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Seconda crociata

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La seconda crociata (1147-1150) fu la più


Seconda Crociata
imponente spedizione crociata, successiva a quella
del 1096, condotta dall'Europa contro l'Islam. Fu la parte delle Crociate
diretta conseguenza della caduta della contea di
Edessa avvenuta nel dicembre del 1144, ad opera
dell'atabeg Zengī (arabo ‘Imād al-Dīn Zengi) di
Aleppo e Mosul - che, con la città anatolico-
mesopotamica di Harrān, costituiva la regione che
gli Arabi chiamavano Jazira (letteralmente
"l'isola") - solo nominalmente dipendente dai
Selgiuchidi e, ancor più simbolicamente, dal
Califfo abbaside. La contea di Edessa venne
fondata durante la prima crociata (1096-1099) dal
re Baldovino di Boulogne nel 1098 come primo
stato crociato e fu anche il primo a cadere.

La seconda crociata venne annunciata da papa


Eugenio III e fu la prima ad essere guidata da
regnanti europei, ovvero Luigi VII di Francia e La caduta di Edessa, visibile sulla destra di questa mappa
Corrado III di Svevia, coadiuvati da numerosi altri (c. 1140), fu la causa scatenante della Seconda Crociata.
nobili. Gli eserciti dei due re marciarono
separatamente per tutta l'Europa e, dopo aver Data 1147–1150
attraversato il territorio bizantino in Anatolia, Luogo Penisola iberica, Vicino Oriente
vennero entrambi sconfitti dai turchi Selgiuchidi. (Anatolia, Levante, Palestina), Egitto
La principale fonte storiografica cristiana
Casus Caduta della Contea di Edessa
occidentale, rappresentata dalle cronache di Odo di
belli
Deuil, e le fonti cristiane siriache, raccontano che
l'imperatore bizantino Manuele I Comneno operò Esito Fallimento nel ristabilire la Contea
segretamente per ostacolare l'avanzata dei crociati, di Edessa.
in particolare durante il loro passaggio in Anatolia, Trattato di pace tra l'Impero
dove si ritiene che abbia deliberatamente ordinato
Bizantino e il Sultanato di Iconio
ai Turchi di attaccarli. Luigi VII e Corrado III, con
i resti dei loro eserciti in rotta, raggiunsero Inizio dell'avanzata dei Crociati in
Gerusalemme e, nel 1148, si lanciarono in uno Egitto.
sconsiderato attacco a Damasco. La crociata si Modifiche Status quo ante bellum
concluse così con il completo fallimento dei
territoriali
cristiani e con il rafforzamento dei musulmani, un
epilogo che contribuì alla caduta di Gerusalemme, Schieramenti
che avvenne circa quarant'anni più tardi, e alla Cristiani: Musulmani:
conseguente proclamazione della Terza Crociata
alla fine del XII secolo. Stati crociati Impero selgiuchide

Regno di Sultanato di Iconio


Gerusalemme Abbasidi
L'unico successo cristiano arrivato nel contesto Contea di Tripoli Zengidi
della seconda crociata si ebbe da un esercito di Principato Emirato di Damasco
13.000 confratelli fiamminghi, frisoni, normanni, d'Antiochia
inglesi, scozzesi e tedeschi che, nel 1147, Califfato fatimide
viaggiando dall'Inghilterra in nave verso la Terra Ordini religiosi
Santa, si fermarono ad aiutare il piccolo esercito cavallereschi
(circa 7.000 soldati) portoghese nella conquista di Fronte occidentale:
Lisbona riuscendo a scacciare i suoi occupanti Cavalieri templari
moreschi. Almoravidi
Canonici regolari del
Santo Sepolcro
Taifa di Badajoz
Cavalieri Ospitalieri
Taifa di Murcia
Indice Cavalieri di San
Taifa di Valencia
Lazzaro
Il contesto: la caduta di Edessa
Quantum praedecessores Regno di Francia
San Bernardo di Chiaravalle
Fiandre
Crociata dei Venedi
Bar
Reconquista e presa di Lisbona
Alvernia
Forze in campo Borgogna
Eserciti islamici
Bretagna
Eserciti crociati
Aquitania
Crociata in Oriente
Viaggio dei tedeschi Sacro Romano
Viaggio dei francesi Impero
Viaggio a Gerusalemme
Franconia
Consiglio di Acri
Baviera
Assedio di Damasco
Svevia
Conseguenze
Stiria
Note
Bassa Lorena
Bibliografia
Ducato di Lorena
Voci correlate
Boemia
Altri progetti Marca Orientale
Collegamenti esterni Monferrato
Savoia
Provenza
Il contesto: la caduta di Edessa
Impero bizantino
Dopo la prima crociata e la crociata del 1101, vi
erano tre stati crociati ad oriente: il Regno di Regno armeno di
Gerusalemme, il Principato di Antiochia e la Cilicia
contea di Edessa. Una quarta, la contea di Tripoli,
venne fondata nel 1109. Edessa era la più Regno d'Inghilterra
settentrionale di queste e anche la più debole e
meno popolata. In quanto tale, fu oggetto di Normandia
frequenti attacchi provenienti dagli stati musulmani
circostanti governati dagli Artuqidi, dai
Danishmendidi e dai Turchi Selgiudichi. Il conte Regno di Sicilia
Baldovino II e il futuro conte Joscelin I vennero Stato della Chiesa
catturati dopo la loro sconfitta nella Battaglia di
Harran del 1104. Baldovino e Joscelin vennero
entrambi catturati una seconda volta nel 1122, e Fronte occidentale:
anche se Edessa recuperò un po' di forza dopo la
Regno del Portogallo
battaglia di Azaz del 1125, Joscelin venne ucciso in
Regno di Castiglia
combattimento nel 1131. Il suo successore Joscelin
II fu costretto ad un'alleanza con l'Impero Conti di Barcellona
bizantino, ma nel 1143 morirono sia l'imperatore di Regno di León
Costantinopoli Giovanni II Comneno sia il re di Regno di Francia
Gerusalemme Folco V d'Angiò. Joscelin, inoltre, Repubblica di Genova
litigò con il conte di Tripoli e il principe di Repubblica di Pisa
Antiochia, lasciando Edessa senza alleati.[4]
Comandanti
Nel frattempo, ‘Imād al-Dīn Zangī, Atabeg di Melisenda di Fronte orientale:
Mawṣil, aveva aggiunto nel 1128 Aleppo ai suoi Gerusalemme
possedimenti, una città contesa tra i governanti di Baldovino III di Mesud I
Mawṣil e Damasco per la sua posizione strategica Gerusalemme Imād al-Dīn Zangī
riguardo alla Siria. Sia Zangī che re Baldovino II Raimondo II di Tripoli Nur ad-Din
rivolsero le loro mire verso Damasco; Baldovino Saif ad-Din Ghazi I
venne sconfitto fuori della grande città nel 1129.[4] Raimondo Al-Muqtafi
Damasco, governata dalla dinastia Buridi, si alleò d'Antiochia Al-Hafiz
con il re Folco V quando Zangī assediò la città nel Manuele I
1139 e nel 1140;[5] l'alleanza venne negoziata dal Comneno Fronte occidentale:
cronista Usama ibn Munqidh.[6] Thoros II
Alfonso I Tashfin ibn Ali
Alla fine del 1144, Joscelin II si alleò con gli Alfonso VII di Ibrahim ibn Tashfin
Ortoqidi e lasciò da Edessa portandosi dietro quasi Ishaq ibn Ali
Castiglia
tutto il suo esercito con lo scopo di sostenere Corrado III di Abd al-Mu'min
l'esercito Ortoqida contro Aleppo. Zangī, cercando Germania
di trarre vantaggio dalla morte di Folvo V avvenuta Ottocaro III di Stiria
nel 1143, si affrettò a nord per assediare Edessa che
Luigi VII di Francia
capitolò dopo un mese, il 24 dicembre 1144.
Manasse di Hierges, Philippe de Milly e altri, Teodorico d'Alsazia
Stefano
furono mandati da Gerusalemme per fornire
assistenza alla città ma vi giunsero in ritardo. d'Inghilterra
Joscelin II continuò a governare i resti della contea Goffredo V
da Turbessel, ma un po' alla volta anche il resto del Guglielmo V del
territorio fu conquistato dai musulmani o venduto Monferrato
ai Bizantini. Zangī venne elogiato in tutto l'islam Amedeo III di Savoia
come "difensore della fede" e al-Malik al-Mansur
ovvero "il re vittorioso". Egli non proseguì, come i Effettivi
cristiani temettero, nell'attacco sul restante 20.000 tedeschi[1]
territorio di Edessa, o verso il Principato di
Antiochia. Gli eventi a Mosul lo costrinsero a 15.000 francesi[2]
tornare a casa, e ancora una volta pose le sue
attenzioni verso Damasco. Tuttavia, venne ~600-700 sabaudi[3]
assassinato da un suo schiavo nel 1146 e gli
Voci di guerre presenti su Wikipedia
succedette ad Aleppo il figlio Norandino.[7]

