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STEFANIA STAFUTTI
Gu Cheng. Poeta cinese (Pechino 1955 - Auckland 1993). Nato in una famiglia di intellettuali (il
padre, poeta e critico letterario, è stato redattore del «Quotidiano del popolo»), come molti giovani
della sua generazione trascorse l'adolescenza in campagna (1969-1974). Nel 1977 pubblicò le sue
prime poesie, diventando uno degli esponenti più apprezzati e significativi del movimento della
«poesia oscura» (menglong shi). Emigrò in Nuova Zelanda nel 1988, dove ottenne un incarico
presso il Dipartimento di studi cinesi dell'Università di Auckland. I1 suo soggiorno in Nuova
Zelanda fu interrotto da frequenti soggiorni all’estero, l'ultimo dei quali, nel 1992, lo portò a
soggiornare alcuni mesi a Berlino, in qualità di «scrittore residente», su invito dell'università.
Rientrato dal suo soggiorno in Germania nel 1993, oppresso da un rapporto sempre più intricalo con
la realtà circostante e con il proprio mondo interiore (la sua poesia era diventata nel frattempo
fortemente frammentata, visionaria e onirica) si suicidò in circostanze tragiche, dopo avere ucciso la
moglie Xie Ye, una poetessa a sua volta piuttosto apprezzata.
Nell'estate del 1995 è comparsa la raccolta completa delle sue poesie (G.C. shi quanbian), curata
dal padre: le sue opere più significai i ve sono le raccolte Hei yanjing (Occhi neri, 1986), Shuiying
(Mercurio, che raccoglie una serie di liriche pubblicate su diverse riviste tra il 1986 e il 1988). Gui
jing Cheng (1992, 1 demoni entrano in città: il titolo è volutamente ambiguo, in quanto la parola
cheng significa città, ma è nel contempo la stessa del nome proprio del poeta, quasi a suggellarne
l’estremo disagio psicologico). Ha pubblicato altresì un romanzo, scritto a quattro mani con la
moglie, nel quale i due narrano insieme l'amore di G. per la giovane Li Ying (vale a dire la Yinger
del romanzo), con un processo narrativo che mescola l'autobiografìa alla narrazione epistolare e si
intreccia su molteplici piani, confondendo la costruzione letteraria con la realtà. Li Ying è a sua
volta una giovane scrittrice, che effettivamente fu legata al poeta da un vincolo sentimentale e che,
pur essendo stata forse una delle sue muse ispiratrici, certamente non è estranea - pur se molti altri
elementi concorrono - alla progressiva perdita di equilibrio del poeta. La commistione tra lealtà e
finzione nella breve parabola di G. raggiunge il parossismo laddove vi è da parte di molti
personaggi vicini al poeta la esigenza di dare «dignità letteraria» a una vicenda drammaticamente
umana. Li Ying delineerà a sua volta in un romanzo, pubblicato nel 1995, la propria versione della
sua storia d'amore col poeta; Gu Xiang, sorella di G. e residente anch'essa in Nuova Zelanda, nel
suo Gu Cheng zuihou shisi tian (Le due ultime settimane di G., 1994) affiderà alle pagine di un
diario scritto in quelle due settimane il ricordo del tragico epilogo della vicenda umana del fratello.
STEFANIA STAFUTTI
Shen Congwen. Scrittore cinese (Feng-Huang, Hunan, 1902-Pechino 1988). È uno dei massimi
scrittori della Cina moderna,caratterizzato da uno stile estremamente raffinato da una costante
ricerca di purezza lessicale e da un interesse per la letteratura come esperienza essenzialmente
estetica. I suoi temi letterari favoriti sono costantemente legati alla sua terra d’origine e alle sue
genti; il mondo dei Miao, minoranza nazionale cui egli appartiene per parte di madre, riecheggia
sempre nella sua opera, anche se non esplicitamente evocato. Dopo la fondazione della Repubblica
popolare cinese, ha preferito abbandonare la letteratura, di cui non condivideva i nuovi indirizzi
(aveva subito un violentissimo attacco da Guo Moruo, grand' intellettuale «organico» ed era stato
costretto a una autocritica - pubblicata nel 1951 -, in cui aveva dovuto dichiarare che si era prestato
ad essere uno «strumento del capitalismo»). Per il resto della sua vita, S. ha lavorato presso il
Museo della storia cinese e poi presso l'istituto di storia dell'accademia delle scienze sociali,
occupandosi, tra l'altro, di arte cinese, con numerose pubblicazioni sull'argomento e affrontando per
la prima volta con criteri scientifici lo studio delle regole e delle tradizioni suntuarie di corte lungo
tutta la storia dell'impero cinese. La sua grave condizione di isolamento lo aveva anche portato, nel
1950, a un tentativo di suicidio.
