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MILANO MUSICA

via Kramer, 32 - 20129 Milano


www.milanomusica.org
informazioni@milanomusica.org
Sponsor istituzionale

Milano Musica è

membro del Réseau Varèse, rete europea


per la creazione e la diffusione musicali

membro di

soggetto riconosciuto di rilevanza regionale da

Il Festival è inserito nel palinsesto Milano Cuore d’Europa,


promosso dal Comune di Milano - Cultura
MILANO MUSICA
ASSOCIAZIONE PER LA MUSICA CONTEMPORANEA

23oFESTIVAL
DI MILANO
ROMITELLI DAL 9 OTTOBRE

MUSICA
AL 15 NOVEMBRE
2014

MUSICA SINFONICA

PERCORSI
E DA CAMERA

DI MUSICA
ELETTRONICA
FAUSTO CONCERTI, VIDEO

D’OGGI
INCONTRI

2014
CON COMPOSITORI
E INTERPRETI
10 PRIME ASSOLUTE
Milano Musica ringrazia

Mariuccia Rognoni
Soci Fondatori Soci Onorari Consiglio Direttivo Direttore
Cecilia Balestra
Rosellina Archinto Giuliano Pisapia Federico Spinola
Duilio Courir Sindaco di Milano Presidente Consulente Artistico
Antonio Magnocavallo Marco Mazzolini
Paolo Martelli Alexander Pereira Mimma Guastoni
Patrice Martinet Sovrintendente e Direttore Vicepresidente Comitato Artistico
Sergio Marzorati artistico del Teatro alla Scala Gianmario Borio
Francesco Micheli Paolo Martelli Alexander Pereira
Luciana Pestalozza Roberto Serafini Vicepresidente Marco Mazzolini
Giuseppe Russo Direttore RAI Centro
Mario Messinis
di Produzione di Milano
Rosellina Archinto
Paolo Biscottini Ufficio Stampa del
Alessandro Melchiorre Ralph Fassey Teatro alla Scala
Francesco Micheli Paolo Besana
Direttore del Conservatorio
Alexander Pereira
“G. Verdi”
Roberto Serafini Organizzazione
Grazia Arbolino
Salvatore Accardo Delia De Matteis
Pierre Boulez
Riccardo Chailly Comunicazione,
Hugues Dufourt promozione e sviluppo
Luca Francesconi Giulia Porceddu Cilione
György Kurtág Monica Errico
Helmut Lachenmann
Giacomo Manzoni Commercialista
Maurizio Pollini responsabile
Salvatore Sciarrino Giovanni Scoz

Soci Sostenitori Soci Ordinari

Alberto Mario Allemandi Nicola Pace Luisa Acerbi Renato Meregalli


Giulio Artom Carlo Penzo Carlo Ajmar Franco Merlo
Renata Barcella Lia Penzo Laura Ajmar Ines Mosconi
Barbara Bianchini Giulio Pestalozza Maurizio Altini Anna Munarini Guadagnino
Laura Bosio Luigi Riboldi Mario Amonte Liliana Mutti
Giovanni Carosotti Mariuccia Noè Rognoni Giovanna Arienti Yuki Myftiu
Bartolomeo Caserta Daria Salvo Maria Luisa Arienti Markus Ophälders
Anna Crespi Orsola Ricciardi Spinola Maria Baccalini Elena Plebani
Carlo Dell’Acqua Gianluca Spinola Giovanni Battistini Anna Maria Pozzetto
Clara Dell’Acqua Mario Varaldo Giuseppe Califano Antonio Roberto
Giuseppe Faina Bianca Maria Zedda Sergio Canapini Paolo Rota
Aldo Fiacco Alfredo Cristanini Franca Sacchi
Alessio Fornasetti Maria Isabella De Carli Marialuisa Sangalli
Anna Carla Fornasetti Luisa Donzelli Giovanni Savoiardo
Giovanni Iudica Gillo Dorfles Sergio Siglienti
Lorenza Sibilia Iudica Landa Ferroni Desi Tinelli
Enrico Lainati Luigi Galimberti Faussone Marina Vaccarini
Maria Rosaria Lomuscio Elisa Guagenti Franca Vannotti
Maria Majno Mara Gualdoni Luisa Vinci
Fabio Malcovati Giuseppina Maino
Marilù Martelli Massimo Marchi
Vincenzo Melis Angela Meneghetti
Furio Pace Lodovico Meneghetti
Marco Pace Mariagrazia Mercaldo
Fondazione di diritto privato

ALBO DEI FONDATORI

Fondatori di Diritto

Stato Italiano

Fondatori Pubblici

Fondatori Privati Permanenti

Fondatori Privati Ordinari

Fondatori Emeriti
Fondazione di diritto privato

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Presidente Giuliano Pisapia


Sindaco di Milano

Vice Presidente Bruno Ermolli

Consiglieri Alexander Pereira


Giovanni Bazoli
Guido Podestà
Aldo Poli
Paolo Scaroni
Fiorenzo Tagliabue
Alessandro Tuzzi
Margherita Zambon

Alexander Pereira
Sovrintendente e Direttore artistico

Daniel Barenboim
Direttore musicale

Maria Di Freda
Direttore generale

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Presidente Mario Cattaneo

Membri effettivi Marco De Luca


Marcello Coato

Membro supplente Nadia Palmeri


La nuova Associazione degli Amici di Milano Musica si è costituita
il 22 novembre 2013 con la Presidenza Onoraria di Claudio Abbado,
e la partecipazione di coloro che sono vicini all’entusiasmo e all’impegno
per la musica di oggi che hanno guidato la vita di Luciana Abbado Pestalozza,
la cui energia ha lasciato segni profondi nella cultura e nella società
milanese e italiana.

Nata per dare un sostegno al Festival e in particolare ai compositori


con commissioni di nuove opere, attraverso un ‘Fondo per la nuova musica’,
l’Associazione ha inoltre lo scopo di favorire la conservazione e la conoscenza
dell’Archivio personale di Luciana Pestalozza.

Presidente Soci Fondatori


Rosellina Archinto Filippo Annunziata
Cecilia Balestra
Comitato Direttivo Cesare Fertonani
Filippo Annunziata Luca Formenton
Cesare Fertonani Giovanni Iudica
Luca Formenton Marilù Martelli
Giovanni Iudica Andrea Pestalozza
Alberto Toffoletto Claudio Pestalozza
Alberto Toffoletto
Direttore
Marilù Martelli
Per Fausto Romitelli
In questi tempi di profonde trasformazioni storiche e culturali, continuiamo a credere nella musica
e nel suo potere di trasformazione della società. Si tratta di un impegno concreto, grazie al quale abbiamo
ideato e organizzato un festival che riunisce musicisti, compositori, pubblico e numerose istituzioni milanesi
attorno alla figura di Fausto Romitelli, compositore tra i più visionari della sua generazione, che ha lasciato
tracce profonde nell’esperienza musicale contemporanea internazionale.
La scelta di dedicare una grande monografia a Romitelli deriva dalla persuasione che la sua musica
rappresenti un tentativo di sintesi linguistica autenticamente libero, tale da cogliere lo spirito inquieto
del nostro tempo gettando lo sguardo al di là di esso e divenendo un punto di riferimento forte per i giovani
compositori e studiosi.
La programmazione mira a far conoscere il pensiero musicale di Romitelli da più angolature, proponendo
l’ascolto di brani appartenenti all’intera parabola artistica di questo autore e ponendoli in costellazione con
autori del passato e del presente con cui Romitelli ha concretamente o idealmente dialogato: Debussy,
Ravel, Ligeti, Dufourt, Grisey, Levinas, Murail, Scelsi e altri ancora.

Attorno alla musica di Fausto Romitelli si incontrano a Milano – in un arco dall’Alcatraz al Teatro alla Scala
– interpreti storici, come i musicisti dell’Ictus Ensemble, dell’Ensemble intercontemporain, Mika Vainio
e Sincronie, compositori amici, musicologi, insieme a istituzioni musicali e culturali che hanno voluto
condividere questo percorso, inserito nel palinsesto Milano, Cuore d’Europa promosso dal Comune
di Milano – Cultura.
La tradizionale collaborazione con la Filarmonica della Scala si rafforza con il primo passo di un progetto
pluriennale di coproduzioni sulla linea di una continuità tra musica contemporanea, repertorio depositato
nel Novecento storico e grande repertorio classico: il concerto in omaggio e ricordo di Luciana Pestalozza
e Claudio Abbado, in cui ci ritroveremo nel segno dell’impegno culturale e della gioia per la nuova musica.

Il Festival di Milano Musica, impegnato per la creazione del repertorio di domani, con la determinante
collaborazione del Teatro alla Scala, trova l’occasione di rileggere, in uno sguardo retrospettivo,
la funzione pubblica svolta negli anni.
Ricordiamo la prima italiana a Milano Musica, nell’ottobre 2004, dell’opera-video An Index of Metals,
il punto più alto della ricerca di Romitelli sui rapporti tra musica e immagine, con l’Ictus Ensemble, che torna
a Milano nella serata inaugurale all’Alcatraz. Dalla prima assoluta al Festival di Royaumont, con lo stesso

Vico Chamla – Archivio Milano Musica

Fausto Romitelli, in occasione dell’esecuzione di Professor Bad Trip: Lesson I, con L’Itineraire diretto
da Pierre-André Valade (9 ottobre 2000, Teatro Studio, Milano).

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Ictus, nel 2003, circa 60 sono state le esecuzioni di An Index in tutto il mondo… tra l’altro, l’8 ottobre 2014,
il giorno precedente alla nostra inaugurazione, è in programma in prima londinese con la London Sinfonietta.
The Poppy in the Cloud, commissionato da Mariuccia Noè Rognoni, in ricordo di Franco Rognoni,
ed eseguito in prima assoluta alla Biennale di Venezia il 21 ottobre 1999 e il giorno successivo a Milano
Musica, è ora affidato all’Ensemble “Giorgio Bernasconi” e al Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro
alla Scala. E ancora, nel 2005, si ricorda la prima italiana di Mediterraneo I e II, affidati quest’anno a
Matthias Pintscher alla guida dell’Ensemble intercontemporain. Non sono mancati Professor Bad Trip:
Lesson I, eseguito nel 2000, e Professor Bad Trip: Lessons II & III nel 2002, che sono ora al centro di
Triptych – A tribute to Fausto Romitelli con mdi ensemble e RepertorioZero, culmine del Festival e del
progetto triennale di residenza dei due gruppi a Milano Musica. Si pensi che la sola Lesson I ha già avuto
oltre 90 esecuzioni in tutto il mondo.
Questi sono segni concreti di opere d’arte che sono e rimarranno vitali nell’esperienza e nella storia musicale
di domani.

Costruire il futuro non può prescindere dalla commissione di nuove opere e dalla proposta di opere
dimenticate: la prima assoluta di Meridiana, brano giovanile di Romitelli, è al centro del concerto in
coproduzione con l’Orchestra Sinfonica G. Verdi di Milano; nuovi lavori sono stati commissionati da
Milano Musica ad autori in dialogo tuttora aperto con Romitelli: Emanuele Casale, Giovanni Mancuso,
Mauro Montalbetti, nonché Giovanni Verrando e Riccardo Nova, che con Romitelli hanno condiviso
pensieri, studio e sogni.

Vico Chamla – Archivio Milano Musica

Giorgio Bernasconi e Fausto Romitelli, in occasione dell’esecuzione di Professor Bad Trip: Lesson II e III
con l’Icarus Ensemble (7 ottobre 2002, Teatro Paolo Grassi, Milano).

Su questa linea si trova la nuova Associazione Amici di Milano Musica, che abbiamo fondato in omaggio
a Luciana Pestalozza, insieme a coloro che condividono la passione e la dedizione per la musica di oggi.
Le attività sono indirizzate alla diffusione della musica contemporanea, con apertura ad altri ambiti artistici,
e in particolare al sostegno dei compositori, con commissioni di nuove opere.

La nostra profonda gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile questo Festival.

Cecilia Balestra Federico Spinola

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« Quelle tempête, la lumière ! »
H. Michaux, Connaissance par les gouffres, IV, 1c

Il pensiero di Fausto Romitelli attraversa veloce il paesaggio musicale del suo tempo. Formato alla tradizione
colta di scuola italiana, si volge, come altri della sua generazione, verso l’orizzonte dello spettralismo
francese, che nel segno di una nuova concezione del suono intende riscattare i diritti della materia e della
percezione, variamente obliati e calpestati.

Se tuttavia lo spettralismo riconduce la materia sonora – il modo in cui si costituisce, il modo in cui viene
percepita – al centro del pensiero musicale, Romitelli fa di tale materia lo strumento di un’allegoria.
Infatti: se la forma del suono è brano vivente di spaziotempo, in che cosa si distingue dalla vita dell’uomo?
Il senso della consustanzialità di canto e vita dell’uomo mostra come la versione romitelliana dello
spettralismo sia una forma estrema e tipicamente italiana di agostinismo secolarizzato. Il suono è la messa
in scena dell’uomo, poiché entrambi sono fatti della stessa materia, della stessa poltiglia linguistica.
E il suono e l’uomo rappresentano la messinscena primordiale, che è insieme la pena essenziale:
essere nel linguaggio.

Ma vi sono luoghi anteriori alla messinscena del linguaggio, pulsioni oscure, insubordinazioni essenziali
connesse al corpo, che con voluttuoso autolesionismo tentano di piegare il linguaggio contro sé stesso,
mettendone a nudo l’irrealtà. E proprio questo è ciò che per Romitelli rappresentano certe musiche cosiddette
extracolte, la violenza enigmatica del loro suono, le loro poetiche “maledette”. Secondo Romitelli, una specie
di veggenza forsennata abita quell’atto essenziale di insubordinazione: la divinazione di un mondo libero
dai nomi. È la più alta conoscenza desiderabile, e la sola impossibile. Una simile, inconcepibile conoscenza
non è diversa da uno stato di alterazione psichica procurato da forme di intossicazione. Romitelli la insegue
attraverso la scrittura, perché l’oggetto ultimo della scrittura è il mondo.

Nella catastrofe dei nomi la luce radente del vecchio mondo muore all’infinito, confondendosi con la perenne
alba del nuovo, ad illuminare un paesaggio popolato da esseri incerti e transitori.
Qui ogni (antica) relazione è andata in pezzi, e dunque ogni cosa è inarmonica: di per sé rifiuto e rottame,
e insieme nuovo principio di forma. Qui ogni (antica) misura si è persa: l’eternità è scomparsa, l’immortalità
è divenuta istantanea e l’istante immortale, dunque ogni cosa è di per sé divina e, insieme, non più che
un’interiezione. Qui le vicende diventano cataloghi, la beatitudine appartiene alle pietre, e la trasformazione
delle emozioni è una colata di metalli. Romitelli persegue musicalmente l’immaginazione di tale realtà
estrema ed infondata, che lampeggia solo nella sovraesaltazione abissale dei sensi e della psiche,
per esplosioni intermittenti, con la luce smagliante e dolorosamente ornamentale di uno show televisivo.
E nel tentativo di mostrare tale realtà, egli trova il proprio stile.

Soltanto allora, soltanto riconoscendosi nel proprio stile, il suono-uomo può finalmente raggiungere l’apice
della sua conoscenza, che coincide con la sua azione più estrema. Può innalzare la messinscena di sé stesso
contro la parata dei nomi, contro l’universale messinscena che minaccia di espropriarci della nostra stessa
vita. Può, attraverso il linguaggio, lanciarsi contro il linguaggio. Opponendo all’irrealtà lo spettacolo
di una mente che brucia.

Marco Mazzolini

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Il compositore come virus
di Fausto Romitelli

L’avanguardia musicale del dopoguerra ha fatto tabula rasa del passato ed elaborato nuove categorie
di pensiero; dallo strutturalismo postweberniano fino alla musica spettrale, le generazioni che ci hanno
preceduto sono state assillate dal «desiderio esasperato di riorganizzazione totale, su nuove basi,
del linguaggio musicale» (Gentilucci). La nostra generazione, invece, non ha inventato nuovi sistemi
linguistici ma ha cercato di ritrovare un’efficacia percettiva ed un nuovo, forte impatto comunicativo.
L’eredità dell’avanguardia è stata passata al setaccio e, per alcuni aspetti, integrata nel nostro lavoro,
rifiutata per altri: alcuni principi di scrittura sono divenuti patrimonio delle nuove generazioni, altri sono stati
abbandonati. La griglia di selezione non è stata ideologica ma musicale: sono crollati i dogmi sulla ‘purezza’
e neutralità del materiale musicale, indispensabili in un’ottica combinatoria, in una mitologia dell’astrazione
e del formalismo.
Rimane valido un principio fondamentale: il linguaggio musicale non è soltanto il mezzo per esprimere
qualcosa, ma esso coincide con il contenuto; è il mezzo e il fine al tempo stesso, la parola e la cosa,
significante e significato; non è possibile esprimere qualcosa di nuovo con parole abusate: un linguaggio
convenzionale porterà solo messaggi convenuti. Per comunicare veramente attraverso la musica dobbiamo
rinnovarne costantemente il linguaggio e variarne i codici; un messaggio estetico espresso attraverso dei
clichés linguistici non ha, in musica, alcun valore (se non quello di mero intrattenimento). Credo pertanto
che il talento di un compositore si misuri, oggi, dalla sua capacità di integrare nella scrittura materiali
differenti, spesso eterogenei, senza rinunciare al rigore concettuale e alla definizione di uno ‘stile’ capace
di ‘metabolizzare’ le differenti influenze e generare delle nuove immagini sonore.

Rispetto ai nostri predecessori, i compositori della mia generazione si devono confrontare a differenti ordini
di problemi, in particolare: 1) l’impatto delle tecnologie; 2) l’impatto del ‘panorama mediatico’ e delle nuove
strategie di ‘comunicazione’; 3) l’influenza delle musiche di area popolare (pop, rock, techno, etnica, ecc.);
4) la sopravvivenza all’estrema periferia dell’impero culturale.

1) Le nuove tecnologie hanno sconvolto le basi del pensiero musicale: sono il punto di arrivo di un lungo
processo verso il controllo assoluto del suono e l’emancipazione del rumore. Se la fabbricazione e la pratica
degli strumenti dell’orchestra si sono sviluppate nella necessità di rendere il suono il più armonico possibile
e di ridurre al minimo le componenti di rumore, le nuove tecnologie musicali hanno aperto, invece, le porte
della percezione all’universo inarmonico e ci hanno fornito gli strumenti per esplorare questo mondo
inaudito. Le tecnologie non hanno generato un nuovo linguaggio, ma hanno suggerito ai compositori nuove
interpretazioni di uno stesso principio: comporre ‘il suono’ anziché ‘con il suono’. Il problema principale è
quello di rendere personale l’uso delle macchine, funzionale cioè alle proprie necessità creative, affinché
esse non divengano un ulteriore strumento d’omologazione imponendo sonorità e trattamenti standardizzati.

2) I compositori devono uscire dalle loro supposte torri d’avorio (ghetti, in realtà) e confrontarsi con il
panorama mediatico e con le sue tecniche di comunicazione basate sui principi di persuasione, controllo e
dolce ma inflessibile repressione. Se vogliamo rinnovare le forme di comunicazione in musica dobbiamo
partire dalla valutazione del modello di riferimento planetario, dalla considerazione che, oggi, la
comunicazione si identifica con la strategia patologica e deviata dei media. Le nostre menti sono inondate
da un flusso inarrestabile di informazioni tendente a sovrapporsi e sostituirsi alla realtà e alla vita stessa:
il fine è quello dell’omologazione globale, poiché i consumi, come le inondazioni, si espandono facilmente
su di un territorio piatto, uniformato e mondato di ogni differenza. Scrive J. Ballard: «Oggi il paesaggio dei
media offre illimitate opportunità a un’immaginazione ribelle. In questa situazione ho l’impressione che
dovremmo immergerci in questo magma di elementi distruttivi e cominciare a nuotare».

3) Se vogliamo evitare le secche dell’accademia e l’inaridimento dobbiamo riflettere a trecentosessanta gradi


sull’universo sonoro che ci circonda ed integrare nella scrittura delle sollecitazioni provenienti da mondi
sonori diversi. Al di fuori sia dell’avanguardia ‘colta’ che dei circuiti commerciali, esiste un universo
della sperimentazione musicale che, dagli anni Sessanta fino ad oggi, nell’ambito del rock o della techno,
ha cercato con accanimento ma senza dogmi delle nuove soluzioni sonore, riuscendo talora a coniugare

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Vico Chamla – Archivio Milano Musica
Donatienne Michel-Dansac e Paolo Pachini, in occasione della prima italiana di An Index of Metals, con
l’Ictus Ensemble diretto da Georges-Elie Octors (11 ottobre 2004, Auditorium di Milano).

la ricerca sul suono e sulla modulazione del rumore ad un grande impatto percettivo. Forse la rivoluzione
musicale dei prossimi anni non verrà dalla musica scritta e dai compositori colti, ma dalla folla anonima dei
giovanissimi che, oggi, posseggono un computer con il quale campionano e trattano dei suoni: proprio perché
non hanno velleità artistiche, sviluppano un nuovo sapere artigianale, una nuova sensibilità e forse, domani,
una nuova musica.

4) Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta i compositori agivano in seno ad una comunità culturale:
l’esigenza di un grande rinnovamento accomunava differenti strati sociali e l’azione di una élite intellettuale
era amplificata da un massiccio movimento d’opinione; l’aspettativa del ‘nuovo’, politico o artistico che
fosse, era diffusa ben al di là di una ristretta cerchia di eletti e coinvolgeva, ad esempio, una gran parte del
mondo giovanile. Oggi questa comunità non esiste più; è isolata, frammentata, parla un linguaggio per
iniziati, non ha più alcun impatto su quella che ci si ostina a definire ‘la realtà’. Molto più di scrittori,
cineasti e artisti, i compositori oggi sono costretti a tacere: perché l’industria culturale impedisce alle persone
di ascoltare e la normalizzazione delle menti sopporta solo il carico di prodotti preconfezionati di facilissima
digestione. Alcuni di noi si chiudono sempre di più in linguaggi privati ed esoterici; altri cercano
affannosamente di conquistare, se non il favore, almeno la tiepida indulgenza del pubblico della musica
classica. Altri, però, accettano la sfida con il mondo o, piuttosto, con il grande show mediatico e
sponsorizzato che lo sostituisce, e tentano di camminare su quel sottile filo di lana che separa il banale
dall’astruso, l’eccesso di informazione dall’eccesso di ridondanza, l’impossibilità di comunicare dalla facilità
di trasmettere messaggi predigeriti. Io mi sento talora come un virus troppo isolato per attaccare un corpo
così forte e ben nutrito: cosicché il virus se ne sta quieto e sognante nel corpo che vorrebbe distruggere,
aspettando tempi migliori.

In Milano Musica. Percorsi di musica d’oggi – Il pensiero e l’espressione. Aspetti del secondo Novecento musicale in Italia, Milano,
2001, pp.148-149.

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Foto Luisa Vinci

Fausto Romitelli

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Programma generale

IN ANTEPRIMA A GORIZIA 1 INAUGURAZIONE 2 CONCERTO


venerdì 3 ottobre 2014 - ore 17 giovedì 9 ottobre 2014 - ore 20.30 venerdì 10 ottobre 2014 - ore 20
Fondazione Cassa di Risparmio Alcatraz domenica 12 ottobre 2014 - ore 16
di Gorizia Auditorium di Milano
Sala Conferenze
Via Carducci 2, Gorizia Ictus Ensemble Orchestra Sinfonica di Milano
Georges-Elie Octors, direttore Giuseppe Verdi
Per ricordare Donatienne Michel-Dansac, Gaetano d’Espinosa, direttore
Fausto Romitelli (1963-2004) soprano
in occasione del 23° Festival in coproduzione con
di Milano Musica Fausto Romitelli (1963-2004) Fondazione Orchestra Sinfonica
dedicato al compositore An Index of Metals e Coro Sinfonico di Milano
goriziano Video-opera per soprano, Giuseppe Verdi
ensemble, elettronica nell’ambito della Stagione Sinfonica
In collaborazione con Fondazione e multiproiezione (2003) 2014-15
Cassa di Risparmio di Gorizia Testi di Kenka Lekovich.
Immagini di Paolo Pachini
e Leonardo Romoli Armando Gentilucci
Conversazione con (1939-1989)
Valentina Romitelli Frammenti sinfonici da Moby Dick
Alessandro Arbo docente SINCRONIE presents per orchestra (1986-1988)
Université de Strasbourg An Electronic Tribute to
Kenka Lekovich scrittrice in collaborazione con
Fausto Romitelli Fondazione Sergio Dragoni
Marco Mazzolini consulente Sincronie
artistico di Milano Musica Fondo Armando Gentilucci
Otolab nell’ambito del progetto
Angelo Orcalli docente Mika Vainio Il tempo sullo sfondo
Università di Udine Il pensiero e le opere
Massimiliano Viel (1964) di Armando Gentilucci
Anteprima del documentario Cluster (per Demetrio Stratos) in ricordo di Luciana Pestalozza
Fausto Romitelli (1963-2004) per suoni elettronici e video (2009-2014)
Come la conoscenza dagli abissi Fausto Romitelli (1963-2004)
regia di Dominique Denizet Otolab Meridiana
Dystopia (2014) per orchestra (1989-1990)
mdi ensemble Prima esecuzione assoluta Prima esecuzione assoluta
Sonia Formenti, flauto basso
Paolo Casiraghi, clarinetto basso Mika Vainio (1963) Johannes Brahms (1833-1897)
Clara Franziska Schötensach, violino Waveform Index Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Giorgio Casati, violoncello visuals Otolab (1884-1885)

Fausto Romitelli
Domeniche alla periferia dell’impero.
per quattro strumenti
A P P R O F O N D I M E N T O

Prima domenica venerdì 10 ottobre - ore 18.30


Seconda domenica: Incontro con
hommage à Gérard Grisey Gaetano d’Espinosa e
Enrico Girardi
(Testo a p. 113)

con il sostegno di con il sostegno di

Intesa Sanpaolo Fondazione Sergio Dragoni

Fondazione Cassa di Risparmio (Testi da p. 43)


di Gorizia

(Testi da p. 31)

Ingresso libero Biglietti: € 25/10 Biglietti: € 35/12,5


fino ad esaurimento
dei posti disponibili

17
APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI 3 CONCERTO
sabato 11 ottobre 2014 - ore 14.30/18.30 lunedì 13 ottobre 2014 - ore 21 venerdì 17 ottobre 2014 - ore 20.30
Gallerie d’Italia - Piazza Scala Auditorium San Fedele Auditorium San Fedele

Intorno all’interpretazione Cercles Quartetto Prometeo


della musica Ex nihilo nihil fit Giulio Rovighi, violino
di Fausto Romitelli spettacolo multimediale Aldo Campagnari, violino
con acusmonium, Massimo Piva, viola
Presentazione e proiezione ispirato alla rappresentazione Francesco Dillon, violoncello
del documentario dell’universo
Fausto Romitelli (1963-2004) Prima esecuzione assoluta Giovanni Cospito, regia del suono
Come la conoscenza dagli abissi
con la partecipazione Ictus Ensemble
del regista Dominique Denizet Tom Pauwels, chitarra Georg Friedrich Haas (1963)
Michael Schmid, flauto Quartetto n. 2 (1998)
Tavola rotonda Jean-Luc Plouvier, piano e tastiere
Alessandro Arbo Fausto Romitelli (1963-2004)
Hugues Dufourt Nell’ambito della Stagione Natura morta con fiamme (1991)
Tom Pauwels San Fedele Musica 2014/2015 per quartetto d’archi ed elettronica
Jean-Luc Plouvier Creazione & spazi interiori
Ingrid Pustijanac Itinerari di ascolto acustici György Kurtág (1926)
e multimediali Hommage à Mihály András.
12 Microludi per quartetto
d’archi op. 13 (1977)
Musiche di Alessandro Ratoci,
Fredy Vallejos, Januibe Tejera Kaija Saariaho (1952)
Nymphea (1987)
Sound reactive visuals per quartetto d’archi con elettronica
a cura di Claudio Cavallari,
Giorgio Partesana (Testi da p. 51)
Andrew Quinn
pedagogical advisor video
Giovanni Cospito
e Carmine Emanuele Cella
pedagogical advisors musicali

(Testo a p. 118)

In collaborazione con

Gallerie d’Italia - Piazza Scala

(Testo a p. 114)

Ingresso libero Biglietti € 8/5 Biglietti € 20/13


fino ad esaurimento in vendita presso l’Auditorium
dei posti disponibili San Fedele

18
APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI

sabato 18 ottobre 2014 - ore 17/19 martedì 21 ottobre 2014 - ore 21 giovedì 23 ottobre 2014 - ore 20.30
Gallerie d’Italia - Piazza Scala Conservatorio G. Verdi Museo del Novecento
Sala Puccini Sala Arte Povera
Dialoghi musicali
con Giacinto Scelsi Solisti ed Ensemble Ascoltare il presente.
del Laboratorio Confronti sulla musica d’oggi
Sala Didattica - ore 17 di Musica Contemporanea
del Conservatorio Incontro con
Proiezione del documentario G. Verdi di Milano Giovanni Mancuso
Fausto Romitelli (1963-2004) Mauro Montalbetti
Come la conoscenza dagli abissi Giuseppe Montesano, direttore Simone Beneventi
regia di Dominique Denizet Flavio Virzì
Gérard Grisey (1946-1998)
Stèle (1995)
Sala Mattioli - ore 18 per due percussionisti
Elena Cásoli, chitarra Iannis Xenakis (1922-2001)
Virginia Arancio, chitarra Rebonds A (1987-89)
per un percussionista
Giacinto Scelsi (1905-1988) Fausto Romitelli (1963-2004)
Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967) Nell’alto dei giorni immobili (1990)
per chitarra trattata come strumento a per sei esecutori
percussione
I Danza Philippe Hurel (1955)
Loops II (2001-02)
Fausto Romitelli (1963-2004) per vibrafono
Solare (1984) per chitarra
Iannis Xenakis
Giacinto Scelsi Rebonds B (1987-89)
Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967) per un percussionista
II Danza
Philippe Leroux (1959)
Fausto Romitelli AAA (1996)
Coralli (1987) per chitarra per sette strumenti
Giacinto Scelsi
Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967)
III Danza

Fausto Romitelli
La lune et les eaux (1991)
per due chitarre

In collaborazione con In collaborazione con In collaborazione con

Gallerie d’Italia - Piazza Scala Conservatorio di Musica G. Verdi Museo del Novecento
di Milano

(Testo a p. 115) (Testo a p. 120)

Ingresso libero Ingresso libero Ingresso libero


fino ad esaurimento
dei posti disponibili

19
4 CONCERTO 5 CONCERTO APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI

venerdì 24 ottobre 2014 - ore 20.30 domenica 26 ottobre 2014 - ore 20 lunedì 27 ottobre 2014 - ore 21
Auditorium San Fedele Teatro alla Scala Auditorium San Fedele

Flavio Virzì, chitarra elettrica Filarmonica della Scala Opticks


Simone Beneventi, percussioni Pierre-André Valade, direttore spettacolo multimediale con
acusmonium, basato sui principi
per ricordare Luciana Pestalozza della luce di Isaac Newton
Fausto Romitelli (1963-2004) e Claudio Abbado Prima esecuzione assoluta
Golfi d'ombra (1993)
per un percussionista
in coproduzione con Ensemble intercontemporain
Tristan Murail (1947) Filarmonica della Scala Pierre Strauch violoncello
Vampyr! (1984) Jérôme Comte clarinetto
per chitarra elettrica Hidéki Nagano pianoforte
György Ligeti (1923-2006)
Mauro Montalbetti (1969) Lontano per grande orchestra (1967) Nell’ambito della Stagione
La nostra rabbia, intatta (2014) San Fedele Musica 2014/2015
per chitarra elettrica e percussioni Fausto Romitelli (1963-2004) Creazione & spazi interiori
Commissione Milano Musica Dead City Radio. Audiodrome (2003) Itinerari di ascolto acustici
Prima esecuzione assoluta per orchestra e multimediali

Giovanni Mancuso (1970) Claude Debussy (1862-1918)


George, Nick e il mistero del nastro La mer Musiche di Maurizio Azzan
distrutto (2014) Trois Esquisses Symphoniques Pablo Galaz, Danilo Girardi
per percussioni, chitarra elettrica per orchestra (1905)
e oggetti accessori Sound reactive visuals
Commissione Milano Musica (interazione suono/immagine)
Prima esecuzione assoluta a cura di Pierluigi Vienna,
Elena Castellini
Fausto Romitelli
Trash TV Trance (2002) Andrew Quinn
per chitarra elettrica pedagogical advisor video
Hugues Dufourt (1943)
Giovanni Cospito e
Plus Oultre (1990) Carmine Emanuele Cella
per percussione pedagogical advisors musicali

(Testi da p. 57)
(Testo a p. 119)
In collaborazione con:

Teatro alla Scala

Amici di Milano Musica

con il sostegno di

Intesa Sanpaolo

Nuovi Mecenati
Fondazione franco-italiana
per la creazione contemporanea

(Testi da p. 65)

Biglietti € 20/13 Biglietti € 35/5 Biglietti € 8/5


in vendita presso l’Auditorium
San Fedele

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6 CONCERTO APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI

venerdì 31 ottobre 2014 - ore 20.30 sabato 1° novembre 2014 - ore 17/19 domenica 2 novembre 2014 - ore 17.30
Auditorium San Fedele Gallerie d’Italia - Piazza Scala Museo del Novecento
Sala Arte Povera
Quartetto di Cremona Dialoghi musicali
Cristiano Gualco, violino con Giacinto Scelsi Ascoltare il presente.
Paolo Andreoli, violino Confronti sulla musica d’oggi
Simone Gramaglia, viola Sala Didattica - ore 17
Giovanni Scaglione, violoncello Incontro con
Proiezione del documentario Matthias Pintscher
Fausto Romitelli (1963-2004) compositore e direttore d’orchestra
Helmut Lachenmann (1935) Come la conoscenza dagli abissi Alfonso Alberti
Terzo Quartetto “Grido” (2002) regia di Dominique Denizet pianista

Daniele Ghisi (1984)


Come di tempeste (2014) Sala Mattioli - ore 18
Commissione Fondazione Spinola
Banna per l’Arte Marco Fusi, violino e viola
Alessandro Perini (1983) Filippo Perocco (1972)
Grammar Jammer (2014) ruvida (2014)
Commissione Fondazione Spinola per violino con risonatore
Banna per l’Arte Prima esecuzione assoluta
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Quartetto n. 8 in do minore op. 110 Fausto Romitelli (1963-2004)
(1960) Ganimede (1986) per viola

Giacinto Scelsi (1905-1988)


L’Âme ailée / L’Âme ouverte
per violino

Iannis Xenakis (1922-2001)


Mikka (1971) per violino
Mikka “S” (1975) per violino

Giacinto Scelsi
Manto (1957) per viola cantante

Salvatore Sciarrino (1947)


6 Capricci per violino (1976)

(Testo a p. 116)
In collaborazione con In collaborazione con

Fondazione Spinola Banna Museo del Novecento


per l’arte

(Testi da p. 73)
Goethe-Institut Mailand

(Testo a p. 121)

Biglietti € 20/13 Ingresso libero Ingresso libero


fino ad esaurimento
dei posti disponibili

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7 CONCERTO 8 CONCERTO APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI

lunedì 3 novembre 2014 - ore 20 venerdì 7 novembre 2014 - ore 20.30 sabato 8 novembre 2014 - ore 17/19
Teatro alla Scala Basilica di San Simpliciano Gallerie d’Italia - Piazza Scala

Ensemble intercontemporain Ensemble “Giorgio Bernasconi” Dialoghi musicali


Matthias Pintscher, direttore dell’Accademia Teatro alla Scala con Giacinto Scelsi
Monica Bacelli, mezzosoprano Fabián Panisello, direttore
Frédérique Cambreling, arpa Sala Didattica - ore 17
Coro di Voci Bianche
dell’Accademia Teatro alla Scala Proiezione del documentario
Maurice Ravel (1875-1937) Bruno Casoni, direttore del coro Fausto Romitelli (1963-2004)
Introduction et Allegro (1905) Come la conoscenza dagli abissi
per arpa, con accompagnamento per ricordare Glauco Cambursano regia di Dominique Denizet
di quartetto d’archi, flauto e clarinetto

Fausto Romitelli (1963-2004) Ralph Vaughan Williams (1872-1958) Sala Mattioli - ore 18
Mediterraneo I. Magnificat (1932)
Les idoles du soleil (1992-93) per coro di voci bianche e orchestra Annamaria Morini, flauto
per ensemble
Mediterraneo II. Fausto Romitelli (1963-2004) Adriano Guarnieri (1947)
L’azur des déserts (1992-93) The Poppy in the Cloud (1999) Preludio alla notte (1992)
per voce e quattordici strumenti per coro di voci bianche ed ensemble
André Jolivet (1905-1974)
Maurice Ravel Fausto Romitelli da “Ascèses”: Le dieu a créé les
Trois poèmes de Stéphane La sabbia del tempo (1991) rêves pour indiquer la route au
Mallarmé (1913) per sei esecutori dormeur dont les yeux sont dans
per voce ed ensemble l’obscurité (Papyrus Insinger)
Yan Maresz (1966) (1967)
Fausto Romitelli Entrelacs (1998) per sei strumenti
Cupio dissolvi (1996) Giacinto Scelsi (1905-1988)
per quattordici esecutori Tetratkys (1959)

Tristan Murail (1947)


Unanswered questions (1995)

Fausto Romitelli (1963-2004)


Dia Nykta (1983)

(Testo a p. 117)
In collaborazione con: In collaborazione con

Teatro alla Scala Accademia Teatro alla Scala

con il sostegno di con il sostegno di

Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo

Nuovi Mecenati (Testi da p. 89)


Fondazione franco-italiana
per la creazione contemporanea

Goethe-Institut Mailand

(Testi da p. 79)

Biglietti € 35/5 Biglietti € 20/13 Ingresso libero


fino ad esaurimento
dei posti disponibili

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TRIPTYCH A TRIBUTE TO FAUSTO ROMITELLI

9 CONCERTO APPROFONDIMENTI E VARIAZIONI 10 CONCERTO


giovedì 13 novembre 2014 - ore 20.30 venerdì 14 novembre 2014 - ore 19 sabato 15 novembre 2014 - ore 20.30
Piccolo Teatro Studio Melato Piccolo Teatro Studio Melato Piccolo Teatro Studio Melato

beyondZero ’roundZero beforeZero

mdi ensemble con Riccardo Nova, RepertorioZero


Paolo Brandi, ingegneria del suono Giovanni Verrando Paolo Brandi, ingegneria del suono
Angelo Linzalata, scenografia e luci e RepertorioZero Angelo Linzalata, scenografia e luci

Fausto Romitelli (1963-2004)


Michaël Levinas (1949) Professor Bad Trip
Trois études pour piano (1992) Lesson I (1998)
per otto esecutori ed elettronica
Étude pour piano seul n. 4
Sixtes et quintets, quartes altérées..., Giovanni Verrando (1965)
Les larmes des sons (2012) Krummholz (2014)
Prima esecuzione in Italia per trio d’archi con e senza corde,
percussione ed elettronica
Étude sur un piano espace (1977) Commissione
Prima esecuzione in Italia Mariuccia Rognoni / Milano Musica
Prima esecuzione assoluta
Fausto Romitelli (1963-2004)
Domeniche alla periferia dell’impero. Realizzazione elettronica presso
per quattro strumenti il CIRM di Nizza (responsabile Studi
Prima domenica (1995-96) Camille Giuglaris)
Seconda domenica: hommage
à Gérard Grisey (2000) Fausto Romitelli
Professor Bad Trip
Emanuele Casale (1974) Lesson II (1998-99)
Questo è un gruppo e pace (2014) per ensemble
per ensemble Riccardo Nova (1960)
Commissione Milano Musica Yagé Howl
Prima esecuzione assoluta per ensemble ed elettronica (2014)
Commissione
Gérard Grisey (1946-1998) Mariuccia Rognoni / Milano Musica
Vortex temporum (1996) Prima esecuzione assoluta
per pianoforte e cinque strumenti
Fausto Romitelli
Professor Bad Trip
Biglietti € 20/13 Lesson III (2000)
per ensemble

ore 21.30
A P P R O F O N D I M E N T O

giovedì 13 novembre 2014 Fine Festival con gli Artisti


ore 18.30

Ascoltare il presente
Tra parole e suoni
Emanuele Casale e
mdi ensemble
raccontano
Questo è un gruppo e pace (2014)

Ingresso libero Ingresso libero Biglietti € 20/13

Produzione
nell’ambito della residenza
In collaborazione con con il sostegno di

2012-2014 di RepertorioZero
e mdi ensemble a Milano Musica
Piccolo Teatro di Milano Fondazione Cariplo

Amici di Milano Musica Ernst von Siemens Musikstiftung

Valle Dell’Acate

(Testi da p. 101) Associazione musicAdesso (Testi da p. 107)

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© Casa Ricordi, per gentile concessione

Ultima pagina della partitura di Dead City Radio. Audiodrome (2003), di Fausto Romitelli.

