lo scoiattolo è solo, dunque deve necessariamente fare affidamento sull’aiuto di
un adulto che pone una sfida che è anche una sfida un po’ pericolosa. Lo scoiattolo lo sa
bene di non essere capace di cucinare un pranzo regale, ma accetta lo stesso. In questo
modo mostra di avere coraggio e anche in qualche modo supera la sfida. Quindi superando
la sfida si ritrova più maturo, più in gamba di prima, gli sono cresciuti i denti, non ha più
bisogno del re pappone dunque fugge nel bosco che è il suo vero regno. in questa storia
ricorrono inconsapevolmente anche degli elementi che abbiamo incontrato varie volte, per
esempio il rapporto tra esseri umani e animali, il rapporto tra adulti e bambini, ma anche
quest’idea dell’animale del bosco che accetta di trasferirsi in un palazzo regale ma poi alla
fine fugge perché il suo vero mondo è costituito dalla libertà del grande bosco. Lo
scoiattolo fugge dal palazzo di re pappone esattamente come la piccola volpe astuta fugge
dalla casa del guardiacaccia alla fine del primo atto. Quindi questo tema è molto
ricorrente. Lo scoiattolo in gamba fu eseguito per la prima volta a Venezia nel 1959, fu
preso molto bene dalla critica però in realtà non ha mai avuto una diffusione particolare.
Nino Rota ne ha organizzato una ripresa con bambini al conservatorio di Bari dove
insegnava di cui poi direttore. A Palermo è stata rappresentata per la prima volta alcuni
anni fa, ancora una volta al Politeama Garibaldi e in quell’occasione il ruolo dello scoiattolo
fu interpretato da una bambina.