Sei sulla pagina 1di 192

Sponsor istituzionale

I concerti sono registrati e trasmessi


in diretta o in differita da RAI Radio3

Le citazioni sono tratte


da testi di Salvatore Sciarrino.

Siamo disposti a regolare


eventuali diritti di riproduzione
per quelle immagini per cui
non sia stato possibile reperire la fonte.
Salvatore Sciarrino 
L’ eco delle voci

26° Festival di Milano Musica


Percorsi di musica d’oggi
21 ottobre − 3 dicembre 2017
21 concerti sinfonici e da camera, una mostra,
6 incontri e approfondimenti, 6 rappresentazioni
di Ti vedo, ti sento, mi perdo al Teatro alla Scala;
7 prime esecuzioni assolute, 6 prime italiane,
di cui 5 brani commissionati da Milano Musica

Auditorium di Milano
Auditorium San Fedele
Civico Planetario Ulrico Hoepli
Conservatorio G. Verdi
Museo del Novecento
Palazzo Reale
Pirelli HangarBicocca
Teatro alla Scala
Teatro Elfo Puccini
Teatro Gerolamo
Il 26° Festival di Milano Musica è realizzato

con il contributo di in coproduzione con

con il sostegno di in collaborazione con

media partner

partner tecnico

Il Festival di Milano Musica è

soggetto riconosciuto membro di


Milano Musica
Associazione per la musica contemporanea
fondata da Luciana Pestalozza

Soci Fondatori Soci Onorari Consiglio Direttivo Direttore


Cecilia Balestra
Rosellina Archinto Giuseppe Sala Rosellina Archinto
Consulente Artistico
Duilio Courir Sindaco di Milano Presidente
Marco Mazzolini
Antonio Magnocavallo
Alexander Pereira Mimma Guastoni
Paolo Martelli Sovrintendente Vicepresidente
Comitato Artistico
Patrice Martinet e Direttore artistico Gianmario Borio
Sergio Marzorati del Teatro alla Scala Paolo Martelli Marco Mazzolini
Francesco Micheli Vicepresidente Mario Messinis
Pietro Gaffuri
Luciana Pestalozza Paolo Biscottini Alexander Pereira
Direttore RAI Centro
Giuseppe Russo di Produzione di Milano Ralph Fassey Paolo Petazzi
Pietro Gaffuri Ufficio Stampa
Cristina Frosini
Francesco Micheli del  Teatro alla Scala
Direttore del Conservatorio
“G. Verdi” di Milano Alexander Pereira Paolo Besana
Federico Spinola
Salvatore Accardo Organizzazione
Riccardo Chailly Delia De Matteis
Hugues Dufourt Alexander Monti
Luca Francesconi
Comunicazione
György Kurtág
e promozione
Helmut Lachenmann
Stefania Cella Colpi
Giacomo Manzoni
Alice Cinzi
Maurizio Pollini
Salvatore Sciarrino Amministrazione
e sviluppo
Roberta Punzi

Soci Sostenitori

Luisa Acerbi Silvia Facchini Fabio Malcovati Giulio Pestalozza


Marzio Giuseppe Giuseppe Faina Marilù Martelli Fabio Pineider
Armanini Alberto Ferré Angela Meneghetti Elena Plebani
Maria Baccalini Letizia Ferré Lodovico Meneghetti Luigi Riboldi
Giovanni Battistini Aldo Fiacco Renato Meregalli Antonio Roberto
Barbara Bianchini Alessio Fornasetti Valerio Miotti Daria Salvo
Laura Bosio Anna Carla Fornasetti Anna Rachele Nardella Marialuisa Sangalli
Patrizia Brighi Lorenzo Giubileo Markus Ophälders Luciano Severini
Giovanni Carosotti Donatella Gulli Furio Pace Orsola Ricciardi Spinola
Anna Crespi Giovanni Iudica Marco Pace Gianluca Spinola
Alfredo Cristanini Lorenza Sibilia Iudica Matteo Pace Sargenti Desi Tinelli
Clara Dell’Acqua Gaetana Jacono Nicola Pace Mario Varaldo
Luisa Donzelli Enrico Lainati Carlo Penzo
Monica Errico Maria Majno Lia Penzo

