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Papa Sisto IV

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Sisto IV, nato Francesco della Rovere (Pecorile, 21 luglio


Papa Sisto IV
1414 – Roma, 12 agosto 1484), è stato il 212º papa della
Chiesa cattolica dal 1471 alla morte. Apparteneva all'Ordine
dei frati minori conventuali e come tale ricoprì il grado di
padre provinciale e poi quello di generale dal 1464 in avanti.

Divenuto papa nel 1471, tenne il pontificato per tredici anni


durante i quali assecondò la politica espansionista ai danni
degli altri Stati italiani dando ascolto soprattutto al nipote
Girolamo Riario. Compromesso con la congiura dei Pazzi ai
danni di Giuliano e di Lorenzo de' Medici (1478), Sisto IV
gettò una macchia morale sul suo pontificato generando una
guerra deleteria dalla quale si salvò soltanto per l'occupazione
di Otranto da parte dei Turchi ottomani (1480), che fece
appianare le diatribe tra i signori italiani, coalizzandoli contro
il nemico comune. Fu ancora il responsabile della Lega
contro il duca di Ferrara, nemico acerrimo del nipote
Girolamo.
Tiziano Vecellio, Ritratto del papa Sisto
Il nome di Sisto IV è comunque legato anche ad alcune IV (1540 circa); olio su tavola, 109,5x87
iniziative di carattere spirituale: favorì la devozione mariana cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.
nella cristianità e celebrò il Giubileo del 1475. Grande
patrono delle arti e dell'umanesimo, favorì la ricostruzione in 212º papa della Chiesa cattolica
senso monumentale di Roma: tra le varie opere che egli
incoraggiò ci fu la realizzazione della cosiddetta Cappella
Sistina che in seguito, durante il papato del nipote Giulio II,
sarà affrescata da Michelangelo. Porta il medesimo nome una
seconda cappella, adiacente alla cattedrale di Savona,
sepolcro dei suoi genitori[1].
Elezione 9 agosto 1471
Incoronazione 25 agosto 1471
Indice Fine 12 agosto 1484
Biografia pontificato
Formazione e carriera ecclesiastica Cardinali vedi Concistori di
La famiglia creati papa Sisto IV
Frate francescano Predecessore papa Paolo II
Teologo
Successore papa Innocenzo VIII
L'elezione al Soglio
Il pontificato (1471-1484) Nome Francesco della
Governo della Chiesa Rovere
Nascita Celle Ligure, 21 luglio
Le due Crociate contro i Turchi (1472 e 1414
1480)
Ordinazione in data sconosciuta
Il Giubileo del 1475 sacerdotale
La devozione mariana
Consacrazione 25 agosto 1471 dal
La nascita dell'Inquisizione Spagnola a vescovo cardinale Guillaume
(1478)
d'Estouteville,
La fine del conciliarismo: Andrea
O.S.B.Clun.
Zamometic
Canonizzazioni ed altre attività Creazione a 18 settembre 1467
Concistori per la creazione di nuovi cardinale da papa Paolo II
cardinali Morte Roma, 12 agosto
Rapporti con i monarchi cristiani 1484 (70 anni)
Francia Sepoltura Grotte Vaticane
Spagna
Russia
Il dono della rosa d'oro
Governo dello Stato Pontificio: il nepotismo
di Sisto
Rapporti con gli altri stati italiani
Sisto e il censo del Regno di Napoli
La Congiura dei Pazzi e la guerra contro
Firenze (1478-1480)
La guerra di Ferrara (1482-1484)
La morte
Il mecenatismo di Sisto IV
La monumentalizzazione di Roma
I principali interventi architettonici ed
urbanistici
La Cappella Sistina
La protezione degli umanisti, intellettuali, musici
e artisti
Sisto IV nella storiografia
Genealogia episcopale e successione apostolica
Pasquinate
Opere
Onorificenze
Papa Sisto IV nella cultura di massa
Albero genealogico
Note
Esplicative
Bibliografiche
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia

Formazione e carriera ecclesiastica

La famiglia

Nacque a Celle in Liguria, in località Richetti, il 21 luglio 1414, da


Leonardo di Savona Della Rovere, «accimator panni» [2], e da
Luchina Monleone, appartenente a una famiglia nobile genovese
esiliata nel 1317 a Savona e arricchitasi con il commercio[3].

La famiglia, anche se da alcuni biografi antichi venne definita


«egregia» o «illustre», fu probabilmente di condizione modesta,
ma certamente non «bassissima e vile» come polemicamente
affermeranno i detrattori del pontefice[2]. Importanza singolare
avranno le sorelle di Francesco (Luchina, Franchetta, Pellina,
Maria e Bianca), per le alleanze matrimoniali e per il destino che
sarebbe toccato ai figli, in particolare quelli di Bianca (Pietro e
Girolamo Riario) e il figlio di Luchina, Girolamo Basso della
Rovere[4]. Francesco ebbe anche due fratelli: Raffaello (padre di
Giovanni, di Bartolomeo, vescovo di Massa, e di Giuliano, il
futuro Giulio II) e Bartolomeo, padre di Leonardo Della
Rovere.[2][5]

Monumento funebre dei genitori nella


Cappella Sistina di Savona Frate francescano

La madre consacrò Francesco fin da piccolo al poverello di Assisi


e a Sant'Antonio per le grazie ricevute in situazioni disperate[6]. Il fanciullo venne affidato fin dall'età di
nove anni al frate minorita conventuale Giovanni da Pinerolo[7]. Studiò le arti del trivio (grammatica,
ovvero la lingua latina, retorica e dialettica, cioè le basi della filosofia) nel convento francescano di Savona.
All'età di quindici anni pronunciò i voti (settembre del 1429). Negli anni 1430-1432 frequentò il triennio di
logica e filosofia, studiando il primo anno nel convento francescano di Chieri (filosofia naturale, sotto la
guida di fra Galasso da Napoli) e gli altri due allo Studium generale di filosofia di Pavia (metafisica e
morale). Conseguita la preparazione accademica, affrontò un triennio come insegnante tirocinante (1432-
1435, a Chieri). Terminato il tirocinio, nel 1435 andò a studiare teologia all'Università di Bologna. Dal
1437 svolse un altro triennio come insegnante (1437-1439). Nel 1439 venne ordinato sacerdote. Nel
periodo 1439-1441 fu lettore di filosofia a Venezia[3]. Fu quindi inviato a Padova, dove, dopo un ulteriore
triennio di insegnamento e di esami, ottenne la licenza (27 marzo 1444) e infine, all'età di ventinove anni, il
dottorato in teologia (14 aprile 1444)[2]. Grazie alle notevoli doti intellettuali, Francesco della Rovere poté
insegnare in molte università italiane, tra cui la stessa Padova (docente di logica, aprile 1444-maggio
1446)[3], Pavia, Siena, Bologna e Firenze[8].

