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Sedicesima lezione: guida alla lettura

La costruzione del Comunismo

Se la missione di lotta del Partito Comunista Cinese, alla quale devono partecipare gli scrittori,
durante la guerra sino-giapponese e la guerra civile (1945-49) è la “liberazione” (della Cina dal
feudalesimo, dal capitalismo e dall’imperialismo), con la fondazione della Repubblica Popolare,
l’obiettivo principale diventa quello della “costruzione” di un moderno paese socialista (prima,
comunista poi). Il metodo di scrittura privilegiato all’inizio degli anni Cinquanta è quello del
realismo socialista, che prescrive agli scrittori e agli artistici di descrivere i fatti “veri” della realtà
storica (rivoluzionaria) al fine di ri-presentarli in maniera esemplare al fine da un lato di
universalizzare nella società cinese le visioni della storia e della società cinese favorite dai
comuniste e dall’altro di “educare” la popolazione a riprodurre gli stessi movimenti rivoluzionari
esemplificati attraverso le rappresentazioni ufficiali. Temi centrali della rappresentazione letteraria
di questo periodo sono quelli incentrati attorno agli obiettivi della riforma del pensiero individuale
(nel passaggio dalla vecchia alla nuova società, naturalmente molte opere sono spinte a celebrare la
nuova vita nel regime comunista) e a quelli della produzione (agricola e industriale). Con il lancio
del grande balzo in avanti, però, si intensificano gli ideali utopici, e con essa si radicalizza
l’indottrinamento ideologico. Archiviato il “realismo socialista”, Mao favorisce un nuovo principio
da applicare all’arte, quello della “combinazione fra il realismo rivoluzionario e il romanticismo
rivoluzionario”, che significa ingigantire gli aspetti ideali della realtà del futuro, la cui
realizzazione, grazie alla sapiente guida comunista, è vista come inevitabile. Esempio della
produzione letteraria, ovviamente “popolare” del periodo del Grande Balzo, sono le cosiddette
“nuove poesie popolari” 新民歌, create collettivamente dalle varie unità produttive, il cui scopo è
“descrivere” l’entusiasmo della popolazione per il grande balzo, e incoraggiare la stessa
popolazione a prendervi parte. Fra la sterminata produzione di opere celebrative in versi che vedono
la luce in questo periodo, quella più illustre sono le cosiddette Ballate della bandiera rossa 红旗歌
谣, una raccolta di 300 poesie compilata da Zhou Yang, leader a capo della federazione della
letteratura e delle arti, e di Guo Moruo, allora a capo dell’Accademia delle Scienze.

Qual è lo spirito di queste poesie? Come si autorappresenta il “popolo”? Possiamo dire che queste
poesie sono espressione spontanea del popolo? Oppure la “voce” del popolo è amministrata dal
partito? Come è cambiata la soggettività umana, il senso del sé e dell’espressione personale rispetto
per esempio alla letteratura del quattro maggio?

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