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Metodo Bates: Il Core Concept. Autore: Mauro Teodori sky@fissazionecentrale.it – www.fissazionecentrale.

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METODO BATES: IL “CORE CONCEPT”.


 2002-2007 Mauro Teodori - v.3
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diffusione e la riproduzione, anche parziali, su qualsiasi supporto, informatico
o cartaceo, senza il preventivo consenso scritto dell'autore e proprietario.
Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.

Topografia Corneale

Molti dei concetti qui espressi sono derivati da:


- Ricerche effettuate di persona presso chi tratta le disfunzioni della vista con
metodi naturali (anche all'altro capo del mondo), sia attraverso interviste e
colloqui, sia attraverso la frequenza a corsi residenziali specifici.
- Ricerche effettuate su letteratura specifica e su canali alternativi (internet,
archivi pubblici e privati, etc.).
Occorre comunque considerare che il reperimento delle informazioni tramite i vari
canali disponibili su internet, molto spesso rende difficile, se non impossibile
citare con precisione fonti e circostanze. Mentre ciò è molto facile se si fa
riferimento a dei testi pubblicati su carta o altri supporti, non lo è affatto se
le informazioni sono frammenti disseminati ovunque, cyberspazio” compreso. Se ciò
da un verso rende incerta la attendibilità e la paternità di certe informazioni, da
un lato si dimostra lo strumento più potente al servizio della conoscenza e della
libertà di espressione. E sono proprio queste potenzialità che oggi, finalmente,
stanno riportando in luce una verità troppo a lungo ignorata.

Declino di Responsabilità:
A norma di legge è doveroso dichiarare quanto qui di seguito: Questo'opera è volta
solamente alla diffusione delle scoperte del Dr. W.H.Bates e alla loro spiegazione
attraverso recenti scoperte e teorie. Questo non è un testo a carattere medico e i
principi qui contenuti non costituiscono nessun tipo di diagnosi, non sono un
sollecito a curarsi da soli, ne tantomeno ad abbandonare terapie mediche in atto.
L'autore e l'editore di quest'opera declinano ogni responsabilità per danni a
persone, animali o cose, che possano derivare dai contenuti di questo sito.Prima di
intraprendere qualsiasi pratica qui eventualmente descritta, è opportuno consultare
uno specialista che si MERITI la propria fiducia.

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Prologo
Bates all'alba del Terzo Millennio? Solo un vecchio libro impolverato...
Nulla di più.

Quando decisi di coniugare il libro di Bates con le sue stesse tecniche, attraverso
quello che ritenni il miglior modo attualmente disponibile, il formato elettronico
su CD, inserii una frase di Bates sulla copertina:

"Questo libro vuole essere una collezione di fatti e non di teorie, e finché
lo è, non temo di cadere in contraddizioni di successo (costruttive, NdR). Nella
scienza della oftalmologia le teorie, spesso presentate come fatti, sono
servite ad oscurare la verità e a scoraggiare la ricerca per più di
cento anni". (W.H.Bates, M.D)

E sono quasi passati altri cento anni... Cosa resta oggi degli studi di Bates?
Un libro (metaforicamente) impolverato dimenticato su di uno scaffale in una
soffitta chissa dove...
Perché la verità di cui sopra è ancora oggi, forse più di allora, tradita.
Non ho iniziato questa mia esperienza solo con il metodo Bates, ho iniziato da più
lontano. Non si può onorare la memoria di un Geniale Ricercatore, solo imparando
acriticamente i contenuti di un libro, senza capire quello che c'è stato prima, e,
peggio ancora, quello che è stato capito dopo. Questa chiusura tradisce la verità,
svilisce una scienza nobile e geniale riducendo un pensiero innovativo a un povero
vecchio tomo che giace dimenticato nei polverosi anfratti di chissà quante soffitte
e cantine... Destinato ad essere e restare un vecchio dogma e non luminosa verità.
Il metodo Bates è scienza, non religione. Non può essere un dogma.
Vero che non c'è mai stato un vero interesse a diffonderne le scoperte e a
continuare la strada da lui iniziata.
Per primo in Italia ho messo un accento fortissimo sull'importanza dei
microcaratteri e sulla tabella di Snellen. Mi sono trovato a mettere in guardia dal
pericolo del sole osservato direttamente in modo prolungato ad occhi aperti, cosa
che Bates non suggerì più con l'evoluzione della sua esperienza (cosa che chi
leggesse solo il primo testo di Bates ignorerebbe).
Questo testo non è nato per continuare, magari acriticamente, un coro di concetti
solo ripetuti e probabilmente mai veramente capiti, ma per spiegare "quello che c'è
dietro". Per mettere nella condizione di capirlo davvero ed eseguirlo con
efficacia. Il metodo Bates è scienza, si, ma una scienza pura, nobile, geniale,
senza il limite dei pregiudizi e dei preconcetti. E il suo ideatore non è né un
filosofo, né un rivoluzionario, né un gran sacerdote. Ma è Illustre Scienziato,
Medico Oculista e Ricercatore Geniale. Questo è un modo per onorarne la memoria.
Va da sé che purtroppo, che qui si è ancora molto nel campo delle teorie, e che
dovrà passare ancora molto tempo prima che vengano spiegati i meccanismi che stanno
alla base dei processi visivi.
Per concludere ci terrei a sottolineare che il metodo Bates è semplice, non occorre
nemmeno acquistare costoso materiale o svariati libri. Non a caso nei sui testi
trovate la “Storia di Emily”. Così come lo stesso concetto lo trovate su “Il
Principio Fondamentale”. A meno che non si sia interessati all'approfondimento, non
c'è nulla da studiare o capire su costose pubblicazioni. C'è qualcosa, invece, che
si può insegnare, da chi la ha provata, vissuta. E l'unica cosa che conta è
praticare il metodo.

E' mia intenzione continuare a aggiungere nuovi contenuti, il materiale e le


esperienze attraverso confronti che ho accumulato rappresentano una grossa risorsa,
ma ciò avverrà quando mi sarà possibile.
E, come disse anche Bates stesso, non temo di cadere in contraddizioni costruttive.

Buona lettura.

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Mauro Teodori

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William Horacio Bates M.D.


"La verità è che, eccetto in rari casi, l'uomo non è un essere razionale.
Egli è dominato dall'autorità, e quando i fatti non sono in accordo con
la visione imposta dall'autorità, allora tanto peggio per i fatti.
Questi potranno, e certamente dovranno, vincere nel lungo periodo; ma nel
frattempo il mondo brancola inutilmente nell'oscurità e permane la molta
sofferenza che poteva essere evitata". Dr. William Horatio Bates

Alcune “perle” tratte da scritti del Dr. William Horacio Bates:

"The remedy is not to avoid either near work or distant vision, but to get rid of
the mental strain which underlies the imperfect functioning of the eye at both
points. It has been demonstrated in thousands of cases that this can be done."
“Il rimedio non è evitare la visione da vicino o da lontano, ma liberarsi della
tensione mentale che accompagna il funzionamento degli occhi in entrambe le
situazioni. E’ stato dimostrato in migliaia di casi che questo può essere fatto”.

"The fact is that when the mind is at rest nothing can tire the eyes, and when the
mind is under a strain nothing can rest them. Anything that rests the mind will
benefit the eyes."
“Il fatto è che quando la mente è a riposo, nulla può stancare gli occhi. E quando
la mente è sotto sforzo nulla può rilassarli. Qualsiasi cosa in grado di rilassare
la mente porterà beneficio agli occhi.”

"If one does anything when one wants to see at the distance, one must do the wrong
thing."
“Qualsiasi cosa si faccia per vedere qualcosa di distante, si farà la cosa
sbagliata.”(ossia la visione deve essere un processo istintivo, n.d.r.)

“It has also been demonstrated that when the eye makes an effort to see, an error
of refraction is always produced, and that when it looks at objects without effort,
all errors of refraction disappear, no matter how great their degree, or how long
their duration."
E’ stato anche dimostrato che quando gli occhi (il “sistema visivo”n.d.t.) fanno
uno sforzo per vedere, si produce sempre un’ errore di rifrazione, e che quando si
guarda ad un qualcosa senza sforzo, tutti gli errori di rifrazione scompaiono, non
importa di che entità essi siano e quanto lunga sia stata la loro durata.

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Biografia di William H. BATES


Enciclopedia Nazionale di Biografia Americana, vol. 24, pp. 383-4

BATES, William Horatio, dottore in medicina, nacque a Newark, N. J., il 23 dicembre


1860, da Charles e Amelia (Halsey) Bates.
Si laureò in lettere all'università di Cornell nel 1881 e conseguì la laurea in
medicina nel collegio di medicina e chirurgia nel 1885. Cominciò a praticare nella
città di New York e prestò servizio per un certo periodo, in qualità di assistente
clinico, all'ospedale oftalmico-acustico di Manhattan. Frequentò un corso di
medicina all'ospedale di Bellevue nel periodo 1886-1888, all'ospedale oftalmico di
New York e presso i dispensari Northern e Northeastern tra il 1886 e il 1898.
Divenne insegnante di oftalmologia nella scuola medica per laureati e nell'ospedale
di New York. Durante la sua attività professionale Bates dedicò la sua attenzione,
in primo luogo, ai diversi organi della testa per poi, in un secondo tempo,
concentrarsi sulla funzione degli occhi. Nel 1896 cominciò a rinunciare agli
impegni ospedalieri per dedicarsi alla sperimentazione. Dopo aver esercitato la
professione per svariati anni a Grand Forks, nel North Dakota., tornò a New York
per studiare medicina all'ospedale di Harlem durante gli anni 1907-22. Nel corso
delle sue ricerche, Bates dimostrò in maniera sperimentale che la fissazione
normale dell'occhio è centrale ma mai stazionaria, e la tecnica sviluppata da lui
per il trattamento della vista imperfetta senza ricorrere agli occhiali venne
basata su questo principio.
Da un punto di vista fisiologico, questa tecnica non era certo l'applicazione
pratica della teoria psicologica del campo della coscienza, definita come punto
focale, il così detto punto di appercezione, circondato da un contorno di crescente
evanescenza. Il suo metodo avrebbe sviluppato la fissazione centrale educando il
paziente nella doppia arte di rilassare e concentrare la vista. Durante
l'esecuzione dei suoi esperimenti egli sviluppò un metodo di fotografia dell'occhio
per rivelare modifiche nella curvatura della superficie durante il suo
funzionamento. Questo lavoro viene trattato in “Uno Studio delle Immagini Riflesse
dalla Cornea, Iride, Lente e Sclera” (N. Y. Med. Jour., 18 maggio 1918). Le sue
ricerche sull'influenza della memoria sul funzionamento della visione vengono
descritte in “Memoria come Supporto alla Visione” (N. Y. Med. Jour., 24 maggio
1919).Nel 1894, mentre cerca di determinare l'effetto terapeutico sull'occhio dei
principi attivi delle ghiandole endocrine, scopre le proprietà astringenti ed
emostatiche dell'estratto acquoso della capsula surrenale, commercializzata in
seguito sotto il nome di adrenalina. Nel 1896 annunciò questa scoperta in un
giornale letto davanti all'Accademia di Medicina di New York. Nel 1886 inaugurò un
tipo di operazione atta al miglioramento della sordità permanente, che consisteva
nel praticare piccoli fori o incisioni sulla membrana del timpano. Pubblicò un
libro, “Vista Perfetta Senza Occhiali” (1919), completamente a sue spese, dove
esponeva le sue teorie per la maggior parte contrarie all'oftalmologia canonica.
Scrisse anche articoli che descrivevano i suoi metodi. Fu membro della New York
State Medical Society e si affiliò alla Chiesa Protestante Olandese. Era
appassionato di sport, in particolare di tennis, dove vinse numerosi premi e
durante la sua residenza nel Nord Dakota fu anche campione nazionale. Era un
eccellente corridore e alla considerevole età di cinquantotto anni fu ancora in
grado di vincere un premio.
Bates era un uomo tranquillo e modesto, uno studente serio di letteratura e
astronomia, con una predilezione verso i bambini. Si sposò tre volte: (1) nel 1883
con Edith Kitchell di New York, da cui ebbe un figlio, Halsey Bates, che morì nel
1886; (2) con Margaret Crawford, che morì nel 1927 lasciando due figli, William
Crawford e Milo Bates, moglie di Charles McComb; e (3) il 9 agosto 1928 con Emily
(Ackerman) Lierman, figlia di Robert Ackerman, di Newark, N.J..
Bates morì a New York il 10 luglio 1931. BATES, William Horatio, dottore in
medicina, nacque a Newark, N. J., il 23 dicembre 1860, da Charles e Amelia (Halsey)
Bates.

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Si laureò in lettere all'università di Cornell nel 1881 e conseguì la laurea in


medicina nel collegio di medicina e chirurgia nel 1885.
Cominciò a praticare nella città di New York e prestò servizio per un certo
periodo, in qualità di assistente clinico, all'ospedale oftalmico-acustico di
Manhattan.
Frequentò un corso di medicina all'ospedale di Bellevue nel periodo 1886-1888,
all'ospedale oftalmico di New York e presso i dispensari Northern e Northeastern
tra il 1886 e il 1898.
Divenne insegnante di oftalmologia nella scuola medica per laureati e nell'ospedale
di New York. Durante la sua attività professionale Bates dedicò la sua attenzione,
in primo luogo, ai diversi organi della testa per poi, in un secondo tempo,
concentrarsi sulla funzione degli occhi.
Nel 1896 cominciò a rinunciare agli impegni ospedalieri per dedicarsi alla
sperimentazione.
Dopo aver esercitato la professione per svariati anni a Grand Forks, nel North
Dakota., tornò a New York per studiare medicina all'ospedale di Harlem durante gli
anni 1907-22.
Nel corso delle sue ricerche, Bates dimostrò in maniera sperimentale che la
fissazione normale dell'occhio è centrale ma mai stazionaria, e la tecnica
sviluppata da lui per il trattamento della vista imperfetta senza ricorrere agli
occhiali venne basata su questo principio.
Da un punto di vista fisiologico, questa tecnica non era certo l'applicazione
pratica della teoria psicologica del campo della coscienza, definita come punto
focale, il così detto punto di appercezione, circondato da un contorno di crescente
evanescenza. Il suo metodo avrebbe sviluppato la fissazione centrale educando il
paziente nella doppia arte di rilassare e concentrare la vista. Durante
l'esecuzione dei suoi esperimenti egli sviluppò un metodo di fotografia dell'occhio
per rivelare modifiche nella curvatura della superficie durante il suo
funzionamento. Questo lavoro viene trattato in “Uno Studio delle Immagini Riflesse
dalla Cornea, Iride, Lente e Sclera” (N. Y. Med. Jour., 18 maggio 1918).
Le sue ricerche sull'influenza della memoria sul funzionamento della visione
vengono descritte in “Memoria come Supporto alla Visione” (N. Y. Med. Jour., 24
maggio 1919).
Nel 1894, mentre cerca di determinare l'effetto terapeutico sull'occhio dei
principi attivi delle ghiandole endocrine, scopre le proprietà astringenti ed
emostatiche dell'estratto acquoso della capsula surrenale, commercializzata in
seguito sotto il nome di adrenalina. Nel 1896 annunciò questa scoperta in un
giornale letto davanti all'Accademia di Medicina di New York.
Nel 1886 inaugurò un tipo di operazione atta al miglioramento della sordità
permanente, che consisteva nel praticare piccoli fori o incisioni sulla membrana
del timpano.
Pubblicò un libro, “Vista Perfetta Senza Occhiali” (1919), completamente a sue
spese, dove esponeva le sue teorie per la maggior parte contrarie all'oftalmologia
canonica.
Scrisse anche articoli che descrivevano i suoi metodi.
Fu membro della New York State Medical Society e si affiliò alla Chiesa Protestante
Olandese.
Era appassionato di sport, in particolare di tennis, dove vinse numerosi premi e
durante la sua residenza nel Nord Dakota fu anche campione nazionale.
Era un eccellente corridore e alla considerevole età di cinquantotto anni fu ancora
in grado di vincere un premio.
Bates era un uomo tranquillo e modesto, uno studente serio di letteratura e
astronomia, con una predilezione verso i bambini.
Si sposò tre volte: (1) nel 1883 con Edith Kitchell di New York, da cui ebbe un
figlio, Halsey Bates, che morì nel 1886; (2) con Margaret Crawford, che morì nel
1927 lasciando due figli, William Crawford e Milo Bates, moglie di Charles McComb;
e (3) il 9 agosto 1928 con Emily (Ackerman) Lierman, figlia di Robert Ackerman, di
Newark, N.J.. Bates morì a New York il 10 luglio 1931.

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Commemorazione di William H. Bates


New York Times, 11 luglio 1931, p.13 colonna 1.

