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Federico Barbarossa

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Federico I Hohenstaufen, meglio noto come Federico


Federico I Barbarossa
Barbarossa (Waiblingen, 1122 circa – Saleph, 10 giugno
1190), è stato imperatore del Sacro Romano Impero e re
d'Italia. Salì al trono di Germania il 4 marzo 1152,
succedendo allo zio Corrado III, e fu incoronato Imperatore
il 18 giugno 1155.

Indice
Biografia
L'ascesa al trono
Il Regno di Germania
Rapporti con la Boemia
Le guerre in Italia
Le pretese sull'Italia
La prima discesa in Italia Miniatura da un manoscritto del 1188,
La seconda discesa in Italia Biblioteca Vaticana
La terza discesa in Italia
Imperatore del Sacro Romano Impero
La quarta discesa in Italia e la Lega Lombarda
(formalmente Imperatore dei Romani)
1168-1174: sei anni in Germania
La quinta discesa in Italia
La pace di Costanza
La terza crociata
I preparativi
Il viaggio e la morte In carica 18 giugno 1155 –
Sulla morte nel fiume 10 giugno 1190
Leggende Incoronazione 18 giugno 1155
Matrimoni e discendenti Predecessore Lotario II
Riferimenti nella storia e nella cultura Successore Enrico VI
Ascendenza Re di Germania
Note (formalmente Re dei Romani)
In carica 4 marzo 1152 –
Bibliografia
18 giugno 1155
Filmografia
Incoronazione 9 marzo 1152
Voci correlate
Predecessore Corrado III
Altri progetti
Successore Enrico VI
Collegamenti esterni
Re d'Italia
Incoronazione 1155
Biografia
Nascita Waiblingen, 1122 circa
Morte Saleph, 10 giugno 1190
L'ascesa al trono
Dinastia Hohenstaufen
Non è nota con certezza la Padre Federico II duca di
data di nascita di Federico Svevia
Barbarossa. È tuttavia certo
che sia nato nel castello di Madre Giuditta di Baviera,
Waiblingen, nella prima duchessa di Svevia
metà degli anni venti del XII Coniugi Adelaide di Vohburg
secolo, le ipotesi spaziano Beatrice di Borgogna
tra il 1118 e il 1125. Il padre,
che portava il suo stesso Figli Enrico VI di Svevia
nome, era Federico II duca
Filippo di Svevia
Ritratto ottocentesco di
di Svevia, soprannominato il
Federico I Barbarossa. Fede, per aver contribuito
nell'aiutare la famiglia Religione Cristianesimo Cattolico
Compare in occidente nel
corso della sua permanenza al trono. La madre di Federico
era Giuditta di Baviera, sorella del duca di Baviera, di Sassonia e marchese di Toscana, Enrico il Superbo e
principessa dei guelfi, appartenente alla dinastia rivale dei Welfen, dal cui nome derivò quello del partito dei
guelfi in Italia. Federico rappresentava agli occhi dei principali elettori dell'Impero una scelta accettabile per
la corona, poiché appunto per linea materna aveva legami anche con la casata dei Welfen.

Nel 1147 Federico succedette al padre come Federico III nel titolo di duca di Svevia, e nello stesso anno si
aggregò allo zio Corrado III Re dei Romani, che guidò la seconda crociata assieme al re di Francia, Luigi
VII. La crociata si concluse con l'abbandono da parte dei crociati dell'assedio di Damasco, il 28 luglio 1148.

Dalla crisi di potere seguita alla morte di Enrico V, incapace di assicurare in modo definitivo alla propria
dinastia la successione al trono di Germania, si passò invece a una elezione, alla morte di Corrado III[1],
condivisa, con un consenso quasi totale. Non si ebbe contesa, come altre volte in precedenza, per l'elezione
del re di Germania fra le due principali casate del regno; si risolse il 4 marzo 1152 a Francoforte pare grazie
a un compromesso: il cugino di Federico, il duca di Sassonia, Enrico il Leone, dei Welfen, uno dei principali
pretendenti al trono, rinunciò a esso in cambio della promessa della sovranità sulla Baviera[2]. Re di
Germania fu eletto Federico III di Svevia che prese il nome di re Federico I. Fu incoronato ad Aquisgrana il
9 marzo 1152 all'età di circa trent'anni.

Federico I mostrò subito di voler rafforzare l'autorità imperiale, per cui, nel marzo del 1153, indisse una
dieta a Costanza a cui parteciparono anche gli ambasciatori di papa Eugenio III (1145-53)[3]; a essi Federico
espresse la convinzione che potere politico e spirituale potessero collaborare su un piano di parità, per cui
ribadì i suoi diritti in materia di elezione dei vescovi tedeschi ma allo stesso tempo assicurò di voler
rispettare prestigio e potenza della Chiesa in cambio della promessa di essere incoronato imperatore; inoltre
fu anche stabilito che nessun territorio della penisola italiana doveva essere ceduto a Manuele I Comneno[4],
imperatore bizantino, anzi si presero misure per scacciarlo dalla penisola.

Il Regno di Germania
Il primo problema che Federico dovette risolvere fu l'assegnazione della
Baviera al cugino Enrico il Leone. Il duca di Baviera, Enrico Jasomirgott,
che aveva ricevuto il ducato da Corrado III, non voleva consegnarlo a
Enrico il Leone. Federico convocò diverse diete per discutere del problema,
ma Jasomirgott non si presentò, né a Würzburg, nel 1152, né a Worms, né a
Spira, nel 1153. Infine a Goslar, il 3 giugno del 1154, con Jasomirgott
sempre assente, il ducato fu assegnato a Enrico il Leone e l'investitura
ufficiale avvenne a Ratisbona, nell'ottobre del 1155, dopo il rientro di Enrico
il Leone dalla campagna d'Italia. Ma il problema fu risolto solo l'anno dopo
(1156), sempre a Ratisbona, dopo che a Enrico Jasomirgott fu assegnato il
ducato d'Austria[5], completamente indipendente dalla Baviera.

In quell'anno era morto il conte palatino del Reno e Federico elevò a quella
carica il proprio fratellastro, Corrado Hohenstaufen, che aveva ereditato i
possedimenti paterni in Franconia. E sempre in quell'anno Federico nominò
l'ecclesiastico Rainaldo di Dassel, futuro arcivescovo di Colonia, cancelliere
Busto in bronzo di Federico
imperiale.
Barbarossa datato 1173
Dopo che Enrico il Leone duca di Baviera e Sassonia, nel 1159, aveva
rifondato la città di Lubecca[6], concedendole un'ampia autonomia locale e
esonerando i mercanti dal pagamento di tasse e pedaggi, l'imperatore Federico, intervenendo prima a
confermare, poi ad ampliare e quindi a prorogare le concessioni di Enrico il Leone, mise le basi affinché
Lubecca divenisse una città imperiale, libera dalle influenze paralizzanti dei feudatari, e che, in seguito,
avesse un ruolo determinante nella Lega anseatica, e diventasse una delle città principali della Lega. Nel
1162 assediò e rase al suolo la città di Milano, per intimare i comuni italiani ad accettare la Constitutio de
Regalibus.

Enrico il Leone, mentre Federico combatteva in Italia, si prodigò a costruire uno stato efficiente e forte nella
Germania nord-orientale. Dopo aver preso sotto la sua protezione il re di Danimarca, Valdemaro, Enrico
intraprese con sistematicità la conquista delle terre slave dei Vendi, sulla sponda orientale dell'Elba. Oltre a
conquistare il territorio dei Vendi Enrico ridusse le libertà dei nobili sia in Sassonia sia in Baviera.