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L’utopia sonora di Fausto Romitelli

Un rapido arpeggio dei fiati, culminante in un ac- medium, come insegna la principale fonte ispira-
cordo suonato fortissimo anche dal pianoforte. In- trice del film, la teoria di Marshall McLuhan, che
comincia così Audiodrome (2003) di Fausto finisce per sostituirsi al messaggio. Ed ecco allora
Romitelli, quasi un colpo di frusta di raveliana che tutti i processi musicali che in Strauss suona-
memoria. Il segnale introduce una radura sonora: vano ‘naturali’ subiscono un cambiamento sostan-
fra rumori indistinti, gli archi disegnano, scenden- ziale. Nel punto di vista di Romitelli, questa meta-
do in profondità, la citazione del motivo della not- morfosi corrisponde a un monito: se credi di sfug-
te di Eine Alpensinfonie di Richard Strauss, cupo gire al contagio, se pensi di crearti una nicchia
e maestoso. Ma presto il tessuto orchestrale si la- nella quale tutto possa apparirti semplice, integro
scia sorprendere da una risacca: l’apice è ripetuto, e naturale, ti sbagli. Il magma mediatico ha già in-
il motivo ripresentato, questa volta in una versio- vaso il tuo mondo, ha allungato le sue braccia ten-
ne deformata, come attaccato dall’acido. La meta- tacolari e raggiunto gli interstizi della tua vita pri-
morfosi ci presenta una nuova scena, più enigma- vata. E capisci allora che quella tua sorte è il de-
tica e residuale, mentre l’atmosfera continua a ca- stino di tanti altri; che in quel magma, bene o ma-
ricarsi di energia incombente. Abbiamo le, sei costretto a muoverti, tenendo gli occhi
l’impressione di trovarci sotto il giogo di una mas- aperti e anzi acuminando lo sguardo, senza la-
sa gigantesca, il cui momentaneo allentarsi fa in- sciarti distogliere da sterili nostalgie.
travedere oasi allucinate e scomposte. Sullo sfon- All’ascolto, questo apologo o questa ‘lezione’ —
do, suoni che si spezzano in riflessi inarmonici, si non meno sagace e ironica di quelle impartite dal
flettono, si mischiano a rumori, fruscii, disturbi, più noto trittico romitelliano, Professor Bad Trip
larsen, distorsioni che brulicano come segnali in- (1998-2000) — ci appaiono consustanziali a que-
quietanti. sta musica consapevole, fondata sulla messa a
Nell’inconfondibile energia del suo suono altera- punto di un linguaggio personale e al contempo
to, questo brano è un microcosmo che riflette tutti figlia della sua storia, riflesso di una sensibilità che
gli aspetti essenziali dell’opera di Romitelli. A co- è quella del suo (ma in gran parte sicuramente an-
minciare dal più emergente, facile da cogliere an- che del nostro) tempo, abilissima nel mettere in-
che da chi se ne avvicina per la prima volta: tutto sieme il suono orchestrale e quello elettrico, l’hi-fi
sembra sfaldarsi, prendere una brutta piega. È e il lo-fi. In realtà, se ricorreva volentieri alla cita-
musica che induce a confrontarsi con un mondo di zione (musicale, ma anche artistica e letteraria),
visioni, a indovinare una storia. Per affinare le di- Romitelli non si faceva illusioni: nessun passo in-
sposizioni all’ascolto, può essere interessante ri- dietro può offrirci la via di uscita. Né il passato
chiamare quella immaginata dal compositore. La può essere fatto oggetto di un semplice gioco di
scena ha come protagonista un borghese bene- rammemorazione post-moderna, destinato a vuo-
stante la cui esistenza trascorre piuttosto tranquil- tare di senso le sue forme. È vero invece che an-
la e rassicurata (dieci anni fa poteva ancora succe- dare avanti, oggi, significa anzitutto guardarsi at-
dere), che si sintonizza su un canale radiofonico, torno. E in questo compito, come è stato presto
per ascoltare uno dei suoi brani preferiti (da leg- notato dalla critica1, la sua arte eccelle. Sia quan-
gersi anche così: in quella musica ci si ritrova, tro- do richiama il passato, sia quando s’ispira al pre-
va il suo mondo, quello che in certa misura lui è o sente, si dimostra capace di impregnarsene: di as-
ritiene di essere). Qualcosa non funziona: interfe- similare e di metabolizzare i materiali in modo
renze e disturbi cambiano i connotati di quello potente e originale.
che sta ascoltando, come in un contagio virale. È quanto succede, appunto, con la morfologia in-
Non c’è niente da fare, la sua stessa identità ne è tervallare straussiana, che struttura l’inizio di Au-
intaccata. Se pensiamo al film che aveva ispirato diodrome2 e la percorre poi in modo più o meno
la composizione — Videodrome (1983) di David sotterraneo; ma è quanto accade anche, sia pure
Cronenberg, dove le emissioni di un canale televi- con alchimie di volta in volta diverse,
sivo entrano nel mondo reale e contagiano chi le nell’evocazione più indiretta del sound di David
guarda, infiltrandosi nel suo corpo e distruggen- Bowie, all’inizio di L’azur des déserts3, seconda
dolo con inenarrabile violenza — il significato che parte del ciclo Mediterraneo (1992-93); o con il fa-
possiamo trarne è il seguente: fra il mondo natu- ticoso démarrage dell’accordo dei Pink Floyd, in
rale e quello artificiale, fra il corpo e l’interfaccia An Index of metals (2003), in seguito magistral-
telematica, il confine è quanto mai incerto. È il mente punteggiata dagli intermezzi dei Pan Sonic;

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e ancora con la chitarra di Hendrix, in Trash TV ta un’orchestra sia costretta a bloccarsi come un
Trance (2002). Ogni volta il riferimento è scoper- meccanismo inceppato.
to, non c’è bisogno di smascherarlo. Perché il col- Proviamo a richiamare i passaggi che hanno scan-
po di bacchetta avviene poi nella scrittura: la- dito la genesi di questo linguaggio. Dopo gli studi
sciandosi catturare dai vortici temporali e dal gu- al Conservatorio di Milano, nelle sue prime com-
sto per le sonorità sovradimensionate della tech- posizioni — tuttora poco conosciute e che l’attua-
no, navigando in mezzo a un universo che non si le edizione di Milano Musica ha il merito di risco-
potrebbe immaginare più eterogeneo, per non di- prire — Romitelli guarda verso modelli italiani:
re convulso, la penna di Romitelli ne esce a testa l’uso di materiali frammentari, non tematici e in
alta: con l’agilità nella quale si riconosce il frutto genere senza particolare identità, richiama Franco
di una lunga esperienza, forgia masse e volumi, Donatoni (che per un certo periodo costituì la sua
costruisce forme riconoscibili e ben direzionate, principale guida). Questi materiali non sembrano
sublima il suono amplificato e distorto fino a farlo però manifestare il loro senso nell’articolazione,
apparire alla luce di una più profonda intuizione ma sottolineare alcune caratteristiche gestualità
panica. Questa musica attrae l’ascoltatore nelle strumentali (approfondite in alcuni brani per stru-
sue anamorfosi, lo risucchia nelle sue paradossali mento solo o per due esecutori). Questo tratto si
parabole degenerative. coniuga a una spiccata sensibilità per l’esplorazio-
Traendo il meglio — ovvero quanto vi è di più ne di attacchi smorzati, trilli e sonorità al limite
tellurico e incandescente, ma anche di più visio- del registro, che richiama a sua volta Salvatore
nario — da paesaggi sonori che, quindici o venti Sciarrino6.
anni fa, non comunicavano così facilmente come Su queste basi, una prima svolta è ravvisabile in
possono farlo oggi, Romitelli respinge la strate- Nell’alto dei giorni immobili (1990), un brano che
gia del métissage o della contaminazione dei ge- all’orecchio di Donatoni suonava troppo immobi-
neri 4. Il suo vero obiettivo — scandito molto le7, appunto, ma che porta tutte le tracce del fre-
presto5 — è un suono denso di connotazioni sim- sco interesse per le tecniche spettrali: Romitelli
boliche, capace di presentarsi come un omologo assimila l’esempio dei compositori dell’Itinéraire,
del nostro vissuto. L’intuizione che guida la sele- forse soprattutto Grisey, che di lì a poco avrebbe
zione dei materiali di questa utopia sonora è conosciuto, nei soggiorni sempre più frequenti a
semplice (e riflette forse ancora, di là da un sicu- Parigi. Fra le ragioni che lo spingono in questa di-
ro istinto comunicativo, la lettura di McLuhan): rezione, la sintonia con l’idea di perseguire un ri-
il suono elettrico — misto o elettrificato o anche, sultato musicale fondato sulla convergenza di fat-
più generalmente, amplificato — è per noi oggi tori percettivi e concettuali8: in altri termini, un’o-
più ‘naturale’ di quello di un violino o di un vio- pera che, di là dalle secche nelle quali si era insab-
loncello. Si potrebbe obiettare che anche il suo- biato il serialismo, potesse rendere effettivamente
no di un violino non è poi così naturale. Qui udibili i processi che il compositore ha consegnato
però è importante collocarsi nella buona pro- alla scrittura. Ma c’era anche il desiderio di emu-
spettiva, che non è quella di chi fa musica ma lare la forza visionaria di una musica che aveva in-
precisamente di chi la riceve: malgrado tutto, il trapreso una nuova appassionante scoperta della
suono proveniente dagli altoparlanti è divenuto materia sonora, ingrandendo il suo dettaglio,
per noi più comune, risultando anche in molti proiettandolo in una dimensione temporale e sve-
casi più facilmente ‘leggibile’ in termini di ge- lando così dinamiche inaspettate. Un brano come
stualità o di azioni/reazioni corporee (pensiamo La sabbia del tempo (1991) costituisce la prima
al caso emblematico di Hendrix). Questa consta- sintesi originale di questa fase di maturazione, du-
tazione assume un ruolo decisivo nello spingere rante la quale il compositore beneficia, tra l’altro,
Romitelli a tentare una fusione della liuteria del confronto con gli amici compositori di due as-
acustica con quella elettrica ed elettronica; ovve- sociazioni italiane: il gruppo milanese Nuove sin-
ro, più precisamente, a fondare i suoi progetti cronie (pensiamo, fra gli altri, al quotidiano scam-
costruttivi sui procedimenti del rock progressivo bio con Riccardo Nova o Pietro Borradori) e il
e della techno, indissolubilmente associati all’i- triestino Chromas (allora diretto da Giampaolo
dea di amplificazione e manipolazione del se- Coral).
gnale. Accade così che un violoncello finisca per Per comprendere l’ulteriore passo in avanti, nel
esprimersi come una chitarra elettrica, o che tut- corso degli anni Novanta, conviene richiamare il

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fascino che la cultura rock, pop e più generalmen- dell’impero, per esempio, ma anche in Lost, ispi-
te l’underground (principalmente musicale, ma rato dalla lettura di Jim Morrison, si ritrovano
anche artistico e letterario) esercitano sul compo- nelle lezioni del Professor Bad Trip; da quel labo-
sitore. L’influsso si può avvertire già nel conio di ratorio della saturazione che è Trash TV Trance
titoli che fanno allusione all’universo psichedelico deriva il finale di An Index, ecc.). Ma l’aspetto di
(come il giovanile Have your trip, 1989, per arpa, maggiore rilievo è ben udibile: il farsi e il rifarsi di
chitarra e mandolino, o Acid Dreams & Spanish quest’unico, grande work in progress gli consente
Queens, 1994, per ensemble), per lasciarsi testare di mettere a punto un’originale fusione di sono-
poi nell’evocazione di alcune caratteristiche atmo- rità ‘alte’ e ‘basse’, fra l’orchestra di Strauss e la
sfere sonore (come nella già citata seconda parte chitarra di Hendrix, se vogliamo tornare all’esem-
di Mediterraneo), nella tendenza a saturare (visi- pio di partenza.
bile già nel quartetto con elettronica Natura mor- Va osservato che l’idea di lavorare sul suono
ta con fiamme, 1991-92) o nell’uso di gesti stru- ‘sporco’ o alla periferia rumorosa del suono al fi-
mentali molto scoperti (Cupio dissolvi, 1994). La- ne di accentuarne la dinamica interna era nel cuo-
vorando per alcuni anni in questa direzione — e re dello spettralismo: le opere più note di Grisey,
proprio mentre svolge il suo apprendistato nel Murail, Dufourt o Levinas sono in gran parte fon-
cuore dell’accademia musicale europea, il centro date sull’esplorazione dell’universo inarmonico,
parigino dell’IRCAM — Romitelli elabora le conseguente alla rivalorizzazione degli strumenti
qualità specifiche del suo stile, risultato dell’assi- idiofoni: «La tecnologia delle placche — aveva
milazione di procedure o suggestioni sonore che spiegato Dufourt nella parte finale di Musique,
vanno da Ligeti a Lou Reed, da Grisey ai Sonic pouvoir, écriture, un libro che Romitelli aveva let-
Youth, da Scelsi a Brian Eno. I procedimenti del- to con molta attenzione — ha provocato la rina-
la sintesi strumentale integrano materiali che con- scita di forme acustiche instabili, che la liuteria
feriscono a questa musica nuova energia, schiu- classica aveva accuratamente attenuato: transitori
dendo nuovi spazi simbolici. d’attacco e d’estinzione, profili dinamici in costan-
È sicuramente difficile, senza avere la partitura te evoluzione, rumori, suoni complessi di massa,
sotto il naso, rendersi conto della complessità che suoni multifonici, granulosità, risonanze, ecc. Tut-
caratterizza le maggiori costruzioni romitelliane: ti questi procedimenti fluidi e fluttuanti erano già
quel suo modo sottile di perseguire l’imbricazione stati scartati, o comunque mantenuti allo stato re-
di piani sonori distanti, nel progressivo perfezio- siduale, perché si muovevano in direzione del di-
namento di strategie tentate e ritentate senza so- sordine. Adesso si collocano al centro della crea-
sta (idee sviluppate nelle Domeniche alla periferia zione musicale»9.
Archivio Ictus Ensemble

Fausto Romitelli (Aprile 2000, Bruxelles).


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Questa riscoperta induce Romitelli a tentare una Quanto all’elettronica vera e propria, appare fon-
démarche originale, fondata sull’idea di saturare data sull’utilizzo di semplici generatori di frequen-
le morfologie spettrali e renderle così sintomati- ze (come in La sabbia del tempo) o di rumore, tal-
che di una percezione alterata. L’intuizione è fon- volta sul campionamento (come nei suoni usati in
damentale e per rendersene conto basti confron- An Index), sull’elaborazione di specifici pa-
tare il finale di Saturne, il capolavoro di Dufourt, tchwork (Natura morta con fiamme) o sull’impor-
in particolare il disteso respiro di quelli che posso- tazione di materiali derivati dall’univer-so delle
no apparire come dei resti rappresi di un suono musiche attuali.
che ha superato il suo apice, con il finale di Pro- Le opere più conosciute di Romitelli insistono su
fessor Bad Trip, Lesson II: la situazione dinamica questa idea, facendo ampio uso non solo delle so-
appare simile, ma è come se l’immagine cambias- norità, ma dei gesti strumentali del rock progressi-
se colore, sotto l’effetto di un abbaglio o di una vo, compresi quelli fondati sull’uso di pedali, infil-
solarizzazione. Il suono di Romitelli è più ibrido, trando un po’ dappertutto effetti di loop, satura-
esausto o, con una parola che ripeteva molto spes- zione e distorsione, applicati allo strumentario
so, allucinato. Si dirà che il risultato è dovuto al- classico (come nelle cadenze del violoncello, in
l’impiego di strumenti elettrici: può darsi, ma se Professor Bad Trip), ma anche originali superfici
vogliamo avere una prova di quanto profonda metalliche e rugosità derivate dall’impiego di stru-
fosse quella tendenza, possiamo rivolgerci anche a menti ‘poveri’ (kazoo, armonica a bocca, guitar
lavori interamente acustici. Si confronti per esem- pitch pipe), frusci o anamorfosi prodotte sempli-
pio il carosello di figure immobili che Dufourt cemente con la voce (Domeniche alla periferia
mette in opera in un brano visionario per percus- dell’impero. Seconda domenica) o con il fischio
sioni come Plus Oultre (1990), lavorando sulle ri- (Cupio dissolvi o Professor Bad Trip III). L’im-
sonanze metalliche, ordinandole in sintesi stru- piego di brevi figure — cellule di seconda minore
mentali e textures quasi corali, e il più psichedelico o minuscoli profili segnati da una caratteristica
Golfi d’ombra (1993), puntellato di saturazioni e frenesia10 — si accompagna a una strategia di de-
di flessioni anamorfiche: è come se gli oggetti so- grado dei materiali, senza mai rinunciare alla
nori ci apparissero in una nuova luce, nel punto di sporgenza di alcune caratteristiche gestualità stru-
vista di una percezione alterata. mentali (come gli immancabili glissati lungo la ta-
Il rapporto di questa musica con l’elettronica e stiera della chitarra elettrica distorta, ma anche
l’informatica merita forse un chiarimento. Uscito del violino o del violoncello).
dai laboratori dell’IRCAM, Romitelli era consa- Mentre condivide con Grisey la volontà di ampli-
pevole del fatto che si tratta di un rapporto neces- ficare i transitori d’attacco proiettandoli in una
sario, una sorta di seconda pelle per il composito- dimensione temporale, Romitelli accentua, ali-
re, e ammirava i colleghi e amici capaci di creare mentandosi di suggestioni letterarie (Henri Mi-
manipolando algoritmi. In quella pelle però non si chaux, Georges Bataille, Emil Cioran), artistiche
sentiva a suo agio, non avendo mai avuto la pa- (Francis Bacon, Gianluca Lerici) e musicali (Gia-
zienza di domare completamente un computer. cinto Scelsi, Jean Barraqué, ma anche di Michaël
Ora, come accade tipicamente nei temperamenti Levinas) l’analisi di situazioni limite della perce-
geniali, il difetto si trasforma in virtù. La soluzio- zione, segnate non solo dalla volontà di ap-
ne che Ligeti aveva trovato per mettere a frutto profondire le microstrutture del suono, ma da
gli anni di apprendistato a Colonia, e che Grisey una ostentata violenza inflitta all’immagine natu-
aveva posto a fondamento della sua scrittura di rale e da un forte impatto emotivo. Il distacco
sintesi, diventa anche la base del suo savoir faire: dalla semplice seduzione sonora, ovvero da quel-
usare gli strumenti come generatori di frequenza, lo che, nelle conversazioni con gli amici e con i
costruire sculture sonore che vengono plasmate o colleghi definiva stizzosamente il ‘joli son’, era
rimodellate in funzione di un divenire sonoro che motivato dalla volontà di non mettere mai la sua
tiene presente fattori come la densità, la granulo- creazione al servizio delle invasive tecniche di
sità, la brillantezza, l’instabilità dinamica. Il para- persuasione del mercato globale. Se c’è un peri-
digma elettronico viene così generosamente ‘rein- colo che questa musica intende evitare, è quello
carnato’ nella sintesi strumentale (la musica per il dell’omologazione o, nei suoi termini, della ‘mac-
film Lichtspiel, schwarz-weiß-grau di László donaldizzazione dell’ascolto’11.
Moholy-Nagy, 1997, è un esempio eloquente). Ma sarebbe sbagliato ricondurre la sua volontà di

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valorizzare il suono sporco a quest’unico motivo, 1
Cfr. Pierre Gervasoni, « Des compositeurs curieux du mon-
che in fin dei conti potremmo definire, con i fran- de», Le Monde, 17 novembre 2001, p. 31.
2
Il musicologo vi troverà un divertente gioco di scatole cinesi:
cofortesi, di critica sociale. Lo si avverte chiara- ingrandendo il dettaglio, quel primo accordo contiene sulla
mente all’ascolto: l’esplorazione di questi territori verticale la morfologia d’intervalli sulla quale sarà poi disegna-
è mossa da una schietta forma di desiderio. Pro- to il motivo straussiano e, in un certo modo, l’intero brano. Si
prio in quanto non ancora consumato dalle retori- veda il puntuale confronto della partitura con il suo archetipo
straussiano svolto in due approfonditi saggi di prossima pub-
che culturali, il suono violento, solarizzato, defor- blicazione: Pierluca Lanzilotta, Azzoppare il tactus, mixare con
mato o granuloso assume, grazie alla sua instabi- il rumore: Audiodrome e gli ultimi progetti compositivi di Fau-
lità e al contesto nel quale viene inserito, il potere sto Romitelli, in Alessandro Arbo (a cura di), Oltre le periferie
di aprire la nostra immaginazione. Opera totale, dell’impero. Omaggio a Fausto Romitelli, Torino, Trauben, in
corso di stampa, e Luigi Manfrin, Répétition et déformation
altamente sinergica nel rendere incandescenti la chez Fausto Romitelli. Notes sur Dead City Radio: Audiodro-
parola, il suono e l’immagine, An Index of Metals me, in Alessandro Arbo (a cura di), Anamorphoses: Études
rappresenta il culmine di questo progetto, mo- sur l’œuvre de Fausto Romitelli, Paris, Hermann, in corso di
strandoci che l’idea di perseguire il degrado è an- pubblicazione. Per un’efficace introduzione si veda la nota di
sala che Paolo Petazzi dedica a questo lavoro in questo stesso
che l’idea di portare i nostri sensi al confine fra al-
volume.
lucinazione e realtà. 3
Pensiamo in particolare a Sense of doubt, nell’album Heroes
Nata da uno sguardo disincantato sull’universo (1977), associato alle immagini del film drammatico di Uli
mediatico che ci circonda, permeata da un biso- Edel, Christiane F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino (1981).
gno di attaccare le capillari forme di omologazio-
4
Eric Denut, Fausto Romitelli, Produire un écart, in Eric De-
nut, Musiques actuelles, musique savante, Paris, L’Harmattan,
ne che lo attraversano, la musica di Romitelli ha 2001; versione italiana rivista dal compositore, Produrre uno
poche probabilità di trasformarsi in un prodotto scarto: low-fi e scrittura in Arbo, Il corpo elettrico, cit. p. 86.
artistico di largo consumo. Nondimeno, nei dieci 5
Cfr. le premesse teoriche che Romitelli aveva elaborato in un
anni che ci separano dalla sua scomparsa, la sua saggio del 1993 dal titolo «Résonances» (ripubbl. in Alessan-
dro Arbo, a cura di, Le corps électrique. Voyage dans le son de
fama — che oggi varca i confini europei — non ha Fausto Romitelli, Paris, L’Harmattan, 2005, pp. 127-129). So-
smesso di crescere. Fra le ragioni di questa diffu- steneva in particolare (p. 129): «L’oggetto musicale deve risuo-
sione, ce n’è una che gli sarebbe sicuramente pia- nare. Dev’essere colto nella sua qualità di enigma, di allusione;
ciuto constatare: bene o male, quel graffito sono- deve tessere (tramare) una rete di corrispondenze segrete con
il nostro vissuto».
ro intriso di linee e colori sovraesposti, è una son- 6
Questo riferimento rimane sicuramente visibile anche nelle
da capace di penetrare in profondità il nostro vis- composizioni più mature, come osserva Michele Palozzo in
suto. Se quello che ci fa vedere non è sempre una recensione del CD Anamorphosis apparsa su Ondarock,
confortante, il modo in cui ce lo fa vedere, quanto 2012 (Internet : http://www.ondarock.it/recensioni/2012_
mai sincero nel dare voce a squilibri, latenze o ec- faustoromitelli_anamorphosis.htm).
7
È l’impressione che aveva espresso nel corso di un incontro
cessi del sentire, è autentica poesia. con i suoi allievi a Gorizia del quale avevo sinteticamente reso
Alessandro Arbo conto in « “Nuove Sincronie” e Franco Donatoni a Gorizia »,
Nuova rivista musicale italiana, 2 avril-juin, 1991, pp. 326-327.
8
Aveva scritto Grisey in un saggio programmatico che all’epo-
ca Romitelli amava citare: «Notre principal apport consiste en
la liquidation des catégories figées au profit de la Synthèse et
de l’Interaction d’une part, et en l’approche d’une adéquation
optimale entre le Conceptuel et le Perceptuel d’autre part»,
Gérard Grisey, La musique : le devenir des sons (1982), in Id.,
Écrits ou l’invention de la musique spectrale, a cura di Guy Le-
long, con la collaborazione di Anne-Marie Réby, Paris, MF,
2008, p. 45.
9
Hugues Dufourt, Musique, pouvoir, écriture, Paris, Christian
Bourgois, 1991; Musica, potere, scrittura, trad. it. di Ettore Na-
poli, Milano/Lucca, Ricordi/LIM, 1997, p. 311.
10
Come ha scritto Marco Mazzolini (Lesson IV : bad trip intor-
no allo stile, in Arbo, Il corpo elettrico, cit. p. 53), «le figure di
questa musica appaiono all’ascolto costantemente percorse da
una pronunciata agitazione nervosa, e da una allusività irre-
quieta e barocca, ai limiti della schizofrenia».
11
Eric Denut, Fausto Romitelli, Produrre uno scarto, cit., p. 87.

29
An Index of Metals, immagine di Paolo Pachini e Leonardo Romoli.

30
Inaugurazione Alcatraz 1
giovedì 9 ottobre 2014
ore 20.30

Ictus Ensemble Fausto Romitelli (1963-2004)


An Index of Metals
Georges-Elie Octors, direttore Video-opera per soprano, ensemble,
Donatienne Michel-Dansac, soprano elettronica e multiproiezione (2003) 55’
Testi di Kenka Lekovich.
Immagini di Paolo Pachini
e Leonardo Romoli
Intermezzi elettronici dei Pan Sonic

ore 22

Sincronie SINCRONIE presents


Otolab An Electronic Tribute to Fausto Romitelli
Mika Vainio
Massimiliano Viel (1964)
Cluster (per Demetrio Stratos)
per suoni elettronici e video (2009-2014) 20’

Otolab
Dystopia (2014) 40’
Prima esecuzione assoluta

Mika Vainio (1963)


Waveform Index 40’
visuals Otolab

con il sostegno di

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

31
Fausto Romitelli, Massimiliano Viel, Otolab, Mika Vainio

Fausto Romitelli, An Index of Metals (2003) altra opera precedente, dominata da una nuova
specie di ‘continuo’ costituito dal trio basso-chi-
La ‘video-opera’ An Index of Metals è l’ultima tarra-tastiere. Il lavoro è organizzato in Songs se-
composizione scritta da Fausto Romitelli: la ter- parati da intermezzi elettronici mutuati dal grup-
minò nell’autunno del 2003, poche settimane pri- po finlandese di techno sperimentale Pan Sonic. Il
ma della prima esecuzione e poco meno di un an- richiamo sorprendentemente ostinato della tonica
no prima di morire. Aveva presentito che sarebbe Re lungo tutta l’opera, a volte con un colore bru-
stata la sua ultima opera? Il pudore ci vieta di af- talmente hard rock dal quale Romitelli si era te-
frontare l’interrogativo così apertamente. Pure, nuto sino ad allora a distanza, testimonia un defi-
Alessandro Arbo, uno dei musicologi più vicini nitivo disprezzo per ogni questione di ‘buon gu-
all’opera romitelliana, ha provato con discrezione sto’, e l’assunzione delle espressioni sonore più
ad accostarsi a questo tabù, sollevando, a proposi- violente del suo tempo.
to di An Index of Metals, l’affascinante questione Ma bisogna ammetterlo: i tre schermi ben allinea-
dell’‘ultima opera’ come gesto singolare e para- ti, la scrittura omoritmica dei legni, le linee vocali
dossale, ad un tempo innovativo e melanconico1. inaccessibili a una cantante che sia priva di forma-
Abitata dall’urgenza di realizzare l’incompiuto, zione classica, il mixaggio raffinato che un’orche-
sgombra da inibizioni – ma del pari ossessionata strazione preziosa impone… tutta l’opera esige un
dal bisogno di ricapitolare il passato e segnata dal- ascolto da concerto ed una concentrazione da me-
le stigmate della fatica –, accade che l’ultima ope- lomani che allontanano incontestabilmente An
ra di un artista dia «la sensazione di non essere né Index of Metals dalle pratiche di ascolto immersi-
al suo posto né nel suo tempo», come scriveva ve e dalla ridefinizione della musica come puro
Edward Said2. Il suo gesto spezzato rappresenta processo vibratorio, divenuta corrente nel conte-
perciò, per coloro che restano, un enigma del tut- sto della noise, e pure suggerita dalla nota di pro-
to particolare, forse più inquietante delle opere gramma.
della giovinezza, così prese dall’ottimistico deside-
rio di vedersela col mondo. Di che cosa ci parla An Index of Metals? Questo
interrogativo apre una lacerazione ancor più sor-
La curiosa definizione di questo lavoro, ‘video prendente. Il titolo scelto dal compositore e i vi-
opera’, nella misura in cui non corrisponde in al- deo di Paolo Pachini richiamano un’energica glo-
cun modo ai canoni elementari di un’opera, anche rificazione del mondo materiale. Evocano lo spiri-
da un punto di vista ‘modernista’, è il primo sinto- to delle sperimentazioni futuriste degli anni Dieci:
mo di un lavoro dalla collocazione incerta. Que- una ‘sinfonia di metalli’, si potrebbe dire, un’orgia
sto termine ibrido è nato molto tardi nel processo sinestesica di suoni e luci. I bei versi del libretto
creativo, a sostituire il sottotitolo inizialmente commissionato a Kenka Lekovich, invece, non
scelto da Romitelli per definire il suo progetto: corrispondono per nulla a questo dinamismo edo-
‘rave party’. La nota di programma iniziale, in se- nistico. La scrittrice vi dispiega piuttosto una lun-
guito pesantemente corretta, testimoniava di ga meditazione che muove da una tela di pop art
un’esaltazione particolarmente provocatoria. Vi si dipinta nel 1963 da Roy Lichtenstein, Drowning
poteva leggere la seguente parola d’ordine: Girl, raffigurante una giovane donna in lacrime
«Ascoltare in modo emotivo per immergersi in mentre sta annegando: una torbida immersione in
una situazione di semi-pericolo, prossimi alla vio- acque profonde alla quale la musica di Romitelli
lazione dell’integrità fisica». Si apprendeva che sceglie deliberatamente di identificarsi. Tutta la
l’opera doveva realizzarsi «in una zona autonoma testura musicale, in effetti, è abitata dal figurali-
ed ermeticamente isolata dello spazio-tempo che smo della caduta. Il geniale attacco dell’opera dà
ci circonda, in cui si celebra il rito iniziatico di im- il tono: il campione di un brano dei Pink Floyd
mersione», e che l’ascoltatore sarebbe stato vio- viene interrotto dopo alcuni secondi dalla mano
lentato dalla «deriva costante verso le densità più di un invisibile DJ, creando un glissando verso il
insostenibili». grave che porta al completo arresto del suono (è
Chi ascolta potrà giudicare: lo scarto fra il proget- solo all’inizio, e già fallisce). Questo prosegue con
to e la sua realizzazione è enorme. Certo, l’iniziale la prima Song, accompagnata per tutta la sua du-
dismisura non è abbandonata: l’orchestrazione è rata da un lungo glissando elettronico, ombra sini-
bruciante e più intensamente elettrica che in ogni stra e testarda che tinge le armonie dell’organo

32
An Index of Metals, immagine di Paolo Pachini e Leonardo Romoli.

Hammond di un lento riverbero declinante3. E «L’atto meglio riuscito è l’atto mancato», scriveva
non smetterà più: l’intera opera valorizza le frasi Jacques Lacan. Tentando di infrangere tutte le
che cadono e le spirali armoniche discendenti. È convenzioni del concerto, Romitelli ha creato una
un caso raro, forse unico, che un’opera musicale musica da concerto tra le più pure. Lui che inten-
abbia manifestato una simile ossessione della Ca- deva cantare la turbolenza della vita materiale,
duta. finì per siglare un requiem impietoso che instan-
cabilmente dice la caduta di tutte le cose. «Né al
La coda dell’opera, nient’altro che un’amplifica- suo posto né nel suo tempo», scisso fra eroismo
zione del celebre solo per chitarra elettrica com- ed esaurimento, An Index of Metals recava chiari
posto da Romitelli nel 2002, Trash TV Trance, è tutti i segni distintivi dell’‘ultima opera’ secondo
occasione per uno sconvolgente colpo di scena: Edward Said. E tale fu, per nostra inconsolabile
musica e video si assestano di colpo in una vertigi- tristezza.
ne rabbiosa. Sono le ultime battute scritte dal
compositore, sorta di Dies irae materialista di spi- Jean-Luc Plouvier
rito propriamente atroce – mentre il video di Pao-
lo Pachini mette in scena un vortice di spazzatura
multicolore presa in un inceneritore di rifiuti, co-
me a parodiare il testo della Genesi: «poiché sei
spazzatura e tornerai spazzatura».

1
Alessandro Arbo: «Journal d’un très mauvais, sublime voyage
dans la matière. Sur An Index of Metals de Fausto Romitelli»
in Œuvre ultime, Strasbourg, 2005.
2
Edward Said: «Du style tardif», Actes Sud, Paris, 2012.
3
La realizzazione dell’elettronica si deve a Paolo Pachini, la
cui importanza nell’elaborazione dell’opera è decisiva.

33
An Electronic Tribute to Fausto Romitelli re attenzione ai nessi sinestetici, che quelle della
Massimiliano Viel, Otolab, Mika Vainio controcultura, come nelle pratiche di autocostru-
zione di propri strumenti audiovisivi, e della dance,
Sincronie celebra la memoria del suo co-fondato- senza allontanarsi da un rigore progettuale che ben
re, il compositore Fausto Romitelli, attraverso tre si inserisce nel pensiero minimalista.
direzioni che si dipartono dalle istanze presentate
in An Index of Metals. Dopo la proposta audiovisiva di Otolab, sviluppa-
Innanzitutto il lavoro di Massimiliano Viel Cluster ta appositamente per questo tributo a Fausto Ro-
(per Demetrio Stratos) porta avanti l’elemento mitelli, è la volta di Mika Vainio, musicista finlan-
della vocalità inserendolo nel continuo tra acusti- dese e co-fondatore di quei Pan Sonic il cui suono
co ed elettronico, come espressione di un’umanità “glitch” viene esplicitamente citato nei campioni
riconoscibile e trasfigurata, che Demetrio Stratos, sonori utilizzati in An Index of Metals. La musica
vocalist e cantante degli Area, attraverso la sua di Vainio si sviluppa a partire dall’estetica dell’in-
voce versatile e sorprendente ha ben saputo incar- dustrial rock inserendosi nel cambio di paradigma
nare. che sulla soglia degli anni Novanta porterà la mu-
sica techno, concepita per i rave, a diventare musi-
La progettualità compositiva radicata nella tradi- ca da ascolto, fruibile in concerto come nell’inti-
zione classica del primo brano cede poi il posto alla mità del proprio salotto. Senza però rinunciare a
ricerca performativa di Otolab e a una dialettica un primitivismo monumentale e tutto tecnologico,
tra immagine e suono che Romitelli nel 2003 aveva dove infrasuoni potenti si scontrano con i rumori
appena iniziato ad affrontare. Questo collettivo mi- taglienti prodotti da circuiti spesso autocostruiti,
lanese, che il compositore goriziano ha fatto in che evocano le sonorità neglette di circuiti malfun-
tempo a conoscere e stimare, nasce nel 2002 per zionanti (i cosiddetti “glitch”) o vengono spinti al
dedicarsi all’esplorazione di tecniche e linguaggi di là del suono educato dell’elettronica main-
dell’interazione audiovisiva nel segno della condi- stream. Vainio ci presenta il suo live Waveform In-
visione dei saperi. Otolab fa dunque proprie sia le dex con il supporto dei visuals di Otolab.
tematiche della ricerca artistica, con una particola- Massimiliano Viel

Massimiliano Viel

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Kenka Lekovich for Fausto Romitelli Kenka Lekovich per Fausto Romitelli
Metalsushi Sushi metallico
3 songs for An Index of Metals 3 canzoni per Un indice di metalli

(Il testo di Kenka Lekovich è riprodotto in lingua originale con una traduzione che, sebbene dovuta alla
cortesia dell’autrice stessa, va intesa semplicemente in funzione didascalica, come aiuto alla comprensione del
testo cantato).