E' MORTO IL DOTTOR W. H. BATES, UNO SPECIALISTA DELL'OCCHIO

Vittima da Molti Anni di una Strana Forma di Afasia, Egli E' Scomparso Due Volte.

SCOPRI' UN FARMACO PREZIOSO

Aggiunse il Liquido Surrenale al Campo della Chirurgia Ottica - Scrisse un Libro


“Vista Perfetta Senza Occhiali”.

Il Dottor William H. Bates, specialista delle malattie dell'occhio, è scomparso


ieri, dopo una malattia durata un anno, nella sua residenza, 210 di Madison Avenue.
Lo piangono la sua vedova, il cui nome da nubile è Emily Ackerma Lierman, sua
assistente e compagna di esperimenti per diciassette anni prima del loro matrimonio
celebrato nell'agosto 1928, e un figlio nato dal primo dei suoi precedenti
matrimoni. Il Dott. Bates era rimasto vedovo per due volte. La sua scomparsa
richiama alla memoria due sue strane sparizioni, risalenti a qualche anno fa,
giudicate dai medici come rilevanti esempi di afasia o perdita di memoria. Nel
1902, sette anni dopo la sua laurea al College di Medicina e Chirurgia, mentre si
stava facendo rapidamente strada nella professione e si stava dedicando ad un
importante trattato di medicina, scomparve misteriosamente. L'ultimo giorno in cui
venne visto, il 30 agosto, aveva scritto una affettuosa e particolare lettera alla
moglie, che nel frattempo era in visita a sua madre a Newport, e le aveva inviato
libri e strumenti dal suo appartamento in Lonsdale, 567 Madison Avenue.
Passati numerosi giorni senza che tornasse a casa, il custode ne avvertì la Signora
Bates, la sua seconda moglie, che si precipitò in città per cercare il marito. Dopo
sei settimane ella apprese che lui stava lavorando come assistente nell'Ospedale
Charing Cross a Londra, dove era arrivato come paziente. La Signora Bates si recò a
Londra dove trovò il marito in uno stato di depressione confusionale,
assolutamente incapace di ricordare gli eventi più recenti. Lo portò all'Hotel
Savoy, dove lui rimase per due giorni per poi scomparire nuovamente. La Signora
Bates cercò il marito in Europa invano, prendendo nota di qualsiasi traccia le
arrivasse. Morì prima di rivederlo. Il modo in cui egli venne trovato e indotto a
ritornare a New York per riprendere le sue attività non è mai stato rivelato nei
dettagli. Secondo la versione più convincente, un amico oculista, il Dottor J. E
Kelly, trovò Bates per caso nel 1910 mentre lavorava a Grand Forks, N.D.
Dopo qualche mese i due uomini si misero a collaborare in questa città, dove il
Dottor Bates lavorò con la stessa alacrità e lo stesso successo di prima delle sue
sparizioni. Teorie e metodi per il trattamento dell'occhio usati dal Dottor Bates,
non si trovano sempre in accordo con quelle della maggior parte degli specialisti
della vista. Egli fu l'ideatore di un trattamento delle imperfezioni della vista
che consiste nel rilassamento mentale. Scoprì l'adrenalina, ritenuta quasi valida
quanto la cocaina nella chirurgia ottica. L'opera più conosciuta tra quelle da lui
scritte é “Vista Perfetta Senza Occhiali”.

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Le pubblicazioni di William H.Bates.


Il metodo alle origini, i fondamenti e la sua applicazione.

"Questo libro vuole essere una collezione di fatti e non di teorie, e finché lo è,
non temo di cadere in contraddizioni costruttive. Nella scienza della oftalmologia
le teorie, spesso presentate come fatti, sono servite ad oscurare la verità e a
scoraggiare la ricerca per più di cento anni". W.H.Bates, M.D.

Per avere una chiara visione del “metodo Bates” è opportuno leggere i testi
originali completi scritti da W.H. Bates. Solo così si riuscirà a capire il metodo
nella sua semplice genialità. Purtroppo molti dei libri scritti successivamente
hanno completamente travisato il suo lavoro.

“PERFECT SIGHT WITHOUT GLASSES” – The cure of imperfect sight by treatment without
glasses – Central Fixation Publishing Co. – New York City - 1920
(Vista perfetta senza occhiali. La cura della vista imperfetta tramite il
trattamento senza occhiali)
Questo è la prima grande pubblicazione di Bates. In questo testo, sostanzialmente
di divulgazione scientifica, egli effettua la trattazione completa del suo lavoro.
Il libro è stato pubblicato nel 1920 e l’ultima riedizione in lingua originale è
del 1978, da parte della “Health research” – www.healthresearchbooks.com
Tale libro è stato oggi tradotto anche in italiano ed è disponibile attraverso
la IRIS Tecnologie. Ne esiste anche una edizione elettronica, in lingua inglese,
scaricabile dal sito di "Visus" (Vedi Risorse).
Sebbene ,nel corso degli anni e dell’esperienza accumulata, egli rivedesse alcune
delle sue tecniche di base, come pubblicato sulle riviste mensili “Better Eyesight
Magazines”, tale libro è un “MUST” per chi opera nel campo della rieducazione
visiva.
L’unica vera importante rettifica apportata da Bates al suo libro, tramite le
pubblicazioni successive delle riviste, riguarda il sunning. E' stata abbandonata
la pratica del guardare il sole ad occhi aperti.
Altra rielaborazione anche nel concetto di occhiali, che successivamente Bates
consente di indossare quando assolutamente necessario, mentre nella prima stesura
del libro era categorico nell’affermare che "chi non riesce a fare a meno degli
occhiali in tutte le fasi della vita quotidiana, difficilmente potrà essere
curato". Pur non essendo pienamente chiara la sua posizione rispetto all’uso delle
lenti sottograduate, è certa la sua avversione verso l’utilizzo della prescrizione
"piena".
Da: "Causa e trattamento degli errori di rifrazione":
"In genere, in coloro che non hanno mai portato gli occhiali si ottengono più
facilmente miglioramenti che non in chi li usa: all'inizio del trattamento gli
occhiali dovrebbero essere eliminati. Qualora ciò non sia possibile senza provocare
eccessivo disagio, ovvero quando una persona deve proseguire la sua attività
durante i1 trattamento e non può farlo senza occhiali, per un po' se ne deve
consentire l'uso, il che pero costituisce sempre motivo di ritardo del
miglioramento."

“BETTER SIGHT WITHOUT GLASSES”. Il libro che si trova oggi in giro per il mondo,
dal titolo “BETTER SIGHT WITHOUT GLASSES” (Miglior vista senza occhiali) è una
edizione condensata tratta da PERFECT SIGHT WITHOUT GLASSES, edita dopo la morte di
Bates, da sua moglie, la sua ex assistente Emily C. Lierman.
Pur essendo tale opera più adatta al grande pubblico, il lavoro di Bates può
presentare molti punti oscuri ad una prima lettura.

Riviste “BETTER EYESIGHT MAGAZINE”: luglio 1919 - giugno 1930. Questa serie di

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132 pubblicazioni costituisce un ausilio importante per la miglior comprensione del


lavoro di Bates. Lo scopo di queste riviste era quello di estendere la conoscenza
del metodo, oltre che migliorarne la comprensione, al grande pubblico.
Nelle riviste sono contenuti scritti originali di Bates, di Emily C. Lierman., di
Margaret D. Corbett, oltre che di vari altri medici ed insegnati del metodo.
Sezioni ricorrenti ed importanti sono prima di tutto gli articoli scritti da Bates
stesso, che chiariscono meglio il suo pensiero e le applicazioni pratiche delle
sue tecniche.
Utili anche le sezioni Question & Answer (domande e risposte).
Nelle ricorrenti “Stories from the clinic” (Storie dalla clinica) sono riportati
fatti ed episodi vari, soprattutto dallo Harlem Hospital, dove Bates operava.
Tale raccolta è stata da poco ripubblicata da Thomas R. Quackenbush sotto il titolo
“BETTER EYESIGHT”- North Atlantic Books.

Altre risorse da autori vicini a W. H. Bates


Il metodo alle origini, i fondamenti e la sua applicazione. Altre opere da non
perdere

Altri autori, hanno scritto testi importanti per la comprensione del metodo ideato
da W. H. Bates, altri ne hanno ritrasmesso invece una visione distorta, al punto
che oggi si chiama “Metodo Bates” quello che non lo è affatto!
Per avere una chiara e fedele descrizione di come era il metodo alle origini è
altresì importante la lettura di opere realizzate da persone che sono state a
stretto contatto con lui.

“HELP YOURSELF TO BETTER SIGHT” (Come ottenere una vista migliore)(1949) di


Margaret Darst Corbett. Quasi introvabile. Un grazie a Maurizio Cagnoli. E’
davvero un peccato che tale libro non sia più disponibile oggi (si trova l’edizione
americana edita da Melvin Powers – www.mpowers.com ) poiché è un utile compendio ai
testi editi direttamente da W. H. Bates. La Corbett, che è stata anche la
coordinatrice degli istruttori del metodo Bates, subì due processi per abuso della
professione medica ed oculistica, insieme ad altri istruttori, ed il metodo Bates
venne dichiarato illegale in alcuni stati degli USA (New York, California...). La
Corbett stessa suggerì agli istruttori del metodo di non pubblicizzare la loro
opera direttamente pena l'arresto. Le dure persecuzioni della AMA, associazione
medica americana, durarono fino a quando la struttura venne sciolta...

“THE ART OF SEEING” (L’arte della vista) (1943) di Aldous Huxley. Tale libro è
invece ancora facilmente reperibile, anche in italiano, insieme a molti altri
romanzi scritti da Huxley.

Un libro piacevole da leggere, che pone l’accento sulla prospettiva psicologica del
metodo. Compare qui, per esempio, il concetto di tedio.

Alcuni concetti espressi qui potrebbero risultare a loro volta ostici, e taluni
anche secondari. Ma questo libro è utile per avere una visione prospettica completa
sul vero metodo Bates.

Egli scrisse questo libro, come si legge nella prefazione, per un debito di
riconoscenza verso Bates stesso, che attraverso il suo metodo lo aveva salvato
dalla cecità (dai molti consulti, tutti senza speranza, era arrivato il consiglio
di imparare il Braille…). Aldous Huxley fu uno dei testimoni, tra la folla di
quelli che si offrivano, ammessi a testimoniare a favore, nel processo intentato

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contro gli insegnanti del metodo Bates, nella tentativo di fermarli. Per la
cronaca, la testimonianza di Huxley consistette semplicemente nel fornire diagnosi
e referti e poi di leggere qualcosa da un libro, senza alcun ausilio, davanti alla
corte.

“MIND AND VISION” (Mente e visione) (1935) di R. S. Agarwal.


Da un’oculista indiano, contemporaneo di Bates. Una descrizione del metodo che può
essere utile a chiarire alcuni punti. Lo stile del libro è particolare, forse
tendente al mistico, ma i concetti sono bene esposti.

“YOGA OF PERFECT SIGHT” (Lo yoga della vista perfetta) (1971) di R. S. Agarwal
(figlio). Appendice al libro del padre con approfondimenti e chiarimenti delle
varie tecniche.

“RELEARNING TO SEE” (Reimparare a vedere) di Thomas R. Quackenbush.


Cito questo testo, anche se a volte presenta una visione che si discosta dai testi
fino a qui citati, perché è probabilmente il miglior testo contemporaneo sul
metodo, nonostante alcuni concetti siano esposti in maniera soggettiva. Tradotto in
diverse lingue ma, purtroppo, non in italiano.

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Introduzione al lavoro di W.H. Bates


Genialità, intuito. I presupposti per una teoria fuori degli schemi.

Quanto segue é pensato e scritto con riferimento ai canoni NVI (Natural Vision
Improvement), con una particolare attenzione alle scoperte del Dr. W. H. Bates.
Rigetterò e non citerò, comunque, in pieno accordo con il pensiero NVI, il
concetto di pseudomiopia, concetto atto a spiegare come è possibile per un miope
migliorare il suo vizio refrattivo, visto che la miopia è "per definizione"
incurabile e che le variazioni possono essere solo in peggio.

Omaggio al Dr .W. H. Bates


Inizio col dare qui, in omaggio al Dr. W. H. Bates, una definizione di "genialità",
ossia della chiave che apre tutte quelle porte altrimenti destinate a rimanere
chiuse.
Genialità non è sinonimo di intelligenza, così come intelligenza non è sinonimo di
genialità.
Genialità. Più che una dote è una impostazione mentale, forse innata, si, ma che
può essere incoraggiata, sviluppata o inibita, e forse anche acquisita, ponendosi
semplicemente nella giusta prospettiva.
Percepiamo, valutiamo ed interagiamo con la nostra percezione del mondo in base
all'esperienza passata. Esperienza passata è da intendere anche (e soprattutto,
nell'ambito professionale e di ricerca) come istruzione (e "inquadratura")
ricevuta.
Consideriamo ora, sinteticamente, l'obiettivo dichiarato della formazione nella
nostra era, ed il suo risultato finale.
Obiettivo dichiarato è fornire gli strumenti necessari per poter poi continuare a
crescere autonomamente; spesso il risultato finale, invece, è costituito da
individui che ragionano per dogmi; il loro sequencing mentale è una sorta di
partita a domino, dove la cosa che riesce loro meglio è quella di mettere le varie
tessere (prestampate, e sempre le stesse) una dietro l'altra, senza prendere mai
nulla di nuovo da fuori. Certamente tale sistema ha i suoi innegabili vantaggi,
primo tra tutti quello di garantire uno standard minimo di competenza, oltre ad una
continuità ed uniformità delle procedure.
Genialità, invece, è saper prescindere. Genialità è sapersi tirare fuori degli
schemi precostituiti e dalle gabbie della propria esperienza preconcetta.

Espongo qui anche una definizione dell'intuito. Cosa è l’intuito? Possiamo


definirlo come l’applicazione della conoscenza sulla base di esperienze e modelli?
La tecnologia in sé non ha intuito. Così come la rigida ortodossia lo reprime. Sono
mezzi e impostazioni incapaci di prevedere ed adattarsi. Nella migliore delle
ipotesi ci si limiterà ad applicare una soluzione meccanica ad un problema
organico.
L’intuito è il tratto che distingue l’uomo dalla macchina, ed è grazie all’intuito
se possiamo utilizzare approcci dinamici anziché semplici soluzioni. Le soluzioni
per loro natura sono passive Non sono altro che risposte a situazioni già
verificatesi.
Spesso l’intelligenza è sostituita dalle soluzioni, nonché dalle soluzioni ai
problemi creati dalle soluzioni precedenti.
L’intuito porta all’innovazione.
L’intuito è il solo strumento utile per anticipare il futuro.
E per finire è l’intuito che permette di passare da soluzioni preconfezionate a
strategie intelligenti ed in continua evoluzione.
Bates pagò un prezzo umanamente troppo alto, sacrificando carriera, prestigio e
guadagni allo sviluppo della sua scoperta più importante. Senza citare le
persecuzioni cui andò incontro.
Il Dr. William H. Bates era sicuramente un oculista ben preparato ed avviato ad una

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brillante carriera.
Laurea e specializzazione a New York.
Professò in diversi ospedali, fu professore al N.Y. Post-Graduate Medical School
and Hospital.
Fu anche ricercatore per 5 anni. A lui si deve anche lo sviluppo di nuove tecniche
operatorie, e non solo nel campo dell'oculistica.
Cito qui l'ideazione dell'intervento di perforazione o incisione del timpano per il
trattamento dei casi di sordità permanente (1886).
E ricordo anche che a W. H. Bates si deve la scoperta delle proprietà dell'estratto
delle ghiandole surrenali, successivamente commercializzato col nome di ADRENALINA.
Probabilmente questi sono già frutto della genialità e dell’intuito.
Si avverte nel lavoro di Bates la rilevanza di una mente decisamente fuori dal
comune .

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Alla base delle scoperte di Bates: gli strumenti e i


metodi di indagine.

Il retinoscopio fu il principale strumento utilizzato da Bates, abbinato ad una


tecnica definita retinoscopia simultanea. Attraverso questa tecnica Bates era in
grado di determinare costantemente lo stato refrattivo dell'occhio, inclusa anche
la presenza di astigmatismo, verificando in tempo reale le reazioni del sistema
visivo in relazione a qualsiasi fattore egli volesse analizzare.

