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Topografia Corneale
Declino di Responsabilità:
A norma di legge è doveroso dichiarare quanto qui di seguito: Questo'opera è volta
solamente alla diffusione delle scoperte del Dr. W.H.Bates e alla loro spiegazione
attraverso recenti scoperte e teorie. Questo non è un testo a carattere medico e i
principi qui contenuti non costituiscono nessun tipo di diagnosi, non sono un
sollecito a curarsi da soli, ne tantomeno ad abbandonare terapie mediche in atto.
L'autore e l'editore di quest'opera declinano ogni responsabilità per danni a
persone, animali o cose, che possano derivare dai contenuti di questo sito.Prima di
intraprendere qualsiasi pratica qui eventualmente descritta, è opportuno consultare
uno specialista che si MERITI la propria fiducia.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il consenso scritto dell’autore. 1
Metodo Bates: Il Core Concept. Autore: Mauro Teodori sky@fissazionecentrale.it – www.fissazionecentrale.it
Prologo
Bates all'alba del Terzo Millennio? Solo un vecchio libro impolverato...
Nulla di più.
Quando decisi di coniugare il libro di Bates con le sue stesse tecniche, attraverso
quello che ritenni il miglior modo attualmente disponibile, il formato elettronico
su CD, inserii una frase di Bates sulla copertina:
"Questo libro vuole essere una collezione di fatti e non di teorie, e finché
lo è, non temo di cadere in contraddizioni di successo (costruttive, NdR). Nella
scienza della oftalmologia le teorie, spesso presentate come fatti, sono
servite ad oscurare la verità e a scoraggiare la ricerca per più di
cento anni". (W.H.Bates, M.D)
E sono quasi passati altri cento anni... Cosa resta oggi degli studi di Bates?
Un libro (metaforicamente) impolverato dimenticato su di uno scaffale in una
soffitta chissa dove...
Perché la verità di cui sopra è ancora oggi, forse più di allora, tradita.
Non ho iniziato questa mia esperienza solo con il metodo Bates, ho iniziato da più
lontano. Non si può onorare la memoria di un Geniale Ricercatore, solo imparando
acriticamente i contenuti di un libro, senza capire quello che c'è stato prima, e,
peggio ancora, quello che è stato capito dopo. Questa chiusura tradisce la verità,
svilisce una scienza nobile e geniale riducendo un pensiero innovativo a un povero
vecchio tomo che giace dimenticato nei polverosi anfratti di chissà quante soffitte
e cantine... Destinato ad essere e restare un vecchio dogma e non luminosa verità.
Il metodo Bates è scienza, non religione. Non può essere un dogma.
Vero che non c'è mai stato un vero interesse a diffonderne le scoperte e a
continuare la strada da lui iniziata.
Per primo in Italia ho messo un accento fortissimo sull'importanza dei
microcaratteri e sulla tabella di Snellen. Mi sono trovato a mettere in guardia dal
pericolo del sole osservato direttamente in modo prolungato ad occhi aperti, cosa
che Bates non suggerì più con l'evoluzione della sua esperienza (cosa che chi
leggesse solo il primo testo di Bates ignorerebbe).
Questo testo non è nato per continuare, magari acriticamente, un coro di concetti
solo ripetuti e probabilmente mai veramente capiti, ma per spiegare "quello che c'è
dietro". Per mettere nella condizione di capirlo davvero ed eseguirlo con
efficacia. Il metodo Bates è scienza, si, ma una scienza pura, nobile, geniale,
senza il limite dei pregiudizi e dei preconcetti. E il suo ideatore non è né un
filosofo, né un rivoluzionario, né un gran sacerdote. Ma è Illustre Scienziato,
Medico Oculista e Ricercatore Geniale. Questo è un modo per onorarne la memoria.
Va da sé che purtroppo, che qui si è ancora molto nel campo delle teorie, e che
dovrà passare ancora molto tempo prima che vengano spiegati i meccanismi che stanno
alla base dei processi visivi.
Per concludere ci terrei a sottolineare che il metodo Bates è semplice, non occorre
nemmeno acquistare costoso materiale o svariati libri. Non a caso nei sui testi
trovate la “Storia di Emily”. Così come lo stesso concetto lo trovate su “Il
Principio Fondamentale”. A meno che non si sia interessati all'approfondimento, non
c'è nulla da studiare o capire su costose pubblicazioni. C'è qualcosa, invece, che
si può insegnare, da chi la ha provata, vissuta. E l'unica cosa che conta è
praticare il metodo.
Buona lettura.
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Metodo Bates: Il Core Concept. Autore: Mauro Teodori sky@fissazionecentrale.it – www.fissazionecentrale.it
Mauro Teodori
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"The remedy is not to avoid either near work or distant vision, but to get rid of
the mental strain which underlies the imperfect functioning of the eye at both
points. It has been demonstrated in thousands of cases that this can be done."
“Il rimedio non è evitare la visione da vicino o da lontano, ma liberarsi della
tensione mentale che accompagna il funzionamento degli occhi in entrambe le
situazioni. E’ stato dimostrato in migliaia di casi che questo può essere fatto”.
"The fact is that when the mind is at rest nothing can tire the eyes, and when the
mind is under a strain nothing can rest them. Anything that rests the mind will
benefit the eyes."
“Il fatto è che quando la mente è a riposo, nulla può stancare gli occhi. E quando
la mente è sotto sforzo nulla può rilassarli. Qualsiasi cosa in grado di rilassare
la mente porterà beneficio agli occhi.”
"If one does anything when one wants to see at the distance, one must do the wrong
thing."
“Qualsiasi cosa si faccia per vedere qualcosa di distante, si farà la cosa
sbagliata.”(ossia la visione deve essere un processo istintivo, n.d.r.)
“It has also been demonstrated that when the eye makes an effort to see, an error
of refraction is always produced, and that when it looks at objects without effort,
all errors of refraction disappear, no matter how great their degree, or how long
their duration."
E’ stato anche dimostrato che quando gli occhi (il “sistema visivo”n.d.t.) fanno
uno sforzo per vedere, si produce sempre un’ errore di rifrazione, e che quando si
guarda ad un qualcosa senza sforzo, tutti gli errori di rifrazione scompaiono, non
importa di che entità essi siano e quanto lunga sia stata la loro durata.