Hellucination 1 Allucinazione infernale 1


(Drowningirl)* (Ragazza che annega)*

1. 1.
Shining growing Splendendo crescendo
melting drowning fondendo annegando
into an iron in un’onda
bluegrey wave di ferro blugrigio
a pillowing wave un’onda-cuscino
breaking over her head si infrange sopra la testa di lei
sudden extreme honeymooners improvvisi estremi lunadimielisti
literally drowning in emotions letteralmente annegando nelle emozioni

2. 2.
She suddenly fell All’improvviso cadde
in a metal-miso** hell in un inferno di metallico miso**
a loop of seaweed soup un loop, ciclo infinito, di zuppa di erbe di mare
pieces of milky broken glass frammenti di latteo vetro frantumato
leaves of red copper rust foglie di ruggine rosso rame
industrial noisy dust frastornante polvere industriale

3. 3.
She don’t care Non ci bada lei
she won’t call Brad for help non chiamerà Brad in aiuto
she would rather give up too soon piuttosto si arrenderà anzitempo
she will drown and sink in a spoon piuttosto affogherà, affonderà in un cucchiaio

SHE’D RATHER SINK IN HER NAIL ENAMEL Piuttosto affonderà nel suo smalto per unghie
SHE’D RATHER SINK IN HER LONGLASTING piuttosto affonderà nel suo smalto per unghie (di)
NAIL ENAMEL lunga durata
INOXIDIZABLE STAINLESS EXPRESS espresso di inossidabile acciaio

* Ispirato alla Drowning Girl (1963) di Roy Lichtenstein.


** Miso: zuppa giapponese

35
Hellucination 2 Allucinazione infernale 2
(Risingirl) (Ragazza che sorge)

1.
Murder by guitar, Assassino con la chitarra,
nickel you are nickel sei
but when I pierce and fix ma quando perforo e corrompo
your smile il tuo sorriso
to dive in and dive per scagliarmi dentro scagliarmi
you rise on and rise tu sorgi e sorgi
infected by noise contaminata dal rumore

2. 2.
A brown lust for life, Una bruna voluttà di vita,
rust you are ruggine sei
but when I collapse into ma quando precipito
your eyes nei tuoi occhi
to dive in and dive per scagliarmi dentro scagliarmi
you rise on and rise tu sorgi e sorgi
corroded by noise corrosa dal rumore

3. 3.
Black Iron Prison, Nera Prigione di Ferro,
chrome you are cromo sei
but when I crash into ma quando mi schianto
your bones nelle tue ossa
to dive in and dive per scagliarmi dentro scagliarmi
you rise on and rise tu sorgi e sorgi
corrupted by noise corrotta dal rumore

4. 4.
The basement is done Il basamento è fatto
lithium you are litio sei
but when I hit and shot ma quando percuoto e carico
your soul la tua anima
to dive in and dive per scagliarmi dentro scagliarmi
you rise on and rise tu sorgi e sorgi
crucified by noise crocifissa dal rumore

36
Hellucination 3 Allucinazione infernale 3
(Earpiercingbells) (Campane trapanaorecchie)

BEDRIDDEN (TO) Legata-al-letto (di)


DUMBFOUND frastornate
NOISEDIN – assordante fracasso –
EARPIERCING BELLS campane trapanaorecchie
HELLPHONES auricolari infernali
METAL SHELLS conchiglie di metalli

Steel thrust sucking space*** Urto d’acciaio che succhia lo spazio***

corrupting corrompendo
infecting infettando
transfixing trafiggendo
collapsing crollando
empoison avvelenare
imprison imprigionare
enchain incatenare
incinerate incenerire
lacerate lacerare
perforate perforare
intoxicate intossicare
demolishing demolendo
squashing spiaccicando
crashing sfasciando
corrode corrodere
pierce piercingare
hole bucare
bore trapanare
drown affogare
nail inchiodare
rent squarciare
break spaccare
cut tranciare
shoot sparare
strike colpire
hit percuotere
crucify the heartbeat crocifiggere il battito del cuore

*** da Jim Morrison

37
Georges-Elie Octors Donatienne Michel-Dansac

Georges-Elie Octors ha studiato Donatienne Michel-Dansac ha Manoury, Bedrossian, Lanza,


alla Royal Academy di Bruxelles. iniziato gli studi musicali di violino Romitelli, Cattaneo) e ha lavorato
Si è esibito come solista con e pianoforte al Conservatoire per più di vent’anni con Georges
l’Orchestra Nazionale del Belgio, Régional de Nantes prima di Aperghis. Donatienne Michel-
dal 1970 è stato membro entrare all’Opéra all’età di dieci Dansac esegue sia musica barocca
dell’ensemble Musique Nouvelle anni. Ha ricevuto un premio di sia musica classica, e si esibisce con
(Liegi), e direttore di questo canto al Conservatoire National Vincent Leterme; ha cantato in film
ensemble dal 1976 al 1991. Ha Supérieur de Musique de Paris. e documentari, ed è stata invitata a
diretto numerose orchestre All’età di ventun’anni ha eseguito tenere lezioni in numerosi musei e
sinfoniche, ensemble di musica da Laborintus II di Luciano Berio fondazioni d’arte contemporanea.
camera e di musica contemporanea sotto la direzione di Pierre Boulez. Ha cantato Knoxville di Samuel
in Belgio e all’estero. Grazie alla Questo memorabile incontro ha Barber e canterà Le Marteau sans
sua esperienza nel dirigere le determinato la sua passione per il maître di Pierre Boulez nel 2015
composizioni moderne, è stato repertorio contemporaneo. sotto la direzione di François-
invitato all’Accademia Teatro alla Ha partecipato a svariate prime Xavier Roth. Insegna in Francia e
Scala di Milano. mondiali (lavori di Leroux, all’estero.
Ha fondato un corso di musica
dedicato ai giovani ballerini di
Performing arts e Training Studios
(PARTS/ROSAS) e ha insegnato al
Conservatorio Reale di Bruxelles.
Fino al 2012 è stato responsabile
per la “Formation aux Langages
Contemporains” al Royal
Conservatory di Liegi, e di Musica
da camera alla Escuela Superior de
Música de Catalunya (Barcellona).
Georges-Elie Octors ha diretto
numerose prime assolute di
Aperghis, Boesmans, De Mey,
Francesconi, Harvey, Hosokawa,
Jarrell, Levinas, Pousseur,
Romitelli, Saariaho, Wood.
È stato invitato da molti dei più

Foto © Jean Radel


importanti festival internazionali di
musica contemporanea, ed è stato
Responsabile musicale per

Donatienne Michel-Dansac
numerose registrazioni.
Dal 1996 è Direttore Musicale di
Ictus Ensemble (Bruxelles).
Archivio Ictus Ensemble

Georges-Elie Octors (Aprile 2000, Bruxelles).

38
Ictus Ensemble

Ictus è un ensemble di musica Bruxelles, Vienna, Gand, Romitelli hanno contribuito a


contemporanea con sede a Darmstadt, Amburgo, consolidare la fama internazionale
Bruxelles. Fondato dalla Comunità Lussemburgo). postuma del compositore. Inoltre,
Fiamminga del Belgio, e formato Ictus ogni anno unisce le sue forze tra le registrazioni: lavori di Levinas,
“on the road” dal coreografo con Bozar e il Kaaitheater per Berio con Mike Patton, Fafchamps,
fiammingo Wim Vandekeybus, dal condividere una stagione per il Harvey. Con Oscar Bianchi e i Neue
1994 condivide gli spazi con la pubblico di Bruxelles. Le esecuzioni Vocalsolisten Stuttgart, Ictus ha
compagnia di danza ROSAS che, sono caratterizzate dalla inaugurato una collana musicale
guidata da Anne Teresa De sperimentazione di nuovi disponibile on line.
Keersmaeker, è stata sovente programmi per un pubblico non Ictus si è esibito nella maggior parte
accompagnata da Ictus. Scopo specialistico con vasti interessi delle sale da concerto e dei festival
attuale della loro collaborazione è culturali ed entusiasmo per la danza, più prestigiosi (Musica di
quello di affrontare uno dei il teatro e la musica. Dal 2004 Strasburgo, Witten, Brooklyn
capolavori di Gérard Grisey, l’ensemble è in residence anche Academy of Music, Festival
Vortex Temporum. all’Opéra de Lille; in tale ambito, a d’Automne a Parigi, Ars Musica,
Ictus è un gruppo permanente di integrazione delle attività consolidate Royaumont, Milano Musica, Wien
circa 20 musicisti. È regolarmente (concerti a tema specifico e attività Modern).
presente fra loro un ingegnere del educative), l’ensemble vanta una
suono, come lo sono i vari produzione teatrale pressoché
strumentisti – segno del grande annuale. Si ricordano Avis de
passaggio che gli ensemble stanno Tempête di Georges Aperghis Michael Schmid, flauto
compiendo verso lo status di (2004), o La Métamorphose di Dirk Descheemaeker, clarinetto
“orchestra elettrica” mista. Al centro Michaël Levinas (2011). Tom Pauwels, chitarra elettrica
del loro interesse attuale sono i Ictus ha inoltre una partnership con Jean-Luc Plouvier, pianoforte e
format e i sistemi d’ascolto: mini o la Scuola d’Arte di Gand per un tastiere
maxi concerti, programmi misteriosi Advanced Master Kristien Ceuppens, oboe
(i “Blind Dates” di Gand), concerti sull’interpretazione della musica Alain Pire, trombone
commentati, concerti in cui il contemporanea. Un altro punto di Igor Semenoff, violino
pubblico è libero di muoversi eccellenza sono le registrazioni. Aurélie Entringer, viola
attorno al palcoscenico (gli eventi Circa 20 titoli sono pubblicati per la François Deppe, violoncello
speciali Liquid Room già presentati maggior parte da Cyprès. Due CD Géry Cambier, basso elettrico
– o programmati a breve – a dedicati alla produzione di Fausto Paul Hübner, tromba

Ictus Ensemble

39
Sincronie Otolab

Sincronie nasce da un nucleo di Otolab nasce nel 2001 a Milano da quali vengono utilizzati linguaggi
musicisti, riunitosi nel 2003 per un gruppo di affinità che vede che vanno dall’elettronica
elaborare un progetto attraverso cui musicisti, dj, vj, videoartisti, sperimentale alla techno, dal dub
sviluppare la propria idea della videomaker, web designer, grafici e alle sonorità industriali, sempre alla
musica e più in generale architetti unirsi nell’affrontare un ricerca di un rapporto simbiotico
dell’esperienza estetica. percorso comune nell’ambito della con l’immagine e il video.
Nel corso degli anni, il progetto musica elettronica e della ricerca Otolab è un’associazione culturale
Sincronie si è sviluppato attraverso audiovisiva. I progetti vengono che produce live media, progetti
l’organizzazione di eventi e sviluppati attraverso il lavoro di audio e audiovisivi, installazioni,
concorsi, la formazione all’ascolto laboratorio, i seminari e le live seminari e workshop. In questi
con incontri e laboratori e la performance, secondo principi di anni, sono stati ospitati in festival,
produzione discografica. mutuo confronto e sostegno, di manifestazioni culturali, musei e
L’attenzione verso la percezione libera circolazione dei saperi e di gallerie nazionali e internazionali e
nella sua totalità, l’uso della sperimentazione. hanno collaborato alla
tecnologia per il coinvolgimento La produzione si compone di realizzazione di iniziative culturali
nell'opera musicale, il contatto con progetti collettivi e individuali per i autogestite.
la vastità di linguaggi ed esperienze
della cultura contemporanea,
insieme alla tensione verso una
totale autonomia di pensiero: questi
sono alcuni degli elementi che
individuano l’attività di Sincronie e
che ne hanno mosso i componenti a
fondare un gruppo al di là dei
singoli percorsi artistici
internazionali, per ideare eventi
coerenti con la propria sensibilità.

Otolab

Sincronie

40
Mika Vainio

Mika Vainio, che attualmente abita a per il loro calore e per la loro ruvidità.
Berlino, è stato con Ilpo Väisänen Sia in lavori astratti per percussioni
uno dei componenti del duo sia per minimal avant-techno, Vainio
elettronico minimal finlandese Pan ha creato sempre suoni unici, fisici.
Sonic. Prima di iniziare come Pan Ha registrato per etichette quali
Sonic nei primi anni Novanta, Mika Mego, Touch, Wavetrap e Sähkö, e
Vainio ha suonato elettronica e ha collaborato, fra gli altri, con Alan
percussioni nell’ambito della prima Vega (Suicide), Keiji Haino, Chicks
scena industriale e fonica finlandese on Speed, John Duncan, Bruce
degli anni Ottanta. Gilbert e Stephen O’Malley.
Le sue composizioni solistiche, sotto Dal 2009 Mika Vainio contribuisce
il proprio nome e sotto altri con le proprie musiche ai quadri
pseudonimi come Ø, si distinguono coreografici di Cindy van Acker.

Foto © Joséphine Michel

Mika Vainio

41
42
Armando Gentilucci

Foto © Archivio Storico Ricordi


Auditorium di Milano 2
venerdì 10 ottobre 2014, ore 20
domenica 12 ottobre 2014, ore 16

Orchestra Sinfonica di Milano Armando Gentilucci


Giuseppe Verdi (1939-1989)
Frammenti sinfonici da Moby Dick
Gaetano d’Espinosa, direttore per orchestra (1986-1988) 25’
La partenza della nave
Notturno
Nei mari della vita
Il tifone
La dolcezza del riposo avvolge la balena
I gorghi, i gorghi
Finale
Approfondimento
Fausto Romitelli (1963-2004)
10 ottobre, ore 18.30 Meridiana
Incontro con per orchestra (1989-1990) 16’
Gaetano d’Espinosa e Enrico Girardi Prima esecuzione assoluta

Johannes Brahms (1833-1897)


Sinfonia n. 4 in mi minore
op. 98 (1884-1885) 40’
Allegro non troppo
Andante moderato
Allegro giocoso
Allegro energico e appassionato

In coproduzione con
Fondazione Orchestra Sinfonica
e Coro Sinfonico di Milano
Giuseppe Verdi
nell’ambito della Stagione Sinfonica 2014-2015

in collaborazione con
Fondazione Sergio Dragoni
Fondo Armando Gentilucci

nell’ambito del progetto


Il tempo sullo sfondo. Il pensiero e le opere
di Armando Gentilucci
in ricordo di Luciana Pestalozza In collaborazione con RAI-RadioTre
(Trasmissione in differita)

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Gentilucci, Romitelli, Brahms

Armando Gentilucci, Frammenti sinfonici da sta ritmico. L’assenza di una netta caratterizzazio-
Moby Dick per orchestra (1986-1988) ne tematica fa sì, inoltre, che ogni sezione non de-
termini mai un contrasto con la precedente, appa-
Gli ultimi anni della sua breve esistenza Armando rendo piuttosto come variante di questo luogo e
Gentilucci li dedicò alla composizione di Moby tempo sospeso in cui la musica di Gentilucci ha il
Dick, un’opera, o meglio un’azione musicale su li- potere di condurre l’ascoltatore.
bretto proprio. Del romanzo di Melville, libretto e
musica tralasciano gli aspetti realistici e filosofici
per esaltare quelli ‘astratti e allucinati, onirici e Fausto Romitelli, Meridiana per orchestra (1989-
assurdi’ – sono parole del compositore – che me- 1990)
glio si adattavano alla natura del suo linguaggio:
un linguaggio estremamente comunicativo che si Meridiana è una composizione per orchestra che
era definito a partire dal celebre brano per orche- Fausto Romitelli compose nel biennio 1989-90. È
stra Il tempo sullo sfondo (1979) e che è basato dunque un brano giovanile che il musicista aveva
sullo sfruttamento non strutturale ma appunto scritto prima di recarsi a Parigi e apprendere quei
poetico di una rete di campi armonici (una sele- procedimenti del gruppo L’Itinéraire (Gérard
zione di altezze scelte secondo taluni criteri inter- Grisey, Tristan Murail, Michaël Levinas, Hugues
vallari) che non nascondono al loro interno cellu- Dufourt) che tanto peso avrebbero avuto nel suo
le ‘orizzontali’ capaci di assumere potenziali va- apprendistato di compositore. E ciò probabilmen-
lenze melodiche. te spiega perché questa partitura, pur tanto origi-
Nonostante la relativa linearità e la godibilità di nale, non sia stata ritenuta, da parte dell’autore,
tale stile, connotato anche da spiccata forza evo- già degna di apparire nel catalogo ufficiale. Rima-
cativa, l’opera Moby Dick non è stata mai rappre- sta nel fatidico cassetto della sua casa di Gorizia, è
sentata, mentre ha goduto di discreta circolazione stata rinvenuta pochi mesi dopo la sua morte in-
Frammenti sinfonici da ‘Moby Dick’, la suite or- sieme con altre composizioni per organici più pic-
chestrale che Gentilucci ne trasse tra il gennaio coli. E solo oggi, in virtù di una scelta editoriale,
1986 e il luglio 1988, che fu eseguita per la prima godrà finalmente del battesimo esecutivo.
volta nel 1990 dall’Orchestra Sinfonica della Rai In quel cassetto nulla purtroppo è rimasto, tutta-
di Milano, diretta in quell’occasione da Daniele via, che spieghi i perché e i per come di questa
Gatti. composizione, a partire dal titolo. Interrogate a
Tale composizione è articolata in sette parti, alcu- tal proposito, le persone più vicine a Romitelli
ne delle quali corrispondono a momenti di corni- hanno rivelato di non saperne nulla: un segno, an-
ce dell’opera, mentre altri sono tratti, per così di- che questo, di quel riserbo e di quel pudore che si
re, dal vivo dell’azione. In particolare, ‘La parten- ricordano tra i tratti umani di lui, che evidente-
za della nave’ costituisce il Preludio dell’atto I; il mente non aveva confidato l’esistenza di questo
successivo ‘Notturno’ corrisponde all’epilogo del- lavoro nemmeno alle persone che gli erano più
lo stesso primo atto; la terza parte, ‘Nei mari della care.
vita’, corrisponde al Preludio dell’atto II e la setti- In ogni caso, la meridiana è un oggetto troppo
ma ed ultima parte, ‘Finale’, costituisce l’Epilogo preciso per azzardare ipotesi. E non sembra desti-
del dramma. Le sezioni 4, 5 e 6 si intitolano rispet- nato a buon successo il tentativo di spiegare per-
tivamente ‘Il tifone’, ‘La dolcezza del riposo av- ché questa partitura s’intitoli Meridiana alla luce
volge la balena’ e ‘I gorghi, i gorghi’. di un’analisi formale. Quel che si può dire è che il
Questi titoli hanno un sapore descrittivo. Ma de- brano è chiaramente suddiviso in due segmenti
scrittiva non è la finalità di questa musica, che separati da una breve transizione (si potrebbe az-
tenta piuttosto, come si trattasse di una sorta di zardare di definirla una transizione ‘cadenzale’) e
moderno poema sinfonico, di rievocare sensazio- che il secondo appare come una diversa faccia del
ni, stati d’animo e atmosfere tanto più ipnotiche primo, una sua ampia variante. La scrittura è de-
quanto maggiore è il senso di suggestiva sospen- cisamente di stampo materico, estremamente evo-
sione del tempo che l’autore è capace di ricreare luta sul piano della ricerca sonora. In entrambe le
attraverso l’ipnotismo della sua scrittura. Ciò de- sezioni uno strumento a percussione – dapprima il
riva dal fatto che egli utilizza parecchi suoni lun- vibrafono, poi la marimba – conduce il discorso
ghi, non particolarmente marcati dal punto di vi- come fosse uno strumento concertante (in tal sen-

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Archivio Ictus Ensamble
Fausto Romitelli (Aprile 2000, Bruxelles)

so non sembra fuori luogo sfruttare la terminolo- sionario che questa musica rivela, seppure a un
gia del genere concertistico), mentre legni, ottoni grado non elevato come numerose altre a venire,
e archi contrappuntano le figure percussive, assai non viene in mente altro nome prima di quello di
caratterizzate ritmicamente, amplificando gli ele- Stockhausen. Ma è pur vero che l’ascoltatore
menti figurali della percussione. A legare la mate- esperto di cose romitelliane non faticherà a rin-
ria percussiva con quella orchestrale provvede tracciare in questa partitura molti germi di quella
inoltre una tastiera elettronica settata sul ‘preset originalità che ha reso unica e inimitabile, colta
voice’ String Ensemble, che contribuisce non po- ma straordinariamente antiaccademica, la voce
co a definire quel continuum materico percettiva- del compositore goriziano, che proprio per questo
mente unitario che il giovane Romitelli aveva si distingue dal desolante conformismo che con-
probabilmente ammirato nelle partiture di Ligeti. traddistingue la gran maggioranza degli autori
Se proprio si vuole trovare un modello al gusto vi- della sua generazione.

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Johannes Brahms, Sinfonia n. 4 in mi minore op. come profetizzato nel celeberrimo saggio di
98 (1884-1885) Schönberg sulle qualità progressive dello stile di
Brahms, scritto nel 1933 e largamente incentrato
La Sinfonia n. 4 in mi minore, penultima fatica or- proprio sulla Quarta.
chestrale brahmsiana, fu composta in parte du- Quella che Schönberg definì la “variazione gene-
rante l’estate del 1884 e in parte durante l’estate rativa” è infatti la tecnica compositiva che gover-
successiva nel villaggio stiriano di Mürzzuschlag, na l’organizzazione dei quattro movimenti in una
ai piedi delle montagne del Semmering. Nono- concezione logica della forma, tesa a collegare in
stante avesse dedicato parecchio tempo alla com- unità indissolubile la pratica contrappuntistica
posizione, una volta completata la partitura, della variazione allo stile sonatistico di derivazio-
Brahms non fece mistero di nutrire qualche dub- ne classica. Tutti i movimenti, compreso il celebre
bio, non tanto sulla qualità artistica ma sull’acco- Finale in forma di ciaccona, sono infatti riconduci-
glienza che avrebbe potuto ricevere. Il tono un bili a modelli di forma-sonata nei quali il luogo
poco autunnale dell’opera d’altronde non condi- elaborativo dello sviluppo si estende ugualmente
videva quel tipo d’eroismo tutto sommato rassi- alle parti tradizionalmente propositive delle espo-
curante della Sinfonia precedente, né soprattutto sizioni e delle riprese, sicché i materiali melodici
era sembrato alla cerchia ristretta di amici cui subiscono trasformazioni motiviche e polifoniche
Brahms aveva mostrato le carte che la nuova in un gioco d’incastri, stratificazioni e dissolvenze
Sinfonia potesse aspirare ai più alti traguardi, che garantisce uniformità a ogni segmento. Non a
consideratene la severità dell’impianto formale, caso nel primo movimento si trova il primo esem-
la complessità strutturale e la seriosità del lin- pio in tutto il sinfonismo brahmsiano di esposizio-
guaggio. ne senza ritornello, perché non avrebbe alcun
La prima esecuzione, che ebbe luogo a Meiningen senso delimitare una sezione di sviluppo laddove
il 25 ottobre 1885, ebbe però successo e in breve il materiale si è già sviluppato nell’atto stesso del
tempo l’opera venne rieseguita un po’ in ogni do- presentarsi; mentre un ulteriore effetto di tale im-
ve, sempre accolta con una benevolenza assai su- postazione è il rapporto non dialettico che si in-
periore di quella pronosticata. L’unica eccezione staura tra i temi dello stesso movimento, che anzi-
fu a Vienna dove, diretta da Hans Richter il 17 ché rappresentare ‘beethovenianamente’ i blocchi
gennaio 1886, la Quarta fu giudicata inferiore alle di contrasto attorno ai quali assumono la giusta
precedenti. E particolarmente cattiva fu la critica funzione le varie sezioni formali, si profilano co-
che apparve a firma di Hugo Wolf: «l’arte di com- me la trasformazione l’uno dell’altro, cioè a dire
porre senza idee ha trovato il suo più degno rap- come forme differenti del medesimo materiale te-
presentante». matico, con tutto lo straordinario effetto di coe-
L’annotazione riguardava particolarmente l’idea sione che ne deriva.
iniziale, quel tema tutto per terze che dura per un S’è detto inoltre che la Quarta si presenta come la
intero ciclo del sistema scalare (secondo la curva più cameristica delle Sinfonie brahmsiane. A ben
discendente Si-Sol-Mi-Do-La-Fa#-Re#-Si e quella pensarci l’affermazione sembra davvero singola-
ascendente Mi-Sol-Si-Re-Fa-La-Do) e che sem- re, dove si consideri a quale grado di densità per-
bra un manifesto dell’opera: una dichiarazione vengano certe pagine orchestrali di Brahms. Ma
d’intenti tesa a sottolineare, nel paradosso della la correttezza dell’assunto non sarà posta in di-
povertà melodica, la cifra intervallare – la terza scussione quando lo si interpreti come effetto di
appunto – destinata a ripercorrere l’edificio sinfo- una scrittura polifonica, e dunque come conse-
nico in lungo e in largo. guenza della necessità di sottolineare con adegua-
La Quarta appare tutto fuorché il compendio con- ta evidenza ogni linea del tessuto motivico.
clusivo di un’epoca di crisi e il Classicismo brahm- Ciò si rileva massimamente nel finale dell’opera
siano tutto fuorché una maschera o uno scudo di in forma di ciaccona, perché l’elemento che de-
difesa, come è stato scritto, se è vero che è pro- termina la natura delle 35 variazioni che si susse-
prio dall’analisi di questa e delle altre opere del- guono sopra il tema ostinato tratto dall’ultimo
l’estrema stagione creativa brahmsiana che si ori- numero della Cantata (Chor) Meine Tage in den
gina tutta quella letteratura di tipo ‘speculativo’ Leiden di Bach (BWV 150-07), non è ornamen-
che occupa un capitolo così importante nella sto- tale ma ritmico, armonico e soprattutto contrap-
ria della composizione musicale del Novecento, puntistico, e tale perciò è il profluvio di linee e

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Johannes Brahms

motivi che si stratificano sul basso ostinato da è, se anche in essa, al pari delle precedenti, non si
rendere pressoché obbligata un’orchestrazione ritrovasse il profondo lirismo e lo slancio tipico
tesa a isolare, piuttosto che a raddoppiare, i tim- della migliore cantabilità brahmsiana. I temi prin-
bri. Straordinario, peraltro, come nemmeno que- cipali e secondari di ogni movimento, persino
sto movimento smentisca la vocazione sonatisti- quelli solitamente convenzionali del terzo – l’uni-
ca della Sinfonia, in virtù di un semplice artificio: co movimento del sinfonismo brahmsiano, come
le 35 variazioni sono cioè suddivise in due bloc- ha osservato Sergio Martinotti, a vantare la natu-
chi (dalla prima alla 15a – dalla 16a all’ultima) ra di Scherzo a dispetto dei metri binari che vi so-
all’inizio dei quali il tema si presenta nella forma no impiegati –, possiedono infatti un calore emoti-
originale, dando così al contempo un sicuro ef- vo e una varietà di corde espressive di commo-
fetto di esposizione e ripresa. vente bellezza.
Ma la Sinfonia n. 4 non sarebbe il capolavoro che Enrico Girardi

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Gaetano d’Espinosa

Gaetano d’Espinosa, classe 1978, con La traviata, dirige inoltre Limoges, Orchestre de Chambre
è considerato uno dei direttori la Philharmonia di Praga, la de Lausanne, Orchestre de l’Île de
d’orchestra più promettenti Filarmonica di Poznán, le Orchestre France, Symphonieorchester Basel,
della nuova generazione. da camera di Dresda e Berlino, la Bamberger Symphoniker.
Nato e cresciuto a Palermo, Brandenburgisches Staatsorchester, Nella stagione 2011/12 debutta con
si è diplomato in violino la Thüringen-Philharmonie due nuove produzioni all’Opera
perfezionandosi in seguito con e la Kremerata Baltica. di Graz, dirigendo Otello e Maria
Salvatore Accardo all’Accademia È questo l’inizio di una brillante Stuarda, dirige concerti a Praga,
Walter Stauffer di Cremona. carriera che lo porta, in meno di due Trieste, Venezia, Genova, Poznán
Dal 2001 al 2008 è stato anni, ad essere invitato a dirigere e una nuova produzione del Trittico
Konzertmeister della Staatskapelle importanti orchestre tra cui: a Lione. Nell’estate 2013 dirige
di Dresda, con cui ha eseguito, Kremerata Baltica, Opéra de Lyon, Cavalleria rusticana alle Terme di
in veste di solista, il suo Concerto Graz Oper, Philharmonia di Praga, Caracalla, dopo una tournée di
per violino e orchestra d’archi sotto Dresden Chamber Orchestra, successo in Giappone alla guida
la direzione di Christian Arming. Orchestra di Santa Cecilia di Roma, della NHK Symphony Orchestra di
A questo periodo risalgono anche Orchestra Verdi di Milano, Tokyo.
il debutto come direttore d’orchestra Orchestra del San Carlo di Napoli, Nella prossima stagione dirigerà La
al Konzerthaus di Berlino Orchestra del Massimo di Palermo, traviata ed una nuova produzione di
e l’incontro determinante con Orchestra della Fenice di Venezia, Norma al Teatro La Fenice di
Fabio Luisi, che lo invita come suo Kammerorchester Berlin, Gunma Venezia. Inoltre dirigerà Rigoletto
assistente a Vienna e più tardi Symphony Orchestra, Osaka Japan al Teatro dell’Opera di Roma.
al Pacific Music Festival di Sapporo. Century Orchestra, Tokyo È attualmente Direttore Principale
Nel maggio 2010 debutta con grande Metropolitan Symphony, Maggio Ospite dell’Orchestra Sinfonica
successo alla Semperoper di Dresda Musicale Fiorentino, Opéra de di Milano Giuseppe Verdi.

Gaetano d’Espinosa

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Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

Nata a Milano, nel 1993, proposti, un’attività musicale


l’Orchestra Sinfonica di Milano che si svolge ormai per tutti i dodici
Giuseppe Verdi è oggi una mesi dell’anno e sempre più
protagonista indiscussa del premiata dai successi di pubblico,
panorama culturale italiano e non dall’apprezzamento della critica,
solo. Lo testimoniano un Grammy dall’attenzione degli organi
Award, le numerose tournée d’informazione. Fra i molti esempi,
internazionali (l’ultima, nel 2013, i due concerti nella Sala Nervi
a Londra per i prestigiosi BBC del Vaticano per Sua Santità
Proms), la ricca produzione Benedetto XVI e la recente
discografica. Formata da Vladimir esecuzione dell’Ottava Sinfonia di
Delman e guidata oggi da Zhang Mahler diretta da Riccardo Chailly.
Xian, l’Orchestra nacque per La musica è di tutti ed è per tutti:
allargare la fruizione della musica l’attività de laVerdi negli anni
classica anche al pubblico è stata affiancata dal Coro
che non aveva mai frequentato Sinfonico, dall’Ensemble
una sala da concerto; per offrire laBarocca, dal Coro di Voci
un servizio culturale e sociale Bianche, dall’Orchestra Amatoriale
alla Città e al Paese; per offrire “laVerdi per tutti”
un’opportunità di lavoro ai giovani e dall’Orchestra Sinfonica Junior,
musicisti di talento. Obiettivi per ragazzi con meno di 18 anni.
raggiunti, come dimostrano laVerdi infine, unica fra
la qualità e professionalità dei suoi le istituzioni musicali italiane,
musicisti e dei Direttori che si sono è proprietaria della propria sede,
succeduti come titolari o ospiti, l’Auditorium di Milano
i 200.000 spettatori che ogni anno Fondazione Cariplo, realizzato
assistono agli oltre 250 concerti nel 1998 e acquistato nel 2008.

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

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Fausto Romitelli

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Auditorium San Fedele 3
venerdì 17 ottobre 2014, ore 20.30

Quartetto Prometeo Georg Friedrich Haas (1963)


Quartetto n. 2 (1998) 18’
Giulio Rovighi, violino
Aldo Campagnari, violino Fausto Romitelli (1963-2004)
Massimo Piva, viola Natura morta con fiamme (1991) 11’
Francesco Dillon, violoncello per quartetto d’archi ed elettronica

Giovanni Cospito, regia del suono


György Kurtág (1926)
Hommage à Mihály András.
12 Microludi per quartetto
d’archi op. 13 (1977) 9’

Kaija Saariaho (1952)


Nymphea (1987) 18’
per quartetto d’archi con elettronica

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

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Haas, Romitelli, Kurtág, Saariaho

Il programma del concerto può essere letto come Quartetto n°2 il ruolo del trombone è assunto dal
una costellazione di brani, che esplorano in ma- violoncello, che a sua volta suona la sua nota più
niera differente le potenzialità del quartetto d’ar- grave. Tale timbro diviene fondamento della co-
chi. Lungo un arco temporale di poco più di struzione armonica da parte degli altri strumenti,
vent’anni, dal 1977 al 1998, troviamo Hommage à che lo rielaborano in un gesto di quasi cinque mi-
Mihály András di Gyorgy Kurtág, Nymphea di nuti, aprendo il suono verso l’acuto e richiudendo
Kaija Saariaho, Natura morta con fiamme di Fau- verso il grave, sporcandolo, allontanandovisi e ri-
sto Romitelli e il Quartetto n. 2 di Georg Friedrich tornando all’origine. Il compositore costruisce il
Haas. I quattro compositori si confrontano con un quartetto sulla ricerca di un ‘suono comune’, in-
genere cameristico dalla tradizione consolidata, tende cioè affrontare le possibilità sonore del
stabilendo con esso un dialogo, talora di rottura. quartetto d’archi inteso come uno strumento solo.
Ad esempio nei casi di Romitelli e Saariaho l’ere- Gli ambiti nei quali si muove Haas sono la micro-
dità della scrittura per quartetto d’archi è amplia- tonalità e la micropolifonia. Haas stabilisce un
ta dalle potenzialità dell’elettronica, attraverso la dialogo con la tradizione che prende forma in va-
mediazione delle tecnologie digitali. rio modo all’interno della composizione: così egli
spiega a proposito del secondo quartetto «si com-
binano elementi tonali, di suoni in apparenza sto-
Georg Friedrich Haas, Quartetto n. 2 (1998) ricizzati, con aggiustamenti microtonali, espansio-
ni e compressioni temporali con vibranti immagi-
Il quartetto, una commissione del Wiener Kon- ni sonore, talora virtuosistiche. La tradizione tra-
zerthaus per il Quartetto Hagen, si apre con un spare ancora e ancora, ma come se fosse qualcosa
omaggio a Partiels (1975) di Gérard Grisey: Par- di perduto, distante e nebuloso». Il quartetto è
tiels ha inizio con l’orchestrazione degli armonici suddiviso in sezioni nettamente distinte dal punto
di un Mi grave suonato da un trombone, nel di vista gestuale, testurale e dei processi posti di
volta in volta in atto. Le sezioni sviluppano in di-
verse maniere un materiale comune: ad esempio
la terza sezione, di circa 4-5 minuti, amplia, attra-
verso tecniche di ispessimento microtonale, di va-
riazione ritmica e timbrica, di accenti e così via, le
singole note di una melodia che risalta nella sua
veste originaria nel corale conclusivo.

Fausto Romitelli, Natura morta con fiamme per


quartetto d’archi ed elettronica (1991)

In Natura morta con fiamme il quartetto d’archi è


spazializzato e amplificato, ma soprattutto gli
strumenti sono accompagnati da suoni generati
dal compositore mediante tecniche di sintesi, dif-
fusi da altoparlanti. Il quartetto è stato composto
da Romitelli nel 1991, alla fine del primo anno di
Foto © Substantia Jones, New York, NY, USA

studio presso l’IRCAM di Parigi. È composto da


6 sequenze (A – B – [C-C1] – D – E – F). Le se-
zioni sono nettamente distinte l’una dall’altra, sia
da una pausa del nastro, sia da piccole pause stru-
mentali e soprattutto da un cambiamento radica-
le, che coinvolge i parametri musicali e la gestua-
lità interna alle sezioni. Ogni sezione è caratteriz-
zata da una figura, una texture, un gesto particola-

Georg Friedrich Haas


re. Si assiste a un processo che dal semplice muo-
ve verso il ‘caotico’. La prima sezione è caratteriz-

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zata da una semplice successione lineare di accor- di un hommage à András Mihály, compositore e
di derivati da uno spettro artificiale, ciascuno dei direttore d’orchestra, nonché fondatore e diret-
quali è eseguito con un crescendo e un decrescen- tore del Budapest New Music Ensemble negli
do al niente; nella seconda sezione gli accordi so- anni Sessanta. Il lavoro, commissionato a Kurtág
no più elaborati e giustapposti a figure di glissandi nel 1977 dal Witten Festival (Germania), fu ese-
discendenti articolati. Mano a mano nel corso del guito un anno dopo dallo Éder Quartet all’inter-
quartetto sono introdotte figure strumentali, che no del medesimo festival. Il sottotitolo ‘12 micro-
creano textures virtuosistiche, ripetute e rielabora- ludi’ è stato fornito dal compositore stesso per
te fino a soppiantare la semplice struttura iniziale. indicare da una parte il carattere aforistico della
Nell’ultima sezione, la F, le figure esposte dagli composizione, dall’altra l’organizzazione dei 12
strumenti prevalgono a tal punto che non è previ- brani, secondo la scala cromatica delle 12 altez-
sto l’uso del nastro. ze. I 12 microludi sono aforismi musicali, ciascu-
no con un proprio carattere, fortemente marca-
to. La forma generale è la progressiva salita per
György Kurtág, Hommage à Mihály András. 12 semitono a partire dal Do del primo microludio,
Microludi per quartetto d’archi, op. 13 (1978) che si conclude con il dodicesimo incentrato sul
Si. Oltre all’omaggio palese al direttore unghere-
Con Hommage à Mihály András di György se dedicatario, vi sono altri omaggi nascosti: ad
Kurtág si cambia del tutto panorama sonoro: esempio al Clavicembalo ben temperato di J. S.
non si gravita più nella musica spettrale o post- Bach cui rinvia l’organizzazione generale o, nel
spettrale delle composizioni precedenti. Peculia- terzo microludio, alla quarta delle Sechs Bagatel-
rità del suo stile è l’uso frequente di omaggi a len op. 9 di Webern. I 12 microludi hanno la bre-
compositori, musicisti, personalità importanti ai vità e l’incisività degli aforismi, un carattere pro-
suoi occhi. Anche in questo caso si è in presenza prio molto definito, un’organizzazione struttura-
le ferrea del materiale cromatico (il primo mi-
croludio prevede la disposizione di undici altez-
ze, in cui l’unico assente è il Do#, altezza base
del secondo microludio, qui eseguita dall’inizio
alla fine in un tremolo della viola, a cui da con-
traltare gli altri strumenti espongono le restanti
11 altezze) e un’articolazione in unità ben defini-
te. Il legame con la tradizione si palesa attraver-
so l’uso di materiale musicale ben conosciuto
(accordi, ritmi, figure, frammenti melodici), che
assume un valore evocativo.