Oltre alla carriera accademica, frate Francesco ascese di grado all'interno della gerarchia dell'ordine
francescano: fu nominato prima ministro della provincia francescana della Liguria (1460)[3], e poi ministro
generale dei francescani a Perugia il 19 maggio 1464[9], incarico che gestirà con dedizione e fermezza
d'animo e che manterrà fino al 1469[10] in occasione del capitolo generale che si tenne a Venezia[11],
eliminando gli individui indegni e cercando di ripristinare la moralità nei vari monasteri[12]. Tale attività
indefessa fu premiata, grazie agli elogi dell'amico cardinale Bessarione[3][9], con la nomina a cardinale di
San Pietro in Vincoli da papa Paolo II, il 18 settembre 1467[3][9]. Si disse che in tale occasione il pontefice
affermò davanti al Sacro Collegio: «ecco il Nostro successore»[13]. Dal 5 settembre 1470 fu nominato abate
di Sant'Eustachio di Nervesa nel Trevigiano[11][14].

Teologo

Francesco Della Rovere si dimostrò anche un raffinato scrittore e un acuto teologo. All'inizio degli anni '60
compose, in opposizione ai domenicani, il trattato De Sanguine Christi[15], in cui difese l'idea di Giacomo
della Marca secondo cui il sangue di Cristo versato prima della Passione non avrebbe alcun valore salvifico.
L'opera del teologo Della Rovere, però, tentava nel contempo di conciliare l'idea di Della Marca con quella
dei domenicani, i quali sostenevano che il sangue del Redentore poteva avere valore salvifico[3][N 1].
Scrisse anche altre opere, una intitolata De futuris contingentibus in una disputa con l'Università di
Lovanio; ed un'altra ancora sull'Immacolata concezione di Maria[16]. Oltre ad essere teologo, Francesco era
anche un abile predicatore e questo lo dimostrò davanti a papa Pio II, quando disputò con un suo avversario
sul valore salvifico del sangue di Cristo[17].

L'elezione al Soglio

Dopo la morte di Paolo II, avvenuta il 26 luglio, 18 cardinali si


riunirono in conclave il 2 agosto[3][18]. L'elezione del cardinale
Della Rovere, caldeggiata dal duca di Milano Galeazzo Maria
Sforza[9][19], fu quasi all'insegna della simonia: il nipote di Della
Rovere, l'assistente del Conclave Pietro Riario, mercanteggiava
con i vari cardinali perché i voti convergessero sullo zio[9]. Così,
grazie alle pressioni dei cardinali Latino Orsini, Rodrigo Borgia e
Francesco Gonzaga[3] i porporati, dopo aver inizialmente
convogliato parte dei loro voti sul Bessarione che però rifiutò a
causa dell'età avanzata[13][20], il 9 agosto all'unanimità
proclamarono Della Rovere nuovo pontefice[13], che assunse il
nome di Sisto IV in omaggio al santo del giorno[3][18]. Fu
Papa Sisto IV, nel ritratto musivo
incoronato il 25 agosto del 1471[21] dal cardinale protodiacono
situato nella basilica di San Paolo
Rodrigo Borgia, dopo essere stato consacrato prima vescovo dal fuori le mura (Roma)
cardinale Guillaume d'Estouteville, come si apprende da recenti
studi di genealogia episcopale[3]. Subito dopo la sua incoronazione,
in occasione del tumulto avvenuto il giorno del Possesso presso il Laterano, diede luogo alla costituzione
del primo nucleo di milizia pontificia destinata alla difesa del pontefice e alla custodia del palazzo
apostolico, poi divenuta guardia svizzera pontificia, affidandone il comando ad Andrea da Norcia[22].

Il pontificato (1471-1484)

Governo della Chiesa

Le due Crociate contro i Turchi (1472 e 1480)

Sisto IV, appena eletto al soglio pontificio, appoggiò una crociata contro l'Impero Ottomano, divenuto
estremamente aggressivo e minaccioso nei confronti dell'Europa. Pertanto, dopo aver inviato vari legati
presso gli stati europei, il pontefice affidò al cardinale Oliviero Carafa la guida di 10 galee pontificie (unite
a quelle veneziane e napoletane, per un totale di 85 triremi[4] e svariate decine di migliaia di fiorini[23]) per
attaccare il sultano Maometto II[3]. Le liti fra i coalizzati si
conclusero nella disfatta quando le milizie cristiane fallirono nella
conquista della città di Smirne che, tuttavia, fu incendiata dalle
truppe cristiane[24]. Nonostante ciò, Sisto decise di onorare le vane
imprese militari del Carafa con un festoso carnevale nel 1473[25].

La seconda crociata, bandita per ordine del papa dal frate e teologo
Pacifico da Cerano[26], fu invece dettata dalla necessità di difendere
l'Italia dalla minaccia dei Turchi, i quali avevano conquistato
Otranto l'11 agosto 1480, città sotto assedio dal 28 luglio da parte
di una flotta di 150 navi con a bordo diciottomila uomini[27]. Gli
Stati italiani, fino a quel momento impegnati in una guerra generata
dalla Congiura dei Pazzi e contro il signore di Firenze Lorenzo il
Magnifico, si riunirono prontamente in una lega militare[25][28] e
Sisto IV, dopo un iniziale pensiero di abbandonare Roma per la più
sicura Avignone[20], l'animò fermamente. La città di Otranto,
Paolo Veronese, Il Sultano Maometto assediata dalle milizie e dalla flotta guidata dal cardinale Paolo
II, olio su tela, Bavarian State Fregoso, fu liberata il 10 settembre del 1481[29].
Painting Collections. Maometto II
(1451-1481) fu l'artefice
dell'occupazione di Otranto Il Giubileo del 1475