Da “Perfect Sight Without Glasses” cap. II:


“Molte delle mie informazioni sugli occhi sono state ottenute tramite l’utilizzo
delle retinoscopia simultanea.”
“il retinoscopio è uno strumento usato per misurare lo stato refrattivo
dell’occhio”.
“esso invia un raggio di luce nella pupilla attraverso uno specchio…”
“a meno che l’occhio non sia perfettamente focalizzato sul punto dal quale lo si
sta osservando, è possibile vedere un’ombra… ed è il comportamento di quest’ombra,
quando lo specchio viene mosso nelle varie direzioni, che rivela lo stato
refrattivo dell’occhio…”
“se lo strumento è usato ad una distanza di 6 piedi (2 metri) o più e l’ombra si
muove in una direzione opposta allo spostamento dello specchio, l’occhio è miope,
nella stessa direzione è ipermetrope o normale (emmetrope)…”

Metodologia di impiego del retinoscopio.

Naturalmente furono usati anche altri metodi di indagine. Tra questi lo studio
approfondito e sperimentale della anatomia e della fisiologia dell’occhio e del suo
funzionamento nei processi accomodativi, e gli esperimenti su vari animali (come
riportato su “Perfect Sight Without Glasses”, con corredo di fotografie e disegni).
Bates, convito dai risultati dei suoi esperimenti, sostenne che l’accomodazione era
principalmente dovuta ai muscoli esterni dell’occhio; Ciò in aperto contrasto con
la teoria dell’accomodazione di Helmotz, universalmente accettata, che attribuisce
esclusivamente al cristallino il processo di accomodazione. La difesa ad oltranza
di questa teoria fu uno degli elementi che rese Bates inviso alla maggioranza dei

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suoi colleghi. Da citare comunque, che diversi studi, recenti, compresi quelli
condotti nei primi anni 1980 da Greene, uno dei più stimati ricercatori di oggi,
attribuiscono ai muscoli esterni rilevanza ai fini dell’accomodazione. Inoltre,
come emerge dagli studi di Bates, il processo della visione, così come i processi
fisiologici e mentali ad essa correlati, vanno ben oltre il mero funzionamento
fisico-ottico dell’occhio.
In altre parole, l’occhio non è affatto una sorta di macchina fotografica.
Ed il processo della visione non è assolutamente equivalente ad impressionare una
pellicola fotografica.
L'intervento dei muscoli extraoculari nel processo di accomodazione, inoltre,
spiega perché quest'ultima sia possibile anche in caso di afachia (assenza del
cristallino) o nei casi di cristallino con motilità nulla o ridotta. Cosa
altrimenti inspiegabile con la "teoria" di Helmotz (il cristallino e muscolo
ciliare sarebbero i soli deputati alla accomodazione).
Nella presbiopia anche, dove l'ispessimento e l'irrigidimento del cristallino
dovrebbe rendere difficoltosa l'accomodazione, il controllo di quest'ultima
attraverso l'utilizzo dei muscoli extraoculari, spiega come sia possibile
accomodare comunque.

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Alla base delle scoperte di Bates: le premesse ed i


principi fondamentali.
Nell’approcciarsi alle problematiche della visione si fa spesso riferimento
all’aspetto “psicomotorio”.
Metto qui un accento su "psicomotorio", scomponendo la parola nelle 2 particelle
che la compongono:
1: Psico
2: Motorio
Alle quali aggiungo anche:
3: Percezione e Attenzione.

Questa scomposizione è importante al fine di chiarire meglio quello che è il "core


concept", il concetto centrale, delle geniali intuizioni di W. H. Bates. E cercare
di capire perché e dove questo concetto non sia sufficientemente considerato o,
peggio, totalmente ignorato, nelle varie metodologie odierne di "rieducazione
visiva".
Per l’aspetto psichico, generalmente si considerano i pattern psicomotori e il modo
in cui il cervello comanda l’organo occhio. A volte si presta attenzione anche a
stati di tensione fisica e/o mentale.
Il concetto di percezione e attenzione, quando considerato, è affrontato nei modi
più disparati.

Anticipo qui che, nelle teorie e nelle scoperte di Bates, percezione ed attenzione
sono alla base di tutto.
La tematica dell’attenzione è maggiormente correlata al concetto di "Central
fixation", "fissazione centrale", termine poi cambiato da altri in
"centralizzazione", per non creare confusione, poiché fissazione centrale e
motilità dell'occhio sono tra loro strettamente ed indissolubilmente collegate.
L’aspetta della percezione è invece correlato al concetto di mente e memoria che,
in un coordinato interazione sinergica, gestiscono il processo stesso della
creazione delle immagini mentali; e, a loro volta, i risultati di questo processo
vengono usati per controllare il processo accomodativo.

L'aspetto motorio:

1) Movimenti involontari continui dell'occhio, compresi i movimenti saccadici.


2) Variazioni del potere refrattivo dell'occhio
3) Spostamenti volontari degli occhi, che non hanno niente a che vedere con il
punto 1 e che non saranno qui considerati.

Apro una parentesi per fare alcune considerazioni sulla "ginnastica per gli occhi".
I muscoli adduttori dell'occhio sono composti contemporaneamente da muscolatura
liscia e striata, il che significa che sono controllabili volontariamente, e
possono cioè essere puntati nella direzione desiderata, ma che poi continuano in
modo autonomo la loro continua scansione, veloce ed infinitesimale, intorno al
punto d’attenzione. Tutti i nostri sensi funzionano principalmente sulle variazioni
della sensazione elettiva. Il suono viene percepito in quanto variazione ciclica di
pressione. Gli odori vengono percepiti solo se diversi da quelli al quale il naso è
assuefatto in quel momento. Il tatto dà sensazioni solo se viene effettuato uno
scorrimento della superficie rispetto all'epidermide. Vi sono anche delle
eccezioni, ad esempio il calore viene invece percepito da corpuscoli dedicati.

Tornando all'aspetto motorio:


Entrambe le modalità 1 (la parte mentale) e 2 (movimenti involontari e variazioni
del potere refrattivo) NON sono gestibili volontariamente, se non in minima parte.

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Considerando le risorse odierne, la modalità 2 può essere influenzata, e in parte


controllata, tramite processi di bio-feedback. Possiamo riattivare il controllo
muscolare dell'accomodazione, ma la parte "mentale" non si corregge in questo modo.
Quindi, se già la mente aveva “dimenticato” in precedenza come gestire
correttamente il processo della visione, in mancanza della rimozione delle cause,
TORNERÀ PRESTO A "DIMENTICARLO". E questo spiega le difficoltà a mantenere (oltre
che ad ottenere) i miglioramenti acquisiti quando ci si limita ad un cocktail di
esercizi prettamente fisici, a pratiche varie (più o meno fantasiose), ai
dispositivi di bio-feedback visivo utilizzati come unico mezzo, alle tecniche del
metodo eseguite in maniera incompleta o incorretta.
Se si tratta il sintomo senza rimuovere la causa, essa tornerà a rigenerare il
sintomo.
Tuttavia talvolta ciò non accade. I miglioramenti conseguiti vengono mantenuti. E
quando? Quando il soggetto impara ad usare il sistema visivo in maniera "diversa".
E qui, per diversa, intendo "fisiologicamente corretta" pur facendo quelle azioni
contro le quali si punta comunemente il dito: leggere moltissimo, guardare la TV,
lavorare al computer, etc.

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Usare il sistema visivo nel modo fisiologicamente corretto:


la fissazione centrale.
L'impiego, o meglio la “gestione”, del sistema visivo in maniera "fisiologicamente
corretta" è il concetto centrale del metodo Bates.
Con il termine sistema visivo si intende tutto l’insieme delle componenti che,
attraverso il loro coordinamento sinergico, rendono possibile il processo della
visione.
Alla base di tutto c'è il concetto di "fissazione centrale". Concetto così
importante per Bates da spingerlo a chiamare la sua casa editrice "Central Fixation
Pubblications".
La perdita della "fissazione centrale" ha come prima conseguenza lo stabilirsi di
uno stato di tensione nel sistema visivo. Questo concetto di tensione é stato,
troppo spesso, male interpretato, e la sua distorsione è stata il peggior nemico
del metodo Bates stesso, oltre che della verità. E troppi sono arrivati ad
improvvisarsi psicoanalisti (come se gli psicoanalisti fossero scevri da problemi
della visione). La tensione psicologica, lo stress, ha sicuramente una sua valenza
nell'insorgenza delle disfunzioni visive. Ma, nel lavoro di Bates, è assolutamente
secondaria a quanto qui esposto.

Inizio qui a stabilire un primo punto fermo secondo Bates: perdita della
centralizzazione = generazione di uno stato di tensione (o sforzo) nel sistema
visivo.

Non sarebbe così importante spiegare il perché accada questo, oltre tutto si
sconfina in un campo fatto più che altro di teorie, se non fosse per far capire il
vero concetto di tensione da sforzo, “strain” in inglese, così come definita da
Bates.

Bates non spiegò nel dettaglio circa le cause di questa tensione, con riferimento
alla perdita di centralizzazione. Va chiarito comunque che il termine usato da
Bates è "STRAIN", non correttamente traducibile o interpretabile semplicemente come
"tensione" (come purtroppo è accaduto ed accade, generando errate interpretazioni),
più appropriato è invece "TENSIONE DA SFORZO". Il concetto, in questo modo, cambia
radicalmente.

La traduzione del termine “strain” nell’italiano “tensione” genera spesso


confusione nell’interpretazione. Pur senza nulla togliere a chi ha svolto la sua
ricerca concentrandosi prevalentemente sull’aspetto psicologico, per amore di
precisione è bene puntualizzare questo concetto.

Il concetto base è questo: La perdita (o il decadimento) di qualità e quantità


della centralizzazione, provoca la instaurazione di una zona di incertezza troppo
ampia, entro la quale si genera uno stato di confusione. La impossibilità di
decodificare correttamente le informazioni ricevute si traduce in uno “strain”,
tensione da sforzo, del sistema visivo.

L'unica area della retina, capace di percepire il più elevato numero di dettagli, e
che si potrebbe quindi definire ad alta definizione, é la piccolissima fovea
centralis.
Per la corretta discriminazione dei dettagli (sensa) del "guardato" e la
generazione di un corretto segnale di ritorno (feedback) necessario al controllo e
alla variazione del potere refrattivo dell’occhio, occorre un elevato livello di
dettaglio. Perdere la fissazione centrale significa inserire, nel processo di
feedback, dei "segnali a bassa definizione", che oltre a non fornire informazioni
utili al processo stesso, sovraccaricano il sistema visivo, impegnandolo

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eccessivamente nello sforzo di decodificare per vedere (tensione da sforzo).


Bisogna inoltre considerare almeno due aggravanti:

A) Il processo della visione è di gran lunga quello che assorbe più risorse dal
punto di vista cerebrale. Aumentare la quantità delle informazioni che devono
essere elaborate nel processo porta inevitabilmente ad uno stato di TENSIONE DA
SFORZO. La retina umana suscita l'invidia degli scienziati informatici. I suoi
100 milioni di "coni" e "bastocelli" eseguono, in maniera autonoma, almeno 10
miliardi di operazioni al secondo. Questo rende l'idea della mole di dati che
occorrerebbe processare! Una prima sfoltita è effettuata a livello della retina
stessa: procedendo verso le zone periferiche, si trova che ogni singola fibra
del nervo ottico è collegata a sempre più bastoncelli, diminuendo così
risoluzione e quantità di "sensa" (dati sensoriali) inviati.

B) L'occhio NON é come una macchina fotografica, così come L'OCCHIO NON É
ASSOLUTAMENTE UN DISPOSITIVO OTTICO DI PRECISIONE. Al contrario la parte
"ottica" dell'occhio è, in termini relativi, ALTAMENTE IMPRECISA, anche in chi
ha una vista più che perfetta!

Ci sono inoltre altri problemi non facili da risolvere…


Primo problema: la parte posteriore dell'occhio non é piana ma curva, e per di più
usata per una grande estensione, il che peggiora l'errore assoluto.
Secondo problema: le lenti naturali che troviamo nell'occhio (cornea e
cristallino), composte di materia vivente, presentano grosse aberrazioni.
Proviamo ora a considerare l’idea di usare davvero la parte ottica di un occhio per
scattare delle foto. Si otterrebbero delle immagini pessime, piene di zone
sfuocate!
Provando inoltre ad usare la retina al posto della pellicola, ci si convincerebbe
di aver scelto del materiale scadente, perché le foto apparirebbero così: una
piccola zona a colori al centro, che sfuma poi rapidamente in immagini in bianco e
nero, sempre più sgranate, fino a rendere indistinguibili anche i particolari più
grandi. Se si fosse alle prese con una telecamera, invece che con una macchina
fotografica, e quindi in grado di rilevare anche il movimento, ci si accorgerebbe
che, dei particolari più grandi alla periferia, ridotti ad una macchia confusa, si
riuscirebbe a percepire solamente il movimento (anticipo qui che la funzione della
parte periferica della retina è esattamente questa!).
La tecnologia usata dagli umani nella costruzione di dispositivi ottici è
decisamente molto più precisa.
Ma, nonostante tutto, vince ancora la Natura.

E vince così:

Vince perché non utilizza l'organo nel modo meccanico secondo il quale sembrerebbe
logico, per la nostra limitata razionalità, pensare di usarlo. Quindi, nonostante
la scarsa precisione costitutiva dei tessuti, l'utilizzo della sola fovea centralis
per la percezione dei dettagli rende il sistema praticamente insensibile alle
aberrazioni ottiche.

Vince anche perché l'utilizzo della sola fovea centralis per la percezione dei
dettagli rende il sistema altamente efficiente da un punto di vista d’impiego delle
risorse (e anche da quello energetico; non sprecare inutilmente risorse è una
priorità importantissima per tutti gli organismi viventi). In questo modo, sono
trasmesse ed elaborate meno informazioni. Anche le più recenti ricerche confermano
quello che fu intuito da Bates, e cioè che di quello che "vediamo" solo il 20%
proviene dagli occhi, il resto deriva da aree del cervello non direttamente legate
ai processi della visione!
Lo stesso principio di gestione delle risorse, ipoteticamente applicato ad una
telecamera d’oggi (ma la tecnologia attuale ancora non lo permette), ci darebbe un

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dispositivo piccolissimo, con le batterie che durano settimane, e capace di farci


riprendere e distinguere i dettagli infinitesimali di oggetti piccoli e lontani,
alla stregua, per esempio, delle lune di Giove, come riportato da Bates. Tale
dispositivo, inoltre, sarebbe capace di rilevare oggetti in movimento posti a due
lati diametralmente opposti, e tutto ciò senza dover usare obiettivi speciali.
E, dulcis in fundo, l'elaborazione di un numero ridotto d’informazioni, renderebbe
il processo velocissimo, capace di attivare autonomamente eventuali processi
supplementari, addirittura prima che l'elaborazione principale sia stata
completata; quest’ultima caratteristica risulta estremamente importante per gli
sportivi, addirittura vitale per chi si dovesse trovare a vivere in condizioni
estreme e di costante pericolo (come i nostri antichi progenitori).

E vince anche perché la capacità di funzionare in una gamma estrema di condizioni


ambientali e di luminosità, con differenze nell’ordine anche di migliaia di volte,
non trova equivalenti.

Considerando quando detto, si comincia allora a capire l'importanza della


"fissazione centrale".

Si comincia anche a capire l'importanza di USARE IL SISTEMA VISIVO (non gli occhi)
NEL MODO FISIOLOGICAMENTE CORRETTO.

Ma, soprattutto, si inizia a capire quella che è probabilmente la scoperta più


importante di W.H. Bates ed il concetto che egli stressò in tutti i modi:

=> SENZA FISSAZIONE CENTRALE NON É POSSIBILE AVERE UNA VISIONE "NORMALE" <=

Né da vicino, né da lontano. Il miope, contrariamente a quanto ritenuto da molti,


non vede bene nemmeno da vicino.
Non è un caso se, per leggere, egli avvicina molto il foglio agli occhi. Anche
quando indossa lenti correttive. L’utilizzo di aree periferiche e a bassa
risoluzione della retina, fa si che sia meno faticoso leggere se l’immagine che
cade sulla retina è più grande. Cosa che si ottiene, appunto, avvicinando il
foglio.
Il fatto che un miope non veda bene nemmeno da vicino diviene evidente a coloro che
iniziano il metodo Bates e sono in grado di eseguirlo con successo (eseguendo
correttamente, quindi, tutte le tecniche). Una delle cose che sono in grado di
notare per prime è che i caratteri delle pagine stampate appaiono “più neri”.
Inoltre la percezione dei colori è spesso riportata essere più vivida.
Inutile dire che anche nella visione da lontano ci sarà un aumento del contrasto e
della saturazione dei colori. Una visione, oltretutto, quindi, di qualità migliore,
a differenza di quello che si ottiene tramite la mera correzione ottica del difetto
(ed anche questo aspetto è riportato, spesso con stupore, da chi comincia ad
ottenere i primi risultati grazie al metodo). Chi presenta errori refrattivi
secondo Bates ha anche carenza di fissazione centrale, e non vede bene da lontano
nemmeno quando indossa gli occhiali.
Quindi il miglioramento va oltre quella che è la mera focalizzazione di oggetti
lontani. Si inizierà a percepire in maniera più evidente il senso del movimento e
quello della profondità, si comincerà a ri-acquisire la percezione della
tridimensionalità. In poche parole si riscontrerà la stessa differenza che c'è tra
il guardare una serie di foto e l'andare al cinema. Perché rinunciare alla piena
percezione del movimento, del contrasto, dei colori e dell’effetto tridimensionale
della profondità di campo?