Kaija Saariaho, Nymphea per quartetto d’archi


con elettronica (1987)

L’esplorazione delle potenzialità del quartetto


d’archi si conclude con Nymphea (1987) della
compositrice finlandese Kaija Saariaho. Associato
al quartetto d’archi è previsto l’uso del live elec-
tronics, la rielaborazione in tempo reale del suono
generato dagli strumenti. Nymphea è nata grazie
a una commissione alla Saariaho da parte del Lin-
coln Center per il Kronos Quartet. Il quartetto si
pone all’intersezione di due trilogie, ‘Jardin
Secret’ e ‘Nymphéas’: della prima costituisce la

György Kurtág
parte conclusiva, della seconda la prima delle tre
composizioni, cui seguono Petals per violoncello

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Foto © Priska Ketterer
Kaija Saariaho

ed elettronica (1988) e Nymphéa Reflection, per nulla e cresce fino alla soglia del rumore; il movi-
orchestra d’archi (2001). mento di espansione del suono si può associare a
Già dal titolo il legame con l’universo evocativo un’immagine di ispirazione per la compositrice: a
del ciclo di dipinti di Claude Monet, Le Ninfee, è proposito delle ninfee dipinte da Monet notava
palese; nella composizione è riproposto, su un come «le radici della pianta affondano nel fango,
piano musicale, il ciclo vitale del fiore acquatico: lo stelo porta la foglia verso la superficie dell’ac-
crescita – vita – decomposizione. Nymphea è divi- qua e il fiore si protende verso il cielo». Il suono
sa in due parti e si compone di 13 cicli; nella parte prende forma stabilendo subito uno stretto rap-
I i cicli 1-7; nella parte II i cicli 8-13; un silenzio di porto con il silenzio e con il tempo; l’apertura ini-
15 secondi circa, indicato in partitura come ‘senza ziale è controbilanciata da una conseguente chiu-
tempo’, segna la cesura fra le due parti. Nei cicli sura, che coinvolge i differenti parametri musicali.
6° e 12° all’esecutore è richiesto di sussurrare al- Lo scorrere di Nymphea è ben rappresentativo
cuni versi estratti dal poema But there has to be della concezione temporale della compositrice,
more di Arseny Tarkovsky. Ciascuna sezione fissa secondo la quale «l’atto di comporre è catturare il
un particolare set di parametri musicali. Il punto tempo e dargli una forma».
di origine in Nymphea è il suono, che emerge dal Marida Rizzuti

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Quartetto Prometeo Giovanni Cospito

Vincitore della 50ª edizione dei Concerti, GOG di Genova, Docente di Composizione Musicale
del Prague Spring International Associazione Scarlatti di Napoli, Elettroacustica e coordinatore
Music Competition nel 1998, Amici della Musica di Firenze, del Dipartimento di Musica e Nuove
il Quartetto Prometeo è stato Festival Sinopoli di Taormina. Tecnologie presso il Conservatorio
insignito anche del Premio Speciale Collabora con musicisti quali G. Verdi di Milano. La sua attività
Bärenreiter per la migliore Mario Brunello, David Geringas, compositiva comprende sia lavori di
esecuzione fedele al testo originale Veronika Hagen, Alexander musica elettroacustica che di musica
del Quartetto K 590 di Mozart, Lonquich, Enrico Pace, Stefano mista e, nell’ambito della musica
del Premio Città di Praga Scodanibbio, Quartetto Belcea. elettroacustica, sia di computer music
come migliore quartetto Particolarmente intenso il rapporto che di musica acusmatica. La sua
e del Premio Pro Harmonia Mundi. artistico con Salvatore Sciarrino attività professionale passa attraverso
Nel 1998 il Quartetto Prometeo che ha dedicato al Prometeo varie collaborazioni con centri
è stato eletto complesso residente gli Esercizi di tre stili e il nuovo di informatica musicale e di musica
della Britten Pears Academy Quartetto n. 8 per archi elettroacustica italiani ed europei
di Aldeburgh e nel 1999 ha ricevuto commissionato dalla Società (CSC Padova, LIMB Venezia,
il Premio Thomas Infeld dalla del Quartetto di Milano, Aldeburgh GMVL Lione, AGON Milano,
Internationale Sommer Akademie Festival, Ultima Festival di Oslo LASDIM Milano, EMS Stoccolma,
Prag-Wien-Budapest e dal MaerzMusik Festival IRCAM Parigi, Tempo Reale
per le “straordinarie capacità di Berlino e recentemente registrato di Firenze); produzioni per festival,
interpretative di una composizione per Kairos in un CD monografico. trasmissioni radio, concerti
del repertorio cameristico per archi” Prosegue la collaborazione e rassegne; l’elaborazione teorica
ed è risultato secondo al Concours con Ivan Fedele di cui il Prometeo e la didattica (Università degli Studi
International de Quatuors nel 2011 ha interpretato Morolòja di Trento, di Potenza, la SSPM
di Bordeaux. Nel 2000 commissionato dall’Accademia svizzera, la SIEM italiana
è stato nuovamente insignito Filarmonica Romana. per la quale ha curato il Forum
del Premio Speciale Bärenreiter Dopo l'integrale dei Quartetti “Musica e nuove tecnologie” nel
al Concorso ARD di Monaco. di Schumann per Amadeus, contesto della piattaforma INDIRE);
Nel 2012 riceve il Leone d’Argento le ultime uscite discografiche sono: la composizione e l’allestimento
alla Biennale Musica di Venezia per Kairos un CD monografico di opere musicali multimediali con
e attualmente è “quartetto residente” dedicato a Salvatore Sciarrino uso di tecnologia digitale interattiva
all’Accademia Filarmonica Romana. (premiato con 5 Diapason), (Accademia di Belle Arti di Brera a
Ospite al Concertgebouw per Brilliant un CD monografico Milano, Opera Totale di Venezia,
di Amsterdam, Musikverein, dedicato a Hugo Wolf, per ECM il Teatro Carlo Felice di Genova,
Wigmore Hall, Aldeburgh Festival, un disco monografico dedicato “I Teatri della Nuova Musica”
Prague Spring Festival, a Stefano Scodanibbio, del Festival della Terra delle Gravine,
Mecklenburg Festival, Accademia per LimenMusic opere di Schubert il Centro Candiani di Venezia);
di Santa Cecilia di Roma, Società e Beethoven nonché un CD la produzione di video-poesia, video-
del Quartetto di Milano, Accademia monografico dedicato arte e video-danza; la creazione di
Chigiana di Siena, Musica Insieme a Ivan Fedele. Nella primavera applicazioni in vari ambiti del design
di Bologna, Settimane Musicali 2014 è uscito il primo disco e dell’interazione sonora. Membro
di Stresa, Società Veneziana per la SONY CLASSICS. del CEDIM (Centro di elettroacustica
e interazioni digitali) della Fondazione
Culturale San Fedele di Milano,
dirige l’Associazione METAS
che si dedica a produzioni musicali
con tecnologie elettroacustiche
per le arti performative e realizza
progetti di sonic interaction design
con il gruppo Volumi.

Quartetto Prometeo Giovanni Cospito

55
Foto Vico Chamla – Archivio Milano Musica.
Hugues Dufourt, Luciana Pestalozza, Fausto Romitelli, in occasione dell’esecuzione di Professor Bad Trip
Lesson I, con L’Itineraire diretto da Pierre-André Valade (9 ottobre 2000, Teatro Studio, Milano).

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Auditorium San Fedele 4
venerdì 24 ottobre 2014, ore 20.30

Flavio Virzì, chitarra elettrica Fausto Romitelli (1963-2004)


Simone Beneventi, percussioni Golfi d’ombra (1993) 6’
per un percussionista

Tristan Murail (1947)


Vampyr! (1984) 7’
per chitarra elettrica

Mauro Montalbetti (1969)


Approfondimento La nostra rabbia, intatta (2014) 10’
per chitarra elettrica e percussioni
Museo del Novecento Commissione Milano Musica
Sala Arte Povera Prima esecuzione assoluta
giovedì 23 ottobre 2014, ore 20.30

Ascoltare il presente. Giovanni Mancuso (1970)


Confronti sulla musica d’oggi George, Nick e il mistero del nastro
Incontro con distrutto (2014) 10’
Giovanni Mancuso per percussioni, chitarra elettrica
Mauro Montalbetti e oggetti accessori
Simone Beneventi Commissione Milano Musica
Flavio Virzì Prima esecuzione assoluta

in collaborazione con Fausto Romitelli


Trash TV Trance (2002) 12’
per chitarra elettrica

Hugues Dufourt (1943)


Plus Oultre (1990) 13’
per percussione

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

57
Romitelli, Murail, Montalbetti, Mancuso, Dufourt

Il duo per percussioni e chitarra elettrica è un or- linguaggio musicale e del panorama sonoro con-
ganico insolito per la musica da camera, anche temporanei, non semplici orpelli, ma principi che
nell’epoca contemporanea. D’altra parte, le per- hanno causato sconvolgimenti in ogni dimensione
cussioni e la chitarra elettrica rappresentano in del fatto musicale, tanto in quella linguistica, nelle
maniera plastica i due principi che hanno sconvol- strutture delle opere, quanto nelle modalità di
to la cultura sonora del Novecento: da una parte ascolto e nei luoghi sociali di diffusione della mu-
l’integrazione nel cuore del linguaggio musicale sica. I brani che sentiremo sono tutti connessi a
dei suoni inarmonici, e dall’altra il suono elettro- tali tematiche.
nico, mediato, ossia ripreso, elaborato e riprodot- Questa sera assisteremo a una panoramica del
to. Questi rappresentano elementi costitutivi del repertorio recente per i due strumenti, che si di-
pana lungo un arco di trent’anni,
dalla metà degli anni Ottanta a
oggi, eseguita dal giovane, dina-
mico e affermato duo, composto
da Flavio Virzì alla chitarra elet-
trica e Simone Beneventi alle
percussioni.
Il programma è incentrato su
due brani di Fausto Romitelli:
Golfi d’ombra e Trash TV Tran-
ce. Questi sono seguiti da un la-
voro di due tra i principali padri
spirituali di Romitelli: Tristan
Murail e Hugues Dufourt, com-
positori francesi di scuola spet-
tralista. Accanto ad essi vengono
presentate le opere di due com-
positori, Mauro Montalbetti e
Giovanni Mancuso, ciascuno dei
quali prosegue a suo modo, svi-
luppandola ulteriormente, l’ere-
dità di Romitelli.

Apre la serata Golfi d’ombra


(1993) di Fausto Romitelli, per
percussioni metalliche. Commis-
sione del percussionista Thierry
Miroglio, la partitura è rimasta
incompiuta, soprattutto nelle in-
dicazioni strumentali. Simone Be-
© Éditions Henry Lemoine, per gentile concessione

neventi ne ha di recente curato


l’edizione, formulando una rico-
struzione attendibile sulla base
del materiale oggi reperibile, a
partire dalle due esecuzioni che
ebbero luogo sotto la guida del
compositore. Il titolo Golfi
d’ombra allude al quinto verso
del sonetto Voyelles di Arthur
Rimbaud, incentrato sulla sine-

Tristan Murail, Vampyr!, p. 9.


stesia, sulla corrispondenza tra
suoni vocalici, colori e immagini

58
poetiche. In maniera simile, il brano romitelliano plificatore a valvole». Anche i ritmi e gli accordi
è composto di pochi elementi sintattici, che, conti- seguono la gestualità tipica dei linguaggi della chi-
nuamente variati, sono organizzati in costrutti, pa- tarra elettrica. Un dialogo profondo, dunque, tra
role, brevi formule ripetute. Tali formule evolvo- mondi in apparenza lontani: non il semplice pre-
no nel corso del brano e generano molteplici colo- stito di uno strumento generalmente associato a
ri, simmetrici all’inizio, smembrati nella parte cen- un altro universo espressivo, ma un’interpenetra-
trale, e con toni concitati e in forme simmetriche zione di linguaggi.
in quella finale.
Per La nostra rabbia, intatta (2014) per chitarra
Segue Vampyr! (1984) di Tristan Murail per chi- elettrica e percussioni, Mauro Montalbetti si è
tarra elettrica. Una delle poche opere del compo- ispirato a una frase del libretto scritto da Marco
sitore francese non riconducibile a una logica di Baliani per l’opera Il sogno di una cosa, un’ope-
tipo spettrale, se non nel vago senso di una conce- ra composta nel 2014 da Montalbetti per il teatro
zione polare della struttura armonica, che tende a della sua città, Brescia, dedicata al quarantenna-
inglobare l’intero percorso del brano in un arco le della strage di Piazza della Loggia. Il brano in
coerente e coeso, in questo caso, però, stabilito in programma è dedicato al quarantacinquesimo
base ai principi costruttivi dello strumento. Un ar- anniversario della strage di Piazza Fontana, che
co che inizia con la nota più bassa dello strumen- ricorrerà quest’anno, il 12 dicembre. Nell’opera
to, raggiunge quella più acuta a metà del brano che ascolteremo il compositore ha cercato di
per ritornare infine, pur in maniera rovinosa, al rappresentare le molteplici espressioni della rab-
principio. Vampyr! cerca un dialogo serrato con la bia per gli eventi insoluti della nostra storia co-
storia della chitarra elettrica; un dialogo instaura- mune; espressioni che si succedono in quadri di-
to sia nella dimensione timbrica, sia in quella lin- stinti e alternati: un’indignazione interiore, che
guistica e gestuale. Infatti, nella partitura, il com- permea l’intero brano, alternata alla rabbia urla-
positore scrive che «il suono […] è simile a quello ta, a quella esplosiva, nervosa, digrignata. Qua-
della chitarra solista di Carlos Santana, Eric Clap- dri fortemente espressivi, in cui il compositore
ton», e parla dell’«effetto di saturazione di un am- riesce a integrare diversi stilemi storicamente

Mauro Montalbetti

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Foto Andrea Ferro
Giovanni Mancuso

connotati, alludendovi in maniera esplicita, al- mezzo a loro, inoltre, è collocato un oggetto miste-
l’interno di un linguaggio post-spettrale: un lin- rioso, un interrogativo per lo spettatore, che acqui-
guaggio dunque che con-fonde il limite tra le di- sirà significato musicale e teatrale nel corso del
mensioni timbrica e armonica e, muovendosi a brano: in un primo momento crea un ponte tra i
cavallo del confine tra periodicità e non periodi- due strumenti, poi richiama l’attenzione su di sé.
cità, tra armonicità e rumore, lo aiuta a governa- Mancuso crea una musica non racchiusa nel suo
re la fusione degli strumenti in un’armonia scatu- linguaggio, ma tesa verso l’altro da sé, riponendo
rita dai loro timbri. la creazione del senso su una molteplicità di piani:
una musica che si estrinseca surrealisticamente in
Anche George, Nick e il mistero del nastro distrutto oggetti, sonori e teatrali, in un interstizio tra le arti
(2014) per percussioni, chitarra elettrica e oggetti e tra i livelli semantici.
accessori di Giovanni Mancuso è dedicata a un te-
ma attuale: le intercettazioni telefoniche, oggi di- A differenza di Murail, che in Vampyr! aveva ap-
strutte, tra il Presidente della Repubblica Giorgio profondito il linguaggio elettronico classico, Ro-
Napolitano e Nicola Mancino, registrate nell’am- mitelli, vent’anni dopo, in Trash TV Trance
bito della cosiddetta trattativa Stato-mafia. Il com- (2002) ha lavorato su un paradigma ‘post-elettro-
positore propone una lettura ironica, surreale, del- nico’, agendo in un mondo in cui si è sgretolata la
l’attualità, evidenziando attraverso l’azione musi- distinzione tra l’elettronico e il naturale, dimen-
cale il mistero sul contenuto delle telefonate. A sioni che concorrono insieme e in maniera non di-
differenza del brano precedente, Mancuso non si stinta a creare e definire l’orizzonte umano. Un
affida a tecniche di derivazione post-spettrale, né paradigma, cioè, che include gli errori, la bassa fe-
cerca una fusione degli elementi e degli strumenti. deltà, il cavo che si stacca, i suoni accidentali, il
Piuttosto, questi dialogano tra loro. Un dialogo rumore di un rasoio, strumento elettrico ripreso
condizionato da oggetti che richiamano in maniera dai pick-up della chitarra, e li rende linguaggio,
esplicita la contemporaneità, un gioco ironico che senza nasconderli attraverso la patina di una tec-
mette in risalto la mediazione stessa, come testi- nica uniformante: li espone in primo piano e li tra-
monia l’uso del telefono, della luce e del campa- sforma in elementi generatori di forma. Anche
nello quali elementi che gestiscono la comunica- l’organizzazione degli elementi si basa su un prin-
zione fra i musicisti, disposti ai lati del palco. In cipio ‘post-umano’: la ripetizione in loop di ele-

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menti minimi, brandelli di immagini a bassa fe- commissione di Thierry Miroglio. Un brano divi-
deltà che ritornano, non icone, né figure compiu- so in tre parti, contraddistinte da una gestualità
te, non è finalizzata alla creazione di forme ad propria, a loro volta suddivise in numerose sotto-
ampio respiro. Piuttosto, è la ripetizione seriale sezioni. Nell’opera, Dufourt scandaglia l’organico
della pubblicità, dello zapping tra canali simili, ri- di strumenti intonati con spettri inarmonici, forme
petizione meccanica di rumori anti-umani, post- sonore liminali a cavallo tra il periodico e il non
elettronici. periodico, attraverso tecniche di fusione, e genera
un universo timbrico capace di includere molte-
Chiude il concerto Plus Oultre (1990) per percus- plici galassie di colori.
sioni metalliche scritto da Hugues Dufourt su Giacomo Albert

© Casa Ricordi, per gentile concessione

Fausto Romitelli, Trash TV Trance, p. 11.

61
Simone Beneventi

Percussionista dedito allo studio collabora con alcuni dei più


e alla diffusione della Nuova importanti compositori quali
Musica, si è esibito come solista Battistelli, Billone, Casale, Dufourt,
in festival quali la Biennale Fedele, Guarnieri, Lachenmann,
di Venezia, Gaida di Vilnius, Maxwell Davies, Nova, Sani,
Huddersfield Contemporary Music Sciarrino, Verrando e con solisti
Festival, L’Arsenale di Treviso, e artisti multimediali quali Yuval
L’espace sonore di Basel, Manca Avital, Mario Caroli, IanniX,
di Nizza, Milano Musica. Suona John Malkovich, Matmos, Otolab,
come camerista con ensemble Andrea Rebaudengo, Alvise Vidolin.
Algoritmo, Barcelona 216, Ha inciso per Aeon, Kairos, Neos,
Contempoartensemble, Diagonal, Raitrade, Stradivarius e sue
Icarus, L’Arsenale, Klangforum esibizioni sono state trasmesse
Wien, mdi ensemble, da Rai-Radio3, Croatian Radio,
Neue Vocalsolisten, Prometeo Austrian Radio. Alla carriera
e RepertorioZero esibendosi d’interprete affianca sia un’attività
in festival quali Acht Brücken di ricerca, realizzando edizioni
Musik für Köln, Ars Musica musicali per percussioni (nel 2012
in Bruxelles, Autumn Warsaw, Casa Ricordi pubblica la sua
Biennale in Zagreb, Harvard ricostruzione dell’opera inedita
University, Luzerne Festival, MiTo, Golfi d’ombra di Fausto
Nuova Consonanza, Parco Romitelli), che di divulgazione
della Musica di Roma, Salzburg tenendo conferenze/concerto
Festspiele, Teatro Colón de Buenos (Hochschule für Musik di Basilea,
Aires, Tonhalle in Zürich, Ferienkurse für Neue Musik
Traiettorie, Wien Modern. di Darmstadt, Università
Ha realizzato progetti e tuttora di Strasburgo) e masterclass.

Simone Beneventi

62
Flavio Virzì

Flavio Virzì è nato a Palermo Festival Aperto.


nel 1984 e vive attualmente È spesso invitato a suonare insieme
in Germania. Il suo approccio a Basel Sinfonietta, Phoenix
versatile alla musica lo porta Ensemble Basel, We spoke new
ad avere un repertorio vasto music company, Radar ensemble,
e poliedrico e a collaborare IEMA.
con svariati artisti in diversi ambiti Da diversi anni collabora
musicali, dalla musica classica con il percussionista Simone
all’improvvisazione e con particolare Beneventi esplorando le possibilità
attenzione alla musica microtonale. sonore e timbriche del duo chitarra
Nel 2014 cura insieme al elettrica e percussioni.
compositore finlandese Jukka Pekka Dopo essersi avvicinato nell’infanzia
Kervinen e alla flautista Sonja alla musica da autodidatta
Horlacher la realizzazione di nuove e suonando in diversi gruppi rock,
partiture di musica techno Flavio Virzì intraprende un percorso
sperimentale, registrando l’album di studi accademico che lo porta
Uninterrupted Disturbance. a diplomarsi con il massimo dei voti
Ha presentato prime esecuzioni in chitarra classica al Conservatorio
di nuovi brani (spesso a lui dedicati) V. Bellini di Palermo studiando
per chitarra classica, elettrica, basso con Nicola Oteri e Maurizio Norrito.
elettrico e mandolino di compositori Successivamente si perfeziona
quali G.F. Haas, Manfred Stahnke, all’École Normale A. Cortot
Warren Burt, Giovanni Damiani, di Parigi sotto la guida di Alberto
Dario Lo Cicero, Yair Klartag, Ponce. Vincitore di una borsa
Michael Laurello. di studio della confederazione
Come solista e in varie formazioni svizzera prosegue la sua formazione
cameristiche è stato invitato alla Musik-Akademie der Stadt
a esibirsi in diversi festival europei Basel nella classe di Stephan Schmidt
come lo Schwetzinger SWR e si specializza nella prassi esecutiva
Festspiele, Donaueschingen-OFF, della musica contemporanea con
Il suono dei Soli, Ynight, Mike Svoboda.

Flavio Virzì

63
Foto Fayer
Claude Debussy György Ligeti

64
Teatro alla Scala 5
domenica 26 ottobre 2014, ore 20

Filarmonica della Scala György Ligeti (1923-2006)


Lontano
Pierre-André Valade, direttore per grande orchestra (1967) 13’

Fausto Romitelli (1963-2004)


Dead City Radio. Audiodrome (2003) 13’
per ricordare per orchestra
Luciana Pestalozza
e Claudio Abbado
Claude Debussy (1862-1918)
La mer
Trois Esquisses Symphoniques
per orchestra (1905) 25’
In coproduzione con I. De l’aube à midi sur la mer
II. Jeux de vagues
III. Dialogue du vent et de la mer

In collaborazione con

Con il sostegno di

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in diretta)

65
Ligeti, Romitelli, Debussy

György Ligeti, Lontano per grande orchestra rotture e rispecchiamenti. Essa si dispiega gra-
(1967) dualmente all’ascolto, come quando dalla luce
del sole si passa ad una stanza buia e si percepi-
Lontano risale al 1967 e fu presentato in prima scono a poco a poco i colori e le forme».
esecuzione il 22 ottobre 1967 al Festival di Do- Di per sé il titolo rivela una concezione diversa
naueschingen dall'Orchestra del Südwestfunk di da quella di Atmosphères, e definisce nello stes-
Baden-Baden (che aveva commissionato il pez- so tempo un’aura e delle associazioni spaziali:
zo) sotto la direzione di Ernest Bour: la sugge- entrambe le implicazioni del titolo sono imme-
stione poetica, ‘auratica’ di questa pagina ne fece diatamente riconoscibili nel pezzo, dove la di-
subito uno dei lavori più famosi di Ligeti, nel cui mensione spaziale è immaginaria, è suggerita ed
catalogo occupa un posto di particolare rilievo. evocata attraverso la definizione di superfici so-
In un certo senso Lontano può essere considera- nore, attraverso soluzioni che recuperano, nel
to la conclusione di una fase della sua ricerca; fluire della musica, il senso della distanza tra
ma fa anche presagire prospettive nuove rispetto uno sfondo e un evento sonoro senza ricorrere a
ai pezzi precedenti maggiormente affini, come una particolare collocazione di uno strumento o
Atmosphères (1961), alcune pagine del Requiem, di gruppi di strumenti. Lo stesso Ligeti in un’in-
Lux aeterna (1966) e il primo tempo del Concer- tervista con Josef Häusler sottolinea che «già
to per violoncello (1966). Negli anni Sessanta la nella musica del passato lo spazio viene talvolta
ricerca di Ligeti muoveva chiaramente in due di- suggerito senza mutare la disposizione normale
rezioni, che il compositore stesso considerava dell’orchestra», e cita un esempio tratto dalla
opposte e complementari, quella della negazione Quinta di Mahler. Non soltanto per questo
del tempo in una contemplazione statica, quasi aspetto Ligeti si richiama a Mahler (inevitabile
immobile, e quella di una frantumatissima mobi- ricordare la situazione sonora creata dagli archi
lità di eventi, del brulicare di fitti, articolatissimi all’inizio della Prima Sinfonia) e ad autori come
e mutevolissimi reticoli sonori. Nel tempo dilata- Bruckner, Wagner e Debussy; ma in Lontano i
to e, per così dire, rallentato dei pezzi statici (co- riferimenti al passato sono soltanto allusioni,
me Lontano e gli altri citati) la musica sembra suggestioni evocative assai vaghe e labili, che si
affiorare dal silenzio, fluisce senza interruzioni e intravedono e scompaiono, mentre si fanno più
senza cesure nette, e infine ritorna al silenzio: espliciti e più netti nelle opere successive di Li-
non si percepiscono scansioni ritmiche e la fittis- geti.
sima costruzione polifonica si risolve soltanto in Il Lab iniziale che dai flauti si estende gradual-
un movimento lento all’interno del flusso. In At- mente a tutta l’orchestra (‘dolcissimo’ ed estre-
mosphères è impossibile distinguere linee o suoni mamente piano) sembra provenire da una regio-
isolati: un agglomerato di materia sonora è con- ne remota: dapprima si ascolta soltanto questo
templato nel suo lento cangiare e lievitare e lo suono, con variazioni dinamiche e di spessore,
scorrere del tempo è definito solo dai mutamenti poi la trasparente semplicità del flusso sonoro si
di spessore, di colore e dai contrasti dinamici, muta attraverso le entrate (sempre in canone)
con esiti di grande intensità evocativa legata a dei suoni Sol, Sib, La ecc. (la successione ripren-
sottintesi funebri, mortali. de trasponendolo il disegno che stava alla base
Lontano si colloca nella stessa linea di ricerca di Lux aeterna). La trama sonora si fa più densa,
presentando anch’esso una scrittura polifonica senza impedire completamente l’allusione a labi-
non percepibile come tale all’ascolto, ma crean- li figurazioni un poco più percepibili all’interno
do molteplici trasformazioni di superfici armoni- del flusso, e sembra svuotarsi quando un Do (in
che, giochi di rifrazioni e di prospettive, così che diverse ottave) si estende a tutta l’orchestra, per
nel lentissimo, continuo flusso sembra a tratti di lasciare poi isolato, con improvvisa rarefazione
vedere in lontananza immagini sfuggenti che si (anche questo è un effetto spaziale), un Reb gra-
perdono. Scrisse fra l’altro Ligeti, a proposito del ve della tuba. La prima parte del pezzo si spegne
riaffiorare di implicazioni armoniche: «Non c’è in un clima rarefatto, su cui si innesta, senza ce-
un singolo decorso di trasformazioni armoniche, sure, l’inizio della sezione seguente, con gli archi
ma ci sono molti processi simultanei a velocità che suonano il tritono Sib-Mi. Negli addensa-
diverse, che baluginano, si sovrappongono e pro- menti della seconda parte sembra di avvertire
ducono una prospettiva immaginaria attraverso qualche lontana eco di Debussy (La Mer): que-

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sta sezione si spegne sulle sonorità gravi di vio- mancano fra l’altro tracce dell’attenzione alle
loncelli e contrabbassi. Nel corso della terza e ul- esperienze e ricerche più radicali della musica
tima sezione i violini primi seguiti da altri archi techno e del rock progressivo e psichedelico.
raggiungono gradualmente un Re# acuto, e da Questa attenzione riguarda il suono che nasce
questa nota emana dapprima una luce diffusa, dall’interazione tra il gesto strumentale e le tra-
poi sempre più forte e netta: al culmine del cre- sformazioni o distorsioni elettroniche, con tutta
scendo d’un tratto la sonorità si spegne e nell’im- l’energia o la violenza che ne promana, non le
provviso pianissimo l’entrata dei corni con sordi- strutture melodiche o armoniche legate alla to-
na produce l’effetto di una arcana lontananza nel nalità o alla modalità. Nel paesaggio acustico di
tempo e nello spazio. Nello spazio perché i corni oggi, secondo Romitelli, la Natura è «l’artificia-
sembrano lontani pur sedendo in orchestra, nel le, il distorto, il filtrato», e un musicista colto de-
tempo perché si coglie l’allusione al mondo di ve confrontarsi «con l’insieme dell’universo so-
Bruckner e Mahler (Ligeti nella citata intervista noro che ci circonda».
fa riferimento in particolare alla coda del tempo Tra le premesse della vocazione di Romitelli a
lento dell’Ottava di Bruckner): di per sé il suono «comporre il suono, non con il suono», particola-
dei corni in questa specifica situazione evoca re rilievo avevano le esperienze ‘spettrali’ di Gri-
Bruckner e Mahler, o anche Schubert e Wagner, sey, Dufourt e di altri autori francesi della stessa
producendo l’effetto di una citazione senza che generazione, e il suo lavoro all’Ircam di Parigi,
essa esista realmente. Le ultime battute sono un città dove aveva scelto nel 1991 di completare la
rarefatto congedo, un ritorno al silenzio da cui la sua formazione (dopo essersi diplomato in com-
musica era uscita. posizione al Conservatorio di Milano e avere
studiato con Franco Donatoni). Centrale è in
Romitelli l’idea di considerare il suono come
Fausto Romitelli, Dead City Radio. Audiodro- materia da forgiare, di cui si devono ‘scolpire’
me per orchestra (2003) grana, spessore, porosità, densità. La concezione
del suono di Romitelli, la sua poetica ‘ossessiva,
La partitura di Dead City Radio. Audiodrome ripetitiva e visionaria’ si lega alla volontà di crea-
porta la data marzo 2003 e fu in gran parte com- re «l’epifania di una violenza nascosta che si ri-
posta nel 2002. La prima esecuzione a Berlino vela solo nella deriva caotica del materiale, nel
(11 aprile 2003), con il titolo Audiodrome (ispi- rituale della sua distruzione come elemento di-
rato al titolo di un film di David Cronenberg del scorsivo, portatore di forma, e della sua resurre-
1983, Videodrome), fu seguita da quella a Torino zione come materia incandescente».
dell’Orchestra Nazionale della RAI nell’aprile Ad esperienze visionarie e allucinatorie fanno ri-
2004, due mesi prima della scomparsa dell’auto- ferimento i titoli del trittico per complesso da ca-
re, che aveva rinunciato a fare di Dead City Ra- mera Professor Bad Trip: Lesson I, II, III (1998-
dio. Audiodrome un ciclo di più di un pezzo. 2000). L’ultimo pezzo per orchestra si confronta
Quello esistente segna nel catalogo di Romitelli con la natura artificiale, distorta del nostro uni-
un punto d’arrivo (cui seguì immediatamente nel verso sonoro. All’inizio di Dead City Radio. Au-
2003 l’ultimo lavoro, l’opera video An Index of diodrome si riconoscono le prime battute della
Metals), e va posto senza esitazione tra le sue Alpensinfonie di Strauss; ma questa musica ci
opere più significative. Inconsueta è per lui l’e- giunge disturbata da interferenze, e viene aggre-
splicita citazione straussiana dell’inizio; ma il dita e deformata in modo sempre più invadente,
processo di deformazione e distorsione cui è sot- fino ad essere cancellata. Si impone subito, così,
toposta è centrale nella sua poetica e nella sua la natura visionaria, ‘sporca’ e violentemente di-
concezione del suono. storta del suono di Romitelli (la cui citazione
«Amo il suono sporco, distorto, violento, visio- straussiana non ha nulla a che vedere con l’iro-
nario, che talvolta le musiche popolari hanno sa- nia o con giochi dadaistici: serve invece a farci
puto esprimere e che cerco di integrare nella assistere al processo di deterioramento di un ma-
mia scrittura», aveva detto in un’intervista con teriale semplice). E così si avvia la riflessione di
Danielle Cohen-Levinas: nell’invenzione del Dead City Radio sulle tecniche di produzione e
suono, nel lavoro sulla materia sonora che è riproduzione dei canali elettronici e sulla relazio-
aspetto centrale della poetica di Romitelli non ne da incubo tra percezione e tecnologia. Ebbe a

67
dichiarare Romitelli: «La percezione del mondo ser la mer divenne Dialogue du vent et de la mer e
è creata dai canali di trasmissione: ciò che vedia- Mer belle aux Îles Sanguinaires fu sostituito da De
mo e ascoltiamo non è semplicemente riprodot- l’aube à midi sur la mer. Per inciso le Isole Sangui-
to, ma elaborato e ricreato da un medium elet- narie sono tre isolette al largo della Corsica, e il ti-
tronico che si sovrappone e sostituisce l’espe- tolo originario riprendeva quello di una novella di
rienza reale». Camille Mauclair del 1893.
Nella ‘città morta’ del titolo non restano altro Molti contemporanei rimasero perplessi di fron-
che relitti della comunicazione in un spazio cao- te al rapporto tra i titoli evocativi e la musica. Ne
tico che il suono di Romitelli evoca con forza vi- cita alcuni Andrea Malvano (in L’ascolto di De-
sionaria. Da sottolineare l’importanza del ruolo bussy. La recezione come strumento di analisi,
del pianoforte, della tastiera, delle percussioni e Torino 2009), qui basterà ricordare Pierre Lalo
della chitarra elettrica (che ha la sesta corda (figlio del compositore Édouard), che dopo la
scordata sul Re). Concepito a brevi sezioni, an- prima esecuzione de La mer (diretta a Parigi ai
che con contrasti netti di densità e volume sono- Concerts Lamoureux il 15 ottobre 1905 da Ca-
ro, il pezzo presenta caratteri a tratti ossessivi, a mille Chevillard) scrisse fra l’altro: «Per la prima
tratti incantatori, e rivela una coerente compat- volta, ascoltando un’opera pittoresca di Debus-
tezza. Poco prima della conclusione ritroviamo sy, ho l'impressione di essere non davanti alla
un accenno alla citazione straussiana; un me- natura, ma ad una riproduzione della natura; una
gafono alla fine sussurra ‘you are lost’. riproduzione di meravigliosa raffinatezza, inge-
gnosa e complessa, ma pur sempre riproduzio-
Claude Debussy, La mer. Trois Esquisses ne... Non ascolto, non vedo, non sento il mare».
Symphoniques per orchestra (1905) A proposito di quest’ultima frase Debussy, in
una lettera del 25 ottobre 1905, osservò, fra l’al-
Debussy cominciò a comporre il suo terzo capo- tro: «Concederete che non tutte le orecchie per-
lavoro sinfonico nell’agosto 1903 e lo finì il 5 cepiscono allo stesso modo. Insomma voi amate
marzo 1905. Il 12 settembre 1903 scriveva ad An- e difendete tradizioni che per me non esistono
dré Messager: «Lavoro a tre schizzi sinfonici inti- più, o almeno non esistono che per rappresenta-
tolati: 1) mare calmo alle Isole Sanguinarie; 2) re un’epoca in cui non furono tutte così belle e
gioco d’onde; 3) il vento fa danzare il mare; il così valide come si sostiene, e la polvere del pas-
tutto porta il titolo La mer. Forse non sapete che sato non è sempre rispettabile».
ero destinato alla bella carriera di marinaio, e Le osservazioni sul ‘pittoresco’ erano dunque
che solo i casi della vita me ne hanno distolto. manifestazioni di disagio per le novità del pen-
Tuttavia ho conservato per il mare una sincera siero musicale, per l’estrema libertà con cui si
passione. Mi direte che l’Oceano non bagna pre- manifestano musicalmente le suggestioni evoca-
cisamente le colline borgognone...! e che l’esito tive implicite nei titoli. Se si vogliono cercare
potrebbe riuscir simile ai paesaggi da studio! Ma suggestioni extramusicali in La mer occorre di-
ho ricordi innumerevoli; ciò per me val meglio di menticare ogni descrittivismo pittoresco e ricor-
una realtà il cui fascino grava generalmente con dare piuttosto la cultura figurativa di Debussy, il
troppo peso sul pensiero». suo amore per Turner, e l’ammirazione non me-
Quando scrisse questa lettera Debussy si trovava no intensa per Hokusai e Hiroshige, ai quali era
in Borgogna: di qui l’accenno alla lontananza stato iniziato da Camille Claudel (autrice a sua
dell’Oceano, con la significativa precisazione sul- volta della Vague, una scultura cara al musici-
l’importanza degli innombrables souvenirs, degli sta). Sulla copertina della prima edizione (Du-
innumerevoli ricordi ben più rilevanti «qu’une rand 1905) Debussy volle riprodotto un partico-
réalité dont le charme pèse généralement trop lare di una celebre xilografia a colori di Hokusai,
lourd sur votre pensée». La precisazione suona La curva dell’onda al largo di Kanagawa. Volle
come un invito a non intendere La mer in senso solo l’immagine della stilizzatissima onda, esclu-
naturalistico-descrittivo, a prendere con assoluta dendo tutta la metà destra (per chi guarda) del-
libertà la vaghezza evocativa dei titoli, che non so- l’immagine, le imbarcazioni minacciate e le figu-
no certo un ‘programma’ e che furono mutati. So- re umane: una scelta tesa all’astrazione. Anche
lo il secondo rimase quasi uguale (Jeu de vagues alla luce di queste esperienze artistiche Debussy
divenne Jeux des vagues), mentre Le vent fait dan- trasfigura in termini puramente musicali, di co-

