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Impero ottomano

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L'Impero ottomano od osmanico (ufficialmente Sublime


Impero ottomano
Stato ottomano), noto anche come Impero turco (in lingua
turca ottomana ‫ﺖ ﻋ َﻠِﻴّﻪٔ ﻋ ُﺜﻤَﺎﻧِﯿّﻪ‬ِ َ ‫دَوْﻟ‬, Devlet-i ʿAliyye-i
ʿOsmâniyye; in turco moderno Osmanlı Devleti o Osmanlı
İmparatorluğu; in arabo: ‫ﻤﺎﻧِﻴﺔ‬ َ ‫اﻟﺪ ْوﻟَﺔُ اﻟﻌُﺜ‬, al-Dawla al-
ʿUthmāniyya), è stato un impero turco che è durato 623 anni,
dal 1299 al 1922, arrivando al suo apice a controllare buona
parte dell'Europa sud-orientale, dell'Asia occidentale e del (dettagli) (dettagli)
Nord Africa. Fu uno degli imperi più vasti della storia e il più Motto:
vasto del suo tempo nel XVII secolo. Venne fondato, in
continuità con il sultanato selgiuchide di Rum, alla fine del
‫دوﻟﺖ اﺑﺪ ﻣﺪت‬
XIII secolo nell'Anatolia nordoccidentale dal guerriero Osman
Devlet-i Ebed müddet "Lo Stato Eterno"
I. Successivamente al 1354, i successori di Osman
attraversarono l'Europa e, con la conquista dei Balcani, i
beilicati turchi d'Anatolia vennero trasformati in un impero
transcontinentale. Nel 1453 gli ottomani misero fine
all'impero bizantino grazie alla conquista di Costantinopoli per
opera di Maometto II il Conquistatore.

Tra il XVI e il XVII secolo, sotto il regno di Solimano il


Magnifico, l'impero arrivò all'apice del potere diventando
un'entità politica multiculturale, multilinguistica e multietnica
che controllava un vastissimo territorio, esteso dai confini
meridionali del Sacro Romano Impero alle periferie di Vienna
e della Polonia a nord, fino allo Yemen e all'Eritrea a sud; L'Impero ottomano nel 1683, al suo
dall'Algeria a ovest fino all'Azerbaigian a est, controllando apogeo.
gran parte dei Balcani, del Vicino Oriente e del Nordafrica. Impero ottomano
Nei secoli ben sette guerre turco-veneziane caratterizzarono i Province autonome e Stati vassalli
rapporti tra l'impero ottomano e la Repubblica di Venezia, Dati amministrativi
partner privilegiati nei commerci ma nemici perenni per il Nome Sublime Stato ottomano
controllo del Mediterraneo ed in particolare della Grecia.
completo
Avendo Costantinopoli come capitale e un vasto controllo Nome Osmanlı İmparatorluğu
sulle coste del Mediterraneo, l'impero fu al centro dei rapporti ufficiale ‫دوﻟﺖ ﻋﺎﻟﯿﻪ ﻋﺜﻤﺎﻧﯿﻪ‬
tra Oriente e Occidente per circa cinque secoli. Anche dopo la Devlet-i Aliye-i
morte di Solimano l'impero continuò a mantenere Osmaniye
un'economia flessibile e forte per tutto il XVII e gran parte del
Lingue turco ottomano
XVIII secolo; tuttavia, il lungo periodo di pace che andò dal
1740 al 1768 comportò un certo rallentamento nello sviluppo ufficiali
del suo sistema militare che divenne nel tempo più arretrato Lingue persiano, albanese,
rispetto a quelli in forza ai suoi rivali. Di conseguenza, tra la parlate arabo, azero, armeno,
fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo gli ottomani subirono croato, serbo, ebraico,
gravi sconfitte militari che li indussero ad avviare un processo bosniaco, greco,
completo di riforma e modernizzazione dello stato, noto come
Tanzimat. Nonostante questo andarono incontro a ulteriori bulgaro, rumeno,
perdite territoriali, specialmente nei Balcani dove nacquero ungherese, curdo,
nuovi stati indipendenti. Alleatisi con l'impero germanico yiddish
all'inizio del XX secolo, nella speranza di sfuggire
all'isolamento diplomatico che aveva contribuito alle sue Inno Inno imperiale ottomano
recenti sconfitte, gli ottomani combatterono nella prima guerra Capitale Costantinopoli, chiamata
mondiale dalla parte delle potenze centrali; nonostante dagli ottomani e dal loro
avessero dimostrato di poter affrontare il conflitto, il dissenso
governo ‫ﻗﺴﻄﻨﻄﻴﻨﻴﻪ‬,
interno, sfociato nella rivolta araba, compromise
(traslitterato Ḳosṭanṭīnīye, il
irrimediabilmente la situazione politica. Durante questo
periodo, il governo ottomano si macchiò di un drammatico nome turco-ottomano per
genocidio contro gli armeni, gli assiri e i greci del Ponto. Costantinopoli); dagli anni
trenta in poi si incominciò a
La successiva sconfitta dell'impero e l'occupazione di parte del
chiamare la città Istanbul
suo territorio da parte delle potenze alleate all'indomani della
fine della guerra provocarono la sua spartizione e la perdita (1 174 000 ab. / 1917)
dei territori mediorientali, che furono divisi tra il Regno Unito Altre capitali Söğüt (1299–1326)
e la Francia. La riuscita guerra d'indipendenza turca contro gli
Bursa (1326–1365)
alleati occupanti portò all'emergere della Repubblica di
Edirne (1365–1453)
Turchia nel cuore dell'Anatolia e all'abolizione del sultanato
ottomano. Dipendenze Principato di
Valacchia (dal 1415)
Principato di
Transilvania (fino a
Indice
1699)
Storia Regno dell'Ungheria
Fondazione e ascesa dell'Impero ottomano nel orientale
XIV secolo
Principato di
Interregno ottomano e restaurazione Moldavia (dal 1456)
Maometto II conquista Costantinopoli Principato di
Espansione dell'Impero sotto Selim I Romania (fino a 1877)
Apogeo: l'età di Solimano il Magnifico Principato di Serbia
La seconda metà del XVI secolo: la conquista di (fino a 1878)
Cipro e la Lunga Guerra Principato di
Difficoltà degli inizi del XVI secolo e il breve regno Bulgaria
di Murad IV
Khanato di Crimea
L'epoca dei Köprülü
(dal 1478)
XVIII secolo: lo scontro con l'Austria e la Russia
Chedivato d'Egitto
Il tentativo di riforma di Selim III e i colpi di stato
Libia ottomana
Declino e riforme: Mahmud II e le tanzimat (1808 - Eyalet di Tunisi
1876)
Algeria ottomana
L'autocrazia di Abdul Hamid II e l'inizio della
Sangiaccato di
disgregazione: 1876-1908
Gerusalemme
Giovani turchi e secondo periodo costituzionale
(Mutasarrifato di
Dissoluzione dell'Impero ottomano
Gerusalemme)
La "Grande Guerra" e la fine
L'abolizione del sultanato e la nascita della Politica
Repubblica di Turchia Forma di Monarchia assoluta
governo (1299–1876)
Struttura e organizzazione amministrativa
Devscirme (1878–1908)
Diritto (1920–1922)
Organizzazione militare Monarchia
Economia costituzionale
(1876–1878)
Demografia
(1908–1920)
Religione
Califfato
Cultura (1517–1922; fino al 1924
Istruzione nella repubblica)
Letteratura
Sultano Dinastia ottomana
Architettura
Arti decorative Nascita 1299 con Osman I
Musica e arti performative Causa assorbimento del
Cucina Sultanato selgiuchide di
Rūm e di altri beilicati
Scienza e tecnologia
turchi d'Anatolia
Lingua
Fine 1º novembre 1922 con
Note Mehmet VI
Esplicative
Causa Abolizione dell'impero e
Bibliografiche
nascita della
Bibliografia Repubblica di Turchia
Voci correlate Territorio e popolazione
Altri progetti Bacino Vicino Oriente, Medio
Collegamenti esterni geografico Oriente, Balcani, Egitto,
parte del Nordafrica
Territorio Anatolia
Storia originale
Massima 5 200 000 km² ca. nel
Fondazione e ascesa dell'Impero ottomano estensione 1683[1][2]

nel XIV secolo Popolazione 30 000 000 nel 1683;


35 350 000 nel 1856;
24 000 000 nel 1912;
23 000 000 nel 1914;
14 630 000 nel 1919[3]
Economia
Valuta Akçe

Kuruş

Risorse Derrate alimentari,


spezie, profumi
Produzioni Derrate alimentari,
spezie, profumi
Osman I, capostipite della dinastia
ottomana Commerci Impero britannico,
con Repubblica di Venezia
Con la fine del sultanato selgiuchide di Rum (1300 circa), Esportazioni Spezie, profumi
l'Anatolia fu divisa in una moltitudine di Stati indipendenti, i Importazioni Armi, minerali
beilicati turchi d'Anatolia abitati perlopiù da polazioni
nomadi. A quell'epoca l'impero bizantino, indebolito, aveva Religione e società
perso molte delle province anatoliche a vantaggio dei Religione di Islam sunnita
Beilicati. Uno di essi si trovava nella zona di Eskişehir, Stato
nell'Anatolia occidentale, ed era governato dal bey Osman I Religioni Chiesa ortodossa, Islam
(da cui deriva la parola "ottomano"), figlio di Ertuğrul.[4][5]
minoritarie sciita, Cattolicesimo,
I possedimenti che Osman aveva ereditato dal padre erano di Ebraismo
dimensioni assai contenute ma vantavano delle potenzialità Evoluzione storica
che il giovane condottiero seppe sfruttare al meglio. Nel 1299
Preceduto Impero bizantino
dichiarò il suo piccolo regno formalmente indipendente da
da Sultanato
Sultanato di Rum e si nominò egli stesso primo sultano
ottomano.[6] Nel mito della fondazione conosciuto dalla selgiuchide di Rūm
cultura ottomana come "Sogno di Osman", il giovane Osman è Sultanato
ispirato dal sogno premonitore di un grande impero, danishmendide
rappresentato da un imponente albero le cui radici si Beilicato di
espandono in tre continenti e i cui rami coprono il cielo; dalle Karaman Beilicato di
radici si diramano quattro fiumi: il Tigri, l'Eufrate, il Nilo e il Osman
Danubio, e l'albero fa ombra a quattro catene montuose: il
Succeduto Governo della
Caucaso, il Tauro, l'Atlante e i Monti dei Balcani. Una vera e
propria allucinazione di Osman I, che durante il suo sultanato, da Grande Assemblea
estese in effetti le frontiere del proprio impero fino ai margini Nazionale Turca
di quello bizantino.[6] Governo provvisorio
albanese
Fin da subito Osman riuscì a portare a sé i migliori Amministrazione
comandanti militari disponibili e con loro iniziò a compiere austro-ungarica in
scorrerie nei vicini territori cristiani, inaugurando la stagione
Bosnia ed Erzegovina
delle Guerre bizantino-ottomane. Nel 1302 i turchi di Osman
Regno Arabo di
sconfissero 2 000 bizantini nella Battaglia di Bafeo, mentre sei
anni più tardi conquistano Efeso per poi dilagare verso ovest Siria
fino a giungere sulle rive del Mar Nero e del Bosforo.[6][7] Mesopotamia
britannica
In questo periodo fu creato un formale governo, le cui Prima Repubblica
istituzioni sarebbero cambiate molto nel corso della vita ellenica
dell'impero. Il governo utilizzò il sistema dei Millet, per il Regno hascemita
quale le minoranze religiose ed etniche avevano il permesso di
dell'Hegiaz
gestire i propri affari con margini di sostanziale autonomia.
Regno dello Yemen
Nel 1317 muove insieme all'esercito verso Bursa, che metterà
sotto assedio. La città cadrà solo nove anni dopo, il 6 aprile Principato di Serbia
del 1326, ma Osman malato morirà prima di averci messo Principato di
piede, ma con la consapevolezza di aver dato vita ad una Bulgaria
potenza autonoma.[8][7] Principato del
Montenegro
Nel secolo successivo alla morte di Osman I, il dominio Palestina britannica
ottomano cominciò a estendersi sul Mediterraneo orientale e
sui Balcani. Il figlio di Osman, Orhan I, conquistò la città di Ora parte di Turchia
Bursa nel 1324 e la rese nuova capitale dello Stato Croazia
ottomano.[5] Furono però i discendenti di Orhan a dare Albania
magnificenza alla città, erigendo splendidi edifici come la Serbia
Grande Moschea, la moschea di Bayezid I o il mausoleo Bosnia ed
verde, grandi esempio dell'architettura ottomana.[8] La caduta Erzegovina
di Bursa implicò la Romania
perdita del controllo Moldavia
bizantino sull'Anatolia Ucraina
nordoccidentale. E Russia
dopo Bursa, nel 1337
Grecia
fu conquistata
Macedonia del
Nicomedia, a cui
seguono negli anni Nord
successivi Gallipoli, Montenegro
Il sultano Murad I a cavallo İpsala, Bolayır, Bulgaria
Malkara, Tekirdağ. Ungheria
Nel 1354 gli Ottomani Armenia
superarono lo stretto dei Dardanelli e, sotto la guida del nuovo Georgia
sultano Murad I, si espansero nella Rumelia, conquistando Libano
Adrianopoli (1361), Sofia (1386) e Salonicco ai veneziani nel Israele
1387.[7][9]
Palestina
Murad I, che regnò tra il 1359 e il 1389, non è celebre solo per Siria
i suoi successi militari ma anche per la capacità con cui seppe Giordania
organizzare l'impero che stava espandendosi ed in particolare Egitto
l'esercito. Fu infatti lui a creare il nuovo corpo dei giannizzeri Arabia Saudita
(Yeniçeri, "nuova milizia"), una fanteria composta da soldati Sudan
di carriera inquadrati in una rigida disciplina che diverranno Yemen
l'élitemilitare ottomana e gli artefici i grandi vittorie nei secoli Tunisia
a seguire.[9][10]
Libia
Algeria
Cipro
Kuwait
Iraq
Iran
Slovacchia

La vittoria ottomana in Kosovo nella battaglia della Piana dei Merli,


colta nel giugno de 1389, segnò il declino dell'impero serbo e la fine
Le conquiste di Murad I del suo controllo sulla regione, aprendo la strada all'espansione
ottomana in Europa. Il giorno della battaglia segnò anche la morte
dei Murad, assassinato dal cavaliere avversario Lazar Hrebeljanović,
e la salita al sultanato del figlio Bayezid I.[11][12] Con la conquista del Konsovo, il baricentro dell'impero si
sposta verso ovest e con esso anche la capitale ottomana viene spostata a Edirne (l'antica Adrianopoli).[13] A
essa seguì la presa del regno di Bulgaria nel 1393, grazie alla quale gli Ottomani arrivarono a minacciare
l'Ungheria.[14]

Il mondo occidentale cristiano, pur percependo il pericolo che l'espansione ottomana poteva rappresentare,
poco o nulla fecero per contrastarla, occupati come erano nelle loro guerre interne. Solo il re d'Ungheria
Sigismondo tentò di fermarli, ma nel 1396 fu sconfitto nella battaglia di Nicopoli, ritenuta l'ultima crociata
su larga scala del Medioevo, anche se non combattuta in Terra santa. Bayezid, ebbro dalla vittoria, arrivò a
minacciare che “avrebbe fatto mangiare i suoi cavalli a Roma, sull'altare di san Pietro”.[15][14][12] Fedele ai
suoi propositi “il Fulmine”, come era stato soprannominato il sultano (in turco yildirim), si spinse fino ai
confini con la Stiria, prendendo nel frattempo Patrasso e il Peloponneso. Le sue truppe vennero fermate
solamente dai valacchi nella battaglia di Rovine del 17 maggio 1395.[14]
Qualche anno più tardi, Bayezid, accarezzò l'idea di prendere la grande città di Costantinopoli, divenuta un
obiettivo cruciale. Quindi Bayezid inviò al basileus Manuele II Paleologo un ultimatum che però non venne
accolto.[14] Le mire sulla capitale dell'Impero Bizantino vennero tuttavia interrotte dai mongoli che, guidati
da Tamerlano, avevano invaso l'Anatolia.[12]