Verso il 1170, cominciarono gli screzi tra Federico e il cugino Enrico il Leone, sia per le proprietà dello zio
di entrambi, Guelfo VI, in Italia, comprate da Federico che pur sapeva che le stava trattando Enrico, che al
momento era in Terra Santa, sia per le buone relazioni tra Enrico e Manuele I Comneno, che però aiutava i
Lombardi, ed Enrico II d'Inghilterra, che però parteggiava per papa Alessandro III. Comunque l'ultimo
incontro amichevole tra i due avvenne a Ratisbona, nel 1174. L'incontro successivo, a Chiavenna, nella
primavera del 1176, a detta dei cronisti fu tumultuoso (Enrico aveva rifiutato di mandare truppe in aiuto a
Federico che si trovava in difficoltà in Lombardia) e i due si lasciarono da nemici.

Dopo la pace tra Federico e Alessandro III, del 1177, il vescovo di Halberstadt, Ulrico, spodestato, nel 1160,
perché fedele ad Alessandro, riebbe la sua sede e pretese di annullare tutte le decisioni a favore di Enrico,
prese negli anni precedenti. Ciò portò a un scontro che, per ordine dell'imperatore, fu interrotto sino al suo
rientro in Germania, che avvenne nell'ottobre del 1178. In novembre, alla dieta di Spira, le due parti
sottoposero a Federico le loro lamentele.

Enrico venne convocato a Worms, il 13 gennaio 1179, ma non si presentò, come a Magdeburgo[7], in giugno,
a Käina, in agosto e a Würzburg, il 13 gennaio 1180, dove Enrico fu condannato alla perdita dei suoi feudi.
In Sassonia furono restituiti ai vescovi tutti i territori loro sottratti da Enrico, la Vestfalia, con poteri ducali
fu data all'arcivescovo di Colonia, Filippo di Heinsberg, mentre il ducato di Sassonia fu dato al figlio di
Alberto l'Orso, il principe degli Ascani, Bernardo di Anhalt (1140-1212).
In Baviera, la Stiria divenne un ducato autonomo e fu concessa al duca di Boemia, Ottocaro I, mentre il
ducato di Baviera fu dato a Ottone I di Wittelsbach (1117 – 1183)[8]. Enrico continuò a combattere, anche
dopo la sentenza definitiva e sino al luglio 1180, ebbe la meglio sugli avversari, ma in quel mese
l'imperatore, Federico, scese in campo di persona. Il re di Danimarca Valdemaro lo abbandonò e passò con
l'imperatore e in pochi mesi la situazione si ribaltò. Dopo la perdita di Lubecca Enrico si arrese, fece atto di
sottomissione a Erfurt nel 1181, riottenendo solo i suoi possedimenti personali: (l'allodio) intorno a
Braunschweig e Luneburg, ma condannato all'esilio. Enrico partì nell'estate del 1182 recandosi alla corte del
suocero, Enrico II, in Inghilterra e Normandia, rientrò in Germania nel 1185, ma anche se fortemente
appoggiato non riottenne i ducati persi e visse in pace. La caduta di Enrico portò la pace nel nord del paese
ma significò anche l'indipendenza del regno di Danimarca il cui re non riconobbe più l'autorità imperiale, il
nuovo re Canuto VI, nel 1182, rifiutò di fare atto di omaggio a Federico.

Filippo di Heinsberg, arcivescovo di Colonia e duca di Vestfalia, con l'appoggio di papa Urbano III divenne
il capo dell'opposizione all'imperatore, e in un primo tempo era riuscito a raccogliere intorno a sé parecchi
nobili e la maggioranza del clero, ma, nel dicembre 1186, in una dieta a Gelnhausen, l'imperatore Federico,
con un lungo discorso riuscì a riportare i vescovi dalla sua parte e le minacce del papa furono inutili. Urbano
III però morì all'improvviso, nell'ottobre del 1187[9], e Filippo, che già aveva perso l'appoggio dei vescovi fu
lasciato praticamente solo e si presentò all'imperatore, a Magonza, nel marzo del 1188, e fu perdonato.

Quando Federico stava preparandosi a partire per la crociata, lasciando il governo dell'impero nelle mani del
figlio, Enrico VI, che era già stato incoronato re di Germania, Enrico il Leone cominciò a dare segni di
irrequietezza; allora Federico, nell'agosto del 1188, lo convocò alla dieta di Goslar[10], dove condannò
Enrico e il figlio maggiore, anche lui di nome Enrico (1173- 1227), futuro duca di Brunswick e conte
palatino del Reno, all'esilio per tre anni. Nella pasqua del 1189, Enrico e il figlio, lasciarono la Germania per
recarsi nuovamente in Inghilterra e Normandia.

Rapporti con la Boemia

Al momento dell'elezione di Federico, il duca di Boemia, Vladislao II, si dimostrò subito fedele alleato di
Federico, sostenendolo nelle sue campagne militari, dove l'esercito boemo e il suo condottiero dimostrarono
notevoli doti di capacità e di coraggio.

Nel gennaio del 1158, in una dieta a Ratisbona, Federico Barbarossa incoronò Vladislao II, re di Boemia,
concedendogli l'importante privilegio di portare la corona reale e poterla trasmettere[11] ai propri discendenti.
E Vladislao, con le insegne regali continuò a servire fedelmente Federico anche nelle campagne d'Italia.
Forse anche per questo Federico concesse la Lusazia, che per alcuni secoli fu legata al regno di Boemia, in
feudo a Vladislao II.

Comunque alla morte di Vladislao, nel 1172, il titolo reale non fu assegnato perché divampò la lotta per la
successione principalmente fra tre membri della famiglia dei Přemyslidi, Federico, Sobeslao II e Corrado II
che si protrasse per vari anni sinché Federico intervenne, e, nel 1182, convocò a Ratisbona i due ancora in
vita e separando la Moravia dalla Boemia, assegnò il titolo di duca di Boemia a Federico e quello di
marchese di Moravia a Corrado. Infine intervenne ancora, nel 1187, dichiarando il vescovo di Praga principe
diretto dell'impero, sottraendo Praga all'autorità del duca di Boemia[12].

Le guerre in Italia

Le pretese sull'Italia
Alla dieta di Costanza, del marzo del 1153, avevano partecipato
anche gli ambasciatori dei Comuni di Pavia e Como (tra i quali
Leonardo Tauro, discendente di Plinio Seniore), e due mercanti di
Laus (dal 1158 Lodi, fondata proprio dall’Imperatore Federico I),
venuti a implorare aiuto contro la prepotenza di Milano che, dopo
aver distrutto Laus Pompeia nel 1111 e dopo aver vinto una guerra
decennale contro Como (1127), ne limitava l'indipendenza e
impediva lo sviluppo delle altre città.
Federico I in una rappresentazione
del XIV secolo
Federico approfittò di queste richieste di aiuto per intervenire nella
politica italiana: egli seguiva un ideale di impero universale; il
controllo sia sui Comuni a nord sia sul Regno di Sicilia a sud era
essenziale a questo scopo.

L'Italia era per l'imperatore tedesco il contesto ideale per ottenere alcune prerogative essenziali per
realizzare la costruzione dell'impero universale: la supremazia nella contesa col papato per la potestà civile
universale, il legame con la tradizione dell'impero romano, cui Federico si ispirava, e la sovranità su Comuni
e feudatari. A tal scopo dispose un saldo controllo su tutti i territori della Corona, utilizzando funzionari di
umili origini e provata fedeltà, i ministeriales, e si pose l'obiettivo di recuperare gli iura regalia, le regalie,
ossia gli inalienabili diritti del potere regio (amministrazione della giustizia, difesa del territorio, riscossione
delle imposte, battere moneta), poiché il potere comunale in Italia si stava arrogando poteri propri del
sovrano sia all'interno sia all'esterno del territorio urbano, come dimostrava l'esempio di Milano, che aveva
apertamente aggredito altri sudditi dell'imperatore.