Quantum praedecessores
La notizia della caduta di Edessa arrivò in Europa all'inizio del 1145 raccontata dai pellegrini e, in seguito,
dalle ambasciate di Antiochia, Gerusalemme e Armenia. Il vescovo Ugo di Gabala informò Papa Eugenio
III il quale, il 1º dicembre dello stesso anno, promulgò la bolla Quantum praedecessores, in cui si invocava
una seconda crociata.[8] Ugo parlò al papa anche di un re cristiano orientale su cui si confidava che avrebbe
potuto risollevare gli Stati crociati: questa fu la prima menzione documentata del Prete Gianni.[9] Eugenio
non controllava Roma ma risiedeva a Viterbo,[10] tuttavia questa nuova crociata ebbe un'organizzazione e un
controllo più centralizzato rispetto alla prima: gli eserciti sarebbero stati guidati dai più potenti re d'Europa e
l'itinerario da seguire sarebbe stato previsto in anticipo.[11]

L'iniziale risposta alla nuova bolla fu piuttosto fredda e ci volle la notizia che Luigi VII di Francia avrebbe
partecipato alla spedizione per destare un maggior interesse. Luigi VII aveva considerato anche una nuova
spedizione indipendente dal papa che annunciò alla sua corte durante il Natale del 1145 a Bourges. È
discusso se Luigi stesse progettando una sua propria crociata o in realtà un pellegrinaggio, in quanto voleva
adempiere al Voto fatto da suo fratello Filippo, deceduto prematuramente, di recarsi in Terra Santa. È
probabile che Luigi abbia preso questa decisione indipendentemente da essere stato a conoscenza della bolla
Quantum praedecessores. In ogni caso, Sugerio di Saint-Denis e altri nobili non si dimostrarono favorevoli
ai piani di Luigi, poiché la crociata lo avrebbe allontanato dal regno per diversi anni. Luigi si consultò con
Bernardo da Chiaravalle, che lo accompagnò dal Papa il quale appoggiò con entusiasmo l'idea del re della
crociata. Una nuova bolla pontificia modificata fu promulgata da Eugenio il 1º marzo 1146 e, rifacendosi
all'appello del suo predecessore papa Urbano II, vi si dichiarò che la perdita di Edessa fosse da imputare
solo ai peccati dei cristiani e perciò esortava tutti a combattere contro i nemici di Cristo, in qualsiasi luogo
essi si trovassero. Ribadì, inoltre, che i privilegi dei crociati erano l'indulgenza plenaria, la sospensione da
eventuali processi in corso, la moratoria sugli interessi dei debiti, la protezione della persona del crociato e
dei suoi beni da parte della Chiesa. Inoltre il papa autorizzò Bernardo a predicare la chiamata alla crociata in
tutta la Francia.[12]

San Bernardo di Chiaravalle


Papa Eugenio III commissionò all'abate e teologo francese Bernardo di
Chiaravalle (Bernard de Clairvaux) di predicare la seconda crociata e
concesse le medesime indulgenze che Papa Urbano II aveva accordato ai
partecipanti della prima crociata.[13] Venne convocata una riunione a
Vézelay in Borgogna nel 1146 e Bernardo predicò davanti all'assemblea il
31 marzo. Luigi VII di Francia, la moglie Eleonora d'Aquitania, i principi ei
signori presenti si prostrarono ai piedi di Bernardo per ricevere la croce dei
pellegrini. Bernardo si recò poi in Germania e i racconti dei miracoli che si
moltiplicavano quasi ad suo ogni passo, contribuirono indubbiamente al
successo della sua missione. A Speyer, Corrado III di Svevia e suo nipote, il
futuro imperatore del Sacro Romano Impero Federico Barbarossa,
ricevettero la croce dalla mano di Bernardo.[14] Papa Eugenio si recò
personalmente in Francia ad incoraggiare l'impresa.[12]