68
smica grandezza di respiro, suggestioni legate a tempo) nel terzo ‘schizzo’; poi l’andamento si fa
un rapporto con la natura, sentito con tutta l’im- più animato, e si ascolta il celebre tema dei flauti
medesimazione di una sensualità intensissima ed e dei clarinetti (subito seguito da un altro impor-
estremamente ricettiva. tante disegno dei corni). I ritorni del ‘liquido’ te-
In termini musicali La mer segna una svolta ri- ma dei flauti e dei clarinetti possono fornire pun-
spetto al capolavoro precedente, i Nocturnes, ti di riferimento nella mobilissima struttura del
perché mira ad un respiro sinfonico più ampio e primo tempo, nel suo percorso tutt’altro che ret-
complesso, con una densità tematica maggiore e tilineo, che, dopo un episodio statico, conduce
con un nuovo senso della costruzione. La dimen- alla luminosa perorazione conclusiva, che esplo-
sione sinfonica de La mer non comporta alcun de inattesa.
recupero di procedimenti costruttivi classici, né Di concezione anche più radicalmente nuova la
alcuna rinuncia agli aspetti più originali del pen- forma di Jeux des vagues, dove la stessa assenza
siero di Debussy come si era manifestato nei ca- di una perorazione conclusiva accentua il senso
polavori sinfonici precedenti: al contrario tali di una mobilità priva di direzione. Il titolo allude
aspetti si ritrovano radicalizzati e ripensati con ancora una volta a un significato musicale, in al-
indeflettibile coerenza in modo da conferire al cune pagine alla massima frantumazione, che
discorso un più vasto respiro, e da creare una più tuttavia non esclude la presenza di idee melodi-
complessa architettura. La mobilità, l’istanta- che ben delineate, ma in un’articolazione estre-
neità, la novità del tempo musicale nelle archi- mamente fluida e polverizzata, fondata sul na-
tetture de La mer esigerebbero un’analisi non scere di un’invenzione sull’altra, sul loro interse-
riassumibile in poche schematiche indicazioni. carsi e accumularsi.
Barraqué ha proposto di interpretare in senso Un principio formale è implicitamente annuncia-
puramente musicale il titolo del primo pezzo: di to nel titolo Dialogue du vent et de la mer: più
per sé De l’aube à midi sur la mer fa pensare a che un semplice dialogo il pezzo propone il con-
uno sviluppo, a una sorta di progressione conti- trasto, la sovrapposizione, lo sviluppo parallelo
nua, destinata ad approdare allo splendore abba- di materiali diversi, non di due temi, ma di oppo-
gliante dell’apoteosi conclusiva; ma va precisato sti campi di forza, in una mobilità di situazioni
che non si tratta di uno sviluppo continuo e li- che conoscono anche momenti di parossismo
neare, anche perché non esclude liberi ritorni, drammatico. Di queste forze contrastanti la pri-
parentesi, richiami. Debussy non si serve dello ma presenta una timbrica rude, violenta, confi-
sviluppo tematico tradizionale, anzi, crea una si- gurandosi come un ‘movimento caotico’ (Barra-
tuazione che cancella la distinzione stessa di qué) dai ritmi frantumati; la seconda ricerca una
esposizione e sviluppo superandola in una conti- sottolineata cantabilità di vasto respiro: si tratta
nua propulsione, attraverso il succedersi, sovrap- di un’opposizione nettissima in cui non è possibi-
porsi, addensarsi di motivi che si incrociano, si le alcun rapporto dialettico. L’originalità della
coagulano in più ampie strutture, stabiliscono un concezione dell’ultimo tempo non impedisce di
fluido e mobilissimo gioco di rapporti. riconoscervi le tracce di uno schema a rondò e di
Dall’arcana introduzione emerge un lento dise- ritrovarvi collegamenti tematici ‘ciclici’ con il
gno (corno inglese e trombe) che si ritroverà (in- primo tempo.
sieme con altro materiale tematico del primo Paolo Petazzi

69
Pierre-André Valade

Pierre-André Valade è nato Bank Centre, ai BBC Proms, Saarbrücken Radio Symphony,
a Corrèze (Francia), e nel 1991 al Huddersfield Festival, al Festival Montreal Symphony, Northern
ha cofondato l’Ensemble Court- di Lucerna e a Berlino. Sinfonia, Orchestra della RAI
Circuit, con sede a Parigi, di cui Negli ultimi anni ha diretto di Torino, Accademia Nazionale
è stato Direttore Musicale fino numerose orchestre in un vasto di Santa Cecilia di Roma, Teatro
al 2008. Direttore Principale repertorio: Berlioz, Wagner, Verdi, Carlo Felice di Genova, Ensemble
di Athelas Sinfonietta Mahler, Ravel, Debussy, intercontemporain, London
di Copenhagen dal 2009 al 2014, Saint-Saëns e Stravinsky, fino a Sinfonietta, Birmingham
nel 2013 è stato nominato Direttore Berio, Birtwistle, Boulez, Carter, Contemporary Music Group, Bit 20,
Principale Ospite dell’Ensemble Lachenmann, Stockhausen, nonché Bodo Sinfonietta, Contrechamps
Orchestral Contemporain. pezzi di compositori Genève, Asko Schöenberg
Apprezzato in particolare per le sue della generazione più giovane, Ensemble, I Pomeriggi Musicali,
esecuzioni del repertorio dei secoli in particolare compositori Bilbao Symphony Orchestra,
XX e XXI, è regolarmente ospite della scuola francese dello Polish National Radio Symphony,
dei più importanti festival spettralismo quali Hugues Dufourt, Philharmonia’s Music of Today
e orchestre in Europa, negli Stati Gérard Grisey, Philippe Hurel, e Ensemble Modern.
Uniti, in Canada, Australia, Philippe Leroux e Tristan Murail. Ha diretto ai BBC Proms
Nuova Zelanda e Giappone. Regolarmente Direttore Ospite e si è esibito anche ai Festival
Fra le sue numerose registrazioni, della Tonhalle Orchester di Zurigo, di Aldeburgh, Bath International,
quella di Les Espaces Acoustiques ha diretto tra l’altro la BBC Holland, Musica di Strasburgo,
di Grisey ha vinto il Diapason d’Or Symphony, BBC Scottish Ultima di Oslo, Le Printemps des
nel 1999 e il Grand Prix Symphony, Scottish Chamber Arts di Monte Carlo, Ircam Agora
de l’Académie Charles Cros. Orchestra, BBC National Orchestra a Parigi, Présences di Radio-France,
Le registrazioni più recenti of Wales, Philharmonia, Ulster, Perth e Sydney, oltre al Festival
includono lavori di Hugues Dufourt RTE National Symphony, Manca di Nizza nonché la Biennale
(Diapason d’Or e Choc du Monde Luxembourg Philharmonic, di Venezia. Ha diretto la prima
de la Musique) e, per Deutsche Oslo Philharmonic, Göteborgs mondiale dell’opera Pan di Marc
Grammophon, Theseus Game Symfoniker, Odense Symphony Monnet per l’Opéra National du
di Harrison Birtwistle, tenuto Orchestra, Norrbotten NEO, Rhin a Strasburgo. Recenti presenze
a battesimo a Duisburg Orchestre Philharmonique de Radio in Gran Bretagna includono
e successivamente diretto al South France, Orchestre de Paris, esecuzioni di Mixtur di Stockhausen
con la London Sinfonietta,
un ritratto di Helmut Lachenmann
con il Royal College of Music,
e, inoltre, Requiem di Fauré
e Quattro Pezzi Sacri di Verdi
con la Philharmonia Orchestra.
Ha partecipato al 100° anniversario
della nascita di Messiaen
dirigendone lavori a Londra,
Wellington, Basilea e Hanoi,
e ha presentato per la prima volta in
Giappone Les Espaces Acoustiques
con la Tokyo Philharmonic
alla Suntory Hall. Ha diretto
Khairos di Knut Vaage per la Den
Norske Opera, nonché Importance
of Being Earnest per NI Opera.
Nel gennaio 2001 il Ministero
Francese della Cultura l’ha insignito
del titolo di Chevalier dans l’Ordre
des Arts et des Lettres.
Suoi futuri impegni comprendono
collaborazioni con la Seoul
Philharmonic e l’Orchestra Statale
di Atene nonché Turangalila
con il Birmingham Conservatoire.
Foto Guy Vivien
Foto Guy Viven

Pierre-André Valade

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Filarmonica della Scala

Claudio Abbado fonda La Filarmonica realizza la sua mentre gli impegni all’estero per il
la Filarmonica della Scala insieme autonoma stagione di concerti 2014 includono concerti in Austria,
ai musicisti scaligeri nel 1982 e la stagione sinfonica del Teatro Francia, Germania, Lussemburgo,
con l’obiettivo di sviluppare in base ad accordi sanciti Spagna e Svizzera con Riccardo
il repertorio sinfonico nel contesto da una convenzione con il Teatro Chailly, Myung-Whun Chung, Esa-
della tradizione operistica alla Scala. È inoltre impegnata Pekka Salonen e Daniel Harding.
del Teatro. L’anno seguente in numerose tournée, che con oltre La Filarmonica della Scala
la Filarmonica si costituisce 500 concerti fuori sede ha commissionato composizioni
in associazione indipendente. dalla fondazione l’hanno resa orchestrali a Giorgio Battistelli,
Carlo Maria Giulini dirige oltre 90 l’istituzione musicale italiana Carlo Boccadoro, Azio Corghi,
concerti e guida l’orchestra nelle più presente all’estero nello scorso Luis de Pablo, Pascal Dusapin,
prime tournée internazionali; decennio. Nelle ultime stagioni Peter Eötvös, Ivan Fedele, Matteo
Riccardo Muti, Direttore Principale ricordiamo il debutto negli Stati Franceschini, Luca Francesconi,
dal 1987 al 2005, ne promuove Uniti con Riccardo Chailly nel 2007 Mauro Montalbetti, Salvatore
la crescita artistica e ne fa un’ospite e in Cina con Myung-Whun Chung Sciarrino, Giovanni Sollima e
costante nelle più prestigiose sale da nel 2008, anno che segna anche il Fabio Vacchi.
concerto internazionali. L’orchestra ritorno al Musikverein di Vienna Impegnata nella diffusione
instaura rapporti di collaborazione con Daniele Gatti. della musica presso le nuove
con i maggiori direttori: Nel 2009 la Filarmonica debutta generazioni, l’orchestra apre alle
Georges Prêtre, Lorin Maazel e alla Philharmonie di Berlino scuole le prove di tutti i concerti
Wolfgang Sawallisch sono presenti con Daniel Barenboim e torna della stagione e con l’iniziativa
dalle prime stagioni e vengono a Parigi con Pierre Boulez e “Sound, Music!” si rivolge ai
accolti dall’orchestra come Soci Maurizio Pollini. Gli impegni bambini delle scuole primarie.
Onorari insieme a Valery Gergiev, del 2010 includono il ritorno È al fianco delle principali
ma restano nella memoria i in Asia con Semyon Bychkov istituzioni scientifiche e
contributi di Leonard Bernstein, per l’Expo di Shanghai; nel 2011 associazioni di volontariato della
Semyon Bychkov, Myung-Whun la Filarmonica attraversa l’Europa città di Milano, per le quali realizza
Chung, James Conlon, Dennis con Semyon Bychkov, concerti dedicati e le prove aperte
Russell Davies, Gustavo Dudamel, Riccardo Chailly, Daniel Harding, del ciclo “La Filarmonica della
Tan Dun, Peter Eötvös, Christoph Gianandrea Noseda e Scala incontra la città”.
Eschenbach, John Eliot Gardiner, Georges Prêtre. Nel 2012 È impegnata per il festival MITO in
Philippe Jordan, Zubin Mehta, è con Daniel Barenboim a Parigi, concerti che hanno avvicinato
Gianandrea Noseda, Seiji Ozawa, Berlino e Francoforte, con un vastissimo pubblico alla musica
Antonio Pappano, Gennadij Daniel Harding a Praga, Linz, sinfonica. Il 2 giugno 2013 oltre
Rozdestvenskij, Esa-Pekka Stoccarda, Dresda e Bonn, 50.000 persone hanno assistito
Salonen, Giuseppe Sinopoli, Yuri con Gergiev al Festival delle Notti al concerto in Piazza del Duomo
Temirkanov, Robin Ticciati Bianche di San Pietroburgo a Milano diretto da Riccardo
e Franz Welser–Möst. Dal 2006 e con Fabio Luisi a San Chailly con la partecipazione
si intensifica la collaborazione Pietroburgo e Baden-Baden. di Stefano Bollani.
con il Direttore Musicale del Teatro Riccardo Chailly, James Conlon, La Filarmonica ha realizzato
alla Scala Daniel Barenboim e con Christoph Eschenbach, Fabio Luisi una consistente produzione
Riccardo Chailly, Daniel Harding, e Andrés Orozco-Estrada sono i discografica per Decca, Sony ed
Daniele Gatti e Valery Gergiev. direttori delle tournée del 2013, Emi: in occasione del bicentenario
verdiano ha inciso con Riccardo
Foto Silvia Lelli

Chailly il cd “Viva Verdi”(Decca)


che è risultato il disco di musica
classica più venduto del 2013 in
Italia. Con Sony ha intrapreso il
progetto “900 Italiano”, articolato
in 3 DVD diretti da Georges Prêtre,
Fabio Luisi e Gianandrea Noseda.
Alcuni concerti sono trasmessi in
differita televisiva dalla Rai e tutti
in diretta radiofonica da Radio3.
Dal 2012 il progetto
“MusicEmotion” porta alcuni dei
concerti in diretta in alta
definizione anche nelle sale
cinematografiche italiane.
L’attività della Filarmonica della
Scala non attinge a fondi pubblici

Filarmonica della Scala


ed è sostenuta da UniCredit, Main
Partner istituzionale dell’Orchestra.

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72
Helmut Lachenmann

Foto Vico Chamla - Archivio Milano Musica


Auditorium San Fedele 6
venerdì 31 ottobre 2014, ore 20.30

Quartetto di Cremona Helmut Lachenmann (1935)


Terzo Quartetto “Grido” (2002) 25’
Cristiano Gualco, violino
Paolo Andreoli, violino Daniele Ghisi (1984)
Simone Gramaglia, viola Come di tempeste (2014) 10’
Giovanni Scaglione, violoncello Commissione Fondazione Spinola
Banna per l’Arte

Alessandro Perini (1983)


Grammar Jammer (2014) 11’
Commissione Fondazione Spinola
Banna per l’Arte

Dmitrij Šostakovič (1906-1975)


Quartetto n. 8 in do minore
op. 110 (1960) 20’
I. Largo
II. Allegro molto
III. Allegretto
IV. Largo
V. Largo

In collaborazione con

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

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Lachenmann, Ghisi, Perini, Šostakovič

Il quartetto per archi è forse la forma basilare menti in gioco: linee o arpeggi, accenti pungenti,
del pensare la musica: completo come un coro a quasi ‘gridi’, come pizzicati o figure svettanti all'a-
quattro parti (basso, tenore, contralto, soprano), cuto, tremoli, scatti e irritazioni della materia so-
uniforme nel timbro generale ma differenziato nora; il ‘suono quartettistico’ raggiunge qui una
all’interno nelle voci particolari; chi vuole capire magistrale flessibilità, che si rigenera da se stessa
a fondo un passo o un frammento di musica è come in un inseguimento senza fine. C’è accumu-
portato a trascriverlo o ripensarlo per quartetto lo di energia, ma non di peso, la sostanza resta ae-
d’archi. Nell’età classica, con Haydn, Mozart e il rea e sempre orientata alle zone acute del regi-
primo Beethoven, il quartetto fu paragonato a stro; una polifonia di timbri emerge poi dall’avvi-
una ‘conversazione fra quattro persone ragione- cendarsi di suoni ‘flautati’, in punta d’arco, sul
voli’; ma di una ragionevole conversazione l’età ponticello e dalle continue variazioni di vari tipi di
moderna non ha più sentito l’attrattiva con la ‘vibrato’. La fine della sezione centrale è limitata
stessa intensità di quell’epoca fortunata, o l’ha da lunghissimi secondi di silenzio, da cui la musica
talmente trasformata nella sua materia contra- riemerge come un sussurro impercettibile; anche
stata e tormentata da renderla quasi irriconosci- nel clima più rarefatto, l’attenzione è sempre cat-
bile. Dopo i Quartetti di Schönberg, Janáček, turata da suoni non solo da percepire con l’orec-
Bartók, Berg, Šostakovič, il ‘moderno’, più che chio, ma talmente plastici che sembra di toccarli
ritessere il dialogo fra i quattro personaggi, ha come oggetti concreti. A due battute dalla fine, al-
spinto la sua ansia di ricerca all’analisi di un l’indicazione ‘Phonetische Aktion’, il tessuto sem-
‘suono quartettistico’, come un unico, complesso pre più quieto, quasi corale, è interrotto da una
strumento capace di aprire nuovi orizzonti nel secca lacerazione prima dello scomparire della
concentrarsi su se stesso; e tuttavia il retroterra musica.
di memorie è talmente folto in questa forma es-
senziale che segnali e messaggi della tradizione
possono insinuarsi fra le maglie del nuovo stile Daniele Ghisi, Come di tempeste per quartetto
determinando avventurose e imprevedute solu- d’archi (2014)
zioni.
È un unico movimento come un lento scorrere, che
si muove all’interno per scatti o figure ritmiche d’in-
Helmut Lachenmann, Terzo Quartetto “Grido” cisiva evidenza: ‘granulazioni’ le definisce il compo-
(2002) sitore, secondo un tragitto segnato dallo «spegnersi
e accendersi della luce in un corridoio grigio di ospe-
Composto nel 2001-2002 come ‘terzo quartetto’, dale». La gamma timbrica di queste illuminazioni è
Grido conclude per ora la serrata rivisitazione vastissima e segnata con minuta precisione: sul pon-
personale della forma quartettistica compiuta da ticello (‘solo fruscio d’arco’), con gioco alternato di
Helmut Lachenmann. Il titolo solo parzialmente è sordine, oppure in alternanze fra suono filiforme o
una traduzione della parola tedesca Schrei; in
realtà, si tratta di un acronimo che omaggia i com-
ponenti del Quartetto Arditti, esecutori della pri-
ma assoluta (Graeme Jennings, Roha de Saram,
Irvine Arditti e Dov Scheidlin). All’ascolto, la pri-
ma sensazione è quella di trovarsi in una regione
soprannaturale, percorsa da misteriose acutezze,
leggerezze e luminosità, dove i silenzi intermedi,
come vuoti impenetrabili, non hanno meno im-
portanza dei suoni; in questa sezione introduttiva,
i movimenti di note e figure, che utilizzano anche
i quarti di tono, non sono diretti verso qualche
parte, ma oscillano come fili recisi, fino a riposarsi
un attimo su un inatteso accordo di Do maggiore.

Daniele Ghisi
Quanto ne deriva si condensa in una scrittura che
sa di ‘sviluppo’ per la sovrapposizione degli ele-

74
‘schiacciato’ (écrasé), fra flessibilità e fissità (‘mecca- grappoli di note contigue. Il pezzo procede per
nico bloccato’); figure archeggiate del violino, quinte tasselli, situazioni singole lavorate con generosità
basilari al violoncello, vibrati in tutte le possibilità di particolari, privilegiando linee distinte alle den-
possono alludere alla tipicità della musica per archi. sità della compagine quartettistica. I mutamenti di
Senza che nessuna figura pretenda di essere la prin- tempo sono progressivi e non troppo marcati; tim-
cipale, si individuano tuttavia alcuni punti di riferi- bri e sembianze motiviche seguono un gioco con-
mento: la permanenza in ogni registro dei glissandi tinuo e integrato di contrapposti, arco-pizzicato,
di doppie corde, ripetute oscillazioni, singole note caratteri simmetrici e caratteri discontinui, contra-
acute, contorni melodici accennati, e altre presenze zioni ed estensioni. Ogni tanto si fissano note po-
che ogni tanto interrompono il respiro alternato di lari che ne attraggono e respingono altre o che ge-
densità e rarefazioni, di fortissimi e di soffici delica- nerano improvvise ripetizioni, secondo una pro-
tezze anche a distanza ravvicinata. Spesso l’impagi- spettica sempre in movimento; al centro del pezzo
nazione del quartetto si suddivide in una doppia fa- si trovano dei glissandi ‘silenziosi’, o quanto meno
scia, due violini contro viola e violoncello; ogni tanto attraversati da rumori ‘ancillari’ (come la frizione
uno strumento si presenta con carattere di ‘solo’ delle dita sulle corde): qui, mentre la compagine è
(più raramente il violoncello) nello slancio della fi- ancorata a un Do basso ripetuto dal violoncello,
gurazione: evidente nel finale la presenza della viola negli strumenti superiori il discorso è ridotto al si-
che resta sola a ‘commentare’ con note sussurrate il lenzio, secondo un’operazione che scava nel suo-
senso della composizione. Il ‘Delle tempeste’ del ti- no fino a lasciarne solo l’involucro: processo, co-
tolo, come suggerito dall’autore, sembra essere de- me suggerisce l’autore, «riferibile al silenzio ca-
terminazione di un sostantivo sottinteso, come ricor- geano, ma anche omaggio al tutor Lachenmann»
do o ‘profumo’ di tempeste; infatti, anche quando si e ad alcune sue opere al limite dell’udibile.
appassiona, anche nei forti più turgidi, il conflitto è
allontanato dal tono generale e reso intimo (‘L'inti-
mità è allontanamento’). Giorgio Pestelli
(per gentile autorizzazione
della Fondazione Spinola - Banna per l’Arte)

Alessandro Perini, Grammar Jammer per quartet-


to d’archi (2014)

Il titolo può riferirsi alla funzione di disturbo o


meglio d’inceppamento esercitata su un flusso di
parole o di note, quindi, semplificando un po’, alla
ricerca di un rapporto fra suono e rumore entro i
limiti di una grammatica che tende a costituirsi a
partire da trasformazioni lineari di elementi diver-
si; alcune caratteristiche strumentali, il passaggio
Foto Agostino Meroni

da nota sfiorata, come nei suoni armonici, a nota


diteggiata, e, per il violoncello, il pizzicato allo
stesso tempo sulle due parti di corda (sopra e sot-
to la mano sinistra), portano con sé dei connotati

Alessandro Perini
‘rumorosi’, per altro presenti anche nel parametro
armonia per l’uso ricorrente di cluster, ovvero

75
Dmitrij Šostakovič, Quartetto n. 8 in do minore pagina più tagliente e angosciosa dell’intero catalo-
op. 110 (1960) go. La dedica di quest’opera, scritta «In memoria
delle vittime del fascismo e della guerra», può trarre
Tra le pagine migliori di Šostakovič dell’inizio degli in inganno: anche se l’espressione di fondo è indub-
anni Sessanta c’è l’Ottavo Quartetto, una cupa me- biamente funebre, l’analisi dei riferimenti tematici
ditazione piena di citazioni soggettive e ufficialmen- rivela un lavoro ricco di spunti privati e soggettivi.
te dedicata «alla memoria delle vittime del fascismo Vi compaiono infatti autocitazioni da quattro sinfo-
e della guerra». In una lettera privata Šostakovič nie (nn. 1, 5, 10, 11), dall’opera Katerina Izmajlova,
spiega la vera natura dell’opera: «… ho composto dal Trio op. 67 e dal Primo concerto per violoncello.
questo quartetto ideologicamente condannabile, e Questa sorta di autobiografia musicale era conside-
di cui nessuno ha bisogno. Mi sono detto che quan- rata in famiglia come un’opera scritta dal musicista
do un giorno morirò, nessuno si sognerà di scrivere per la propria morte. Giacché né le menzionate
un’opera alla mia memoria. Così ho deciso di scri- sinfonie, né l’opera, né il concerto, hanno riferimen-
verla io. Si potrebbe scrivere sulla copertina: dedi- ti diretti con la guerra, l’unica citazione che trovi
cato alla memoria dell’autore di questo quartetto punti di contatto con la dedica è la melodia ebraica
[…] la pseudo-tragicità di questo quartetto è tale tratta dal finale del Trio: secondo Roseberry, un’al-
che componendolo ho versato tante di quelle lacri- lucinante riproduzione delle danze che i nazisti, pri-
me quanta è l’orina che si libera dopo una mezza ma di un’esecuzione, avrebbero richiesto alle loro
dozzina di birre». vittime intorno alle fosse appena scavate. Il Trio,
Le iniziali dell’autore aprono e permeano i cinque d’altro lato, è anche la pagina dedicata all’amico
movimenti (direttamente collegati) di quello che è Sollertinskij. E all’amico Sergej Širinskij, violoncel-
considerato il capolavoro quartettistico di Šostako- lista del Quartetto Beethoven, è da riferirsi la cita-
vič: l’enigmatico e lugubre Ottavo op. 110, forse la zione dell’Izmajlova: il violoncello infatti esegue nel
quarto movimento il passo in cui Katerina chiama
l’amato “Serëža” (diminutivo di Sergej). L’allusio-
ne al nome dell’esecutore è inequivocabile: la cita-
zione infatti compare, sempre al violoncello e nella
stessa tonalità, anche nel Quindicesimo Quartetto,
dedicato a Sergej Širinskij.
Prescindendo dalla natura privata del lavoro, l’Otta-
vo Quartetto è un’opera di grande rigore classico.
La tonalità non è mai persa di vista, anche se vi so-
no libertà armoniche, false relazioni, scambi di terze
maggiori e minori. Una certa tendenza a esaurire il
totale cromatico si segnala fin dal primo tempo,
Largo, ove si ascoltano entrate a canone sul tema
delle iniziali di Šostakovič. L’insistente monotema-
tismo non riguarda solo questo motto: il secondo
movimento, Allegro molto – quello che cita la dan-
se macabre del Trio – inizia sull’ultimo inciso del
precedente. Qui, e nel successivo Allegretto, la rit-
mica secca ed esasperata evidenzia l’aspetto dram-
matico del quartetto. Nei due Larghi conclusivi –
fatta eccezione per l’accorato richiamo all’Izmajlo-
va – siamo nei meandri più claustrofobici dell’arte
di Šostakovič, al di là della disperazione, senza spe-
ranza e senza consolazioni.
Franco Pulcini
Per gentile concessione dell’autore, dai volumi
di Franco Pulcini Šostakovič (Album Fotografico De Sono,

Dmitrij Šostakovič
Torino, 2003) e Šostakovič, (EDT, Torino, 1988).

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Quartetto di Cremona

Il Quartetto di Cremona nasce internazionale lo considera l’erede sul mercato mondiale nella
nel 2000 presso l’Accademia del Quartetto Italiano primavera 2013,
Stauffer di Cremona. Si perfeziona sottolineandone le qualità artistiche ha ottenuto subito importanti
con Piero Farulli del Quartetto ed interpretative; emittenti riconoscimenti come le 5 stelle
Italiano e con Hatto Beyerle radiotelevisive di tutto il mondo dal BBC Music Magazine
dell’Alban Berg Quartett, (quali RAI, WDR, BBC, VRT, e dallo Strad e nel giugno 2013
affermandosi in breve come SDR, ABC) trasmettono è stato nominato Disco Star
una delle realtà cameristiche regolarmente i loro concerti del mese dal prestigioso
più interessanti sulla scena in un repertorio che spazia dalle Fonoforum tedesco. Grande
internazionale. prime opere di Haydn alla musica successo ha ottenuto anche
Viene invitato a esibirsi contemporanea. il secondo volume uscito
regolarmente nei principali festival Rilevante è l’attività didattica nell’autunno 2013, considerato
e rassegne di tutto il mondo svolta dal Quartetto di Cremona dalla critica internazionale
in Europa, Sudamerica, Australia in tutta Europa. Dall’autunno 2011 come la conferma che il Quartetto
e Stati Uniti: Beethovenhaus sono anche titolari della cattedra di Cremona sia l’erede del
e Beethovenfest di Bonn, Bozar di Quartetto presso l’Accademia Quartetto Italiano nel mondo.
di Bruxelles, Festival di Turku, Walter Stauffer di Cremona. Il Quartetto di Cremona è stato
Kammermusik Gemeinde di In campo discografico, nel 2011 scelto come testimonial per il
Hannover, Konzerthaus di Berlino, è uscito per Decca l’integrale progetto “Friends of Stradivari”.
Wigmore Hall di Londra, Perth dei Quartetti di Fabio Vacchi Cristiano Gualco suona un violino
Festival in Australia sono tra i e nel settembre 2012 è uscito, Guarneri del Gesù del 1737; Paolo
palcoscenici calcati dal quartetto. distribuito da Naxos, un nuovo Andreoli un violino Paolo Antonio
Dal 2011 è “Artist in Residence” disco dedicato ai compositori Testore del 1750 (Fondazione
presso la Società del Quartetto italiani dal titolo Italian Journey. Kulturfonds Peter E. Eckes);
di Milano per un progetto È in corso la pubblicazione Simone Gramaglia una viola
che è culminato nel 2014 con il dell’integrale dei Quartetti F. Presbler del 1786 (Fondazione
completamento dell’esecuzione di Beethoven per la casa Pro Canale); Giovanni Scaglione
integrale dei Quartetti di Beethoven. discografica tedesca Audite: un violoncello Capicchioni pater
La stampa specializzata il primo volume, uscito et filius del 1975.

Quartetto di Cremona

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Maurice Ravel

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Teatro alla Scala 7
lunedì 3 novembre 2014, ore 20

Ensemble intercontemporain Maurice Ravel (1875-1937)


Introduction et Allegro (1905) 11’
Matthias Pintscher, direttore per arpa, con accompagnamento
Monica Bacelli, mezzosoprano di quartetto d’archi, flauto e clarinetto
Frédérique Cambreling, arpa
Fausto Romitelli (1963-2004)
Mediterraneo I.
Les idoles du soleil (1992-93) 6’
per ensemble
Mediterraneo II.
L’azur des déserts (1992-93) 12’
per voce e quattordici strumenti

Maurice Ravel
Trois poèmes de Stéphane Mallarmé (1913) 12’
per voce ed ensemble
I. Soupir
II. Placet futile
II. Surgi de la croupe et du bond

Fausto Romitelli
Cupio dissolvi (1996) 16’
per quattordici esecutori

Con il sostegno di

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in diretta)

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Ravel, Romitelli

Ravel compose l’Introduction et Allegro per arpa, la durata qui si estende a circa 12 minuti. Il riferi-
con accompagnamento di quartetto d’archi, flauto mento dei titoli al sole e alla luce dei deserti pren-
e clarinetto nel 1905 – l’anno in cui portò a termi- de nella musica un’accezione precisa: questo di
ne anche la Sonatine e i Miroirs per pianoforte – Romitelli è un Mediterraneo anticonvenzionale e
su commissione della ditta Erard, che intendeva controcorrente, dall’atmosfera assai poco acco-
promuovere le risorse del proprio modello di arpa gliente, acceso di una cupa luminosità elettrica e
a pedali a doppia azione. Pezzo d’occasione come metallica. In entrambi i pannelli del dittico l’en-
può esserlo un lavoro di Ravel, cesellato e leviga- semble è impiegato come un unico, grande iper-
to in ogni dettaglio, è di fatto un movimento di strumento dalle sfumature timbriche mutevolissi-
concerto per arpa ed ensemble incentrato sulla fa- me e cangianti. In L’azur des déserts la musica
scinazione e sensualità timbrica. procede per ondate successive, chiaramente per-
Nell’introduzione compaiono tre temi espressivi, cepibili per il loro respiro piuttosto regolare, dalle
apparentati in alcuni elementi melodici e ritmici quali emergono a tratti gesti o lacerti di figure: si-
(intervalli di quinta e di quarta, figure puntate): il no alla stretta finale particolarmente incisivi e
primo dal profilo tortuoso (legni), il secondo più profilati sono a questo riguardo, nel tessuto di
morbidamente disteso e sognante (archi), il terzo suoni tenuti, tremoli, armonici e glissandi, gli in-
cantabile (violoncello). Questi temi fungono poi terventi del pianoforte e gli accordi brutali degli
da idee generative e cicliche nell’Allegro, costrui- archi. L’azur des déserts offre, di contro, una scan-
to come una forma sonata in cui la ripresa è intro- sione temporale interna meno regolare. L’inizio
dotta da una cadenza dell’arpa (per questo aspet- del pezzo è una magica introduzione all’entrata
to, Ravel potrebbe aver tratto ispirazione dal pri- della voce, dove la rarefazione della gestualità in
mo movimento del Concerto per violino op. 64 di rapporto all’addensarsi della scrittura assume una
Mendelssohn dov’è appunto una cadenza del soli- dimensione onirica. L’intonazione vocale («Front
sta a introdurre la ricapitolazione). limpide, et par ondes ravis») è da principio sillabi-
ca: piuttosto fissa e cristallina, si staglia sulla bruli-
Nel dittico di Mediterraneo (1992-1993) si realizza cante materia atmosferica dell’ensemble, sino a
la personale assimilazione e interpretazione di quando si sviluppa una parte strumentale concita-
Romitelli dello spettralismo francese (ultima ta e scomposta. Ed è su questa che s’innesta poi,
grande scuola di pensiero musicale del Novecen- adeguandosi nell’intonazione mossa e nervosa, in
to, lo spettralismo fonda com’è noto la propria crescendo e accelerando, l’ultima sezione vocale
estetica e tecnica compositiva sull’analisi materica («Viens, mon sang, viens rougir»).
dei processi di generazione e trasformazione del
materiale sonoro nel tempo). Le due parti che lo I Trois poèmes de Stéphane Mallarmé per voce,
costituiscono – e che possono anche essere esegui- due flauti, due clarinetti, quartetto d’archi e pia-
te indipendentemente l’una dall’altra – sono inti- noforte, composti da Ravel nel 1913, sono ricon-
tolate rispettivamente Les idoles du soleil e L’a- ducibili a un duplice nesso storico-contestuale. Da
zur des déserts. In merito alla relazione tra le due un lato, nello stesso anno anche Debussy mette in
parti, si può dire che la seconda è una prosecuzio- musica tre poesie di Mallarmé, due delle quali,
ne e, al contempo, un’amplificazione ed espansio- Soupir e Placet futile, sono le stesse scelte da Ra-
ne della prima. Les idoles du soleil ha un organico vel (sembra che quest’ultimo abbia comunque in-
di 10 strumenti (flauto basso, clarinetto basso, fa- cominciato a lavorarvi per primo); d’altro lato il
gotto, corno, percussione con vibrafono toms e trittico rivela, almeno per ciò che riguarda l’orga-
piatti sospesi, pianoforte, tastiera elettronica, vio- nico e alcuni aspetti del trattamento vocale, la
lino, viola, violoncello) e dura circa 6 minuti. L’a- suggestione del Pierrot lunaire (1912) di Schön-
zur des déserts aggiunge a questo organico una berg, di cui Stravinskij aveva parlato a Ravel.
voce di mezzosoprano, che intona estratti da La Aderendo anzitutto alla struttura del testo poeti-
jeune Parque (1917) di Paul Valéry, e altri 4 stru- co, ciascuna lirica denota una precisa individualità
menti (oboe, tromba, un secondo violino, con- compositiva. In Soupir, fantasticheria autunnale,
trabbasso, senza contare che gli esecutori al flauto alla melodia che sale lentamente verso l’acuto su
basso, al clarinetto basso e alla percussione sono un incantato sfondo equoreo della prima parte se-
chiamati a suonare nell’ordine anche flauto, clari- gue l’intonazione più fissa e poi quasi estenuata su
netto, marimba glockenspiel tam tam e maracas); un semplice accompagnamento accordale della

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seconda. L’evocazione di un Settecento galante e costituiscono, di base, flauto, oboe, clarinetto, fa-
sofisticato di Placet futile si presta alla vocalità ora gotto, corno, trombone, basso elettrico, percussio-
intensa ora ironica ma sempre dal fraseggio estre- ni, tastiera elettronica e quintetto d’archi, cui s’ag-
mamente flessibile, alla preziosità timbrica e ar- giungono numerosi strumenti alternativi (flauto
monica, al sottile contrappunto del canto con gli basso, corno inglese, clarinetto basso, pianoforte,
strumenti, al passo di danza. In Surgi de la croupe armoniche a bocca, kazoo e palle sonore cinesi),
et du bond Ravel mira infine a rendere la sua mu- così da offrire una varietà timbrica quasi orche-
sica il corrispettivo di una delle poesie più oscure strale. In Cupio dissolvi – dove «l’amplificazione
di Mallarmé, assimilandone la maestria simbolista di tutti gli strumenti è ad libitum e dipende sostan-
attraverso un massimo grado di allusività ed elusi- zialmente dalle caratteristiche della sala» – con-
vità armonica, una linea vocale dall’andamento fluiscono e s’intrecciano diversi aspetti della poe-
ipnotico, la vaghezza dei contorni ritmici e dei ge- tica e della musica di Romitelli: una sorta di deri-
sti strumentali, l’assenza di qualsiasi reale tensio- va postspettralista e l’amore per sonorità rock, il
ne direzionale. trattamento elettronico del suono strumentale e
la dimensione epifanica e rituale, la noirceur di at-
Romitelli aveva posto in epigrafe a una nota di mosfere e narrazioni inquietanti e il gusto per la
programma per Cupio dissolvi (1996) un aforisma deformazione e la distorsione. Nell’introduzione il
di Emil Cioran da L’inconveniente di essere nati misterioso clima materico è scandito da un segna-
(1973): «Il tempo puro, il tempo decantato, svuo- le del pianoforte, poi l’organismo dell’ensemble,
tato di eventi, di esseri e di cose, si manifesta solo compatto come un unico gigantesco corpo sono-
in certi momenti della notte, quando lo senti pro- ro, traccia ondate di lento, inesorabile scivola-
cedere con l’unico scopo di trascinarti verso una mento e sprofondamento verso il grave, finché
catastrofe esemplare». Da cui la descrizione del prende vita una musica più mossa e violentemen-
pezzo: «in quest’opera le forme sono proiettate in te gestuale, diversificata nelle figure, sostenuta e
‘prospettive depravate’, anamorfiche, notturne: articolata da riff dei bassi che presto si rivelano
forse un suono reiterato, accelerato, sottoposto a l’unico ancoraggio in un’esplosione prossima al-
distorsione sino alla saturazione e, di più, sino l’entropia ma dove si notano anche gli arpeggi
all’ossessione, la catastrofe e l’oblio, forse questo delle tastiere. L’epilogo, spettacolare, è costruito
suono rivelerà sottilmente una natura segreta e sulle microvarianti (melodiche, ritmiche, timbri-
violenta, misteriosa e rituale; lo stesso suono, lo che) di un riff e sull’arabesco sinuoso della tastie-
stesso vento che soffia nelle parole di Ermes Cto- ra.
nio». L’organico è per quattordici esecutori. Lo Cesare Fertonani

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Fausto Romitelli
Mediterraneo II. L’azur des déserts (1992-1993)
Testo tratto da La jeune Parque, di Paul Valéry

… Front limpide, et par ondes ravis, …Limpida fronte, e in onde rapiti,


Si loin que le vent vague et velu… Lungi quanto il villoso vento vago…
Longs brins légers… Lievi fili…
… J’étais l’égale et l’épouse du jour, …Ero l’uguale e la sposa del giorno,

… …

Je sens sous les rayons frissonner ma statue, Io sento sotto i raggi fremere la mia statua,

… …

À ce goût de périr… Al gusto di perire…

… …

Viens, mon sang, viens rougir… Vieni, mio sangue, e arrossa…

… …

Viens consumer sur moi… Vieni e su me consuma…


Viens! qui je reconnaisse et que je les haïsse… Vieni! Che io riconosca, e che io li detesti…

(Traduzione di Mario Tutino, Torino, Einaudi, 1971)

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Maurice Ravel
Trois poèmes de Stéphane Mallarmé (1913)

I. Soupir I. Sospiro
Mon âme vers ton front où rêve, ô calme soeur, L’anima verso la tua fronte, o calma sorella,
Un automne jonché de taches de rousseur, dove sogna un autunno sparso di macchie di porpora
Et vers le ciel errant de ton œil angélique e verso il cielo errabondo delle tue iridi
Monte, comme dans un jardin mélancolique, angeliche, sale, come in un malinconico
Fidèle, un blanc jet d'eau soupire vers l’Azur! giardino, fedele un bianco zampillo sospira verso l’Azzurro!