Interregno ottomano e restaurazione

Tīmūr Barlas, conosciuto in Europa come Tamerlano, era un


condottiero turco-mongolo, che a partire dal 1370 aveva perseguito
una campagna di conquista su larga parte dell'Asia centrale e
occidentale, portando alla formazione dell'Impero timuride. Nel
1401 aveva preso Baghdad e questo gli consentiva di guardare verso
l'Anatolia.[16] Abbandonato in tutta fretta il proposito di assediare
Costantinopoli, Bayezid condusse l'esercito, a marcia forzata,
incontro a Tamerlano. Lo scontro avvenne il 28 luglio 1402 nella
Bayezid I si arrende a Tamerlano al
battaglia di Ancyra; l'esercito ottomano provato dal lungo viaggio
termine della battaglia di Ancyra
percorso in piena estate, venne sbaragliato. Lo stesso Bayezid I
venne fatto prigioniero dei timuridi e morirà in cattività nel marzo
dell'anno successivo.[17][18]

In pochissimo tempo l'impero ottomano collassa: Tamerlano occupa l'Anatolia, la Bitinia, la Frigia
settentrionale, arrivando a saccheggiare Bursa e Smirne. Per motivi sconosciuti, Tamerlano non prosegue
con la campagna ma fa ritorno nella sua capitale, Samarcanda, dove morià il 18 febbraio 1405,
probabilmente mentre preparava una campagna verso la Cina. Con la scomparsa del grande condottiero
anche l'impero Timuride si dissolve; rimangono in vita, invece, i figli di Bayezid I che si ritrovano a
possedere un territorio che per dimensioni è tornato ad essere paragonabile a quello su cui governava il
padre del fondatore della dinastia.[17] Ebbe così inizio il periodo conosciuto come “interregno ottomano” in
cui non vi fu un sultano riconosciuto ma si assistette ad una lunga lotta di potere tra i figli di Bayezid I,
Solimano Çelebi, İsa Çelebi, Mehmet, Musa Celebi e Mustafà.[19][18]

La disputa dinastica ebbe fine solo nel 1413 quando Mehmet I ebbe
la meglio sugli altri fratelli, conquistando il titolo di sultano e
ripristinando il potere ottomano. Nel 1416 un fraintendimento tra
una missione diplomatica della Repubblica di Venezia ed i
comandanti Ottomani portò alla disfatta totale della flotta ottomana
durante la battaglia di Gallipoli. Oltre che di espansione, questo fu
un periodo anche di pace con l'impero bizantino con cui vennero
strette relazioni diplomatiche e intraprese attività commerciali.[20] Fu
però con il successore Murad II, salito al trono sultanale nel 1421
alla morte del padre, che l'impero ritrovò la sua spinta
Il sultano Mehmet I con i suoi espansionistica e i rapporti con Costantinopoli si guastarono. Così,
dignitari nel 1422 dette assedio alla capitale bizantina che però, grazie alle
sue imponenti fortificazioni resistette agli attacchi ottomani; Murad
colse invece il successo nel assedio di Tessalonica in cui conquistò
la città difesa dai veneziani, oltre che dai bizantini; l'evento sarà considerato un antefatto delle Guerre turco-
veneziane che vedranno le due potenze contrapposte per quasi tre secoli.[21][18]

Successivamente, Murad intraprese campagne militare per riconquistare i territori dei Balcani, come
Salonicco, la Macedonia e il Kosovo. Il 10 novembre 1444, nella battaglia di Varna, Murad II sconfisse
un'armata congiunta polacca e ungherese, guidata da Ladislao III di Polonia, re di entrambi gli Stati, e János
Hunyadi. Fu la battaglia finale della crociata di Varna, lanciata da papa Eugenio IV contro gli ottomani
János Hunyadi preparò un'altra armata (composta da forze ungheresi e valacche) per attaccare i Turchi, ma
nel 1448 fu sconfitto di nuovo da Murād II nella seconda battaglia del Kosovo.[22][23][24]

Maometto II conquista Costantinopoli

Il figlio di Murād II, Maometto II, detto poi Fātiḥ (conquistatore),


riorganizzò lo Stato e l'esercito, e dimostrò la sua abilità bellica
conquistando a 21 anni Costantinopoli, il 29 maggio 1453, dopo un assedio
durato quasi due mesi. Fu il crollo definitivo dell'Impero romano
d'Oriente.[25]

La conquista di Costantinopoli rinforzò la posizione del vecchio Impero


ottomano, ritornato ora grande come prima, come principale potenza
dell'Europa sudorientale e del Mediterraneo orientale. Maometto II permise
alla Chiesa ortodossa di mantenere la sua autonomia e le sue terre in cambio
dell'accettazione dell'autorità ottomana. A causa delle cattive relazioni
esistenti tra l'impero bizantino degli ultimi periodi e gli Stati dell'Europa
occidentale, la maggioranza della popolazione ortodossa accettò il dominio
L'assedio di Costantinopoli ottomano, preferendolo a quello veneziano.
in un manoscritto
conservato alla Bibliothèque Tra il XV e il XVI secolo l'Impero ottomano visse un lungo periodo di
nationale conquiste ed espansione, e prosperò sotto una lunga dinastia di sultani.
L'economia dello Stato fiorì anche grazie al controllo delle vie commerciali
di terra tra l'Europa e l'Asia.

Dopo la presa di Costantinopoli, solo la resistenza degli Ungheresi nell'assedio di Belgrado del 1456 e
quindi la prigionia in Francia e in Italia del principe Cem, fratello di Bayazid II, permise una pausa di circa
70 anni nell'espansione verso i regni d'Europa. Ciò non impedì a Maometto II di annettere la Grecia (1456),
la Morea (1460), la parte di Anatolia non ancora sottomessa (1472), le colonie genovesi del Mar Nero
(1475) e l'Albania (1481).[26] Nel 1480 il sultanato ottomano continuò a provare la sua espansione verso
l'Europa, tuttavia senza successo, prima assediando l'isola di Rodi e successivamente combattendo ad
Otranto.

Maometto II morì il 4 maggio 1481 aprendo così la contesa alla successione da parte dei suoi due figli
Bayezid II e Cem. Cem si alleò con i mammelucchi, preoccupati dell'espansione dell'impero ottomano, per
contestare l'incoronazione del fratello. Dopo aver colto alcune vittorie, riuscì ad occupare Bursa, Cem venne
sconfitto e trovò rifugio in Egitto e da lì si consegnò ai Cavalieri di Rodi. Dopo un'iniziale alleanza, i
cavalieri lo imprigionarono per poi consegnarlo a papa Innocenzo VIII che si servì di lui, e della minaccia di
liberarlo, per contrastare il Bayezid II. Cem morirà a Capua nel 1495.[27] Nel frattempo continuano i
contrasti tra la dinastia burgita dei mammelucchi e gli ottomani. Il sultano mammelucco Qaytbay arrivò ad
entrare in Cilicia costringendo Bayezid ad accettare una pace nel 1491 che consolidava i confini tra le due
potenze a sfavore degli ottomani.[27]

In questa situazione Bayezid II si dimostrò un sultano privo di quell'indole guerriera che aveva
contraddistinto i suoi predecessori e di cui invece si aspettava il suo potente esercito composto all'epoca da
una forza di 10-20 000 giannizzeri. Per perseguire la pace il sultano arrivò anche a trattare con le potenze
cristiane suscitando il malcontento tra u suoi sudditi.[28] La debolezza di Bayezid favorì la guerra civile
ottomana tra i due suoi figli Şehzade Ahmet e Selim. Il risultato fu l'abdicazione del sultano, avvenuta nel 25
aprile 1512, e la salita al potere del figlio cadetto Selim I.[29]
Espansione dell'Impero sotto Selim I

Dopo l'abdicazione di Bayezid II, il figlio Selim I ne prese il posto.


Il nuovo sultano si dimostrò fin da subito ben diverso dal padre
mettendosi in luce per la risolutezza e la ferocia delle sue azioni.
spietato e risoluto, ben diverso dal padre, tanto che in occidente
venne conosciuto con il soprannome di "Crudele" (anche se tra gli
ottomani era soprannominato "il Ponderato"). Per prima cosa
sterminò tutti i suoi fratelli, mettendo così fine alla guerra civile
ottomana che aveva messo in crisi l'Impero, e fece avvelenare suo
padre.[29]

Affermato così il suo sultanato, Selim iniziò a volgere la sua


Il sultano Selim I con il gran visir Piri
attenzione verso quello che considerava il principale nemico
Mehmed Pascià
dell'Impero, ovvero l'impero safavide. Questi, guidati dallo Scià
Isma'il I avevano conquistato la città santa di Baghdad nel 1508 e
regnavano sulla Persia, nelle terre oggi appartenenti all'Iraq e
all'Iran. I safavidi, inoltre, avevano aderito alla corrente sciita nell'Islam, considerata dagli Ottomani sunniti
una vera e propria eresia. Deciso a combatterli, Selim per prima cosa si assicurò tramite un'intensa attività
diplomatica la pace con l'Ungheria, con la Repubblica di Venezia e con Ragusa, per poi preparare la
spedizione.[29]

La campagna che iniziò nel 1514 dette inizio alle guerre ottomano-persiane che si protrarono fino al XIX
secolo. Il primo incontro tra i due eserciti avvenne il 23 agosto dello stesso anno nella battaglia di Cialdiran
dove i giannizzeri di Selim, aiutati da un efficiente artiglieria, sconfissero i Safavidi: lo stesso scià Ismāʿīl I
venne ferito e quasi preso prigioniero. Così, il 5 settembre Selim poté fare il suo ingresso trionfale a Tabriz e
da lì, l'anno seguente, arrivò ad impossessarsi di parte dell'Anatolia e dell'attuale Kurdistan.[30]

Grazie a queste vittorie, ora, l'Impero Ottomano è una grande potenza, ben superiore ai suoi vicini
correligionari. Il successivo regno a farne le spesa sarà la dinastia burji a capo dei Mammelucchi che
governava sull'Egitto e su parte della Siria. La battaglia di Marj Dabiq del 24 agosto 1516 fu lo scontro
decisivo che aprì le porte di Aleppo e Damasco a Selim che venne accolto come un liberatore dalla
popolazione prostrata da anni di duro dominio.[30] Nel frattempo il gran visir Hadım Sinan Pasha estendeva
ancora di più i confini dell'impero conquistando Ramallah, Gaza e Gerusalemme.[31]

Il 27 gennaio 1517 la città de Il Cairo viene conquistata, mettendo fine al suo ruolo di capitale e diventando
una semplice provincia di un impero che aveva oramai assunto vastissime dimensioni. Sconfitto il Sultanato
mamelucco Selim poté catturare e deporre il califfo abbaside Al-Mutawakkil III e proclamarsi lui stesso
successore di Maometto alla guida politica e spirituale della comunità islamica universale (al-Umma al-
islāmiyya), protettore dei Luoghi santi di Mecca e Medina.[31]

Apogeo: l'età di Solimano il Magnifico

Morto Selim, gli successe nel 1520 il figlio Solimano I che verrà conosciuto nel mondo occidentale con
l'appellativo de “il Magnifico”; sotto di lui l'impero conoscerà probabilmente la sua stagione migliore. Il
sultanato di Solimano inizia subito con grandi campagne militari che lo vedono conquistare Belgrado nel
1521, strappare l'anno seguente ai Cavalieri Ospitalieri l'isola di Rodi e trionfare nel 1526 nella battaglia di
Mohács in cui sconfisse il re d'Ungheria e Boemia Luigi II, che morì in combattimento. Queste vittorie,
inserite nel contesto più ampio delle guerre ottomano-ungheresi permisero agli ottomani di stabilire il
proprio dominio turco nelle parti meridionali e centrali del Regno di Ungheria, incutendo forti timori nella
cristianità trovatasi divisa al proprio interno e impreparata ad affrontare la minaccia ottomana.[32][33]
Una prima battuta di arresto della politica espansionistica di Solimano
avvenne nel 1529 quando in occasione di una sua campagna contro i
cristiani, proseguì verso Vienna, assediando la città, ma non riuscendo a
prenderla. Nel 1532 Solimano lanciò un altro attacco alla città, ma a causa
delle resistenze incontrate nell'assedio di Güns dovette rinunciare ancora una
volta all'impresa. Nel 1541, dopo lungo e sanguinoso assedio cadde invece
in mano turca Buda, la capitale ungherese. Dopo la caduta delle maggiori
città ungheresi e slave in mano turca (tra cui Belgrado, Pécs, Buda), molti
Stati danubiani patteggiarono la sottomissione formale alla Porta
(impegnandosi al pagamento di una tassa), in cambio di una pressoché
completa libertà di azione. Così fecero, tra gli altri, la Repubblica di Ragusa,
Solimano il Magnifico il Montenegro, il Principato di Transilvania (indipendente dopo la caduta del
regno d'Ungheria), la Moldavia e la Valacchia.[34][35]

Solimano, nelle sue guerre contro il Sacro Romano Impero trovò come
alleato la Francia di Francesco I, uniti dall'opposizione al dominio degli
Asburgo. L'effimera conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica
(1553) fu un'impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano, e fu
diretta dagli ammiragli ottomani Khayr al-Din Barbarossa e Dragut. Un
mese prima l'artiglieria francese aveva sostenuto gli Ottomani durante
l'assedio di Esztergom. Dopo la successiva avanzata dei turchi, nel 1547
Ferdinando I d'Asburgo riconobbe ufficialmente il dominio ottomano
dell'Ungheria.[36]

Ma Solimano non si occupò di espandere


l'Impero solo a spese delle popolazione
cristiane, ma guidò personalmente tre
campagne tra il 1532 e il 1555 ad est contro
l'Impero safavide che governava sulla Persia Solimano avanza nella
e sull'attuale Iraq e Anatolia. Benché battaglia di Mohács
quest'ultimi fossero anch'essi di religione
musulmana, erano però aderenti allo
sciismo, considerata dagli ottomani sunniti, una vera e propria eresia. I
successi di Solimano nelle campagne orientali portarono all'annessione
all'impero di Baghdad e alla Pace di Amasya del 1555 con cui i safavidi
accettavano di rispettare i nuovi confini e si impegnavano a cessare le
persecuzioni contro i pellegrini sunniti ottomani. Questo risultato conferì
enorme popolarità a Solimano tra i suoi sudditi, considerato un vero e
proprio campione dell'Islam, in grado di portare la parola del profeta oltre i
Solimano consegna a
confini sottomettendo infedeli ed eretici.[37][38][35]
Giovanni Zápolya la corona
di Ungheria, facendone così
L'età di Solimano non è ricordata solo per i suoi successi militari e le
un suo vassallo
annessioni territoriali, ma fu anche un periodo di grande splendore su tutti i
livelli. Se in occidente era conosciuto come “il Magnifico”, nel suo impero
era noto come kanuni ovvero il legislatore per la sua intensa attività volta a
regolare la vita dei suoi sudditi. Grazie anche al suo Gran Mufti Ebussuud Efendi, Solimano riformò la
legislazione per adattarsi a un impero in rapido cambiamento; il codice delle leggi che ne scaturì divenne
noto come kanun-i Osmani (‫)ﻗﺎﻧﻮن ﻋﺜﻤﺎﻧﯽ‬, o "leggi ottomane" e rimase in vigore per oltre trecento anni.[39]
Fu un periodo d'oro anche per la letteratura (lo stesso Solimano si dilettò nella poesia), nell'artigianato e
nelle arti. Il grande architetto Mi'mār Sinān dette un forte impulso all'architettura, ridisegnando i panorami
di molte città dell'impero, realizzando moschee di grande eleganza come la celebre Suleymaniye. Solimano
favorì la scienza e l'istruzione; durante il suo impero vennero finanziate moltissime madrase dove si
insegnava grammatica, metafisica, filosofia, giurisprudenza, astronomia e astrologia senza che vi fossero
quelle interferenze religiose che portarono alla crisi dello studio delle scienze nei secoli successivi.[40]