Dopo la dieta di Costanza le condizioni per scendere in Italia c'erano tutte: lo chiedevano le famiglie feudali
per limitare il potere comunale, lo chiedevano i piccoli Comuni alleatisi contro Milano, lo chiedeva il papa
stesso, Anastasio IV, che auspicava l'intervento di Federico contro il Comune di Roma, in cui a partire dal
1143 si era formato un regime capeggiato da Arnaldo da Brescia, un riformatore patarino contestatore del
potere temporale dei papi, che aveva costretto papa Eugenio a ritirarsi a Orvieto.

La prima discesa in Italia

Nell'ottobre 1154 Federico partì dal Tirolo e scese in Italia alla testa di un piccolo esercito e, a novembre,
convocò una dieta a Roncaglia (Piacenza) in cui revocò tutte le regalie usurpate dai Comuni sin dal tempo di
Enrico IV. Il 3 dicembre morì Anastasio IV e il 4 dicembre fu eletto il nuovo papa, Adriano IV.

Federico nel frattempo era passato all'azione di forza: distrusse alcune località minori come Galliate e alcuni
Comuni maggiori come Asti e Chieri (consegnate poi al marchese di Monferrato, suo fedele vassallo, a cui
si erano ribellate), poi fu messo l'assedio a Tortona, alleata di Milano (quest'ultima aveva rifiutato le
decisioni dell'imperatore e non aveva agevolato il passaggio delle truppe imperiali sul suo territorio).
Tortona, che si era arresa per sete dopo due mesi, nell'aprile del 1155, era stata rasa al suolo e i suoi abitanti
dispersi.

Dato che le mire di Federico erano riposte anche sul regno di Sicilia, in quello stesso anno intavolò
trattative[13] anche con l'imperatore bizantino Manuele I Comneno (1143-1180), che però non approdarono a
nulla, in quanto Federico non poteva riconoscere i diritti che Manuele accampava sull'Italia meridionale,
mentre portò avanti anche trattative con le repubbliche marinare di Venezia, Genova e Pisa, in vista di una
spedizione contro il re di Sicilia.

Passata la Pasqua del 1155 a Pavia e ricevutavi l'incoronazione a re d'Italia con la Corona ferrea, Federico si
mise in marcia verso Roma per cingere la corona di imperatore. Presso Siena Federico incontrò i cardinali
inviati da Adriano IV[14], che gli chiesero di catturare Arnaldo da Brescia; cosa che l'imperatore fece e
Arnaldo fu condannato a morte, dal prefetto di Roma, e mandato al rogo, molto probabilmente a Civita
Castellana. Federico incontrò il papa nelle vicinanze di Sutri, dove il papa ebbe da ridire sull'accoglienza
ricevuta[15], allora l'incontro fu ripetuto, due giorni dopo sulle sponde di un lago vicino a Nepi. Poi
proseguirono per Roma, alle cui porte erano attesi dagli ambasciatori del senato e del popolo romano, che
chiesero a Federico un giuramento e un tributo che Federico rifiutò di dare.

Il 18 giugno 1155, papa Adriano IV incoronò Federico in San Pietro, nella città leonina, contro la volontà
del senato romano, che, per quest'ultimo sgarbo, scatenò una serie di violenti tumulti contro le truppe
tedesche e la curia. Federico e il cugino Enrico il Leone, accampato fuori le mura, rientrarono in città e,
dopo un'intera giornata di lotta, ricacciarono i Romani al di là del Tevere. Dopo il bagno di sangue il papa e
l'imperatore lasciarono la città e ai primi di luglio erano a Tuscolo, dove Adriano chiese a Federico di
marciare contro il re di Sicilia. Federico avrebbe voluto acconsentire, ma i suoi baroni laici furono contrari e
lo convinsero a tornare verso l'Italia settentrionale. Federico lasciò il papa con la promessa di tornare per
sottomettere Roma e la Sicilia. Sulla strada del ritorno saccheggiò Spoleto che gli si era opposta. Ad Ancona
incontrò gli ambasciatori di Manuele Comneno, non aderendo alle loro richieste di attaccare subito il regno
di Sicilia. Dovette ancora combattere a Verona e alle Gole dell'Adige e finalmente rientrò in Germania.

Papa Adriano, nel frattempo, per garantirsi comunque una protezione, venne a patti con i Normanni, la cui
potenza un tempo era stata in realtà giudicata pericolosa dal pontefice, concedendo al re di Sicilia Guglielmo
I il Malo[16] l'investitura di tutto il regno, comprese Capua e Napoli. Questo accordo però veniva meno ai
patti tra papa e imperatore e d'altra parte non mancavano altri motivi di contrasto tra i due, a causa
dell'eccessiva ingerenza di Federico nell'elezione dei vescovi in Germania.

Un conflitto vero e proprio scoppiò nella dieta di Besançon (1157), dove si scontrarono[17] le due opposte
concezioni del cesaropapismo imperiale[18] e della ierocrazia papale:[19] la prima concezione vede il potere
temporale dell'imperatore dotato di un'autorità e una libertà decisionale assolutamente superiori in ogni
campo a qualsiasi altra autorità, anche quella sacra, mentre la seconda è la concezione del potere riassunta
nel Dictatus Papae di Gregorio VII che vede l'indiscussa supremazia del potere spirituale del papa su quello
dell'imperatore, anche in materia di concessione di autorità politiche, per cui il papa può perfino svincolare i
sudditi dalla sovranità imperiale.
Comunque per il momento la questione fu ricomposta[20], anche perché il clero tedesco si espresse a favore
dell'imperatore.

La seconda discesa in Italia

L'anno dopo (giugno 1158), alla luce di questi contrasti di natura ideologica col pontefice e dato che Milano
aveva ripreso ad agire con una certa autonomia, provvedendo, per esempio, alla ricostruzione di Tortona,
Federico decise per una seconda discesa in Italia, e, inviati Rainaldo di Dassel e Ottone I di Wittelsbach in
avanscoperta[21], in luglio, accompagnato dal re di Boemia, Vladislao II, alla testa di truppe più numerose,
entrò in Italia (è documentato il suo pernottamento alla torre di Maggiana, nel comune alleato di Mandello
del Lario sul Lago di Como). Sottomessa Brescia, dato inizio alla ricostruzione di Lodi, assediò Milano,
obbligandola dopo un mese a sottoporre all'approvazione imperiale la nomina dei suoi consoli. A novembre
dello stesso anno venne convocata la seconda, e più importante, dieta di Roncaglia, cui parteciparono
importanti esperti di diritto dell'Università di Bologna che fornirono a Federico, su sua esplicita richiesta,
l'elenco dei diritti regi, poi inserito nella Constitutio de regalibus: elezione di duchi, conti e marchesi,
nomina dei consoli comunali e dei magistrati cittadini, riscossione delle tasse, conio delle monete,
imposizione di lavori di carattere pubblico come, ad esempio, la costruzione delle mura difensive.

Tutti questi diritti Federico era anche disposto a lasciarli ai Comuni, in cambio però di un tributo annuo e del
riconoscimento che l'impero fosse la fonte di ogni potere. In base a quest'ultimo principio Federico emanò
anche la Constitutio pacis con cui proibì le leghe fra città e le guerre private. Per quanto riguarda infine i
beni fondiari, rivendicò per quelli pubblici (contee, ducati, ecc.) la dipendenza regia e per quelli allodiali il
diritto dell'imperatore di dare o meno il proprio consenso a che un proprietario potesse esercitare diritti
signorili: gli allodi diventarono quasi dei feudi a tutti gli effetti. Inviò ovunque propri funzionari che
ricevessero l'omaggio vassallatico dai signori e controllassero in modo diretto, in qualità di podestà, i
Comuni più riottosi.