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Vittima da Molti Anni di una Strana Forma di Afasia, Egli E' Scomparso Due Volte.
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"Questo libro vuole essere una collezione di fatti e non di teorie, e finché lo è,
non temo di cadere in contraddizioni costruttive. Nella scienza della oftalmologia
le teorie, spesso presentate come fatti, sono servite ad oscurare la verità e a
scoraggiare la ricerca per più di cento anni". W.H.Bates, M.D.
Per avere una chiara visione del “metodo Bates” è opportuno leggere i testi
originali completi scritti da W.H. Bates. Solo così si riuscirà a capire il metodo
nella sua semplice genialità. Purtroppo molti dei libri scritti successivamente
hanno completamente travisato il suo lavoro.
“PERFECT SIGHT WITHOUT GLASSES” – The cure of imperfect sight by treatment without
glasses – Central Fixation Publishing Co. – New York City - 1920
(Vista perfetta senza occhiali. La cura della vista imperfetta tramite il
trattamento senza occhiali)
Questo è la prima grande pubblicazione di Bates. In questo testo, sostanzialmente
di divulgazione scientifica, egli effettua la trattazione completa del suo lavoro.
Il libro è stato pubblicato nel 1920 e l’ultima riedizione in lingua originale è
del 1978, da parte della “Health research” – www.healthresearchbooks.com
Tale libro è stato oggi tradotto anche in italiano ed è disponibile attraverso
la IRIS Tecnologie. Ne esiste anche una edizione elettronica, in lingua inglese,
scaricabile dal sito di "Visus" (Vedi Risorse).
Sebbene ,nel corso degli anni e dell’esperienza accumulata, egli rivedesse alcune
delle sue tecniche di base, come pubblicato sulle riviste mensili “Better Eyesight
Magazines”, tale libro è un “MUST” per chi opera nel campo della rieducazione
visiva.
L’unica vera importante rettifica apportata da Bates al suo libro, tramite le
pubblicazioni successive delle riviste, riguarda il sunning. E' stata abbandonata
la pratica del guardare il sole ad occhi aperti.
Altra rielaborazione anche nel concetto di occhiali, che successivamente Bates
consente di indossare quando assolutamente necessario, mentre nella prima stesura
del libro era categorico nell’affermare che "chi non riesce a fare a meno degli
occhiali in tutte le fasi della vita quotidiana, difficilmente potrà essere
curato". Pur non essendo pienamente chiara la sua posizione rispetto all’uso delle
lenti sottograduate, è certa la sua avversione verso l’utilizzo della prescrizione
"piena".
Da: "Causa e trattamento degli errori di rifrazione":
"In genere, in coloro che non hanno mai portato gli occhiali si ottengono più
facilmente miglioramenti che non in chi li usa: all'inizio del trattamento gli
occhiali dovrebbero essere eliminati. Qualora ciò non sia possibile senza provocare
eccessivo disagio, ovvero quando una persona deve proseguire la sua attività
durante i1 trattamento e non può farlo senza occhiali, per un po' se ne deve
consentire l'uso, il che pero costituisce sempre motivo di ritardo del
miglioramento."
“BETTER SIGHT WITHOUT GLASSES”. Il libro che si trova oggi in giro per il mondo,
dal titolo “BETTER SIGHT WITHOUT GLASSES” (Miglior vista senza occhiali) è una
edizione condensata tratta da PERFECT SIGHT WITHOUT GLASSES, edita dopo la morte di
Bates, da sua moglie, la sua ex assistente Emily C. Lierman.
Pur essendo tale opera più adatta al grande pubblico, il lavoro di Bates può
presentare molti punti oscuri ad una prima lettura.
Riviste “BETTER EYESIGHT MAGAZINE”: luglio 1919 - giugno 1930. Questa serie di
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Altri autori, hanno scritto testi importanti per la comprensione del metodo ideato
da W. H. Bates, altri ne hanno ritrasmesso invece una visione distorta, al punto
che oggi si chiama “Metodo Bates” quello che non lo è affatto!
Per avere una chiara e fedele descrizione di come era il metodo alle origini è
altresì importante la lettura di opere realizzate da persone che sono state a
stretto contatto con lui.
“THE ART OF SEEING” (L’arte della vista) (1943) di Aldous Huxley. Tale libro è
invece ancora facilmente reperibile, anche in italiano, insieme a molti altri
romanzi scritti da Huxley.
Un libro piacevole da leggere, che pone l’accento sulla prospettiva psicologica del
metodo. Compare qui, per esempio, il concetto di tedio.
Alcuni concetti espressi qui potrebbero risultare a loro volta ostici, e taluni
anche secondari. Ma questo libro è utile per avere una visione prospettica completa
sul vero metodo Bates.
Egli scrisse questo libro, come si legge nella prefazione, per un debito di
riconoscenza verso Bates stesso, che attraverso il suo metodo lo aveva salvato
dalla cecità (dai molti consulti, tutti senza speranza, era arrivato il consiglio
di imparare il Braille…). Aldous Huxley fu uno dei testimoni, tra la folla di
quelli che si offrivano, ammessi a testimoniare a favore, nel processo intentato
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contro gli insegnanti del metodo Bates, nella tentativo di fermarli. Per la
cronaca, la testimonianza di Huxley consistette semplicemente nel fornire diagnosi
e referti e poi di leggere qualcosa da un libro, senza alcun ausilio, davanti alla
corte.
“YOGA OF PERFECT SIGHT” (Lo yoga della vista perfetta) (1971) di R. S. Agarwal
(figlio). Appendice al libro del padre con approfondimenti e chiarimenti delle
varie tecniche.
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Quanto segue é pensato e scritto con riferimento ai canoni NVI (Natural Vision
Improvement), con una particolare attenzione alle scoperte del Dr. W. H. Bates.
Rigetterò e non citerò, comunque, in pieno accordo con il pensiero NVI, il
concetto di pseudomiopia, concetto atto a spiegare come è possibile per un miope
migliorare il suo vizio refrattivo, visto che la miopia è "per definizione"
incurabile e che le variazioni possono essere solo in peggio.
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brillante carriera.
Laurea e specializzazione a New York.
Professò in diversi ospedali, fu professore al N.Y. Post-Graduate Medical School
and Hospital.
Fu anche ricercatore per 5 anni. A lui si deve anche lo sviluppo di nuove tecniche
operatorie, e non solo nel campo dell'oculistica.