Ormai malato, Solimano morì nella sua tenda nella notte tra
il 5 e il 6 settembre del 1566 mentre i sui giannizzeri
assediavano Szigetvár. A lui successe al sultanato il figlio
Selim II dopo che gli altri figli, avuti dalle due mogli
Hürrem e Mahidevran, erano stati assassinati affinché vi
fosse un solo legittimo successore, una pratica spietata ma
consuetudinaria nella dinastia ottomana. Sebbene Solimano
abbia giocato un ruolo fondamentale nei successi
dell'impero, non si deve comunque dimenticare il contributo
dei suoi molti funzionari e visir che componevano il dīwān,
fra tutti i suoi gran visir Pargali Ibrahim Pascià, Rüstem Estensione dell’Impero ottomano, dalle origini
Pascià e Sokollu Mehmed Pascià. Alla fine del suo regno fino alla morte di Solimano
l'impero ottomano contava 15 milioni di abitanti, i suoi
confini si estendevano da Vienna a Baghdad e attraverso
l'Africa settentrionale, la flotta rappresentava una notevole potenza navale come non lo era stata mai negli
anni precedenti controllando gran parte del Mar Mediterraneo, e l'impero un attore significativo e soprattutto
accettato dello scacchiere europeo.[41][42][43]

La seconda metà del XVI secolo: la conquista di Cipro e la Lunga Guerra

Durante il suo regno, Selim II non riuscì a dimostrare di essere all'altezza del
padre lasciando l'idea di un sultano non particolarmente competente, tanto
che egli stesso soleva evitare di sedersi sullo stesso trono occupato da
Solimano, giudicandosi indegno. Nonostante le difficoltà, l'impero non andò
in crisi anche grazie al gran visir Sokollu Mehmed Pascià, detentore di fatto
del potere e personaggio di grandi capacità.[44][45] La morte di Solimano
aveva comunque messo in fibrillazione le frontiere con i cristiani. A seguito
di scontri a fronti alterni in Rumelia, l'impero ottomano siglò il 17 febbraio
1568, il trattato di pace di Adrianopoli con l'imperatore Massimiliano II
d'Asburgo della durata di otto anni ma che si protrasse per circa 25.[44]

Il gran visir Sokollu Mehmed Negli stessi anni le truppe ottomane erano impegnate nello Yemen e nei
Pascià (a destra), con il confini orientali dove spingeva lo zar Ivan IV di Russia. Proprio nel
funzionario Feridun Ahmed tentativo di riconquistare Astrachan' a Ivan, gli ottomani iniziarono a
Bey (a sinistra) costruire un canale tra Don e Volga per facilitare il movimento dell'esercito,
un'impresa che divenne tuttavia essere abbandonata. Ma la campagna
militare più importante intrapresa sotto il regno di Selim fu la Guerra di
Cipro combattuta tra il 1570 e il 1573. Le ingenti forze messe in campo dagli ottomani gli permisero di
strappare l'isola alla Repubblica di Venezia ma non senza difficoltà, tanto che il generale Lala Kara Mustafa
Pascià dovette impiegare oltre un anno e perdendo circa 80 000 uomini per conquistare, il 1º agosto 1571, la
città di Famagosta, provocando la reazione del mondo cristiano in seguito alle crudeltà effettuate durante
l'assedio della città. Gli ottomani subirono una pesantissima sconfitta da parte di una coalizione di stati
cristiani, nota come Lega Santa, nella celebre battaglia navale di Lepanto, combattuta il 5 ottobre 1571.
Nonostante la completa distruzione della flotta turca, tale fallimento non rappresentò un grave problema per
gli ottomani nel lungo periodo in quanto in poco tempo riuscirono a ripristinare le perdite tanto da
persuadere Venezia a firmare un trattato di pace nel 1573 con cui rinunciavano a Cipro, e a conquistare due
anni più tardi Tunisi ai danni dell'impero spagnolo.[44]
Nel frattempo, nel 1574, Selim era morto e a lui succedette il figlio
Murad II che a sua volta lasciò il titolo di sultano alla sua morte,
avvenuta nel 1595, al primogenito Mehmet III quest'ultimo sul trono
fino al 1603. Entrambi i sultani si occuparono solo marginalmente
del governo dell'impero, delegando gran parte del potere alla cerchia
dei loro favoriti e alle proprie madri (Valide Sultan) e regine-consorti
(haseki), portando l'impero a vivere l'apice di quello che verrà
chiamato il sultanato delle donne. Anche l'autorità del gran visir
venne fortemente limitata: morto Sokollu assassinato nel 1579, i suoi
successori rimasero tutti in carica per pochissimo tempo, in 25 anni
se ne contarono 23 diversi, causando un'instabilità politica che a
La battaglia di Lepanto, nella Galleria
lungo destabilizzò l'impero.[44][46] Nel corso di questo protratto
delle carte geografiche, Musei
periodo di cattivo governo, le strutture burocratiche e militari
Vaticani.
affinate nei decenni precedenti risultarono sotto sforzo.
Gradualmente gli ottomani rimasero indietro rispetto agli europei in
termini di tecnologia militare, mentre l'innovazione, che aveva rinvigorito l'espansione dell'Impero, fu
soffocata da un crescente conservatorismo religioso e intellettuale.

Le provincie si trovarono spesso in uno stato di agitazione, nel 1603 alcune sommosse scoppiarono perfino
nella capitale mentre, tra il 1576 il 1590, venne combattuta una sanguinosa guerra contro l'Iran che
inizialmente vide gli ottomani privilegiare con la conquista della Georgia e dell'Azerbaigian e della messa in
armi di una flotta nel mar Caspio. Tuttavia, una nuova guerra combattuta tra il 1603 e il 1618 vide lo scià
ʿAbbās I il Grande riconquistare i territori riportando i confini con gli ottomani a quelli del 1576.[47]

Alla fine del XVI secolo, anche il confine con l'occidente cristiano
era in subbuglio. In risposta alle continue incursioni delle truppe
akinci irregolari ottomane. L'imperatore Rodolfo II d'Asburgo
ritrattò la pace e dette inizio alla guerra dei Tredici Anni d'Ungheria
(chiamata anche "Lunga Guerra") infliggendo una pesante sconfitta
agli ottomani nella battaglia di Sisak combattuta il 22 giugno
1593.[47] Questi gravi insuccessi iniziali spinsero il sultano Mehmet
III a prendere personalmente il comando dell'esercito, riuscendo a
conquistare rapidamente la rocca di Eger (Ungheria). Nella Battaglia
di Keresztes (24-26 ottobre 1596) le forze combinate dell'Arciduca
La battaglia di Sisak, parte della d'Austria Massimiliano III e di Sigismondo Báthory vennero
Lunga Guerra, miniatura ottomana inaspettatamente stroncate dai turchi guidati dal giovane sultano.
del XVI secolo Nonostante che la guerra volgesse a favore degli ottomani, i lunghi
anni di combattimenti e la sempre maggiore necessità di costose
armi da fuoco avevano prosciugato le finanze imperiali, così il
nuovo sultano Ahmed I, salito al trono dell'impero nel 1603, decise di firmare con gli Asburgo la Pace di
Zsitvatorok.[47] Tuttavia, una volta che le truppe vennero smobilizzate, esse si diedero al brigantaggio,
giungendo infine alla rivolta dei Celali (1595-1610), che provocò diffusi fenomeni anarchici in Anatolia tra
il XVI e il XVII secolo.[46][48] Con la popolazione dell'impero che raggiunse i 30 milioni attorno al 1600, la
mancanza di terre causò ulteriori pressioni sul governo.

Difficoltà degli inizi del XVI secolo e il breve regno di Murad IV

Per molti storici la pace di Zsitvatorok firmata l'11 novembre 1606 dal sultano Ahmed I rappresentò un
punto di svolta nei rapporti diplomatici tra i due imperi, in quanto per la prima volta gli ottomani
accettavano di riconoscere una parità di rango e dignità tra i governanti Asburgo ed il sultano di Istanbul
senza esigere tributi come era avvenuto in precedenza. Per il resto, il trattato
prevedeva il ritorno alle frontiere precedenti al conflitto ma segnava anche
la definitiva incapacità ottomana di espandersi ai danni dell'occidente
cristiano.[49]

L'impegno degli ottomani contro gli Asburgo lasciò indebolite le frontiere


con i safavidi di Persia i quali, sotto la guida dello scià ʿAbbās I, riuscirono
strappare al controllo della Sublime Porta la Georgia, l'Azerbaigian e
invasero l'Anatolia orientale a seguito del trionfo nella battaglia di Urmia nel
settembre 1605. Il trattato di Nasuh Pasha, stipulato il 20 novembre 1612,
mise fine al conflitto tra le due potenze musulmane con gli ottomani che
cedevano ai persiani la sovranità su tutto il Caucaso, riportando i confini a Lo scià di Persia ʿAbbās I il
quelli stabiliti nella Pace di Amasya del 1555. Meglio andarono i rapporti Grande, combatte una
diplomatici con gli stati europei, grazie alla stipula di capitolazioni con guerra ottomano-safavide
Inghilterra, Paesi Bassi, Francia e Repubblica di Venezia, confermando che tra il 1603 e il 1618
l'impero godeva ancora di prestigio in politica estera e commerciale.[49] Il 23
settembre 1617, il beylerbey (governatore) Iskender Pascià negoziò
vantaggiosamente la pace di Busza con cui terminava la guerra di successione moldava che aveva visto
l'impero ottomano contrapposto alla confederazione polacco-lituana desiderosa di espandere il proprio
potere fino al Danubio. Nonostante la pace avesse imposto alla confederazione di rinunciare ad ogni pretesa
sui principati danubiani, nel 1620 ciò venne disatteso con la ripresa della contesa sulla Moldavia e
sull'Ucraina, dando inizio alla prima guerra polacco-ottomana che tuttavia si concluse l'anno seguente senza
che vi fossero modifiche territoriali.[49]

Nel 1617 il pio sultano Ahmed I, ricordato anche per aver fatto erigere la
celebre Sultanahmet camii (detta "moschea blu"),[50] morì lasciando un
impero in crisi lacerato da una crescente corruzione negli apparati
burocratici statali e dall'indisciplina nelle file dell'esercito. A lui succedette
il fratello Mustafa I che, solamente l'anno successivo, venne venne deposto,
poiché considerato affetto da demenza, in favore del suo giovane nipote
Osman II.[51] Osman si dimostrò un sultano energico, ben diverso dai suoi
più immediati predecessori. Dopo aver guidato personalmente l'esercito
contro i polacchi, iniziò ad introdurre sostanziali riforme
nell'amministrazione, iniziando un processo di “turchizzazione” di queste
mettendo in discussione l'antica pratica del devscirme, limitando il potere
degli ulema e dei giannizzeri. Queste iniziative crearono un forte
malcontento tra molte personalità dell'impero che sfociarono nell'arresto e
assassinio del sultano nel 1622; l'instabile ma innocuo Mustafa I venne
rimesso sul trono dell'impero.[52]
Il sultano Ahmed I
Ma anche questa volta il regno di Mustafa durò poco meno di un anno: nel
1623 venne nuovamente deposto e imprigionato dal fratello di Osman II, che
diverrà il nuovo sultano con il nome di Murad IV. Poiché Murad aveva solamente undici anni, per la prima
parte del suo regno il potere fu esercitato dai suoi diversi tutori e soprattutto da sua madre, la potente Kösem
Sultan, che di fatto governò l'impero. Approfittando di questo periodo di debolezza politica, lo scià ʿAbbās I
tornò ad attaccare gli ottomani scatenando una guerra che si protrasse tra il 1623 e 1639 durante la quale
riuscì, nel gennaio 1624, a prendere Baghdad, facendo strage degli abitanti sunniti e spingendosi fino al
Kurdistan. Nel frattempo, all'interno dell'impero le ribellioni sono all'ordine del giorno: Rumelia, Crimea,
Egitto, Yemen, Libano e Costantinopoli sono teatri di aspre sommosse. Gli insorti chiesero la deposizione
del sultano, arrivando a mettere a repentaglio la sua stessa incolumità e assassinando il gran visir Hafız
Ahmed Pasha.[53]
Da quel momento, il ventiduenne Murad IV cambiò totalmente
atteggiamento, iniziando a governare personalmente l'impero con risolutezza
e le sue riforme portarono in poco tempo ad instaurare l'ordine e a rafforzare
l'impero. Dopo aver combattuto una breve guerra contro la Polonia tra il
1633 e il 1634, Murad partecipa ad una campagna di successo contro i
Safavidi in Armenia e Azerbaigian, anche se i territori conquistati vennero
persi poco dopo. Nel 1638 riconquista Baghdad dopo soli 39 giorni di
assedio, costringendo lo scià Safi di Persia a sottoscrivere il trattato di
Zuhab, concluso il 17 maggio 1639, con il quale venne definito il confine
ottomano-persiano con l'Iraq che passava in maniera permanente agli
ottomani.[54] Murad IV morì a 27 anni, a causa di una cirrosi, nel 1640; il
suo regno non è ricordato solo per i successi militari e per aver ristabilito
l'ordine nell'impero, ma anche per le sue riforme vole a restaurare le
tradizioni religiose e morali legate all'Islam: bandì gli alcolici, tabacco e il
caffè, fece chiudere le taverne considerate un luogo ove si fomentavano le
ribellioni; applicò una giustizia dura, talvolta definita crudele; benché avesse
favorito l'arte e la letteratura, mise dei limiti ben fermi alla libertà di Murad IV sul trono. Il breve
regno di Murad fu
espressione. Assieme ai suoi consiglieri, fu anche in grado di riformare
caratterizzato da diverse
l'economia e la politica per far riguadagnare loro i fasti ormai perduti.[55]
riforme che ristabilirono
l'ordine nell'impero,
A Murad IV succedette Ibrahim I il quale si
rinvigorirono le finanze e
disinteressò completamente del governo,
ripristinarono la tradizione
molti lo ritennero pure affetto da una
islamica.
malattia mentale, che venne tenuto dalla
madre Kösem Sultan e dal gran visir
Kemankeş Kara Mustafa Pascià che tuttavia
verrà successivamente destituito e giustiziato agli inizi del 1644. Con la
morte del gran visir e con un sultano mentalmente instabile l'impero
sprofondò nel caos: nel 1645 scoppiò la guerra di Candia contro Venezia,[56]
le finanze andarono in crisi e non fu possibile pagare regolarmente i membri
dell'esercito. La situazione drammatica portò alla destituzione del sultano e
al suo assassinio; salì dunque sul trono il figlio Mehmed IV di soli sei anni
La potente Kösem Sultan portando ad un nuovo capitolo del “sultanato delle donne”. Il potere venne
infatti detenuto dalla madre, Turhan Hatice Sultan, che era riuscita a fare
uccidere la rivale Kösem Sultan, nonna del sultano.[57] Tuttavia, non fu
possibile instaurare un governo autorevole e stabile, tanto che tra il 1644 e il 1656 si succedono ben 18 gran
visir dei quali quattro vennero giustiziati e 11 destituiti.[57] Il deficit dell'impero raggiunse la ragguardevole
cifra di 150 milioni di aspre, le rivolte tra i giannizzeri e i siphai erano frequenti come quelle che
coinvolsero i cittadini appartenenti a diverse cooperazioni. Ad aggravare la situazione, gli ulema spinsero
verso verso una politica conservatrice, rifiutando qualsiasi apertura verso la modernità e a qualsiasi tentativo
di riforma, aggravando lo stato di arretratezza dell'impero che già iniziava a profilarsi.[58]

Intanto nella guerra in corso contro Venezia l'impero ottomano subisce pesanti sconfitte: vengono perse
Samotracia, Lemno, Tenedo e, nel 1656, la Serenissima arrivò a bloccare lo stretto dei Dardanelli seminando
il panico a Costantinopoli nel timore di un possibile attacco alla città con conseguente impennata dei prezzi.
Il sultano, incapace di fronteggiare la situazione, decise di affidarsi a Mehmet Köprülü nominandolo gran
visir, incarico che accettò solamente dopo aver ottenuto pieni poteri; Mehmet era il capostipite della famiglia
Köprülü che vedrà ben sei suoi appartenenti divenire gran visir dell'impero ottomano nel corso del tempo.[59]