Bernardo di Chiaravalle Bernardo di Chiaravalle teorizzò, in risposta alla difficoltà per un cristiano
raffigurato su di una vetrata, di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio, la teoria del
1450 circa. malicidio: chi uccide un uomo intrinsecamente cattivo, quale è chi si oppone
a Cristo, non uccide in realtà un uomo, ma il male che è in lui; dunque egli
non è un omicida bensì un malicida. Questa episodica giustificazione, in
risposta a un espresso quesito dei cavalieri templari, non assunse tuttavia il carattere di giustificazione
generalizzata di quella che fu, in effetti, una campagna per la riconquista di Edessa.
Bernardo non era per natura né un bigotto né un persecutore. Come nella prima crociata, la predicazione
inavvertitamente comportò attacchi agli ebrei: un fanatico monaco francese, chiamato Rodolfo,
probabilmente fu l'ispiratore dei massacri degli ebrei nella Renania, di Colonia, di Magonza, di Worms e di
Spira, sostenendo che gli ebrei non contribuissero finanziariamente al salvataggio della Terra Santa.
Bernardo, l'arcivescovo di Colonia e l'arcivescovo di Magonza furono fortemente contrari a queste
persecuzioni tanto che lo stesso Bernardo viaggiò dalle Fiandre verso la Germania per affrontare le violenze
e calmare le folle. Bernardo trovò poi Rodolfo a Magonza e riuscì a farlo confinare nel suo monastero.[15]

Crociata dei Venedi


Quando fu indetta la seconda crociata, molti tedeschi del sud si offrirono come volontari per partire alla
volta della Terra Santa, mentre i sassoni del nord si rivelarono più riluttanti. Essi, in occasione della Dieta di
Francoforte del 13 marzo 1147, parlarono a Bernardo della loro intenzione di combattere contro gli slavi
dell'Elba (Venedi o Vendi), popolazioni pagane stanziate fra i fiumi Elba, Trave e Oder, prevalentemente nel
territorio dell'attuale Meclemburgo-Pomerania Anteriore ed in quelli circostanti. Tale richiesta venne accolta
favorevolmente e papa Eugenio emise il 13 aprile una bolla papale conosciuta come divina dispensatione in
cui si affermò che non ci sarebbero state differenze, in termini di ricompense spirituali, tra i diversi crociati.
Coloro che si offrirono volontariamente alla crociata contro i Venedi furono principalmente i principi
sassoni, danesi e polacchi,[16] anche se ve furono alcuni provenienti dalla Boemia.[17] Il legato papale,
Anselmo da Havelberg, venne posto al comando generale mentre la campagna venne guidata dalle casate
sassoni degli Ascanidi, dei Wettin e degli Schauenburgers.[18]

Dopo aver espulso gli Obodriti (un sottogruppo della stirpe slava dei Venedi) dal territorio cristiano, i
crociati puntarono sul forte di Dobin am See e a quello di Demmin. Le forze che attaccano Dobin furono
quelle dei danesi Canuto V e Sweyn III, L'Arcivescovo di Brema Adalberto II e il duca Enrico il Leone di
Sassonia.[19] L'esercito di quest'ultimo si ritirò dopo il capo pagano, Niklot, accettò che fosse battezzata la
guarnigione di Dobin.

A seguito del mancato successo nell'assediato di Demmin, un contingente di crociati venne inviato ad
attaccare Pomerania. Essi fecero il loro arrivo nella città cristiana di Stettino dove incontrarono il vescovo
Adalberto di Pomerania e il principe Ratibor I di Pomerania e quindi si dispersero. Secondo la predicazione
di Bernardo di Chiaravalle, l'obiettivo della crociata era quello di combattere gli slavi pagani "fino a quando,
con l'aiuto di Dio, essi saranno convertiti o annientati".[20]

Tuttavia, la crociata non riuscì a raggiungere l'obbiettivo di convertire la maggior parte dei Venedi.
Inizialmente i sassoni ottennero profondi cambiamenti a Dobin, tuttavia quando gli eserciti cristiani si
ritirarono, gli slavi tornarono alle loro precedenti credenze pagane. Alberto di Pomerania ha spiegato: "Se si
volesse rafforzare la loro fede cristiana... si dovrebbero farlo con la predicazione, non con le armi".[21]

Alla fine della crociata, la campagna di Meclemburgo e di Pomerania fu saccheggiata e spopolata con
notevoli spargimenti di sangue, in particolare dovuti all'azione delle truppe comandate da Enrico il
Leone.[22] Gli slavi autoctoni persero anche gran parte delle loro infrastrutture produttive, comportando una
loro limitata capacità di resistenza per il futuro.[23]

Reconquista e presa di Lisbona


Nella primavera del 1147, il Papa autorizzò l'espansione della crociata nella penisola iberica nel contesto
della cosiddetta Reconquista. Inoltre, autorizzò Alfonso VII di León e Castiglia di uguagliare le sue
campagne contro i mori con il resto della seconda crociata.[14] Nel maggio dello stesso anno i primi
contingenti di crociati partirono da Dartmouth, in Inghilterra, alla volta della Terra Santa. Il 16 giugno, le
cattive condizioni meteorologiche costrinsero le navi ad approdare
sulla costa portoghese, più precisamente nella città settentrionale di
Porto, con la convinzione che lì avrebbero incontrato Re Alfonso I
del Portogallo.[24]

I crociati stipularono un solenne accordo con il re in cui si


impegnavano ad aiutarlo ad attaccare Lisbona in cambio della
possibilità di saccheggiare i beni della città e di far proprio il denaro
proveniente dai riscatti dei prigionieri. L'assedio di Lisbona durò dal
L'assedio di Lisbona in un dipinto di
1º luglio al 25 ottobre 1147, quando, dopo quattro mesi i governanti
Joaquim Rodrigues Braga (1840).
moreschi accettarono di arrendersi, soprattutto per via della carestia
che stava mettendo in ginocchio la città. La maggior parte dei
crociati decisero di stabilirsi a Lisbona ma altri proseguirono verso
la Terra Santa.[24] Molti di quelli che si fermarono, contribuirono poi alla conquista di Santarém, all'inizio
dello stesso anno, e successivamente alla presa di Sintra, Almada, Palmela e Setúbal, e vennero autorizzati a
stabilirsi definitivamente nelle terre conquistate.

