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Centro Di
OPD Restauro
Rivista dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze
25 2013
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3. Ricostruzione assonometrica
digitale della cappella di Iti con la
collocazione delle pitture (© disegno
di Alberto Rocchia in collaborazione
con Elvira D’Amicone e Luigi
Vigna, in E. D’Amicone, La vita
quotidiana cit., p. 46, fig. 42).
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7. Lucarini nella mostra delle pitture di Iti 8, 9. La parete A della sala con la sequenza
a Sant’Apollonia e alla sua destra le foto del delle pitture di Iti (Archivio fotografico
restauro della cappella di Maia (Archivio Opificio Pietre Dure).
fotografico Opificio Pietre Dure).
4. mandriani con tori = parete tra II-III camera in Nelle pitture 10 e 11 Iti e la moglie guardano verso l’e-
posizione c nell’assonometria; sterno ad accogliere gli offerenti e i familiari in preghiera
5. Iti seduto nel cortile di casa, dove due antilopi come documentato anche dalla fotografia dell’epoca dello
mangiano da una scodella = parete tra III e IV camera scavo;16
in posizione d nell’assonometria; 12. sacrificio di bue e offerte di antilopi e pesci del
6. Iti e Neferu nella loro abitazione con scene di cu- Nilo (tre registri) = parete lunga a destra nella camera
cina e attendenti al cospetto di Iti = parete tra IV-V centrale;
camera in posizione e nell’assonometria; 13. nascita e allattamento di vitellini (due registri) =
7. Iti seduto e arcieri al suo cospetto = parete tra V-VI parete a destra dell’ingresso della camera centrale.
camera in posizione f nell’assonometria; Le figure volgono verso l’interno, dirigendosi verso Iti e
8. macellazione del bue (primo registro) davanti al la moglie;
sarcofago (secondo registro) = parete a sinistra dell’in- 14. presentazione di offerte = spessore del muro del
gresso della camera centrale; vano d’ingresso a destra;
9. offerta di coppia di bovini (primo registro) e uo- 15. offerta di antilope = spessore del muro del vano
mini e donne con le braccia alzate in movimento di d’ingresso a sinistra;
danza (su due registri) = parete lunga a sinistra nella 16. gruppo di gru = parete del corridoio tra I-II ca-
camera centrale; mera in posizione b1 nell’assonometria: la pittura era
10. Iti con la moglie Neferu e lista di offerte = parete posizionata nella stessa area dell’imbarcazione (cfr. su-
di fondo della camera centrale/lato sinistro; pra n. 3).
11. Iti con Neferu e servitore che offre una coscia di B. Parete della sala opposta ad A (figg. 11-12).
bue = parete di fondo della camera centrale/lato destro. (da sinistra a destra)
17. attendenti con i loro levrieri al servizio di Iti = parete
10-12. Le pareti A e B della sala con la sequenza delle pitture di Iti
tra VII e VIII camera in posizione h nell’assonometria;
(Archivio fotografico Opificio Pietre Dure). 18. Iti con il suo arco = pilastro 3;
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Le esperienze di restauro di Fabrizio Lucarini di pietra, in genere di calcare, data la natura geolo-
sulle pitture egizie di Maia e Iti, gica di gran parte della montagna egiziana almeno
note tecniche e biografiche fino ad Esna. Diversamente nel caso delle pitture di
Le immagini fotografiche emerse dall’Archivio Stori- Maia ed Iti furono asportate solo le superfici pittori-
co dell’Opificio attinenti l’attività di restauro del Lu- che con positiva applicazione della tecnica “di distac-
carini nel campo delle pitture egizie hanno consentito co dal muro e trasporto sulla tela”.24 Memoria della
di riprendere ed aggiornare un percorso di ricerca da complessità dell’intervento rimane nella lettera scritta
vari decenni rimasto aperto ed in merito al quale si dallo Schiaparelli al Ministero della Pubblica Istruzio-
riteneva fossero andate perdute o addirittura non esi- ne in data del 5 giugno 1924, nella quale si sottolinea
stessero memorie documentali. La presente nota vuo- la “difficoltà del riporto su tela, trattandosi di pitture
le essere una breve sintesi dell’attuale stato dell’arte a a tempera”, citazione presente anche nella precedente
distanza di circa un secolo e al tempo stesso intende sezione storico-culturale e riproposta per la sua im-
riaccendere l’interesse per una grande figura del re- portanza. Per valenza artistica e storica emergeva evi-
stauro toscano purtroppo finita un po’ nell’oblio e dente l’importanza del monitoraggio dell’evoluzione
che fra i vari interventi si occupò di opere eccezionali dell’equilibrio conservativo degli interventi effettuati.