L'epoca dei Köprülü


Il nuovo gran visir si dimostrò all'altezza del difficile compito inaugurando,
con il suo governo, un periodo più che ventennale caratterizzato da una
ritrovata stabilità e da un riordino amministrativo, anche a costo di un
frequente ricorso alla pena di morte per sedare le rivolte.[60] Mehmet
Köprülü è anche ricordato per aver favorito la costruzione di numerosi
edifici religiosi, come la Moschea di Yeni Valide a Costantinopoli.
Nell'estate del 1660, un vasto incendio colpì proprio la capitale e le cui
cronache raccontano della perdita di 4 000 abitanti e 28 000 case e 300
palazzi, circa i due terzi della città.[61]

Prima della sua morte, avvenuta nel 1661, Mehmet riuscì a far nominare
come suo successore alla carica di gran visir il figlio Fazıl Ahmed Köprülü;
continuatore della politica paterna, affiancò la rigida gestione del potere ad
un mecenatismo verso scrittori ed artisti, tanto da essere il fondatore della
biblioteca Köprülü, ancora oggi una delle più importanti della Turchia.[62]
Ma fu in politica estera che Fazıl Ahmed ottenne i suoi più limpidi successi:
nel 1664 portò il sultano Maometto IV a firmare la vantaggiosa pace di
Eisenburg con la quale si concluse la quarta guerra austro-turca, mentre Il sultano Mehmed IV.
cinque anni più tardi conquistò l'isola di Creta dopo un lunghissimo Durante il suo regno, il
assedio.[63] Con il trattato di Żurawno dello stesso anno l'impero ottomano potere venne affidato nelle
acqisisce il controllo della Podolia e vengono intrecciate relazioni mani del gran visir Mehmet
diplomatiche con lo zar di Russia, così come si rinnovano le capitolazioni Köprülü
con Francia, Inghilterra e Olanda.[64]

Nel 1676 alla carica di gran visir viene nominato Kara Mustafa Pascià,[65]
descritto dagli storici come “Ambizioso, autoritario, ma anche avido di
denaro e profondamente xenofobo. Colpisce gli ambasciatori e i mercanti
stranieri con soprusi e pesanti ammende, prendendo a pretesto ogni minimo
incedente, per procurar loro difficoltà”.[66] La sua ambizione lo porterà ad
intraprendere campagne militari di scarso successo contro i russi e, nel 1683,
a condurre un'enorme armata di 300 000 uomini al secondo assedio
ottomano di Vienna, nella guerra austro-turca. Prima dell'assalto finale, le
forze ottomane furono spazzate via dagli alleati degli Asburgo nella
battaglia di Vienna, tanto che il sultano Maometto IV verrà convinto a
deporre Kara Mustafa e a nominare al suo posto Kara İbrahim Pascià.[67][66]

Con la sconfitta di Vienna, l'impero ottomano dovette fronteggiare una


colazione tra paesi cristiani. In questo contesto venne combattuta tra il 1684
e il 1699 la guerra di Morea che si concluse con la perdita del Peloponneso a
Kara Mustafa favore di Venezia.[68] Nel 1687 la sconfitta occorsa nella battaglia di Mohács
contro gli Asburgo, che aprì la conquista di Belgrado nel più ampio contesto
della quinta guerra austro-turca, gettò l'impero turco nel caos che portò la
sostituzione del sultano Maometto IV con il fratello Solimano II, ma sarà la nomina a gran visir
dell'energico Bekri Mustafa Pascià a sedare le rivolte.[68]

Due anni più tardi la carica di gran visir torna nelle mani della famiglia Köprülü con Fazıl Mustafa Pascià il
quale, tuttavia, morirà nel 1691 durante la disastrosa Battaglia di Slankamen ma non prima di aver imposto
Ahmed II come successore di Solimano II. Sultano di scarse capacità, Ahmed muore il 6 febbraio 1693 e
viene sostituito da Mustafa II di indole ben diversa. Il uovo sultano, infatti, governa con fermezza, riduce le
spese pubbliche, contrasta la galoppante inflazione, ristabilisce ordine nell'esercito e rimoderna la flotta con
la quale sconfiggerà i veneziani per ben due volte. Tuttavia, nel 1696 dovette cedere Azov allo zar Pietro il
Grande e venne sconfitto pesantemente nella Battaglia di Zenta dall'esercito asburgico guidato da Eugenio di
Savoia che porto alla firma, il 26 gennaio 1699, alla pace di Carlowitz con cui terminò la guerra austro-
turca[69] con la quale gli ottomani persero vasti territori dimostrando una decadenza oramai conclamata.[70]

XVIII secolo: lo scontro con l'Austria e la Russia

Il XVIII secolo si aprì con il tentativo di cancellare la disfatta della


pace di Carlowitz con l'impero ottomano che dichiarò, nel 1712,
guerra a Venezia. La seconda guerra di Morea che ne scaturì si
concluse con la pace di Passarowitz, sottoscritta dal sultano Ahmed
III, con la quale i turchi rientravano in possesso dei territori persi in
Grecia ma subivano ingenti perdite nei Balcani. Il trattato segnerà
anche la fine dei conflitti con la Serenissima e l'inizio di un periodo
di pace tra cristiani e ottomani.[71]

Ben diversa fu la situazione interna. Una rivolta dei giannizzeri


guidata dall'albanese Patrona Halil contro il sultano accusato di aver Illustrazione dal Surname-i Vehbi, un
tradito le tradizioni ottomane in nome di un rinnovamento portò nel libro sui festeggiamenti per la
1730 alla deposizione di Ahmed e alla sua sostituzione con il nipote circoncisione di tre figli del Sultano
Mahmud I. Nello stesso anno scoppiò una nuova guerra contro la Ahmed III
Persia che terminò nel 1735 con il trattato di Costantinopoli con cui
gli ottomani dovettero cedere il Caucaso senza poter reagire in
quanto gli si profilava un nuovo scontro contro la Russia e l'Austria. Grazie alla vittoria colta nella battaglia
di Grocka, il conseguente trattato di Belgrado segnò un'importante successo per gli ottomani che
riconquistarono la Serbia settentrionale, fissando i confini con l'Austria sulla linea formata dai fiumi Sava e
Danubio.[72] Nello stesso anno, l'impero ottomano, siglò anche il vantaggioso trattato di Zuhab con cui si
mise fine alla lunga guerra ottomano-safavide con cui si riconosceva il controllo ottomano sull'Iraq.[72]

Nel frattempo, nell'impero furono realizzate riforme nel campo dell'educazione e nella tecnologia, inclusa la
fondazione di istituti di istruzione superiore come l'Università tecnica di Istanbul. Nel 1734 nacque una
scuola di artiglieria per adeguarsi ai metodi di artiglieria occidentali, ma il "clero" musulmano ne ottenne la
chiusura, presentando inadeguate argomentazioni di teodicea, tanto che nel 1754 la scuola fu riaperta, ma in
segreto. Nel 1726, Ibrahim Muteferrika convinse il gran visir Nevşehirli Damat İbrahim Pascià, il Gran
Mufti e le autorità religiose dell'efficienza della stampa, e più tardi il sultano Ahmed III garantì a
Muteferrika il permesso di pubblicare libri di argomento profano (nonostante l'opposizione di alcuni
calligrafi e leader religiosi). La stampa di Muteferrika pubblicò il primo libro nel 1729 ed entro il 1743
aveva prodotto 17 lavori in 23 volumi, ciascuno tra le 500 e le 1 000 copie.

Negli anni successivi, il governo ottomano poté concentrarsi maggiormente nella riorganizzazioni interna,
favorita dalla pace con i paesi europei impegnati in una serie di conflitti tra di loro (guerra di successione
austriaca e dei sette anni). Nel 1754 Osman III era divenuto il nuovo sultano il cui breve regno venne
caratterizzato da una crescente intolleranza verso i non musulmani Nel 1757 venne sostituito dall'energico
Mustafa III che cercò di modernizzare l'esercito e l'apparato statale dell'impero, per riportarlo ai livelli delle
potenze dell'Europa occidentale.[73] Negli ultimi anni della sua vita non poté comunque evitare una nuova
guerra contro la Russia che costò la perdita della Crimea, conquistata nel 1769 dalle ben più forti truppe
russe di Caterina la Grande. L'anno seguente, inoltre, la flotta ottomana venne distrutta nella battaglia di
Chio.[73] Nel 1772 iniziarono le trattative per mettere fine al conflitto che sfociò nella firma, il 21 luglio
1774, da parte del nuovo sultano Abdül Hamid I del trattato di Küçük Kaynarca con cui l'impero cedette alla
Russia vari territori e gli riconosceva il diritto di protezione sugli abitanti di fede ortodossa.[74] In margine a
ciò va però ricordato che, nel trattato la cancelleria ottomana impiegò senza alcuna obiezione interna e
internazionale la titolatura di califfo per il sultano ottomano, funzione già di fatto espressa comunque fin dal
1517, dopo la vittoria di Selim I a spese del sultanato mamelucco.
Le numerose sconfitte convinsero il
sultano Abdül Hamid dell'esigenza
di riformare l'impero e pertanto
scelse gran visi che condividessero
questa urgenza. Il governo ottomano,
inoltre, accusava una sostanziale
perdita di autorità nelle provincie
dell'impero dove notabili locali
gestivano il potere in maniera quasi
indipendente.[75] Il sultano scelse di L'ambasciatore olandese Frederik
non utilizzare la forza ma di operare Gijsbert van Dedem viene ricevuto
compromessi per riformare il suo dal sultano Abdül Hamid I
impero. Tentò di rimodernare
l'esercito, creando una artiglieria più
Il sultano Mustafa III, detto evoluta e conferendo a Cezayirli Gazi Hasan Pasha l'incarico di
l'"innovatore" riorganizzare la flotta. Vengono inoltre chiamati diversi tecnici
dall'occidente, in particolare francesi, nell'auspicio di colmare il divario
tecnologico con l'Europa, ma suscitando critiche dalle frange più
tradizionaliste dell'impero.[76] Per rilanciare l'economia e la cultura viene favorito l'artigiano locale e la
pubblicazione di libri, quest'ultima una attività in passato spesso osteggiata dagli ulema.[77]

Nonostante l'impegno di Abdül Hamid, le riforme appaiono


insufficienti ad invertire la rotta verso la decadenza, tanto che
Russia, Austria e Venezia progettano di smembrare e spartirsi
l'impero oramai indebolito e tali ambizioni sono fermante solo
dall'Inghilterra e dalla Prussia che si schierano a fianco degli
ottomani, dando inizio ad una serie di ingerenze straniere che
indeboliranno, nel corso del tempo, ancora di più il governo di
Costantinopoli. Nel 1784,il sultano firmò il trattato di Aynalıkavak
con cui l'impero ottomano perse la Crimea[78] ma, nel tentativo di
I confini settentrionali dell'impero
riconquistarla, dichiarò tre anni più tardi una nuova guerra contro la
ottomano nel 1788
Russia. Abdül Hamid non poté vedere la fine del conflitto, essendo
morto il 7 aprile 1789, ma toccò al suo successore Selim III firmare
il trattato di Iași con cui si mise fine alle ostilità con una sconfitta per
gli ottomani che videro le loro frontiere con la Russia stabilirsi sul fiume Kuban', circa lo status quo ante
guerra.[79]

Il tentativo di riforma di Selim III e i colpi di stato

Selim III fu un sultano che dimostrò “una volontà di rinnovamento dello stato ottomano che fa di lui il vero
precursore dei sultani e dei gran riformatori del XIX secolo”, tanto da essere annoverato da taluni tra i
monarchi illuminati.[80] Tra le sue prime riforme vi fu quella dei giannizzeri, a cui si impose una nuova
gerarchia, un addestramento obbligatorio e un reclutamento e uno stipendio maggiormente basati sulla
meritocrazia. Anche ai Sipahi vennero imposte delle riforme.[81] Tuttavia, il conservatorismo di questi
potenti corpi militari frenò l'introduzione di queste novità, spingendo il risoluto sultano ad istituire un nuovo
corpo armato, i Nizam-ı Jedid, addestrati all'europea da ufficiali europei, con l'intento di sostituire i
giannizzeri. In ambito civile, Selim, interviene marginalmente ma favorisce la diplomazia con le potenze
europee; dimostra di apprezzare le idee illuministiche e della rivoluzione francese, interruppe, tuttavia, i
rapporti diplomatici con la Francia quando Napoleone Bonaparte invase l'Egitto nel 1798.[82]
Il regno di Selim fu, tuttavia, segnato dalle rivolte interne nelle
province, come quella dei Wahhabiti in Arabia che volevano imporre
una visione religiosa ultraconservatrice, e quelle in Anatolia, Siria,
Palestina, Bulgaria, Serbia e Albania che miravano
all'indipendenza.[83] Nel 1807 Selim decise di negoziare con i
giannizzeri in rivolta ma una fatwā emessa l'anno successivo dallo
Sheikh-ul-Islam portò alla sua cattura e all'insediamento del cugino
Mustafa IV, dando inizio ai colpi di stato ottomani del 1807-
1808.[84] Selim, non si arrese e un suo sostenitore, Alemdar Mustafa
Pascià radunò un'armata di 40 000 uomini e marciò sulla capitale.
L'azione non ebbe il successo sperato e si concluse con l'esecuzione
del deposto Selim e dello stesso Alemdar Mustafa.[85] Le riforme
volute da Selim vennero abolite dal suo successore, il debole Ritratto del sultano Selim III
Mustafà IV, il cui regno durò assai poco, essendo deposto e
rimpiazzato nel 1808 dal fratello Mahmud II per poi essere messo a
morte il 15 novembre.[86]

Declino e riforme: Mahmud II e le tanzimat (1808 - 1876)

Una volta divenuto sultano, Mahmud II dovette affrontare diversi conflitti.


Inizialmente colse un prestigioso successo sconfiggendo nella guerra
ottomano-saudita contro i wahhabiti dell'emirato di Dirʿiyya permettendo
alla Sublime Porta di riconquistare il potere sulla penisola arabica.[87] L'esito
invece fu diverso quando l'impero dovette affrontare, tra il 1821 e il 1823, la
guerra d'indipendenza greca, quando perse il Peloponneso, le Isole
Saroniche, le Cicladi, e la Grecia continentale.[88] Negli stessi anni la guerra
ottomano-persiana del 1821-1822 si concluse anch'essa a sfavore degli
ottomani che dovettero rinunciare alle pretese sull'Azerbaigian persiano.