Quasi contemporaneamente, altrove sulla penisola iberica, Alfonso VII di León, Raimondo Berengario IV di
Barcellona e altri nobili condussero un esercito misto di catalani, leonesi, castigliani e crociati francesi
contro la ricca città portuale di Almería. Grazie anche al sostegno di una flotta genovese-pisana, la città
venne occupata nell'ottobre del 1147.[14]

Raimondo Berengario successivamente invase i regni di Taifa degli Almoravidi di Valencia e Murcia. Nel
dicembre del 1148 conquistò Tortosa dopo un assedio di cinque mesi grazie all'aiuto dei crociati francesi,
anglo-normanni e genovesi.[14] L'anno successivo, Fraga, Lleida e Mequinenza, città poste nella confluenza
dei fiumi Segre ed Ebro, caddero al suo esercito.[25]

Forze in campo

Eserciti islamici

In questo periodo le forze islamiche erano composte da piccoli corpi


di truppe professionali che, in occasione della guerra, vennero
ingranditi da volontari e comandanti. Il più grande degli stati
musulmani dell'epoca, il sultanato selgiuchide che governava su gran
parte dei territori appartenenti ai moderni stati dell'Iran e dell'Iraq,
vantava circa 10.000 soldati a tempo pieno. Il numero di truppe
disponibili per gli stati siriani era molto più piccolo. Il nucleo delle
truppe professionali era il ghilmān o i mamelucchi, addestrati alla
guerra sin dall'infanzia. Il costo dell'educazione e dell'addestramento
di un mamelucco era di circa 30 dinari (a titolo di confronto, un
buon cavallo in Siria poteva costare circa 100 dinari).

Per compensare il loro scarso numero, gli Stati musulmani cercarono


di privilegiare qualitativamente. I soldati professionisti appartenenti
agli stati musulmani, solitamente Turchi, tendevano ad essere molto
ben addestrati ed equipaggiati. Il sistema militare mediorientale
Il Vicino Oriente nel 1135. Gli stati islamico era il sistema Iqtaʿ' di feudi che sostenevano un certo
crociati sono contrassegnati da una numero di truppe per ogni distretto. In caso di guerra, le milizie
croce rossa. aḥdath con sede nelle città sotto il comando del raʾīs (capo) e
solitamente di etnia araba, venivano chiamate per aumentare il
numero delle proprie truppe. La milizia aḥdath, anche se meno ben addestrata rispetto alle truppe regolari
turche, si dimostrava spesso fortemente motivata da motivi religiosi, in particolare sul concetto di jihād. Un
ulteriore sostegno veniva dai turchi e dagli ausiliari curdi, che sarebbero potuti essere mobilitati in tempo di
guerra; tuttavia queste forze erano inclini ad una scarsa disciplina.[26]

Il principale comandante islamico era Muʿīn al-Dīn Onor, l'atabeg di Damasco tra il 1138 e il 1149.
Damasco presumibilmente era governata dai Buridi, ma Onur, che comandava l'esercito, fu il vero
governatore della città. Lo storico David Nicolle ha descritto Unur come un generale capace e diplomatico,
noto anche come un patrono delle arti. Poiché la dinastia dei Buridi venne sostituita nel 1154 dalla dinastia
dei Zengidi, il ruolo di Anur nella controffensiva alla seconda crociata venne in gran parte sminuito dagli
storici e dai cronisti fedeli agli Zangidi, che dettero maggior risalto al rivale di Onor, ‘Imād al-Dīn Zangī,
atabeg di Aleppo.[27]

Eserciti crociati

A differenza di quello che avvenne nella prima Crociata, questa volta risposero due importanti sovrani, e
non più semplici nobili di maggiore o minor caratura: l'Imperatore germanico Corrado III di Svevia (che in
realtà non fu però mai incoronato come tale) e il sovrano francese capetingio Luigi VII di Francia, col loro
seguito di mogli e cortigiani.

Il contingente tedesco comprendeva circa 2.000 cavalieri mentre quello francese circa 700 provenienti dai
domini reali a cui si aggiunsero alcuni nobili. Il Regno di Gerusalemme poteva mettere in campo circa 550
cavalieri e 6.000 fanti.[28]

Sia i contingenti francesi che quelli tedeschi potevano disporre di un numeroso seguito, la maggior parte del
quale non sopravvisse alla Crociata. Come notò il monaco Odo di Deuil, "i deboli e gli indifesi sono sempre
un onere per i loro comandanti e una fonte di preda per i loro nemici".

I cavalieri francesi preferivano combattere a cavallo, mentre i cavalieri tedeschi erano più inclini al
combattimento a piedi. Lo storico bizantino Giovanni Cinnamo scrisse: "i francesi sono particolarmente
abili di cavalcare in buon ordine e attaccare con la lancia e la loro cavalleria supera quella tedesca in
velocità. I tedeschi, tuttavia, sono in grado di combattere a piedi meglio dei francesi ed eccellono
nell'utilizzo della grande spada".[29]

Corrado III è considerato un cavaliere coraggioso, sebbene spesso descritto come indeciso nei momenti più
critici.[30] Luigi VII era un devoto cristiano con un lato sensibile, spesso attaccato da contemporanei come
Bernardo di Chiaravalle, poiché mostrava più interesse verso sua moglie Eleonora d'Aquitania che verso la
guerra o le faccende politiche.[31]