Tutti questi diritti rivendicati dall'imperatore però cominciarono a scontentare anche le città filo-imperiali,
con la vistosa eccezione di Cremona sicura alleata in tutta questa fase. Milano si ribellò apertamente e
conquistò il comune di Trezzo, seguita dalle ribellioni di Brescia e di Crema. Vista la mala parata, Federico,
che dopo Roncaglia aveva liberato parte delle sue truppe, chiese urgenti rinforzi, che arrivarono guidati da
Enrico il Leone e dallo zio di entrambi Guelfo VI, che veniva a prendere possesso dei suoi domini in Italia.
Erano accompagnati dall'imperatrice Beatrice di Borgogna. Nel marzo del 1159 Barbarossa entrò a Como
accolto ancora trionfalmente dalla popolazione e dal vescovo Ardizzone che gli consegnò simbolicamente le
chiavi della città, mentre in luglio col determinante appoggio di Cremona mise l'assedio a Crema, che si
arrese dopo sette mesi e fu rasa al suolo.

Intanto era ripresa la controversia col pontefice sulla questione del primato del papa, che aveva portato
all'esasperazione Adriano IV, che pensava di scomunicare l'imperatore, quando il papa improvvisamente, il
1º settembre morì. Il 7 settembre, la maggioranza dei cardinali elesse papa Rolando Bandinelli che prese il
nome di Alessandro III, e che rappresentava la continuità della politica di Adriano in appoggio ai Comuni,
mentre un'esigua minoranza votò per il cardinale Ottaviano dei Crescenzi Ottaviani, buon amico di
Federico[22], che prese il nome di Vittore IV e che cercava una politica di intesa coll'imperatore. Federico
convocò un concilio a Pavia, nel febbraio 1160, a cui Alessandro rifiutò di comparirvi e, dato che risposero
solo i vescovi tedeschi e del nord Italia, il sinodo riconobbe papa Vittore IV, che scomunicò Alessandro III
che, a sua volta, scomunicò sia Vittore IV sia l'imperatore.

Milano intanto continuava a rifiutare le direttive


imperiali, la lotta infuriò, con alterne fortune, su
tutta la pianura lombarda, che fu devastata.
Nella primavera del 1161, ricevuti rinforzi da
Germania e Ungheria, Federico poté porre
l'assedio alla città. Gli assediati resistettero con
ostinazione per circa un anno: il 10 marzo 1162
Milano fu costretta alla resa e subito dopo
cominciò la sua distruzione e i milanesi furono
dispersi in quattro diverse località. Distrutte le
mura di Brescia e Piacenza, che dovettero
accettare i funzionari imperiali. Federico
Barbarossa, all'apogeo della sua potenza, fece 1º marzo 1162 i consoli di Milano davanti a Federico
ritorno in Germania. Barbarossa chiedono clemenza

Alessandro III, ritirato nella campagna romana,


sentiva però che la simpatia per lui era in crescita ovunque (anche presso l'impero d'Oriente), eccetto che in
Germania. Data la scarsità di mezzi di cui disponeva decise di rifugiarsi in Francia e, nel corso del 1162, fu
preso un accordo affinché il re di Francia, Luigi VII, e l'imperatore Federico, accompagnati dai rispettivi
papi, si incontrassero a Saint-Jean-de-Losne su un ponte del fiume Saona, al confine tra Francia e Borgogna,
dove avrebbero nominato una commissione che avrebbe dovuto fare chiarezza sulla validità della nomina.
Alessandro III rifiutò di partecipare ma l'intervento del re d'Inghilterra, Enrico II a favore di Alessandro
risolse la situazione.

La terza discesa in Italia


Nell'ottobre 1163, Federico scese nuovamente in Italia, con un piccolo esercito perché già incalzava la
riscossa dei comuni italiani, Verona, Padova e Vicenza si sollevarono, in ribellione congiunta, e rifiutarono
le offerte di pace dell'imperatore, che non disponeva di forze sufficienti per domarle, nemmeno con l'aiuto di
Pavia, Mantova e Ferrara; il 6 novembre 1163 è segnalata la sua presenza a Città di Castello con due atti in
cui pone il Vescovo e i canonici sotto la sua protezione.[23] Intanto Rainaldo di Dassel stava organizzando
una campagna militare contro i Normanni di Sicilia, per la quale doveva avere l'appoggio di Pisa e
Genova,che però erano impegnate in un'aspra contesa per il controllo della Sardegna, per cui alla fine
avevano rinunciato alla spedizione.

L'imperatore, anche a causa di una malattia, dovette tornare in patria: la terza discesa in Italia di Federico era
stata breve e si era conclusa quindi con un nulla di fatto. Nell'aprile del 1164 era morto l'antipapa Vittore IV,
e Federico aveva intenzione di rappacificarsi con Alessandro III, ma prima che potesse contattarlo, Rainaldo
di Dassel si era premurato di fare eleggere un altro papa, Pasquale III (a cui poi, nel 1168, ne sarebbe seguito
un altro, Callisto III), mentre papa Alessandro III, ricevuto ormai il riconoscimento della sua autorità dagli
altri sovrani d'Europa[24], poteva tornare a Roma nel 1165.

La quarta discesa in Italia e la Lega Lombarda

L'assenza dell'imperatore rese più facile ai Lombardi di pervenire a un accordo per organizzare una
resistenza comune. Nelle città scoppiavano tumulti e a Bologna venne ucciso il podestà imperiale. In Sicilia
a Guglielmo I il Malo era successo il figlioletto Guglielmo II e la madre, Margherita, che era reggente,
continuava la politica del marito di alleanza col papa Alessandro, che aveva l'appoggio anche di Manuele
Comneno e Venezia.

Federico doveva riconquistare l'Italia, formò un possente esercito e a ottobre 1166 partì e scese, per la quarta
volta, in Italia; a novembre era in Lombardia, dove, alla dieta di Lodi, si rese conto che l'ostilità era
maggiore che nel passato, le città filo-imperiali erano molto fredde, Pisa e Genova erano in disaccordo, per
cui l'impresa siciliana era da rinviare. Federico avrebbe voluto dirigersi subito su Roma, ma dovette restare
in Lombardia, combattendo nelle zone di Bergamo e Brescia, poi si diresse su Bologna da cui si fece
consegnare degli ostaggi, quindi, inviata a Roma una parte delle truppe sotto il comando di Rainaldo di
Dassel, marciò su Ancona, che oppose una resistenza ostinata. Rainaldo stava occupando la campagna
romana ed era arrivato a Tuscolo, con forze esigue, quando i romani gli marciarono contro ma, il 29 maggio
1167, nella battaglia di Prata Porci subirono una disfatta perché nel frattempo erano arrivate le truppe
dell'arcivescovo Cristiano di Magonza che presero i Romani tra due fuochi. Il 24 luglio giunse anche
l'imperatore e su Roma fu sferrato un attacco massiccio e il papa Alessandro, il 29, fuggì a Benevento coi
pochi cardinali a lui fedeli. Federico era padrone di Roma dove si fece incoronare imperatore per la seconda
volta dall'antipapa Pasquale (1º agosto 1167). Intanto era anche arrivata la flotta pisana per preparare
l'attacco al regno di Sicilia.

Ma pochi giorni dopo i suoi soldati cominciarono a morire colpiti da febbri, probabilmente malariche, e
morirono anche i suoi comandanti, Rainaldo di Dassel, suo nipote il duca di Svevia, Federico IV, il duca di
Toscana, Guelfo VII e altri. Allora decise di riparare a Pavia, insieme a Como l'unica città rimastagli fedele,
lasciando lungo la via una scia di morti. Dopodiché, con l'appoggio del marchese di Monferrato, Guglielmo
V il Vecchio, gli fu possibile tornare in Germania, passando da Susa, che gli si ribellò e da cui dovette
fuggire, con l'aiuto del conte di Moriana e Savoia, Umberto III.