Cito qui l'ideazione dell'intervento di perforazione o incisione del timpano per il
trattamento dei casi di sordità permanente (1886).
E ricordo anche che a W. H. Bates si deve la scoperta delle proprietà dell'estratto
delle ghiandole surrenali, successivamente commercializzato col nome di ADRENALINA.
Probabilmente questi sono già frutto della genialità e dell’intuito.
Si avverte nel lavoro di Bates la rilevanza di una mente decisamente fuori dal
comune .
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Naturalmente furono usati anche altri metodi di indagine. Tra questi lo studio
approfondito e sperimentale della anatomia e della fisiologia dell’occhio e del suo
funzionamento nei processi accomodativi, e gli esperimenti su vari animali (come
riportato su “Perfect Sight Without Glasses”, con corredo di fotografie e disegni).
Bates, convito dai risultati dei suoi esperimenti, sostenne che l’accomodazione era
principalmente dovuta ai muscoli esterni dell’occhio; Ciò in aperto contrasto con
la teoria dell’accomodazione di Helmotz, universalmente accettata, che attribuisce
esclusivamente al cristallino il processo di accomodazione. La difesa ad oltranza
di questa teoria fu uno degli elementi che rese Bates inviso alla maggioranza dei
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suoi colleghi. Da citare comunque, che diversi studi, recenti, compresi quelli
condotti nei primi anni 1980 da Greene, uno dei più stimati ricercatori di oggi,
attribuiscono ai muscoli esterni rilevanza ai fini dell’accomodazione. Inoltre,
come emerge dagli studi di Bates, il processo della visione, così come i processi
fisiologici e mentali ad essa correlati, vanno ben oltre il mero funzionamento
fisico-ottico dell’occhio.
In altre parole, l’occhio non è affatto una sorta di macchina fotografica.
Ed il processo della visione non è assolutamente equivalente ad impressionare una
pellicola fotografica.
L'intervento dei muscoli extraoculari nel processo di accomodazione, inoltre,
spiega perché quest'ultima sia possibile anche in caso di afachia (assenza del
cristallino) o nei casi di cristallino con motilità nulla o ridotta. Cosa
altrimenti inspiegabile con la "teoria" di Helmotz (il cristallino e muscolo
ciliare sarebbero i soli deputati alla accomodazione).
Nella presbiopia anche, dove l'ispessimento e l'irrigidimento del cristallino
dovrebbe rendere difficoltosa l'accomodazione, il controllo di quest'ultima
attraverso l'utilizzo dei muscoli extraoculari, spiega come sia possibile
accomodare comunque.
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Anticipo qui che, nelle teorie e nelle scoperte di Bates, percezione ed attenzione
sono alla base di tutto.
La tematica dell’attenzione è maggiormente correlata al concetto di "Central
fixation", "fissazione centrale", termine poi cambiato da altri in
"centralizzazione", per non creare confusione, poiché fissazione centrale e
motilità dell'occhio sono tra loro strettamente ed indissolubilmente collegate.
L’aspetta della percezione è invece correlato al concetto di mente e memoria che,
in un coordinato interazione sinergica, gestiscono il processo stesso della
creazione delle immagini mentali; e, a loro volta, i risultati di questo processo
vengono usati per controllare il processo accomodativo.
L'aspetto motorio:
Apro una parentesi per fare alcune considerazioni sulla "ginnastica per gli occhi".
I muscoli adduttori dell'occhio sono composti contemporaneamente da muscolatura
liscia e striata, il che significa che sono controllabili volontariamente, e
possono cioè essere puntati nella direzione desiderata, ma che poi continuano in
modo autonomo la loro continua scansione, veloce ed infinitesimale, intorno al
punto d’attenzione. Tutti i nostri sensi funzionano principalmente sulle variazioni
della sensazione elettiva. Il suono viene percepito in quanto variazione ciclica di
pressione. Gli odori vengono percepiti solo se diversi da quelli al quale il naso è
assuefatto in quel momento. Il tatto dà sensazioni solo se viene effettuato uno
scorrimento della superficie rispetto all'epidermide. Vi sono anche delle
eccezioni, ad esempio il calore viene invece percepito da corpuscoli dedicati.
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Inizio qui a stabilire un primo punto fermo secondo Bates: perdita della
centralizzazione = generazione di uno stato di tensione (o sforzo) nel sistema
visivo.
Non sarebbe così importante spiegare il perché accada questo, oltre tutto si
sconfina in un campo fatto più che altro di teorie, se non fosse per far capire il
vero concetto di tensione da sforzo, “strain” in inglese, così come definita da
Bates.
Bates non spiegò nel dettaglio circa le cause di questa tensione, con riferimento
alla perdita di centralizzazione. Va chiarito comunque che il termine usato da
Bates è "STRAIN", non correttamente traducibile o interpretabile semplicemente come
"tensione" (come purtroppo è accaduto ed accade, generando errate interpretazioni),
più appropriato è invece "TENSIONE DA SFORZO". Il concetto, in questo modo, cambia
radicalmente.
L'unica area della retina, capace di percepire il più elevato numero di dettagli, e
che si potrebbe quindi definire ad alta definizione, é la piccolissima fovea
centralis.
Per la corretta discriminazione dei dettagli (sensa) del "guardato" e la
generazione di un corretto segnale di ritorno (feedback) necessario al controllo e
alla variazione del potere refrattivo dell’occhio, occorre un elevato livello di
dettaglio. Perdere la fissazione centrale significa inserire, nel processo di
feedback, dei "segnali a bassa definizione", che oltre a non fornire informazioni
utili al processo stesso, sovraccaricano il sistema visivo, impegnandolo
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A) Il processo della visione è di gran lunga quello che assorbe più risorse dal
punto di vista cerebrale. Aumentare la quantità delle informazioni che devono
essere elaborate nel processo porta inevitabilmente ad uno stato di TENSIONE DA
SFORZO. La retina umana suscita l'invidia degli scienziati informatici. I suoi
100 milioni di "coni" e "bastocelli" eseguono, in maniera autonoma, almeno 10
miliardi di operazioni al secondo. Questo rende l'idea della mole di dati che
occorrerebbe processare! Una prima sfoltita è effettuata a livello della retina
stessa: procedendo verso le zone periferiche, si trova che ogni singola fibra
del nervo ottico è collegata a sempre più bastoncelli, diminuendo così
risoluzione e quantità di "sensa" (dati sensoriali) inviati.