Crociata in Oriente
Dopo che Zangi venne assassinato, Joscelin cercò di riprendere Edessa ma trovò l'opposizione delle forze di
Norandino che lo sconfissero nel novembre 1146. Il 16 febbraio 1147, i crociati francesi si incontrarono a
Étampes per discutere sul loro itinerario. I tedeschi avevano già deciso di viaggiare via terra attraverso
l'Ungheria, poiché la rotta attraverso il mare era politicamente impraticabile per via dell'inimicizia tra
Ruggero II di Sicilia e Corrado III. Molti dei nobili francesi diffidarono anche della via di terra che li
avrebbe condotti attraverso l'impero bizantino in cui persisteva la cattiva reputazione sui partecipanti della
prima crociata. Ciononostante, venne deciso di seguire Corrado e di partire il 15 giugno. Ruggero II si offese
e si rifiutò di partecipare ulteriormente alla spedizione. In Francia, l'abate Sugerio di Saint-Denis e il conte
Guglielmo II di Nevers vennero eletti come reggenti mentre il re sarebbe stato in crociata. In Germania,
Adamo di Ebrach si dedicò ad un'altra predicazione e Ottone di Frisinga prese la croce. I tedeschi decisero
così di aggregarsi alla crociata per Pasqua, ma poi non partirono fino a maggio.[32]
Viaggio dei tedeschi

L'esercito crociato tedesco, accompagnato dal legato pontificio e dal cardinale Teodovino, programmò di
incontrarsi con i Francesi a Costantinopoli. Ottocaro III di Stiria si unì a Corrado a Vienna e la nemica di
Corrado, Géza II d'Ungheria, gli permise di attraversare i suoi possedimenti senza problemi. Quando i
crociati tedeschi, forti di 20.000 uomini, arrivarono nel territorio bizantino, l'imperatore Manuele I Comneno
temette di essere attaccato e truppe bizantine furono inviate per assicurarsi che ciò non avvenisse. Vi fu una
breve schermaglia con alcuni dei soldati tedeschi più indisciplinati nei pressi di Filippopoli e Adrianopoli,
dove il generale bizantino Proschè si scontrò con il nipote di Corrado, il futuro imperatore Federico I
Barbarossa. A rendere le cose più difficili, all'inizio di settembre alcuni dei soldati tedeschi rimasero uccisi a
causa di una alluvione. Il 10 settembre, tuttavia, fecero finalmente il loro arrivo a Costantinopoli, dove i
rapporti con Manuele di dimostrarono freddi, sfociando in una battaglia, che convinse i tedeschi ad
attraversare l'Asia Minore il più rapidamente possibile.[33]

Così Corrado decise di non aspettare i francesi e marciò verso Konya, capitale del Sultanato Selgiudiche di
Rum. Gran parte dell'autorità dell'Impero Bizantino nelle province occidentali dell'Asia Minore era più
nominale che reale, con la maggioranze delle province che erano terra di nessuno controllate dai nomadi
turchi.[34] Corrado sottovalutò la durata della marcia verso l'Anatolia e suppose che l'autorità dell'imperatore
Manuele fosse maggiore rispetto a quella di fatto.[35] Per questo, egli portò con sé soli i cavalieri e le
migliori truppe migliori a seguire la strada battuta, mentre inviò gli aiutanti di campo, guidati da Ottone di
Frisinga, a seguire la strada costiera.[35] La divisione guidata dal re venne quasi totalmente distrutta il 25
ottobre 1147 nella seconda battaglia di Dorylaeum.[36]

In questa battaglia, i turchi utilizzarono la loro tipica tattica di fingere di ritirarsi e poi tornare ad attaccare la
cavalleria tedesca che si era separata dall'esercito principale per inseguirli. Corrado iniziò, dunque, un lento
ritiro da Costantinopoli costeggiato da molestie quotidiane da parte dei turchi, che attaccarono i disertori e
distrussero al retroguardia.[37] Anche Corrado venne ferito in uno scontro con loro. L'altra divisione, guidata
dal fratellastro del re, il vescovo Ottone di Frisinga, aveva marciato verso sud fino alla costa mediterranea
dove venne anch'esso sconfitto all'inizio del 1148.[38] Gli uomini guidati da Ottone si ritrovarono con scarse
vettovaglie mentre si apprestavano ad attraversare una campagna inospitale e qui subirono un'imboscata da
parte dei turchi Selgiudichi, nei pressi di Laodicea, il 16 novembre 1147. La maggior parte della forza di
Ottone caddero in battaglia o vennero catturati e venduti come schiavi.[35]

Viaggio dei francesi

I crociati francesi partirono da Metz nel giugno del 1147, guidati da Luigi VII, Teodorico di Alsazia,
Reginaldo I, conte di Bar, Amedeo III di Savoia e suo fratellastro Guglielmo V del Monferrato, Guglielmo
VII di Alvernia e altri, insieme agli eserciti provenienti dalla Lorena, Bretagna, Borgogna e Aquitania. Un
contingente proveniente dalla Provenza, guidato da Alfonso di Tolosa, scelse di aspettare fino ad agosto e di
attraversare il mare. A Worms, Luigi si unì con i crociati provenienti dalla Normandia e dall'Inghilterra.

Fin dai primi negoziati tra Luigi e Manuele I, quest'ultimo interruppe la sua campagna militare contro il
Sultanato Selgiuchide di Rum, firmando una tregua con il suo nemico, il Sultano Mas'ud I. In questo modo
Manuale sarebbe stato libero di concentrarsi sulla difesa del proprio impero dai Crociati, i quali si erano
guadagnati la non felice reputazioni di essere stati protagonisti di tradimenti e furti durante la crociata
precedente e quindi vennero ampiamente sospettati di avere sinistre intenzioni nei confronti di
Costantinopoli. Tuttavia, i rapporti di Manuele con l'esercito francese si rivelarono migliori rispetto a quelli
con i tedeschi e Luigi trascorse un periodo felice Costantinopoli. Alcuni francesi si sentirono oltraggiati
dalla tregua di Manuele con i Selgiudichi e chiesero un'alleanza con Ruggero II e un attacco contro
Costantinopoli, ma furono distolti da queste intenzioni da Luigi.[39]
Quando gli eserciti di Savoia, di
Alvernia e di Monferrato si unirono
a Luigi presso Costantinopoli, dopo
aver percorso l'Italia e passando da
Brindisi a Durazzo, l'intero esercito
attraversò il Bosforo in Asia
Minore. I greci furono incoraggiati
dalle voci che riportavano la
conquista di Konya da parte dei
tedeschi, ma Manuele rifiutò di
fornire qualsiasi truppa bizantina a
L'imperatore Manuele I
Comneno.
Luigi. L'impero di Bisanzio era
appena stata invasa da Ruggero II di
Sicilia e tutto l'esercito di Manuele
fu stanziato nel Peloponneso. Sia i tedeschi che i francesi, dunque,
entrarono in Asia senza alcun aiuto bizantino, differentemente da
quello che era successo agli eserciti della prima crociata. Come fece
anche il nonno Alessio I Comneno, Manuele chiese ai francesi di
giurare che avrebbero consegnato all'Impero alcuni dei territori Luigi VII di Francia
conquistati.[40]