Dal suo interesse per le avanguardie letterarie occidentali na-sce Alisi Zhongguo yauii (II viaggio di
Alice in Cina, 1928), chiaramente ispirato a Alice in Wonderland di L. Carroll. Una delle opere più
significative della sua vasta produzione è il romanzo Bian cbeng (Città di frontiera, 1934). S. è stato
uno dei pochi scrittori cinesi seriamente candidato al premio Nobel agli inizi degli anni ottanta e,
per quanto egli non uscisse dalla Cina che nel 1980 per la prima volta, la sua letteratura ha risentito
fortemente dell'influenza di alcuni grandi autori della fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento,
in particolare russi e francesi, quali Cechov, Daudet, France, Gorky, Maupassant, Turgenev. È
interessante notare che, nel corso di una delle «autocritiche» che fu costretto a pronunciare, egli
«confessò» anche di essere stato influenzato da Jovce. Le opere complete di S., che raccolgono
tanto la sua produzione narrativa che la saggistica, sono attualmente in fase di redazione in Cina.
STEFANIA STAFUTTI
Wang Anyi. Scrittrice cinese (Nanchino 1954). Nata in una famiglia di intellettuali - la madre, Ru
Zhijuan, è una famosa scrittrice - appartiene alla generazione dei «giovani istruiti» che hanno
interrotto gli studi per partecipare al lavoro nei campi, durante la rivoluzione culturale. Se nelle sue
prime opere, a partire da Yu, sha sha sha (La pioggia, 1981), prevale decisamente il dato
autobiografico, negli anni ottanta essa individua nell'esplorazione dei temi dell'amore un soggetto a
lei particolarmente congeniale, al quale si accosta tentando anche una sperimentazione linguistica
che risente dell'influenza del romanzo del «flusso di coscienza» e dei suoi contatti con il mondo
occidentale (Stati Uniti ed Europa). Tra le sue opere di maggiore successo vi e la cosiddetta
«trilogia dell'amore»; Huangshan zhi lian (Amore tra le montagne desolate, 1987), Xiaocheng zhi
lian (Amore in una piccola città, 1986), Jinxiugu zhi lian (1987; Amore in una valle incantata.
Lecce 1995). Le tematiche femminili sono trattate con grande sensibilità in Liushui sanshi zhang
(Trenta capitoli sull'acqua che scorre, 1987). molto apprezzalo dalla critica. Negli anni novanta la
scrittrice -membro dell'Associazione nazionale degli scrittori dal 1988 e redattrice della rivista per
l'infanzia «Ertong shidai» - approfondisce la ricerca stilistica e linguistica, con romanzi e racconti di
grande efficacia. Tra le sue ultime fatiche, il romanzo Mini (1990) - che narra la tragica vicenda
d'amore della protagonista, il cui equilibrio si spezza avendo lei affidato soltanto alla realizzazione
affettiva le proprie speranze di felicità - e il lungo racconto Xianggan de qing he ai (Amore e
sentimento a Hong Kong, 1993), che esplora i temi dell'amore sullo sfondo di una Hong Kong in
fermento per la prossima riunificazione con la Repubblica Popolare Cinese. STEFANIA
STAFUTTI
Wang Meng. Scrittore, poeta e studioso di letteratura cinese (Pechino 1934). È uno dei maggiori
scrittori cinesi contemporanei, legato alla generazione che - cresciuta negli ideali del socialismo - ha
sempre mantenuto fede alle proprie convinzioni ideologiche, pur conservando un costante
atteggiamento di critica nei confronti del Partito comunista cinese e pagando con periodi di
emarginazione e di isolamento il proprio rigore intellettuale. Significativo in questo senso uno dei
suoi primi racconti Zuzhibu lai le ge nianqing ren (È arrivato un giovane
alla sezione organizzativa, in Racconti dalla Cina , Milano 1989). pubblicato in un periodo di
grande fermento culturale e di notevole libertà di espressione - a seguito della campagna cosiddetta
dei «cento fiori», lanciata da Mao nel 1956 - il racconto critica l'immobilismo dell'apparato
burocratico del Partito. Ben presto tuttavia su W. si appunterà proprio la critica di quello stesso
apparato e, caduto in disgrazia per oltre un ventennio, trascorre molti anni nelle regioni periferiche
del Xinjiang, in una sorta di non esplicitamente dichiarato confino. Riabilitalo alla fine della
rivoluzione culturale, ha rapidamente riacquistato prestigio come scrittore anche grazie alla sua
esplorazione di tecniche e soggetti narrativi nuovi, spesso mutuati dall'Occidente. Tra i suoi
romanzi, Huodong bianrenxing (1986; Figure intercambiabili, ivi 1989) viene tradotto in varie
lingue. Al pubblico italiano è inoltre nota la raccolta di poesie Xizan de xiasi (1986; Pensieri
vaganti nel Tibet, ivi 1987).