Nel 1826 che Mahmud intraprese con successo quella modernizzazione


dell'esercito che era costata la vita a Selim III. Per prima cosa, senza
Il sultano Mahmud II dichiarare apertamente lo scontro contro i giannizzeri, decide di far
addestrare un nuovo corpo dell'esercito nella maniera più simile a come
veniva fatto per i soldati occidentali. Alle minacciose proteste dei
giannizzeri, che temevano la loro abolizione, il sultano rispose ordinando il 13 giugno all'artiglieria di fare
fuoco sulla oramai ex truppa di élite dell'impero. Le caserme dei giannizzeri vennero date alle fiamme, i loro
capi passati per le armi; il risultato fu una carneficina. L'episodio passò alla storia come l'"incidente di buon
auspicio" e si concluse con l'abolizione ufficiale dei giannizzeri avventa il 17 giugno.[89]

Tutto l'impero venne presto investito dal nuovo corso di modernizzazione ed europeizzazione: a partire dal
1826 venne imposto all'esercito e agli impiegati statali di abbandonare il tradizionale turbante e di adottare il
fez di lana rossa; i palazzi delle principali città assunsero un aspetto sempre più europeo; nel 1831 iniziarono
le pubblicazioni del Takvim-i Vekayi, il primo giornale ottomano; nel 1836 vennero istituiti i ministeri
dell'interno, della giustizia e del tesoro; nello stesso anno fu istituito un sistema di quarantena per prevenire
le frequenti epidemie di peste; tra il 1830 e il 1850 a Costantinopoli iniziarono a lavorare fabbriche statali
dotate di macchine a vapore; i frequenti contatti con Parigi comportano la sostituzione del persiano con il
francese come lingua delle classi più elevate.[90] Tutte queste riforme furono solo l'antefatto di un progetto
ben più ampio, che Mahmud II poté solo inaugurare, noto con il nome di tanzimat che, iniziato ufficialmente
nel 1839 si concluderà nel 1876.[91]
Nel 1839, il viceré d'Egitto, insoddisfatto per il suo parziale controllo della
Siria, dichiarò guerra nuovamente agli ottomani. Mahmud II ordinò di
avanzare verso la frontiera siriana ma vennero fermati nella battaglia di
Nezib. Mahmud II morì di tubercolosi pochi giorni dopo la disastrosa
sconfitta delle sue truppe. A lui succedette il figlio sedicenne, Abdülmecid I,
subito costretto ad allacciare contatti diplomatici con la Gran Bretagna per
salvare il trono. La necessaria apertura verso la Gran Bretagna si rivelò
tuttavia negativa per l'autonomia dell'impero che si ritroverà sempre di più a
dipendere dalle potenze straniere, sia in campo militare che economico, fino
alla sua completa disgregazione. Ad esempio, un accordo commerciale con
la Gran Bretagna, stipulato nel 1838, causò una crisi senza precedenti per gli
artigiani locali non in grado di competere con le merci occidentali.[92]

Il periodo delle tanzimat, dunque, continuò sotto i successori di Mahumud


ma ciò fu possibile soprattutto grazie ad alcuni abili gran visir come Koca
Mustafa Reşid Pascià, Mehmed Emin Rauf Pascià e Mehmed Alì Pascià,
che governarono tra il 1839 e il 1876.[93] Vengono introdotte la carta moneta,
l'inno nazionale, la bandiera; nasce l'università.[94] Venne riformato il
sistema bancario, depenalizzata l'omosessualità, a legge religiosa sostituita
con la legge laica (nel 1850 entrò in vigore un codice commerciale di
ispirazione francese)[95] e le vecchie corporazioni evolsero in fabbriche
moderne. Vengono aboliti i millet, le comunità autonome all'interno
dell'impero, sancendo l'uguaglianza davanti alla legge delle varie Pagina del giornale Takvim-i
confessioni religiose.[96] Il 23 ottobre 1840 venne istituito il ministero delle Vekayi
poste ottomano.[97]

La popolazione cristiana dell'impero, per via della sua istruzione superiore, iniziò a crescere di importanza
rispetto alla maggioranza musulmana, portando a risentimenti da parte di quest'ultimi. Nel 1861 c'erano 571
scuole primarie e 94 secondarie dedicate ai cristiani ottomani, a cui partecipavano un totale di 140 000
alunni, un numero di molto superiore rispetto ai bambini musulmani che frequentavano la scuola nello
stesso periodo, i quali era ulteriormente ostacolati dal tempo che erano costretti ad impiegare per studiare
l'arabo e la teologia islamica. A loro volta, i livelli di istruzione superiore permisero ai cristiani di ricoprire
ruoli più importanti nell'economia e nella dirigenza dell'impero, contribuendo a influenzare i cambiamenti in
atto. Nel 1911, delle 654 compagnie all'ingrosso operanti a Istanbul, 528 erano di proprietà di greci.[98]

La guerra di Crimea (combattuta tra il 1853-1856) fu una delle


maggiori campagne militari tra le potenze europee per porre la
propria influenza sui territori dell'Impero ottomano oramai
chiaramente in declino. L'onere finanziario della guerra portò lo
stato ottomano a ricevere, il 4 agosto 1854, prestiti esteri per un
importo di 5 milioni di sterline.[99][100][101] La guerra causò un esodo
dei tatari di Crimea, circa 200 000 dei quali si trasferirono
nell'Impero ottomano durante continue ondate di
[102][103]
La battaglia di Navarino, un evento emigrazione.
della guerra di Crimea
Mentre l'impero ottomano tentava di modernizzare le sue
infrastrutture e istituzioni, si aprì davanti a lui un diverso tipo di
minaccia, ovvero quella dei creditori. In effetti, come ha scritto lo storico Eugene Rogan, "la più grande
minaccia all'indipendenza del Medio Oriente" nel diciannovesimo secolo "non erano gli eserciti d'Europa
ma le sue banche".[104] Lo stato ottomano, oberato dai debiti contratti per finanziare la guerra di Crimea, fu
costretto a dichiarare bancarotta nel 1875.[105] Sei anni più tardi dovette accettare di far controllare il proprio
bilancio da un'istituzione, nota come “amministrazione del debito pubblico ottomano”, composta da europei
alla cui presidenza si alternavano francesi e inglesi. Tale istituto controllava parte del sistema economico
ottomano facendo ricorso alle sue prerogative per garantire gli interessi europei, spesso a scapito di quelli
ottomani.[105]

L'autocrazia di Abdul Hamid II e l'inizio della disgregazione: 1876-1908

A partire dal 1871, il sultano Abdul Aziz impresse al paese una svolta
reazionaria, rifiutando formalmente la concessione di una costituzione, una
linea politica largamente contestata dal movimento dei Giovani ottomani.
Nello stesso periodo, l'impero conobbe una profonda crisi dovuta anche alla
fortissima penetrazione economica delle potenze europee. A causa di tutto
ciò. Il 28 maggio 1876 Abdul Aziz venne deposto e pochi giorni dopo fu
trovato morto, ufficialmente per suicidio. A lui succedette il nipote Murad
V, il cui regno durò solo 93 giorni prima di essere anch'egli deposto a causa
di una presunta malattia mentale.[106]

Il 31 agosto del 1876 Abdul Hamid II divenne il nuovo sultano ottomano,


l'ultimo con poteri assoluti e colui che ritardò di alcuni decenni la
modernizzazione della Turchia, con i suoi metodi autocratici e talvolta
spietati nei rapporti con i separatisti. Per la sua indecisione in politica estera,
sotto di lui l'impero andò via via verso una inarrestabile disgregazione. Con
la salita al sultanato di Abdul Hamid il periodo riformista raggiunse il
Costituzione del 1876
culmine con la promulgazione della costituzione del 1876, chiamata Kanûn-
u Esâsî; tuttavia questa prima esperienza costituzionale turca durò poco,
infatti solo due anni dopo il sultano la sospese.[107]

Nel 1876 i bashi-bazouk ottomani repressero brutalmente la rivolta


bulgara arrivando a massacrare fino a 100 000.[108] Due anni dopo,
nel 1878, terminò la guerra russo-turca con una sconfitta schiacciate
dell'impero ottomano. Di conseguenza, i possedimenti ottomani in
Europa si restrinsero drasticamente: la Bulgaria divenne un
principato indipendente all'interno dell'impero; la Romania
raggiunse la piena indipendenza; anche Serbia e Montenegro
ottennero l'indipendenza, ma con territori più piccoli. Nello stesso
La resa di Osman Pascià (a sinistra) anno, l'impero austro ungarico occupò unilateralmente le province
ferito, ricevuto dallo zar Alessandro II ottomane di Bosnia-Erzegovina e Novi Pazar.[109]
nella guerra russo-turca
Il primo Ministro britannico Benjamin Disraeli, in occasione del
Congresso di Berlino, chiamato a rivedere i confini dell'Europa
dell'est, del del 1878, ha sostenuto il ripristino dei territori ottomani nella penisola balcanica e, in cambio,
alla Gran Bretagna venne concessa l'amministrazione di Cipro.[110] Quattro anni più tardi, la stesa Gran
Bretagna, inviò truppe in Egitto per reprimere la rivolta di 'Orabi, in quanto il sultano Abdul Hamid II non si
dimostrò sufficientemente risoluto per mobilitare il proprio esercito, spaventato della possibilità di
fomentare un colpo di stato, perdendo di fatto il controllo di entrambi i territori. Abdul Hamid II era così
spaventato dalla minaccia di un possibile colpo di Stato che non permetteva alle forze armate di condurre
sostanziali addestramenti, per timore che ciò poteva servire come copertura per un'azione sovversiva. Nel
1883, una missione militare tedesca comandate dal generale Colmar von der Goltz arrivò per addestrare
l'esercito ottomano, dando vita alla cosiddetta "generazione Goltz", un gruppo di ufficiali addestrati in
Germania che successivamente svolsero un decisivo ruolo nella politica estera degli ultimi anni
dell'impero.[111]
Dal 1894 al 1896, il governo ottomano si macchiò dei massacri hamidiani, l'uccisione di un numero
imprecisato di armeni, stimato tra i 100 000 e 300 000, che vivevano nell'impero, un'azione che è
considerata il primo atto del genocidio armeno.[112]

Giovani turchi e secondo periodo costituzionale

I “Giovani Turchi” (ufficialmente noti con il nome di "Comitato per


l'Unione e il Progresso") fu un movimento composto da intellettuali
e ufficiali che si prefiggeva l'obiettivo di trasformare l'impero,
considerato economicamente e socialmente molto arretrato, in una
moderna monarchia costituzionale. I primi loro moti risalivano già al
1889 ma erano stati soffocati con facilità e i suoi membri perseguiti
dalla polizia del sultano; molti esponenti dovettero trovare rifugio
all'estero. Divisi in cellule indipendenti, quella di Salonicco poté
crescere di influenza grazie ad un minor regime di censura. Tra gli
appartenenti si annoverava anche colui che diverrà il padre della Il I congresso dei Giovani turchi a
Turchia Moderna: Mustafa Kemal Atatürk. Da Salonicco la loro Parigi, 1902
propaganda si diffuse velocemente per tutto l'Impero fino ad arrivare
all'estate del 1908 quando alcuni ufficiali aderenti al movimento
marciarono col loro esercito contro Istanbul, trovando una flebile resistenza, costringendo il sultano Abdul
Hamid II a ripristinare, il 24 luglio, la costituzione del 1876. Tra i festeggiamenti della popolazione, venne
inoltre abolita la censura, liberati i detenuti politici e indette per l'autunno le elezioni del Parlamento.[113]
Nonostante che il sultano mantenesse ancora la sua carica, il potere era detenuto dal “Comitato Unione e
Progresso” guidato da tre uomini appartenenti al movimento rivoluzionario. Le elezioni si tennero poi come
promesso, tra i festeggiamenti della popolazione, e il nuovo Parlamento poté insediarsi il 17 dicembre.[114]

Nel frattempo, a Costantinopoli andava ad affermarsi un movimento


integralista guidato da un predicatore, Alì il Cieco, che il 7 ottobre 1908
arrivò a condurre una moltitudine di cittadini a chiedere al sultano il ritorno
all'ortodossia religiosa e il ripristino della Shari'a, al legge islamica.[115] A
novembre venne pubblicato un giornale integralista, il 3 aprile dell'anno
seguente aprì la “Società di Maometto” con il supporto di molti Sufi e
Imam, tra il 12 e il 13 aprile l'esercito si ammutinò e chiese anch'egli la
Shari'a. La controrivoluzione degli integralisti ebbe un iniziale successo
tanto che il sultano nominò un nuovo governo a cui a capo fu il gran visir
Ahmet Tevfik Pascià.[116]

Il nuovo governo integralista non ebbe però vita lunga; immediatamente il


generale Mahmut Şevket Pascià al comando di un'armata partì da Salonicco
Il sultano Abdul Hamid II.
e, tra il 23 e il 24 aprile, arrivò a Costantinopoli dove occupò le caserme e
Venne deposto il 27 aprile
mise fine alla controrivoluzione.[117] Il sultano Abdul Hamid venne accusato
1909
di insurrezione e, nonostante le sue difese, venne esautorato e mandato in
esilio a Salonicco.[118] Al suo posto venne messo il fratello Mehmet V,
considerato più liberale e quindi maggiormente gradito ai i Giovani Turchi; il suo ruolo era comunque privo
di potere effettivo: le decisioni venivano in realtà prese da vari membri del governo ottomano e in
particolare dai cosiddetti "Tre Pascià", Ismail Enver, Mehmed Talat e Ahmed Djemal.[119]

A questo punto, il governo dei Giovani Turchi poteva dirsi consolidato e iniziò ad essere messo in pratica
quel programma di modernizzazione che aveva ispirato il movimento. Nel 1909 fu vietata la schiavitù
(tuttavia rimase praticata per almeno un altro ventennio); nel 1910 abolite le corporazioni; vennero aperte
fabbriche, cementifici, mulini e cantieri marittimi; nel 1911 a Costantinopoli arrivò la distribuzione
dell'energia elettrica e venne fondata la prima società telefonica.[120] Tra il 1910 e il 1912 sorsero i primi
sindacati e vi furono i primi scioperi che portarono all'aumento dei salari.[121] Nonostante alcune resistenze,
la progressiva occidentalizzazione continuò, tanto si iniziò a proporre di sostituire l'alfabeto arabo con
quello latino.[122] La condizione delle donne, ancora soggette a forme di segregazione. andò incontro ad un
inizio di emancipazione: nel 1911 venne inaugurato il primo liceo femminile, nel 1913 nacquero le prime
organizzazioni femminili.[123]

Dissoluzione dell'Impero ottomano

Il nuovo regime tentò quindi di modernizzare il paese ma non riuscì


ad evitargli il progressivo indebolimento sulla scena internazionale.
Nel 1911, il Regno d'Italia governato da Giovanni Giolitti iniziò una
guerra per il possesso delle regione ottomane della Tripolitania e
della Cirenaica. Durante le fasi del conflitto, nel 1912, la marina
italiana arrivò a bloccare lo stretto dei Dardanelli. Il conflitto si
risolse con la pace di Losanna con la quale gli ottomani cedevano il
territorio libico all'Italia, mantenendo però una equivoca sovranità
religiosa sulle popolazioni musulmane del luogo.[N 1][124] Truppe ottomane schierate sul
confine con il Montenegro nel corso
Il governo ottomano si trovò in grave difficoltà anche sul fronte della prima guerra balcanica
interno, infuocato dai difficili rapporti con le popolazioni europee
ancora sottomesse, che si coalizzarono rapidamente contro di loro.
In questo scenario, il 17 ottobre 1912,[125] scoppiò la prima guerra balcanica che in breve rappresentò un
disastro per i turchi che persero quassi tutte le loro provincie in Europa. I greci conquistarono Salonicco, il
15 novembre l'armata bulgara aveva occupato la Tracia con Edirne, il 28 novembre l'Albania dichiarava la
propria indipendenza. All'impero non restava che una piccola striscia della Tracia orientale.[126]

L'esercito ottomano, sconfitto, dovette ripiegare in patria insieme a oltre


400 000 profughi; a Costantinopoli la moschea di Solimano servì da campo
di accoglienza, quella di Fatih divenne un ospedale militare, Santa Sofia
accolse i malati di colera.[126] L'anno seguente però, con la seconda guerra
balcanica, i turchi entrarono in guerra insieme a Grecia, Serbia e Romania
contro la Bulgaria, e dopo la vittoria riottennero la Tracia orientale con
Edirne, con la quale potevano controllare gli stretti del Bosforo e dei
Dardanelli. La debolezza delle strutture militari spinsero i vertici del
governo turco a rafforzare e ammodernare le loro risorse militare; in
particolare il gran visir Mahmut Şevket Pascià dette impulso a tali riforme.
Ma venne fermato l'11 giugno 1913 quando fu vittima di un attentato mentre
Mappa dell'Impero si muoveva per la capitale a bordo della sua automobile.[127]
Ottomano nel 1914, alla
vigilia della Grande Guerra La dissoluzione dell'Impero non andava a concretizzarsi solamente nelle
province europee, ma anche i possedimenti nel mondo arabo stavano
sgretolandosi. Il controllo del Nordafrica era stato invece già da tempo
perduto, con il Marocco esposto alle mire tedesche, spagnole e francesi, con l'Algeria occupata stabilmente
nel 1830 dalla Francia (che lo trasformerà in "territorio metropolitano") e con la Tunisia diventata
protettorato francese. Nel frattempo, il deputato a La Mecca aveva già preso contatti con l'Inghilterra per
preparare l'indipendenza della penisola arabica mentre altri provincie perseguivano gli stessi obiettivi.[128]