I francesi incontrarono i resti dell'esercito di Corrado a Lopadion e quest'ultimi si unirono a Luigi. I due
eserciti seguirono l'itinerario di Otto di Freising avvicinandosi alla costa mediterranea e arrivando ad Efeso
nel mese di dicembre, dove si accorsero che i turchi erano in procinto di attaccarli. Inoltre, Manuele mandò
ambasciatori a lamentarsi dei saccheggi che le truppe di Luigi compirono lungo il tragitto e quindi non vi fu
alcuna garanzia che i Bizantini sarebbero corsi in loro aiuto contro i turchi. Nel frattempo, Corrado si
ammalò e fece ritorno a Costantinopoli, dove Manuele lo accolse personalmente e Luigi, senza prestare
attenzione agli avvertimenti circa l'imminente attacco turco, marciò da Efeso con i sopravvissuti francesi e
tedeschi. I turchi aspettarono il momento migliore per attaccare, ma poi vennero sconfitti nella battaglia di
Efeso.[41] I francesi, dunque, si batterono con successo in occasione di un altro agguato Turco nei pressi del
fiume Meander.

Giunsero a Laodicea al Lico, all'inizio del gennaio 1148, circa nello stesso periodo in cui l'esercito di Otto di
Freising veniva distrutto nella stessa zona.[42] Riprendendo la marcia, l'avanguardia guidata da Amadeo di
Savoia si separò dal resto dell'esercito presso il monte Cadmus e le truppe di Luigi subirono pesanti perdite a
causa degli attacchi dei turchi. Lo stesso Luigi, secondo Odo di Deuil, salito su di una roccia fu ignorato dai
turchi che non lo riconobbero. I turchi non si preoccupavano di attaccare ulteriormente e i francesi
marciarono ad Adalia, continuamente molestati da lontano dai turchi, che avevano anche bruciato la terra
per impedire ai francesi di ricostituire il loro cibo, sia per se stessi che per i loro cavalli. Luigi non voleva
più continuare a terra, ed è stato deciso di raccogliere una flotta ad Adalia e navigare per Antiochia.[43] Dopo
essere stato ritardato per un mese da tempeste, la maggior parte delle navi promesse non arrivò affatto. Luigi
ei suoi colleghi hanno sostenuto le navi per se stesse, mentre il resto dell'esercito ha dovuto riprendere la
lunga marcia ad Antiochia. L'esercito fu quasi completamente distrutto, sia dai turchi o dalla malattia.[43]

Viaggio a Gerusalemme

Dopo aver ritardato anche a causa di tempeste, Luigi finalmente giunse ad Antiochia il 19 marzo; Amadeo
di Savoia era morto a Cipro durante il viaggio. Qui venne accolto da Raimondo di Poitiers il quale si
aspettava che così avrebbe potuto ricevere aiuto nella difesa contro i turchi e che Luigi lo avrebbe
accompagnato in una spedizione contro Aleppo, la città musulmana che costituiva la porta per la via di
Edessa. Tuttavia dovette ricevere il rifiuto del re francese che preferì invece proseguire per il suo
pellegrinaggio verso Gerusalemme piuttosto che dedicarsi all'aspetto militare del crociata.[44] La regina
Eleonora apprezzò il soggiorno presso Antiochia,
tuttavia suo zio la esortò ad allargare i possedimenti
familiari e a divorziare da re Luigi se egli si fosse
rifiutato di adempiere alla causa militare della
Crociata.[45] Durante questo periodo circolarono voci
riguardo ad una relazione tra Raimondo ed Eleonora,
una situazione che causò delle tensioni tra quest'ultima
e il re.[46] Così Luigì abbandonò velocemente
Antiochia per recarsi a Tripoli.

Nel frattempo, Otto di Freising e il resto delle sue


truppe, fecero il loro arrivo a Gerusalemme all'inizio
di aprile, seguite subito dopo da Corrado.[47] Fulcherio
di Angoulême, patriarca latino di Gerusalemme, fu
inviato anche incontro a Luigi per convincerlo a
lasciare Tripoli per unirsi a loro. La flotta che sostò a
Raimondo di Poitiers accoglie Luigi VII ad Antiochia.
Lisbona giunse anch'essa, così come i provenzali che
si incamminarono dall'Europa sotto la guida di
Alfonso Giordano conte di Tolosa. Tuttavia, Alfonso
stesso non riuscì a giungere a Gerusalemme in quanto morì avvelenato a Caesarea.[45] Nonostante l'obiettivo
principale della crociata fosse stata la città di Edessa, ora, Baldovino III e i cavalieri templari si
dimostrarono più propensi per dirigersi verso Damasco.[44]

In risposta all'arrivo dei crociati, il reggente di Damasco, Mu'in al-Din Unur, iniziò una febbrile attività
preparatoria alla guerra, rafforzando le fortificazioni, radunando truppe e distruggendo o deviando le fonti
d'acqua che si trovavano lungo la strada perla città. Unur cercò aiuto dai governanti Zangidi di Aleppo e
Mosul (normalmente i suoi rivali), tuttavia le truppe di questi regni non arrivarono in tempo per prendere
parte ai combattimenti fuori Damasco. È quasi certo che i governanti di Zangidi avessero ritardato
volontariamente l'invio delle loro truppe nella speranza che il loro rivale Unur potesse perdere la sua città in
favore dei crociati.[48]