Soci Ordinari

Carlo Ajmar Gillo Dorfles Alessandra Manzoni Franca Sacchi


Laura Ajmar Landa Ferroni Beatrice Marangoni Renata Sarfati
Annie Alemani Paola Forti Massimo Marchi Maria Teresa Sassone
Mario Amonte Luigi Galimberti Faussone Franco Merlo Ilia Semeia
Renata Barcella Elisa Guagenti Ines Mosconi Marisa Semprini
Andrea Biglia Mara Gualdoni Antonino Motta Marina Vaccarini
Romano Boccolari Valeria Lapi Marmo Anna Munarini Guadagnino Franca Vannotti
Sergio Canapini Corrado Levi Annamaria Piazza Itala Vivan
Candida Caprile Maria Fortunata Lo Moro Francesco Procopio Bianca Maria Zedda
Eliana Carbone Alberto Maffi Annibale Rebaudengo Anna Zerbinati
Maria Isabella De Carli Irene Maffi Paolo Rota
Fondazione di diritto privato

ALBO DEI FONDATORI

Fondatori di Diritto

Stato Italiano

Fondatori Pubblici Permanenti

Fondatori Permanenti

Fondatori Sostenitori

Fondatori Emeriti
Fondazione di diritto privato

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Presidente Giuseppe Sala


Sindaco di Milano

Consiglieri Giovanni Bazoli


Cristina Cappellini
Claudio Descalzi
Alberto Meomartini
Francesco Micheli
Aldo Poli
Giorgio Squinzi
Margherita Zambon

Alexander Pereira
Sovrintendente e Direttore artistico

Riccardo Chailly
Direttore musicale

Maria Di Freda
Direttore generale

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Presidente Tammaro Maiello

Membri effettivi Fabio Giuliani


Nunzia Vecchione

Membro supplente Manuela Simonetti


L’ Associazione degli Amici di Milano Musica si è costituita il 22 novembre 2013
con la Presidenza Onoraria di Claudio Abbado, e la partecipazione di coloro
che sono vicini all’entusiasmo e all’impegno per la musica di oggi che hanno
guidato la vita di Luciana Abbado Pestalozza, la cui energia ha lasciato segni
profondi nella cultura e nella società milanese e italiana.

Nata per dare un sostegno al Festival e in particolare ai compositori con


commissioni di nuove opere, attraverso un “Fondo per la nuova musica”,
l’Associazione ha inoltre lo scopo di favorire la conservazione e la conoscenza
dell’Archivio personale di Luciana Pestalozza.

Presidente Soci Fondatori


Giovanni Iudica Filippo Annunziata
Cecilia Balestra
Comitato Direttivo Cesare Fertonani
Filippo Annunziata Luca Formenton
Rosellina Archinto Giovanni Iudica
Cesare Fertonani Marilù Martelli
Luca Formenton Andrea Pestalozza
Alberto Toffoletto Claudio Pestalozza
Alberto Toffoletto
Mi trovo da sempre a lavorare
coi miti e cogli incantesimi.
Salvatore Sciarrino

Foto di Luca Carrà


Diagramma per Come vengono prodotti gli incantesimi?, p. 3
Collezione Salvatore Sciarrino, Fondazione Paul Sacher, Basilea (per gentile concessione)
La mia musica fa ascoltare
la realtà in un modo nuovo.
L’universo dei suoni è concepito
come fosse vivente.
Salvatore Sciarrino

Palermo, Villa Garibaldi, 2007


Foto di Tullio Puglia
L'eco delle voci

Cecilia Balestra Come vengono prodotti gli incantesimi? così il titolo immaginifico di un brano
per flauto solo del 1985, il cui diagramma sarà esposto nella mostra Salvatore
Sciarrino. Il segno e il suono, a Palazzo Reale. «Come prende forma in noi la mu-
sica?», interroga il Coro nella sua nuova opera Ti vedo, ti sento, mi perdo, com-
missionata e prodotta da Teatro alla Scala e Staatsoper Unter den Linden di
Berlino, in scena in prima assoluta dal 14 novembre 2017.
L’eco delle voci, sottotitolo del Festival, potrebbe essere l’enigmatica risposta
tratta dal libretto della nuova opera «dove uno dei temi è il canto delle sirene, la
seduzione del canto delle sirene. Chi si getta in mare rischia la vita. Perché L’eco
delle voci? Perché in realtà le sirene nella nostra letteratura non si sentono mai
cantare: qualcuno si fa tappare le orecchie, qualcuno si fa legare all’albero della
nave. Io sostengo – dice Sciarrino – che le pietre stesse, gli scogli stessi delle si-
rene hanno assorbito l’eco delle voci… il segnale non si ripete ma rimane un’eco
ancora più struggente. La traccia del canto delle sirene, l’eco, è più seducente del
canto stesso, si prolunga dentro di noi.»