Sisto IV confermò il Giubileo (chiamato così per la prima volta da


un pontefice ), indetto dal predecessore Paolo II, con la bolla Salvator Noster del 26 marzo 1472[3]. Il
[30]

Giubileo, nonostante vedesse la partecipazione di re Cristiano I di Danimarca e di Federigo da


Montefeltro[31], fu funestato da eventi avversi: l'esondazione del Tevere e la conseguente pestilenza
causarono un notevole deflusso di pellegrini; lo stesso Papa nel giugno del 1476 dovette mettersi in salvo
fuori Roma, stabilendosi prima a Campagnano[32] per giungere poi a visitare alcune località dell'Umbria, tra
le quali Amelia durante il mese di luglio, fino a raggiungere, nella terza decade di agosto, Assisi da dove
avrebbe dato la bolla Quamvis Altissimus[33] con la concessione dell'indulgenza nel giorno della traslazione
di San Francesco[34][35] e dove secondo alcune fonti avrebbe effettuato anche la ricognizione del corpo del
santo[36], per far ritorno a Roma nel successivo autunno. A causa delle guerre in corso e della scarsa
sicurezza delle strade che ridusse l'afflusso dei pellegrini verso Roma, il pontefice consentì che le
indulgenze del giubileo potessero essere lucrate anche nelle città di Benevento e Bologna[37], prolungando
con breve apostolico il giubileo fino a tutto il mese di agosto 1476[38].

La devozione mariana

Con la costituzione Cum praecelsa del 1476[39], Sisto IV istituì la festa (8 dicembre) dell'Immacolata
Concezione della Vergine Maria, facendo inoltre consacrare la Cappella Sistina al quest'ultima solennità[40].
Sisto IV autorizzò l'uso nel Breviario romano dell'ufficio per la solennità redatto da Bernardino de' Bustis e
da Leonardo de Nogarolis, che restò in vigore fino al 1568, quando Pio V pubblicò il Breviario riformato
all'interno della costituzione apostolica Quod a nobis postulat.[41][42] Sisto IV concesse anche l'indulgenza
che già era prevista durante l’Ottava del Corpo di Cristo.[43]

La decisione del pontefice, però, non fu accettata placidamente, in quanto si riteneva che tale peculiarità
della Madonna fosse un'eresia, per cui l'anno successivo fece disputare sull'argomento il generale
dell'ordine francescano Francesco da Brescia (a favore del provvedimento) con il domenicano Vincenzo
Bandelli[39]. Nonostante ciò, il pontefice dovette ancora intervenire nel 1483 con la costituzione Grave
minis per mettere a tacere quei predicatori che ancora osavano proclamare l'eresia dell'immacolata
concezione[44]. Inoltre, papa Sisto IV promosse anche la recita del rosario[45], preghiera che verrà
solennemente elevata a preghiera mariana per eccellenza un secolo più tardi da san Pio V. Sempre
nell'ottica della venerazione mariana, papa Sisto patrocinò la devozione verso la madre della Madonna,
sant'Anna, e verso il marito della medesima, san Giuseppe[46].

La formulazione dogmatica sarebbe stata proclamata solamente l’8


dicembre 1854 da papa Pio IX.

La nascita dell'Inquisizione Spagnola (1478)

Sisto acconsentì all'inquisizione spagnola, in seguito


all'emanazione di una bolla del 1º novembre 1478[40] che istituiva
un inquisitore a Siviglia, sotto pressione politica di Ferdinando II di
Aragona. Cionondimeno, Sisto discusse su protocollo e
prerogative della giurisdizione, fu scontento degli eccessi
dell'inquisizione e prese misure per condannare gli abusi più
plateali nel 1482 ma, grazie agli accordi con Ferdinando e Isabella
di Castiglia che potevano nominare inquisitori uomini di loro
fiducia, fu nominato Tomás de Torquemada come inquisitore
Tomás de Torquemada (1420 ca -
generale[47], confermato poi dallo stesso Sisto[48].
1498), il capo dell'Inquisizione
spagnola.
La fine del conciliarismo: Andrea Zamometic

Nel 1478[48] Sisto IV abrogò gli ultimi decreti del Concilio di Costanza che avevano posto limite all'autorità
papale[49]. Davanti però alla corruzione dilagante nella corte papale, il domenicano Andrea Zamometic
(1420 ca. - 1484), un tempo amico di Sisto[50] e ora ambasciatore dell'imperatore Federico III, si ritenne
sdegnato degli scandali che ivi si perpetravano (alcuni suppongono che avesse litigato con Papa Sisto per la
mancata nomina a cardinale[51]). Fuggito da Roma, si rifugiò a Basilea ove tentò, il 25 marzo del 1482[51],
di convocare un Concilio ecumenico volto a giudicare il Papa ma quest'ultimo, ribadendo l'inappellabilità
del clero alla convocazione di un Concilio ecumenico senza il consenso del Pontefice e lanciando
l'interdetto su Basilea (1483[50]), riuscì ad avere la meglio. Arrestato, Zamometic si impiccò nella sua cella
nel 1484[51].

Canonizzazioni ed altre attività

Sisto IV, francescano, fece molto per avvantaggiare gli ordini mendicanti (e specialmente quello da cui
proveniva). Tra le varie iniziative, il pontefice canonizzò, il 14 aprile 1482, il teologo francescano
Bonaventura da Bagnoregio, mentre l'anno precedente elevò all'onore degli altari i 300 frati francescani
martiri in Marocco[52]. Oltre alle canonizzazioni, Sisto IV approvò un certo numero di ordini religiosi, tra i
quali l'Ordine dei Minimi, quello degli Agostiniani scalzi e degli Agostiniani eremiti[30].

Concistori per la creazione di nuovi cardinali

Papa Sisto IV durante il suo pontificato ha creato 34 cardinali nel corso di 8 distinti concistori[11].