come La Gioconda a seguito del rinvenimento a Firen- A tale scopo venne avviata una ricerca documenta-
ze dopo il furto.21 le, finalizzata a ricostruire procedure e materiali im-
piegati a suo tempo per valutare tempi e dinamiche
La vicenda conservativa del fondo pittorico di Maia del degrado ed ipotizzare soluzioni compatibili per
ed Iti al Museo Egizio prima del reperimento della un modello di progetto pilota di manutenzione pro-
documentazione fotografica presso l’Opificio grammata sul significativo fondo pittorico. La docu-
I primi approcci conoscitivi ai restauri ed alla figura del mentazione fotografica e cartacea risultò scarsamente
Lucarini avvennero negli anni ottanta, quando quale esaustiva in merito ai quesiti riguardanti i materiali e
referente per il laboratorio di restauro della Soprin- le procedure degl’interventi in Egitto e le successive
tendenza Antichità Egizie di Torino, chi scrive dovette fasi di allestimento a Torino. Per questa ragione l’am-
occuparsi di limitati interventi di manutenzione con- bizioso progetto fu ridimensionato a percorsi manu-
sistenti in micro-fermature e puliture superficiali delle tentivi ordinari in attesa di dati a supporto del piano
pitture delle cappelle di Maia e di Iti, resesi necessarie di più vasto respiro. Gli elementi emersi dalle imma-
a seguito di monitoraggi espositivi.22 Lo stato di con- gini dell’Archivio Storico dell’Opificio, il confronto
servazione dell’insieme delle cromie, supporti tessili e con le foto delle campagne fotografiche in museo ed il
lignei si presentavano nel complesso abbastanza stabi- carteggio presso l’Archivio di Stato di Torino, hanno
li. Inoltre il fatto che la rimozione ed il recupero delle fornito risposte ad alcuni quesiti, facendo ripartire la
pitture fossero avvenuti ai primi del Novecento nel ricerca.
deserto egiziano con gli inconvenienti logistici, tecnici
e climatici inerenti un tale contesto, confermavano la
maestria dell’autore ed incrementavano l’interesse per la
conoscenza delle tecniche e dei materiali utilizzati. Altro
elemento da considerare era la peculiarità dell’operazio-
ne, poiché in ambito archeologico egizio l’asportazione
di superfici dipinte avveniva tramite distacco compresi
i sottostanti substrati preparatori, inclusa parte della
struttura parietale. A questa pratica si era attenuto lo
stesso Schiaparelli per le pitture di Gau el-Kebir, ulte-
riore importante fondo pittorico del Museo Egizio.23
Da questo tipo di prelievi derivano frammenti o bloc-
chi con substrato preparatorio più o meno spesso in 14. Impasto di mota e paglia per supporti pittorici parietali da una
relazione allo status della sottostante parete o soffitto tomba della necropoli tebana (archivio privato).
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Breve digressione sulle pitture egizie e peculiarità su un foglio bianco. Si tratta di un sottile ed unifor-
dell’intervento del Lucarini nella cappella di Maia me strato di stucco, spesso equivocato con gesso, ma
Le stesure cromatiche di entrambe le cappelle differi- in realtà a base di carbonato di calcio con eventuali
scono da quelle su supporto lapideo, esemplificate dal inclusioni sabbiose e granulometria che tenderebbero
citato contesto pittorico di Gau el-Kebir. Nel caso di a suggerire lavorazioni attigue alla calce spenta.25 La
Maia ed Iti le pitture furono realizzate su un materia- tecnica di realizzazione delle pitture è “dipinti murali
le ben più deperibile, aderente al seguente schema. Il a tempera” secondo la definizione dello stesso Fabrizio
primo substrato, più grossolano, è costituito da mota Lucarini (lettera Firenze, 23 maggio 1924) (fig. 15).26
impastata a frammenti minerali e pagliuzze vegetali Le pitture della cappella di Maia, un piccolo ambiente
con funzione di reticolo strutturale; aderisce alla strut- con volta a botte e volumetria di circa 3 m³, furo-
tura portante, costituita da muri o soffitti in mattoni no staccate e trasposte “dalla tela provvisoria alla tela
crudi e paglia e contribuisce ad eliminare irregolarità stabile” già a Deir el-Medina dopo la scoperta e ri-
nella roccia, riempiendone i vuoti (fig. 14). Il primo montate all’Egizio di Torino intorno al 1910 come
strato, anche il più spesso, costituisce il medium strut- dalla ricostruzione cronologica conseguente alla foto
turale e microclimatico fra le irregolarità del muro e dell’Opificio.27 Le immagini testimoniano con niti-
la struttura a grana più fine del secondo substrato, che dezza l’avvenuta trasposizione delle pitture sulla “tela
oltre ad essere più sottile, risulta spesso composto da stabile” nel campo della missione archeologica ed il
argille più raffinate sempre impastate a fibre vegetali. successivo rimontaggio con la struttura lignea portan-