Dopo i fatti di Tian An'men (1989), W. rassegna le dimissioni dall'incarico di ministro della cultura
e, per qualche tempo incontra difficoltà nel pubblicare la propria opera. Forse non senza intenzione
polemica, per un periodo lo scrittore si rivolge allo studio della letteratura del passato: i suoi studi
sul romanzo classico cinese II sogno della camera rossa verranno pubblicati a Taiwan (1993), con
il titolo Honglou men (II sogno della camera rossa). Nello stesso anno esce in Cina una raccolta in
10 volumi della sua opera. Wang Meng wenji (Wang Meng - Opere). Nel 1994 viene pubblicato a
Pechino il romanzo Shitai de jijie (II tempo dell'oblio) e nel 1995 esce a Xi'an una raccolta di rac-
conti che copre la produzione più significativa dal 1957 al 1992, Wang Meng jingxuan (Il meglio di
W.). STEFANIA STAFUTTI
Yang Jiang. Scrittrice cinese (Wuxi 1911). Cresciuta in una famiglia cosmopolita (una zia paterna
ha studiato in Giappone, il padre, Yang Yinhang, è stato uno dei primi studenti cinesi negli Stati
Uniti dopo un periodo trascorso in Giappone) appartiene «naturalmente» al mondo degli
intellettuali (è tra l'altro moglie del grande erudito cinese Qian Zhongshu) ma, pur avendo al suo
attivo un certo numero di romanzi e di racconti, non è una «scrittrice professionista». La Y. è infatti,
innanzitutto, una specialista di letterature romanze e in particolare di letteratura spagnola e ha
curato la traduzione cinese del Don Chisciotte,comparso nel 1978, dopo essere riuscita fortunosa-
mente a salvare il manoscritto dalla furia della Guardie rosse, che lo ritenevano «materiale nero»,
ideologicamente pericoloso. La produzione letteraria della Y. è quasi interamente dedicata a
descrivere l'ambiente degli intellettuali cinesi: l'originalità del tema — raramente indagato dalla
letteratura cinese contemporanea - si coniuga con uno stile molto personale che riecheggia le solide
basi di cultura classica e l'ampia conoscenza delle letterature straniere (studiò in Francia e in
Inghilterra dal 1935 al 1938).
In Gangxiao Liuji (Sei capitoli di ricordi della scuola quadri, 1980) descrive con lucidissima ironia
l'esperienza della «rieducazione in campagna» nel corso della rivoluzione culturale. Lontana dalla
«letteratura della ferita», con un atteggiamento defilato e quasi di costante understatement, essa
narra in modo molto composto e privo di sentimentalismo la sottile distruzione delle intelligenze
perseguita dalla rivoluzione culturale. In Xicao (II bagno, 1988), titolo che allude al «bagno»
catartico che gli intellettuali avrebbero dovuto fare per liberarsi dei residui di pensiero borghese,
essa descrive la vita e le relazioni di un gruppo di intellettuali, all'interno di un'accademia, nei primi
anni cinquanta, durante la campagna ideologica detta dei «tre anti» (anti-corruzione, spreco e
burocratismo). Lo stile di Y. è caratterizzato da un distacco ironico, capace di utilizzare le formule
retoriche del linguaggio propagandistico per rovesciarne irrisoriamente il significato. STEFANIA
STAFUTTI