Rapporti con i monarchi cristiani

Francia
Sisto IV continuò lo sterile dibattito con Luigi XI di Francia, che
continuò a difendere la Prammatica sanzione di Bourges (1438), in
base alla quale tutti i decreti papali riguardanti la Chiesa di Francia
dovevano essere preventivamente autorizzati dal monarca prima di
essere promulgati. La Prammatica sanzione divenne il perno
dell'indipendenza della Chiesa gallicana[53].

Spagna

Oltre a favorire l'inquisizione spagnola, Sisto IV tenne una fitta


rete di contatti con la sovrana di Castiglia, Isabella, e con il re
d'Aragona suo consorte Ferdinando. Per favorire la loro crociata
contro i mori di Granada, il pontefice non esitò a concedere
indulgenze a coloro i quali intendessero supportare le iniziative dei
sovrani cattolici[54].
Tiberio d'Assisi, Bonaventura da
Bagnoregio (particolare), 1509 Russia
(affresco di Stroncone)
Sisto IV tentò anche di avvicinare alla Chiesa Cattolica l'ortodossa
Russia tramite il matrimonio di Zoe Paleologa, nipote dell'ultimo
imperatore bizantino Costantino XI, e il granduca di Moscovia Ivan III. Ricevuti i delegati russi il 25 marzo
del 1472, il papa diede la sua approvazione per il matrimonio dell'erede dell'Impero Bizantino col sovrano
russo, dotandola di una ricca dote[55]. Successivamente però, a causa dei contrasti tra il clero russo che non
intendevano riconoscere la superiorità del pontefice romano, fece naufragare ogni tentativo di
riconciliazione ecumenica.

Il dono della rosa d'oro

Come riferisce lo storico Gaetano Moroni, papa Sisto IV fece dono a numerosi sovrani della più alta
onorificenza che un cristiano, per le sue virtù, possa aspirare, ossia la rosa d'oro. Durante il suo pontificato
Sisto IV fece dono della rosa d'oro al re di Danimarca e Norvegia Cristiano I, a Ludovico III di Mantova,
ad Eberardo V del Württemberg, al doge Andrea Vendramin, ad Ernesto di Sassonia e a Federigo da
Montefeltro[56].

Governo dello Stato Pontificio: il nepotismo di Sisto

«L'insuccesso per l'attuazione della crociata fu causato dagli intrighi del nepotismo, che
con Sisto IV raggiunse vertici prima mai registrati: per questo egli si trovò coinvolto in
una politica caotica che causò gravi danni allo Stato pontificio. Enorme fu il complesso
di benefici concessi ai numerosi parenti che gli venivano da due fratelli e quattro
sorelle, in una schiera di quindici nipoti per diversi gradi di parentela.»

(Claudio Rendina, I Papi: storia e segreti[12])

Per comprendere le mosse politiche di papa Della Rovere, bisogna prima sottolineare l'enorme influenza
che ebbero su di lui i suoi parenti. Il suo pontificato, infatti, fu caratterizzato da una politica nepotista ancora
più tenace di quella dei suoi predecessori[N 2]. Sisto IV contava numerosi parenti: 4 sorelle, 2 fratelli e 15
nipoti[12], due dei quali (Giuliano della Rovere e lo scapestrato Pietro Riario che, morto prematuramente a
28 anni, fu sostituito da Raffaele Riario[12]) furono elevati al rango cardinalizio già dal primo concistoro; si
diedero alla carriera politica, invece, il nipote ed ex mercante di stoffe Girolamo Riario (per il quale Sisto
IV volle il dominio di Imola e di Forlì) e Giovanni della Rovere,
che fu nominato prefetto dell'Urbe[12]. Sulla politica estera di Sisto
influì in modo preponderante Girolamo Riario che, completamente
ignorante di politica e tutto intento al guadagno personale, gettò
Sisto IV in una serie di guerre infruttuose che dilapidarono le
finanze papali (che poterono essere parzialmente reintegrate grazie
ai proventi del Giubileo del 1475 e all'istituzione della dataria
apostolica)[25].

La politica spregiudicata del Riario e il carattere violento di lui[48]


suscitarono varie rivolte nell'Urbe e nella Campagna romana nel
1482[25]. Nel tentativo di stringere legami con gli Orsini, il Riario si
mise palesemente contro i Savelli e soprattutto i Colonna
Particolare dell'affresco di Melozzo
(colpevoli di essersi anche opposti al pontefice per le misure da lui
da Forlì avente per oggetto la nomina
prese negli anni precedenti circa la possibilità di coltivazione da
di Bartolomeo Platina a bibliotecario
parte dei coloni dei latifondi lasciati incolti) i quali, per
del Vaticano, in cui è raffigurato
rappresaglia, scatenarono le loro bande armate per Roma e per Girolamo Riario. Con la sua avidità e
tutto il contado circostante, minando così l'autorità pontificia[3]. i suoi piani egemonici, condusse lo
Probabilmente, seguendo le parole di Daniel Rops: «le povere zio papa e lo Stato pontificio in una
origini e una formazione francescana evidentemente non lo grave crisi economica e di prestigio
preparavano a maneggiare ragionevolmente le enormi somme che internazionale
si vennero ormai a trovare nelle sue mani»[20] dopo l'elezione
pontificia.