Sottolineo questo concetto, che si intuisce già da quanto scritto sopra: la


corretta impostazione visiva della centralizzazione va applicata anche, anzi
soprattutto, nella lettura. La miopia sembra proprio iniziare nel modo in cui si
usa l’occhio nel lavoro da vicino, quasi sempre nel leggere: è dalle errate

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impostazioni applicate nel processo della visione da vicino che si inizia a perdere
la centralizzazione.
Chi continua a leggere impiegando un modo fisiologicamente corretto non sviluppa
miopia. Chi legge “diffondendo” modifica il suo modo di “percepire” attraverso la
retina in modo deleterio. La lettura, soprattutto se “veloce”, sarà più “comoda”,
poiché l’occhio dovrà effettuare meno spostamenti nel leggere la stessa riga di
testo stampato, ma si è ora capito quale sarà il prezzo da pagare. Chi non fosse
ancora del tutto convinto, provi a fare leggere la stessa riga di testo ad un miope
e ad una persona con vista normale, e guardi loro gli occhi. Quelli del miope
leggeranno una riga intera effettuando solo pochi spostamenti, anche solo due o
tre. Quelli della persona con vista normale, invece, scorreranno la riga in una
serie di piccoli guizzi vitali, anche 15 o più per ogni singola riga.
La tecnica principale ideata da Bates per reimpostare il sistema visivo nella
visione da vicino è quello della lettura dei caratteri piccolissimi.

Abbiamo ora visto perché senza fissazione centrale non é possibile avere una
visione "normale".

E’ bene sottolineare alcuni punti:


Il termine "fissazione", così come "fissare", riferito alla visione potrebbe
evocare il solo guardare in maniera continuativa e statica.
Occorre ricordare che il termine si usa anche in altri modi, ad esempio:
- L'immagine si "fissa" sulla pellicola fotografica.
- Un ricordo si "fissa" nella memoria.
- etc.
Fissazione viene cioè comunemente usato anche col significato di "imprimere" o
"imprimere stabilmente".
Il termine "fissazione centrale" in questo contesto, come traduzione letterale di
"centralfixation" è perfettamente corrispondente e corretto. Ossia l'immagine
proveniente dal mondo esterno si "fissa", si "imprime", al centro della retina.
A chi è digiuno dei concetti espressi da Bates, ed alla strada che egli ha aperto,
un tale concetto può essere ostico da capire o peggio fuorviante. Questo perchè si
è costretti ad usare parole consuete per esprimere concetti complessi e
assolutamente nuovi!
Cosi come anche i termini memoria ed immaginazione vengono spesso interpretati
nel senso comune del termine e finiscono col creare confusione!
Tornando al concetto di fissazione, un termine che trovo meglio corrispondente al
concetto, e che può aiutare chi legge a comprenderlo meglio, è "attenzione
centrata" che contrappongo alla "percezione periferica". Questo è rispettare il
modo fisiologico della gestione del processo della visione.
Il "melius" ed il "pejus" che cita Bates sono un'altro metodo (forse maggiormente
cosciente) per incoraggiare e migliorare i riflessi di "attenzione centrata" e
"percezione periferica". Sviluppando la fissazione centrale si provoca, allo stesso
tempo, anche il ritorno alla percezione periferica delle aree della retina non
naturalmente deputate alla percezione del dettaglio.
In conclusione: ritengo che il termine "fissazione centrale" così
come "central fixation" siano il modo migliore per descrivere questo in
due parole. Occorre leggerli nel modo giusto, però...

Di seguito, anche attraverso alcune immagini, si potrà capire meglio l’importanza


basilare di questo concetto.

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Fisiologia dell’occhio e sue influenze sulla visione.


La struttura esterna dell'occhio umano è fatta di tre strati concentrici. Il più
esterno, bianco e robusto, è la sclera, trasparente ed incurvata nella parte
anteriore, a formare la cornea.

Internamente è la coroide, che presenta, anteriormente, un'apertura, la pupilla,


delimitata da un diaframma regolabile, l'iride. Il diametro della pupilla è
regolato da fibre muscolari e non può essere variato a volontà, ma è governato da
un riflesso automatico, che serve per un primo adattamento alle variazioni di luce
in entrata.
Il vero adattamento alle variazioni di luminosità avviene, invece, a livello della
retina e principalmente per via chimica. L'intervento dell'iride é solo un primo
piccolissimo adattamento, le grandi variazioni di luminosità richiedono tempi
elevati, anche di molti minuti, per l'adattamento, come si nota passando dal buio
alla luce intensa o viceversa. L'iride interviene anche in caso di richiesta di una
elevata accomodazione (visione da molto vicino), essa si chiude aumentando la
profondità di campo (ossia l'intervallo di distanza nel quale è possibile ottenere
un grado di dettaglio e una definizione ottica accettabili).

Rappresentazione schematica dell’occhio umano.

Dietro la pupilla è posto il cristallino, una lente biconvessa di forma variabile;


può variare il suo spessore grazie alla contrazione del muscolo ciliare, che agisce
comprimendola.
La “teoria di Helmotz" sull'accomodazione prevede che quando i muscoli sono a
riposo il cristallino metta a fuoco sulla retina oggetti molto lontani; per
focalizzare invece oggetti più vicini il muscolo ciliare si contrae aumentando così
la curvatura della superficie del cristallino.
Il Dr. William H. Bates, dimostrò invece sperimentalmente che i muscoli
extraoculari hanno un ruolo fondamentale nell'accomodazione.
In poche parole: Tutta la struttura dell'occhio è una lente "attiva".

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Indipendentemente dalla teoria sul funzionamento fisico dell'occhio, è importante


capire che la muscolatura oculare non interviene nella visione da lontano, dove è
rilassata. Interviene invece nella visione da vicino, contraendosi. Non ha quindi
senso cercare di correggere difetti come la miopia "allenando" i muscoli
dell'occhio; al contrario, bisogna tentare di correggerla "rilassando" o meglio
"decontraendo" tali muscoli.

Lo spazio davanti al cristallino, tra questo e la cornea, è riempito da un liquido


trasparente detto umor acqueo, mentre quello dietro al cristallino è occupato da
umor vitreo, di consistenza gelatinosa.

Grazie al potere di accomodamento l'occhio riesce a mettere a fuoco distintamente


qualunque oggetto posto tra l'infinito e una distanza minima media di circa 25 cm,
detta punto prossimo.

Il nostro organo visivo percepisce la luce grazie alla retina, che ricopre circa i
due terzi della superficie sferica interna dell'occhio; le cellule fotosensibili
sono di due tipi: coni e bastoncelli.
I coni sono i recettori dei colori, e ne esistono tre tipi con sensibilità diversa,
con un massimo a lunghezze d'onda di 430nm (blu), 530 nm (verde) e 560 nm (rosso).
I bastoncelli sono dedicati, invece, a distinguere anche le più deboli variazioni
di intensità luminosa, non i colori, ed hanno un picco di sensibilità intorno a
510 nm (verde)
Le sottili fibre nervose che collegano queste cellule al nervo ottico convergono
verso il punto cieco, dove si innesta la base del nervo ottico. Tale punto ha
questo nome in quanto è privo di cellule fotosensibili e non è quindi in grado di
percepire luce (e quindi immagini).

Un'area particolare della retina è la fovea, una zona del diametro inferiore ai
due millimetri in cui è presente la maggiore concentrazione di coni, il 90% del
totale, e che ci permette di vedere con il massimo dettaglio, che scade sempre di
più procedendo verso la periferia della retina. Ciò è dovuto al fatto che nella
fovea, oltre ad esserci un grande concentrazione di recettori, ogni cellula visiva
è collegata a una singola fibra nervosa, mentre nel resto dell'occhio le cellule
sono riunite in gruppi di circa 340 per fibra; in totale, l'occhio contiene 6
milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli, mentre il nervo ottico possiede circa
400.000 fibre. Quindi ogni cono è collegato a una propria fibra del nervo ottico,
mentre nella zona periferica della retina i bastoncelli fanno capo a un'unica
fibra.
I due tipi di recettori hanno due funzioni distinte: i coni sono specializzati per
la visione dei colori nell'intensità della luce del giorno, i bastoncelli per la
visione crepuscolare in bianco e nero.
Nella retina la fovea è popolata solo da coni e la zona periferica solo da
bastoncelli.

La sensibilità alla luce della fovea è bassa, circa 1000 volte inferiore a quella
della retina periferica. Questo spiega perché per vedere un oggetto poco
luminoso, ad esempio una stella molto lontana, è meglio non guardarlo direttamente,
ma traguardarlo, puntandone un punto leggermente discosto.
Il vantaggio di avere una fovea, cioè di possedere un'area estremamente ridotta e
specializzata per la registrazione di particolari anche minimi, è ottenuto al costo
di una ridotta sensibilità alla luce.

Come già detto, nella zona del nervo ottico non ci sono recettori fotosensibili,
né coni, né bastoncelli. Il diametro della zona è di circa 1,6 mm, otto volte
quello della fovea. Questo luogo della retina è detto macula caeca (macchia cieca);
essa si discosta dall'asse ottico dell'occhio, ed è posta a 20° dalla fovea.

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Come risultato della presenza di tale zona dovremmo vedere un "buco nero" dentro il
nostro campo visivo. Ciò non succede perché grazie ad un fenomeno detto di
"riempimento" la mente utilizza il materiale visivo circostante all'area invisibile
per ricostruire una immagine virtuale da sistemare in questa zona, proprio come fa
un restauratore che deve riempire una lacuna di colore di un quadro e "immagina"
cosa avrebbe potuto dipingervi l'artista deducendolo da ciò che si vede intorno.

Fondo dell’occhio e sue parti principali.

Il funzionamento dell'occhio è relativamente semplice finché ci si limita a


considerare come avviene la formazione dell'immagine sulla retina.
Dopo questa prima analisi tutto diventa più complicato e, in gran parte, ancora da
chiarire.

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Quanto è “tonda” una cornea?


L’immagine sottostante è una “topografia corneale”, ovvero una schematizzazione
della superficie della cornea effettuata come se fosse una cartina topografica,
dove i rilievi sono riportati utilizzando tonalità diverse di colore.

Come si può vedere è tutt’altro che omogenea, e come qualità ottica lascia molto a
desiderare. Lo stesso discorso è valido anche per il cristallino e per il fondo
dell’occhio.

Se si considera che 1 mm di spessore (quindi anche di differenza “assoluta” di


spessore) equivale ad una variazione del potere refrattivo pari a 3 diottrie, si
può capire la scarsa precisione dell’immagine “proiettata” sulla retina.

Detto questo si può intuire come sia possibile avere solo un piccolo punto per
volta dove l’immagine possa essere “proiettata” bene a fuoco. In altre parole, è
impossibile che tutta l’immagine sia bene a fuoco su vaste della retina
contemporaneamente.
Quindi è possibile percepire chiaramente solo una piccola parte per volta, e la
struttura biologica dell’occhio, insieme al suo funzionamento fisiologicamente
corretto, devono avvenire in accordo a quanto la natura ha stabilito:
1) Fovea Centrale per la visione.
2) Zone di immediata e remota periferia per la percezione del contesto (memoria ed
immaginazione saranno poi utilizzate nella costruzione dell’immagine finale).

Topografia corneale.

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Come “vede” davvero il nostro occhio?


Qui sotto è riportata una ricostruzione ipotetica di quello che percepisce il
nostro occhio, prima che le immagini siano rielaborate dal cervello.
Se la figura 5 “Immagine come è percepita dall’occhio” sembrasse esagerata, si può
fare subito una verifica: “Puntare” un carattere di una pagina stampata, magari
aiutandovi con una penna. Guardate bene il carattere. È netto. Provate ora a dire
che carattere c’è due o tre posizioni prima o dopo. L’unico modo per poterlo dire è
“barare” andando a sbirciare con l’occhio.

Immagine come è nella realtà e come viene ricostruita dalla mente.

Immagine così come è percepita dall’occhio, senza rielaborazione.

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Influenza delle dimensioni della pupilla sulla acutezza


visiva
Tra le tecniche di Bates, il “sunning” (esposizione al sole) è tra le più discusse.
Oltre all’effetto rilassante del sole sugli occhi (sempre che la luce non sia
troppo forte, altrimenti può fare l’effetto contrario, ma il sunning si può fare
anche di… spalle!), l’effetto di gran lunga più importante è il favorire la
centralizzazione. La luce intensa tende ad inibire i bastoncelli, lasciando attivi
i coni, e favorendo così la centralizzazione, poiché questi ultimi sono
prevalentemente concentrati nella fovea centralis. Tale principio vale anche al
contrario. Un sistema visivo già miope per scorretta impostazione, al buio accentua
la tendenza a diffondere, aumentando così la “tensione da sforzo”.

La migliorata acutezza visiva dipende dalla pupilla più piccola?


A volte si sente giustificare la migliorata acutezza visiva collegandola alle
dimensioni della pupilla. E’ sicuramente un fattore favorevole, ma , come si può
vedere dai grafici riportati, da solo non basta a giustificarla.

Acutezza visiva rapportata all’intensità luminosa.

Acutezza visiva rapportata al diametro della pupilla.

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Visione notturna.
Nella visione notturna, spesso si lamentano delle doppie immagini, o vari aloni,
intorno alla immagine principale (ad esempio osservando la luna).
Una spiegazione teorica su quello che succede, tra le tante mi sembra la più
convincente, è quella deducibile dal seguente disegno.

Visione Notturna e Diurna a confronto. Influenza delle dimensioni della pupilla.

La spiegazione è che la pupilla di notte si dilata, permettendo alle immagini


provenienti da zone più periferiche della cornea di poter giungere fino alla
retina (con la pupilla chiusa tali zone sono schermate e ciò non è possibile).
Questo processo di adattamento avviene sia in chi non ha problemi di vista che in
chi li ha, ma solo questi ultimi lamentano il fenomeno.
La spiegazione potrebbe essere che ciò che è dietro l’occhio (mente che costruisce
l’immagine), dove la fissazione centrale non sia compromessa (è un processo
percettivo, non ottico!), sia in grado di gestire tale fenomeno, cancellandolo.
Questo può anche spiegare perché questo effetto è riportato come tendente a
sparire alla fine del percorso rieducativo del Metodo Bates.

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Quanto è reputata importante la fissazione centrale


nel concetto di rieducazione visiva odierna?
Da quanto fino ad ora esposto si dovrebbe iniziare a comprendere l’enorme
importanza della centralizzazione, o fissazione centrale, come definita da Bates.
E si dovrebbe quindi anche capire come mai Bates la mettesse al di sopra di ogni
altro aspetto.

Da quello che ho avuto modo di constatare, comunque, in molte pratiche legate alla
rieducazione visiva, non si utilizzano tecniche o strumenti idonei a stimolare
direttamente l'instaurarsi della fissazione centrale. Se questa avviene, è
incidentale, per cause indirette.

In optometria, per esempio, si lavora essenzialmente sull'aspetto accomodativo e


nella sua correlazione con la vergenza, considerando talvolta anche l'aspetto del
rilassamento.
Tecniche varie di bio-feedback visivo danno generalmente più importanza all'aspetto
del rilassamento.
Moltissime pratiche di NVI danno estrema importanza all’aspetto dello stress
mentale od organico, mentre alcune dedicano grande attenzione al rilassamento degli
occhi, senza tuttavia dedicare troppo spazio alla rimozione delle cause.

Molte delle principali "filosofie" sopra citate a volte impiegano alcune tecniche
prese a prestito dal metodo Bates, come il palming, il chiudere gli occhi
immaginando cose piacevoli, la lettura quotidiana della tabella di Snelle, etc. Ma
si tratta generalmente di un utilizzo frammentario, episodico e approssimativo
rispetto al metodo stesso.

Utilizzo degli occhiali. Prima e durante il trattamento.