Nel frattempo le città della Marca di Verona, ribellatesi nel 1164, a cui si era aggiunta Treviso, con
l'appoggio di Venezia (che mirava però, più che al riconoscimento del regime comunale, all'ampliamento
ulteriore della propria autonomia) avevano fondato la Lega Veronese, venendo meno alla Constitutio pacis,
mentre anche in Lombardia la città di Cremona, da sempre fedele all'imperatore ma delusa
dall'appropriazione cesarea del terzo dei diritti spettantele sul porto fluviale di Guastalla, gli si rivoltava
contro, creando con Crema, Brescia, Bergamo, Mantova e Milano (o meglio i Milanesi, dato che non
avevano più una città) la Lega cremonese, grazie al (non documentalmente attestato ma comunemente
asserito) giuramento di Pontida del 7 aprile 1167. Il 27 aprile 1167 le forze alleate si presentarono di fronte
alle rovine di Milano e cominciarono la ricostruzione, comprese opere di difesa per un eventuale attacco da
parte di Pavia. Il primo dicembre dello stesso anno dalla fusione delle due leghe nasceva la Societas
Lombardiae, la Lega Lombarda. A essa si unirono subito Parma, Piacenza e Lodi, e anche papa Alessandro
diede il proprio appoggio, mentre non lo fece il Regno di Sicilia, a causa del riassestamento dinastico come
già detto; comunque la reggente Margherita, per contrastare il Barbarossa, versò dei denari a papa
Alessandro III.

La Lega nel frattempo diventava sempre più potente, le città e perfino i signori feudali che vi aderivano
erano sempre più numerosi e ora il Regno di Sicilia e perfino l'impero bizantino l'appoggiavano
apertamente. Mentre Milano era stata ricostruita molto rapidamente, per neutralizzare la possibilità di
intervento da parte di Pavia e del marchese del Monferrato la Lega fondò, alla confluenza della Bormida nel
Tanaro una nuova[25] città, chiamata Alessandria in onore del papa (1168). Alla fine anche Pavia e il
marchesato del Monferrato aderirono alla Lega.

1168-1174: sei anni in Germania

Rientrato in Germania, nel 1168, si dovette dedicare ai problemi


tedeschi, specialmente le controversie tra Enrico il Leone e Alberto
l'Orso. Nell'aprile del 1169 fece eleggere re dei Romani o di
Germania, alla dieta di Bamberga, e quindi incoronare ad
Aquisgrana il figlio, Enrico. Inoltre comprò, dal vecchio zio, Guelfo
VI, che non aveva eredi, i possedimenti Svevi e Toscani.
Comunque Federico, nei sei anni che rimase in patria, pensava anche
all'Italia, e inviò a Roma il vescovo di Bamberga, Eberardo, in un
tentativo di riconciliazione[26] con Alessandro III, che prese in
considerazione le proposte, ma, alla fine, sia perché pressato dai Il Giuramento degli Anconetani, di
Francesco Podesti, raffigurante
Lombardi, sia perché di abdicare non ne voleva sapere, respinse le
l'assedio di Ancona
offerte di Federico.

Il Barbarossa si dedicò quindi a risolvere la questione di Ancona


che, oltre a essere libero comune, era alleata con l'Impero Bizantino[27]. L'imperatore si accordò allora con
Venezia, che voleva liberarsi di una rivale, e ordinò al suo luogotenente Cristiano di Magonza di attaccare
Ancona da terra, mentre le navi veneziane ne occupavano il porto. L'assedio di Ancona si presentò subito
difficile: la città dopo sei mesi non aveva ancora ceduto e infine le truppe assedianti furono costrette a
ritirarsi all'arrivo dei rinforzi da Ferrara e Bertinoro. Nell'assedio si segnala l'episodio di Stamira[27].

La quinta discesa in Italia

Nel 1174, risolti i problemi in Germania, Federico radunò nuovamente un grosso esercito[28] e scese per la
quinta volta in Italia. Cominciò la sua campagna nel settembre 1174 vendicandosi di Susa, che distrusse, poi
prese Asti, Alba, Acqui, Pavia e Como. Non riuscì, tuttavia, nell'assedio di Alessandria, che resistette agli
attacchi per sei mesi, usando stratagemmi quali il fuoco greco e un sistema di mura galleggianti[29].
L'Imperatore, a corto di uomini e risorse per via di questa sconfitta, si decise a negoziare la pace con la
Lega.

Nel frattempo la Lega aveva approntato un imponente esercito che Federico riuscì a rallentare inviando una
parte delle sue truppe a Bologna. I due eserciti stipularono un armistizio nella zona di Pavia, a Montebello.
Dopo mesi di trattative la possibilità di risolvere la guerra diplomaticamente saltò e, perciò, ripresero le
ostilità. Nella primavera del 1176, a Chiavenna, Federico ebbe un incontro con Enrico il Leone e altri
feudatari per ricevere truppe per proseguire la campagna d'Italia, ma
quando i rinforzi militari arrivarono, sempre in primavera, Federico
si accorse che non erano così numerosi come aveva sperato e
soprattutto mancava il cugino Enrico[30].
E proprio mentre, aggregatesi le truppe di rinforzo, lasciate le vallate
alpine, aveva ripreso la marcia verso sud, l'imperatore venne travolto
a Legnano il 29 maggio 1176 dall'esercito della Lega, nell'occasione
capitanata da Guido da Landriano[31], incappando in una disastrosa
sconfitta, della quale massimi artefici furono non a caso i milanesi. Battaglia di Legnano, Amos Cassioli
(1860-1870, Firenze, Galleria d'Arte
L'esercito tedesco con difficoltà, trovò rifugio, ancora una volta, a Moderna di Palazzo Pitti)
Pavia, dopodiché Federico si affrettò a cercare di risolvere la
questione con la diplomazia, avviando le trattative di pace
direttamente col pontefice, con il quale si giunse a un accordo:
Federico disconobbe l'antipapa e restituì al Comune di Roma le sue
regalie e i suoi territori, mentre Alessandro III garantì la propria
mediazione con i Comuni (accordi preliminari di Anagni, novembre
1176), che però la rifiutarono, non gradendo il cambiamento di
atteggiamento del pontefice.

La pace di Costanza
Federico incontra papa Alessandro
Si giunse così al nuovo tentativo di pacificazione che si svolse a III a Chiavenna nel 1176
Venezia nel luglio 1177, cui parteciparono papa, imperatore,
Guglielmo II il Buono e delegati dei Comuni. Il 23 luglio fu
confermata la pace col papa secondo gli accordi di Anagni, fu concordata una tregua col re di Sicilia di
quindici anni e una, coi Comuni, di sei anni. Federico rimase in Italia sino alla fine dell'anno; poi nel 1178
tornò in Germania dove risolvette definitivamente i contrasti con i suoi feudatari, in modo particolare con il
cugino, Enrico il Leone, reo di non aver sostenuto l'imperatore nel modo adeguato dal punto di vista
militare.

In Italia la situazione per Federico andava migliorando, dal momento che la pace col regno di Sicilia
reggeva e i principali alleati dei Comuni erano morti: Manuele Comneno il 24 settembre 1180, Alessandro
III il 30 agosto 1181, e inoltre la Lega si stava sfaldando a causa di contrasti e rivalità interne fra i Comuni.
La "pace definitiva" fu negoziata a Piacenza e ratificata a Costanza, il 25 giugno 1183: l'imperatore
riconosceva la Lega e faceva alle città che la componevano concessioni riguardanti tutti gli ambiti,
amministrativo, politico e giudiziario, regalie comprese; rinunciava inoltre alla nomina dei podestà,
riconoscendo i consoli nominati dai cittadini. I Comuni si impegnavano in cambio a pagare un indennizzo
una tantum di 15.000 lire e un tributo annuo di 2.000, a corrispondere all'imperatore il fodro (ossia il
foraggio per i cavalli, o un'imposta sostitutiva) quando questi fosse sceso in Italia, a concedere all'imperatore
la prerogativa di dirimere in prima persona le questioni fra un Comune e l'altro. Si trattava di un
compromesso che segnava la rinuncia all'ormai anacronistico concetto di "impero universale" e, dunque, al
piano di dominio assoluto di Federico, mentre i Comuni avrebbero mantenuto la loro larga autonomia.