Rapporti con gli altri stati italiani

Sisto e il censo del Regno di Napoli

Il predecessore di Sisto, Paolo aveva inasprito i rapporti fra lo Stato


Pontificio e il Regno di Napoli di Ferrante d'Aragona per via del
censo non pagato da quest'ultimo. A sua volta Ferrante pretese la
restituzione delle terre che il Papa possedeva entro i confini del
regno, cioè Terracina in terra di Lavoro, Cittaducale e Leonessa
nell'Abruzzo, vicino ai confini dello stato della Chiesa; e ciò in
vigore dell'accordo fatto nel 1443 da papa Eugenio IV con il re
Alfonso suo padre. Ferrante pretese anche la restituzione di
Benevento, che aveva concesso al predecessore di Paolo II, Pio II
suo buon amico. Paolo II vedendo inasprito l'animo del Re e non
potendo con l'esercito e con altri modi resistergli, mandò subito a
Napoli il cardinal Roverella suo legato a placare Ferrante, il quale
Agnolo Bronzino, Ritratto di Lorenzo infuriato aveva ordinato ad Alfonso suo figlio di togliere il Ducato
de' Medici, olio su tela, 1555/1565,
di Sora alla Chiesa. Il cardinale eseguì così bene l'incarico che da
Galleria degli Uffizi, Firenze. Il
allora non si parlò più né di censi scaduti, né della restituzione di
signore di Firenze fu il più acceso
quelle terre, tuttavia continuarono a nascere altre discordie.[57]
avversario di Sisto IV e del nipote
Riario per il mantenimento della pace
Quando nel 1471 succedette Sisto IV al pontificato, fece cessare
in Italia
tutte le rivalità: nel 1475 spedì a Ferrante una bolla, la quale
riferiva che per tutta la sua vita non sarebbe stato obbligato a
pagare i censi, bensì per l'investitura fosse tenuto a inviargli ogni
anno un cavallo bianco ben guarnito; così venne introdotto l'uso della chinea a San Pietro. Ferrante
riconoscendo le virtù di questo Pontefice, volle omaggiarlo dando il Ducato di Sora (che aveva tolto a
Giovanni Paolo Cantelmo) a Leonardo della Rovere, con il quale fece poi sposare una sua figlia.[57][58]

La Congiura dei Pazzi e la guerra contro Firenze (1478-1480)

Il primo obiettivo del Riario fu la Firenze di Lorenzo il Magnifico. Il Medici, contrariato con Papa Sisto per
l'occupazione di Imola e Faenza[N 3], era in rapporti molto tesi anche per la mancata nomina cardinalizia del
fratello Giuliano[12]. Il Riario, intenzionato a crearsi un vasto principato in Toscana, prese contatti con i
Pazzi[12], banchieri avversari dei Medici per il controllo delle istituzioni cittadine ai quali Sisto IV affidò la
sua fiducia nei prestiti[59] e, forse, anche con Federico da Montefeltro[59]. Preparato il complotto, questi fu
perpetrato il 26 aprile del 1478 durante la Santa Messa nel Duomo di Santa Maria del Fiore: Giuliano
rimase ucciso, mentre Lorenzo scampò alla morte. La vendetta di Lorenzo fu esemplare: i congiurati furono
tutti giustiziati, tra cui l'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati, che venne impiccato sulle mura del
fiorentino Palazzo della Signoria[60]. Sisto, dal momento che uccidere un ecclesiastico equivaleva a essere
scomunicati dalla Chiesa, replicò con la scomunica contro Lorenzo (la bolla Ineffabilis et summi patris
providentia del 1º giugno 1478[3]) e due anni di guerra contro Firenze. La guerra contro Firenze fu un
insuccesso, perché nessuno degli altri "cripto-congiurati" intervenne per salvare il Papa. Da questa inutile e
dispendiosa guerra, Sisto fu paradossalmente salvato dalla conquista di Otranto da parte dei Turchi nel
1480: si giunse pertanto alla pace con Firenze il 3 dicembre del medesimo anno[61].

La guerra di Ferrara (1482-1484)

Papa Sisto IV, spinto sempre dal nipote Girolamo Riario intenzionato a crearsi un principato nell'Italia
centrale, prese parte alla lega del 1482 in cui Venezia e Genova strinsero un'alleanza contro il re di Napoli,
la Repubblica di Firenze, il duca di Milano, e di Ferrara[62]. Nella prima fase della guerra le truppe di
Venezia attaccarono il Ducato di Ferrara, conquistando il Polesine ed arrivando fin sotto le mura della città.
Il territorio dello Stato della Chiesa fu minacciato dal re di Napoli Ferdinando I, anche se le truppe
napoletane diedero uno scarso contributo alla causa della guerra[63]. Roberto Malatesta, comandante dei
Veneziani, scese in Lazio in aiuto dei soldati pontifici. Lo scontro decisivo avvenne nell'agro romano, nella
località denominata Campomorto (vicino ad Aprilia): il 21 agosto 1482, dopo sei ore di combattimento, le
truppe pontificie costrinsero i napoletani alla ritirata[25].

Per il papa non c'era più ragione di continuare la guerra. Il 28


novembre stipulò con il re di Napoli una tregua, alla quale il 12
dicembre seguì la pace[3]. Per essersi rifiutata di desistere dalle
ostilità (e per essere una pericolosa rivale alle ambizioni papali
sulle Marche), Sisto pose Venezia sotto interdizione fino a tutto il
1483[3]. La guerra si concluse definitivamente con la pace di
Bagnolo nel 1484[25].

La morte
(LA) (IT)

«Non potuit saevum vis «Nessuna forza alcuna


Tomba di Sisto IV
ulla extinguere Sixtum: poté estinguere il feroce
Audito tandem nomine Sisto:
pacis obit.» dopo aver ascoltato
infine il nome della
pace, morì»
(Francesco Guicciardini, Storie fiorentine)

Sisto IV, le cui condizioni di salute erano peggiorate nel corso dell'ultimo anno, morì il 12 agosto del 1484 a
causa di una febbre persistente[64]. La tomba, opera del genio di Antonio del Pollaiolo[65], fu posta
inizialmente, come ricorda il von Pastor, in una cappella fatta costruire apposta nell'antica basilica
vaticana[66]. Successivamente fu trasportata nelle grotte vaticane, dove si trova tuttora[67].

Il mecenatismo di Sisto IV

La monumentalizzazione di Roma

Le intenzioni di rafforzamento del prestigio


temporale del papato indussero papa Sisto a grandi
interventi edilizi ed urbanistici pur nella scarsezza
dei fondi disponibili, volti a un recupero urbanistico
e a una monumentalizzazione della città di Roma, in
seguito proseguiti e potenziati dai progetti del nipote
Giuliano, futuro papa Giulio II[68].