B) L'occhio NON é come una macchina fotografica, così come L'OCCHIO NON É
ASSOLUTAMENTE UN DISPOSITIVO OTTICO DI PRECISIONE. Al contrario la parte
"ottica" dell'occhio è, in termini relativi, ALTAMENTE IMPRECISA, anche in chi
ha una vista più che perfetta!
E vince così:
Vince perché non utilizza l'organo nel modo meccanico secondo il quale sembrerebbe
logico, per la nostra limitata razionalità, pensare di usarlo. Quindi, nonostante
la scarsa precisione costitutiva dei tessuti, l'utilizzo della sola fovea centralis
per la percezione dei dettagli rende il sistema praticamente insensibile alle
aberrazioni ottiche.
Vince anche perché l'utilizzo della sola fovea centralis per la percezione dei
dettagli rende il sistema altamente efficiente da un punto di vista d’impiego delle
risorse (e anche da quello energetico; non sprecare inutilmente risorse è una
priorità importantissima per tutti gli organismi viventi). In questo modo, sono
trasmesse ed elaborate meno informazioni. Anche le più recenti ricerche confermano
quello che fu intuito da Bates, e cioè che di quello che "vediamo" solo il 20%
proviene dagli occhi, il resto deriva da aree del cervello non direttamente legate
ai processi della visione!
Lo stesso principio di gestione delle risorse, ipoteticamente applicato ad una
telecamera d’oggi (ma la tecnologia attuale ancora non lo permette), ci darebbe un
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Si comincia anche a capire l'importanza di USARE IL SISTEMA VISIVO (non gli occhi)
NEL MODO FISIOLOGICAMENTE CORRETTO.
=> SENZA FISSAZIONE CENTRALE NON É POSSIBILE AVERE UNA VISIONE "NORMALE" <=
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impostazioni applicate nel processo della visione da vicino che si inizia a perdere
la centralizzazione.
Chi continua a leggere impiegando un modo fisiologicamente corretto non sviluppa
miopia. Chi legge “diffondendo” modifica il suo modo di “percepire” attraverso la
retina in modo deleterio. La lettura, soprattutto se “veloce”, sarà più “comoda”,
poiché l’occhio dovrà effettuare meno spostamenti nel leggere la stessa riga di
testo stampato, ma si è ora capito quale sarà il prezzo da pagare. Chi non fosse
ancora del tutto convinto, provi a fare leggere la stessa riga di testo ad un miope
e ad una persona con vista normale, e guardi loro gli occhi. Quelli del miope
leggeranno una riga intera effettuando solo pochi spostamenti, anche solo due o
tre. Quelli della persona con vista normale, invece, scorreranno la riga in una
serie di piccoli guizzi vitali, anche 15 o più per ogni singola riga.
La tecnica principale ideata da Bates per reimpostare il sistema visivo nella
visione da vicino è quello della lettura dei caratteri piccolissimi.
Abbiamo ora visto perché senza fissazione centrale non é possibile avere una
visione "normale".
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Il nostro organo visivo percepisce la luce grazie alla retina, che ricopre circa i
due terzi della superficie sferica interna dell'occhio; le cellule fotosensibili
sono di due tipi: coni e bastoncelli.
I coni sono i recettori dei colori, e ne esistono tre tipi con sensibilità diversa,
con un massimo a lunghezze d'onda di 430nm (blu), 530 nm (verde) e 560 nm (rosso).
I bastoncelli sono dedicati, invece, a distinguere anche le più deboli variazioni
di intensità luminosa, non i colori, ed hanno un picco di sensibilità intorno a
510 nm (verde)
Le sottili fibre nervose che collegano queste cellule al nervo ottico convergono
verso il punto cieco, dove si innesta la base del nervo ottico. Tale punto ha
questo nome in quanto è privo di cellule fotosensibili e non è quindi in grado di
percepire luce (e quindi immagini).
Un'area particolare della retina è la fovea, una zona del diametro inferiore ai
due millimetri in cui è presente la maggiore concentrazione di coni, il 90% del
totale, e che ci permette di vedere con il massimo dettaglio, che scade sempre di
più procedendo verso la periferia della retina. Ciò è dovuto al fatto che nella
fovea, oltre ad esserci un grande concentrazione di recettori, ogni cellula visiva
è collegata a una singola fibra nervosa, mentre nel resto dell'occhio le cellule
sono riunite in gruppi di circa 340 per fibra; in totale, l'occhio contiene 6
milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli, mentre il nervo ottico possiede circa
400.000 fibre. Quindi ogni cono è collegato a una propria fibra del nervo ottico,
mentre nella zona periferica della retina i bastoncelli fanno capo a un'unica
fibra.
I due tipi di recettori hanno due funzioni distinte: i coni sono specializzati per
la visione dei colori nell'intensità della luce del giorno, i bastoncelli per la
visione crepuscolare in bianco e nero.
Nella retina la fovea è popolata solo da coni e la zona periferica solo da
bastoncelli.
La sensibilità alla luce della fovea è bassa, circa 1000 volte inferiore a quella
della retina periferica. Questo spiega perché per vedere un oggetto poco
luminoso, ad esempio una stella molto lontana, è meglio non guardarlo direttamente,
ma traguardarlo, puntandone un punto leggermente discosto.
Il vantaggio di avere una fovea, cioè di possedere un'area estremamente ridotta e
specializzata per la registrazione di particolari anche minimi, è ottenuto al costo
di una ridotta sensibilità alla luce.
Come già detto, nella zona del nervo ottico non ci sono recettori fotosensibili,
né coni, né bastoncelli. Il diametro della zona è di circa 1,6 mm, otto volte
quello della fovea. Questo luogo della retina è detto macula caeca (macchia cieca);
essa si discosta dall'asse ottico dell'occhio, ed è posta a 20° dalla fovea.
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Come risultato della presenza di tale zona dovremmo vedere un "buco nero" dentro il
nostro campo visivo. Ciò non succede perché grazie ad un fenomeno detto di
"riempimento" la mente utilizza il materiale visivo circostante all'area invisibile
per ricostruire una immagine virtuale da sistemare in questa zona, proprio come fa
un restauratore che deve riempire una lacuna di colore di un quadro e "immagina"
cosa avrebbe potuto dipingervi l'artista deducendolo da ciò che si vede intorno.