Consiglio di Acri

La nobiltà di Gerusalemme accolse l'arrivo delle truppe provenienti dall'Europa e venne annunciato un
concilio dove si sarebbe dovute decidere quale fosse il miglior obiettivo per i crociati. Ciò avvenne il 24
giugno 1148, quando l'Alta corte di Gerusalemme si incontrò con i crociati recentemente arrivati dall'Europa
presso Palmarea, nei pressi di Acri, una grande città facente parte del Regno di Gerusalemme; fu la più
ampia assemblea di nobili nella storia di Gerusalemme. La seconda crociata venne proclamata per
riconquistare Edessa, ma a Gerusalemme re Baldovino III e i cavalieri templari miravano a Damasco. Anche
Corrado III e Luigi VII furono persuasi della necessità di attaccare Damasco, sebbene molti dei nobili di
Gerusalemme considerassero folle un tale piano, visto che la dinastia buride di Damasco, per quanto
musulmana, era alleata coi crociati e fortemente intenzionata a fronteggiare la minaccia rappresentata dalla
dinastia zengide.[36]

Tuttavia, l'importanza strategica di Damasco per l'Outremer fu tutta nella sua collocazione lungo la sua
frontiera orientale e nella sua capacità di impedire che si saldasse il cerchio anti-crociato da parte delle forze
musulmane ostili. Così, a luglio, gli eserciti crociati si riunirono a Tiberiade e presero la strada per Damasco
passando da Baniyas. Si stima che l'esercito fosse composto da circa 50.000 soldati in totale.[49]

Assedio di Damasco
I crociati decisero di attaccare Damasco da ovest, dove
la presenza di frutteti gli avrebbero garantito una
costante fornitura di cibo.[36] Pertanto, il 23 luglio,
fecero il loro arrivo a Daraiya. Il giorno seguente i
musulmani contrattaccarono con forza l'esercito
cristiano che avanzava attraverso i frutteti. Gli
assediati trovarono l'aiuto di Saif ad-Din Ghazi I di
Mosul e Nur ad-Din di Aleppo, quest'ultimo guidò
personalmente uno dei tanti attacchi al campo
crociato.[44]
Assiedo di Damasco

Secondo Guglielmo di Tiro, il 27 luglio i crociati


decisero di proseguire verso la pianura posta sul lato
orientale della città, considerata meno fortificata ma anche priva della possibilità di approvvigionarsi di cibo
e acqua.[36] Intanto Nur ad-Din e Saif ad-Din giunsero a difesa della città e per i crociati non fu più possibile
fare ritorno alla loro posizione migliore.[44] Vista la difficile situazione, intrappolati tra le mura che non
riuscivano ad infrangere e gli eserciti musulmani, i signori crociati locali si rifiutarono di continuare con
l'assedio e i tre re non ebbero davanti a sé altra scelta che abbandonare la città e l'assedio.[36] Il primo a
ripiegare fu Corrado che fece ritorno a Gerusalemme il 28 luglio. Anche la ritirata non fu facile in quanto
per tutto il tragitto vennero seguiti da arcieri turchi che li aggredirono frequentemente.[50]

Conseguenze
Ciascuna delle forze cristiane si sentì tradita
dall'altra.[36] Venne ideato un nuovo piano per
attaccare Ascalona e Corrado iniziò a radunare le
sue truppe; tuttavia non gli arrivò alcun aiuto a
causa della ormai perdita di fiducia nell'impresa
scaturita dal fallito assedio. Questa reciproca
diffidenza influì profondamente per un'intera
generazione nella rovina dei regni cristiani in Terra
Il mondo mediterraneo dopo la seconda crociata nel Santa. Dopo aver abbandonato Ascalona, Corrado
1173 fece ritorno a Costantinopoli per tentare di allargare
la sua alleanza con Manuele; Luigi rimase a
Gerusalemme fino al 1149. La disfatta si ripercosse
anche sul matrimonio tra Luigi ed Eleanora che andò in frantumi durante la crociata, tanto che i due regnanti
di Francia fecero ritorno, nell'aprile del 1149, nelle loro terre su navi diverse.[51]

Bernardo di Chiaravalle si sentì umiliato dal fallimento della crociata e considerò un suo preciso dovere
inviare una lettera di scuse al Papa, uno scritto che in seguito inserirà nella seconda parte del suo Libro di
riflessione. In esso spiegò come i peccati dei crociati furono la causa della loro disgrazia e dei loro
fallimenti. In seguito tentò invano di predicare una nuova crociata dissociandosi dal precedente
fallimento.[52]

In Germania, la crociata fallita venne vista come un evento molto disastroso e molti monaci asserirono che
solo l'opera del diavolo sarebbe stata capace di provocare ciò. Un anonimo monaco autore la cronaca
Annales Herbipolenses, racconta che per decenni le nobili famiglie tedesche dovettero pagare riscatti per
liberare i propri congiunti cavalieri catturati in Anatolia. Gli altri soldati e gli aiutanti di campo che furono
fatti prigionieri non ebbero la stessa fortuna, in quanto finirono per essere venduti come schiavi dai Turchi.
Nonostante la diffusa riluttanza riguardo al mantenere memoria dell'infelice spedizione, essa ebbe comunque
un notevole impatto sulla letteratura tedesca del tempo, tanto che molte poesie epiche del tardo XII secolo
raccontano scene di battaglie chiaramente ispirate dai combattimenti avvenuti durante la seconda crociata.
In Francia l'impatto culturale della Seconda Crociata fu ancora maggiore; molti trovatori rimasero affascinati
dalla presunta storia d'amore tra Eleonora e Raimondo, e ciò contribuì ad ispirare temi riguardanti l'amor
cortese. A differenza di Corrado, l'immagine di Luigi beneficò dalla Crociata in quanto molti dei suoi sudditi
lo videro come un re di pellegrino sofferente che accettò in silenzio le punizioni inferte da Dio.[53]

Le relazioni tra l'Impero Romano d'Oriente e la Francia furono


gravemente compromesse dall'esito della Crociata. Luigi e gli altri
condottieri francesi accusarono apertamente l'imperatore Manuele I
di aver favorito gli attacchi turchi subiti durante la marcia attraverso
l'Asia Minore. All'interno dell'impero, invece, la crociata fu
ricordata come un capolavoro della diplomazia.[54] Nell'elogio per
l'imperatore Manuele pronunciato dell'arcivescovo Eustazio di
Tessalonica venne dichiarato:

«Egli fu in grado di affrontare i suoi nemici con


un'abilità invidiabile, mettendo uno contro l'altro con
l'obiettivo di portare pace e tranquillità[54]»
Mappa della Conquista di Saladino
La Crociata Vendica ottenne risultati contrastanti. Mentre i sassoni nel Levante
poterono affermare il loro possesso di Wagria e Polabia, i pagani
mantennero il controllo delle terre Odobrite ad est di Lubecca. I
sassoni ricevettero, inoltre, il tributo dal capo Niklot, che gli permise di colonizzare la Diocesi di Havelberg
e di liberare alcuni prigionieri danesi. Tuttavia, i comandanti cristiani nutrirono ingenti sospetti tra di loro e
si accusarono reciprocamente di sabotare la campagna.