Federico, durante i festeggiamenti per la pace, tenutisi a Magonza, nella primavera del 1184, propose un
accordo matrimoniale tra suo figlio Enrico VI e Costanza d'Altavilla, ultima erede della dinastia normanna
riuscendo finalmente a legare, col matrimonio, nell'aprile del 1186, l'Italia meridionale all'impero.

Nel settembre del 1184, Federico tornò per la sesta volta in Italia, ma questa volta senza esercito, ed ebbe
un'ottima accoglienza da parte dei comuni lombardi. Federico ebbe poi un incontro a Verona con papa Lucio
III per chiedergli l'incoronazione a imperatore del figlio Enrico VI, che gli fu negata anche in considerazione
del futuro matrimonio di Enrico e Costanza[32], che di fatto avrebbe reso la carica ereditaria, ma soprattutto
per l'opposizione della nobiltà tedesca. In occasione di
quell'incontro, oltre che di alcune investiture vescovili (in special
modo quella del vescovo di Treviri, che si trascinava da oltre un
anno) e della situazione in Terra Santa, dove il Saladino passava di
successo in successo, fu trattata inutilmente la questione dei feudi
toscani di Federico[33], che la chiesa in parte reclamava, e infine fu
affrontato il problema degli eretici e venne stabilito che i vescovi
dovevano avere grande cura di interrogare gli eretici e scomunicare
gli ostinati e che le autorità civili dovevano fare in modo che
venissero applicate le pene del bando imperiale, cioè l'esilio, la
privazione dei diritti civili, la demolizione delle case contaminate e
la confisca dei beni[34].

Il 25 novembre 1185, papa Lucio III moriva e gli succedette Urbano


III, che non aveva molta simpatia per l'imperatore Federico e che
appoggiò la rivolta di Filippo di Heinsberg, arcivescovo di Colonia e
duca di Vestfalia.

Privilegio concesso da Federico nel


La terza crociata 1188

I preparativi

Dopo la caduta di Gerusalemme, nel 1187, che sembra portò alla morte per il dolore provato Urbano III, il
nuovo papa Gregorio VIII decise di preparare una nuova crociata: la Terza Crociata. Federico si fece
crociato, il 27 marzo 1188 a Magonza, seguito dal figlio, il duca di Svevia Federico VI, dal duca d'Austria
Leopoldo V e da altri nobili e vescovi. Federico, conscio che la seconda crociata, a cui aveva partecipato era
stata condotta male, prese alcune precauzioni, accettando nel suo esercito solo chi si poteva mantenere per
due anni e scrivendo al re d'Ungheria, all'imperatore di Bisanzio e al sultano di Iconio, chiedendo e
ottenendo l'autorizzazione ad attraversare i loro possedimenti; infine scrisse al Saladino per avere restituite
le terre di cui si era impadronito, altrimenti avrebbe usato la forza, a cui il Saladino rispose che accettava la
sfida. Federico, lasciato il figlio Enrico VI a governare l'impero, con circa 20.000 cavalieri, partì per primo
da Ratisbona nel maggio del 1189, seguito poi dal re di Francia Filippo Augusto e dal nuovo re d'Inghilterra
Riccardo I (noto anche come Riccardo Cuor di Leone).

Il viaggio e la morte

Federico attraversò l'Ungheria sostando a Esztergom o Strigonio, alla corte ungherese del re Bela III. Dopo
aver attraversato i Balcani, Federico, avvicinandosi ai domini dell'imperatore bizantino Isacco II Angelo[35],
inviò ambasciatori per concordare il passaggio in Anatolia; ma Isacco, che temeva i Latini e si era accordato
col Saladino, imprigionò gli ambasciatori. Allora Federico inviò un messaggio al figlio Enrico VI che, con
la flotta fornita dalle repubbliche marinare col permesso del papa di attaccare Costantinopoli, occupata
Filippopoli e poi la Tracia, si avviò verso Costantinopoli.

Isacco venne a patti, così nel febbraio del 1190 fu firmato il trattato di Adrianopoli, che permise alle truppe
dell'imperatore Federico di attraversare l'Ellesponto. L'Ellesponto fu attraversato nel mese di marzo e, giunti
in Asia Minore, dopo aver ricevuto i dovuti approvvigionamenti, cominciarono la marcia verso sud
attraversando il sultanato d'Iconio, dove furono sottoposti a continui attacchi di bande di Selgiuchidi e
furono tagliati i rifornimenti. Ridotto alla fame, l'esercito tedesco attaccò il sultano, Qilij Arslan II,
occupando temporaneamente la sua capitale, Konya, e obbligandolo a mantenere gli impegni presi:
concedere loro libertà di transito, rifornirli dei necessari approvvigionamenti e poi, con l'aiuto di guide
armene, guidarli attraverso il Tauro sino sulle sponde del fiume Saleph[36] in Cilicia, nel Sud-Est
dell'Anatolia, in prossimità della Terra Santa. Tuttavia Federico affogò durante il guado del fiume, il 10
giugno 1190, causando la dispersione dell'esercito imperiale, che non poté così unirsi alle truppe francesi e
inglesi per l'attacco alle truppe del Saladino.

A Federico succedette sul trono reale e imperiale il figlio Enrico VI.

Sulla morte nel fiume

Le esatte circostanze della morte di Federico nel fiume Göksu (anche conosciuto come Saleph) sono
sconosciute. È ipotizzabile che l'anziano imperatore sia stato disarcionato da cavallo, oppure che, stanco
della marcia attraverso i monti e oppresso dalla calura, abbia voluto rinfrescarsi e lo shock dovuto all'acqua
fredda gli abbia causato un arresto cardiaco, oppure che, appesantito dalla sua stessa armatura e fiaccato
dall'intensa calura del giugno in Anatolia, Federico I, data anche l'età, non abbia resistito all'impeto della
corrente. Federico annegò nelle acque che a malapena arrivavano ai fianchi, secondo quanto riferisce il
cronista arabo Ibn al-Athīr nel suo al-Kāmil fī taʾrīkh (La perfezione nella storia). Il peso dell'armatura di
quel giorno, progettata per essere la più leggera possibile, fu tale comunque da trascinare con sé un uomo in
salute in acque poco profonde.

La morte di Federico gettò il suo esercito nel caos. Senza comandante, in preda al panico e attaccati da tutti i
lati dai turchi, molti tedeschi furono uccisi o disertarono. Il figlio del Barbarossa, Federico VI di Svevia,
proseguì con i soldati rimasti, con l'obiettivo di dar sepoltura all'imperatore a Gerusalemme, ma gli sforzi
per conservare il cadavere utilizzando l'aceto fallirono. Quindi le spoglie di Federico Barbarossa furono
seppellite nella chiesa di San Pietro in Antiochia di Siria, le ossa nella cattedrale di Tiro e il cuore e gli
organi interni a Tarso. Solo 5.000 soldati, una piccola frazione delle forze iniziali, arrivarono ad Acri, verso
la fine del 1190. Nell'assedio di San Giovanni d'Acri, nel 1191, perse la vita Federico VI.

L'improvvisa morte di Federico lasciò l'esercito crociato sotto il comando dei rivali Filippo II di Francia e
Riccardo I d'Inghilterra che, giunti in Palestina separatamente via mare, lo portarono infine a dissoluzione.
Riccardo Cuor di Leone continuò verso Est dove affrontò il Saladino con alterni esiti, ma senza raggiungere
il suo obiettivo finale: la conquista di Gerusalemme.

Leggende
Federico I di Svevia è il protagonista di molte leggende ed era tenuto in grande onore dalle popolazioni
germaniche sue contemporanee, che diffusero la leggenda per cui Federico non fosse realmente morto ma
che si fosse nascosto ai suoi nemici per tornare più forte di prima.