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Come si può vedere è tutt’altro che omogenea, e come qualità ottica lascia molto a
desiderare. Lo stesso discorso è valido anche per il cristallino e per il fondo
dell’occhio.
Detto questo si può intuire come sia possibile avere solo un piccolo punto per
volta dove l’immagine possa essere “proiettata” bene a fuoco. In altre parole, è
impossibile che tutta l’immagine sia bene a fuoco su vaste della retina
contemporaneamente.
Quindi è possibile percepire chiaramente solo una piccola parte per volta, e la
struttura biologica dell’occhio, insieme al suo funzionamento fisiologicamente
corretto, devono avvenire in accordo a quanto la natura ha stabilito:
1) Fovea Centrale per la visione.
2) Zone di immediata e remota periferia per la percezione del contesto (memoria ed
immaginazione saranno poi utilizzate nella costruzione dell’immagine finale).
Topografia corneale.
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Visione notturna.
Nella visione notturna, spesso si lamentano delle doppie immagini, o vari aloni,
intorno alla immagine principale (ad esempio osservando la luna).
Una spiegazione teorica su quello che succede, tra le tante mi sembra la più
convincente, è quella deducibile dal seguente disegno.
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Da quello che ho avuto modo di constatare, comunque, in molte pratiche legate alla
rieducazione visiva, non si utilizzano tecniche o strumenti idonei a stimolare
direttamente l'instaurarsi della fissazione centrale. Se questa avviene, è
incidentale, per cause indirette.
Molte delle principali "filosofie" sopra citate a volte impiegano alcune tecniche
prese a prestito dal metodo Bates, come il palming, il chiudere gli occhi
immaginando cose piacevoli, la lettura quotidiana della tabella di Snelle, etc. Ma
si tratta generalmente di un utilizzo frammentario, episodico e approssimativo
rispetto al metodo stesso.
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L'assistente di Bates M.D. Corbett diceva che la vista é per gli occhi quello che
la musica é per l'orecchio, e quello che gli odori sono per il naso: senza sforzo
ed automatica.
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In sintesi:
Il processo accomodativo dell'occhio è comandato dalla mente. Le immagini mentali
costituiscono il termine di paragone attraverso il quale stabilire i fattori di
correzione al feedback.
Immagine reale < = > immagine mentale
Dice qualcosa il termine "miopia da spazio vuoto"? In questo caso non manca, o
difetta, il termine di paragone interno ma bensì quello esterno (esempio volo nelle
nubi o procedure pre-atterraggio nella nebbia). Ma il risultato è lo stesso. Ne
sanno qualcosa Piloti ed Astronauti.
Mancando uno dei due termini di confronto il processo diviene difettoso. Strain o
tensione da sforzo.
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Mente ed immagini:
Alcuni spunti di riflessione, come quelli sulle “Teorie della mente attiva”, presi
in prestito dalla psicologia, possono essere interessanti:
Weimer (1977) rompe con la concezione "associazionista e passiva" della mente
umana, e sulle basi neurofisiologiche già accertate da Popper 1972, Miller,
Galanter, Pribam 1960, Sperry 1967, Eccles 1970 ed altri, imposta le teorie della
mente "attiva". La mente non è soltanto produttrice di output (risposte), ma anche
di input (produzione propria), cioè costruisce attivamente i propri dati
conoscitivi e le immagini chiamate impropriamente mentali costituiscono una delle
modalità dei processi di produzione conoscitiva senza l'apporto dell'ambiente
esterno, la mente/cervello agisce svincolata dai dati che affluiscono nei vari
sistemi recettivi; dicendola con Weimer: “la mente stessa dell'individuo ricerca e
costruisce attivamente i propri dati sensoriali”.
Il altre parole, la mente non sarebbe soltanto produttrice di dati in uscita
(output) ma anche dei dati che riceve in entrata (input), sarebbe la mente stessa
dell'individuo a ricercare e costruire attivamente i propri dati sensoriali.
Le immagini mentali possono essere interpretate come una modalità del processo di
costruzione attiva della conoscenza, collegata ai sistemi di rappresentazione
interni dell'individuo.
Secondo alcuni autori la percezione e l'immaginazione condividono essenzialmente le
stesse vie neurologiche e, dunque, l'esperienza di immaginare un oggetto vuol dire
porsi in uno stato psicofisiologico simile alla percezione reale di quell'oggetto o
situazione.
Studi recenti hanno evidenziato come il processo di immaginazione si correli a
cambiamenti somatici, in particolare: tensione muscolare, respiro, pressione
arteriosa, frequenza cardiaca, onde cerebrali, attività oculare (dilatazione
pupillare, attività del cristallino).
È evidente come tecniche di visualizzazione possano condizionare la fisiologia del
corpo suscitando emozioni e risposte somatiche. Così come la percezione, anche
l'immaginazione ha i suoi processi e i suoi tempi, la sua logica e i suoi luoghi.
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VA VISSUTO!!!
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L’insieme di queste tecniche è raccolto in una sintesi, che ho definito “Il metodo
Bates in una conchiglia”, riportata più avanti.
Tra le altre, Bates sviluppò anche tecniche di feedback (il ritorno di informazioni
sui risultati di una data azione).
Ci sono oggi diversi approcci al miglioramento della visione.
Alcuni sono basati su metodologie di “bio-feedback”. Si tratta sempre di feedback
(o ritorno, in questo caso di un’indicazione di come si sta gestendo il sistema
visivo, o, meglio, DI COME QUESTO STA COMANDANDO GLI OCCHI). "BIO" è il suffisso
utilizzato se il parametro monitorato è convertito in una sensazione rilevabile
sensorialmente e ritrasmessa, come feedback (acustico, visivo, tattile, etc.) al
soggetto e quando questo processo è riferito ad attività “biologiche”.
Nel caso del metodo Bates il feedback è ottenuto per mezzo della tabella
optometrica di Snellen, od ottotipo (è la tabella con caratteri a varie grandezze,
utilizzata per il controllo della acutezza visiva). La sensazione di ritorno in
questo feedback è data dalla variazione della percezione visiva della tabella
stessa. Il parametro controllato dal proprio sistema sensoriale è il potere
refrattivo dell’occhio attraverso il miglioramento od il peggioramento di quello
che si vede. Trattasi quindi, in pratica, dello stesso principio utilizzato nelle
tecniche di bio-feedback, utilizzato qui in modalità diverse ma equivalente.