- Vers l'Azur attendri d'Octobre pâle et pur - Verso l’Azzurro raddolcito d’Ottobre
Qui mire aux grands bassins sa langueur infinie pallido e puro che specchia il suo languore infinito
Et laisse, sur l'eau morte où la fauve agonie ai grandi bacini e lascia, sull’acqua morta
Des feuilles erre au vent et creuse un froid sillon, dov’erra col vento la fulva agonia delle foglie
Se traîner le soleil jaune d'un long rayon. scavando un gelido solco, trascinarsi
il sole giallo con obliquo raggio.

II. Placet futile II. Futile supplica


Princesse! à jalouser le destin d'une Hébé Principessa! a invidiare il destino d’un’Ebe
Qui poind sur cette tasse au baiser de vos lèvres, su questa tazza al vostro bacio protesa
J'use mes feux mais n’ai rang discret que d'abbé spreco il mio fuoco, ma col mio rango discreto
Et ne figurerai même nu sur le Sèvres. d’abate, non spiccherò nemmeno nudo sul Sèvres.

Comme je ne suis pas ton bichon embarbé, Poiché non sono né il tuo cagnolino lanoso,
Ni la pastille ni du rouge, ni jeux mièvres né caramella o rossetto, o trastullo lezioso
Et que sur moi je sais ton regard clos tombé, e sento su me il tuo chiuso sguardo pesare,
Blonde dont les coiffeurs divins sont des orfèvres! bionda che ti fai pettinare da orafi divini!

Nommez-nous… toi de qui tant de ris framboisés Eleggeteci… tu i cui molti sorrisi al lampone
Se joignent en troupeau d'agneaux apprivoisés s’attruppano in gregge d’ammaestrati agnelli
Chez tous broutant les voeux et bêlant aux délires, da tutti brucando le brame e belando ai deliri,

Nommez-nous… pour qu'Amour ailé d'un éventail eleggeteci… perché Amore, che ha per ala un ventaglio
M'y peigne flûte aux doigts endormant ce bercail, ivi m’affreschi col flauto cullante quel gregge,
Princesse, nommez-nous berger de vos sourires. Principessa, eleggete il pastore dei vostri sorrisi.

III. Surgi de la croupe et du bond III. Emerso dalla curva e dal balzo
Surgi de la croupe et du bond Emerso dalla curva e dal balzo
D'une verrerie éphémère d’un vetro effimero, senza
Sans fleurir la veillée amère fiorire la squallida veglia
Le col ignoré s'interrompt. il collo ignorato s’arresta.

Je crois bien que deux bouches n'ont Io so che due bocche non bevvero
Bu, ni son amant ni ma mère, né mia madre né il suo amante,
Jamais à la méme Chimère, mai ad una stessa Chimera
Moi, sylphe de ce froid plafond! io, silfo di questo freddo soffitto!

Le pur vase d'aucun breuvage Il vaso, puro d’altra bevanda


Que l'inexhaustible veuvage se non d’una vedovanza inesauribile
Agonise mais ne consent, agonizza ma non consente – candido

Naïf baiser des plus funèbres! bacio tra i più funebri! -


À rien expirer annonçant a nulla esalare annunziando
Une rose dans les ténèbres. una rosa nelle tenebre.

(da Stéphane Mallarmé, Poesie, Feltrinelli, 1966.


Traduzione di Luciana Frezza)

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Matthias Pintscher

Per Matthias Pintscher e la direzione d’orchestra.


composizione e direzione Matthias Pintscher è autore di due
d’orchestra sono due attività opere, di numerosi lavori
totalmente complementari. orchestrali, di concerti e di musiche
Nato a Marl (Germania) e oggi da camera. Molto impegnato nella
residente a New York dopo essere diffusione del repertorio dal XX
vissuto a Parigi, Matthias Pintscher secolo ad oggi, è Direttore Musicale
ha iniziato la sua formazione dell’Ensemble intercontemporain
musicale fin dalla più giovane età (dal settembre 2013) e Direttore
(pianoforte, violino, percussioni) Artistico dell’Accademia del
e a 15 anni ha diretto l’orchestra Festival Heidelberg Frühling
sinfonica giovanile della sua città dedicato ai giovani compositori.
natale. Ha cominciato a comporre Artista Associato della BBC
qualche anno più tardi Scottish Symphony Orchestra
proseguendo parallelamente a partire dalla stagione 2010-2011,
la sua formazione in direzione dirige regolarmente importanti
d’orchestra, in particolare orchestre ed ensemble
con Peter Eötvös nel 1994 internazionali in Europa e negli
a Vienna. In seguito ha diviso Stati Uniti. Ha registrato più
la sua attività fra la composizione di venti CD per numerose etichette.

Foto Aymeric Warmel Janville

Matthias Pintscher

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Ensemble intercontemporain

Creato da Pierre Boulez nel 1976 arricchendo di rari capolavori Emmanuelle Ophèle, flauto
con il sostegno di Michel Guy il proprio repertorio. Sophie Cherrier, flauto
(l’allora Ministro della Cultura Gli spettacoli musicali volti Philippe Grauvogel, oboe
francese) e Nicholas Snowman a sensibilizzare il pubblico più Alain Damiens, clarinetto
(co-fondatore della London giovane e le attività di formazione Alain Billard, clarinetto basso
Sinfonietta), l’Ensemble indirizzate a nuovi strumentisti, Paul Riveaux, fagotto
intercontemporain riunisce 31 direttori d’orchestra e compositori Jens McManama, corno
solisti accomunati dal medesimo manifestano un impegno profondo Clément Saunier, tromba
impegno di interpretazione e internazionalmente riconosciuto Benny Sluchin, trombone
e diffusione della musica prodotta nel campo dell’educazione musicale Victor Hanna, percussione
fra XX e XXI secolo. Sotto e della trasmissione Dimitri Vassilakis, pianoforte
la direzione di Matthias Pintscher, del patrimonio contemporaneo. Géraldine Dutroncy, pianoforte*
la formazione lavora a stretto In particolare, dal 2004 i solisti Jeanne-Marie Conquer, violino
contatto con numerosi compositori dell’Ensemble partecipano Diégo Tosi, violino
ed è in prima linea nella in qualità di tutores alla Lucerne Odile Auboin, viola
sperimentazione di nuove tecniche Festival Academy, sessione annuale Eric-Maria Couturier, violoncello
strumentali e di generazione di formazione riservata ai musicisti Nicolas Crosse, contrabbasso
del suono – in questo è decisiva più giovani. Ninn Langel, basso elettrico*
la collaborazione con l’IRCAM Con sede presso la Cité de la
(Institut de Recherche et de Musique di Parigi dal 1995,
Coordination Acoustique/Musique) il gruppo è ospite regolare dei più * musicisti aggiunti
–, e nella realizzazione di progetti rinomati Festival internazionali.
multimediali che associano musica, L’Ensemble riceve i finanziamenti
danza, teatro, cinema, video e arti del Ministero della Cultura e della
plastiche. Ogni anno l’Ensemble Comunicazione, e gode anche
commissiona nuove opere, del sostegno della Città di Parigi.

Foto Franck Ferville

Ensemble intercontemporain

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Monica Bacelli

Si diploma con Maria Vittoria Tito) e rossiniani, ma si estende inoltre interpretato i Folksongs
Romano e Donato Martorella dall’opera barocca (la trilogia con la Filarmonica della Scala,
presso il Conservatorio di Pescara, monteverdiana Orfeo, Il ritorno di con l’Ensemble intercontemporain,
vince il Concorso Belli di Spoleto Ulisse in patria e L’incoronazione con i Berliner Philarmoniker
che la porta a debuttare al Teatro di Poppea, La Calisto di Cavalli, e ai Proms di Londra.
Sperimentale come Cherubino in Tamerlano, Alcina e Giulio Cesare Tra i suoi impegni recenti e futuri:
Le nozze di Figaro e Dorabella di Haendel) all’opera francese la protagonista femminile in
in Così fan tutte. dell’Ottocento e Novecento Pelléas e Mélisande alla Monnaye
Da allora la sua carriera (Les contes d’Hoffmann, Werther, di Bruxelles, Donna Elvira
si è sviluppata nei principali teatri Don Quichotte, L’enfant et les in Don Giovanni al Municipal di
italiani ed internazionali (Teatro sortilèges). São Paulo, Sesto in La clemenza di
alla Scala, Staatsoper di Vienna, Riconosciuta interprete del teatro Tito a Venezia, Les dialogues des
Covent Garden, San Francisco musicale contemporaneo, le sono Carmélites all’Accademia di Santa
Opera) e presso le principali state affidate numerose prime Cecilia, Ottavia in L’incoronazione
istituzioni concertistiche esecuzioni, tra cui il monologo di Poppea a Palais Garnier
(Accademia Nazionale di Santa lirico di Marco Tutino Le bel e al Teatro alla Scala, Sesto in
Cecilia, Philharmonie di Berlino, indifférent e il ruolo protagonista Giulio Cesare a Toulon, Dorabella
Concertgebouw), collaborando con nell’Antigone di Ivan Fedele in Così fan tutte a Sao Paulo
direttori d’orchestra quali Claudio che ha inaugurato la 70ª edizione e ancora Mélisande alla Royal
Abbado, Riccardo Chailly, Myung- del Festival del Maggio Musicale Festival Hall con Esa-Pekka
Whun Chung, Zubin Mehta, Fiorentino. Particolarmente stretta Salonen e al Maggio Musicale
Riccardo Muti, Seiji Ozawa, è stata la sua collaborazione Fiorentino con Daniele Gatti.
Antonio Pappano e Simon Rattle. con Luciano Berio, che ha scritto Monica Bacelli è particolarmente
Vincitrice del Premio Abbiati, per lei i ruoli di Marina in Outis attenta alla musica da camera, che
il suo ampio repertorio comprende (Teatro alla Scala, 1996) e di Orvid negli ultimi anni ha gradualmente
ruoli mozartiani (Idamante in Cronaca del luogo e il brano affiancato all’attività operistica,
nell’Idomeneo, Cherubino in Le Altra voce, presentato al Festival esibendosi sia con pianoforte sia in
nozze di Figaro, Donna Elvira in di Salisburgo nel 1999 ed eseguito formazioni cameristiche in recital
Don Giovanni, Dorabella in Così poi a New York, Tokyo, Parigi dai programmi che presentano una
fan tutte, Sesto in La clemenza di e Roma. Dello stesso Berio ha ricca gamma di filoni tematici.
Foto Diego Diaz

Monica Bacelli

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Frédérique Cambreling

Frédérique Cambreling affianca di Philippe Boesmans per arpa,


la sua vita di musicista tuba ed ensemble, Die Stücke des
dell’Ensemble intercontemporain, Sängers di Wolfgang Rihm
di cui è membro dal 1993, per arpa ed ensemble, Hélios
all’attività di concertista solista. di Philippe Schoeller per arpa
Dopo aver insegnato a Musikene e orchestra, il Concerto pour trois
(Spagna) dal 2002 al 2011, harpes di Andreas Dohmen,
è attualmente docente di didattica Danzas secretas di Luis de Pablo
strumentale al Conservatorio per arpa e orchestra, Soleil
di Parigi (CNSMDP). Inoltre fa Filaments di Frédéric Pattar
parte del Trio Salzedo. Frédérique per contrabbasso, arpa ed
Cambreling si è formata in Francia ensemble, L’horizon et la verticale
conseguendo tre importanti di Gérard Buquet per due arpe
riconoscimenti internazionali e orchestra, così come opere
tra il 1976 e il 1977 – 3° premio di Michaël Jarrell, Aurelio Edler-
al concorso della Guilde Copes, Tôn-Thât Tiêt.
des artistes, 2° premio al concorso In omaggio a Luciano Berio,
d’Israele e 1° premio al concorso è stata invitata nel 2003
Marie-Antoinette Cazala – prima ai Donaueschinger Musiktage per
di entrare nell’Orchestre National interpretare Chemins I con la SWR
de France come arpa solista Sinfonieorchester di Friburgo sotto
(dal 1977 al 1986). la direzione di Sylvain Cambreling,
Interessata alla diversità dei modi successivamente nel 2011
di espressione legati al suo alla Philharmonie di Berlino
strumento, la sua versatilità con l’Orchestra del Konzerthaus
le ha permesso di partecipare di Berlino diretta da Lothar
a numerosi concerti in Francia Zagrosek.
e all’estero. Numerosi compositori Ha realizzato numerose
hanno scritto per lei: ha eseguito registrazioni coprendo un’ampia
la prima assoluta di Dreamtime letteratura del repertorio per arpa.
Foto © Franck Ferville

Frédérique Cambreling

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Foto Vico Chamla – Archivio Milano Musica
Fausto Romitelli, in occasione dell’esecuzione di The Poppy in the Cloud, con il Coro di Voci Bianche della Radio
Ungherese, diretto da Gabriella Thész, e l’Ensemble di Musica contemporanea della Fondazione A. Toscanini,
diretto da Giorgio Bernasconi (22 ottobre 1999, Teatro dell’Arte, Milano).

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Basilica di San Simpliciano 8
venerdì 7 novembre 2014, ore 20.30

Ensemble “Giorgio Bernasconi” Ralph Vaughan Williams (1872-1958)


dell’Accademia Teatro alla Scala Magnificat (1932) 13’
per coro di voci bianche
Nicolò Manachino, flauto solista e orchestra
Fabián Panisello, direttore
Fausto Romitelli (1963-2004)
Coro di Voci Bianche The Poppy in the Cloud (1999) 12’
dell’Accademia per coro di voci bianche
Teatro alla Scala ed ensemble
Commissione Mariuccia Noè Rognoni
Bruno Casoni, direttore del coro (in ricordo di Franco Rognoni)
I. Great Streets of silence led away
II. It was a quiet seeming Day
III. It sounded as if the streets were running

per ricordare
Glauco Cambursano Fausto Romitelli
La sabbia del tempo (1991) 13’
per sei esecutori

Yan Maresz (1966)


Entrelacs (1998) 15’
per sei strumenti

In collaborazione con

Con il sostegno di
In collaborazione con RAI-RadioTre
(Trasmissione in differita)

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Vaughan Williams, Romitelli, Maresz

Figlio di un pastore anglicano, attivo come diret- Lord») attraverso una linea melodica fiorita, dal
tore di coro e organista, Ralph Vaughan Williams carattere rapsodico. Gli interventi del coro fem-
conosceva bene l’uso liturgico del Magnificat nel minile, corrispondenti alle parole dell’arcangelo
servizio serale degli Evensong. Ma quando nel Gabriele che annuncia la nascita di Cristo (into-
1932 compose il suo Magnificat per contralto, co- nando testi mariani diversi dal Magnificat), han-
ro femminile e orchestra (dedicandolo al contral- no, al contrario, un andamento ieratico e omorit-
to Astra Desmond, che lo interpretò nel settem- mico, che ricorda la scrittura corale della Demoi-
bre dello stesso anno al Festival di Worcester), ci selle élue di Debussy. Il compositore aggiunge an-
tenne a sottolineare la natura concertistica e non che alcune cadenze di un flauto solista, che simbo-
liturgica di questa partitura. Cercò anche di ritro- leggiano lo Spirito Santo, insinuandosi come ara-
vare lo slancio gioioso di questo cantico, contenu- beschi nelle trame orchestrali e vocali, con una
to nel primo capitolo del Vangelo di Luca, nel freschezza timbrica che suggerisce l’immagine del
quale Maria loda e ringrazia Dio. Mentre stava messaggero che arriva volando. Questo gioco di
ancora completando la partitura, scrisse infatti a contrasti si snoda all’interno di un’architettura
un amico: «Sto tentando di tirare le parole fuori formale molto solida, dal carattere ritualistico, do-
da quella dimensione compita in cui sono state minata da sequenze ripetitive di accordi, che crea-
costrette per tanto tempo. Non so se ci sono riu- no un effetto ritmico lento e oscillatorio, quasi
scito. Ma è stato terribilmente difficile sradicarle ipnotico - evidente soprattutto nell’introduzione
da lì». Vaughan Williams ammirava il Magnificat (Andante), nel breve Adagio centrale (sulle paro-
di Bach, ma scelse per il suo Magnificat (tradotto le del contralto «And holy is his name»), e nella
in inglese) un’espressione mistica e sensuale, mol- ripresa finale dell’Andante -, e che ricordano alcu-
to influenzata dallo stile di Gustav Holst, suo ami- ne pagine di Holst (come Saturno in The Planets,
co e compagno di studi. Il contralto solista dà vo- Ode to Death, The Hymn of Jesus). Vaughan Wil-
ce alla gioia e alla meraviglia di Maria di fronte al- liams aggiunge anche zone dalle sonorità cristalli-
l'Annunciazione («My soul doth magnify the ne, sottolineate dal suono dell’arpa e della celesta,
episodi dal carattere ritmico e marziale (sulle pa-
role del contralto «He hath showed strenght with
his arm»), alcuni arcaismi che conferiscono a que-
sto affresco riflessi dorati e bizantini.

Alla dimensione contemplativa di questa musica


si contrappone la sensualità e il gusto fisico per la
materia sonora tipici del linguaggio musicale del
francese Yan Maresz. Entrelacs, per sei strumenti
(flauto, clarinetto, pianoforte, vibrafono, violon-
cello e contrabbasso), composto nel 1998, è un
esempio del dinamismo e dell’energia ricercati
sempre da Maresz, che rivelano anche il suo pas-
sato di musicista jazz (prima di studiare all’Ircam
con Tristan Murail, si è infatti formato a fianco di
John McLaughlin di cui è diventato il principale
arrangiatore). Gli intrecci cui rimanda il titolo
non evocano per Maresz solo motivi ornamentali
e figure geometriche, ma anche l’accavallarsi delle
onde, le vibrazioni dell’aria, le complesse inter-
connessioni delle cellule nel campo della neuro-
biologia, la fisica delle particelle. Attraverso il
modello dell’onda, il compositore francese mira a
creare una forma organica, capace di materializ-
zare figure precise, e timbricamente brillanti, in-
torno a gesti sonori fluttuanti, giocando su sottili
Ralph Vaughan Williams pulsazioni interne, sui movimentati disegni del

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pianoforte e del vibrafono, su strutture omoritmi- Hugues Dufourt e Gérard Grisey, la cui influenza
che e incalzanti. La melodia scattante, eseguita al- è particolarmente evidente nei lavori dei primi
l’unisono nelle battute iniziali (Rythmé, énergique, anni Novanta, come Nell’alto dei giorni immobili
mais toujours léger), via via si frantuma e lascia (1990) e La sabbia del tempo (1991). Lavoro per
spazio a episodi dove il tempo rallenta, fino quasi sei esecutori, La sabbia del tempo allude nel tito-
alla stasi, su campi armonico-timbrici sempre net- lo, ripreso da una poesia di Gabriele D'Annunzio
tamente definiti: uno squarcio basato su pattern (dai Madrigali dell’estate), all’immagine della
reiterati (Très calme) che creano l’effetto di un clessidra, della ciclicità, a una serie di questioni
gocciolamento, una sezione introdotta dal clari- legate al tempo musicale che erano al centro del-
netto basso (un peu plus lent) dal carattere jazzy e la riflessione di Romitelli in quel periodo. Le
improvvisativo, con una texture più rarefatta e estese armonie spettrali si espandono sempre a
puntillistica, un episodio motoristico, a metà del partire da una sola nota o da un piccolo nucleo
pezzo, basato su un fitto reticolo di scale ascen- accordale, ma generano una materia pulviscolare
denti (Nerveux, Précis). Nel fluire ininterrotto di e sospesa, immersa in un tempo che pare senza
questa musica si colgono così momenti diversi, direzione. Le diverse sezioni del pezzo fluiscono
contrastanti, repentini cambiamenti di direzione in una dimensione sonora piena di riverberi, a
lungo un’ideale linea concepita come «entità di- partire dalla morbida fascia iniziale, con gli armo-
namica, elastica, che dipana delle sinuose simme- nici degli archi, i pattern reiterati in pianissimo
trie, subendo torsioni e stiramenti fino alla spac- dai legni gravi, l’accordo tenuto della tastiera che
catura, dove si presta volentieri a delle coreogra- via via si ispessisce ampliando lo spettro armoni-
fie effimere». co. Romitelli poi gioca abilmente su accumuli di
tensione, effetti quasi di liquefazione della mate-
Come nella musica di Maresz, anche in quella di ria sonora, processi di distorsione (dati per esem-
Romitelli ha avuto un ruolo fondamentale l’espe- pio dalle diverse pressioni dell’arco sulle corde),
rienza dello spettralismo, soprattutto attraverso su graduali verticalizzazioni degli intrecci polifo-

Archivio Ictus Ensemble

Yan Maresz e Fausto Romitelli (Aprile 2000, Bruxelles).

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nici, sui delicati trascoloramenti timbrici tra en- rimenti agli echi, agli scampanii, alle risonanze.
semble e tastiera. La tastiera elettronica non è Nel primo movimento, «Great Streets of silence
usata solo come fondale armonico, ma anche per led away», l’immagine di un cammino verso l’al-
sottolineare dei precisi break formali all’interno dilà si trasforma in una sorta di sospensione spa-
del pezzo: le note ribattute, in pianissimo (pppp), zio-temporale, fatta di graduali espansioni armo-
a metà del pezzo, creano l’effetto di un sonar e niche, a partire da una nota fondamentale (il
sembrano sospendere il tempo e proiettare l’a- Mi), inframmezzate da un breve episodio (‘By
scolto in un abisso; il lungo, misterioso accordo Clocks, ‘twas Morning, and for Night’) dove le
glissato (con Pitch Bend) contribuisce a creare un parti corali alternano le sillabe del testo, accom-
effetto di evaporazione che sfocia in una serie di pagnate dalle campane immerse nell’acqua e da-
pulsazioni ottenute con i colpi di lingua dei fiati, gli accordi del pianoforte (quasi campana). Il se-
e con i battiti del metronomo.
Nel finale la materia sonora di-
venta insieme fluida e incande-
scente (Violento!), con trame
strumentali corpose, ma fatte
solo di tremoli, armonici e glis-
sati, e con improvvisi, brevi,
squarci lirici che affiorano nel-
le soffuse linee dei fiati. Dopo
la svolta di EnTrance del 1995,
Romitelli cominciò ad indivi-
duare uno stile molto persona-
le, trovando negli stati alterati
della coscienza una potente
fonte di ispirazione, insieme
simbolica e strettamente musi-
cale. Le poesie di Emily
Dickinson, che avevano ispira-
to Cupio dissolvi, del 1996, ri-
tornano anche in The Poppy in
the Cloud – composto nel 1999
per coro di voci bianche ed en-
semble, su commissione di Ma-
riuccia Noè Rognoni, in ricor-
do di Luigi Rognoni – che ha
nel titolo una chiara allusione
alle sostanze stupefacenti del
papavero. Le trame strumenta-
li si intrecciano strettamente
© Éditions Ricordi Paris, per gentile concessione

con quelle del coro, suddiviso


in quattro gruppi, ciascuno ab-
binato a un percussionista e di-
stanziati tra loro (con i soprani
nei due gruppi laterali e i con-
tralti in quelli centrali). Romi-
telli usa tre poesie della
Dickinson, che corrispondono
ai tre movimenti, molto definiti
timbricamente e armonicamen-
te, ma strettamente collegati
tra loro, e accomunati dai rife- Fausto Romitelli, The Poppy in the Cloud, p. 26.

92
condo movimento (‘It was a quiet seeming Day’) mento, il terzo (‘It sounded as if the Streets were
appare all’inizio immerso in una dimensione mi- running’) sembra descrivere la quiete dopo la
steriosa, quasi ‘sottovuoto’, con gli effetti d’eco tempesta, una quiete che la Dickinson mette in
dei soprani che reiterano alcuni sillabe (ei-ei-ei, scena come una natura massaia, in grembiule,
eco della parola «Day»), ripresi anche dallo ua- che prepara manicaretti a base di aria nuova. Gli
ua-ua delle armoniche a bocca. Ma è una calma effetti gestuali dell’esordio, i glissati vocali, i sus-
apparente, carica di tensione che esplode in on- surrati, le incalzanti sillabazioni del coro, i for-
date di suono, improvvise accelerazioni, stratifi- sennati disegni strumentali, lasciano alla fine il
cazioni di glissati e di scale, per poi concludersi posto a un episodio sospeso (‘Nature was in an
su un ampio spettro armonico degli archi, e su un Opal Apron’) fatto di frasi isolate, omoritmiche,
dolce glissato del corno (con sordina) che accom- che risona ancora come uno scampanio che si
pagna l’immagine della dissoluzione, del papave- perde in lontananza.
ro nella nuvola. Al contrario del secondo movi- Gianluigi Mattietti

93
Ralph Vaughan Williams
Magnificat

Chorus Solo

Hail, thou that art highly favoured,


The Lord is with thee; blessed are thou among women.
The Holy Ghost shall come upon thee,
And the power of the Highest shall overshadow thee;
Therefore that holy thing which shall be born of thee
Shall be called the Son of God.
My soul doth magnify the Lord,
And my spirit hath rejoiced in God my saviour.
For He hath regarded the low estate of his hand-
maiden
For, behold, from henceforth, all generations
shall call me blessed.
For He that is mighty hath done to me great things;
And holy is His name.
Holy, holy, holy, Lord God of Hosts;
Heaven and earth are full of Thy glory,
Glory be to Thee, O Lord, most high.
And His mercy is on them that fear Him from
generation to generation.
He hath shewed strength with His arm;
He hath scattered the proud in the imagination
of their hearts.
He hath put down the mighty from their seats,
And hath exalted them of low degree.
He hath filled the hungry with good things;
And the rich He hath sent empty away,
He hath holpen His servant Israel,
In remembrance of His mercy;
As He spake to our fathers, to
Abraham and to his seed for ever.
Fear not, Mary, thou hast found favor with God.
Behold, thou shalt conceive in thy womb,
And shall bring forth a son,
And shall call His name Jesus.
He shall be great, and shall be called the
Son of the highest;
And He shall reign forever;
And of His kingdom, there shall be no end.
Behold the handmaid of the Lord;
Be it unto me according to Thy word.
Hail, Mary, full of Grace.

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Fausto Romitelli
The Poppy in the Cloud

Testi di Emily Dickinson

Great Streets of silence led away Grandi strade di silenzio portavano


To Neighborhoods of Pause - lontano, alla volta di zone di pausa – vicine –
Here was no Notice – no Dissent Qui non vi era segnale – né dissenso
No Universe – no Laws - né universo – né legge –

By Clocks, ‘twas Morning, and for Night Gli orologi dicevano che era mattino
The Bells at Distance called - a distanza le campane sollecitavano la notte –
Bat Epoch had no basis here Qui tuttavia il tempo non aveva fondamento
For Period exhaled. perché l’epoca si estingueva.

It was a quiet seeming Day - Sembrava un giorno di quiete –


There was no harm in earth or sky – senza minacce, né in cielo, né in terra –
Till with the setting sun Finché al tramonto
There strayed an accidental Red un rosso casuale,

A Strolling Hue, one would have said un colore diffuso, che sembrava
To westward of the Town - disperdersi, oltre la città, verso occidente –
But when the Earth began to jar Ma quando la terra iniziò a vibrare
And Houses vanished with a roar e le case svanirono in grande fragore

And Human Nature hid e le creature umane, tutte, si rintanarono


We coprehended by the Awe allora fu il terrore che ci fece capire
At those that Dissolution saw come capirono coloro che videro
The Poppy in the Cloud la Dissoluzione, il Papavero nella nuvola.

It sounded as if the Streets were running Era come se le strade precipitassero


And then – the Streets stood still - poi – fu l’immobilità –
Eclipse – was all we could see at the Window Eclissi: tutto ciò che era dato di vedere alla finestra.
And Awe – was all we could feel. Terrore: tutto ciò che provavamo.

By and by – the boldest stole out of his Covert A poco a poco – i più coraggiosi uscirono piano
To see if Time was there - allo scoperto, per vedere se il Tempo c’era ancora –
Nature was in an Opal Apron, La natura indossava un grembiule d’opale,
Mixing fresher Air. e impastava aria più pura.

(da: Emily Dickinson, Silenzi, Feltrinelli, 1990.


Traduzione di Barbara Lanati)

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Fabián Panisello

Compositore e direttore d’orchestra Erbe, da parte della Città


argentino-spagnolo residente di Salisburgo, e il Premio
a Madrid, Fabián Panisello Iberoamericano de Composición
è direttore e fondatore ‘Rodolfo Halffter’; ha ottenuto
di PluralEnsemble, e Direttore borse di studio da numerose
della Escuela Superior de Música fondazioni, inclusa la Borsa di
Reina Sofía e dell’Instituto studio del Rettore del Mozarteum
Internacional de Música de di Salisburgo. Dal 2010 è membro
Cámara di Madrid. della Academia Nacional de Bellas
Ha studiato composizione Artes in Argentina.
con Francisco Kröpfl a Buenos Come compositore e direttore
Aires e con Bogusław Schaeffer d’orchestra, si è esibito
al Mozarteum di Salisburgo nei principali festival dedicati
(Diploma di Eccellenza nel 1993). alla musica contemporanea quali
Ha completato la sua preparazione Wien Modern, Donaueschinger
con Elliott Carter, Franco Musiktage, Biennale di Monaco
Donatoni, Brian Ferneyhough di Baviera, Festival Autunno
e Luis de Pablo per la di Varsavia, Présences, Strasbourg
composizione, e con Peter Eötvös Musica, Ars Musica, Ultraschall,
per la direzione d’orchestra. Aspekte, Manca, Spazio Musica,
Suoi lavori sono stati eseguiti il ciclo di musica contemporanea
da artisti quali Pierre Boulez, del Westdeutscher Rundfunk,
Peter Eötvös, Arditti Quartet, Klangspuren Tirol, nonché,
Susanna Mälkki, Dimitri Vassilakis, in Spagna, Quincena Musical
Allison Bell, Laia Falcón, Donostiarra. Ha partecipato come
Marco Blaauw, Leigh Melrose co-direttore d’orchestra alle prime
e Francesco D’Orazio, mondiali di Karlheinz
e da compagini quali Orchestra Stockhausen, Hoch-Zeiten
del Südwestrundfunk e Mixtur-2003, con l’Orchestra
(Baden-Baden), Deutsches Westdeutscher Rundfunk
Symphonie-Orchester di Berlino, di Colonia e la Deutsches
Orquesta Nacional de España, Symphonie-Orchester di Berlino.
Orchestra del Mozarteum Ha diretto le prime di numerosi
di Salisburgo, Orquesta lavori e ha registrato per etichette
de la Comunidad de Madrid quali NEOS e col legno (Monaco
e Orquesta Sinfónica de Puerto di Baviera), Cypres (Bruxelles)
Rico, tra le altre. o Verso (Spagna). Le sue musiche
Ha vinto premi come il Mozarts sono pubblicate da Peters.

Fabián Panisello

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Ensemble da camera “Giorgio Bernasconi”
dell’Accademia Teatro alla Scala

L’Ensemble dell’Accademia Teatro e comprende un’intensa attività di de Laclos, che ha riscosso


alla Scala nasce nel 2007 concertistica presso il Teatro alla un notevole successo al suo debutto
nell’ambito del Corso di Scala e in sedi prestigiose. al Teatro alla Scala nella stagione
Perfezionamento per Ensemble Ad oggi, sotto la guida di Giorgio 2010/2011, in una coproduzione
da camera specializzato Bernasconi, Francesco Angelico, con il WienerFestwochen
nel repertorio del XX secolo, grazie Marco Angius, Francesco e l’Ircam. L’opera è andata
al sostegno del Fondo Sociale Bossaglia, Olivier Cuendet, in scena nell’ambito del prestigioso
Europeo, del Ministero del Lavoro Georges-Elie Octors, Fabián Holland Festival di Amsterdam
e della Regione Lombardia. Panisello, Renato Rivolta, Jonathan nel 2013, sotto la direzione
Frutto della collaborazione con Stockhammer, Yoichi Sugiyama, di Susanna Mälkki.
Giorgio Bernasconi (scomparso l’Ensemble, costituito Nella stagione 2013/14 l’Ensemble,
nel 2010), il progetto didattico da quindici giovani musicisti, diretto da Marco Angius,
propone una lettura diversificata ha tenuto concerti in noti teatri ha portato in scena per la prima
della letteratura musicale e nell’ambito di festival di rilievo volta a Milano al Piccolo
del XX secolo, con l’obiettivo proponendo anche prime Teatro Studio, nell’ambito
di promuoverne la conoscenza esecuzioni italiane e assolute: della 22ª edizione del Festival di
presso i giovani musicisti che a Milano al Teatro alla Scala e Milano Musica, L’imbalsamatore,
raramente hanno l’occasione, nell’ambito del Festival MITO monodramma giocoso da camera
in Conservatorio, di confrontarsi SettembreMusica, a Venezia per il di Giorgio Battistelli, autore anche
con questo repertorio. Festival di Musica Contemporanea della regia, su testo di Renzo Rosso,
Dal 2012 la direzione didattica della Biennale Musica, a Caserta nell’interpretazione
è affidata a Marco Angius al Teatrino della Reggia, a Como al di Riccardo Massai.
e l’Ensemble ha assunto Teatro Sociale, a Roma al Palazzo Dopo un ciclo di concerti
la denominazione Ensemble del Quirinale per i concerti al Ridotto dei Palchi del Teatro alla
da camera “Giorgio Bernasconi”. Euroradio, a Cremona al Teatro Scala fra febbraio e maggio 2014,
Il percorso formativo, che spazia Ponchielli, a Cortina nell’ambito la stagione 2014/15 si apre con il
fra autori italiani e stranieri del Festival Dino Ciani. concerto d’inaugurazione della
dal primo Novecento fino Fra gli impegni più significativi Società del Quartetto di Milano
a compositori contemporanei, si segnala, nel 2012, per le Wiener presso il Conservatorio G. Verdi
prevede la preparazione Festwochen l’esecuzione di con l’esecuzione della Sinfonia n. 9
di programmi musicali sotto la Quartett di Luca Francesconi, con in re maggiore di Gustav Mahler
guida di noti direttori, specializzati la direzione di Peter Rundel nella versione realizzata da Klaus
nel repertorio contemporaneo, e la regia di Alex Ollé de La Fura Simon nel 2011 per la Universal
con l’ausilio delle Prime Parti dels Baus, opera liberamente tratta Edition Wien, sotto la direzione
dell’Orchestra del Teatro alla Scala da Le relazioni pericolose di Marco Angius.