Ci si chiede spesso se l’uso degli occhiali sia consentito durante l’applicazione
del metodo Bates. Questo è ciò che Bates ha scritto:
“Generalmente coloro che non hanno mai portato occhiali sono curati più facilmente
di chi è abituato a portarli, e gli occhiali dovrebbero essere abbandonati fin dal
principio della cura. Quando questo non può esser fatto senza eccessivo disagio, o
quando una persona deve continuare il proprio lavoro durante la cura e non può
farlo senza occhiali, si può consentire che li porti per un certo tempo; ma questo
comporterà sempre un ritardo nel miglioramento.
Gente di ogni età ha tratto beneficio da questa cura dei difetti di rifrazione per
mezzo del rilassamento, ma i bambini di solito, sebbene non invariabilmente,
rispondono molto più rapidamente degli adulti. Se hanno meno di dodici anni, o
anche se ne hanno meno di sedici, e non hanno mai portato gli occhiali,
l'inconveniente è di solito eliminato in pochi giorni, settimane o mesi, sempre
entro un anno, con la sola lettura quotidiana della tabella di Snellen.”
(Vedere anche “Le pubblicazioni di William H.Bates.”)
Importante evidenziare che non basta togliere gli occhiali per migliorare, occorre
una effettiva riprogrammazione del sistema visivo, altrimenti si coontinuerà, o
addirittura si peggiorerà la tensione presente nel “cercare di vedere”.
Come precedentemente citato, le lenti sotto-graduate (più “leggere”) sono per
alcuni operatori un compromesso momentaneamente accettabile.

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L’uso rilassato del sistema visivo. Mente, memoria e


processi accomodativi.
Non è la materia che genera il pensiero... è il pensiero che genera la materia"
(Giordano Bruno)

Un concetto cardine delle scoperte di Bates, secondo solo al concetto di


"fissazione centrale", è il concetto di rilassamento.
Rilassamento dinamico del sistema visivo. Mente in primis.

L'assistente di Bates M.D. Corbett diceva che la vista é per gli occhi quello che
la musica é per l'orecchio, e quello che gli odori sono per il naso: senza sforzo
ed automatica.

Bates scrisse che la vista é perfetta quando la memoria é perfetta, e che la


memoria é perfetta quando la mente é rilassata.
Ma che cosa intende esattamente Bates con i termini memoria e mente?
Essi sono stati spesso causa di confusione in chi ha letto i testi di Bates. E il
fatto che il concetto apparisse astruso, e di difficile comprensione, ha portato
molti a sottovalutarne la sua reale importanza.
Iniziamo con il concetto di mente, già considerato poc'anzi. Lo abbiamo introdotto
parlando di "sistema visivo". In tale termine è compreso tutto l'insieme dei
componenti ideali del sistema visivo:
1) Occhio nella parte ottica, muscolatura compresa.
2) Occhio nella parte sensitiva, includendo retina e nervo ottico che sarebbero in
realtà un’estensione del cervello.
3) Cervello nella parte mente.
4) Cervello nella parte memoria.

Analizziamo ora la parte “3”, la mente.


a) La mente è la parte che si occupa del coordinamento delle altri tre blocchi
funzionali.
b) È la mente che processa i sensa (le particelle sensoriali elementari delle quali
è composta l’informazione percepita) provenienti dal mondo esterno.
c) È la mente che discrimina i segnali differenziali provenienti da quello che si
aspetta di vedere e quello che è invece presente sulla retina in quell'istante.
E’ la mente che confronta le due percezioni visive: quella reale contro quella
immaginata.
Rileggere ora il punto "c" diverse volte e lentamente, poiché è estremamente
importante, soprattutto per capire perché nel metodo Bates memoria e immaginazione
siano così importanti.

In questi tre punti ho descritto in maniera sintetica il concetto di mente. Ma il


punto "c" è fondamentale per comprendere la relazione esistente tra memoria e
accomodazione!
Bates ne parla diverse volte nei suoi testi. Cita ad esempio il fatto che l'occhio
diventa miope nel preciso istante in cui guarda qualcosa che non conosce...
La cosa che spesso resta più impressa è l'esempio della mappa geografica.

“Perfect Sight Without Glasses” Cap. VII


“Quando l’occhio guarda un oggetto non familiare, si produce sempre un’errore di
rifrazione. Da qui la proverbiale fatica che molti accusano guardando immagini od
altri quadri in un museo. Bambini con una vista normale nella distanza, hanno
problemi nel leggere simboli non familiari, seppure di grandi dimensioni. Una mappa
ha lo stesso effetto…”
“Non ho mai incontrato un bambino od un insegnante che potesse guardare una mappa
distante senza divenire (in quel momento NDR) miope”.

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Interessanti anche i rilievi di Bates sull’influenza del carattere usato sullo


stato refrattivo dell’occhio.

La strada seguita dalla mente per impostare lo stato refrattivo dell'occhio é


quella del termine di paragone: "so come é fatto l'oggetto della mia attenzione e
imposto le mie risorse affinché l'immagine percepita e quella immaginata siano
uguali".
A questo punto torniamo a rileggere il concetto meno compreso del metodo Bates: "la
vista é perfetta quando la memoria é perfetta...". La memoria è l'archivio dove
sono conservate "le cose note" da utilizzare come termine di paragone.
Alla luce di quanto esposto, che cosa succede se "la cosa nota" da utilizzare come
termine di paragone è difettosa perché "ricordata" male, o per dirla come Bates, se
“la memoria è imperfetta”? Semplice: la mente tenta la discriminazione dei segnali
differenziali provenienti da quello che si aspetta di vedere e quello che è invece
presente sulla retina in quell'istante. Ma quello che si aspetta di vedere è
"imperfetto", la memoria é "imperfetta", l'immaginazione non riesce ad attingere
all'archivio della memoria per poter costruire l'immagine mentale da usare come
termine di paragone. Il processo di focalizzazione è gestito in maniera confusa.
Di nuovo dei "segnali a bassa risoluzione", sovraccaricano il sistema visivo
impegnato nello sforzo di decifrare per poter vedere
Il sistema visivo entra in tensione da sforzo, "strain".

“La memoria é perfetta quando la mente é rilassata".


La memoria, un po’ come avviene nei computer, se mi si consente l’utilizzo di
questo modello, è un qualcosa che è direttamente gestito dalla mente. Quando la
mente è in tensione anche la memoria non è gestita correttamente. Questo circolo
vizioso è ciò che bisogna interrompere per permettere la riacquisizione delle
corrette abitudini visive.

Per meglio comprendere questi concetti, e se vogliamo, anche a maggior riprova, è


utile considerare il sistema visivo nel neonato.
Nei primi giorni di vita il bambino non è in grado di “codificare” correttamente i
sensa che arrivano dal mondo esterno. Sarà necessaria l’esperienza, con il suo
graduale riempimento della “memoria” a consentire un’interpretazione del mondo
esterno attraverso la vista, dando un senso compiuto ai vari tasselli del mosaico
che si riversano nella mente in un fluire continuo, attraverso la parte
fisica,(cioè la parte ottica) del sistema visivo. E non è un caso che il potere
refrattivo degli occhi di un neonato cambi continuamente e rapidamente nelle prime
settimane di vita. Il termine di paragone per la corretta focalizzazione
dell’occhio sono le immagini mentali. Se sono ancora rudimentali, come può tale
processo essere preciso?

In sintesi:
Il processo accomodativo dell'occhio è comandato dalla mente. Le immagini mentali
costituiscono il termine di paragone attraverso il quale stabilire i fattori di
correzione al feedback.
Immagine reale < = > immagine mentale
Dice qualcosa il termine "miopia da spazio vuoto"? In questo caso non manca, o
difetta, il termine di paragone interno ma bensì quello esterno (esempio volo nelle
nubi o procedure pre-atterraggio nella nebbia). Ma il risultato è lo stesso. Ne
sanno qualcosa Piloti ed Astronauti.
Mancando uno dei due termini di confronto il processo diviene difettoso. Strain o
tensione da sforzo.

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Mente ed immagini:

Alcuni spunti di riflessione, come quelli sulle “Teorie della mente attiva”, presi
in prestito dalla psicologia, possono essere interessanti:
Weimer (1977) rompe con la concezione "associazionista e passiva" della mente
umana, e sulle basi neurofisiologiche già accertate da Popper 1972, Miller,
Galanter, Pribam 1960, Sperry 1967, Eccles 1970 ed altri, imposta le teorie della
mente "attiva". La mente non è soltanto produttrice di output (risposte), ma anche
di input (produzione propria), cioè costruisce attivamente i propri dati
conoscitivi e le immagini chiamate impropriamente mentali costituiscono una delle
modalità dei processi di produzione conoscitiva senza l'apporto dell'ambiente
esterno, la mente/cervello agisce svincolata dai dati che affluiscono nei vari
sistemi recettivi; dicendola con Weimer: “la mente stessa dell'individuo ricerca e
costruisce attivamente i propri dati sensoriali”.
Il altre parole, la mente non sarebbe soltanto produttrice di dati in uscita
(output) ma anche dei dati che riceve in entrata (input), sarebbe la mente stessa
dell'individuo a ricercare e costruire attivamente i propri dati sensoriali.
Le immagini mentali possono essere interpretate come una modalità del processo di
costruzione attiva della conoscenza, collegata ai sistemi di rappresentazione
interni dell'individuo.
Secondo alcuni autori la percezione e l'immaginazione condividono essenzialmente le
stesse vie neurologiche e, dunque, l'esperienza di immaginare un oggetto vuol dire
porsi in uno stato psicofisiologico simile alla percezione reale di quell'oggetto o
situazione.
Studi recenti hanno evidenziato come il processo di immaginazione si correli a
cambiamenti somatici, in particolare: tensione muscolare, respiro, pressione
arteriosa, frequenza cardiaca, onde cerebrali, attività oculare (dilatazione
pupillare, attività del cristallino).
È evidente come tecniche di visualizzazione possano condizionare la fisiologia del
corpo suscitando emozioni e risposte somatiche. Così come la percezione, anche
l'immaginazione ha i suoi processi e i suoi tempi, la sua logica e i suoi luoghi.

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"IL PRINCIPIO FONDAMENTALE”


“Non riesci a leggere bene? Quando guardi la prima parola o la prima lettera di una
frase non vedi meglio ciò che stai guardando, ma vedi in modo migliore altre parole
o altre lettere? Noti anche che più ti sforzi di vedere, peggio ci riesci?
Ora chiudi gli occhi e riposali, ricordando qualche colore che ti riesca facile,
come il bianco o il nero. Tienili chiusi finché si sentiranno riposati, o finché la
sensazione di tensione sarà completamente alleviata.
Ora aprili e guarda la prima parola o lettera di una frase per una frazione di
secondo. Se sei stato in grado di rilassarti, parzialmente o completamente, avrai
un flash di visione migliorata o distinta, e l’area che vedi meglio sarà più
piccola.
Dopo aver aperto gli occhi per questa frazione di secondo, chiudili ancora
rapidamente, ricordando ancora il colore, e tienili chiusi finché li sentirai di
nuovo riposati.
Poi aprili di nuovo per una frazione di secondo. Continua questo riposo alternato
degli occhi e dai un’occhiata alle lettere, scoprirai presto di riuscire a tenere
gli occhi aperti più a lungo di una frazione di secondo senza perdere la visione
migliorata.
Se hai problemi con la visione da lontano anziché con quella da vicino, usa lo
stesso metodo con le lettere distanti. In questo modo puoi dimostrare il principio
fondamentale della cura della vista imperfetta senza occhiali. Se non ci riesci,
chiedi a qualcuno che abbia una vista perfetta di aiutarti." (W.H.Bates. Dal CD "la
cura della vista imperfetta...")

Eccolo qui il “Principio Fondamentale” posto all’inizio del libro di Bates...


E' una parte che risulta spesso ostica ed ermetica nel significato, tanti, troppi,
lo interpretano come "rilassamento".
Tranne poi a cadere, ma generalmente ci si sorvola, visto che non la si capisce,
sull'ultima frase: "In questo modo puoi dimostrare il principio fondamentale della
cura della vista imperfetta senza occhiali. Se non ci riesci, chiedi a qualcuno che
abbia una vista perfetta di aiutarti."
Come può una persona che ci vede bene spiegare il principio fondamentale se è solo
il rilassamento? Semplicemente non si può spiegare. Si può aiutare a farlo vivere.
Se fosse spiegabile sarebbe anche "scrivibile" Ma invece non non lo è…
Il principio fondamentale...

VA VISSUTO!!!

Ma se ci dovessi provare, a spiegarlo, la sintesi non sarebbe affatto:


"Il rilassamento".
La sintesi sarebbe invece "Usare il sistema visivo in maniera rilassata".
IL CHE e'PROFONDAMENTE DIVERSO. Perchè NON è la carenza di rilassamento a
provocare i problemi nella visione, ma il fatto che si generino tensioni nel
processo visivo. Il principio fondamentale è espresso anche in quello che ho
riportato sulla copertina del CD-libro-metodo:
"Dagli studi, dalle ricerche e dalle geniali e sconvolgenti intuizioni del
Dr. William H. Bates, medico e scienziato, ha visto la luce questo Libro. La
sua lettura aprirà gli occhi su di un nuovo mondo, accessibile attraverso un
solo modo di vedere: quello secondo Natura."
Il principio fondamentale si esprime nello "utilizzare il sistema visivo secondo
natura". Ma non ho qui spiegato che cosa è. Sarebbe fuorviante. E già ci si è molto
allontanati dalla verità ultimamente. E’ il trionfo della "nozione" e NON del
"concetto"! Non basta leggere un libro o impararlo a memoria per afferrare il
concetto. Cosa questa che tanti "imbonitori" odierni non riescono proprio a fare…
Per concludere è bene ribadire che Il Dr. Bates curava il "visus", la visione, non
gli occhi! Altro che rilassamento!

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L’insieme di tecniche conosciuto come “Metodo Bates”.


"Da un certo punto in avanti non c'è più modo di tornare indietro.
E' quello il punto al quale si deve arrivare". (Kafka)

Il Dr. William H. Bates ha concretizzato e reso fruibili le sue scoperte sulle


modalità del funzionamento del sistema visivo, in un insieme di tecniche.
Tale insieme di tecniche è oggi conosciuto come “Metodo Bates”.
L’impiego di queste tecniche permette di stimolare ed indirettamente di ristabilire
l’impiego delle corrette abitudini visive. E’ questo l’unico modo, in quanto i
processi della visione non sono controllabili in maniera volontaria.
La “riprogrammazione” del sistema visivo, effettuata utilizzando questo insieme di
tecniche, sembra passare tipicamente attraverso due fasi.

1) Prima fase, di “rottura”. Annunciata, spesso senza segni premonitori, da un


lampo di visione nitida (clear flash), di entità e durata variabili. Alcuni
soggetti riportano alcuni secondi di durata, altri addirittura ore. Alcuni un
miglioramento lieve nella acutezza visiva (visus) altri di molte righe sulla
tabella per la misura della acutezza visiva (tabella di Snellen). Questa fase
rappresenta, idealmente, il primo “gradino” da salire per continuare sulla
strada del miglioramento. E’ per questo che è importante. Fino a quando questo
non si verifica, non si è giunti al punto dal quale “la mente” è in grado di
dismettere le abilità (scorrette) acquisite per divenire recettiva al
cambiamento e permettere l’instaurarsi di nuovi algoritmi o patterns psicomotori
nel sistema visivo.
2) Reimpostazione del sistema visivo. Tale fase, che presenta alti a bassi, situati
lungo una linea tendenziale costante di miglioramento, può protrarsi per un
periodo di tempo anche lungo, che è funzione della corretta esecuzione delle
tecniche, della costanza, ma anche, e soprattutto, della costante applicazione
delle corrette abitudini visive durante tutto l’arco della giornata. É certo,
comunque, che reimpostare non significa affatto riprogrammare in modo
permanente. Per arrivare a quel punto occorre radicare in maniera stabile i
nuovi pattern psicomotori nel sistema visivo.

L’insieme di queste tecniche è raccolto in una sintesi, che ho definito “Il metodo
Bates in una conchiglia”, riportata più avanti.

Tra le altre, Bates sviluppò anche tecniche di feedback (il ritorno di informazioni
sui risultati di una data azione).
Ci sono oggi diversi approcci al miglioramento della visione.
Alcuni sono basati su metodologie di “bio-feedback”. Si tratta sempre di feedback
(o ritorno, in questo caso di un’indicazione di come si sta gestendo il sistema
visivo, o, meglio, DI COME QUESTO STA COMANDANDO GLI OCCHI). "BIO" è il suffisso
utilizzato se il parametro monitorato è convertito in una sensazione rilevabile
sensorialmente e ritrasmessa, come feedback (acustico, visivo, tattile, etc.) al
soggetto e quando questo processo è riferito ad attività “biologiche”.