Il vantaggio di un sistema di bio-feedback, è che il deputare il controllo del
potere refrattivo dell'occhio alla percezione di un suono (quindi un "canale"
differente), invece che attraverso la percezione visiva (quindi lo stesso canale
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Per caratteri piccolissimi si intendono quelli con una dimensione, o corpo del
carattere, compresa tra 1 e 3 punti. Le misure più idonee, per molti, sembrano
essere quelle comprese tra 1,5 e 2,5 punti. Bates cita il “Diamond print” che
equivale a circa 4 punti. A sua volta il punto, l’unità di misura della dimensione
dei caratteri, equivale a 0,3528 mm, circa un terzo di millimetro.
Il “diamond print” era il carattere più piccolo utilizzabile per la stampa ai tempi
di Bates. Egli, nelle sue tecniche, si serviva comunque anche di caratteri più
piccoli, ottenibili solamente attraverso la riduzione fotografica.
Da riportare, inoltre, che persone con miopia molto elevata trovano la lettura dei
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L'ARTE DI LEGGERE
Quando leggete, dovreste guardare gli spazi bianchi tra le righe e non
direttamente lo stampato. Questo perché spostare gli occhi su una
superficie uguale non produce sforzo, mentre fissarli sulle parole e
sulle singole lettere provoca sforzo e lo sforzo altera la visione.
Quando una persona dalla vista normale guarda gli spazi bianchi
scorrendo rapidamente la pagina da un margine all’altro, può leggere
facilmente, rapidamente e senza fatica. Se la stessa persona fissa
invece le lettere, gli occhi si stancano e la vista diventa mediocre.
Tale miglioramento può essere ottenuto nel modo seguente. Chiudete gli
occhi e immaginate una cosa ancor più bianca della pagina che avete
innanzi: neve, amido, lenzuola. Ora aprite gli occhi. Se le vostre
immagini del bianco sono state chiare e intense, noterete che gli spazi
bianchi sotto le righe vi appariranno per qualche istante più candidi di
quanto non lo siano effettivamente. Ripetete regolarmente l'esercizio.
Quando avrete assimilato l'immagine del bianco al punto di poter vedere
costantemente gli spazi tra le righe più candidi di quanto lo siano in
realtà, la stampa vi parrà, per contrasto, più nera e l'occhio leggerà
più speditamente e senza sforzo o stanchezza.
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Il dondolio dell’elefante.
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Il “palming”
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Vero o falso?
Le domande seguenti sono tratte da un sondaggio effettuato sulla mail list Visus
(Vedi "Trova altri come Te"). Se ne riporta qui il testo con le
considerazione/risposta relativa (anche se su questo argomento è comunque
improprio parlare di risposta!). Per ulteriori vedere anche nella sezione "Testi
informativi" il testo "Il sole secondo Bates".
Tema del sondaggio. Sunning: Il sole può essere dannoso? Guardare il sole ad OCCHI
APERTI durante la pratica del sunning (bagni di sole agli occhi) nella variante AD
OCCHI APERTI può essere dannoso secondo te? Tale sondaggio, anonimo, serviva a
stabilire l'opinione generale su questo argomento, e chiarire meglio il tema.
2) Il Dr. W.H.Bates conosceva l'esatta funzione dei vari recettori della retina
(coni e bastoncelli).
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5) Nel caso appaia una "macchia" ( in seguito alla esposizione al sole o ad altre
cause) nel campo visivo, e questa scompaia poi spontaneamente nell'arco di qualche
giorno, ciò significa che il problema è davvero sparito ( e quindi NON potrebbe
essere "la mente" che compensa tale carenza di capacità visiva dell'organo occhio).
Falso. Come sopra scritto, secondo la versione della scienza medica "ortodossa" il
danno non è reversibile. Anche se esistono casi dove sembra ci sia stata una
regressione parziale del danno soprattutto attraverso metodi naturali (trattamenti
con Gingko Biloba e luteine).
Falso. Un esame del fondo oculare è in grado di rilevare danni alla retina solo se
questi sono di una certa entità. Danni non molto estesi oppure allo stato iniziale
sono rilevabili solo con tecniche particolari. I danni sono comunque asintomatici,
dal punto di vista tattile. Non si avverte cioè nessun dolore, al momento.
8) Sono del parere che la tecnica del "sunning" (prolungato bagno di sole agli
occhi) effettuata ad occhi aperti, è, in un occhio sano, assolutamente innocua (e
quindi assolutamente priva di pericoli o controindicazioni).
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Falso. Questo sito è dedicato agli studi del Dr.W.H.Bates, e non è inteso
all'approfondimento di tematiche che esulino dal contesto di elezione. Bates, come
si legge altrove in questo sito, attraverso pubblicazioni successive corresse la
sua impostazione iniziale riguardo al sunning. Se poi si vuole considerare solo la
sua Opera Prima come testo sacro e dogma immutabile, quasi come fosse una
religione, li si va in un settore di convinzioni (e pregiudizi) strettamente
personali.
10) Il Dr. W.H. Bates fino al 1931, 11 anni dopo la pubblicazione del libro "La
cura della vista imperfetta...", ha sempre continuato a far praticare la tecnica
del sunning eseguito ad occhi aperti, facendone continuativa menzione su varie
pubblicazioni.
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Sul testo integrale sul CD di Bates "LA CURA DELLA VISTA IMPERFETTA PER MEZZO DEL
TRATTAMENTO SENZA OCCHIALI" vi è il capitolo: "VISIONE IN CONDIZIONI AVVERSE UN
BENEFICIO PER GLI OCCHI". E’ stato pubblicato nel 1920.
Fare riferimento a questo capitolo per la posizione iniziale di Bates. E prendere
nota dell’avvertenza del traduttore riportatata sul capitolo stesso CD che dice:
NdT: Prima di leggere questo capitolo è necessario leggere la prefazione del CD per
un avviso molto importante! (Si tratta della nota che specifica di *NON* guardare
il sole ad occhi aperti, come successivamente scritto da Bates stesso).
Questi che seguono sono articoli scritti da W.H. Bates usciti successivamente.