Ensemble da camera “Giorgio Bernasconi”


dell’Accademia Teatro alla Scala

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Bruno Casoni

Nato a Milano, dopo aver Particolarmente significativo Gloria di Pietro Mascagni con
conseguito i diplomi di pianoforte, il rapporto consolidato con l’Orchestra del Festival, concerto che
composizione, musica corale l’Orchestra Sinfonica Nazionale è stato trasmesso dalla TV ungherese
e direzione di coro al Conservatorio della Rai. Nel 2002 è stato nominato riscuotendo unanimi consensi
G. Verdi della sua città, Bruno Direttore del Coro del Teatro alla di pubblico e di critica. Sempre nel
Casoni è stato direttore del Coro Scala di Milano; nel luglio 2006 e con il Coro Filarmonico della
del Teatro Pierluigi da Palestrina dello stesso anno ha avviato Scala è stato impegnato a Verona
di Cagliari e dal 1979 è docente di la collaborazione con l’Associazione e Taormina in un progetto dedicato
esercitazioni corali al Conservatorio del Coro Filarmonico della Scala, alle musiche di Ennio Morricone,
di Milano. Nel 1983 è Maestro del quale è Direttore Principale diretto dallo stesso compositore,
del Coro presso il Teatro alla Scala e con cui ha preparato importanti e all’inaugurazione di
di Milano, incarico mantenuto appuntamenti musicali, quali - SettembreMusica con la Nona
fino al 1994, anno in cui è anche per citarne alcuni - le tournée a New Sinfonia di Beethoven con la
nominato Direttore del Coro di Voci York e Damasco per il progetto direzione di Myung-Whun Chung.
Bianche del Teatro alla Scala. del Ravenna Festival “Le Vie Ha registrato per la rivista Amadeus
Nel 1984 ha fondato il Coro dell’Amicizia” (2002 e 2004), la Petite Messe Solennelle di
dei Pomeriggi Musicali di Milano, la stagione sinfonica del Teatro alla Rossini, brano che ha diretto al
che ha diretto fino al 1992. Scala, in cui ha presentato Teatro alla Scala nel 2006 durante la
Parallelamente ha collaborato la Sinfonia Lobgesang di Felix commemorazione delle vittime di
con numerose istituzioni e festival Mendelssohn-Bartholdy (dir. Linate e, nella stessa ricorrenza, nel
musicali italiani e stranieri, sia come Neville Marriner), e la stagione 2007 ha diretto il Deutsches
Direttore di Coro sia dirigendo varie sinfonica della Filarmonica della Requiem di Brahms nella versione
formazioni orchestrali. Nel 1994 Scala, con lo Stabat Mater per coro e due pianoforti. Dal 2005
è stato nominato Direttore del Coro di Antonín Dvořák (dir. Wolfgang collabora con il Coro di Radio-
al Teatro Regio di Torino, alla guida Sawallisch - 2003) e Le stanze France realizzando importanti
del quale ha ottenuto unanimi di Luciano Berio (dir. Roberto produzioni artistiche,
consensi di critica e di pubblico Abbado - 2005). Nel giugno 2006 tra le quali ricordiamo la direzione
nel repertorio lirico, svolgendo con è stato invitato, con il Coro dei Carmina Burana di Carl Orff,
il complesso un intenso lavoro volto Filarmonico della Scala, al Festival prodotto anche in DVD.
ad ampliare il repertorio concertistico Internazionale del Verismo Nel 2013 gli è stato conferito
e a intensificare la collaborazione a Miskolc (Ungheria) nell’ambito dal Comune di Milano
con altre istituzioni musicali. del quale ha eseguito la Messa da l’onorificenza Ambrogino d’oro.

Bruno Casoni

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Coro di Voci Bianche
dell’Accademia Teatro alla Scala

Il Coro Voci Bianche raccoglie, e di concerti del Teatro alla Scala


a partire dal 2010, l’eredità ed è ospite delle stagioni
dello storico coro costituito di importanti istituzioni musicali
nell’ottobre 1984 dal Teatro alla quali l’Orchestra Sinfonica
Scala, affidato nel corso Nazionale della RAI, la
degli anni alla direzione Filarmonica della Scala,
di Gerhard Schmidt-Gaden, Nicola l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali
Conci e, dal 1993 a tutt’oggi, di Milano, l’Orchestra Sinfonica
a Bruno Casoni, direttore del Coro di Milano G. Verdi, il Teatro
del Teatro alla Scala di Milano. Comunale di Firenze e il Teatro
I giovani coristi seguono Comunale di Bologna.
un percorso formativo Nel 1998 il Coro Voci Bianche
interdisciplinare che prevede ha collaborato all’incisione della
lo studio della tecnica vocale Bohème di Puccini con i complessi
di base, l’apprendimento scaligeri, sotto la direzione
delle forme e della struttura di Riccardo Chailly. Numerose le
della notazione musicale composizioni scritte appositamente
e lo sviluppo della pratica vocale per il Coro Voci Bianche della Scala
d’insieme corale, in funzione da autorevoli compositori quali
delle attività di spettacolo connesse Azio Corghi (La morte di Lazzaro),
alla stagione lirica e concertistica Sonia Bo (Isole di luce), Bruno
del Teatro alla Scala. Zanolini (Beati parvuli),
Gli allievi ricevono così Alessandro Solbiati (Surgentes)
una preparazione che li porta e Carlo Pedini (Magnificat),
ad affrontare con estrema duttilità eseguite in prima assoluta.
un repertorio che spazia Nelle ultime stagioni scaligere
dalla monodia gregoriana gli allievi hanno partecipato
alla musica contemporanea. a Carmen, Tosca, Cavalleria
Dalla sua fondazione, il coro rusticana, Pagliacci, Death in
partecipa regolarmente Venice, Il flauto magico, Attila, Die
alle produzioni d’opera Frau ohne Schatten e La bohème.

Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala

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100
Gérard Grisey
Foto Salvatore Sciarrino
Piccolo Teatro Studio Melato 9
giovedì 13 novembre 2014, ore 20.30

mdi ensemble TRIPTYCH A TRIBUTE TO FAUSTO ROMITELLI

Paolo Brandi, ingegneria del suono


Angelo Linzalata, scenografia e luci beyondZero
Michaël Levinas (1949)
Trois études pour piano (1992) 10’
Étude pour piano seul n. 4
Approfondimento Sixtes et quintets, quartes altérées...,
Les larmes des sons (2012) 2’
giovedì 13 novembre 2014, ore 18.30 Prima esecuzione in Italia
Étude sur un piano espace (1977) 6’
Ascoltare il presente Prima esecuzione in Italia
Tra parole e suoni
Emanuele Casale e mdi ensemble raccontano Fausto Romitelli (1963-2004)
Questo è un gruppo e pace (2014) Domeniche alla periferia dell’impero.
per quattro strumenti
Prima domenica (1995-96) 6’
Seconda domenica: hommage
à Gérard Grisey (2000) 5’

Emanuele Casale (1974)


Produzione nell’ambito della residenza Questo è un gruppo e pace (2014)
2012-2014 di RepertorioZero e mdi ensemble per ensemble 10’
a Milano Musica Commissione Milano Musica
Prima esecuzione assoluta

Gérard Grisey (1946-1998)


Vortex temporum (1996) 40’
per pianoforte e cinque strumenti

In collaborazione

Con il sostegno di

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

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Levinas, Romitelli, Casale, Grisey

Sotto il titolo Una domenica alla periferia positore. Infatti, l’organico è lo stesso del primo bra-
dell’impero, che di primo acchito potrebbe suggerire no, ma si aggiungono alcuni nuovi strumenti ‘a fiato’
un’ispirata sceneggiatura di Luchino Visconti, si cela- come il Guitar Pitch Pipe (l’accordatore per chitarra
no in realtà due cammei di trasformazione alchemica elettrica) per il flautista, il kazoo (uno strumento che
di altissima raffinatezza e maestria di cui Fausto Ro- emette il suono quando si canta dentro) e armonica
mitelli era un conoscitore supremo. I pochi elementi a bocca per il clarinettista. L’atmosfera di questa Se-
che abitano la Prima domenica (1995-1996) si svela- conda domenica è pertanto ancora più trasparente e
no sin dall’inizio: un respiro e fragili suoni armonici sgranata, qui il silenzio inizia a plasmare la reitera-
del flauto basso di ‘fabbricazione’ sciarriniana; un zione del suono-gesto in onde sempre più lunghe.
glissato del violoncello alternato a incorporei movi- Dilatandosi in una densa liquefazione armonica, le
menti di quarte e quinte di armonici, presenti anche onde si ricongiungono idealmente con il loro model-
nella voce del violino immediatamente prima del ge- lo, che ci piace immaginare nei canoni temporali del-
sto di liberazione del suono acuto; e infine, quel suo- la discesa microintervallare che permea “D’après
no-gesto persistente del clarinetto basso, un Mib che ‘Les heures à la nuit’ de Guez Ricord”, il primo dei
ritorna incessantemente come un’idea che ha urgen- Quatre chants pour franchir le seuil (1996-1998) di
za di manifestazione, ogni volta con sfumature diver- Gérard Grisey (1946-1998).
se, inducendo il contesto ad evolversi nella ricerca Suggestivo al pari dell’intero ciclo dei Chants, questo
della massima espressione. Nel processo di questa re- movimento è in strettissimo rapporto con il secondo
ciproca integrazione il rapporto tra i quattro stru- movimento di Vortex temporum (1996) per pia-
menti (flauto basso, clarinetto basso, violino e violon- noforte e cinque strumenti di Grisey, brano con il
cello) si apre a uno spazio armonico, verticale e den- quale si concluderà il concerto di questa sera. Come
so che inizia ad interpolarsi alla reiterazione del pen- un cerchio di sottili rimandi che si chiude, questo se-
siero iniziale ora guidato dal lungo glissato discen- condo movimento, dedicato à Salvatore Sciarrino, è
dente del violino che di poco precede il suono-gesto infatti una lenta, infinita e distorta illusione ‘acustica’
del clarinetto basso, ormai svelatosi completamente di un gesto al contempo discendente e ascendente;
nell’archetipo del tono discendente (Mib - Reb). un’idea che qualche anno prima aveva sperimentato
Quattro anni dopo, nel 2000, Romitelli torna allo anche György Ligeti in alcuni dei suoi Studi per pia-
stesso organico con la Seconda domenica, un brano noforte, ispirato dalle incisioni di Escher e dagli studi
pensato come Hommage à Gérard Grisey, in cui ri- per pianola meccanica di Nancarrow.
suonano in filigrana alcune pagine del maestro fran- Il pianoforte è stato utilizzato poche volte da Grisey
cese che Romitelli conosceva e amava profonda- che lo considerava, a causa del temperamento equa-
mente. Quasi come se l’immagine non fosse mai bile, uno strumento troppo difficile a fondersi nel-
sbiadita, anche qui domina il suono-gesto pregnante l’impasto spettrale degli altri strumenti in quel pro-
nella sua essenzialità – un semitono discendente (Fa- cesso che egli stesso aveva definito ‘sintesi strumen-
Mi) – ora sottoposto a una nuova formula alchemi- tale’. Un primo approccio era avvenuto in Talea
ca, risultato dell’incessante ricerca timbrica del com- (1985-1986) per pianoforte e quattro strumenti, dove
il processo, quasi romitelliano, di corrosione del ge-
sto-archetipo era affidato all’idea delle ‘erbe folli’
che inceppavano il meccanismo. In Vortex tempo-
rum il compositore ritorna al pianoforte e decide di
abbassare di un quarto di tono quattro note (Dob-
Re#-Lab-Fa#) in modo da favorirne la fusione tim-
brica con gli altri strumenti, fusione maggiormente
Foto C. Daguet Éditions Henry Lemoine

percepita proprio nel secondo movimento. Grisey


sviluppa inoltre un articolato sistema di controllo sia
formale sia gestuale, derivato dalle molteplici letture
di un frammento arpeggiato (una settima diminuita,
accordo circolare per eccellenza che nella reiterazio-
ne può suggerire l’immagine del vortice) tratto dalla
parte dell’ottavino di Daphnis et Chloé di Maurice
Ravel. Eppure, all’ascolto tutta questa complessità
Michaël Levinas

102
progettuale viene subordinata alla logica percettiva negli spazi romani auscultando alcuni gesti forte-
di tre ‘Gestalten sonore’, come le definisce lo stesso mente evocativi (come il richiamo, la campanella, il
compositore, e al loro processo di trasformazione. rumore del soffio e dell’acqua, i passi sulle scale,
Così l’arpeggio raveliano diventa un’onda che può ecc.), potessero essere pienamente apprezzate an-
assumere diversi profili melodici (da quello morbido che in una sala da concerto.
della sinusoide a quello più spigoloso dell’onda a L’esplorazione di un singolo aspetto della tecnica
dente di sega). Essa può essere espressa in differenti pianistica contraddistingue invece sia i successivi
vesti ‘spettrali’ (armonica, inarmonica dilatata e inar- Trois études pour piano (1991-1992, I. Forte-piano,
monica compressa), nonché respirare diverse tem- II. Variations sur une seule note, III. Cordes à vide)
poralità (ordinaria, contratta o dilatata). Nel corso sia l’inedito Étude pour piano seul à hauteurs
dei tre movimenti siamo invitati ad esperire tutte tempérées – Sixtes et quintes, quartes altérées…Les
queste possibilità variamente indagate: la sensazione larmes des sons (2012), che questa sera ascoltiamo in
della velocità e del sottile gioco della reiterazione va- prima esecuzione italiana. Anzi, è proprio quest’ulti-
riata (I. movimento), del colorato sapore della len- mo brano che rilancia l’idea del gesto discendente
tezza (II. movimento) e della possibilità di conviven- reiterato, ma a differenza di Romitelli e Grisey, Le-
za di tutti questi mondi apparentemente inconciliabi- vinas non usa un modello microtonale bensì articola-
li (III. movimento). to in modo tale che dalla sovrapposizione polifonica
Diversamente dal suo compagno di avventura spet- di linee e accordi si venga a creare, per mezzo del pe-
trale, il compositore e pianista francese Michaël Le- dale di risonanza, un universo armonico debussyano.
vinas (1949), ha dedicato al suo strumento diversi In prima esecuzione assoluta verrà eseguito Questo
brani nell’arco della sua produzione. Risale agli ini- è un gruppo e pace (2014) per trio d’archi, pia-
zi della sua produzione il Concerto pour un piano noforte ed elettronica di Emanuele Casale (1974).
espace n.1 (1976) per pianoforte, otto strumentisti e Già da qualche anno, abbandonati i titoli astratti, il
nastro magnetico; a quest’opera è legata anche la compositore siciliano stuzzica la fantasia del suo
prima versione di Étude sur un piano espace (1977). pubblico con titoli quasi nonsense (come Buon-
Il Concerto, stimolato dall’acustica di due ambienti giorno stanza audace oppure Allegro con bocca),
reali – la loggia della Villa Medici e i sotterranei concepiti come piccoli giochi tra il significante e il
dell’Accademia di Francia a Roma – verrà riscritto significato. Tuttavia, nel caso di Questo è un grup-
e sarà eseguito nella sua versione definitiva solo nel po e pace potrebbe non essere del tutto fuorviante
1984 come Concerto pour un piano espace n. 2, il voler leggere nell’allusione al testo del sestetto di
mentre Étude sur un piano espace sarà inserito co- Cenerentola di Rossini (Atto II, scena VIII) qual-
me cadenza introduttiva. Nel 2010 verrà realizzata cosa di più del mero gioco semantico, proprio in
la parte elettronica per l’Étude in modo che l’espe- virtù della sua suggestiva componente “dramma-
rienza delle risonanze naturali e le modalità della turgica” («Questo è un nodo avviluppato, / Questo
diffusione del suono (eco, riverbero, riflessione, è un gruppo rintrecciato. / Chi sviluppa più invilup-
amplificazione) che Levinas aveva sperimentato pa, / Chi più sgruppa, più raggruppa») che, secondo
il compositore, si traduce musicalmente nell’inten-
zione «di ottenere un’interazione tra gli strumenti
al dialogico e al vivace, come costituendo una spe-
cie di teatralità ironica». L’interazione ludica tra le
voci strumentali si sviluppa in un tessuto sonoro
frammentato, quasi puntillistico, in cui la ripetizio-
ne dei singoli gesti accresce il senso di «chiarezza
formale e lucidità architettonica». L’elettronica, co-
me in alcune precedenti opere di Casale, ha un
doppio ruolo: come uno strumento musicale che
partecipa al dialogo e come ‘sonorità digitale’, un
corpo timbrico estraneo che funge da «‘elemento
chiarificatore’, qualcosa che serve a svelare meglio
le articolazioni, i gesti e i ritmi del brano».
Ingrid Pustijanac
Emanuele Casale

103
mdi ensemble

mdi ensemble nasce nel 2002 Festival Flame di Firenze; nel 2010 di Stefano Gervasoni, è stata
su iniziativa di sei giovani musicisti mdi è ensemble in residence alla pubblicata da Aeon Paris e ha
milanesi uniti dalla passione prima edizione del Festival Koinè ottenuto il prestigioso riconoscimento
per la musica contemporanea diretto da Ivan Fedele presso “Coup de coeur - musique
e sostenuti dall'Associazione Musica il Teatro dal Verme di Milano. Nello contemporaine 2009” conferito
d’Insieme. Fin dagli esordi l’ensemble stesso teatro realizza Pierrot Lunaire dall'Accademia Charles Cros. Dalla
affianca lo studio delle più importanti di Arnold Schöenberg tournée giapponese del 2008 è stato
partiture, collaborando con in una versione di scena con costumi tratto un CD monografico dedicato
compositori quali Sylvano Bussotti, e regia di Sylvano Bussotti, a Sylvano Bussotti pubblicato
Emanuele Casale, Stefano Gervasoni, in collaborazione con l’Accademia da Stradivarius; in settembre 2013
Helmut Lachenmann, del Teatro alla Scala. è uscito Almost Pure dedicato
Misato Mochizuki, Gérard Pesson, Dal 2012 al 2014 mdi ensemble, al compositore Marco Momi sempre
Emilio Pomarico, Stefano Scodanibbio con il sostegno della Fondazione per l’etichetta Stradivarius
e Mauro Lanza, a un repertorio Cariplo, è artist in residence presso e in aprile 2014 l’album Etheric
che valorizzi musiche di giovani Milano Musica – Associazione Blueprint con musiche di Misato
compositori emergenti del panorama per la musica contemporanea. Mochizuki pubblicato da Neos.
internazionale. All’estero si esibisce presso Dal 2008 gli archi di mdi partecipano
mdi ensemble si propone la Tonhalle di Düsseldorf, al progetto RepertorioZero, che
preferibilmente in veste cameristica, Konzerthaus di Dortmund, Istituto utilizza esclusivamente strumenti
potendo così contare sull’affiatamento Giapponese e Istituto Italiano elettrici e concreti. Il progetto R0
del gruppo e sulla ricerca di Colonia, SMC di Losanna, SWR debutta al festival MITO
di un’interpretazione comune; di Stoccarda, ORF di Innsbruck, SettembreMusica 2008 e
non mancano tuttavia collaborazioni Teatro Forteza di Maiorca, LACMA successivamente è in cartellone
di prestigio con direttori quali di Los Angeles, Festival Musica al Conservatorio di Lugano,
Yoichi Sugiyama, Robert HP Platz, Aperta di Winterthur, Universität der alla Tonhalle di Zurigo
Marino Formenti e Pierre-André Valade. Künste Berlin. Nel gennaio 2008 il e alla Biennale di Venezia.
L’ensemble è ospite delle più debutto a Tokyo, grazie alla mdi ensemble e RepertorioZero
importanti istituzioni musicali italiane collaborazione con il Cemat, in una hanno recentemente inciso l’album
e straniere, tra cui il Festival Milano serie di concerti dedicati a diversi monografico Dulle Griet, dedicato
Musica, MITO SettembreMusica, compositori italiani. Nel giugno 2013 al compositore Giovanni Verrando.
Biennale Musica di Venezia, Bologna l’ensemble è invitato da Ken-David
Festival, Teatro Bibiena di Mantova, Masur come artist-in-residence al Sonia Formenti, flauto
PAC e Teatro Filodrammatici Chelsea Music Festival di New York. Paolo Casiraghi, clarinetto
di Milano, Mittelfest, Lingotto Musica Suoi concerti sono ripresi e trasmessi Luca Ieracitano, pianoforte
Torino, Istituto Giapponese di Roma, da Rai RadioTre e da Rai International. Lorenzo Gentili Tedeschi, violino
Festival Traiettorie di Parma, La prima produzione discografica Paolo Fumagalli, viola
Amici della Musica di Palermo, di mdi, con musiche Giorgio Casati, violoncello

Foto Mario Tedeschi

mdi ensemble

104
Paolo Brandi Angelo Linzalata

Nasce a Napoli nel 1974, si laurea Si è diplomato in scenografia Bari, Teatro La Fenice di Venezia,
in Fisica presso l’Università presso l’Accademia di Belle Arti Beijing National Centre
degli Studi di Torino, consegue di Brera a Milano, specializzandosi for the Performing Arts, Wiener
il Master in Ingegneria del Suono al biennio di lighting designer Staatsoper. Firma le luci
con lode presso l’Università all’Accademia del Teatro alla Scala. di Pinocchio, Amleto
degli Studi di Roma Tor Vergata, Inizia l’attività disegnando le scene e Giovanna al rogo per la
è membro dell’Audio per progetti di teatro compagnia del Teatro del Carretto.
Engineering Society. contemporaneo per il Mittelfest Nel 2005 firma le scene
Si occupa di regia del suono, 2002 e il Rec Festival di Nabucco, regia di Francesco
ingegneria del suono, progettazione di Reggio Emilia del 2003. Micheli per l’Aslico, La traviata
di sistemi per la diffusione sonora Collabora a due produzioni prodotta dal Teatro Lirico
in vari ambiti, dalla musica dell’Accademia del Teatro di Cagliari con la regia di Boris
classica e operistica alla musica alla Scala: Ugo conte di Parigi Stetka, L’Imbalsamatore
sperimentale d’avanguardia, (Teatro Donizetti di Bergamo, di Giorgio Battistelli, produzione
passando per la world music Teatro alla Scala, Teatro Bellini dell’Accademia Chigiana di Siena,
e il pop rock. di Catania) e Il borghese Die Fledermaus al TNO
Insegna elettroacustica presso gentiluomo di Lulli al Teatro Litta di Bucharest (2010),
la Scuola di Alto Perfezionamento di Milano. Nello stesso anno firma Conversazione con Chomsky
Musicale di Saluzzo. le luci del Re pastore di Mozart di Emanuele Casale.
Collabora con RepertorioZero al Teatro delle Muse di Ancona, Collabora in qualità di scenografo
dal 2008. Nabucco per il Teatro Lirico con il regista Daniele Abbado
di Cagliari, l’Olimpiade per i seguenti progetti:
di Metastasio, Patto di sangue Il signor Bruschino (Auditorium
al 72°Maggio Musicale Fiorentino, Parco della Musica di Roma),
Cyrano de Bergerac al Teatro Miracolo a Milano di Giorgio
Argentina di Roma (2009). Battistelli (Teatro Valli di Reggio
Collabora come assistente Emilia 2007), Oberon di Weber
scenografo con lo scenografo (Théâtre du Capitole Toulouse),
Graziano Gregori per importanti La traviata al Teatro Municipal
teatri e festival: Festspielhaus de São Paulo (2012).
Baden-Baden, Edinburgh Nel 2013 firma scene
International Festival, Festival e luci di Macbeth, diretto
Mozart La Coruña, ROF da Dario Argento, al Teatro Coccia
di Pesaro, Maggio Musicale di Novara e di Three Rooms,
Fiorentino, Teatro Massimo progetto ideato da RepertorioZero,
di Palermo, Teatro Filarmonico nell’ambito del 22° Festival
Paolo Brandi
di Verona, Teatro Petruzzelli di di Milano Musica.

Angelo Linzalata

105
Copertina di Il pasto nudo. Liberamente ispirato al romanzo di W.S. Burroughs.
Autore: Professor Bad Trip (pseudonimo di Gianluca Lerici).
(Ed. Shake, Milano, 1992)

106
Piccolo Teatro Studio Melato 10
sabato 15 novembre 2014, ore 20.30

RepertorioZero TRIPTYCH A TRIBUTE TO FAUSTO ROMITELLI

Paolo Brandi, ingegneria del suono beforeZero


Angelo Linzalata, scenografia e luci
Fausto Romitelli (1963-2004)
Professor Bad Trip
Lesson I (1998) 14’
per otto esecutori ed elettronica
Approfondimento
Giovanni Verrando (1965)
Piccolo Teatro Studio Melato Krummholz (2014) 10’
venerdì 14 novembre 2014, ore 19 per trio d’archi con e senza corde,
percussione ed elettronica
‘roundZero I. denso, quasi frenetico
II. rarefatto, delicato
con Riccardo Nova, Giovanni Verrando
e RepertorioZero Commissione Mariuccia Rognoni / Milano Musica
Prima esecuzione assoluta
Realizzazione elettronica presso
il CIRM di Nizza (responsabile Studi Camille Giuglaris)

Fausto Romitelli
Produzione nell’ambito della residenza Professor Bad Trip
2012-2014 di RepertorioZero e mdi ensemble Lesson II (1998-99) 11’
a Milano Musica per ensemble

Riccardo Nova (1960)


Yagé Howl 13’
per ensemble ed elettronica (2014)
Commissione Mariuccia Rognoni / Milano Musica
Prima esecuzione assoluta
Fausto Romitelli
Professor Bad Trip
In collaborazione Lesson III (2000) 15’
per ensemble

ore 21.30
Fine Festival con gli Artisti

in collaborazione con
Associazione Amici di Milano Musica

Con il sostegno di

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

107
Romitelli, Verrando, Nova

Fausto Romitelli, Professor Bad Trip, Lessons I- nuova stranezza, una nuova espressione, e il gusto
II-III (1998-2000) rinnovato del mostruoso.

È nel 1997 che Fausto Romitelli inizia la scrittura Rock e musica scritta, in questo senso, non si pon-
della prima Lesson del ciclo Professor Bad Trip, de- gono mai per Romitelli in un rapporto dualistico. Il
stinato a diventare il suo maggior successo. L’opera loro confronto è mediato da altri termini, che per-
è sin dall’inizio concepita come stadio iniziale di un mettono l’innesco poetico delle «nuove immagini»
vasto cantiere, prima anta di un ampio trittico ‘psi- e di nuove sensazioni: letteratura, cinema, pittura.
chedelico’ con l’aspetto di un manifesto estetico, la Così, il titolo del ciclo, Professor Bad Trip, è mutua-
cui realizzazione impegnerà diversi anni. to da un volume di fumetti psichedelici di Gianluca
In quel momento, il compositore è perfettamente Lerici – un disegno allucinato, dal tratto brulicante,
conscio di essere il preferito fra tutti i ribelli. Sti- che non lascia sulla pagina il minimo centimetro
mato dai maggiori che ammirava – Levinas, d’aria. Un disegno ‘saturo’, dunque, per usare un
Dufourt, Grisey, che lo proteggono come un figlio termine che a partire dall’esperienza romitelliana si
–, Romitelli ha le porte aperte all’abbazia di è propagato in un baleno nel campo musicale. La
Royaumont, da Marc Texier, e moltiplica gli in- forma di trittico dell’opera si rifà esplicitamente ai
contri con interpreti ed ensembles, che gli com- Tre studi per un autoritratto di Francis Bacon. Caos
missionano nuovi brani. Può permettersi di ri- controllato di una ‘sfigurazione’ che tende ad una
schiare grosso. Il progetto Bad Trip è audace e ‘trasfigurazione’: due vocaboli che si lasciano age-
chiarissimo: si trattava di far scaturire la potenza volmente applicare alla musica di Bad Trip, i cui
della musica rock e delle sonorità sature – tutta tremanti motivi sono sottoposti a processi di degra-
una violenza che sino ad allora pareva impossibile dazione e usura, subito risolti in sublimi code sospe-
assimilare nella musica scritta – nell’universo ad se (nelle prime due ante del trittico). Le raccolte di
alta precisione della musica moderna: di colpo, poesie di Henri Michaux dedicate alle esperienze
come un Genio della lampada. Romitelli intende- sotto l’effetto della mescalina, infine – in particolare
va rompere con le mezze misure. Viene da pensa- Misérable Miracle e Connaissance par les gouffres –
re alla confessione di Baudelaire, che descrive a sono menzionate nel foglio di guardia della partitu-
un amico l’effetto che si aspettava da Les fleurs ra. Tutta l’estetica ripetitiva di Romitelli, il suo rifiu-
du Mal: «un’esplosione di gas da un vetraio». Se to dello sviluppo, si trova qui giustificata: «La me-
all’inizio del presente volume ho menzionato la scalina è un disturbo della composizione. Sviluppa
tensione affatto particolare che anima An Index in modo ebete»2, scrive il poeta.
of Metals, scisso fra eroismo sovradimensionato e
contemplazione della Caduta, devo qui collocare Così, Professor Bad Trip disegna una ‘nuova im-
l’avventura Bad Trip sotto il segno della festa e magine sonora’ all’altezza del nostro tempo – dei
dell’energia trasgressiva: l’intero lavoro, malgrado romanzi di William Burroughs, dei film di David
il suo colore scuro, trabocca di idee e respira una Lynch, dei dischi di Sonic Youth: l’immagine di
gioia giovanile – gioia d’inventare, di spingersi un corpo snervato, disorientato, inetto a qualsiasi
sempre oltre, di osare divenire se stessi. pacificazione, che incontra la propria umanità so-
lo in esperienze limite che mettono a rischio la
«La nostra generazione non ha inventato nuovi si- sua identità. Romitelli «componeva il suono», co-
stemi […]. Noi cerchiamo di integrare nella scrit- me lui stesso diceva, ma mirava assai più lontano
tura materiali differenti, senza rinunciare […] alla rispetto al misticismo del Suono che fioriva allora
definizione di uno stile capace di metabolizzare le nel solco delle poesie di Giacinto Scelsi. La musi-
diverse influenze e di generare immagini sonore ca di Romitelli amplia il quadro, moltiplica i punti
nuove»1 dichiarava Romitelli. Asserti al contempo di vista simultanei e rivela l’ambivalenza della
umili e ambiziosi. La parola chiave, qui, è ‘imma- gioia umana. Romitelli mostra al contempo le de-
gine’. Non si trattava, per lui, di ampliare la tavo- lizie e lo spavento del mondo sonoro, rovescia a
lozza sonora nella visione storicistica di una con- velocità infinita le superfici scintillanti e le zone di
quista progressiva del campo dei rumori. Piutto- scarto – ricostituendo la sensazione esatta di un
sto, il rock era chiamato in causa come corpo corpo posseduto da forze troppo grandi per lui.
estraneo, virus o cavallo di Troia che permetteva Ecco, comunque, una musica che stimola il lirismo
di insufflare nella musica contemporanea una dei suoi commentatori! A questo punto, conclu-

108
dendo i brevi paragrafi che il pubblico leggerà Giovanni Verrando, Krummholz per trio d'archi
qualche minuto prima del concerto, rimpiango di con e senza corde, percussione ed elettronica
aver chiamato in causa il vocabolario dell’oltranzi- (2014)
smo e della ribellione. Professor Bad Trip, dopo-
tutto, è diventato un classico… E tanti bei parados- Krummholz è l’albero che, esposto a condizio-
si attendono l’appassionato che si dedica all’opera ni climatiche estreme, cresce deforme, essicca-
di Romitelli. Occorre dirlo. Leggete le sue partitu- to, al livello delle radici. È una forma di vita
re al pianoforte, lentamente, immergendo il suono che trova un proprio equilibrio in circostanze
nel pedale: sotto le orchestrazioni al vetriolo sco- speciali, tali da mostrarne un aspetto imbizzar-
prirete un’armonia delicata, che rivela una sensua- rito, inusuale, eppure vitalissimo, capace di re-
lità fuori del comune. I tortuosi sentieri che dal ni- sistere al contesto.
tore portano all’immondo, sui quali la sua musica L'uso del violino spogliato delle corde, suonato
ci lancia, sono sempre tracciati con scrupolo. Ro- con ditali da cucito, reso inarmonico dalla tecnica
mitelli concentra e schiaccia, appesantisce il tratto, e dalla scordatura, trasforma lo strumento in un
comprime i suoni fino alla soglia del rumore – ma Krummholz, modificandone suono, identità, de-
proprio in questo modo ci libera dalla dispersione e stino. Ed è in ideale continuità con la trasforma-
dalla polverizzazione delle linee che la musica con- zione dell'immaginario musicale che Fausto Ro-
temporanea aveva quasi eletto a legge. I suoi pro- mitelli aveva compiuto in pochi anni, deformando
cessi di distruzione e di insudiciamento non ci get- e rimodulando l'ascolto, l'ensemble strumentale,
tano nell’oscura notte dei sensi, ma nella febbrile l’approccio al linguaggio.
notte dell’adolescenza, nella quale ritroviamo emo- La musica è molteplice, senza una soluzione pre-
zioni dimenticate. E dunque, chi è stato più premu- stabilita: talvolta, conversando con Fausto, ribadi-
roso di lui, chi più di lui si è preso cura del nostro vamo che la scelta di mettere in scena costante-
ascolto? Gli sarebbe senza dubbio piaciuto che si mente sé stessi, ricercando e rischiando, era la so-
dicesse di lui: fu il più scandaloso, il più trasgressi- luzione più interessante, forse necessaria. Così lui
vo. Niente è meno certo. Ma di tutti i compositori ha fatto. Così io faccio, manipolando gli strumenti
della fine del XX secolo, se ne può citare uno solo musicali, meri mezzi, utili a raffigurare il mio im-
che sia stato più fraterno? maginario.
Jean-Luc Plouvier Giovanni Verrando

Foto William Monaco

1
« Attaquons le réel à sa racine », conversazione con Danielle
Cohen-Lévinas in La création après la musique contemporaine,
Paris, L’Harmattan, 1999.
2
Henri Michaux, Misérable Miracle, Monaco, Editions du Ro-
cher, 1956. Giovanni Verrando

109
Riccardo Nova, Yagé Howl per ensemble ed elet- Un ruolo particolarmente importante nella realiz-
tronica (2014) zazione della ‘deformazione armonica’ è quello
delle due tastiere: ho elaborato 26 differenti ac-
Spesso con Fausto abbiamo discusso di un possi- cordature che, gestite in tempo reale dai due ta-
bile programma dove almeno un brano sarebbe stieristi, aiuteranno e guideranno il resto dell’en-
stato composto a quattro mani. semble, caratterizzando le varie sezioni del brano.
Quando Milano Musica mi ha chiesto di scrivere Il lavoro pre-compositivo che ho dedicato all’ela-
un nuovo pezzo per celebrare il decimo anniver- borazione ed alla programmazione di questa com-
sario dalla morte di Fausto, mi sono subito torna- plessa rete di accordature delle due tastiere ha
te alla memoria quelle conversazioni. avuto per me un interesse e un fascino particola-
La situazione è ovviamente molto cambiata, Fau- re: la bellezza e l’eleganza dei rapporti che ho in-
sto non è più tra noi ed io non sono più affetto travisto in questo telaio costituito da trame ed or-
(per lo meno non gravemente come in quel perio- diti di frequenze sarà difficilmente raggiungibile
do) da quella che Fausto scherzosamente chiama- quando la musica dovrà prendere corpo: alla vita
va ‘compulsione poliritmica’. non resta che il delirio.
In queste nostre chiacchierate si pensava appunto Ogni accordatura ha una differente fondamentale
di unire la mia ‘patologia’ poliritmica alla sua ed ogni fondamentale ha una relazione univoca
deformazione ‘armonica’... qualche cosa di mo- con le altre fondamentali. Il Mib del finale del se-
struoso ed ipnotico allo stesso tempo. condo Bad Trip diventa la frequenza gerarchica-
Non descriverò il brano al quale sto ancora lavo- mente più importante (1/1) che dà vita all’intero
rando, preferisco invece descrivere il rituale gior- network di accordature e che definisce anche la
naliero che mi sono imposto. fondamentale ritmica (tala).
La mattina (si fa per dire), da quando ho iniziato L’idea di una nuova liuteria di cui R0 è il porta-
questo lavoro, prendo uno dei Bad Trip e comin- bandiera viene quindi intesa/affrontata non tanto
cio a leggerlo... analizzo... richiudo... riapro a caso con la preparazione o la modificazione degli stru-
ed osservo... cerco di immaginare i motivi di de- menti tradizionali, quanto piuttosto con l’esten-
terminate scelte... questo tutte le mattine per al- sione fino agli estremi confini della mappa di fre-
meno un’ora, feste comandate incluse, senza un quenze messe in gioco.
reale metodo ma con costanza. Ho pensato che Lo Yagé è un infuso dalle proprietà psichedeliche
sia il modo più efficace per predisporre la mente che viene utilizzato dagli sciamani di alcune zone
alla scrittura di quello che vorrebbe essere il lavo- dell’Amazzonia durante elaborati riti iniziatici.
ro a quattro mani al quale si pensava. Riccardo Nova
Foto Melina Mulas

Riccardo Nova

110
RepertorioZero

RepertorioZero è un gruppo internazionale di RepertorioZero, Paolo Brandi


internazionale di compositori con mandato triennale, che produce (vedi pag. 105)
e musicisti, ideato a Milano nel 2008 opere musicali e le commissiona
da Andrea Minetti, Paola Elia a compositori esterni. Il comitato
Angelo Linzalata
e Giovanni Verrando, che compie artistico è nominato dal consiglio
(vedi pag. 105)
ricerca sul linguaggio e sugli di amministrazione che gestisce
strumenti musicali, collabora anche l’associazione, senza scopo
con autori provenienti da tutto di lucro, nelle sue diverse
il mondo e produce concerti componenti.
ed eventi esclusivi. In questi anni RepertorioZero
Nel 2011, RepertorioZero ha presentato i propri concerti
ha ricevuto il Leone d’argento e prodotti di ricerca in prestigiosi
della Biennale di Venezia festival ed istituzioni (Festival MITO
“per la propria ricerca innovativa - SettembreMusica, Biennale
nel modo di lavorare con la musica di Venezia, Rai RadioTre, Tonhalle
d’oggi - che vuole andare oltre di Zurigo, Festival Archipel
l’esperienza delle avanguardie di Ginevra).
tradizionali, che si confronta Nel triennio 2012-2014,
con un repertorio tutto da costruire RepertorioZero è gruppo
e con la necessità di trovare soluzioni in residence presso Milano Musica -
alle numerose variabili presenti Associazione per la musica
nella musica contemporanea”. contemporanea.
Musicisti, performers e registi
del suono utilizzano strumenti Andrea Manco, flauto
elettrici, informatici, concreti Paolo Casiraghi, clarinetto
e amplificati, lavorando a stretto Paul Huebner, tromba
contatto con i compositori Francesco Zago, chitarra elettrica
che sviluppano la propria personale Andrea Agostini, basso elettrico
ricerca attraverso opere Andrea Rebaudengo, pianoforte
commissionate da RepertorioZero, Eleonora Ravasi, tastiere
o eseguendo brani di repertorio Simone Beneventi, percussioni
che includano la nuova liuteria. Clara Franziska Schoetensack, violino
Le linee generali e i contenuti artistici Paolo Fumagalli, viola
sono delineati dal comitato artistico Giorgio Casati, violoncello

RepertorioZero

111
Approfondimenti e variazioni
In anteprima a Gorizia
in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia

Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia


Sala Conferenze
Per ricordare
Fausto Romitelli (1963-2004)
Via Carducci 2, Gorizia in occasione
del 23° Festival di Milano Musica
venerdì 3 ottobre 2014, ore 17 dedicato al compositore goriziano

Conversazione con
Valentina Romitelli
Alessandro Arbo docente Université de Strasbourg
Kenka Lekovich scrittrice
Marco Mazzolini consulente artistico di Milano Musica
Angelo Orcalli docente Università di Udine

Anteprima del documentario


Fausto Romitelli (1963-2004)
Come la conoscenza dagli abissi
regia di Dominique Denizet

Ingresso libero fino ad esaurimento mdi ensemble


dei posti disponibili Sonia Formenti, flauto basso
Paolo Casiraghi, clarinetto basso
Clara Fraziska Schötensack, violino
Giorgio Casati, violoncello

Fausto Romitelli
Domeniche alla periferia dell’impero.
per quattro strumenti
Prima domenica
Seconda domenica:
hommage à Gérard Grisey

Seguirà brindisi

Fausto Romitelli

113
Fausto Romitelli alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala
In collaborazione con Gallerie d’Italia

Gallerie d’Italia - Piazza Scala Intorno all’interpretazione


piazza della Scala, 6 della musica
sabato 11 ottobre 2014
di Fausto Romitelli
ore 14.30-18.30 Presentazione e proiezione
del documentario
Fausto Romitelli (1963-2004)
Ingresso libero Come la conoscenza dagli abissi
fino ad esaurimento con la partecipazione
dei posti disponibili del regista Dominique Denizet

Tavola rotonda
Alessandro Arbo
Hugues Dufourt
Tom Pauwels
Jean-Luc Plouvier
Ingrid Pustijanac

Documentario Numerosi amici e famigliari, compositori e inter-


Fausto Romitelli (1963-2004) preti hanno accettato di riceverci e di offrire una
Come la conoscenza dagli abissi testimonianza dedicata al ricordo di Fausto Romi-
telli.
Produzione e realizzazione: In occasione del 23° Festival di Milano Musica, ab-
Dominique Denizet e Florence Cavalli biamo realizzato in anteprima una versione breve
Durata: 50 minuti del documentario, selezionando gli interventi più
rilevanti in relazione alla programmazione del Fe-
Testimonianze di: stival, racconti sinceri e spesso molto intensi che ci
permettono di ritrovare Fausto, l’uomo e l’artista.
Alessandro Arbo, La versione integrale del documentario sarà propo-
docente Université de Strasbourg sta entro la fine dell'anno.
Hugues Dufourt, Dominique Denizet
compositore, musicologo e filosofo
Michaël Levinas,
compositore e pianista
Riccardo Nova,
compositore
Angelo Orcalli,
docente Università di Udine
Paolo Pachini,
compositore, docente presso il Conservatorio
G. Tartini di Trieste
Jean-Luc Plouvier,
pianista, direttore artistico
dell’Ictus Ensemble
Giovanni Verrando,
compositore

Estratti di alcune composizioni di Fausto Romitelli


illustrati da video realizzati da Paolo Pachini
e dai suoi allievi della Scuola di Musica
e Nuove Tecnologie.