I principali interventi architettonici ed


urbanistici

Uno dei primi interventi del pontefice fu la radicale


ricostruzione dell'arcispedale di Santo Spirito in
Saxia, andato distrutto da un incendio nel 1471,
anche in previsione dell'imminente Anno Santo.
Commissionò la costruzione del ponte Sisto[40], che
Melozzo da Forlì, Sisto IV nomina il Platina prefetto inaugurato per il Giubileo del 1475 doveva facilitare
della biblioteca Vaticana (1477), affresco, Roma, l'accesso a San Pietro dei pellegrini provenienti dalla
Pinacoteca Vaticana. Nell'affresco del pictor papalis riva sinistra del Tevere, fino allora costretti ad
Melozzo da Forlì, che compare qui a fianco, è accalcarsi sul Ponte Sant'Angelo con frequenti
affiancato dai suoi nipoti delle famiglie Della Rovere incidenti, rendendo meglio fruibile l'itinerario già
e Riario, dei quali vennero nominati cardinali presente tra porta Settimiana e la Porta Santo Spirito
Raffaele Riario (alla sua destra) e Giuliano della poi rettificata ed ampliata dal Bramante dal 1503 e
Rovere, il futuro papa Giulio II che gli sta di fronte. che prenderà nome di Via della Lungara[69]. Aprì
una nuova strada, la Via Sistina (odierno Borgo
Sant'Angelo), nel rione di Borgo[3]. Su suggerimento
del re di Napoli[70] in visita al papa in occasione di quel Giubileo, soprattutto con la bolla Etsi de cunctarum
civitatum del 30 giugno 1480[71], si ordinava l’eliminazione di portici, sporti e balconi, facendo rettificare le
principali arterie che da Ponte Sant'Angelo si diramavano per la città. Le nuove strade così ottenute
furono[72]:

via dei Banchi, poi via Mercatoria o Floridia o Florea: dal cosiddetto "Canale di Ponte"
giungeva fino a S. Angelo in Pescheria passando per Campo de' Fiori;
la via Papalis raggiungeva il Campidoglio e il Laterano;
la via Recta (via dei Coronari) giungeva presso la chiesa della Maddalena fino alla via
Flaminia (via del Corso) e la nuova via sul prolungamento della nuova via Sistina (via Tor di
Nona e via Monte Brianzo) raggiungeva la Basilica di Santa Maria del Popolo da lui fatta
ricostruire.
A queste si aggiungevano altre vie, come il tracciato dell'attuale via dei Pettinari che, dal nuovo ponte da lui
fatto riedificare e che da lui prese nome[40], collegava Trastevere alla via Mercatoria, i mercati di Campo de'
Fiori e Piazza Navona[73]. Papa Sisto IV fece anche ricostruire la Basilica di San Vitale nel 1475[74].

La Cappella Sistina

La sua opera di restauro dell'Urbe culminò con la ricostruzione e con la parziale decorazione della Cappella
Palatina di Palazzo Apostolico che acquisì e divenne famosa nel mondo con il nome di Cappella Sistina,
alla quale furono chiamati artisti di grido come Mino da Fiesole, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio,
Pietro Perugino, Luca Signorelli e il Pinturicchio[75]. L'opera di restauro, iniziata su una cappella palatina
attestata per la prima volta nel 1368 e affrescata a suo tempo dal Giottino e da Giovanni da Milano, iniziò
nel 1477 e ciò fu dovuto al fatto che le principali cerimonie pontificie erano officiate in tale cappella[76]. Il
ciclo di decorazioni degli affreschi ad opera degli artisti sovra citati iniziò nel 1478, per poi continuare fino
ai primi anni '80, con un rallentamento dovuto alla guerra contro Firenze[77].

La protezione degli umanisti, intellettuali, musici e artisti

Dopo "l'oscura" parentesi di papa


Paolo II, l'avvento di Sisto IV fece
ritornare in auge l'umanesimo. Per
la renovatio urbis, infatti, Sisto
aveva bisogno dell'intellighenzia
degli umanisti (come Papa Niccolò
V si avvalse dei servigi dell'Alberti)
e pertanto riaprì nel 1479 il collegio
degli abbreviatori[78], l'Accademia
Romana e ricoprì d'incarichi
Pomponio Leto[40] e il Platina, il
quale fu nominato primo prefetto
della Biblioteca Apostolica
Vaticana, caduta nel degrado sotto
Paolo II[N 4]: Luca Signorelli, Testamento e morte di Mosè, 1482, Cappella Sistina.

«Con la bolla Ad
decorem militantis
ecclesiae del 15
giugno 1475 Sisto
rifondava (o
riorganizzava, dato che
la sua creazione va
attribuita a Niccolò V)
la biblioteca pontificia,
assicurandone inoltre,
con atto di liberalità,
encomiato ovviamente
in modo abbondante
dai letterati, l'apertura
al pubblico. L'antica
biblioteca voluta dal
Parentucelli venne
quindi restaurata ed
ampliata...Sia i lavori di
restauro, di
riorganizzazione e di
ampliamento - da tre a
quattro sale - sia la
direzione della
biblioteca vennero
affidati all'umanista
Bartolomeo Platina»

(Giuseppe Lombardi nella


scheda di Sisto IV
nell'Enciclopedia dei Papi[3])

Sempre per conto di Sisto IV, il Platina scrisse il Liber de vita Christi ac omnium pontificum, in cui
descrisse la figura di Paolo II nei termini più foschi[79]. Infine, oltre ai numerosi artisti che chiamò a Roma
per abbellirla, Sisto si segnalò anche come mecenate della musica, chiamando a Roma Josquin des Prez[80]
e fondando il coro della cappella Sistina[50]. Cercò infine di porre rimedio all'eccessiva lunghezza dell'anno
giuliano rispetto all'anno tropico (di 11' e 15" per anno) tentando di riorganizzare lo stesso Calendario
Giuliano, chiamando a Roma il matematico ed astronomo tedesco Regiomontano nel 1475[81]. La questione
tuttavia rimase aperta a seguito della morte del matematico nello stesso anno.

Sisto IV nella storiografia


Dalla trattazione, si può concludere che il pontificato di Sisto IV, in generale, risulta un parziale fallimento.
Benché non privo di qualità necessarie a un pontefice[82] egli non si prodigò per la Riforma della Chiesa[83],
dedicandosi quasi esclusivamente a interessi puramente terreni e «inaugurò una serie di pontefici che
secolarizzarono sistematicamente il papato»[48] favorendo «troppi uomini privi di ogni valore»[84] in seno al
Collegio Cardinalizio. Tali guerre, oltre a essere infruttuose, dilapidarono il tesoro papale, lasciando al
successore Innocenzo VIII un deficit enorme[85]. Come per Callisto III, il pontificato di Sisto si segnalò per
lo scandaloso nepotismo, pratica che condusse al rango cardinalizio uno dei futuri pontefici, cioè Giulio II.
Nonostante ciò, a questo pontefice si riconosce il merito di aver consolidato il sogno di Niccolò V e di Pio
II, cioè quello della monumentalizzazione di Roma, segnando il trapasso definitivo dalla Roma medievale a
quella rinascimentale e l'instaurazione definitiva della monarchia assoluta del papa[67]. Sisto ebbe anche il
buon senso di ridare nuovo respiro alla cultura umanista, necessaria appunto per il suo progetto di renovatio
urbis[86].