Sul terzo ed ultimo strato si traccia e dipinge come te, conforme a quanto visionato da chi scrive nei ci-
tati monitoraggi conservativi. Per tale struttura lignea
lo scrivente aveva ipotizzato il pioppo come tipo di
legno utilizzato, per analogie morfologiche e spesso
ricorrente per similari strutture di supporto in ambito
artistico per le sue doti di leggerezza, buona resistenza
e notevole stabilità dimensionale. È una componente
che a suo tempo chi scrive non aveva avuto modo di
testare analiticamente e che comunque sarebbe im-
portante verificare. Le modalità tecniche adottate per
il reticolo ligneo, gli assemblaggi e le centine rivela-
no ingegnosità, maestria e sensibilità conservative in
un’epoca in cui le soluzioni tecnologiche relative ai
tensionamenti fra dipinto e cornice sono agli albori e
quanto realizzato dal Lucarini costituisce un interes-
sante esempio per pitture su tela con superfici piane
e curve. Occorre infine precisare che almeno sino al
settembre 2009 non risultano attestazioni d’eventuali
regolazioni d’assemblaggi dell’intelaiatura lignea per
supplire ad ipotetici ritiri o dilatazioni delle tele e tan-
to meno interventi sulle medesime, opzioni che forse
era stato dato per scontato non fossero a posteriori
necessarie, visti gli angusti spazi dell’allestimento,
poco idonei ad ergonomie di lavoro. Se non risulta-
no interventi successivi sulla struttura di rimontaggio
delle pitture, qualche dubbio è emerso in relazione
alle pitture, come evidenziato già nel testo di inqua-
15. Nota spese del restauro delle pitture di Iti del 23 maggio 1924 dramento storico. Le foto con le pitture trasportate
conservata all’Archivio di Stato di Torino (© Archivio di Stato di
Torino). sulla “tela stabile” in situ e poi allestite in Museo te-
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stimoniano la costante colorazione chiara del piano di Le pitture di Iti e il loro restauro fiorentino
posa delle scene, comprese quelle con le imbarcazioni. Diversamente dalle foto delle pitture di Maia, quelle
La stessa situazione è documentata dalle foto di scavo delle pitture di Iti non sono stereofotogrammetriche
del tempo della scoperta e quindi prima dell’interven- e non documentano scoperta e recupero in Egitto, ma
to di distacco-strappo. Ne desumiamo continuità di l’esposizione in anteprima a Firenze nel maggio del
conservazione del registro cromatico di tono chiaro, 1924 presso il Cenacolo di Sant’Apollonia. La manife-
presumibilmente bianco, attualmente limitato ad al- stazione concludeva la lunga fase di restauro finalizzata
cune parti, mentre le fasce sottostanti le imbarcazioni all’allestimento nel Museo Egizio di Torino. Il carteg-
riportano un’accesa tonalità di azzurro e la citazione gio Lucarini-Schiaparelli reperito presso l’Archivio di
del moto ondoso con il caratteristico zig-zag vertica- Stato di Torino integra la documentazione fotografica
le.28 Stupisce la presenza della stessa tinta sul piano di recuperata presso l’Opificio con interessanti dati tecni-
posa della cappella funeraria, la cui dislocazione è la ci di tipo conservativo, da cui si evincono componenti
necropoli, situata nel deserto.29 Al momento non ab- della personalità del Lucarini di notevole modernità
biamo riferimenti, che auspichiamo di reperire con la metodologica e didattica. Rispetto alle pitture di Maia,
consultazione delle campagne fotografiche preceden- pertinenti ad un relativamente piccolo ambiente, il ci-
ti gli anni ottanta. Un’ultima annotazione riguarda clo pittorico di Iti occupava la più estesa metratura
le caratteristiche delle stampe fotografiche rinvenute del lungo corridoio porticato con la camera di culto
in Opificio, che per quanto attengono alle pitture di centrale. Inizialmente l’esperienza di rimontaggio del-
Maia sono doppie e che per tipo di immagine e for- le pitture di Maia indirizzò verso analoga soluzione,
mato rimandano a positivi di lastre stereofotogram- esclusa probabilmente per la complessità strutturale,
metriche.30 Il prosieguo della ricerca tenderà a reperire dalla ricostruzione dei pilastri del porticato a quel-
il tipo di visore per una restituzione visiva in 3d, utile la delle pareti interne con la camera centrale (lettera
per acquisire ulteriori dati. del 14 maggio 1915).31 Nella stessa lettera il Lucarini
esprimeva perplessità anche sulla possibilità di reperire
una metratura adatta all’esposizione con “l’ordine in
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17a,b,c. Lettera del 6 dicembre 1923 con le indicazioni sulle cornici, gono fra il contorno irregolare dei vari pezzi di pittura
conservata all’Archivio di Stato di Torino (© Archivio di Stato di
Torino).