114
Fausto Romitelli alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala
In collaborazione con Gallerie d’Italia

Gallerie d’Italia - Piazza Scala Dialoghi musicali


piazza della Scala, 6 con Giacinto Scelsi
sabato 18 ottobre 2014

Sala Didattica, ore 17 Proiezione del documentario


Fausto Romitelli (1963-2004)
Come la conoscenza dagli abissi
regia di Dominique Denizet

Sala Mattioli, ore 18 Giacinto Scelsi (1905-1988)


Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967)
per chitarra trattata come strumento a percussione
I Danza 9’
Elena Càsoli, chitarra
Virginia Arancio, chitarra Fausto Romitelli (1963-2004)
Solare (1984) per chitarra 11’

Giacinto Scelsi
Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967)
II Danza 5’

Fausto Romitelli
Coralli (1987) per chitarra 8’

Giacinto Scelsi
Ko-Tha - tre danze di Shiva (1967)
III Danza 8’
Ingresso libero fino ad esaurimento

Fausto Romitelli
dei posti disponibili

La lune et les eaux (1991) 10’


per due chitarre

Foto Vico Chamla

Virginia Arancio Elena Càsoli

115
Fausto Romitelli alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala
In collaborazione con Gallerie d’Italia

Gallerie d’Italia - Piazza Scala Dialoghi musicali


piazza della Scala, 6 con Giacinto Scelsi
sabato 1° novembre 2014

Sala Didattica, ore 17 Proiezione del documentario


Fausto Romitelli (1963-2004)
Come la conoscenza dagli abissi
regia di Dominique Denizet

Sala Mattioli, ore 18 Filippo Perocco (1972)


ruvida (2014)
per violino con risonatore 7’
Prima esecuzione assoluta
Marco Fusi, violino e viola
Fausto Romitelli (1963-2004)
Ganimede (1986) per viola 7’

Giacinto Scelsi (1905-1988)


L'Âme ailée / L'Âme ouverte 8’
per violino

Iannis Xenakis (1922-2001)


Mikka (1971) per violino 4’
Mikka “S” (1975) per violino 4’

Giacinto Scelsi
Manto (1957)
Ingresso libero fino ad esaurimento

per viola cantante 10’


dei posti disponibili

Salvatore Sciarrino (1947)


6 Capricci per violino (1976) 18’
Foto Marco Sartirana

Marco Fusi

116
Fausto Romitelli alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala
In collaborazione con Gallerie d’Italia

Gallerie d’Italia - Piazza Scala Dialoghi musicali


piazza della Scala, 6 con Giacinto Scelsi
sabato 8 novembre 2014

Sala Didattica, ore 17 Proiezione del documentario


Fausto Romitelli (1963-2004)
Come la conoscenza dagli abissi
regia di Dominique Denizet

Sala Mattioli, ore 18 Adriano Guarnieri (1947)


Preludio alla notte (1992) 7’

André Jolivet (1905-1974)


Annamaria Morini, flauto da “Ascèses”: Le dieu a créé les rêves
pour indiquer la route au dormeur
dont les yeux sont dans l’obscurité
(Papyrus Insinger) (1967) 4’

Giacinto Scelsi (1905-1988)


Tetratkys (1959) 26’

Tristan Murail (1947)


Unanswered questions (1995) 5’

Fausto Romitelli (1963-2004)


Ingresso libero fino ad esaurimento Dia Nykta (1983) 6’
dei posti disponibili

Annamaria Morini

117
San Fedele Musica 2014/2015
Creazione & spazi interiori. Itinerari di ascolto acustici e multimediali

Auditorium San Fedele


via Ulrico Hoepli, 3/b
Cercles
Ex nihilo nihil fit
lunedì 13 ottobre 2014, ore 21
spettacolo multimediale con acusmonium,

Ictus Ensemble
ispirato alla rappresentazione dell’universo 60’

Tom Pauwels, chitarra


Prima esecuzione assoluta

Michael Schmid, flauto


Caos primordiale, energia nera e luce

Jean-Luc Plouvier, piano e tastiere


Universo acquatico e nascita della vita
Universo vegetale
Uomo
in coproduzione con Ictus Ensemble Sguardo dell’uomo e ricerca dell’ordine
Saturazione del simbolico
Silenzio visivo
Campi elettromagnetici
Harmonia Mundi

Musiche di Alessandro Ratoci,


Fredy Vallejos, Januibe Tejera

Sound reactive visuals


a cura di Claudio Cavallari, Giorgio Partesana

Andrew Quinn pedagogical advisor video


Biglietti € 8/5 Giovanni Cospito e Carmine Emanuele Cella
in vendita presso l’Auditorium pedagogical advisors musicali

Serata multimediale frutto di un anno di lavoro di sguardi sulla Creazione dell’universo. Si succedono
un’équipe di compositori e videoartisti sul tema 9 parti concatenate in una forma unitaria in cui i
della Creazione. Come rappresentare l’Universo compositori e i videoartisti procedono in una live
partendo dall’attuale percezione della realtà fram- session. All’inizio, partendo dal riferimento biblico
mentaria? Cercles si riferisce all’incrocio di diversi del caos primordiale e vuoto cosmico, viene creata
la luce ed emerge l’universo ac-
quatico con la nascita della vi-
ta. Sorgono, dunque, alcune
strutture biologiche sempre più
complesse, fino alla venuta del-
l’umano. Segue la nascita del
simbolo e la conseguente mol-
teplicità culturale e spirituale
fino a una sovrabbondanza di
simboli che viene interpretata
come la causa della perdita del
dialogo tra gli uomini – una ri-
lettura dell’episodio biblico
della Torre di Babele – e sfocia
in una lacerazione e un silenzio
visivo. Le ultime due parti ri-
guardano il Cosmo in un dupli-
ce ritratto, la tensione dei cam-
pi elettromagnetici e l’Harmo-
nia Mundi. Riappaiono tutta-
via diversi elementi delle parti
precedenti, il futuro ha radici
antiche.

118
San Fedele Musica 2014/2015
Creazione & spazi interiori. Itinerari di ascolto acustici e multimediali

Auditorium San Fedele


via Ulrico Hoepli, 3/b
Opticks

lunedì 27 ottobre 2014, ore 21


spettacolo multimediale con acusmonium,

Ensemble intercontemporain
basato sui principi della luce di Isaac Newton 60’

Pierre Strauch, violoncello


Prima esecuzione assoluta

Jérôme Comte, clarinetto


Hidéki Nagano, pianoforte
Musiche di Maurizio Azzan
Pablo Galaz, Danilo Girardi

Sound reactive visuals


a cura di Pierluigi Vienna, Elena Castellini

Andrew Quinn pedagogical advisor video


Giovanni Cospito e Carmine Emanuele Cella
pedagogical advisors musicali

Biglietti € 8/5
in vendita presso l’Auditorium

Seconda serata multimediale sul tema della Crea- corrispondenze fra luce e suono. Dopo la disgre-
zione. Opticks nasce come lavoro di équipe che ha gazione seguita a un immaginario big bang, nella
visto coinvolti due videoartisti e tre compositori. seconda parte, Maurizio Azzan si avventura nel
Attraverso il riferimento del titolo al celebre tratta- territorio dell’indistinto ancora in fase di defini-
to newtoniano pubblicato a Londra nel 1704, que- zione per giungere progressivamente a trovare un
st’opera si sviluppa partendo dai molteplici aspetti punto fermo di stabilizzazione. In ultimo, Danilo
legati alla luce, tanto in senso fisico quanto simboli- Girardi affronta un ipotetico momento del buio
co. Nelle tre parti in cui si articola il lavoro infatti – post-luce.
e idealmente pensate come pre-luce, lu-
ce e post-luce – emergeranno di volta in
volta punti di vista diversi, talvolta con-
trastanti, in cui si presenta la luce come
elemento fondamentale della Creazione
e di tutto ciò che ne consegue.
Dal punto di vista più specificamente
scenico e visuale, il progetto Opticks è
stato concepito dai videoartisti Pierluigi
Vienna ed Elena Castellini con l’utilizzo
della tecnica del video mapping. Le mol-
teplici superfici del palco dell’Audito-
rium diventano altrettante aree di proie-
zione autonome, su cui i contenuti vi-
deo, prodotti in tempo reale e reattivi in
vario modo al suono, vanno a creare
un’esperienza tridimensionale nuova e
immersiva.
Dal punto di vista musicale invece, Pa-
blo Galaz va alla ricerca di possibili

119
In collaborazione con
Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano

Conservatorio G. Verdi
Sala Puccini
via Conservatorio, 12

martedì 21 ottobre 2014, ore 21

Gérard Grisey (1946-1998)


Stèle (1995) 6’
Solisti ed Ensemble del Laboratorio
per due percussionisti*
di Musica Contemporanea

Iannis Xenakis (1922-2001)


del Conservatorio G. Verdi di Milano

Rebonds A (1987-89) 6’
per un percussionista**
Lorenzo D’Erasmo * Fabio Giannotti *
Lorenzo D’Erasmo **

Fausto Romitelli (1963-2004)


Lorenzo Colombo ***

Nell’alto dei giorni immobili (1990) 11’


Davide Curiale ****

per sei esecutori


percussionisti solisti

Philippe Hurel (1955)


Fabricio Malaquias, flauto, flauto in sol e ottavino

Loops II (2001-02) 8’
Daniela Fiorentino, clarinetto e clarinetto basso

per vibrafono***
Paolo Gorini, pianoforte
Fabio Giannotti, percussioni

Iannis Xenakis
Alessio Cavalazzi, violino

Rebonds B (1987-89) 5’
Giulio Brignoli, viola

per un percussionista****
Giuseppe Montesano, direttore
Matteo Vercelloni, violoncello

Philippe Leroux (1959)


AAA (1996) 16’
Ingresso libero per sette strumenti

Immaginare e ascoltare la musica come arte del tem- mettono in gioco la dialettica tra periodicità e aperiodi-
po: l’arte, cioè, che impiega i suoni come materiali cità, qualità archetipiche che divengono elementi strut-
orientati nel tempo. I brani in programma indagano al- turali e narrativi di una composizione. È ciò che acca-
cune tra le possibili misure e direzioni del tempo musi- de, ad esempio, in AAA di Philippe Leroux, basato sul-
cale, le sue diverse anime, mettendone in luce sia gli l’idea di pulsazioni destinate a perdere e riconquistare
aspetti quantitativi (kronos) che qualitativi (kairos). ciclicamente la loro isocronia. Fausto Romitelli, con
Un ampio spettro di sfumature che Gérard Grisey ha Nell’alto dei giorni immobili (titolo che allude eloquen-
svelato nelle proprie composizioni e descritto attraver- temente a un’immagine temporale sospesa, se non pa-
so una felice metafora: lo scheletro, la carne, la pelle radossale), propone un luogo estremo ove il tempo so-
del tempo. Possiamo allora, ascoltando, concentrare la lo apparentemente scorre, sciogliendosi attraverso
nostra attenzione sul rapporto tra una direzionalità un’infinita progressione di spettri acustici, intesi come
temporale logicamente consequenziale – apparente- veri e propri ‘oggetti musicali’ stirati e distorti in una
mente orientata verso una meta – e un senso di circola- continua, lenta evoluzione. In ambedue i brani, timbri-
rità che si può manifestare con ripetizioni di moduli o, camente affascinanti, percepiamo con chiarezza il pun-
al contrario, sospensioni e frammentazioni della linea- to cruciale di una ricerca musicale che si fa riflessione
rità. Gli strumenti a percussione, in questo caso, hanno estetica e sostanza comunicativa: l’essere e il divenire
un ruolo privilegiato nel metterci in contatto con una del suono nel tempo, sia nella dimensione accelerata di
gestualità essenziale, che scolpisce direttamente il rap- un gioco virtuosistico sia nella rarefazione estrema di
porto forma/tempo. Oppure, ancora, possiamo perce- un tempo rituale.
pire quelle differenze fisico-materiche del tempo che Mauro Bonifacio

120
In collaborazione con
Museo del Novecento

Museo del Novecento


Palazzo dell’Arengario, Sala Arte Povera
Ascoltare il presente
via Marconi, 4
Confronti sulla musica d’oggi.

domenica 2 novembre 2014, ore 17.30 Incontro con


Matthias Pintscher, compositore e direttore
d’orchestra
Alfonso Alberti, pianista

in occasione della pubblicazione del


CD Stradivarius On a clear day,
dedicato alla musica per pianoforte solo
e per voce e pianoforte
di Matthias Pintscher

con il sostegno di

Ingresso libero

On a clear day propone l’integrale della musica materia ben più densa, che continuamente si incri-
per pianoforte solo di Matthias Pintscher (dagli na o addirittura esplode, liberando così il suo alter
anni Novanta di Monumento I, Tableau-Miroir e ego luminoso.
Nacht. Mondschein al più recente On a clear day) Vuoto, voci d’uccelli, sogno e mistero popolano
e completa il ritratto del compositore tedesco invece il ciclo vocale, insieme alla vertigine del
includendo un ampio ciclo per soprano e pianofor- corpo e della carne. La vocalità, ardua e visionaria,
te, Lieder und Schneebilder su testi di e. e. cum- fa di tutto per disincarnarsi essa stessa: esplorando
mings. i limiti del registro acuto e affidando la propria
Il pianoforte di Pintscher sembra dar voce all’im- instabilità a gesti più brevi e rapidi del dovuto.
materiale, lasciandosi spesso esplorare nel registro Interpreti del disco, realizzato per l’etichetta Stra-
sovracuto e proiettando luci purissime e cristalli- divarius e a contatto col compositore, sono il piani-
ne. Non di rado si crea una forte dialettica con una sta Alfonso Alberti e il soprano Marisol Montalvo.

121
Cronologia della vita e delle opere di Fausto Romitelli
a cura di Alessandro Arbo

1963 Nasce il 1° febbraio a Gorizia. 1993-96 Collabora all’IRCAM come compositeur


1974-81 Primi studi musicali (teoria e solfeggio e pia- en recherche nell’équipe “Représentations musica-
noforte) presso l’Istituto di musica di Gorizia (Fonda- les”. Si avvicina ai compositori dell’Itinéraire, in
zione “Città di Gorizia”). Frequenta il Liceo classico particolare Gérard Grisey e Michaël Levinas, con i
“Dante Alighieri” di Gorizia. Studi di composizione quali stringe rapporti di amicizia, ma anche a Hu-
al Conservatorio “J. Tomadini” di Udine con Daniele gues Dufourt, dal quale riceve insegnamenti e con-
Zanettovich. Diploma di maturità classica nel 1981. sigli al «Centre d’Information et de Documentation
/ Recherche Musicale». È in contatto con altri musi-
1982-87 Si iscrive alla facoltà di Lettere cisti europei attivi sulla scena parigina, come lo spa-
dell’Università di Trieste. Prime composizioni: Sui- gnolo José Manuel López López, o l’islandese Atli
tes, per ensemble, presentata nell’aprile 1982 al- Ingolfsson. L’Ensemble intercontemporain presen-
l’Auditorium di Udine in un concerto organizzato ta in prima esecuzione all’ IRCAM, il 26 gennaio
dall’Agimus. Dall’autunno dello stesso anno conti- 1996, EnTrance, per soprano, sedici esecutori ed
nua gli studi di composizione al Conservatorio “G.
elettronica.
Verdi” di Milano. Nuovi brani vedono la luce nel
1983 (Versilia, per soprano e orchestra, Dia Nykta, 1997 È fra i giovani musicisti italiani invitati al Festi-
per flauto, Lustralis, per quintetto di fiati). Primi ri- val “Présences” di Radio France: il 14 febbraio, alla
conoscimenti in rassegne e concorsi internazionali: Maison de Radio France, l’Ensemble L’Itinéraire
“Young Generation in Europe” (Köln 1985), “Mu- diretto da Mark Foster esegue Cupio dissolvi, per
sik Protokoll im Steirischen Herbst” (Graz, 1986), 14 esecutori. Il 20 settembre il Nouvel Ensemble
“ISCM World Music Days” (Frankfurt 1987), Moderne diretto da Lorraine de Villaincourt pre-
“Gaudeamus Competition” (Amsterdam 1987). senta in prima esecuzione al Festival de Royau-
mont Lost, per soprano ed ensemble.
1988-89 Nel 1988 si diploma in composizione sotto
la guida di Umberto Rotondi al Conservatorio di 1998-2000 Composizione del trittico Professor Bad
Milano. Frequenta i corsi di perfezionamento di Trip (Lessons I, II, III). Prima esecuzione del ciclo
Franco Donatoni alla Civica Scuola di Musica di Mi- completo al Festival “Musica” di Strasburgo, ad
lano, all’Accademia “Perosi” di Biella e opera dell’Ictus Ensemble diretto da Georges-Elie
all’Accademia Chigiana di Siena. Partecipa alle atti- Octors.
vità del gruppo milanese “Nuove sincronie”. Nel 2002 Prima esecuzione a Bruxelles (Kaaitheater, il
1989, con il brano Kû (per quattordici esecutori) ot- 4 giugno) di Trash TV Trance, per chitarra elettrica,
tiene il premio “Alfredo Casella” dell’Accademia eseguito da Tom Pauwels.
Chigiana di Siena. Nuovi riconoscimenti: “V. Buc-
chi” (Roma 1989), “Gaudeamus Competition” 2003 Riceve numerose commissioni da ensembles e
(Amsterdam 1989). istituzioni musicali europee. Prima esecuzione (11
aprile) a Berlino di Audiodrome, per orchestra
1990-92 Primi brani che mostrano la svolta verso il sinfonica, Rundfunk-Sinfonieorchester diretta da
modello della sintesi strumentale: Nell’alto dei gior-
Peter Rundel. Durante l’estate lavora intensamente
ni immobili (1990), La sabbia del tempo (1991).
al progetto di una video-opera assieme a Paolo Pa-
Nuove affermazioni in concorsi europei: Concours
chini (compositore e video-artista), Leonardo Ro-
de composition de Radio France (Paris 1990), En-
moli (video-artista) e Kenka Lekovich (scrittrice).
semble Modern-IBM Komponisten Forum (Frank-
L’opera viene presentata con il titolo An Index of
furt 1990), WDR Forum (Köln 1992), “Gaudeamus
Metals al Théâtre de Pontoise il 3 ottobre.
Competition” (Amsterdam 1992), “ISCM World
Music Days” (Stoccolma 1994). Le sue opere sono 2004 Dead City Radio. Audiodrome è presentata
trasmesse dalle principali emittenti radiofoniche eu- all’Auditorium del Lingotto di Torino, Orchestra
ropee (RAI, NOS, WDR, Radio France, Radio della RAI diretta da Rafael Frühbeck de Burgos.
Suisse, ORF, RNE, RBF). Si trasferisce a Parigi per Esce il disco monografico Professor Bad Trip
studiare le nuove tecnologie al Cursus (Ensemble Ictus, Antonio Politano, Tom
d’Informatique Musicale dell’IRCAM. Composi- Pauwels). Il 27 giugno muore all’ospedale San
zione di Natura morta con fiamme (1991), per quar- Raffaele di Milano, a soli 41 anni, dopo aver a
tetto ed elettronica e di Golfi d’ombra (1991), per lungo lottato contro un male incurabile. An Index
un percussionista e del ciclo Mediterraneo (1992-93) of Metals ottiene il premio “Franco Abbiati” co-
per ensemble (e voce nella seconda parte). me migliore novità italiana.

122
Catalogo delle opere di Fausto Romitelli (in ordine cronologico)
a cura di Alessandro Arbo

Suites (1982) Simmetrie d’oggetti


per ensemble da camera per flauto e chitarra (1987-88)
Inedito Durata: 7’
Inedito
Versilia (1983)
per soprano e orchestra Pallide sabbie
Inedito per orchestra (1987)
Inedito
Lustralis
per quintetto di fiati (1983) Have your trip
Inedito per arpa, chitarra e mandolino (1988-89)
Prima esecuzione: Amsterdam, 10 settembre 1989,
Dia Nytka Festival internazionale “Gaudeamus” ISCM, Ernerstine
per flauto (1983) Stoop (arpa), Helenus de Rijke (chitarra), Hans
Dedica: a Marina Wesseling (mandolino)
Durata: 4’30’’ Durata: 12’
Partitura: R 140815 Inedito

Solare Kû
per chitarra (1983) per quattordici esecutori (1989)
Dedica: a Patrizia Rebizzi Prima esecuzione: Siena, 47ª Settimana Musicale
Durata: 9’20’’ Senese, 20 agosto 1990 - Gruppo Octandre,
Prima esecuzione: Festival “Autunno musicale dir. Maurizio Ben Omar
di Como”, Villa Olmo. Chitarra: Patrizia Rebizzi Organico: fl (anche fl in sol), ob, cl (anche cl b), cor,
Partitura: R 140820 tr, trbn, perc (mar, vibr =1 esec), tast (=2 esec), 2 vl,
vla, vc, cb a 5 c
Dimensioni Durata: 8’
per 16 esecutori (1984) Partitura: R 135299
Inedito
Meridiana
Highway to Hell per orchestra (1989-90)
per chitarra (1984) Prima esecuzione: Auditorium di Milano, Orchestra
Durata: 5’30’’ sinfonica di Milano, dir. Gaetano d’Espinosa, 10 otto-
Partitura: R 140816 bre 2014
Organico: 3 fl, 2 ob, 2 cl in sib, 1 cl b, 2 fg, 4 cr, 2 trb
Furit Aestus in do, 2 trbni, 3 perc (vibr/mar, glockenspiel –
per soprano e quintetto (1985) timp/campane tub), tast, archi (12 vl1, 8 vl2, 8 vle, 8 vc,
Testo: Gabriele D’Annunzio (Alcyone) 4cb)
Prima esecuzione: Radio France, 21 marzo 1986 Durata: 16’
Durata: 5’ Partitura: R 140818

Invita la sua ninfa all’ombra Nell’alto dei giorni immobili


per soprano e violoncello (1986) per sei esecutori (1990)
Testo: Giovan Battista Marino Prima esecuzione: Milano, Festival Nuove Sincronie,
Inedito novembre 1990 - Ensemble Recherche
Organico: fl (anche ott e fl in sol), cl in sib (anche cl
Ganimede b), pf, vl, vla, vc
per viola (1986) Durata: 11’
Prima esecuzione: “Musica d’oggi”, Latina, Partitura: R 139307
31 ottobre 1986
Durata: 7’ Spazio-Articolazione
Partitura: R 140814 per 32 esecutori e sistema di amplificazione (1990)
Organico: fl, ob, cl, cr, trb, trbne, perc, pf, archi
Coralli Durata: 13’
per chitarra (1987) Partitura: R 140821
Durata: 7’
Partitura: R 140813 La sabbia del tempo
per sei esecutori (1991)
Ariel Song Prima esecuzione: Parigi, Centre Georges Pompidou,
per voce e chitarra (1987) ottobre 1992 - Ensemble L’Itinéraire
Durata: 9’50’’ Organico: fl (anche fl b), cl (anche cl b), tast, vl, vla, vc
Inedito Durata: 13’
Partitura: 139305

123
La lune et les eaux Acid Dreams & Spanish Queens
per due chitarre (1991) per quattordici esecutori (1994)
Partitura: R 140817 Prima esecuzione: Parigi, Centre Georges Pompidou,
Natura morta con fiamme febbraio 1995 - Ensemble L’Itinéraire, dir. Zolt Nagy
per quartetto d’archi amplificato ed elettronica Organico: fl, ob, cl (anche cl b), fg, cor, tr, trbn, perc,
(1991-92) chit el, pf (anche tast), 2 vl, vla, vc, cb.
Prima esecuzione: Parigi, IRCAM-Espace de Durata: 15’
Projection, marzo 1992 - Quatuor Simon Inedito
Organico: 2 vl, vla, vc, elettronica
Durata: 11’
Partitura: R 139326 EnTrance
per soprano, sedici esecutori ed elettronica (1995)
Mediterraneo - I. Les idoles du soleil Testo: estratti da “Il Libro Tibetano dei Morti”
per ensemble (1992) Prima esecuzione: Parigi, IRCAM, 26 gennaio 1996 -
Prima esecuzione: Amsterdam, Staedelijk Museum,
Ensemble intercontemporain, dir. Ed Spanjaard,
1992
Organico: fl b, cl b, fg, cor, perc, tast, pf, vl, vla, vc soprano Françoise Kubler
Durata: 6’ Organico: S, fl (anche fl b), ob (anche cor i), cl (anche
Partitura: R 139315 cl b), fg (anche armonica), 2 cor (II anche armonica),
tr, trbn (anche armonica), perc, 2 tast (I anche pf), 2
Mediterraneo - II. L’azur des déserts vl, vla, vc, cb a 5 c
per voce e quattordici strumenti (1992-93)
Testo: La jeune Parque di Paul Valéry (estratti) Durata: 18’
Prima esecuzione: Bruxelles, Ars Musica, Partitura: R 2744
dir. A. Franco, 18 marzo 1993
Organico: MezS, fl (anche fl b), ob, cl (anche cl b), fg, Domeniche alla periferia dell’impero. Prima domenica
cor, tr in do, perc, tast, pf, 2 vl, vla, vc, cb per quattro strumenti (1995-96)
Durata: 12’
Partitura: R 139309 Dedica: ad Alter Ego
Prima esecuzione: Parigi, Istituto Italiano di Cultura,
Golfi d’ombra 2 aprile 1996 - Ensemble Alter Ego
per un percussionista (1993) Organico: fl b, cl b in sib, vl, vc
Prima esecuzione: Ginevra, Salle Patiño, Centre Durata: 6’
International de Percussion, 31 ottobre 1993,
percussionista: Thierry Miroglio Partitura: R 2828
Durata: 6’30’’
Partitura: R 140775 (ricostruzione di Cupio Dissolvi
Simone Beneventi) per 14 esecutori (1996)
Prima esecuzione: Parigi, Festival Présences, Maison
Your time is over
per violoncello ed ensemble (1993) de Radio France, 14 febbraio 1997 - Ensemble L’Itiné-
Organico: vc (solo), fl, cl, fg, cor, perc, pf, vl, vla, vc raire, dir. Mark Foster
Durata: 13’ Organico: fl (anche fl b), ob (anche cor i), cl in sib (an-
Inedito che cl b in sib), fg (anche armonica), cor (anche armo-
nica), trbn (anche kazoo), basso el, perc, tast (anche
Seascape
pf e armonica), 2 vl, vla, vc, cb
per flauto a becco contrabbasso (1994)
Dedica: ad Antonio [Politano] Durata: 16’
Durata: 7’40’’ Partitura: R 2782
Partitura: R 139303
Musica per il film “Lichtspiel, schwarz-weiß-grau” di
Seascape László Moholy-Nagy
per due flauti a becco contrabbassi (1994)
Dedica: ad Antonio Politano e Kees Boeke per fl cb Petzhold, perc (un esecutore), chit, fisarmoni-
Durata: 5’ ca e pf (1997)
Partitura: R 139304 Prima esecuzione: Pesaro, Festival Sipario Ducale,
1 agosto 1997
Durata: 5’
Inedito

124
Lost Professor Bad Trip: Lesson III
per voce e quindici strumenti (1997) per ensemble (2000)
Testo: Jim Morrison Prima esecuzione: Strasburgo, Festival Musica,
Prima esecuzione: Royaumont (Francia), Festival de Auditorium France 3 Alsace, 3 ottobre 2000
Royaumont, 20 settembre 1997 - Nouvel Ensemble Ictus Ensemble, dir. Georges-Elie Octors
Moderne, dir. Lorraine de Villaincourt Organico: fl (anche fl b), cl (anche cl b), tr in do, perc,
Organico: S (anche kazoo e glock), fl (anche fl b), ob chit el, basso el, tast (anche pf), vl, vla, vc.
Durata: 15’
(anche guit pitch pipe), cl (anche cl b), fg (anche armo-
Partitura: 138674
nica), cor (anche fl di Pan e armonica), tr in do (anche
armonica), trbn (anche kazoo e armonica), perc, pf (an- Blood on the Floor, Painting 1986
che tast e armonica), basso el, 2 vl, vla, vc, cb per ensemble (2000)
Durata: 15’ Prima esecuzione: Parigi, Festival Présences, Maison
Partitura: R 2826 de Radio France, 19 febbraio 2000 - Ensemble L’Itiné-
raire, dir. Patrick Davin
The Nameless City Organico: fl (anche armonica e fl in sol), cl (anche ar-
per orchestra d’archi e campana ad libitum (1997) monica e cl b), chit el, tast, 2 vl, vla, vc
Prima esecuzione: Göteborg (Svezia), 23 aprile 1997 - Durata: 9’
Ensemble Musica Vitæ, dir. Peter Csaba Partitura: R 138567
Organico: 9 vl (I e VIII anche piattino), 3 vle (anche
kazoo), 2 vc (anche armonica), cb (anche armonica) Domeniche alla periferia dell’impero. Seconda dome-
Durata: 13’ nica: omaggio a Gérard Grisey
Partitura: R 2805 per quattro strumenti (2000)
Prima esecuzione: Parigi, Festival Présences, Maison
de Radio France, 10 febbraio 2001, Ensemble FA, dir.
Professor Bad Trip: Lesson I Dominique My
per otto esecutori ed elettronica (1998) Organico: fl (anche fl b e guit pitch pipe), cl b in sib
Prima esecuzione: Strasburgo, Festival Musica, (anche kazoo e armonica), vl, vc
Auditorium France 3 Alsace, 24 settembre 1998, Durata: 5’
Ensemble Musiques Nouvelles, dir. Patrick Davin Partitura: R 2828
Organico: fl (anche fl b), cl in sib (anche armonica),
chit el, pf (anche tast e kazoo), perc, vl, vla, vc Amok Koma
Durata: 14’ per ensemble ed elettronica (2001)
Partitura: R 2866 Prima esecuzione: Nizza, Festival Manca, Teatro di
Nizza, Sala Michel Simon, 11 novembre 2001, Ensem-
Professor Bad Trip: Lesson II ble L’Itinéraire, dir. Mark Foster (elettronica a cura
per ensemble (1998-99) del CIRM)
Prima esecuzione: Parigi, IRCAM, Centre Georges Organico: fl, 2 cl (II anche cl b), perc, pf, tast, vl, vla,
vc
Pompidou, 10 marzo 1999 - Ensemble L’Itinéraire,
Durata: 12’
dir. Patrick Davin Partitura: R 138856
Organico: fl, cl in sib (anche armonica), tr in do (an-
che armonica), perc, chit el, basso el, pf (anche tast e Flowing down too slow
kazoo), vl, vla, vc per archi, percussioni e due campionatori (2001)
Durata: 11’ Prima esecuzione: Nancy, Festival de Vandoeuvre, 27
Partitura: R 2892 maggio 2001, Art Zoyd e Musiques Nouvelles, dir.
Jean Paul Dessy
The Poppy in the Cloud Organico: 4 vl, 2 vle, 2 vc, cb, 2 tast, perc
per coro di voci bianche (o femminili) ed ensemble Durata: 10’
(1999) Partitura: R 138833
Testi di Emily Dickinson
Prima esecuzione: Venezia, Biennale Musica, Chiesa Flowing down too slow
di Santo Stefano, 21 ottobre 1999 - Coro di voci bian- per orchestra d’archi, percussioni e due campionatori
che della Radio Ungherese, dir. Gabriella Thész, En- (2001)
Prima esecuzione: Bochum (Germania), Europa-Fe-
semble di musica contemporanea della Fondazione
stival Windrose, Museum Bochum, 30 novembre 2001
Arturo Toscanini, dir. Giorgio Bernasconi – Bochumer Symphoniker, dir. Giorgio Bernasconi
Organico: fl (anche fl b), ob, cl (anche cl b), cor in fa, Organico: perc, 2 tast / archi
tr, perc (=4 esec), pf, tast, 2 vl, vla, vc, cb Durata: 10’
Durata: 12’ Partitura: R 138839
Partitura: R 2902

125
Chorus
per percussioni (2001)
Dedica: aux Percussions de Strasbourg dans le cadre
de leur 40° Anniversaire
Prima esecuzione: Strasburgo, 19 gennaio 2002
Durata: 3’ 30’’
Partitura: R 139585

Trash TV Trance
per chitarra elettrica (2002)
Prima esecuzione: Bruxelles, Kaaitheater, 4 giugno
2002, Tom Pauwels chitarra elettrica
Durata: 12’
Partitura: R 139457

Green, Yellow and Blue


per ensemble (2003)
Prima esecuzione: Bruxelles, Festival Ars Musica, Pa-
lais des Beaux Arts, 13 marzo 2003 – Ictus Ensemble,
dir. Georges-Elie Octors
Organico: fl, ob, cl in sib, cor in fa, tr in do, trbn, perc,
chit el, tast, 2 vl, vla, vc, cb
Durata: 7’
Partitura: R 139010

Dead City Radio. Audiodrome


per orchestra (2003)
Prima esecuzione: Torino, Auditorium Giovanni
Agnelli-Lingotto, 15 aprile 2004 - Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai, dir. Rafael Frühbeck de Burgos
Organico: 3 (III ott).3 (III cor i).2 (I cl in sib, II cl b).3
/ 4.3.3.3 / perc (=3 esec), chit el, pf, tast, archi (vl I e II,
vle, vc, cb)
Durata: 13’
Partitura: R 139226

An Index of Metals
Video-opera per soprano, ensemble, elettronica e
multiproiezione (2003)
Testo: Kenka Lekovich
Video: Paolo Pachini e Leonardo Romoli
Prima esecuzione: Pontoise (Francia), Festival de
Royaumont, Apostrophe - Théâtre des Louvrais, 3 ot-
tobre 2003 – Ictus Ensemble, dir. Georges-Elie Oc-
tors, soprano Maria Husmann
Organico: voce (con megafono), fl (anche ott, fl b e
guit pitch pipe), ob (anche cor i e guit pitch pipe), cl
(anche cl b, armonica), tr in do (anche armonica), trbn
(anche armonica), chit el, basso el, pf (anche tast), vl,
vla, vc
Durata: 55’
Partitura: R 139150

126
Indice

11 Per Fausto Romitelli di Federico Spinola e Cecilia Balestra

13 Presentazione di Marco Mazzolini

14 Il compositore come virus di Fausto Romitelli

17 Programma generale

di Alessandro Arbo
25 L’utopia sonora di Fausto Romitelli

Testi di Jean-Luc Plouvier, Massimiliano Viel


31 Concerto n. 1

Testo di Enrico Girardi


43 Concerto n. 2

Testo di Marida Rizzuti


51 Concerto n. 3

Testo di Giacomo Albert


57 Concerto n. 4

Testo di Paolo Petazzi


65 Concerto n. 5

Testi di Giorgio Pestelli, Franco Pulcini


73 Concerto n. 6

Testo di Cesare Fertonani


79 Concerto n. 7

Testo di Gianluigi Mattietti


89 Concerto n. 8

Testo di Ingrid Pustijanac


101 Concerto n. 9

Testi di Jean-Luc Plouvier, Giovanni Verrando, Riccardo Nova


107 Concerto n. 10

112 Approfondimenti e variazioni

a cura di Alessandro Arbo


122 Cronologia della vita e delle opere di Fausto Romitelli

a cura di Alessandro Arbo


123 Catalogo delle opere di Fausto Romitelli

127
Edizioni del Teatro alla Scala

Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala

Direttore editoriale
Franco Pulcini

Il volume Fausto Romitelli/Percorsi di Musica d’oggi 2014


è a cura di Cecilia Balestra e Marco Mazzolini

Redazione
Anna Paniale
Giancarlo Di Marco

Progetto grafico
Emilio Fioravanti

G&R Associati
Annamaria Pecchillo

In copertina: Fausto Romitelli, foto di Luisa Vinci

Siamo disponibili a regolare


eventuali diritti di riproduzione
per quelle immagini per cui non
sia stato possibile reperire la fonte.

Finito di stampare nel mese di settembre 2014


presso Pinelli Printing Srl

© Copyright 2014, Teatro alla Scala

Prezzo del volume


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