Nel 1914, alla vigilia della Grande Guerra, l'Impero ottomano controllava ancora la Siria, il Libano, la
Palestina e i territori comprendenti la Giordania, l'Iraq e la penisola arabica; l'Egitto continuava a far parte
dell'impero come stato autonomo, anche se di fatto era un protettorato dei britannici.
La "Grande Guerra" e la fine

Nei giorni che seguirono lo scoppio della prima guerra mondiale


l'impero ottomano si interrogava se scegliere di rimanere neutrale o
di schierarsi dalla parte degli Alleati della prima guerra mondiale o
degli Imperi centrali. Nel 1914 l'Impero ottomano si trovava in solidi
rapporti con la Germania, che da tempo investiva capitali nello
sviluppo economico dell'Impero e curava l'addestramento delle sue
forze armate.[129] L'influente ministro della guerra Ismail Enver era
un filo-tedesco ma il governo ottomano era ancora diviso sulla scelta
Trincee turche sul mar morto
di unirsi agli Imperi centrali, nonostante la firma di un trattato
segreto di natura militare ed economica con la Germania, avvenuta il
1º agosto 1914;[130] il sequestro, all'inizio della guerra, da parte dei
britannici di due navi da battaglia ottomane in costruzione nei cantieri inglesi provocò forte indignazione a
Istanbul e i tedeschi ne approfittarono cedendo agli ottomani i due incrociatori Goeben e Breslau, sfuggiti
alla caccia nel Mediterraneo.[129][131] Il 29 ottobre 1914 le due navi, ora battenti bandiera turca,
bombardarono i porti russi sul Mar Nero e posarono mine; La Russia replicò dichiarando guerra, subito
seguita da Inghilterra e Francia: il 1º novembre navi britanniche attaccarono un posamine turco nel porto di
Smirne, il giorno seguente un incrociatore leggero bombardò il porto di Aqaba sul Mar Rosso e il 3
novembre vennero presi di mira i forti sui Dardanelli.[132][133]

Il 9 novembre, presso la moschea di Faith a Costantinopoli, venne


proclamata la guerra santa, senza tuttavia suscitare l'acclamazione da
parte della popolazione come invece avvenne nelle altre capitali
europee. Nemmeno il sultano era favorevole alla guerra, poco tempo
dopo Mehmet V raccontò che “Il mio popolo non è più quello di una
volta. Ha vissuto troppe guerre. Ha sanguinato troppo... io questa
guerra non la volevo. Allah mi è testimone. Sono certo che il mio
popolo non la voleva”.[134]

Il 19 febbraio 1915
Dichiarazione di guerra degli
l'Inghilterra dette avvio alla
ottomani.
Campagna di Gallipoli con
l'intenzione di forzare lo
stretto dei Dardanelli.
Nonostante una superiorità numerica e un inizio delle operazioni
favorevole agli inglesi, il tentativo non ebbe successo grazie
all'insipienza alleata e alle grandi capacità dei due comandanti
ottomani, Otto Liman von Sanders e Mustafa Kemal Atatürk, allora
comandante della 19ª divisione della Quinta armata ottomana, oltre
che “dalla volontà inflessibile, dall'ostinata dedizione e 7 gennaio 1916: fasi finali
dall'incrollabile fedeltà delle truppe ottomane al loro sultano e dell'evacuazione delle truppe
califfo”, come ebbe a dire l'ufficiale tedesco Hans Kannengiesser. britanniche dopo la sconfitta nella
Dopo che entrambi gli schieramenti ebbero subito ingenti perdite, gli campagna dei Dardanelli.
inglesi capirono di non poter sfondare le linee ottomane e si
ritirarono nei primi giorni di gennaio 1916.[135]

Nel frattempo nell'impero la popolazione pativa le ristrettezze causate dalla guerra: in quattro anni il pane
arrivò a costare 38 volte di più, lo zucchero non si trovava, nella capitale gli acquedotti funzionavano a
regime ridotto e due società del gas cessarono la fornitura.[134] Le frustrazioni degli ottomani si riversarono
sugli Armeni accusati di collaborazionismo con le truppe nemiche russe e di cospirare per l'indipendenza
dell'Armenia. Così il governo dei Tre Pascià, esponenti dei Giovani Turchi, organizzò una deportazione di
questo popolo con il chiaro intento di sterminarlo, causando la morte di 6-800 000 persone; tali fatti
passeranno alla storia come il "genocidio armeno".[136][N 2]

La guerra, tuttavia, contribuì ad accelerare le politiche di


modernizzazione dell'impero: l'uso della lingua turca venne estesa
anche agli uffici privati,[137] nel 1916 il Gran Muftì di Costantinopoli
venne escluso dai governi e i tribunali religiosi sottoposti al
ministero della giustizia, a partire dal 1917 alle donne era
riconosciuto il diritto di chiedere il divorzio.[138]

Gli ultimi due anni del conflitto segnarono l'inesorabile declino


Civili armeni in marcia forzata verso il dell'Impero verso la sconfitta. Il 10 giugno 1916 lo sharīf de La
campo di prigionia di Mezireh, Mecca al-Husayn ibn ʿAlī, dopo la promessa che gli Alleati
sorvegliati da soldati turchi armati. avrebbero procurato la completa indipendenza degli arabi dal giogo
Aprile 1915. turco-ottomano, dette avvio alla cosiddetta Rivolta Araba.[137] L'11
marzo 1917 venne persa Baghdad, il 9 dicembre fu Gerusalemme a
cadere, il 1º ottobre dell'anno successivo Damasco si arrese, la stessa
Costaninopoli subiva bombardamenti aerei.[138] Ormai in ritirata su tutti i fronti e con l'esercito ridotto a un
sesto della forza originaria, all'Impero ottomano non restò altro che trattare la propria resa: il 30 ottobre i
rappresentanti ottomani siglarono l'armistizio di Mudros a bordo della HMS Agamemnon, il 1º novembre i
Tre Pascià fuggirono dalla capitale, e il 13 novembre una forza d'occupazione alleata si stabilì a
Costantinopoli.[139]

Con la sconfitta, l'Impero ottomano fu dissolto,


perdendo i territori del Vicino Oriente, che passarono
alla Francia e alla Gran Bretagna, grazie agli accordi
segreti Sykes-Picot, ufficializzati dalla Società delle
Nazioni e rivelati solo grazie al neo-costituito governo
dell'Unione Sovietica.

L'abolizione del sultanato e la nascita


della Repubblica di Turchia La Turchia secondo il trattato di Sèvres del 1922.

Dopo la sconfitta l'impero, già notevolmente ridotto dal trattato di Sèvres a


parte della penisola anatolica e della Tracia orientale, dovette subire anche
l'occupazione straniera con gli eserciti anglo-italo-francesi che presidiavano
le regioni costiere. I rappresentanti di queste tre potenze vincitrici, chiamati
Alti Commissari, avevano assunto poteri superiori a quelli dello stesso
sultano.[140]

La responsabilità della guerra non era mai stata attribuita al sultano ma era
ricaduta sui Giovani Turchi, così la famiglia regnante era uscita quasi
indenne dalla sconfitta e poté, seppur ancora per poco, mantenere le sue
prerogative.[141] Il 3 luglio Mehmet V era morto e gli successe, come
trentaseiesimo sultano ottomano il fratello minore Mehmet VI; questi cercò
Mustafà Kemal Pascià, detto
di scalzare i Giovani Turchi rimasti al governo e assorbire in sé il potere che
in seguito Atatürk (padre dei il predecessore aveva parzialmente dovuto cedere. Così, tra le varie
turchi), nel 1918 iniziative, il 22 dicembre Mehmet sciolse il Parlamento e cercò di perseguire
una politica conciliante verso la Gran Bretagna.[142]
Il 15 maggio 1919 truppe della Grecia, nella speranza di cogliere un impero ottomano in decadenza,
occuparono la zona di Smirne, suscitando un'immediata reazione da parte dei nazionalisti turchi.[143] La
risposta militare fu guidata dal generale Mustafà Kemal Pascià, detto in seguito Atatürk (padre dei turchi),
che si era messo in mostra nella vittoriosa campagna di Gallipoli.[144] Kemal era anche alla guida del
movimento di indipendenza nazionale ed era diventato primo ministro della Turchia dal maggio 1920 al
gennaio 1921 e, dall'aprile 1920, presidente della Grande Assemblea Nazionale Turca di Ankara.[145] Nel
corso della Guerra greco-turca britannici, italiani e francesi preferirono lasciare il campo e sgomberare le
loro forze armate dalla regione, e i greci dovettero affrontare da soli la riscossa turca, così come da soli
avevano proceduto a occupare ampie aree turche. Così nel 1921, dopo due anni di sanguinosi combattimenti,
Kemal riuscì a sconfiggere i greci e, il 9 settembre, poté fare il proprio ingresso a Smirne.[146] I nazionalisti
furono galvanizzati dalla vittoria riportata e iniziarono a mostrare il malcontento per l'occupazione del paese
da parte delle truppe anglo-franco-italiane; si arrivò molto vicino ad una nuova guerra che tuttavia fu
scongiurata solamente grazie all'attività diplomatica dei comandanti turchi e britannici.[147]

Dopo aver sconfitto anche l'esercito del Califfo, Kemal fece sì che il
sultano venisse esautorato dal proprio ruolo ma gli concesse di
mantenere la carica di califfo, guida politica e spirituale della
comunità islamica universale. Così il 1º novembre 1922 venne
abolito definitivamente il sultanato sancendo la fine ufficiale
dell'Impero Ottomano. Il 17 novembre, il deposto Mehmet, lasciò
Istanbul a bordo di una nave da guerra britannica.[148] La carica di
califfo passò a Abdülmecid II che manterrà tuttavia solo fino al 1924
quando al Grande Assemblea Nazionale dichiarò conclusa tale Mehmed VI, ultimo sultano
esperienza, almeno nella linea dinastica del casato ottomano. Nel dell'impero ottomano si appresta a
frattempo, il 29 ottobre 1923, Mustafa Kemal Atatürk era divento il lasciare il paese dopo l'abolizione del
primo presidente della Turchia.[149] sultanato ottomano, 17 novembre
1922

Struttura e organizzazione amministrativa


La struttura amministrativa all'interno del grande impero era dominata dal
sultano, che aveva come primo ministro un gran visir. Il sultano era
coadiuvato nelle funzioni di governo da personale amministrativo e militare
ben addestrato e, soprattutto, da lui direttamente dipendente. Spesso, infatti,
i funzionari venivano reclutati tra gli schiavi del sultano: si trattava di
giovani cristiani catturati nel corso delle conquiste o delle razzie, convertiti
alla fede islamica e poi arruolati nell'esercito o inseriti nei quadri
amministrativi. Dopo la conquista di Costantinopoli, la residenza ufficiale
dei sultani turchi fu il grandioso palazzo del Topkapi a Istanbul. Alla
sfarzosa corte ottomana erano presenti molti eunuchi, che erano per lo più
nordafricani. L'Impero ottomano era frazionato in 21 regioni, governate da
21 Pascià, che avevano a disposizione 250 Bey. Importanti elementi
dell'impero erano i Giannizzeri, una fanteria d'élite, caratterizzato dal suo
precoce uso dell'artiglieria, che sindacò talora pesantemente con le sue prese
Maometto II, il sultano che
ordinò la costruzione del
di posizione la vita politica dell'Impero.
Topkapı nella seconda metà
Fino al XX secolo l'impero era suddiviso nei tre grandi territori di Europa,
del XV secolo.
Asia e Africa, governati da un beylerbeyi d'Europa e uno d'Asia: questi
erano suddivisi in province (eyalet) a sua volta distinte in governi dei pascià
(pascialati, in turco pashalik) e dei sangiaccati (sangiak in Europa e liwa in
Asia). I sangiacchi erano governatori militari con diritto di bandiera (sanjak) concesso dal sultano. La
capitale Istanbul costituiva un distretto separato.
Devscirme

Tra il XIV e il XVII secolo nell'impero ottomano fu in vigore un sistema di


coscrizione forzosa di adolescenti cristiani per essere destinati alla carriera
militare o a quella di funzionario imperiale. Tale pratica, detta devscirme,
traducibile come “raccolta”, avveniva periodicamente a intervalli di circa 4-
5 anni e vedeva alcuni ufficiali dei giannizzeri recarsi nei villaggi dei
balcani dove selezionavano gli adolescenti che apparivano più
promettenti.[150][151] Quelli reclutati venivano condotti verso la capitale
dell'impero per essere sottoposti a un'ulteriore selezione. La gran parte di
essi era destinata a essere affidata a contadini dell'Anatolia affinché
venissero convertiti all'Islam e sottoposti a una rigida disciplina perché poi
potessero servire come soldati nei giannizzeri,[152] i migliori invece
venivano inseriti nei palazzi imperiali di Galatasaray, di Topkapi o di
Edirne, oppure in quelli appartenenti ad alti dignitari. A questo gruppo di
eccellenza veniva quindi impartita un'educazione di alto livello e si
abituavano alla vita di corte.[153] Dopo un lungo periodo, coloro che avevano Miniatura che illustra la
dimostrato qualità superiori avevano l'occasione di ricoprire le cariche più pratica del Devscirme
importanti dell'impero. Molti visir della storia vennero reclutati in questo
modo, come molti kapudan pasha (comandante della flotta) o agha dei
giannizzeri.[154] Dal 1453 al 1623, tra i 47 gran visir che si succedettero, solo 5 erano certamente di origine
turca.[155] Un caso emblematico è quello di Sokollu Mehmed Pascià, nato in una famiglia cristiana ortodossa
di Višegrad nell'attuale Bosnia ed Erzegovina, scelto nel devscirme scalò velocemente la scala gerarchica
arrivando a diventare una delle persone più potenti dell'impero.[45]

Sebbene essi fossero considerati schiavi del sultano, a questi ragazzi provenienti esclusivamente da famiglie
cristiane (la legge islamica proibiva la schiavitù dei musulmano) talvolta molto povere, veniva data
un'opportunità unica di crescere di prestigio ed economicamente, al costo dell'abbandono delle loro famiglie
di origine. Inoltre, questa schiavitù non gli negava la possibilità di competere con gli altri musulmani di
nascita in qualsiasi aspetto della vita civile e militare. Non deve perciò sorprendere che, talvolta, fossero i
loro stessi genitori a spingere i funzionari affinché scegliessero i loro figli.[156][157]

Diritto

Il sistema legale ottomano adottò, per i suoi sudditi, la legge religiosa ma allo stesso tempo il Qanun (o
Kanun), un sistema legale secolare (laico), poté coesistere con la Sharia. L'Impero ottomano fu sempre
organizzato attorno a un sistema di giurisprudenza locale facente però parte di un più ampio schema di
bilanciamento tra autorità centrale e regionale. Il potere ottomano ruotava in modo cruciale attorno
all'amministrazione dei diritti alla terra, il che dava spazio all'autorità locale per sviluppare le esigenze del
Millet (una confessione religiosa locale). Pertanto, la complessità giurisdizionale mirava a consentire
l'integrazione di gruppi culturalmente e religiosamente diversi. Il sistema ottomano era caratterizzato da tre
sistemi giudiziari distinti: uno per i musulmani, uno per i non musulmani (con ebrei e cristiani che potevano
nominare un governante per le rispettive comunità) e il "tribunale commerciale". L'intero sistema era
regolato dall'alto per mezzo del Qanun, un sistema che ebbe origine fin nell'era pre-islamica.