ed il margine dei telai, che sono rettangolari; e ciò allo
scopo di nascondere la tela ove manca la pittura, e dare
cui si trovavano nella tomba”. In effetti il totale delle l’illusione che questa sia ancora sul muro” (lettera del
tele era “di N° 36 dipinti murali a tempera” con misu- 1 agosto 1923) (figg. 16a,b). La scelta soggettiva più
re variabili da un minimo di circa 30x50 cm a superfici comoda e semplice sarebbe stata quella d’integrare le
medie intorno a 100x80 cm e dimensioni massime di lacune con un tono bianco che richiamasse l’ultimo
200x120 cm per uno sviluppo complessivo di circa 40 substrato, ma per rispetto archeologico delle stesure
m.32 A fini progettuali di recupero conservativo in con- originali residue il Lucarini sceglie di rifarsi cromatica-
temporanea con il riallestimento delle pitture nel 2006 mente al rigore oggettivo del supporto murario e sia-
chi scrive iniziò il rilievo grafico per lo studio di fatti- mo decenni prima degli scritti di Cesare Brandi. Il fat-
bilità della ricostruzione originariamente ipotizzata dal to avvalora l’ipotesi che avesse a disposizione una certa
Lucarini e dello Schiaparelli. Le foto dell’esposizione quantità di campioni terrosi del muro, elemento che
in Sant’Apollonia con le tele in successione secondo la andrà preso in considerazione nell’eventualità di futuri
collocazione nella cappella confermano il rispetto per interventi conservativi sulle pitture di Iti. Con identi-
la contestualità archeologica, componente condivisa ca sensibilità e rispetto il Lucarini si confronta con le
con lo Schiaparelli, i cui allestimenti museali confor- cornici per l’esposizione finale, per le quali ritiene utile
tano questa impostazione, esemplificata dalla presen- “adottare un modello semplice, che non avesse legame
tazione del corredo di Kha con modalità di richiamo colle pitture, perché anche i profani vedessero subito
alla situazione originaria.33 Con analoga sensibilità il che non sono dipinti nati per esser messi in cornice.
Lucarini affronta il tema della memoria dello status Il vetro, s’intende, dovrà esser messo in modo che non
conservativo, così che nell’esposizione di Sant’Apollo- tocchi il dipinto” (lettera del 6 dicembre 1923) (figg.