Nel caso del metodo Bates il feedback è ottenuto per mezzo della tabella
optometrica di Snellen, od ottotipo (è la tabella con caratteri a varie grandezze,
utilizzata per il controllo della acutezza visiva). La sensazione di ritorno in
questo feedback è data dalla variazione della percezione visiva della tabella
stessa. Il parametro controllato dal proprio sistema sensoriale è il potere
refrattivo dell’occhio attraverso il miglioramento od il peggioramento di quello
che si vede. Trattasi quindi, in pratica, dello stesso principio utilizzato nelle
tecniche di bio-feedback, utilizzato qui in modalità diverse ma equivalente.
Il vantaggio di un sistema di bio-feedback, è che il deputare il controllo del
potere refrattivo dell'occhio alla percezione di un suono (quindi un "canale"
differente), invece che attraverso la percezione visiva (quindi lo stesso canale

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operativo e, oltretutto, "difettoso"), può facilitare (e generalmente lo fa) il


compito, visto che riesce a scavalcare direttamente la barriera dei riflessi
accomodativi acquisiti e a permettere, tramite il bio-feedback, una loro
reimpostazione in tempi brevi, spesso anche nel corso della prima seduta. Quindi,
quando un soggetto non riesce a “sbloccarsi”, l’impiego di altri canali sensoriali
attraverso apparecchiature di bio-feedback potrebbe innescare l’avvio dell’utilizzo
di nuove modalità psicomotorie.
Tuttavia, come già detto, reimpostare non significa affatto riprogrammare in modo
permanente.
Se già la mente aveva “dimenticato” una volta come gestire correttamente il
processo della visione, in mancanza della rimozione delle cause, TORNERÀ PRESTO A
"DIMENTICARLO". L’unico modo per evitare ricadute è quindi ristabilire le abitudini
visive fisiologicamente corrette.
La tecnica principale ideata da Bates per reimpostare il sistema visivo nella
visione da vicino (quasi sempre è dalle errate impostazioni applicate nel processo
della visione da vicino che inizia a deteriorarsi l'istinto naturale della
centralizzazione), è la lettura dei caratteri piccolissimi.
Ma, nonostante questa tecnica sia fondamentale nel metodo Bates, quasi nessuno la
esegue!

Per caratteri piccolissimi si intendono quelli con una dimensione, o corpo del
carattere, compresa tra 1 e 3 punti. Le misure più idonee, per molti, sembrano
essere quelle comprese tra 1,5 e 2,5 punti. Bates cita il “Diamond print” che
equivale a circa 4 punti. A sua volta il punto, l’unità di misura della dimensione
dei caratteri, equivale a 0,3528 mm, circa un terzo di millimetro.
Il “diamond print” era il carattere più piccolo utilizzabile per la stampa ai tempi
di Bates. Egli, nelle sue tecniche, si serviva comunque anche di caratteri più
piccoli, ottenibili solamente attraverso la riduzione fotografica.

Ecco un aneddoto riportato su entrambe le edizioni del libro di Bates:


“...Circa un anno dopo andai a trovarlo nel suo studio e gli chiesi come stava.
Rispose che la sua vista era perfetta, sia da lontano che al punto prossimo.
Riusciva a vedere le automobili che passavano sull’altra sponda del fiume
Hudson e le persone che trasportavano, riusciva a leggere il nome delle
imbarcazioni sui fiume, cosa che altri avrebbero potuto fare soltanto con
un telescopio. Nello stesso tempo non aveva difficoltà a leggere i giornali e, a
sostegno di quest’ultima dichiarazione, ne prese uno e lesse alcune frasi ad alta
voce. Ero stupito e gli chiesi come ci fosse riuscito
- Ho fatto quanto mi ha detto di fare, disse.
- Che cosa le ho detto di fare? chiesi.
- Mi ha detto di leggere la scheda di prova ogni giorno, cosa che ho
fatto, e di leggere caratteri piccoli ogni giorno a luce bassa, cosa che ho
pure fatto”.

La lettura dei caratteri piccolissimi (Fine/Diamond print) è importante in quanto


per essere decodificati devono essere percepiti usando la sola parte della retina
ad alta risoluzione, ossia la fovea centralis. In poche parole: i caratteri
piccolissimi si possono distinguere solo se si legge utilizzando la parte ad alta
definizione della retina; non si possono assolutamente leggere, cioè, in assenza di
centralizzazione.
Nel metodo Bates, quindi, la lettura dei caratteri piccolissimi è il metodo
elettivo per stimolare e ristabilire la centralizzazione.
Considerando che la centralizzazione è, secondo Bates, il fattore più importante,
se non addirittura l’unico, necessario ad avere una visione perfetta, ne consegue
che la lettura dei caratteri piccolissimi è la più importante delle tecniche del
metodo Bates. Così come è la meno compresa e la meno applicata!

Da riportare, inoltre, che persone con miopia molto elevata trovano la lettura dei

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caratteri piccolissimi estremamente rilassante.

Ma dove reperire stampe in “fine print”? Ottenere materiale stampato in caratteri


piccolissimi ai nostri giorni è molto facile se si utilizza un computer.
Con un comune programma di videoscrittura si può convertire un qualsiasi documento
in uno a caratteri piccolissimi scrivendo a mano (visto che i programmi di
videoscrittura normalmente non lo accettano) nella casellina per la selezione
dimensione carattere numeri compresi tra 1 e 2,5.
Si possono anche ridurre le dimensioni dei caratteri stampando più pagine su un
unico foglio di dimensioni standard (formato A4). A tal proposito esistono anche
appositi software, capaci di stampare anche 8 o più pagine di un documento su un
solo foglio. Uno di questi è scaricabile via Internet e si chiama “fine print”.
Anche i drivers di stampa (l’interfaccia software per scegliere le modalità di
stampa della stampante) di alcune stampanti offrono, in misura diversa, questa
possibilità.

Per la stampa, occorre tenere presenti tuttavia un paio di accorgimenti importanti:


1) La stampante deve essere di ottima qualità. Come lo sono la maggior parte delle
stampanti a getto di inchiostro oggi in commercio. Una risoluzione di 600 DPI
(Dot per Inch, punti per pollice) è la minima consigliabile. Di più è meglio.
Per la stampa di caratteri a 1,5 punti, è consigliabile una risoluzione
superiore ai 1000 DPI.
2) La carta deve essere di buona qualità. Per caratteri molto piccoli, dai 2 punti
e al di sotto, sarebbe meglio utilizzare carta speciale per stampa ad alta
risoluzione o carta per stampa fotografica. I programmi di gestione delle
stampanti, generalmente, permettono di impostare alte risoluzioni solo se si
specifica nella sezione “carta”, che si sta usando carta speciale o carta
fotografica. Si può barare e selezionare tale tipo di carta speciale, ottenendo
così una migliore qualità anche se la carta è, invece, di tipo normale.

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Come imparare a leggere nel modo corretto utilizzando la


stampa comune.
Anche nel leggere un testo normale è possibile usare una tecnica che favorisca il
ristabilirsi delle corrette abitudini visive.
Riporto qui il riassunto elaborato da M. D. Corbett partendo da un articolo di
Bates apparso sulle riviste “Better Eyesight Magazine”

L'ARTE DI LEGGERE
Quando leggete, dovreste guardare gli spazi bianchi tra le righe e non
direttamente lo stampato. Questo perché spostare gli occhi su una
superficie uguale non produce sforzo, mentre fissarli sulle parole e
sulle singole lettere provoca sforzo e lo sforzo altera la visione.

Quando una persona dalla vista normale guarda gli spazi bianchi
scorrendo rapidamente la pagina da un margine all’altro, può leggere
facilmente, rapidamente e senza fatica. Se la stessa persona fissa
invece le lettere, gli occhi si stancano e la vista diventa mediocre.

Coloro che non riescono a leggere bene a distanza ravvicinata sono


sempre portati a fissare l'attenzione sulla stampa, e di conseguenza,
vedono ancora peggio. La loro vista non potrà migliorare finché non
impareranno a guardare gli spazi bianchi tra le righe.

È possibile migliorare la lettura migliorando la facoltà di ricordare o


di immaginare il bianco.

Tale miglioramento può essere ottenuto nel modo seguente. Chiudete gli
occhi e immaginate una cosa ancor più bianca della pagina che avete
innanzi: neve, amido, lenzuola. Ora aprite gli occhi. Se le vostre
immagini del bianco sono state chiare e intense, noterete che gli spazi
bianchi sotto le righe vi appariranno per qualche istante più candidi di
quanto non lo siano effettivamente. Ripetete regolarmente l'esercizio.
Quando avrete assimilato l'immagine del bianco al punto di poter vedere
costantemente gli spazi tra le righe più candidi di quanto lo siano in
realtà, la stampa vi parrà, per contrasto, più nera e l'occhio leggerà
più speditamente e senza sforzo o stanchezza.

La sottile linea bianca

Quando l'immagine del bianco raggiunge la massima intensità, accade


sovente di vedere, meglio degli altri spazi, una sottile linea bianca.
Essa può essere paragonata ad una luce al neon che si muova rapidamente
da un margine all'altro, immediatamente sotto le lettere.

Questa sottile linea bianca è di grande aiuto nella lettura, poiché


contribuisse ad accelerare la velocità sia degli occhi che della mente.
Quando si abbia, si immagini o si ricordi questa illusione della linea
bianca, si è in grado di leggere per un tempo illimitato senza provare
stanchezza.

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Mettere in pratica gli insegnamenti di Bates.

L’importanza di in promemoria per le tecniche.


Per aiutarsi, soprattutto nei primi tempi, è utile tenere un record giornaliero
delle tecniche da eseguire e verificare che siano eseguite.
Utile un “Memo” come quello qui riprodotto.

Figura 1 Esempio di “promemoria” per l’esecuzione delle tecniche.

Dal libro di M.D. Corbett qualche illustrazione delle tecniche principali.

Il dondolio laterale (“short swing” o “sway”)

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Il dondolio dell’elefante.

Il dondolio “del corridoio”.

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Il dondolio del marinaio.

Il “palming”

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Il Sole. Amico o nemico?


E’ uno dei temi controversi del metodo Bates. L’origine di questo sta nel fatto che
sul testo originale di Bates si parla di “Sunning” (bagni di sole agli occhi) ad
occhi aperti.
Successivamente, sia nelle riviste edite da Bates, sia attraverso la riedizione da
parte della Lierman (era la moglie ed assistente personale di Bates, quindi si
presume abbia avuto conoscenza e motivi per farlo), questa pratica è “svanita”.

Oggi possiamo fare solo delle supposizioni su questo cambiamento sostanziale, la


più logica delle quali suggerisce che Bates si sia, nel tempo, reso conto che la
pratica del “sunning” ad occhi aperti abbia provocato danni irreversibili agli
occhi dei suoi pazienti.

Anche senza motivazioni dichiarate, ma attraverso un adeguamento delle metodologie


usata da parte di Bates stesso, (egli era sotto il tiro costante dei suoi
avversari, quindi una contraddizione forte sarebbe stata dannosissima) la quasi
totalità degli istruttori, soprattutto madrelingua, si è adeguata al nuovo corso.
Il problema è rimasto per chi, non avendo avuto accesso a informazioni più recenti
ed estese, si è limitato alla lettura del primo testo (in una lingua non sua o,
peggio, magari anche mal tradotto) per la conoscenza di questa tecnica.
L’occhio è stato definito “l’organo della luce”, sarebbe quindi un controsenso dire
che la luce lo possa danneggiare. Sempre se si resta nei limiti del naturale o, se
volete, del fisiologico.
Va detto che la luce del sole è la un’ottima “medicina naturale”. Ovvio che gli
eccessi, come in ogni cosa possono avere effetti diversi. Come in tutte le cose.
Bere acqua fa bene, ma 30 litri di acqua al giorno non sono certo salutari!
Di sole, ne basterebbe un' ora al giorno. Il colesterolo si ridurrebbe del trenta
per cento, convertendosi in ormone della crescita, vitamina D e testosterone. E
invece siamo "denutriti": carenti di luce solare, deprivati dei raggi
ultravioletti. Magari esagerando poi in bagni concentrati in due settimane, spesso
senza nemmeno usare le più elementari precauzioni. Magari nella totale ignoranza
del fatto che il sole è la più potente medicina naturale in circolazione.
Va bene stare al sole, ma non sotto il sole, nelle ore più calde e seguire una
dieta ricca di vitamine e sostanze antiossidanti.
(Es. nel gruppo delle Luteine: Luteina, Zeaxantina, etc.)
Il sole migliora l' umore, combatte la depressione, sono riconosciute le funzioni
curative delle radiazioni ultraviolette in alcuni trattamenti della pelle come la
psoriasi o la vitiligine. Ma un' esposizione esagerata può creare gravi danni.
Basta guardare i marinai o i contadini: hanno la pelle invecchiata e su di loro l'
incidenza di alcuni tumori della cute è superiore rispetto alle altre persone Il
sole è vita, ma una scorretta esposizione ai suoi raggi può causare malattie degli
occhi e della pelle. I rischi per gli occhi esposti al sole senza protezione
possono essere cheratite, cataratta, carcinoma, etc. Ma i danni irreversibili alla
retina costituiscono il rischio maggiore degli eccessi innaturali.
La retinopatia solare viene definita anche retinopatia da eclissi solare,poiché la causa più frequente è la
visione delle eclissi senza le adeguate protezioni oculari. I sintomi riferiti dai pazienti sono
solitamente una riduzione dell' acuità visiva, uno scotoma centrale, discromatopsia (alterazione della
percezione dei colori), fotofobia.
Inizialmente si riteneva che la retinopatia solare fosse dovuta a fotocoagulazione retinica, recenti studi
hanno dimostrato che la luce solare produce un aumento della temperatura retinica di soli 4°C, di molto
inferiore ai 15 necessari per provocare una fotocoagulazione.

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Vero o falso?
Le domande seguenti sono tratte da un sondaggio effettuato sulla mail list Visus
(Vedi "Trova altri come Te"). Se ne riporta qui il testo con le
considerazione/risposta relativa (anche se su questo argomento è comunque
improprio parlare di risposta!). Per ulteriori vedere anche nella sezione "Testi
informativi" il testo "Il sole secondo Bates".

Tema del sondaggio. Sunning: Il sole può essere dannoso? Guardare il sole ad OCCHI
APERTI durante la pratica del sunning (bagni di sole agli occhi) nella variante AD
OCCHI APERTI può essere dannoso secondo te? Tale sondaggio, anonimo, serviva a
stabilire l'opinione generale su questo argomento, e chiarire meglio il tema.

1) Il metodo Bates (semplificando) si basa principalmente sulla cura fisiologica


dell'occhio, che è, in sostanza, la parte "malata" e quindi da "curare". Ed il
sole, con le sue virtù curative, è il principale mezzo per farlo. (Quindi il Metodo
Bates NON si basa principalmente sulla "riprogrammazione" della mente e delle
facoltà percettive).

Falso. Il sole è si importante nel metodo Bates (come lo è nella medicina


naturale), ma è una delle pratiche accessorie del metodo. La vera forza del metodo
Bates è nella "riprogrammazione" del sistema visivo a mezzo delle apposite
tecniche. Il sole può aiutare, secondo una ipotesi, anche attraverso la
desensibilizzazione dei bastoncelli (più sensibili alla luce) stimolando la visione
secondo la "fissazione centrale".

2) Il Dr. W.H.Bates conosceva l'esatta funzione dei vari recettori della retina
(coni e bastoncelli).

Falso. Ne conosceva l'esistenza ma ne ignorava l'esatta funzione. Con una


formidabile intuizione egli era però certo della loro assoluta importanza ai fini
della visione. In V.P.S.O. nel capitolo XI "FISSAZIONE CENTRALE" egli infatti
scrive: "La funzione precisa di questi coni e bastoncini non è chiara; ma è un
fatto che il centro della fovea, dove praticamente scompaiono tutti gli elementi a
eccezione dei coni e delle cellule associate, sia la sede della visione più acuta.
Allontanandosi da questo punto l'acutezza delle percezioni visive diminuisce
rapidamente. L'occhio dotato di vista normale, però, vede bene solo una piccola
parte di quello che guarda, e vede peggio tutte le altre parti in proporzione alla
distanza dal punto di massima visione; e la perdita di questa fissazione centrale è
un sintomo invariabile in tutte le condizioni anormali dell'occhio, sia funzionali
che organiche."

3) Senza riferimento al sole, i recettori della retina (coni e bastoncelli) esposti


ad una radiazione luminosa inusualmente alta o eccessiva (visibile e non), ammesso
e non concesso che questa sia in grado di provocare danni, morirebbero tutti
insieme con un danno quindi subito visibile/determinabile. (e quindi NON un poco
alla volta. Es.: oggi ne ho persi lo 0,0057%, ieri ne avevo persi lo 0,0041%,
questo anno ne ho persi in tutto lo 1,84%...)