Questi sistemi giudiziari non erano tuttavia del tutto esclusive: ad esempio, i tribunali islamici, che erano i
tribunali primari dell'Impero, potevano anche essere utilizzati per risolvere un conflitto commerciale o
controversie tra parti in causa di religioni diverse e spesso ebrei e cristiani si rivolgevano a loro per ottenere
una decisione più autorevole su una controversa. Lo stato ottomano tendeva a non interferire con i sistemi di
diritto religioso non musulmano, nonostante legalmente avesse il potere di intervenire attraverso i
governatori locali. Il sistema legislativo della Sharia islamica venne sviluppato da una combinazione tra il
Corano; tra l'Hadīth, o parole del profeta Maometto; tra il ijmā', o consenso dei membri della comunità
musulmana; tra il qiyas, un sistema di ragionamento analogico dei
precedenti giurisprudenziali; e tra i costumi locali. Tutti i sistemi vennero
insegnati nelle scuole di legge dell'Impero, che si trovavano a Istanbul e a
Bursa.

Il sistema giuridico islamico ottomano venne istituito in modo diverso


rispetto ai tribunali europei tradizionali. A presiedere i tribunali islamici
veniva nominato un Qadi, o giudice. A partire dall'abbandono della Ijtihad,
l'interpretazione, i Qadi in tutto l'impero ottomano si concentrarono meno
sui precedenti legali e più sui costumi e le tradizioni locali nelle aree
sottoposte alla loro giurisdizione. Tuttavia, il sistema giudiziario ottomano
mancò di una struttura di appello, portando a casi giurisdizionali in cui i
querelanti potevano portare le loro controversie da un sistema giudiziario a
un altro fino a quando non avessero raggiunto una sentenza a loro favore.

Alla fine del XIX secolo,


il sistema legale ottomano
andò incontro a una
Una moglie infelice si riforma sostanziale che
appella al Qadi per via tendeva alla sua
dell'impotenza del marito, da modernizzazione e che
una miniatura ottomana ebbe inizio con l'editto di
Un processo ottomano del 1877
Gülhane del 1839. Queste
riforme inclusero il
concetto del "processo equo e pubblico di tutti gli accusati indipendentemente dalla loro religione", la
creazione di un sistema di "competenze separate, religiose e civili" e la convalida delle testimonianze dei
non musulmani. Vennero, inoltre, emanati specifici codici della terra (1858), codici civili (1869-1876) e un
codice di procedura civile.

Queste riforme erano fortemente basate su modelli francesi, come dimostrato dall'adozione di un sistema
giudiziario a tre livelli. Denominato Nizamiye, questo sistema venne esteso al livello del magistrato locale
con la promulgazione finale del Mecelle, un codice civile che regolava il matrimonio, il divorzio, gli
alimenti, la volontà e altre questioni relative allo status personale. Nel tentativo di chiarire la divisione delle
competenze giudiziarie, un consiglio amministrativo stabilì che le questioni religiose dovevano essere
gestite dai tribunali religiosi e le questioni statutarie dovevano essere gestite dai tribunali di Nizamiye.

Organizzazione militare

La prima unità militare dello stato ottomano fu un esercito organizzato dallo stesso Osman I e composto da
appartenenti alle tribù che abitavano le colline dell'Anatolia occidentale nel tardo XIII secolo. Con la
progressione dell'impero il sistema militare divenne un'organizzazione sempre più complessa con un preciso
e rigido sistema di reclutamento dei soldati. Il corpo principale dell'esercito ottomano comprendeva la
fanteria (con i celebri giannizzeri), la cavalleria, i reparti di artiglieria, la marina e le unità speciali.[158]

La fanteria (piyade) era costituita da diversi reparti i cui componenti provenivano soprattutto dalla frontiera
ed, oltre al combattimento, svolgevano ulteriori compiti come la ricognizione, gli scavi, il presidio di
fortezze o, talvolta, venivano impiegati a bordo della navi. Tra di essi vi era il famoso corpo dei giannizzeri
(Yeniçeri), reclutati tramite il devscirme erano di diritto schiavi del sultano (e lui stesso ne faceva,
formalmente, parte) e costituivano un corpo di élite. Il loro numero crebbe nel corso dei secoli, dai circa
6 000 ai tempi di Maometto II ai 35 000 del 1598; così come il loro potere che sfociò talvolta in rivolte.
Considerati un peso, sia per le finanze statali che per l'autorità del sultano, i giannizzeri finirono per essere
sterminati in quello che viene chiamato incidente di buon auspicio. Ai giannizzeri, inoltre, era affidata la
tutela dell'ordine pubblico e dello spegnimento degli incendi a
Costantinopoli; non fu raro che ai migliori di essi vennero offerti timar e
cariche governative, fino ad arrivare a diventare, in alcuni casi, gran
visir.[159][160]

La cavalleria ottomana (müsellems)


si divideva in spahi (cavalleria
pesante) e akinci (cavalleria
leggera). Composta in gran parte da
timariot, tra il XV e il XVI secolo
contava circa 50 000 appartenenti
che vivevano soprattutto nelle
provincie, in quanto la loro Spahi ottomani in battaglia
Alcuni giannizzeri scortano il remunerazione consisteva quasi
ciambellano del sultano sempre nell'assegnazione di timar
Murad IV (privilegi fiscali su fondi provinciali). La loro funzione in battaglia era
quella di proteggere i fianchi dei giannizzeri.

La marina ottomana venne sviluppata tra il XV e il XVI secolo, quando l'impero si trovò a fronteggiare
Venezia, Genova, Spagna e i pirati. Grazie alla sua flotta che arrivò a contare tra le 100 e le 150 unità navali,
perlopiù costruite negli imponenti arsenali di Gallipoli e Galata, ben presto divenne padrona assoluta del
Mediterraneo dove perse la sua invincibilità rimase intatta dalla battaglia di Prevesa del 1538 alla battaglia
di Lepanto del 1571. A capo della flotta vi era il kapudan paşa il più famoso dei quali fu senza dubbio
Khayr al-Din Barbarossa.[161][162]

Benché l'artiglieria fosse stata sviluppata piuttosto precocemente, all'interno dell'impero scarseggiarono
spesso le capacità tecniche perché evolvesse e, pertanto, fin dal XV si procedette nel far arrivare nella
capitale tecnici stranieri, soprattutto tedeschi e francesi.[163] La prima fonderia destinata alla produzione di
armi da fuoco nella capitale fu voluta dal sultano Maometto II e sorse dove oggi si trova la Moschea di Kılıç
Ali Pascià, ma fu sotto Solimano il Magnifico che vi fu uno degli incrementi maggiori del reparto che passò
dai 695 cannonieri del 1527 ai 1 204 del 1567.[164]

A partire dal XVII secolo la forza militare ottomana andò


progressivamente in crisi. Capendo la necessità di una riforma, nel
1730 il sultano Mahmud I iniziò una riorganizzazione dell'esercito
che tuttavia venne contrastata dai giannizzeri che permisero di
operare solamente sul reparto di artiglieria al cui rimodernamento
collaborò il generale francese Claude Alexandre de Bonneval che
nel 1734 fondò un'importate scuola.[165] Nel 1826 il sultano Mahmud
II sciolse il corpo dei giannizzeri e fondò il moderno esercito
moderno, chiamato Nizam-ı Jedid. Ma le vere riforme, dopo quelle
Piloti ottomani all'inizio del 1912
tentate da Selim III, che portarono al moderno esercito ottomano, si
ebbero solamente nel XIX secolo con la serie di rinnovamenti note
come tanzimat.[166][82]

Successivamente alla perdita della Grecia, avvenuta nel 1821, e dell'Algeria, nel 1830, il potere navale
ottomano andò incontro a un inesorabile declino che si tradusse in un'incapacità di controllare i propri
lontani territori d'oltremare. Il sultano Abdülaziz (regnante dal 1861 al 1876) tentò di ristabilire la propria
marina militare progettando di costruire la più grande flotta dopo quella di Gran Bretagna e Francia. Nel
1866 il primo sottomarino in forza all'Impero ottomano venne realizzato nel cantiere navale di Barrow, in
Inghilterra. Tuttavia, la debole economia ottomana non permise di sostenere tale flotta per lungo tempo,
tanto che sotto il sultano Abdul Hamid II la maggior parte delle navi venne abbandonata all'interno del
corno d'oro dove rimasero inattive per una trentina d'anni.
Economia
Il governo ottomano perseguì una politica economica basata sullo sviluppo di grandi centri commerciali e
industriali, come Bursa, Edirne e Istanbul.[167] Considerando indispensabile la presenza di eccellenti
artigiani e commercianti per la crescita di una metropoli, il sultano Maometto II e il suo successore Bayezid
II, accolsero con favore e incoraggiarono l'arrivo di molti ebrei provenienti da diverse parti d'Europa,
invitandoli a stabilirsi a Istanbul e in altre città portuali come Salonicco. A quel tempo, in gran parte
dell'Europa gli ebrei erano vittime di persecuzioni da parte dei cristiani, come avvenne ad esempio in
Spagna con la loro espulsione al termine della Reconquista.

Le conoscenze economiche ottomane intorno al XVI secolo si basavano sui semplici concetti di Stato e
Società secondo la tradizione del Medio Oriente in cui l'obiettivo finale di un'entità politica era il suo
consolidamento e l'estensione del potere del sovrano, in modo da ottenere risorse rendere prosperose le
classi produttive.[168] L'intento era quello di aumentare le entrate statali senza danneggiare i soggetti, per
prevenire disordini sociali e mantenere intatta l'organizzazione tradizionale della società. Nella prima età
moderna, l'economia ottomana si espanse notevolmente, con tassi di crescita particolarmente elevati nella
prima metà del XVIII secolo. Il reddito annuo, adeguato all'inflazione, dell'impero quadruplicò tra il 1523 e
il 1748.[169]

Nell'impero ottomano, l'organizzazione dei funzionari del tesoro e della cancelleria venne sviluppata più che
durante ogni altro governo islamico e, fino al XVII secolo, fu tra le migliori tra tutti i modelli
contemporanei.[170] Questa organizzazione portò allo sviluppo di una burocrazia scribale (conosciuta come
"uomini della penna") come un gruppo distinto, in parte formato da ulama altamente addestrati che dettero
vita a un corpo professionale. L'efficacia di questi furono alla base del successo di molti grandi statisti
ottomani.[171]

Demografia
Una stima della popolazione residente tra il 1520 e il 1535, pari a
11 692 480 abitanti, venne effettuata contando le famiglie nei registri
delle decime ottomane e moltiplicando questo numero per 5. Per
ragioni poco chiare, la popolazione nel XVIII secolo era inferiore a
quella stimata per il XVI secolo. Nel 1831 venne effettuato il primo
censimento che determinò il numero di 7 230 660 abitanti, un valore
tuttavia considerato sottostimato in quanto tale censimento aveva
l'obiettivo di registrare possibili coscritti.
Smirne sotto la dominazione
ottomana nel 1900
I censimenti dei territori ottomani iniziarono solo all'inizio del XIX
secolo e sono disponibili dati ufficiali dal 1831 in poi, ma questi non
coprivano l'intera popolazione. Ad esempio, il censimento del 1831
contava solo uomini e non era riuscito a comprendere l'intero impero. Per periodi precedenti le stime sul
numero e sulla distribuzione della popolazione si basano su modelli demografici.

Tuttavia, sembra che la popolazione abbia iniziato a risalire alla fine del XVIII secolo fino a raggiungere i
25–32 milioni prima del 1800, con circa 10 milioni di residenti nelle sole province europee (principalmente
nei Balcani), 11 milioni nelle province asiatiche e circa 3 milioni in quelle africane. La densità della
popolazione era più alta nelle province europee, il doppio di quelle nell'Anatolia, che a loro volta
triplicavano la densità osservabile nell'Iraq e nella Siria, e cinque volte quella dell'Arabia.

Verso la fine dell'esistenza dell'impero, l'aspettativa di vita era di 49 anni, tuttavia le malattie epidemiche e le
carestie causarono gravi cambiamenti demografici. Nel 1785 circa un sesto della popolazione egiziana morì
di peste e Aleppo vide la sua popolazione ridotta del 20%. Sei carestie colpirono l'Egitto tra il 1687 e il 1731
e l'ultima che colpì l'Anatolia accadde quattro decenni più tardi.

L'affermazione delle città portuali comportò un raggruppamento


delle popolazioni dovuto dallo sviluppo di navi a vapore e ferrovie.
mentre l'urbanizzazione aumentò tra il 1700 al il 1922. I
miglioramenti nella salute e nei servizi igienico-sanitari resero le
città più attraenti per vivere e per lavorare. Le città portuali, come
Salonicco in Grecia, videro la propria popolazione incrementare da
55 000 nel 1800 a 160 000 nel 1912 mentre Smirne, che contava una
popolazione di 150 000 nel 1800, arrivò a 300 000 abitanti nel 1914.
Al contrario, alcune regioni subirono un calo della popolazione: ad
esempio Belgrado diminuì di abitanti da 25 000 a 8 000,
Vista di Galata (Karaköy) e il ponte di principalmente a causa di conflitti politici.
Galata sul Corno d'Oro, fine del XIX
secolo Le migrazioni economiche e politiche ebbero un impatto in tutto
l'impero. Ad esempio, l'annessione russa e austriaca-asburgica delle
regioni della Crimea e dei Balcani comportarono un grande afflusso
di rifugiati musulmani come i 200 000 tartari di Crimea in fuga a Dobruja. Tra il 1783 e il 1913, circa 5-7
milioni di rifugiati si riversarono nell'Impero ottomano, di cui almeno 3,8 milioni provenivano dalla Russia.
Alcune migrazioni lasciarono segni indelebili, come la tensione politica tra parti dell'impero (ad esempio tra
Turchia e Bulgaria), mentre alcuni effetti centrifughi sono stati notati in altri territori. Anche l'economia fu
colpita dalla perdita di artigiani, commercianti, produttori e agricoltori. Dal XIX secolo, gran parte della
popolazione musulmana dei Balcani emigrò nell'attuale Turchia. Queste persone si chiamano Muhacir.
Quando l'impero ottomano cessò di esistere nel 1922, metà della popolazione urbana della Turchia
discendeva da rifugiati musulmani dalla Russia.

Religione
Secondo lo storico Halil İnalcık, nell'epoca dei Selgiuchidi e nei primi anni di formazione dell'impero
ottomano, i popoli turchi che dettero vita a tali imperi furono prevalentemente aleviti bektashi, mentre le
popolazioni precedenti furono essenzialmente cristiane, ortodosse o monofisite. Le turkmene arrivate in
Anatolia vennero influenzate spiritualmente da grandi personalità sufi e dell'Islam eterodosso, come Ahmed
Yesevi, Yunus Emre, Hajji Bektash Veli, Mevlana, Ibn Arabi, Abdal Musa e Kaygusuz. Molte prove
suggeriscono che i fondatori dell'Impero appartenessero a confraternite islamiche eterodosse vicine al
bektashismo. La prima madrasa (università teologica) venne fondata da Davud el-Kayserî che insegnò il
concetto della metafisica Sufi. Per Levent Kayapinar, fino al XIV-XV secolo, gli aleviti bektashi furono in
maggioranza tra gli appartenenti all'impero di lingua turca.

Prima del 1517, l'Impero ottomano non possedeva una religione ufficiale e non era basato su un sistema
religioso. Nell'anno precedente, gli ottomani misero fine al califfato dei Mamelucchi e Selim I si nominò
califfo deponendo l'ultimo califfo abbaside del Cairo Al-Mutawakkil III, segnando una svolta epocale nella
storia religiosa dell'Impero: Selim scelse, infatti, il sunnismo come religione ufficiale per il suo popolo.[31] In
tal modo, il sultano ottomano si distinse dal suo grande rivale lo Scià Isma'il I, capostipite della dinastia
Safavide e seguace dello sciismo e di Ahl al-Bayt. Circa duemila ulema vennero fatti arrivare dall'Università
al-Azhar del Cairo con lo scopo di "sunnizzare" l'Impero. Da quel momento, i capi religiosi aleviti, bektashi
e mevlevi, all'origine dell'islamizzazione dell'Anatolia e dei Balcani, vennero giustiziati o deportati.
L'alevismo venne considerato eretico dal governo ottomano oramai sunnita e Selim avviò una politica di
denigrazione, repressione e assimilazione o conversione degli aleviti che durò fino all'era repubblicana.