Genealogia episcopale e successione apostolica


La genealogia episcopale è:

Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun[11].


Papa Sisto IV

La successione apostolica è:

Arcivescovo Eustache de Lévis (1475)


Vescovo Petrus Engelprecht (1477)
Cardinale Georg Hesler (1480)
Papa Giulio II (1481)
Vescovo Matthias Scheidt (1481)

Pasquinate
Contro Sisto IV furono scritte diverse pasquinate, tra le quali la più
velenosa è la seguente:

«Sisto, sei morto alfine: ingiusto, infido, giace,


chi la pace odiò tanto in sempiterna pace.
Sisto, sei morto alfine: e Roma ecco in letizia
che te regnante, fame soffrì, stragi e nequizia.
Sisto, sei morto alfine: tu di discordia eterno
motor, fin contro Dio, scendi nel cupo inferno.
Sisto, sei morto alfine: in ogni inganno destro
in frodi, in tradimenti altissimo maestro.
Sisto, sei morto alfine: orgia di sozzi pianti Medaglia con l'effige di Sisto IV
ti dan ruffian, cinedi, meretrici e baccanti.
Sisto, sei morto alfine: obbrobrio e vitupero
del papato, sei morto alfine, Sisto, è vero?
Sisto, sei morto alfine: su, su, gettate a brani
le scellerate membra in pasto ai lupi e ai cani!»

(Pasquinata riportata da Claudio Rendina ne I Papi: storia e


segreti[67])

Opere
Francesco della Rovere (Sisto IV), De Sanguine Christi, Friedrich Creussner, 1474,
SBN IT\ICCU\URBE\045882. URL consultato il 30 dicembre 2019.

Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine supremo del Cristo

Papa Sisto IV nella cultura di massa


Nella serie TV Da Vinci's Demons Francesco della Rovere/Sisto IV, padre segreto della
nobildonna Lucrezia Donati, è interpretato da James Faulkner, che veste i panni anche di
Alessandro della Rovere, il fratello gemello, il quale, nella prima stagione, imprigiona il
papa a Castel Sant'Angelo e lo impersona[87].
Nella serie televisiva I Medici, Sisto IV è interpretato dall'attore italiano Raoul Bova nella
seconda stagione, mentre nella terza da John Lynch[88].

Albero genealogico
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Leonardo della
Rovere

Sisto
Leone
IV Giovanni
Monleone
Monleone
Giovanni
Monleone

Luchina Monleone[89]

Caterina Cipolla

Note

Esplicative
1. ^ La diatriba verteva sul fatto, essenzialmente, che il sangue versato durante la Passione e
caduto per terra, avendo perso il suo legame con Cristo stesso (e quindi con Dio), è degno
non di adorazione ma di sola venerazione. La tesi di Giacomo della Marca fu controbattuta
da frate domenicano Giovanni Battista «che sosteneva il contrario, cioè che il [...] sangue
versato da Cristo aveva conservato la propria natura divina» nonostante fosse caduto a
terra. Cfr. l'articolo In un'antica mezza lira la vicenda della disputa sul Preziosissimo
Sangue.
2. ^ Anche l'Audisio, p. 259, nonostante la sua partigianeria nei confronti delle condotte non
apostoliche di certi pontefici, concluse con questa chiosa la politica nepotista di Sisto IV:
«Ma ad ogni modo, il papa si facea uomo, discendendo dalla presidenza della Chiesa al
casato». Stessa opinione è espressa da Gligora-Catanzaro, p. 207 quando affermano:
«Tenne il pontificato per tredici anni e diede priorità all'attività temporale e nepotista rispetto
a quella spirituale».
3. ^ Lorenzo il Magnifico temeva un eccessivo rafforzamento dello Stato Pontificio ai danni
della Repubblica fiorentina nel versante settentrionale di quest'ultima, cosa per cui osteggiò
i piani di Sisto IV e del nipote Girolamo. Guardasi la voce Lorenzo il Magnifico e la voce del
Dizionario biografico degli italiani curata da Ingeborg.
4. ^ Secondo altri va attribuito a Sisto IV il merito di aver effettivamente istituito la Biblioteca
Vaticana, cfr. Ruysschaert, pp. 513-524.