Falso. Il danno è progressivo, e non è quindi subito determinabile (vedi domanda


7). Il danno, a carattere prevalentemente ossidativo, esiste, come esiste per la
pelle e tutti gli altri tessuti del corpo, ne più ne meno. E dipende, oltre che
dalla esposizione anche da fattori individuali, dalla alimentazione (apporto di
antiossidanti, come le luteine, ad esempio), etc. Ma questo non significa che il
sole sia dannoso. E' dannoso l'uso innaturale degli occhi, che può consistere nel

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fissare prolungatamente il sole ad occhi aperti come nell'indossare occhiali scuri!


Ed è dannosa una alimentazione sempre più povera che, insieme ad altre errate
pratiche di vita, privano il corpo delle sue difese naturali. Antiossidanti in
primis.

4) I recettori della retina eventualmente persi/danneggiati, si rigenerano


continuamente. Quindi, in caso di lesioni, sarà possibile tornare indietro con
appropriati trattamenti.

Falso. Secondo la versione della scienza medica "ortodossa" il danno non è


reversibile. Secondo altre scienze mediche "non ufficiali" una parziale
rigenerazione potrebbe essere possibile. Ma comunque si affronti il problema, si
tratta sempre di danni di una certa gravità che, anche nella più ottimistica delle
concezioni, potrebbero essere recuperabili solo in parte.

5) Nel caso appaia una "macchia" ( in seguito alla esposizione al sole o ad altre
cause) nel campo visivo, e questa scompaia poi spontaneamente nell'arco di qualche
giorno, ciò significa che il problema è davvero sparito ( e quindi NON potrebbe
essere "la mente" che compensa tale carenza di capacità visiva dell'organo occhio).

Falso. La mente, come anche dimostrato da Bates stesso, è in grado di compensare


eventuali danni alla retina "ricostruendo", come fa normalmente con il "punto
cieco" (il punto della retina dove si attacca il nervo ottico e che non ha sensori
fotosensibili o di immagine), la parte di immagine mancante. Il fatto di non
percepire più un problema non significa che questo non esista più.

6) I casi di degenerazione maculare (senile e non) sono oggi trattabili con


successo e anche guaribili (quindi NON è che possano essere solo rallentati o, al
massimo, arrestati allo stato di degenerazione in cui si trovano).

Falso. Come sopra scritto, secondo la versione della scienza medica "ortodossa" il
danno non è reversibile. Anche se esistono casi dove sembra ci sia stata una
regressione parziale del danno soprattutto attraverso metodi naturali (trattamenti
con Gingko Biloba e luteine).

7) Ipotetici danni da prolungata osservazione del sole ad occhi aperti: la retina


rivelerebbe subito gli i danni subiti ad un esame esterno come l'esame del fondo
oculare. Inoltre, i danni ai recettori della retina e alla struttura stessa della
retina, sono soggettivamente immediatamente avvertibili tramite dolore e/o il
deterioramento della capacità visiva.

Falso. Un esame del fondo oculare è in grado di rilevare danni alla retina solo se
questi sono di una certa entità. Danni non molto estesi oppure allo stato iniziale
sono rilevabili solo con tecniche particolari. I danni sono comunque asintomatici,
dal punto di vista tattile. Non si avverte cioè nessun dolore, al momento.

8) Sono del parere che la tecnica del "sunning" (prolungato bagno di sole agli
occhi) effettuata ad occhi aperti, è, in un occhio sano, assolutamente innocua (e
quindi assolutamente priva di pericoli o controindicazioni).

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Falso. Questo sito è dedicato agli studi del Dr.W.H.Bates, e non è inteso
all'approfondimento di tematiche che esulino dal contesto di elezione. Bates, come
si legge altrove in questo sito, attraverso pubblicazioni successive corresse la
sua impostazione iniziale riguardo al sunning. Se poi si vuole considerare solo la
sua Opera Prima come testo sacro e dogma immutabile, quasi come fosse una
religione, li si va in un settore di convinzioni (e pregiudizi) strettamente
personali.

9) Rispetto a secoli fa, poco o nulla è cambiato nella radiazione solare, e le


capacità di difesa proprie del nostro organismo, anche in considerazione
dell'apporto di nutrienti attraverso la dieta e al loro quotidiano utilizzo, sono
almeno pari se non addirittura superiori.

Falso. In alcuni paesi dell'emisfero boreale si verificano danni alla struttura


dell'epidermide, causati dalle radiazioni solari, sconosciuti fino a poco tempo fa.
Inoltre il numero dei casi di tumore alla pelle è in costante aumento. Secondo
alcuni studi il contenuto di nutrienti presenti nei cibi è drasticamente calato con
le odierne tecniche di agricoltura... Comunque, se guardiamo a questo per stabilire
se il sunning eseguito ad occhi aperti può essere dannoso, forse stiamo perdendo
tempo: basta leggere cosa ha scritto Bates stesso, sull'argomento.

10) Il Dr. W.H. Bates fino al 1931, 11 anni dopo la pubblicazione del libro "La
cura della vista imperfetta...", ha sempre continuato a far praticare la tecnica
del sunning eseguito ad occhi aperti, facendone continuativa menzione su varie
pubblicazioni.

Falso! Vedere qui di seguito "Il sole secondo Bates" !

11) L'occhio, procedendo con gradualità, è in grado di adattarsi al sole aumentando


la sua resistenza alla luce solare ed alle radiazioni solari (es. Ai raggi
ultravioletti) proprio così come avviene per la pelle.

Sostanzialmente falso. Il meccanismo di difesa della pelle è basato principalmente


sulla produzione di pigmenti (melanina) che schermando di fatto l'epidermide
sottostante, la proteggono dai raggi solari. Chi vive in zone con sole forte ha
pelle scura, e, di contro, basta pensare agli albini o comunque alle persone di
carnagione chiara: la loro capacità di adattamento, vista la assenza/scarsità di
melanina, è bassa o addirittura inesistente (per questo le creme solari ad alta
protezione possono risultare dannose!). Nell'occhio non si accumula pigmento. Non
vi è melanina in abbondanza. Le resistenza dell'organo resta quasi la stessa, fatti
salvi piccoli adattamenti (es. aumentata capacità di contrazione dell'iride).
Aumenta la tolleranza ma non la resistenza. Il modo migliore resta una dieta ricca
di luteine (Antiossidanti) e l'evitare comportamenti innaturali per i quali
l'occhio non si è evoluto. (Nota: anche gli occhiali da sole sono innaturali!

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il consenso scritto dell’autore. 4
Metodo Bates: Il Core Concept. Autore: Mauro Teodori sky@fissazionecentrale.it – www.fissazionecentrale.it

Il sole secondo W.H. Bates


(gli articoli più recenti)

Sul testo integrale sul CD di Bates "LA CURA DELLA VISTA IMPERFETTA PER MEZZO DEL
TRATTAMENTO SENZA OCCHIALI" vi è il capitolo: "VISIONE IN CONDIZIONI AVVERSE UN
BENEFICIO PER GLI OCCHI". E’ stato pubblicato nel 1920.
Fare riferimento a questo capitolo per la posizione iniziale di Bates. E prendere
nota dell’avvertenza del traduttore riportatata sul capitolo stesso CD che dice:
NdT: Prima di leggere questo capitolo è necessario leggere la prefazione del CD per
un avviso molto importante! (Si tratta della nota che specifica di *NON* guardare
il sole ad occhi aperti, come successivamente scritto da Bates stesso).

Questi che seguono sono articoli scritti da W.H. Bates usciti successivamente.

Better Eyesight - Gennaio 1925- vol. 9, num.7

Trattamento con il sole.

E’ un fatto ben noto che la costante protezione degli occhi dalla luce del sole, o
da ogni tipo di luce, è seguita da debolezza o infiammazione degli occhi o delle
palpebre. Bambini che vivono in stanze buie, dove il sole entra raramente,
acquisiscono un intolleranza per la luce. Alcuni di loro tengono i loro occhi
coperti con le mani, o seppelliscono le loro facce nel cuscino e fanno tutto il
possibile per evitare l’esposizione del loro occhi alla luce ordinaria. Ho visto
molte centinaia di casi di bambini piccoli portati alla clinica con ulcere alla
cornea, che può essere sufficiente a causare la cecità. Mettere questi bambini in
una stanza buia è un errore grave. I miei migliori risultati nella cura di questi
casi furono ottenuti incoraggiando i pazienti a passare una buona parte del tempo
fuori dalle porte, con i loro visi esposti direttamente ai raggi del sole. In un
breve periodo questi bambini divennero capaci di giocare e di divertirsi molto di
più fuori dalle porte, esposti alla luce del sole, di quando proteggevano i loro
occhi dalla luce. Non solo il sole è benefico per i bambini con infiammazione della
cornea, ma è anche benefico per gli adulti.

Quando il paziente guarda sufficientemente in basso, la parte bianca dell'occhio


può essere esposta sollevando gentilmente la palpebra superiore, mentre i raggi del
sole battono direttamente su questa parte dell'occhio. Nella maggior parte dei casi
è possibile focalizzare la forte luce del sole sulla parte bianca dell’occhio con
l’aiuto di una forte lente convessa, facendo attenzione a muovere la luce da una
parte all’altra abbastanza rapidamente per evitare il calore. Dopo un tale
trattamento, il paziente quasi immediatamente diventa capace di aprire gli occhi
alla luce.

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Better Eyesight - Giugno 1926- vol.10, num.12

Numero sulla cataratta

Gli occhi hanno bisogno della luce del sole. Le persone che lavorano in miniera,
dove non c’è il sole, prima o poi sviluppano infiammazioni interne all’occhio.
L’opacizzazione delle lenti da cataratta è affievolita esponendo l’occhio ai
diretti raggi del sole. Quando si usa il trattamento col sole, è meglio lasciare
che l’occhio si abitui prima al sole tramite un trattamento leggero . Far sedere il
paziente su una sedia con gli occhi chiusi e il viso girato verso il sole. Dovrebbe
lentamente muovere un po’ la testa da lato a lato. Il movimento della testa

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previene la concentrazione dei raggi del sole su una parte dell'occhio. Dopo alcuni
giorni di trattamento, o quando il paziente è più abituato alla luce, si può usare
la lente di ingrandimento con benefici aggiuntivi. Dire al paziente di guardare
molto in basso e mentre lo fa, alzare la palpebra superiore- gentilmente, esponendo
la sclera, o parte bianca dell'occhio. Ora, con l’aiuto della lente
d’ingrandimento, focalizzare la luce del sole sulla fronte e sulla guancia, e poi
rapidamente passare la luce concentrata sulle varie parti della sclera. Ciò
richiede meno di un minuto di tempo. Non è bene fare in fretta Si deve attendere
finché il paziente diventa sufficientemente abituato al sole per permettere che la
palpebra superiore sia sollevata mente guarda molto in basso, esponendo solo la
sclera. E’ importante che il paziente sia avvertito di non guardare direttamente il
sole.

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Better Eyesight - Ottobre 1926-vol 11, num.4

DOMANDA:Cosa causa il rossore e la sensazione dolorosa dell'occhio quando è


applicata una gran dose di trattamento col sole? Bisognerebbe continuare il
trattamento col sole sotto queste circostanze?

RISPOSTA:Fare il trattamento del sole frequentemente per cinque o dieci minuti per
volta ogni giorno, aumentando la durata di tempo finché l’occhio non diventa
abituato al sole. l'occhio dovrebbe sempre ricevere beneficio dopo il trattamento
col sole, e bisognerebbe sempre essere rilassati. Quando fatto appropriatamente,
l’arrossamento e il dolore dovrebbero scomparire. Se l'occhio non ne riceve
beneficio, è un’ indicazione che ti sforzi mentre ricevi il trattamento. Alterna il
trattamento col sole al palming o chiudi gli occhi per riposarli.

D:E’ pericoloso sedere rivolti verso il sole, mentre si legge un libro, ricevendo
così il trattamento solare?

R:Sedere rivolti al sole, mentre si legge un libro, non è pericoloso per gli occhi,
ammesso che il paziente sia a suo agio. Alcune persone si sentono a disagio, e ciò
produce sforzo, il sole è poco d’aiuto in queste condizioni.

D:Il trattamento con il sole deve essere continuo per essere efficace, o brevi
momenti possono bastare?

R:Il trattamento col sole non deve per forza essere continuo. Brevi periodi sono
ugualmente benefici.

D:Riposare gli occhi mediante il palming è una cura più efficace per il dolore del
trattamento col sole?

R:Dipende da persona a persona. Alcuni traggono maggiori benefici dal palming,


mentre altri ricevono più benefici dal trattamento col sole.

D:Il trattamento col sole dovrebbe essere moderato per il calore del sole- come nei
tropici?

R: Fate quanto più trattamento col sole possibile con gli occhi chiusi mentre
lentamente muovete un po’ la testa da un lato all’altro per evitare il fastidio del
calore. Se doveste sentirvi a disagio o nervosi, abbreviate il tempo in cui è
impiegato il trattamento col sole.

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Better Eyesight - Gennaio 1927-vol. 11, num.7

Uso della lente d’ingrandimento

Usando la lente d’ingrandimento, è bene abituare gli occhi del paziente alla luce
forte facendolo sedere verso il sole con gli occhi chiusi e allo stesso tempo
dovrebbe lentamente muovere la testa da una parte all’altra per evitare il fastidio
dovuto al calore. Abbastanza luce passa attraverso la palpebra da causare
inizialmente ad alcune persone un forte disagio , ma entro poche ore di esposizione
in questo modo, diventano capace di aprire in qualche misura gli occhi senza
strizzare le palpebre. Quando questo stadio è raggiunto, si può focalizzare, con
l’aiuto di una lente d’ingrandimento, la luce sulle palpebre chiuse, cosa che
all'inizio è molto spiacevole. Quando il paziente diviene in grado di aprire gli
occhi, gli si indica di guardare quanto più in basso possibile, e in questo modo la
pupilla è protetta dalla palpebra inferiore.

Poi, alzando gentilmente la palpebra superiore, solo la parte bianca dell'occhio è


esposta, mentre i raggi del sole battono direttamente su questa parte dell'occhio.
La lente d’ingrandimento può poi essere usata sulla parte bianca dell'occhio. Deve
essere prestata attenzione a muovere la lente da una parte all'altra velocemente.
Il tempo dedicato a focalizzare la luce sulla parte bianca dell'occhio non è mai
superiore a pochi secondi. Dopo un tale trattamento il paziente quasi
immediatamente diventa capace di aprire completamente gli occhi alla luce.

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Better Eyesight - Dicembre 1927- vol.12, num.6

Trattamento col sole.

Una parte importante del trattamento di routine è l'uso della diretta luce del
sole. Il paziente viene fatto sedere verso il sole con gli occhi chiusi, muovendo
un pò la testa da una parte all’altra, e permettendo al sole di battere
direttamente sulle palpebre chiuse. Gli viene detto di dimenticarsi degli occhi, di
pensare a qualcosa di piacevole e di lasciare la mente vagare da un pensiero
piacevole ad un altro. Prima di aprire gli occhi, fare il palming per un po’ di
minuti. Quando il sole non brilla, si può sostituire con una luce elettrica
forte(1000 watt) . Il paziente siede a sei pollici(15 cm) dalla luce, o il più
vicino possibile senza provare fastidio per il calore, permettendole di battere
sulle palpebre chiuse come nel trattamento col sole.

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Appendice A: il Metodo Bates in una Conchiglia


Da "Miglior vista senza occhiali"© 2002 Mauro Teodori.
Capitolo 24: principi fondamentali della cura.
Nota: questo è una rielaborazione riassuntiva, non una trascrizione diretta.

Prologo:

Nella lettura del testo di Bates, molti incontrano difficoltà di comprensione. E'
naturale, visto che si tratta di una visione dei problemi visivi rivoluzionaria e
fuori dagli schemi ai quali siamo abituati. Lo scopo di questo documento, è quello
di una sintesi descrittiva, integrata con le esperienze pratiche di alcune persone,
che aiuta nella comprensione e nella applicazione pratica del metodo. Se letto con
attenzione ed applicato con costanza, questo semplice sunto può portare da solo a
risultati eclatanti. Senza la necessità di acquistare materiale (magari anche a
prezzi esosi).
A chi acquista il CD/Libro-Metodo di Bates, una attenta lettura preliminare di
questo semplice documento e una scorsa durante la lettura del libro e la pratica
del metodo, può essere di grande aiuto. La consiglio vivamente. Vi accorgerete che
sarà molto più semplice capire quali sono le verità alla base del Metodo Bates
stesso.

* Introduzione *
La strada per una visione migliore passa attraverso l'apprendimento del modo
fisiologicamente corretto per usare il sistema visivo. Un sistema visivo (occhi e
mente) usato nel modo errato provoca tensione da sforzo.
Il rilassamento migliora la visione, lo sforzo e la tensione la peggiorano.