Nonostante che l'Islam fosse divenuta la religione ufficiale, all'interno dell'impero e per tutta la sua storia
convissero diverse confessioni. I cristiani e gli ebrei vennero considerati "dhimmi" e organizzati in "millet"
(comunità): quella dei Rum ("romani") riunì i cristiani ortodossi, ex cittadini dell'impero romano d'oriente,
mentre quella degli Ermeni raggruppò i miafiti della chiesa apostolica armena. Queste comunità non
musulmane vennero esentate dal servizio militare, ma d'altra parte, soggette ad una maggiore tassazione,
chiamata haraç, e al devscirme, due imposizioni che incoraggiarono molti a convertirsi all'Islam sunnita.
Sebbene fosse possibile per i cristiani erigere le proprie chiese nel territorio dell'Impero, ad essi venne
vietato di suonare le campane.[172] Nonostante questa sorta di “tolleranza religiosa” presente nell'impero, le
conquiste degli eserciti ottomani vennero accompagnate dalla distruzione di numerosi edifici religiosi: si
pensi che delle 1 300 chiese e monumenti religiosi presenti in Serbia prima dell'arrivo dei turchi, nel XVI
secolo si contavano solamente 14 chiese ortodosse attive. Inoltre, il peso della repressione contro i cristiani
provocò vari esodi, tra cui quello del 1690 in cui 37 000 famiglie serbe dovettero lasciare le proprie case per
trovare rifugio nell'impero asburgico o quelli che videro molti bulgari e arumeni abbandonare, tra il XVI e il
XIX secolo, i loro territori per stabilirsi nelle più autonome Romania e Moldavia.

Cultura

Istruzione

Letteratura

Architettura

L'architettura ottomana venne influenzata da quella persiana,


bizantina, greca e islamica. Durante il primo periodo dell'architettura
ottomana, essa si trovò alla ricerca di nuove idee; successivamente
vi fu il periodo classico dell'architettura, quando raggiunse il
massimo della sua fiducia; nel periodo di stagnazione e decadenza si
assistette a un allontanamento da questo stile.

Durante il periodo dei


tulipani, l'impero ottomano
venne influenzato degli stili
Ingresso principale del palazzo altamente ornati in voga
Dolmabahçe nel 1862 nell'Europa occidentale;
barocco, rococò, impero e
altri stili mescolati. I concetti
di architettura ottomana si concentrano principalmente sulla
moschea, interpretata come integrante della società, dell'urbanistica
e della vita comune. Oltre a essa è possibile trovare buoni esempi di
Ponte di Mehmed Paša Sokolović,
architettura ottomana nelle mense, nelle scuole teologiche, negli completato nel 1577 e progettato da
ospedali, nei bagni turchi e nelle tombe. Sinān

Esempi di architettura ottomana del periodo classico, oltre a Istanbul


ed Edirne, si possono osservare anche in Egitto, in Eritrea, in
Tunisia, a Algeri, nei Balcani e in Romania, dove furono costruite moschee, ponti, fontane e scuole. L'arte
della decorazione ottomana si sviluppò con una moltitudine di influenze dovute all'eterogeneità etnica che
caratterizzava l'Impero ottomano. Il più grande degli artisti di corte arricchì l'impero con molte influenze
artistiche pluralistiche, come mescolare l'arte tradizionale bizantina con elementi dell'arte cinese.[173]

Arti decorative
La tradizione delle miniature ottomane, realizzate per illustrare
manoscritti o utilizzate in pubblicazioni dedicate, fu fortemente
influenzata dall'arte persiana, sebbene includesse anche elementi
della tradizione bizantina dei manoscritti miniati. Un'accademia
greca di pittori, il Nakkashane-i-Rum, venne fondata nel Palazzo
Topkapi nel XV secolo, mentre all'inizio del secolo successivo venne
aggiunta anche una simile accademia persiana, la Nakkashane-i-
Irani.

L'arte della tessitura dei tappeti era particolarmente significativa


Miniatori ottomani nell'impero ottomano, in quanto essi avevano un'importanza
elevatissima sia per essere utilizzati come arredi decorativi, ricchi di
simbolismi religioso e non, sia come utilizzo pratico poiché era
consuetudine entrare scalzi negli alloggi. La tessitura di tali tappeti ebbe origine nelle culture nomadi
dell'Asia centrale (essendo i tappeti una forma di arredamento facilmente trasportabile) e alla fine si diffuse
nelle società stanziate dell'Anatolia. I turchi usavano tappeti, e kilim non solo sui pavimenti ma anche come
appesi alle pareti e alle porte per fornire un ulteriore isolamento. Furono anche comunemente donati alle
moschee, che spesso ne accumularono grandi raccolte.

Musica e arti performative

La musica classica ottomana costituì una parte importante dell'educazione


dell'élite dell'impero. Numerosi sultani ottomani erano musicisti e
compositori affermati, come Selim III, le cui composizioni vengono spesso
eseguite ancora oggi. La musica classica ottomana nacque principalmente da
una confluenza di musica bizantina, armena, araba e persiana. La sua
composizione è organizzata attorno a unità ritmiche chiamate usul, che sono
in qualche modo simili al metro nella musica occidentale, e unità melodiche
chiamate makam, che hanno una certa somiglianza con i modi musicali
occidentali.

Gli strumenti utilizzati furono anch'essi il risultato di una combinazione tra


strumenti anatolici e dell'Asia centrale (il saz, il bağlama, il kemence), altri
mediorientali (ʿūd, tanbur, qanun, ney) e, più avanti nel tempo, alcuni
occidentali (il violino e il pianoforte). Per via di una divisione geografica e
culturale tra la capitale e le altre aree, nell'Impero ottomano nacquero due Miniatura di Abdulcelil Levni
stili musicali ben distinti: la musica classica ottomana e quella folclorica. che mostra la Mehterhâne,
la banda musicale dei
Il tradizionale teatro d'ombre turco, con i protagonisti karagöz e Hacivat, si giannizzeri
diffuse in tutto l'impero presentando personaggi che rappresentavano tutti i
principali gruppi etnici e sociali. Le sue esatte origini sono sconosciute,
forse risalgono ad una più antica tradizione centro asiatica arrivata a Bursa e da li diffusasi in tutto
l'impero.[174]

Cucina

Quando si parla di “cucina ottomana” ci si riferisce a quella in uso nella capitale Costantinopoli e nelle
principali città, dove l'aggregarsi di diverse culture dette origine a piatti caratteristici comunui alla maggior
parte della popolazione, indipendentemente dall'etnia e dal paese di provenienza. Questa cucina variegata
venne poi affinata nelle cucine del Palazzo Imperiale da cuochi arrivati dalle diverse parti dell'impero per
poi diffondersi nella popolazione. In essa convissero diverse influenze provenienti dalla cucina turca,
armena, mediorientale greca e balcanica.[175] Molti piatti oggi comuni nella
regione discendono dai gusti del tempo, come lo yogurt, il döner kebab/
gyros/shawarma, il cacık/tzatziki, l'ayran, il pane pita, il formaggio feta, la
baklava, lo lahmacun, la moussaka, il kufta, il börek, il rakı/rakia/tsipouro, il
meze, il dolma, le sarmale, il riso pilaf, il caffè turco, il suciuk, il kishk, il
manti, il lavash, il kanafeh e altro ancora.

Scienza e tecnologia
Nel corso di tutta la storia
Donne dell'harem bevono dell'impero ottomano, la scienza ha
caffè turco continuato a svilupparsi
costantemente e gli scienziati
godettero di prestigio e protezione.
Nei primi anni dell'impero gli studiosi di scienze provenivano dai
più grandi centri culturali del mondo musulmano, come l'Egitto, la
Siria, l'Iraq e il Turkestan, ma con le espansioni territoriali del XIV e
XV secolo alcune tra le più importanti città ottomane divennero
luoghi di formazione di intellettuali, come Bursa, Edirne Skopje e
Costantinopoli. Se agli inizi le discipline studiate riguardarono Illustrazione dal trattato di chirurgia di
soprattutto la teologia, la filosofia, la mistica e la religione, a partire Sabuncuoğlu Şerafeddin
dal XV secolo iniziarono ad emergere la matematica, la geografia, le
scienze naturali e l'astronomia.[176]

E fu proprio l'astronomia uno dei campi di ricerca più seguiti dagli ottomani; tanto che la prima opera
scientifica tradotta in lingua turca fu il lavoro di Nasir al-Din al-Tusi riguardante l'astronomia e la
compilazione dei calendari. L'astronomo Qadi-zade-i Rumi, dotato di grande influenza, contribuì
enormemente all'evoluzione della letteratura scientifica ottomana e i suoi commentati formarono
generazioni di studiosi anche al di fuori dell'impero. Tra i suoi discepoli 'Ali al-Qushji, originario di
Samarcanda ma poi invitato a Costantinopoli dal sultano Maometto II, che fondò nella capitale la Sahn-ı
Seman Medrese dove si studiavano diverse discipline scientifiche.[176]

Nel campo della medicina, Sabuncuoğlu Şerafeddin, la cui fama si


estese fino alla Persia, scrisse nella prima metà del XV secolo un
trattato di chirurgia, Ǧarāḥiyyāt al-ḫāniyya, contenente anche una
traduzione del celebre chirurgo andaluso Abu al-Qasim al-Zahrawi
del X secolo. Sebbene la geografia non si affermò mai tra le materie
tipiche insegnate nella madrase, essa si sviluppò velocemente a
partire dal XV-XVI secolo quando gli ottomani iniziarono a
viaggiare per mare e la cartografia divenne una necessità
imprescindibile. Una delle opere più celebri al riguardo è la mappa
di Piri Reis del 1513. Fu comunque a partire dal regno di Solimano I
che la ricerca scientifica andò ad intensificarsi grazie al sostengo da
Osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din parte del governo che continuò a sovvenzionarle. Fu da allora che
nel 1577
nacquero istituzioni imperiali a carattere scientifico, come il medico
di corte (ḥakīmbaşılık) o l'astronomo di corte (muneccimbaşılık). Tra
gli scienziati più celebri del XVI secolo vi fu senza dubbio
l'astronomo Taqī al-Dīn Muḥammad ibn Maʿrūf che costruì, nel 1577, l'Osservatorio di Istanbul di Taqi al-
Din, dove vennero eseguite osservazioni fino al 1580. Egli fu in grado di calcolare l'eccentricità dell'orbita
del Sole e il moto annuale dell'apogeo. Taqi al-Din fu anche autore di numerosi testi che spaziarono dalla
fisica, alla matematica, alla meccanica, alla zoologia e, naturalmente, all'astronomia. I suoi studi permisero
di mettere a punto strumentazioni scientifiche e metodi matematici fondamentali per le osservazioni della
volta celeste.[176]

A causa di un rallentamento nell'innovazione tecnologica rispetto all'occidente, a partire dagli inizi del
XVIII secolo i governi ottomani premettero affinché si studiasse la tecnologia Europea e venissero tradotti
in turco le opere fondamentali. Durante il cosiddetto periodo dei tulipani, grazie anche all'influenza
occidentale, vi fu un sostanziale sviluppo della tecnica e della scienza. Ma fu solo grazie al progresso della
stampa, prima osteggiata dagli integralisti religiosi, avvenuto nel XIX secolo che si poté accelerare
l'evoluzione tecnologia. Tra i più importanti scienziati degli ultimi tre secoli dell'impero ottomano si
ricordano: l'astronomo e architetto Bahāʾ al-dīn al-ʿĀmilī, il matematico Gelenbewī Ismā῾īl Efendī e gli
astronomi Ġāzī Aḥmad Muḫtār Pāšā e Mehmed Fatin Gökmen, quest'ultimo fondatore dell'osservatorio di
Kandilli a Istanbul e promotore di una rinascita, tre secoli dopo Taqī al-Dīn, degli studi astronomici in
turco.[176]

Lingua
Il turco ottomano era la lingua ufficiale dell'impero, fortemente influenzata
dal persiano e dall'arabo, faceva parte delle lingue oghuz a loro volta un
ramo delle lingue turche. Inoltre, gli ottomani utilizzavano altre lingue: il
turco veniva parlato dalla maggior parte della popolazione in Anatolia e
dalla maggioranza dei musulmani dei Balcani tranne che in Albania e
Bosnia; il persiano era utilizzato solo da una minoranza di persone molto
colte;[177] l'arabo era parlato principalmente in Arabia, Iraq, Kuwait, nel
Levante e in alcune parti del Corno d'Africa; la lingua berbera era diffusa nel
Maghreb. Negli ultimi due secoli, l'uso di queste lingue divenne più limitato,
tuttavia specifico: il persiano serviva principalmente come lingua letteraria
per i colti,[177] mentre l'arabo veniva utilizzato nelle preghiere islamiche. Il
turco, nella sua variante ottomana, era un linguaggio militare e
amministrativo fin dai tempi nascenti degli Ottomani. La costituzione
ottomana del 1876 sancì ufficialmente lo status imperiale ufficiale del
turco.[178]

A causa di un basso tasso di alfabetizzazione tra la popolazione (circa il 2- Calendario ottomano del
1911 scritto in diverse lingue
3% fino all'inizio del XIX secolo e circa il 15% verso la fine), la gente
comune doveva assumere degli scribi come "scrittori di richieste speciali"
(arzuhâlcis) per essere in grado di comunicare con il governo.[179][180] I
gruppi etnici continuarono a parlare nelle loro famiglie e nei propri quartieri (mahalles) per mezzo delle loro
lingue (come avvenne, ad esempio, per i sefarditi, gli armeni, i greci, ecc.). Nei villaggi in cui due o più
popolazioni vivevano insieme, gli abitanti parlavano spesso la lingua l'uno dell'altro. Nelle città
cosmopolite, spesso le persone parlavano le proprie lingue di origine; molti coloro che non appartenevano al
gruppo etnico dei turchi parlavano il turco come seconda lingua.

Note

Esplicative
1. ^ Le autorità italiane infatti - denunciando la propria grossolana ignoranza circa le
caratteristiche del "califfo" malgrado gli oltre 13 secoli di storia comune - pensarono di
autorizzare la khuṭba in nome del sultano ottomano nelle moschee tripolitane e cirenaiche,
senza accorgersi che il "califfo ottomano" nulla aveva a che fare con un inesistente "papa" dei
musulmani, contribuendo così, loro malgrado, a mantenere vivo uno spirito irredentista che
causerà gravi danni a Roma e alla sua politica colonialistica nelle regioni nordafricane
conquistate. In merito si veda C. A. Nallino, "Appunti sulla natura del «Califfato» in genere e sul
presunto «Califfato ottomano»", in: (a cura di M. Nallino), Scritti editi e inediti, 6 voll., Roma,
Istituto per l'Oriente, III, pp. 234-569.
2. ^ Ancora oggi, 2020, le autorità turche stentano a riconoscere esplicitamente nei termini
proposti dalla maggioranza degli storici il genocidio armeno. Una vistosa eccezione è costituita
dallo storico islamista e ottomanista Bernard Lewis, che parlò di "stermini" e "massacri",
rifiutandosi però di qualificarli come "genocidio", alla luce del fatto che la comunità armena di
Istanbul non era stata coinvolta nelle stragi.

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Voci correlate
Abolizione del sultanato ottomano
Califfato ottomano
Caduta dell'Impero ottomano
Dinastia ottomana
Ertugrul Osman V
Grande Guerra
Guerre turco-veneziane
Guerre ottomano-asburgiche
Guerra d'indipendenza turca
Inno imperiale ottomano
Linea di successione al trono dell'Impero ottomano
Osman I
Sheikh-ul-Islam dell'Impero Ottomano
Sublime porta
Trattato di Sèvres

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Collegamenti esterni
Impero ottomano, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Impero ottomano, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
VIAF (EN) 305102586 (https://viaf.org/viaf/305102586) · LCCN (EN) sh85138802 (http://i
d.loc.gov/authorities/subjects/sh85138802) · GND (DE) 4075720-1 (https://d-nb.info/gnd/
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