Bibliografiche
1. ^ Sisto IV e Savona.
2. Lombardi, Enciclopedia dei Papi.
3. Lombardi.
4. Audisio, p. 258.
5. ^ Anche il Moroni, p. 65 §1 ricorda tale impegno del padre.
6. ^ Platynae historici Liber de vita Christi ac omnium pontificum..., in RIS, III, 1, a cura di G.
Gaida, 1913-1932, p. 399; von Pastor, 1925, p. 435.
7. ^ Platynae historici Liber de vita Christi ac omnium pontificum..., cit., p. 399.
8. ^ von Pastor, p. 206.
9. Kelly, p. 421.
10. ^ Cronotassi dei ministri generali dell'Ordine dei Frati Minori, su francescodolciami.it
(archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2014).
11. Miranda.
12. Rendina, p. 590.
13. Moroni, p. 66 §1.
14. ^ Gligora-Catanzaro, p. 207.
15. ^ Francesco della Rovere, De Sanguine Christi, anni '60-edito nel 1474.
16. ^ von Pastor, pp. 208-209.
17. ^ von Pastor, pp. 206-207.
18. von Pastor, p. 201.
19. ^ von Pastor, p. 199.
20. Rops, p. 215.
21. ^ Audisio, pp. 257-258.
22. ^ Onofrio Panvinio, Vite de Pontefici, Sisto IV; Fausto M. De Reguardati, La difesa dei Sacri
Palazzi affidata da Sisto IV ad Andrea da Norcia. Un precedente sconosciuto dell'istituzione
della Guardia Svizzera; (1986) - In: Archivio della Società romana di storia patria. vol. 109
(1986) pp. 49-56.
23. ^ Audisio, p. 263.
24. ^ Moroni, p. 67 §1.
25. Rendina, p. 591.
26. ^ Cfr. la biografia curata da Andenna.
27. ^ Bolognini-Flocchini.
28. ^ Moroni, p. 71 §2.
29. ^ Storia di Otranto.
30. Moroni, p. 67 §2.
31. ^ von Pastor, pp. 258-260; p. 269.
32. ^ Infessura, p. 81.
33. ^ Guadagnini, p. 14, n. 48.
34. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 3, p. 78
35. ^ da Decimo, p. 372.
36. ^ van den Haute, P. 73 §2.
37. ^ Moroni, 57, p. 68.
38. ^ Moroni, 54, p. 160.
39. Malou, p. 24 §1.
40. Rendina, p. 592.
41. ^ Manlio Sodi e Pietro Sorci, La dottrina dell’Immacolata nelle fonti liturgiche antiche
medievali (PDF), in PATH, n. 2, Pontificia Accademia Teologica, 2004, p. 464. URL consultato il
29 dicembre 2020 (archiviato il 29 dicembre 2020).
42. ^ (IT, FR) Camilla Cavicchi, Osservazioni in margine sulla musica per l’immacolato
concepimento della Vergine, al tempo di Sisto IV, in L’Atelier du Centre de recherches
historiques, n. 22, CRH - Centre de recherches historiques, 2020, DOI:10.4000/acrh.4386,
ISSN 1760-7914. URL consultato il 29 dicembre 2020 (archiviato il 29 dicembre 2020).
43. ^ Massimo Bergonzoni, il culto mariano e immaculista della monarchia di Spagna:
l'ambasciata romana di D. Luis Crespi de Borja (1659-1661) (PDF), CITCEM – Centro de
Investigação Transdisciplinar «Cultura, Espaço e Memória», 1º dicembre 2015, p. 54, ISBN :
978-989-8351-40-1. URL consultato il 29 dicembre 2020 (archiviato il 27 luglio 2020).
44. ^ Malou, p. 24 §2.
45. ^ Moroni, 59, p. 153: «Approvarono la recita del rosario e ne riconobbero istitutore s.
Domenico molti papi, come Sisto IV nel 1481 insieme alle confraternite del ss. Rosario...».
46. ^ Audisio, p. 266.
47. ^ Rendina, pp. 593-594.
48. Kelly, p. 422.
49. ^ Potestà-Vian, p. 289 sottolineano come Sisto IV, insieme a Pio II (1458-1464), sia stato tra
i più accesi fautori della monarchia papale contro ogni forma di conciliarismo.
50. Kelly, p. 423.
51. Andrea Zamometic, su treccani.it, 11 dicembre 2014.
52. ^ von Pastor, p. 392.
53. ^ Rops, pp. 215-216.
54. ^ Gligora-Catanzaro, p. 208.
55. ^ von Pastor, p. 229.
56. ^ Moroni, p. 74 §2.
57. Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza,
Napoli, F. Pitteri, 1737.
58. ^ Biancardi, p. 342.
59. Palazzo Medici-Ricciardi, La congiura dei Pazzi, su palazzo-medici.it, 11 dicembre 2014
(archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
60. ^ Roscoe, pp. 74-78, vol. 2.
61. ^ Roscoe, pp. 124-125, vol. 2 e Lombardi.
62. ^ Bosisio, p. 367.
63. ^ Bosisio, p. 366.
64. ^ von Pastor, p. 387.
65. ^ Bona Castellotti.
66. ^ von Pastor, pp. 387-388.
67. Rendina, p. 594.
68. ^ Cfr. il saggio di Cantatore.
69. ^ Camiz, p. 51 §1.
70. ^ Moroni, 57, p. 75.
71. ^ Si veda il testo in latino della bolla in Tomassetti-Cocquelines, pp. 273-278.
72. ^ Cantore, p. 318.
73. ^ Bascià-Carlotti-Maffei-Capolino, p. 297.
74. ^ San Vitale.
75. ^ Cappella Sistina: «...il papa Sisto IV chiamò a lavorare nella Cappella famosi pittori
fiorentini, come Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e Signorelli, nonché umbri, quali
Perugino e Pinturicchio».
76. ^ de Vecchi-Cerchiari, p. 271 §1-2.
77. ^ de Vecchi-Cerchiari, p. 271.
78. ^ de Lasala-Rabikauskas, p. 233.
79. ^ von Pastor, p. 449.
80. ^ Carrozzo-Cimagalli, p. 228.
81. ^ Regiomontano.
82. ^ Kelly, p. 422:

«Austero nella vita privata»

83. ^ von Pastor, p. 405.


84. ^ Rops, p. 216.
85. ^ Rendina, p. 595.
86. ^ von Pastor, pp. 432 e sgg.
87. ^ Da Vinci's Demons: il trailer della stagione 3, su movieplayer.it. URL consultato il 30 gennaio
2020.
88. ^ I Medici 3 cast, su tvserial.it. URL consultato il 30 gennaio 2020.
89. ^ Luchina Monleone, su gw.geneanet.org. URL consultato il 30 gennaio 2020.

Bibliografia
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Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza,
Napoli, F. Pitteri, 1737.

Voci correlate
Della Rovere
Papa Giulio II
Rodrigo Borgia
Papa Paolo II
Biblioteca Apostolica Vaticana
Congiura dei Pazzi
Girolamo Riario
Bartolomeo Sacchi, detto il Platina
Pomponio Leto
Guerra di Ferrara (1482-1484)
Martiri di Otranto
Inquisizione spagnola

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Collegamenti esterni

Sisto IV, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.


Sisto IV, su sapere.it, De Agostini.
(EN) Papa Sisto IV, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Giuseppe Lombardi, SISTO IV, papa, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 92, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2018.
Papa Sisto IV, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
(EN) Opere di Papa Sisto IV, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Papa Sisto IV, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
(EN) David M. Cheney, Papa Sisto IV, in Catholic Hierarchy.
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