E’ un fatto ben noto che la costante protezione degli occhi dalla luce del sole, o
da ogni tipo di luce, è seguita da debolezza o infiammazione degli occhi o delle
palpebre. Bambini che vivono in stanze buie, dove il sole entra raramente,
acquisiscono un intolleranza per la luce. Alcuni di loro tengono i loro occhi
coperti con le mani, o seppelliscono le loro facce nel cuscino e fanno tutto il
possibile per evitare l’esposizione del loro occhi alla luce ordinaria. Ho visto
molte centinaia di casi di bambini piccoli portati alla clinica con ulcere alla
cornea, che può essere sufficiente a causare la cecità. Mettere questi bambini in
una stanza buia è un errore grave. I miei migliori risultati nella cura di questi
casi furono ottenuti incoraggiando i pazienti a passare una buona parte del tempo
fuori dalle porte, con i loro visi esposti direttamente ai raggi del sole. In un
breve periodo questi bambini divennero capaci di giocare e di divertirsi molto di
più fuori dalle porte, esposti alla luce del sole, di quando proteggevano i loro
occhi dalla luce. Non solo il sole è benefico per i bambini con infiammazione della
cornea, ma è anche benefico per gli adulti.
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Gli occhi hanno bisogno della luce del sole. Le persone che lavorano in miniera,
dove non c’è il sole, prima o poi sviluppano infiammazioni interne all’occhio.
L’opacizzazione delle lenti da cataratta è affievolita esponendo l’occhio ai
diretti raggi del sole. Quando si usa il trattamento col sole, è meglio lasciare
che l’occhio si abitui prima al sole tramite un trattamento leggero . Far sedere il
paziente su una sedia con gli occhi chiusi e il viso girato verso il sole. Dovrebbe
lentamente muovere un po’ la testa da lato a lato. Il movimento della testa
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previene la concentrazione dei raggi del sole su una parte dell'occhio. Dopo alcuni
giorni di trattamento, o quando il paziente è più abituato alla luce, si può usare
la lente di ingrandimento con benefici aggiuntivi. Dire al paziente di guardare
molto in basso e mentre lo fa, alzare la palpebra superiore- gentilmente, esponendo
la sclera, o parte bianca dell'occhio. Ora, con l’aiuto della lente
d’ingrandimento, focalizzare la luce del sole sulla fronte e sulla guancia, e poi
rapidamente passare la luce concentrata sulle varie parti della sclera. Ciò
richiede meno di un minuto di tempo. Non è bene fare in fretta Si deve attendere
finché il paziente diventa sufficientemente abituato al sole per permettere che la
palpebra superiore sia sollevata mente guarda molto in basso, esponendo solo la
sclera. E’ importante che il paziente sia avvertito di non guardare direttamente il
sole.
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RISPOSTA:Fare il trattamento del sole frequentemente per cinque o dieci minuti per
volta ogni giorno, aumentando la durata di tempo finché l’occhio non diventa
abituato al sole. l'occhio dovrebbe sempre ricevere beneficio dopo il trattamento
col sole, e bisognerebbe sempre essere rilassati. Quando fatto appropriatamente,
l’arrossamento e il dolore dovrebbero scomparire. Se l'occhio non ne riceve
beneficio, è un’ indicazione che ti sforzi mentre ricevi il trattamento. Alterna il
trattamento col sole al palming o chiudi gli occhi per riposarli.
D:E’ pericoloso sedere rivolti verso il sole, mentre si legge un libro, ricevendo
così il trattamento solare?
R:Sedere rivolti al sole, mentre si legge un libro, non è pericoloso per gli occhi,
ammesso che il paziente sia a suo agio. Alcune persone si sentono a disagio, e ciò
produce sforzo, il sole è poco d’aiuto in queste condizioni.
D:Il trattamento con il sole deve essere continuo per essere efficace, o brevi
momenti possono bastare?
R:Il trattamento col sole non deve per forza essere continuo. Brevi periodi sono
ugualmente benefici.
D:Riposare gli occhi mediante il palming è una cura più efficace per il dolore del
trattamento col sole?
D:Il trattamento col sole dovrebbe essere moderato per il calore del sole- come nei
tropici?
R: Fate quanto più trattamento col sole possibile con gli occhi chiusi mentre
lentamente muovete un po’ la testa da un lato all’altro per evitare il fastidio del
calore. Se doveste sentirvi a disagio o nervosi, abbreviate il tempo in cui è
impiegato il trattamento col sole.
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Usando la lente d’ingrandimento, è bene abituare gli occhi del paziente alla luce
forte facendolo sedere verso il sole con gli occhi chiusi e allo stesso tempo
dovrebbe lentamente muovere la testa da una parte all’altra per evitare il fastidio
dovuto al calore. Abbastanza luce passa attraverso la palpebra da causare
inizialmente ad alcune persone un forte disagio , ma entro poche ore di esposizione
in questo modo, diventano capace di aprire in qualche misura gli occhi senza
strizzare le palpebre. Quando questo stadio è raggiunto, si può focalizzare, con
l’aiuto di una lente d’ingrandimento, la luce sulle palpebre chiuse, cosa che
all'inizio è molto spiacevole. Quando il paziente diviene in grado di aprire gli
occhi, gli si indica di guardare quanto più in basso possibile, e in questo modo la
pupilla è protetta dalla palpebra inferiore.
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Una parte importante del trattamento di routine è l'uso della diretta luce del
sole. Il paziente viene fatto sedere verso il sole con gli occhi chiusi, muovendo
un pò la testa da una parte all’altra, e permettendo al sole di battere
direttamente sulle palpebre chiuse. Gli viene detto di dimenticarsi degli occhi, di
pensare a qualcosa di piacevole e di lasciare la mente vagare da un pensiero
piacevole ad un altro. Prima di aprire gli occhi, fare il palming per un po’ di
minuti. Quando il sole non brilla, si può sostituire con una luce elettrica
forte(1000 watt) . Il paziente siede a sei pollici(15 cm) dalla luce, o il più
vicino possibile senza provare fastidio per il calore, permettendole di battere
sulle palpebre chiuse come nel trattamento col sole.
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Prologo:
Nella lettura del testo di Bates, molti incontrano difficoltà di comprensione. E'
naturale, visto che si tratta di una visione dei problemi visivi rivoluzionaria e
fuori dagli schemi ai quali siamo abituati. Lo scopo di questo documento, è quello
di una sintesi descrittiva, integrata con le esperienze pratiche di alcune persone,
che aiuta nella comprensione e nella applicazione pratica del metodo. Se letto con
attenzione ed applicato con costanza, questo semplice sunto può portare da solo a
risultati eclatanti. Senza la necessità di acquistare materiale (magari anche a
prezzi esosi).