nia ogni “quadro” è affiancato dalla relativa foto, in 17a,b,c). Il concetto è ripreso nelle indicazioni inviate
modo che le lacune non siano interpretate come danni allo Schiaparelli per la realizzazione delle cornici insie-
dovuti alla rimozione “di distacco dal muro e di tra- me alla lista delle pitture con le misure e l’indicazio-
sporto su tela” (lettera del 7 marzo 1924).34 Analoga- ne della “Posizione originaria”.35 Vi si specifica che il
mente le finiture si limitano a “riempire, colla stessa dipinto “dovrà rimanere interamente visibile quando
terra di cui era formato il muro, le lacune che riman- sarà posto in cornice. Perciò tutto intorno a ciascun
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dipinto è stato posto un regolino di un centimetro e difenderli dal contatto con l’aria e rendere ai colori la
mezzo di larghezza, che servirà di appoggio e rimarrà loro naturale vivacità”. Altrettante informazioni vor-
nascosto dal battente della cornice”. Testimonianza di remmo avere sui materiali usati oltre quanto indicato,
questo regolino è nella pittura recuperata nei deposi- ma purtroppo la documentazione reperita non dice
ti, non a caso priva del vetro di copertura a conferma molto di più. Unica eccezione la citata nota spese del
del fatto che non dovette essere mai esposta.36 Quanto 23 maggio 1924, che con riferimento ai compensi ri-
fosse importante per il Lucarini ridurre al minimo gli porta l’impiego di “foderatori ecc. e dei falegnami per
interventi, limitandoli ad essenziali componenti con- la costruzione dei telai” per un costo pari a Lire 7.500
servative eventualmente anche a vantaggio dell’opera, e alla voce “Spese incontrate per la provvista dei mate-
lo deduciamo sempre dalla citata lettera del 1 agosto, riali occorsi al lavoro” cita: “mussolina, tela, colla, car-
in cui il restauratore lucchese specifica che: “Ai dipinti ta, caseina, legname, chiodi, carbone ecc. ecc.” per un
verrà data qualche leggerissima mano di paraffina per costo pari a Lire 2.500.37
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che si ringrazia per la cortese autorizzazione alla citazione. Per la di Stato di Torino, che si ringrazia per la cortese autorizzazione
sua importanza nell’attività del Lucarini, l’impegno nel restauro alla riproduzione fotografica.
delle pitture della cappella è citato anche in P. Artoni, Contributo 20) Sul Giornale del Rosa e la sua utilità documentaria in relazio-
per una storia del restauro a Mantova: Dante Berzuini (1866-1935) ne alle pitture di Iti, cfr. E. D’amicone, La vita quotidiana cit.,
a Palazzo Te, ‘Postumia’, 21, 2010, 3, p. 147, nota 26 = www. p. 42, figg. 35-36.
univr.ut/documenti/AllegatiOA/allegatooa_24951.pdf [data di 21) Sulla figura del Lucarini e relativa bibliografia si rimanda alla
accesso: 5 ottobre 2013], dedicato al restauro di Palazzo Te di precedente nota 1.
Mantova, cui prestò la sua opera anche il Lucarini. 22) In particolare ci si riferisce alla scena reperita nei depositi ed
9) La citazione è tratta dalla comunicazione dello Schiaparelli al esposta per la prima volta nella mostra La vita quotidiana nell’an-
Ministero in data 5 giugno 1924 (Prot. 8336), conservata nel ci- tico Egitto. Vivere come al tempo di Iti e Neferu, la “Bella”, dedicata
tato carteggio presso l’Archivio di Stato di Torino, che si ringrazia alle pitture di Iti ed allestita al Museo Egizio nella primavera del
per la cortese autorizzazione. 2006 (L.Vigna, La vita quotidiana cit.), come riportato nel testo
10) La lettera, spedita dallo Schiaparelli al Rosa da Torino in data a firma D’Amicone.
13 febbraio 1911, è conservata nel citato carteggio all’Archivio di 23) La scoperta era avvenuta nel 1905 ed aveva procurato al mu-
Stato di Torino, che si ringrazia per la cortese autorizzazione alla seo centinaia di frammenti, in parte asportati ed in parte recupe-
citazione. rati a terra a seguito dei danni subiti in antico. Al loro recupero
11) L’Archivio di Stato di Torino conserva copia delle stesse foto conservativo era collegato un progetto espositivo in seguito non
inviate allo Schiaparelli in data del 1 ottobre insieme all’informa- realizzato e integrato da diagnostica del colore (G. Chiari, E. D’A-
zione di altra serie di immagini “in una stessa scala di proporzio- micone, L. Vigna, Analisi di pigmenti egizi delle tombe rupestri di
ni” ad opera del Gabinetto fotografico delle Gallerie e disponibili Gau el-Kebir, ‘PnDPadova 97’, pp. 869-877; E. D’Amicone, L.
per eventuali utilizzi da parte del museo torinese; di tale invio Vigna, Analysis of pigments and painting technique in the rock-cut
l’Archivio conserva anche la busta con timbro di arrivo apposto tombs at Qau el-Kebir, in S. Colinart, M. Menu, La couleur cit.,
dall’Ufficio Postale torinese in data 3 ottobre. pp. 43-48; G. Chiari, E. D’Amicone, L. Vigna, Non destructive
12) Le specifiche dell’esposizione sono illustrate nella lettera scrit- X-ray diffraction analysis using Goebel mirrors: an application to
ta dal Lucarini allo Schiaparelli il 7 marzo del 1924 in fase di Egyptian pigments and glasses, in S. Colinart, M. Menu, La couleur
finitura del lavoro e in quella successiva del 10 maggio a fine ma- cit., pp. 87-94).