Una versione più mitologica della sua morte è basata sull'ipotesi che fosse in possesso della leggendaria
Lancia del Destino. Secondo il mito, chiunque possedesse la lancia era imbattibile, ma se il portatore ne
fosse stato privato, avrebbe perduto la vita di lì a poco. Federico morì guadando un fiume e, in quel
momento, alcuni fantasiosi resoconti dicono che la lancia cadde dalle sue mani.

Un'altra leggenda è quella dell'eroe dormiente, come le più antiche leggende britannico-celtiche di re Artù e
Bran il Benedetto. Tale leggenda vuole che egli non fosse morto, ma addormentato con i suoi cavalieri in
una caverna nelle montagne di Kyffhäuser in Turingia e che quando i corvi avrebbero cessato di volare
intorno alla cima, si sarebbe destato e portato la Germania alla sua antica grandezza. Secondo la leggenda, la
sua barba rossa sarebbe cresciuta attraverso il desco al quale sedeva. I suoi occhi sarebbero mezzi chiusi nel
dormiveglia, ma di quando in quando avrebbe alzato la sua mano e avrebbe inviato un fanciullo all'esterno
per vedere se i corvi avessero smesso di volare.
La saga di Kyffhäuser era nata per suo nipote Federico II, ma nel corso del secolo XIX, alcuni scrittori tra
cui i fratelli Grimm, nell'opera le Saghe germaniche, ripresero la saga di Kyffhäuser, attribuendola al
Barbarossa, In essa egli è addormentato, seduto a un tavolo e la sua barba rossa cresce smisuratamente e ha
già fatto due giri intorno al tavolo. Quando si completerà il terzo giro, Federico si sveglierà e combatterà una
straordinaria battaglia: sorgerà il Giorno del giudizio.

Matrimoni e discendenti
Il 2 marzo 1147, Federico sposò a Eger, Adelaide di Vohburg (1122 -
1190), figlia del Margravio di Vohburg, Diepoldo III (? - † 1146) e
della sua seconda moglie, Cunegonda di Beichlingen. Da questo
matrimonio non nacquero figli, e fu annullato, nel marzo del 1153,
da un concilio tenutosi a Costanza.

Il giorno di Pentecoste, il 17 giugno 1156 Federico sposò a


Würzburg Beatrice di Borgogna (1145 – Besançon, 15 novembre
1184), figlia unica ed erede del conte di Borgogna Rinaldo III e di
Agata di Lorena, figlia di Simone I di Lorena.
Federico governò in prima persona la contea e, nel 1177, si fece
incoronare[37] re di Arles[38].

Federico da Beatrice ebbe 11 figli:

Beatrice di Hohenstaufen (1162 circa † prima del 1174).


Federico V di Hohenstaufen (16 luglio 1164 † 28
novembre 1168/1169), Duca di Svevia dal 1167.
Enrico VI (novembre 1165 † 28 settembre 1197), Miniatura di Federico I Barbarossa
Imperatore del Sacro Romano Impero, re di Germania e tra i suoi figli, Enrico e Federico
d'Italia (1190-1197) e dopo il matrimonio con Costanza
d'Altavilla (1154 † 27 novembre 1198), figlia del re
Ruggero II, re di Sicilia (1194-1197).
Federico VI di Hohenstaufen (Corrado) (16 aprile 1167 † 20 gennaio 1191), Duca di Svevia
(1170-1191).
Sofia di Hohenstaufen (ottobre 1168 † 1187).
Ottone II di Hohenstaufen (giugno-luglio 1170 † 13 gennaio 1200), Conte Ottone I di Borgogna
(1190-1200).
Corrado II di Hohenstaufen (febbraio-marzo 1172 † 15 agosto 1196), Duca di Rothenburg
(1189-1191) e poi Duca di Svevia (1191-1196); nel 1196 fu combinato il matrimonio tra
Corrado e l'erede al trono di Castiglia, Berengaria di Castiglia (1º giugno 1180 - 8 novembre
1246), figlia del re Alfonso VIII di Castiglia. Il matrimonio non fu celebrato per la morte di
Corrado.
Rinaldo (ottobre-novembre 1173 † bambino)
Guglielmo (giugno-luglio 1176 † bambino)
Filippo di Svevia (22 luglio 1177 † 21 giugno 1208) Duca di Svevia e d'Alsazia (1196-1208) e
re di Germania e d'Italia (1198-1208), sposò Irene Angela (1181 - 27 agosto 1208), figlia
dell'imperatore di Bisanzio Isacco II Angelo.
Agnese di Hohenstaufen (1179 † 8 ottobre 1184).

Riferimenti nella storia e nella cultura


L'invasione tedesca dell'Unione Sovietica nel 1941 fu chiamata Operazione Barbarossa in
ricordo di Federico I.
Di Federico I si parla diffusamente nel romanzo Baudolino di Umberto Eco.

Ascendenza
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni

Federico di Federico di Staufen


Büren Adelheid vom Filsgau
Federico I di
Svevia Gerhardo III, Conte di
Hildegarda di Egisheim-Dagsburg
Egisheim
Hildegarda di Schlettstadt
Federico II duca
di Svevia Enrico III il Nero
Enrico IV di
Franconia
Agnese di Poitou
Agnese di
Waiblingen Oddone di Savoia
Berta di
Savoia Adelaide di Susa
Federico
Barbarossa Alberto Azzo II d'Este
Guelfo IV
d'Este
Enrico IX di Cunegonda di Altdorf
Baviera Baldovino IV di Fiandra
Giuditta di
Fiandra
Eleonore di Normandia
Giuditta di
Baviera Ordulf, duca di Sassonia
Magnus di
Sassonia
Wulfhilde di Norvegia
Wulfhilde di
Sassonia Béla I d'Ungheria
Zsòfia
d'Ungheria
Richeza di Polonia

