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GIACOMO PUCCINI

G. Puccini, lucchese, proveniva da una famiglia assai attiva in campo musicale. Cominciati gli
studi musicali nella città natale, si trasferì a Milano per studiare al Conservatorio. Qui
partecipoò alla vita bohèmien della città, frequentando tra gli altri Mascagni. Puccini inizia a
comporre abbastanza presto ma le sue composizioni richiedono un tempo lunghissimo di
gestazione, per cui alla fine per la vita che ha avuto ha scritto poco e soprattutto è morto
abbastanza presto e per questo motivo l’evoluzione della scrittura compositiva ad un certo
punto si è fermata. Puccini è molto contestato in Italia soprattutto dopo la Tosca, quando lui
inizia a cambiare la sua strada compositiva viene molto contestato. Perché? Per capire bisogna
fare un passo indietro. Puccini in qualche modo appartiene a quello che è il verismo. Il
Verismo è una corrente letteraria, che vedeva tra gli esponenti più importanti Verga in
particolare esperimenti che in qualche modo abbraccia l’opera lirica, ma era più una forma di
convenienza per i compositori che non proprio d’adesione alla logica verista. Il verismo però da
un punto di vista musicale non è proprio l’avanguardia italiana è per questo che Puccini
aderisce e non vi aderisce. I compositori che aderiscono a questa specie di manifesto che è
quello verista, sono Leoncavallo, Mascagni, Catalani, Franchetti e per qualche verso il primo
Puccini. In verità come potete capire il verismo non è proprio innovativo, anzi, per certi versi
arretra molto il linguaggio perché si distacca in parte da quello verdiano, ma non è progredito
come invece farà Puccini, verso una ricerca armonica. Per cui, Mascagni vivrà una vita
compositiva scrivendo sempre più o meno le stesse cose e non creando opere di grande caratura
perché il suo problema principale è che usava libretti di un scarso livello. Alcuni libretti li ha
scritti lui stesso, ma diciamo l’opera sua più famosa rimane “ La Cavalleria Rusticana” e non
avrà mai un grande successo come invece accadrà a Puccini. L’altra opera famosa di
Mascagni è “L’amico fritz” un’opera altalenante per via di una serie di problemi di dinamica,
infatti Mascagni non guardava molto alla sostanza teatrale ma a quella musicale. Mascagni ha
scritto molto, famosa è la “Lodoletta” sul testo di D’Annunzio, ma anche quando tratta
D’Annunzio non spicca verso una forma progressista. Leoncavallo non ebbe fortuna poverino,
l’unico grande successo fu “Pagliacci”. Altro compositore è Umberto Giordano, foggiano, che
ha avuto un grande successo con “Andrea Chénier”, che in qualche modo un po’ si avvicina a
un linguaggio più avanguardista, anche se non come Puccini, ma rimane intrappolato in questa
scrittura italica e per cui nemmeno lui decolla. “Andrea Chénier” è l’opera sua più bella e
costruita molto bene anche dal punto di vista teatrale e musicalmente molto interessante. Poi
abbiamo Catalani che è il compositore che più si è avvicinato a Puccini, tuttavia anche a lui
mancava quella spinta propulsiva per uscire fuori dall’Italia. Il verismo da un punto di vista
storico è molto importante, perché nel giro di 20 anni c’è stata una grandissima produzione
letteraria, ma da un punto di vista musicologico ed di analisi non possono essere considerate
opere d’avanguardia nonostante in Europa e in America ci fosse già molto fermento
compositivo. Puccini in qualche modo viene assorbito da questa corrente verista ma
intelligentemente se ne distacca proprio perchè non si sentiva verista. Questi compositori
facevano parte della cosidetta “La giovine scuola italiana” e cioè un insieme di operisti che,
pur non essendo accomunati da stile o gusto, operarono ta la fine dell’Ottocento e gli inizi del
Novecento. Puccini amava viaggiare, fu uno dei primi a comprare la macchina, ma comprava
anche molte case perché amava spostarsi, infatti morì a Bruxelles. Proprio a Bruxelles fu
sottoposto ad un intervento alla laringe con un intervento sperimentale chè non andò benissimo
e purtroppo morì. Quando nel 1924 Puccini muore aveva riscosso molta fama, infatti al suo
funerale parteciparono reali di tutta Europa. Furono celebrati funerali sia in Europa che in
Italia. Puccini era molto contestato, soprattutto dopo la Boeme, perché in Italia vi era una
frangia di wagneriani, capitanati da Boito, che disconscevano l’opera italiana. Puccini
apprezzava Wagner e lo utilizzava molto, ma quando provò a discostarsi dalla sua musica fu
fortemente criticato. Ci fu un critico di nome Fausto Torrefranca che scrisse un libro che
affossò Puccini ritenendolo il risultato del passato, troppo legato agli schemi nazionali e troppo
legato ad un uso dell’armonia molto esagerata. Fino agli anni 70, Puccini era considerato un
compositore mediocre perché era un melodista. Tuttavia egli ebbe sempre molto successo
perché a differenza della critica lui aveva il pubblico che lo amava. Era soprattutto la critica
vicina alla sinistra che osteggiava pensiero pucciniano. Poi finita questa fase, negli anni ‘80
Puccini viene riscoperto da un musicologo americano di nome Moscocarner che scrive una
biografia di Puccini dove lo analizza da un punto di vista psicologico ritenendolo un nevrotico
e questo lo riavvicina ancora più agli americani. Ma anche in Italia alcuni critiche,
relativamente recenti, gli attribuiscono una certa genialità . Alla fine la musica di puccini
resterà nel tempo e per questo merita rispetto.

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