Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La stagione “individualista”, frutto della ribellione alla cultura patriarcale confuciana avviata dal
Movimento per la Nuova Cultura, non dura a lungo: dominante a cavallo fra gli anni Dieci e gli
anni Venti, l’individualismo romantico viene in larga parte contestato e abiurato meno di dieci anni
dopo. Perché?
Per osservare le alterne fortune di questo atteggiamento culturale solo all’apparenza
“occidentalizzato”, occorre da un lato capire le trasformazioni storiche degli anni Venti, in cui
assistiamo a una crescente politicizzazione della cultura, con un crescente richiamo degli
intellettuali e agli intellettuali per assumere atteggiamenti più militanti. Ciò avviene, in particolare,
con l’affermazione dell’ideologia marxista e di visioni della letteratura legate alla necessità di
portare avanti una rivoluzione sociale.
In questo contesto, è importante notare lo sforzo di alcuni scrittori e teorici letterari vicini al partito
comunista che dichiarano “superata” la rivoluzione letteraria (con il suo baihua occidentalizzato e i
suoi valori “piccolo-borghesi) e invocano i principi della “letteratura rivoluzionaria”, il cui scopo è
scrivere delle “masse” per rivolgersi alle masse al fine di rappresentarne le sofferenze e, soprattutto,
per guidarne la ribellione contro i loro oppressori, esterni (gli imperialisti) e interni (gli sfruttatori
delle classi dominanti). La letteratura, dicono i teorici della letteratura rivoluzionaria, deve essere
propaganda. Molte delle idee sulla letteratura rivoluzionaria, inizialmente abbastanza confuse,
confluiranno alle visioni letterarie che si imporranno (o meglio, verranno imposte) durante l’epoca
maoista.