Note
1. ^ L'imperatore, Corrado III, nel 1150, aveva perso il figlio maggiore, Enrico Berengario, che era
già stato associato al trono e incoronato, nel 1147, ed essendo il secondo figlio, Federico (il
futuro duca di Svevia, Federico IV), in tenera età, aveva preferito indicare, come suo
successore, il nipote Federico Barbarossa.
2. ^ Enrico il Leone, ottenne il ducato di Baviera, dal cugino Federico, nel 1156.
3. ^ Dato che papa Eugenio III (1145-53) morì pochi mesi dopo la dieta di Costanza, le
conclusioni furono confermate anche al suo successore, papa Anastasio IV ([1153-54)
4. ^ Tra il 1153 e il 1155, tra gli ambasciatori di Federico e di Manuele I Comneno vi furono
incontri diplomatici che prevedevano anche un possibile matrimonio tra Federico e la nipote del
Basileus, la principessa Maria, figlia di Isacco, fratello di Manuele; ma il matrimonio non venne
concluso.
5. ^ Enrico Jasomirgott era oltre che duca di Baviera, margravio d'Austria, vassallo del duca di
Baviera. Ora il nuovo ducato era donato a lui e ai suoi discendenti, con l'unico obbligo di
partecipare alle diete che si svolgevano in Baviera e alle operazioni militari in Austria e nelle
immediate vicinanze.
6. ^ Lubecca, dopo che Enrico il Leone ne aveva chiuso il porto, nel 1152, era stata distrutta da
un incendio.
7. ^ dopo la dieta di Magdeburgo pare che Federico e Enrico il Leone si incontrarono e il prezzo
della pace fu stabilito in 5.000 marchi, ritenuto troppo alto da Enrico. Così la giustizia completò
il suo corso.
8. ^ Il regno di Germania di 4 o 5 grandi ducati veniva sostituito da un regno con più feudi di
dimensioni inferiori.
9. ^ Secondo la leggenda, Urbano III morì di dolore udendo le notizie della sconfitta crociata nella
battaglia di Hattin del luglio 1187.
10. ^ Federico a Enrico il Leone presentò tre opzioni:
Accontentarsi di una parziale restituzione delle sue terre
Riavere tutti i possedimenti al rientro dalla crociata, al seguito e a spese dell'imperatore
lasciare la Germania, col figlio maggiore per altri tre anni.
Al termine dell'incontro Enrico scelse per la terza opzione.
11. ^ In Boemia il potere era tenuto dalla famiglia dei Přemyslidi, ed era trasmesso solitamente al
più anziano della famiglia, ma non vi era una regola precisa.
12. ^ Questo crollo di potere dei duchi di Boemia durò pochi anni. Già prima della fine del XII
secolo, il duca di Boemia, Ottocaro I, avrebbe riportato il ducato alle dimensioni del 1158 e
avrebbe riottenuto il titolo di re.
13. ^ Le trattative con Manuele I Comneno furono poi riprese, nel 1160, ma anche questa volta
non andarono a buon fine.
14. ^ Tra questi vi era anche il cardinale Guido da Crema, il futuro antipapa Pasquale III
15. ^ L'imperatore Federico, all'arrivo del papa non gli aveva preso la briglia del cavallo e non gli
aveva tenuto la staffa al momento di scendere. Dopo un'intera giornata di discussioni fu deciso
di spostare il campo e ripetere l'incontro.
16. ^ Guglielmo I il Malo, col trattato di Benevento, del 1156, ottenne da papa Adriano IV tutto il
sud d'Italia e da quel momento fu fedele alleato del papato anche con il successore di Adriano
IV, papa Alessandro III.
17. ^ La rottura dei rapporti fino ad allora amichevoli fu dovuta alla lettera di Adriano IV, che
rammentava a Federico di «avergli conferito la corona imperiale», dove il termine conferire
aveva il significato di concedere un feudo al proprio vassallo (almeno secondo il legato papale,
il cancelliere Rolando che pare abbia detto: «E da chi mai l'imperatore avrebbe ricevuto
l'impero se non dal papa?»). I principi tedeschi si sentirono oltraggiati e l'imperatore rispedì in
Italia i legati.
18. ^ da Cesare, ovvero imperatore, che ha controllo sul papa.
19. ^ da ieròs- "sacerdote" e cratos-"potere"
20. ^ Papa Adriano IV inviò nuovi delegati che spiegarono che il termine conferire voleva dire solo
imporre la corona sul capo dell'imperatore.
21. ^ Rainaldo di Dassel e Ottone I di Wittelsbach si erano assicurati il controllo delle gole
dell'Adige, si erano impossessati di Rivoli e si erano assicurati la fedeltà di molte città, tra cui
Piacenza, strappata alla lega antimperialista.
22. ^ Ottaviano dei Crescenzi Ottaviani, legato papale in Germania presso Corrado III, tra il 1150 e
il 1151, fece la conoscenza di Federico, giovane duca di Svevia, stabilendo con lui rapporti
cordiali e amichevoli.
23. ^ Risulta da una pergamena conservata presso il museo del Duomo di Città di Castello.
24. ^ Nel 1165, Rainaldo di Dassel, sfruttando la lotta tra il re d'Inghilterra, Enrico II e il primate
d'Inghilterra, Tommaso Becket, riuscì a portare Enrico II nel campo di Pasquale III contro
Alessandro III.
25. ^ Per la verità, da alcuni anni, un borgo denominato Civitas Nova era stato costruito ampliando
l'antico borgo di Rovereto, con l'aiuto dei comuni e di alcuni feudi con l'intenzione di ribellarsi
agli Aleramici, allora marchesi del Monferrato.
26. ^ Il vescovo di Bamberga, Eberardo, aveva l'ordine di parlare al papa in udienza privata,
poteva fare parecchie concessioni, ma non cedere sull'elezione di Alessandro III, che era da
invalidare, come quella dell'antipapa e quindi indire un nuovo conclave.
27. Boncompagno da Signa, De obsidione Anconae
28. ^ L'esercito di Federico era più modesto di quello del 1166, in quanto Enrico il Leone e altri
baroni avevano disertato la chiamata.
29. ^ https://www.lastampa.it/alessandria/2013/07/19/news/cosi-gli-alessandrini-sconfissero-
barbarossa-1.36074924
30. ^ Enrico il Leone, nell'incontro di Chiavenna, nella primavera del 1176, aveva rifiutato di
mandare truppe in aiuto a Federico che si trovava in difficoltà in Lombardia. Federico però
sperava in un ripensamento di Enrico.
31. ^ Grillo, 2010, pp. 157-163.
32. ^ Il papa diffidava di un imperatore che fosse anche re di Sicilia.
33. ^ La chiesa reclamava alcuni feudi che erano appartenuti alla contessa Matilde
34. ^ Il primo editto che prevedeva il rogo per gli eretici che non lasciavano il regno di Aragona fu
emanato, nel 1197, dal re d'Aragona, Pietro II. Pare però che Raimondo V di Tolosa, poco
prima di morire nel 1194, per combattere l'eresia, emanasse un editto dove decretava la pena
di morte per ogni eretico della città di Tolosa e dintorni (L'editto originale non si è trovato, ma
una lettera scritta nel 1211, dal municipio di Tolosa al re Pietro II di Aragona conferma che il
conte Raimondo V aveva emanato l'editto, del 1194).
35. ^ Isacco II Angelo si considerava l'unico vero imperatore e definiva l'imperatore Federico, «re
di Alemannia».
36. ^ Oggi Göksu.
37. ^ Dopo Federico Barbarossa nessun altro imperatore si fece incoronare re di Arles, eccetto
Carlo IV, che si fece incoronare ad Arles, nel 1365.
38. ^ Titolo che spettava agli imperatori dal 1034, dopo la morte dell'ultimo re di Arles, Rodolfo III
di Borgogna.

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Filmografia
Barbarossa è un film del 2009 diretto da Renzo Martinelli, in uscita nelle sale italiane il 9
ottobre 2009 sulla vita dell'Imperatore e la sua lotta contro i comuni dell'Italia settentrionale,
con Rutger Hauer nella parte del protagonista, Raz Degan, Kasia Smutniak, Cécile Cassel,
Ángela Molina, F. Murray Abraham e Antonio Cupo.

Voci correlate
Sacro Romano Impero
Imperio fidelissima
Battaglia di Legnano
Giuramento di Pontida
Elenco di conti di Franca Contea
Elenco di monarchi francesi
Elenco di re di Borgogna
Elenco di re di Arles
Imperatori del Sacro Romano Impero
Comune medievale
Barbarossa (film 2009)
Monza

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Collegamenti esterni

Federico Barbarossa, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Federico Barbarossa, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Federico Barbarossa, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
(IT, DE, FR) Federico Barbarossa, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.
(EN) Federico Barbarossa, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Federico Barbarossa, su Find a Grave.
(EN) Federico Barbarossa, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
VIAF (EN) 66596013 (https://viaf.org/viaf/66596013) · ISNI (EN) 0000 0001 1885 1477 (h
ttp://isni.org/isni/0000000118851477) · LCCN (EN) n50047907 (http://id.loc.gov/authoriti
es/names/n50047907) · GND (DE) 118535757 (https://d-nb.info/gnd/118535757) · BNF
(FR) cb12488571m (https://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb12488571m) (data) (https://dat
a.bnf.fr/ark:/12148/cb12488571m) · BNE (ES) XX856878 (http://catalogo.bne.es/uhtbin/
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ay?find=&role=&nation=&subjectid=500329612) · NLA (EN) 35683449 (https://nla.gov.a
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cerl.org/record/cnp00961338) · WorldCat Identities (EN) lccn-n50047907 (https://www.w
orldcat.org/identities/lccn-n50047907)
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