A chi acquista il CD/Libro-Metodo di Bates, una attenta lettura preliminare di
questo semplice documento e una scorsa durante la lettura del libro e la pratica
del metodo, può essere di grande aiuto. La consiglio vivamente. Vi accorgerete che
sarà molto più semplice capire quali sono le verità alla base del Metodo Bates
stesso.
* Introduzione *
La strada per una visione migliore passa attraverso l'apprendimento del modo
fisiologicamente corretto per usare il sistema visivo. Un sistema visivo (occhi e
mente) usato nel modo errato provoca tensione da sforzo.
Il rilassamento migliora la visione, lo sforzo e la tensione la peggiorano.
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Con rifermimento alla tabella di prova, chiarisco che il termine "lettura" non
significa affatto "riuscire a leggere e decifrare tutti i caratteri". Anzi, spesso,
il cercare di "vedere" è controproducente. Molto meglio, allora, concentrarsi sul
contrasto, sul movimento apparente, etc.
Ultimi consigli:
Quando esegui le tecniche: continua a respirare ed a sbattere le palpebre.
Quando non le esegui: continua a delineare le cose, a percepirne il movimento, a
respirare ed a battere le palpebre.
Per esercitarti, rimani in piedi a una distanza per te confortevole, da dove puoi
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leggere almeno le prime 4 o 5 linee, e leggi la linea più piccola di lettere che
puoi leggere senza sforzarti. Quindi guarda una lettera su quella linea e chiude
gli occhi. Ricorda quella lettera ed esplorane ogni dettaglio nella tua mente,
slitta da una parte all'altra, attraverso curve angoli e così via. Quando aprirai
di nuovo gli occhi vedrai meglio non solo quella lettera ma anche la linea al di
sotto. Se ti scopri a fissare le lettere, il che renderà la linea di nuovo
sfuocata, è meglio chiudere gli occhi. Quando li riaprirai slitta su un'altra
lettera sulla stessa linea. Se chiudi gli occhi per ogni lettera, sarai in grado di
leggere l'intera linea. Prova anche a far slittare lo sguardo da una parte
all'altra della tabella o di un carattere o dondolare di fronte ad essa
osservandone il movimento relativo (se spostando lo sguardo da una parte all’altra,
ti sembra che la tabella si muova nella direzione opposta, significa che la
tensione è bassa, sei sulla buona strada). Il dondolio ti aiuterà a rilassare anche
la muscolatura dell'occhio. Concentrati sul contrasto tra il nero dei caratteri ed
il bianco della tabella, più che sul significato dei caratteri stessi. Immaginati
un punto, od una carattere, microscopico e nerissimo esattamente dove stai
guardando. Trova tu il modo di "giocare" più congeniale per te (lo vedrai dai
risultati). Ma ricorda: NON DEVI CERCARE DI VEDERE , per chi inizia il "sistema
visivo" lo sa fare solo nel modo sbagliato. Lascia andare i tuoi occhi. Lasciali
liberi. Prendi quello che viene, immagina il nero dei caratteri ed i caratteri
stessi, dondola, etc. E... goditi questa pausa nella quale non devi fare niente, ma
solo rilassarti e svuotare la mente. Anche mettere della musica in sottofondo può
aiutare.
Come ha scritto Bates: "If one does anything when one wants to see at the distance,
one must do the wrong thing." “Qualsiasi cosa si faccia per vedere qualcosa di
distante, si farà la cosa sbagliata.”
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Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 10
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 8
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 6
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 4
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 3
Il tes to che state leg gend o ora è in carat tere “Co urie r New” con corpo 2,5
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 2
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 1,5
Anche nel leggere testo normale è bene usare una tecnica che favorisca
l'instaurazione delle corrette abitudini visive.
Leggi facendo scorrere lo sguardo lungo lo spazio bianco tra le righe.
Nel tornare indietro fai scorrere lo sguardo attraverso lo spazio bianco tra una
riga e l'altra, e quindi leggi la linea successiva facendo scorrere la tua testa da
sinistra a destra: La pagina deve sembrarti in movimento nella direzione opposta
allo spostamento del tuo naso. Nel tornare indietro dovresti notare nello spazio
bianco tra le righe un bagliore ancora più bianco (White glow).
E' frutto della immaginazione ed è un buon segno!
Pratica 30 secondi di palming tra una pagina e l'altra, mentre ripassi mentalmente
ciò che hai letto.
3) Rilassare occhi e mente: chiudi gli occhi mentre pensi a qualcosa di piacevole.
Oppure, usa questa variante, più potente: Chiudi gli occhi e coprili con le palme
delle mani (palming).
Per rilassare il sistema visivo è già sufficiente chiudere gli occhi. Tuttavia, se
si coprono gli occhi in modo da escludere tutta la luce, gli occhi saranno in grado
di raggiungere un più alto grado di rilassamento. Chiudi entrambi gli occhi con
palme delle mani, le dita incrociate sulla fronte.
Nota importante: per avere successo devi essere capace di rilassarti mentre fai
palming. Alcune persone non sono capaci di farlo e il palming diventa persino
controproducente. Esagerare con il palming a volte è addirittura deleterio.
In linea di massima più nero e il campo che vedi, più rilassati saranno i tuoi
occhi, ma se ti sforzi di vedere nero, questo potrebbe causare più tensione. Allora
piuttosto che sforzarsi di vedere nero, è meglio immaginare una scena concreta,
familiare, piacevole. Prestando attenzione a tutti i particolari e scorrendoli con
l'immaginazione. La scena sarebbe meglio immaginarla di fronte a te, a distanza, e
non "dentro" la testa.
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liberi dalla tensione. Può anche aiutare, quando ci si sta esercitando con una
tabella di prova, immaginare che la parte della lettera alla quale si sta guardando
sia più nera rispetto alle resto della lettera, oppure immaginare una lettera,
ancora più piccola e nera, in un punto della lettera osservata. Puoi anche
immaginare un solo piccolissimo punto nero. In questo modo insegnerai alla tua
mentre ad apprezzare i dettagli più minuti.
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