nifestazione. I due documenti sono conservati presso l’Archivio di 24) La citazione è tratta dalla nota spese delle pitture di Iti, invia-
Stato di Torino nel citato carteggio. Il testo della comunicazione ta dal Lucarini allo Schiaparelli in data 23 maggio 1924, riprodotta
del 10 maggio è interessante perché relaziona anche sui rapporti nella figura 15 del presente contributo. Il documento è conservato
Lucarini-Ministero per l’organizzazione di una futura scuola di nel carteggio Schiaparelli-Lucarini all’Archivio di Stato di Torino, che
restauro romana, l’attuale ICRCPAL. si ringrazia per la cortese autorizzazione alla pubblicazione. Per il ter-
13) Cfr. la precedente nota 11; un modellino fu realizzato molto mine “distacco” del Lucarini non bisogna equivocare con quanto si
tempo dopo, nei più recenti anni del dopoguerra (S. Curto, Storia indica in ambito tecnico contemporaneo nel caso dell’asportazione
cit., p. 26, fig. 48), ma la sequenza delle pitture è invertita, pro- degli affreschi inclusi i substrati di supporto, mentre attualmente
babilmente per incomprensione delle indicazioni poste sul retro quanto da lui operato sarebbe piuttosto considerato uno strappo.
delle cornici, e le coppie dei coniugi nella cappella guardano erro- 25) Su tale problematica cfr. A. Lucas, J.R. Harris, Ancient Egyp-
neamente verso l’interno. Tali verifiche sono state possibili grazie tian Materials cit., s.v. gypsum, plaster; Paul T. Nicholson, Ian
all’accurato riesame della documentazione fotografica d’epoca, Shaw, Ancient Egyptian Materials cit., s.v. gypsum, plaster; E.
delle indicazioni riportate dal Lucarini nella sua corrispondenza D’Amicone et al., Cartonnages in tela e papiro stuccati e dipinti,
e delle descrizioni del Rosa, assistente dello Schiaparelli, nel Gior- e inchiostri: due capitoli del progetto “Colore”, in Il Papiro di Ar-
nale di scavo del 1911, anno della scoperta delle pitture. temidoro, atti del Convegno Internazionale di Studio (Rovereto,
14) Cfr. fig. 3. 29-30 aprile 2009), Atti della Accademia Roveretana degli Agiati,
15) La fig. 7 mostra anche il Lucarini, e sulla parete alla sua destra ser. VIII, vol. IX, fasc. II, 2, a cura di L. Canfora, pp. 173-192.
sono affisse le foto della cappella di Maia e del suo restauro, la 26) Cfr. la precedente nota 4.
precedente attività che aveva reso preziosa la collaborazione con la 27) La data del 1910 si desume dalla struttura lignea al fondo del-
missione di scavo italiana in Egitto. la sala del museo con la cappella in fase di rimontaggio (cfr. testo
16) E. D’amicone, La vita quotidiana cit., pp. 44-45, figg. 38- precedente a firma D’Amicone) e la citazione della tecnica usata,
41, che mostrano chiaramente l’orientamento della coppia verso analoga a quella impiegata per le pitture di Iti, è tratta dalla citata
l’esterno nell’atto di accogliere i visitatori come di prassi da parte nota spese in figura 15.
dei “padroni di casa” e la sequenza effettiva delle scene. 28) A titolo esemplificativo si rimanda alla figura 6 del testo a
17) L. Vigna, La vita quotidiana. Temi inerenti la conservazione, firma D’Amicone; M. Tosi, La cappella, cit., 1994, figg. 4 e 7-8,
in E. D’Amicone, La vita quotidiana cit., pp. 54-55, figg. 46-47. pp. 4 e 6-7; e S. Curto, Storia cit., fig. 108 (colorazione bianca);
18) Cfr. p. 370. S. Curto, L’antico Egitto nel Museo Egizio di Torino, Torino 1984,
19) L’elenco, composto di due pagine con disegno finale fa parte fig. p. 193 (in basso); M. Tosi, La cappella, cit., 1994, fig. 11 p. 42
del citato carteggio Lucarini-Schiaparelli, conservato all’Archivio (colorazione azzurra).
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