Nella penisola iberica, le campagne di Spagna, insieme all'assedio di Lisbona, furono alcune delle poche
vittorie ottenute dai cristiani nel corso della seconda crociata. Queste, tuttavia, si possono considerare come
battaglie inserite in un più vasto contesto conosciuto come Reconquista, una serie di azioni militari che si
conclusero nel 1492 con la scacciata dei musulmani dalla penisola.[25]

In Oriente, per i cristiani, la situazione si fece molto più critica. In Terra Santa, la seconda crociata ebbe
conseguenze a lungo termine disastrose che coinvolsero la stessa Gerusalemme. Nonostante Baldovino III
avesse esteso l'influenza cristiana in Egitto, le relazioni con l'Impero Bizantino erano oramai compromesse e
dall'Europa si potevano contare scarsissimi rinforzi.[55] Nel 1171 Saladino, nipote di uno dei generali di Nur
ad-Din venne proclamato sultano d'Egitto, unendo sotto il suo unico comando Egitto e Siria e, di
conseguenza, circondando completamente il regno crociato. Nel frattempo, nel 1180, con la morte
dell'imperatore Manuele I si concluse l'alleanza con i bizantini. Nel 1187 Gerusalemme capitolò a Saladino.
In seguito, le forze musulmane dilagarono a nord conquistando tutte le città, tranne le capitali degli Stati
crociati, gettando le basi per la proclamazione della terza crociata.[56]

Note
1. ^ J. Norwich, Byzantium: The Decline and Fall, 94
2. ^ J. Norwich, Byzantium: The Decline and Fall, 95
3. ^ G. Oliva, I Savoia: Novecento anni di una dinastia, 66
4. Tyerman, 2006, pp. 185–189.
5. ^ Runciman, 1952, pp. 227–228.
6. ^ Ousâma ibn Mounkidh, un émir syrien au premier siècle des croisades, p.182 (in BnF) (http://
gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5440995n.image.r=Ous%C3%A2ma+ibn+Mounkidh.f203.langE
N)
7. ^ Runciman, 1952, pp. 225–244.
8. ^ Tyerman, 2006, pp. 273–275.
9. ^ Runciman, 1952, p. 247.
10. ^ Tyerman, 2006, p. 289.
11. ^ Tyerman, 2006, p. 298.
12. Tyerman, 2006, pp. 275–281.
13. ^ Bunson, 1998, p. 130.
14. Riley-Smith, 1991, p. 48.
15. ^ Tyerman, 2006, pp. 281–288.
16. ^ Davies, 1996, p. 362.
17. ^ Herrmann, 1970, p. 326.
18. ^ Herrmann, 1970, p. 328.
19. ^ Christiansen, 1997, p. 55.
20. ^ Christiansen, 1997, p. 53.
21. ^ Christiansen, 1997, p. 54.
22. ^ Barraclough, 1984, p. 263.
23. ^ Herrmann, 1970, p. 327.
24. Runciman, 1952, p. 258.
25. Riley-Smith, 1991, p. 126.
26. ^ Nicolle, 2009, pp. 28–30.
27. ^ Nicolle, 2009, pp. 19–21.
28. ^ Nicolle, 2009, p. 24.
29. ^ Nicolle, 2009, pp. 26–27.
30. ^ Nicolle, 2009, p. 17.
31. ^ Nicolle, 2009, p. 18.
32. ^ Runciman, 1952, pp. 257, 259.
33. ^ Nicolle, 2009, pp. 42.
34. ^ Nicolle, 2009, pp. 43.
35. Nicolle, 2009, pp. 46.
36. Riley-Smith, 1991, p. 50.
37. ^ Nicolle, 2009, pp. 47.
38. ^ Runciman, 1952, pp. 267–270.
39. ^ Runciman, 1952, pp. 268–269.
40. ^ Runciman, 1952, p. 269.
41. ^ Runciman, 1952, pp. 270–271.
42. ^ Riley-Smith, 1991, p. 51.
43. Runciman, 1952, pp. 272–273.
44. Brundage, 1962, pp. 115–121.
45. Nicolle, 2009, p. 54.
46. ^ Nicolle, 2009, pp. 18, 54.
47. ^ Riley-Smith, 1991, pp. 49–50.
48. ^ Nicolle, 2009, p. 55.
49. ^ Runciman, 1952, pp. 228–229.
50. ^ Baldwin, Setton, 1969.
51. ^ Nicolle, 2009, p. 77.
52. ^ Runciman, 1952, pp. 232–234, 277.
53. ^ Nicolle, 2009, pp. 81–84.
54. Nicolle, 2009, p. 84.
55. ^ Riley-Smith, 1991, p. 56.
56. ^ Riley-Smith, 1991, p. 60.

Bibliografia
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(EN) Joachim Herrmann, Die Slawen in Deutschland, Berlin, Akademie-Verlag GmbH, 1970,
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(EN) David Nicolle, The Second Crusade 1148: Disaster outside Damascus, London, Osprey,
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(EN) John Julius Norwich, Byzantium: the Decline and Fall, Viking, 1995, ISBN 978-0-670-
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(EN) Jonathan Riley-Smith, Atlas of the Crusades, New York, Facts on File, 1991.
Jonathan Riley-Smith, Storia delle Crociate, Arnoldo Mondadori Editore, 2005 [1987],
ISBN 978-88-04-67811-3.
(EN) Steven Runciman, A History of the Crusades, vol. II: The Kingdom of Jerusalem and the
Frankish East, 1100–1187, repr. Folio Society, 1994, Cambridge University Press, 1952.
(EN) Christopher Tyerman, God's War: A New History of the Crusades, Cambridge, Belknap
Press of Harvard University Press, 2006, ISBN 0-674-02387-0.

Voci correlate
Crociata
Storia dell'Islam
Norandino
Buridi
Concilio di Acri
Assedio di Damasco
Guerra tra Zengidi e Crociati

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