Il metodo è sostanzialmente volto a raggiungere un rilassamento dinamico del


sistema visivo. Rilassamento della "mente", che induce il rilassamento della
muscolatura dell'occhio, facilitato da tecniche apposite. Rilassamento va inteso
come attenuazione della tensione (il termine esatto è "strain" simile a sforzo, non
ben traducibile nel contesto). La tensione secondo Bates, origina dal modo errato
con il quale si impiega il sistema visivo, e non da cause "emozionali".
Va sottolineato qui che non sono gli occhi che si sforzano. E' il sistema visivo
che viene usato in modo innaturale. "Rilassando" il sistema visivo (prima di tutto
"la mente" ELIMINANDO LE CAUSE CHE NE PROVOCANO LA TENSIONE DA SFORZO), "l'organo
occhio" verrà comandato in maniera diversa: naturale e senza sforzo.

Per semplicità di esposizione le tecniche si possono idealmente dividere in


settori, anche se alcune agiscono su più fattori contemporaneamente. Queste poche e
semplici regole si possono anche imparare a memoria!

a. Stimolazione della Centralizzazione


b. Rilassamento
c. Memoria e immaginazione (visualizzazione)
d. Feedback (indicazioni di ritorno su come sta operando il sistema visivo)
e. Percezione del movimento

E' importante considerare queste tecniche alla stregua di giochi, al fine di


incoraggiare il rilassamento. Interpretandole come "esercizi" è errato e può
portare sulla strada sbagliata!
Inizio il promemoria delle varie tecniche con la lettura della tabella di prova e
la lettura dei caratteri piccolissimi, poiché queste, pur essendo le tecniche alla
base del metodo, vengono puntualmente omesse. Le metto al primo posto sperando di
evidenziarle per la loro importanza.

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il consenso scritto dell’autore. 4
Metodo Bates: Il Core Concept. Autore: Mauro Teodori sky@fissazionecentrale.it – www.fissazionecentrale.it

Con rifermimento alla tabella di prova, chiarisco che il termine "lettura" non
significa affatto "riuscire a leggere e decifrare tutti i caratteri". Anzi, spesso,
il cercare di "vedere" è controproducente. Molto meglio, allora, concentrarsi sul
contrasto, sul movimento apparente, etc.

L'imperativo di leggere la tabella di Snellen ed i caratteri piccolissimi ogni


giorno è riportato su entrambe le edizioni del libro di Bates. Eppure, la maggior
parte della gente che inizia il metodo, esegue solo le tecniche che ritiene abbiano
un senso, o che ricordino, in qualche modo, degli esercizi e spesso salta proprio
queste due! E' vero, invece, che molti hanno tratto giovamento eseguendo solo
queste due tecniche. Bates ha anche scritto: ”…ma la lettura quotidiana di piccole,
distanti lettere familiari sarà molto utile per diminuire la tendenza allo sforzo
quando sorgano circostanze che possano disturbare, e tutte le persone dalla cui
vista dipende la sicurezza di altri dovrebbero farlo regolarmente.“ (CD Il
trattamento della vista imperfetta… Cap.lo IX, Pag.54)

Va evidenziato e compreso che le tecniche di Bates NON sono esercizi. Il termine


esercizio indica, nell'uso comune una pratica che rinforza la muscolatura. I
muscoli dell'occhio non devono essere rinforzati. Lo scopo del metodo è quello di
ristabilire un modo fisiologicamente corretto di usare il sistema visivo (occhi e
mente).

Spesso il metodo Bates è eseguito solo parzialmente e le tecniche sono eseguite in


modo incorretto. Le varie tecniche operano in sinergia tra loro, omettendone alcune
si svilisce tutto il metodo. E' invece possibile, e benefica, la applicazione di
varianti, nelle tecniche, che risultano più efficaci nel proprio caso. Non è
possibile ristabilire volontariamente le impostazioni visive corrette, ma questa
"riprogrammazione" può essere fatta utilizzando tecniche specifiche che,
indirettamente, riportano il sistema visivo ad operare in maniera fisiologicamente
corretta.

Ultimi consigli:
Quando esegui le tecniche: continua a respirare ed a sbattere le palpebre.
Quando non le esegui: continua a delineare le cose, a percepirne il movimento, a
respirare ed a battere le palpebre.

* Sunto delle tecniche elaborate da Bates *

1) "Giocare" con una tabella di prova (ottotipo o tabella di Snellen).


E' la tecnica elettiva per il feedback ideata da Bates. La sensazione di ritorno in
questo feedback è data dalla variazione della percezione visiva della tabella
stessa. Il parametro controllato dal proprio sistema sensoriale è il potere
refrattivo dell'occhio attraverso il miglioramento od il peggioramento di quello
che si vede.
Esistono molte varianti alle tecniche. Ognuna di esse può essere usata secondo la
reattività individuale.
Appendi una o più tabelle di prova sulla parete. Deve essere bene in luce,
soprattutto per chi inizia. Puoi puntarci contro, e da vicino, una lampada alogena
o anche attaccarla sul vetro di una finestra. Anche al sole (ma se la troppa luce
disturba, no). Una luce indiretta e di intensità "normale" non aiuta. Solo
successivamente sarà bene eseguire questa tecnica, come anche la lettura dei
mcrocaratteri, a luce attenuata ("a lume di candela").
Una semplice stampa della tabella di Snellen è, secondo Bates, un efficace metodo
per la tutela della vista dei bambini. In foto alcune tabelle nella loro
cameretta.

Per esercitarti, rimani in piedi a una distanza per te confortevole, da dove puoi

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leggere almeno le prime 4 o 5 linee, e leggi la linea più piccola di lettere che
puoi leggere senza sforzarti. Quindi guarda una lettera su quella linea e chiude
gli occhi. Ricorda quella lettera ed esplorane ogni dettaglio nella tua mente,
slitta da una parte all'altra, attraverso curve angoli e così via. Quando aprirai
di nuovo gli occhi vedrai meglio non solo quella lettera ma anche la linea al di
sotto. Se ti scopri a fissare le lettere, il che renderà la linea di nuovo
sfuocata, è meglio chiudere gli occhi. Quando li riaprirai slitta su un'altra
lettera sulla stessa linea. Se chiudi gli occhi per ogni lettera, sarai in grado di
leggere l'intera linea. Prova anche a far slittare lo sguardo da una parte
all'altra della tabella o di un carattere o dondolare di fronte ad essa
osservandone il movimento relativo (se spostando lo sguardo da una parte all’altra,
ti sembra che la tabella si muova nella direzione opposta, significa che la
tensione è bassa, sei sulla buona strada). Il dondolio ti aiuterà a rilassare anche
la muscolatura dell'occhio. Concentrati sul contrasto tra il nero dei caratteri ed
il bianco della tabella, più che sul significato dei caratteri stessi. Immaginati
un punto, od una carattere, microscopico e nerissimo esattamente dove stai
guardando. Trova tu il modo di "giocare" più congeniale per te (lo vedrai dai
risultati). Ma ricorda: NON DEVI CERCARE DI VEDERE , per chi inizia il "sistema
visivo" lo sa fare solo nel modo sbagliato. Lascia andare i tuoi occhi. Lasciali
liberi. Prendi quello che viene, immagina il nero dei caratteri ed i caratteri
stessi, dondola, etc. E... goditi questa pausa nella quale non devi fare niente, ma
solo rilassarti e svuotare la mente. Anche mettere della musica in sottofondo può
aiutare.
Come ha scritto Bates: "If one does anything when one wants to see at the distance,
one must do the wrong thing." “Qualsiasi cosa si faccia per vedere qualcosa di
distante, si farà la cosa sbagliata.”

"Gioca" ogni giorno per cinque minuti o più.

2) Lettura dei caratteri piccolissimi (Fine/Diamond print).


Non li puoi vedere in assenza di centralizzazione. E' per questo che esegui questa
tecnica. Incoraggia il ristabilimento di questa modalità, che è alla base non solo
del metodo Bates, ma di come la natura ha progettato il tuo sistema visivo.
Leggi una stampa a caratteri piccoli, i più piccoli possibile. Si deve leggere
facendo scorrere continuamente la tua testa e lo sguardo lungo la linea dei
caratteri.
Con un comune programma di videoscrittura si può convertire un qualsiasi documento
in uno a caratteri piccolissimi scrivendo a mano nella casellina per la dimensione
carattere numeri compresi tra 1 e 3. Più sono piccoli e meglio è. Le persone con
miopia molto elevata trovano questa pratica estremamente rilassante.

Una stampa in microcaratteri di varie dimensioni ("fine print", dal libro di


M.Corbett)

Per la stampa, occorre tenere presenti tuttavia un paio di accorgimenti importanti


da usare:
A) La stampante deve essere di ottima qualità, come la maggior parte delle
stampanti a getto di inchiostro oggi in commercio. Una risoluzione di 600 DPI è la
minima consigliabile. Per la stampa di caratteri sotto i 2-2,5 punti, è
consigliabile una risoluzione minima di 1200 DPI.
B) La carta deve essere di buona qualità. Per caratteri molto piccoli, meglio
utilizzare carta speciale per stampa ad alta risoluzione o carta fotografica.
Nota: I programmi di gestione delle stampanti, generalmente, permettono di
impostare alte risoluzioni solo se si specifica nella sezione "carta", che si sta
usando carta speciale o carta fotografica.

Qui di seguito alcuni esempi di microcaratteri (10; 8; 6; 4; 3; 2,5; 2; 1,5)

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Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 10
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 8
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 6
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 4
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 3
Il tes to che state leg gend o ora è in carat tere “Co urie r New” con corpo 2,5
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 2
Il testo che state leggendo ora è in carattere “Courier New” con corpo 1,5

Anche nel leggere testo normale è bene usare una tecnica che favorisca
l'instaurazione delle corrette abitudini visive.
Leggi facendo scorrere lo sguardo lungo lo spazio bianco tra le righe.
Nel tornare indietro fai scorrere lo sguardo attraverso lo spazio bianco tra una
riga e l'altra, e quindi leggi la linea successiva facendo scorrere la tua testa da
sinistra a destra: La pagina deve sembrarti in movimento nella direzione opposta
allo spostamento del tuo naso. Nel tornare indietro dovresti notare nello spazio
bianco tra le righe un bagliore ancora più bianco (White glow).
E' frutto della immaginazione ed è un buon segno!
Pratica 30 secondi di palming tra una pagina e l'altra, mentre ripassi mentalmente
ciò che hai letto.

3) Rilassare occhi e mente: chiudi gli occhi mentre pensi a qualcosa di piacevole.
Oppure, usa questa variante, più potente: Chiudi gli occhi e coprili con le palme
delle mani (palming).
Per rilassare il sistema visivo è già sufficiente chiudere gli occhi. Tuttavia, se
si coprono gli occhi in modo da escludere tutta la luce, gli occhi saranno in grado
di raggiungere un più alto grado di rilassamento. Chiudi entrambi gli occhi con
palme delle mani, le dita incrociate sulla fronte.
Nota importante: per avere successo devi essere capace di rilassarti mentre fai
palming. Alcune persone non sono capaci di farlo e il palming diventa persino
controproducente. Esagerare con il palming a volte è addirittura deleterio.
In linea di massima più nero e il campo che vedi, più rilassati saranno i tuoi
occhi, ma se ti sforzi di vedere nero, questo potrebbe causare più tensione. Allora
piuttosto che sforzarsi di vedere nero, è meglio immaginare una scena concreta,
familiare, piacevole. Prestando attenzione a tutti i particolari e scorrendoli con
l'immaginazione. La scena sarebbe meglio immaginarla di fronte a te, a distanza, e
non "dentro" la testa.

4) Osserva il movimento relativo delle cose (Swinging o slittamento).


A mano a mano che ti muovi, oppure muovi solo il tuo sguardo da un punto all'altro,
le cose viste sembreranno muoversi, slittare, nella posizione opposta. Per esempio
se guardi all'angolo superiore sinistro della lettera H e quindi muovi lo sguardo
sull'angolo sinistro in basso la lettera H dovrebbe apparire il movimento verso
l'alto. Se questo non accade è perché c'è tensione nel tuo modo di vedere.
Migliore è la visione e più corto può essere lo spostamento praticato.
Incoraggia questa illusione.
Ci sono una varietà di esercizi per praticare lo slittamento.
Puoi gentilmente e lentamente spostare il tuo intero corpo a sinistra e poi a
destra e guardare gli oggetti a varie distanze che sembrano muoversi tra di loro.
Puoi praticare il dondolio dell'elefante. Girando il tuo busto a sinistra e a
destra, senza soffermare il tuo sguardo su niente, ma lasciando che tutto ciò che
ti circonda scivoli via. Dovresti vedere le cose muoversi in piccoli rapidi scatti!
Non "decentralizzare" la tua visione e non "sfuocare"! L'unica cosa che devi fare è
lasciare libero il tuo sguardo di scorrere, senza fermarsi su niente.
Quando sei in movimento, cerca di percepire il movimento apparente delle cose
intorno a te e quello, relativo, tra di esse. Il busto ed il collo devono essere
tutt'uno negli spostamenti, che devono essere eseguiti lentamente.

5) Usa e l'immaginazione (Memory).


Guardando le cose con l'occhio della mente, e ricordandole con dettagli precisi,
puoi aumentare la tua abilità a vedere gli oggetti. Un perfetto ricordo di una
qualsiasi sensazione, anche visiva quindi, può essere ottenuto solo quando si è

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liberi dalla tensione. Può anche aiutare, quando ci si sta esercitando con una
tabella di prova, immaginare che la parte della lettera alla quale si sta guardando
sia più nera rispetto alle resto della lettera, oppure immaginare una lettera,
ancora più piccola e nera, in un punto della lettera osservata. Puoi anche
immaginare un solo piccolissimo punto nero. In questo modo insegnerai alla tua
mentre ad apprezzare i dettagli più minuti.

6) Cattura quei momenti (Clear flashes).


Quando i tuoi occhi finalmente raggiungeranno uno stato di rilassamento, magari
attraverso il dondolio o il palming, ci sarà un momento di chiarezza;
paradossalmente l'immagine di ogni cosa perfettamente a fuoco è spesso una sorpresa
così grande, che si ritorna subito ad usare le consolidate, errate, abitudini
visive. E tornerà quindi lo sfuocamento. Quindi prima che le immagini chiare
svaniscano di nuovo, cerca di "sentire" la sensazione dei tuoi occhi e memorizzala.
Quella è la sensazione fisica del rilassamento. Chiudi gli occhi e ricorda
l'immagine nella sua chiarezza e precisione.

7) Mantieni la tua visione centralizzata (Sketching o delineamento).


Quando osservi un oggetto, solamente una piccola parte di esso dovrebbe essere
vista meglio. Questo è perché solamente la parte centrale della retina, la "fovea",
è adatta a fornire la miglior visione per i dettagli. Allontanandosi dalla fovea la
retina diventa progressivamente meno adatta a recepire i dettagli più piccoli.
Quindi, cercare di recepire tutti i dettagli contemporaneamente con tutta la
superficie della retina causa tensione da sforzo, sovraccarico e confusione nel
sistema visivo, semplicemente perché e impossibile! Invece di fissare tutta
l'immagine con uno sguardo "decentralizzato", o con un solo colpo d'occhio, cerca
di restringere la tua attenzione all'area più piccola possibile. Questo migliorerà
la centralizzazione e aumenterà di conseguenza la mobilità degli occhi.
Per aiutarti, puoi immaginare di avere una lunga matita (o pennello o piuma o
laser, etc.) attaccato alla punta del tuo naso e concentrare l'attenzione solo dove
è la punta in quel momento. Sposta la punta spostando tutta la testa! Secondo Bates
gli occhi devono guardare dove punta il naso!
Usa questa tecnica per tutto il giorno, dovunque tu sia. Cercare di applicare
sempre le nuove abitudini che stai acquisendo è una delle chiavi per il successo!

8) Goditi il sole (Sunning).


Esci allo spazio aperto e goditi ogni giorno assolato: è molto rilassante, e
stimola la centralizzazione. Tieni gli occhi chiusi e lascia il sole battere sulle
tue palpebra chiuse, muovendo lentamente la testa da una parte all'altra.
In mancanza di sole, e nella brutta stagione, si può usare una lampada ad alta
intensità (almeno 200W è consigliabile) per eseguire questa tecnica. Nel caso sia
alogena accertarsi che sia montato lo schermo di vetro a protezione della
lampadina.

Tabella di Snellen o Ottotipo


Qui a seguire la tabella di Snellen per la pratica del Metodo Bates.
Tale tabella non è intesa per l'autodiagnosi o per la misurazione della acutezza
visiva.

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