Potremmo pensare che Sciarrino abbia immaginato fin dagli esordi un ascolta-
tore modello, nuovo quanto ideale, e che voglia rivelare al proprio pubblico ciò
che esso potrebbe desiderare, anche se non lo sa. Sciarrino lavora e crea per
rivelare l’ascoltatore a se stesso, e così facendo la sua musica – che ha “accenti
di vero”, come si legge nel libretto, con riferimento a Caravaggio – fa ascoltare, a
ciascuno di noi, il mondo in un modo nuovo, suscita meraviglia e, allo stesso tem-
po, entra in risonanza con il nostro immaginario sonoro.
Un ascoltatore che Sciarrino ha trovato nel mondo, dal Giappone al Sud America,
da New York a Berlino, Parigi e Londra. Testimonianza ne sono le oltre cento in-
cisioni discografiche, con un catalogo ad oggi di oltre 240 lavori. E la program-
mazione del Festival – che riunisce una grande alleanza milanese, a partire dal
Teatro alla Scala e dal Comune di Milano – coglie questo orizzonte, nella sua ar-
ticolazione attraverso repertori, interpreti d’elezione e luoghi unici, quasi “isole
delle voci”. I lavori di Sciarrino – dagli anni Ottanta alle composizioni dell’ultimo
periodo, dall’integrale dell’opera per flauto solo a quella dei quartetti per archi e
ai grandi brani sinfonici – si intrecciano, in ideale dialogo, ad autori del passato –
Monteverdi, Beethoven, Schumann, Debussy, Ravel, Bartók – e del presente, da
Luigi Nono alle prime esecuzioni di Stefano Gervasoni e Mauro Lanza.
Seguendo il pensiero di Sciarrino, che pone al centro l’ascoltatore, abbiamo
scelto spazi con caratteristiche acustiche ottimali per le musiche proposte:
dall’immensità di Pirelli HangarBicocca ai riverberi in rifrazione della Sala delle
Cariatidi di Palazzo Reale con gli “incantesimi” del flauto, dallo scrigno mondano
del Teatro Gerolamo per i brani cameristici alla volta celeste e buia del Planetario.
Parallelamente al Festival, la mostra Dentro Caravaggio a Palazzo Reale e quel-
la dedicata a Lucio Fontana. Ambienti/Environments in Pirelli HangarBicocca,
disegnano percorsi molteplici, legati a passioni, ricerche e affinità elettive di
Sciarrino nelle arti visive.

Al nostro amato Salvatore Sciarrino, da parte di noi tutti, la più gioiosa gratitudine
per i mondi che ci fa scoprire nella musica e nella vita. Ai tanti – artisti, istituzioni
e privati cittadini – che continuano a rendere possibile la proposta della grande
musica di oggi, un vivo ringraziamento.

15
Nota su Salvatore Sciarrino

Marco Mazzolini Secondo Salvatore Sciarrino, ogni materia formata è un precipitato di storia, già
di per sé un giacimento di gesti. Nella forma sonora, ogni suono racchiude e
implica un gesto, e l’apparire e il trasformarsi delle figure sonore costituiscono
una specie di vicenda. Non solo per allegoria, ma anche perché ciascun suo-
no procede da un atto concreto: è mediante azioni esercitate su strumenti che
la forma sonora si rende manifesta all’orecchio. Di tale mappa di azioni, e del-
le costellazioni storico-psichiche che in esse si rispecchiano, la forma sonora è
come il ritratto acustico.
Nella musica di Sciarrino, azione non significa lineare svolgimento consecutivo,
naturalistico, bensì esplosione di prospettive rifratte nel caos del tempo, modu-
late sull’ipersensibile e mobilissimo sguardo della psiche. In quanto prisma di
sguardi, la forma sussiste di segnali, di intermittenze, di contrappunti immagi-
nari edificati dalla memoria. L’intervallo fra uno sguardo e l’altro, fra una figura e
l’altra, fra un suono e l’altro, è buio e inconoscibile. La separatezza fra le cose si
può superare solo ciecamente e di salto, per fede e immaginazione: così la for-
ma è anche una specie di sussulto, di trasalimento.

Secondo Sciarrino, «ogni gesto umano racchiude in sé il proprio significato, e


si può leggere in trasparenza» (Riflessioni sulla III Sonata per pianoforte). I ge-
sti non sono mai soli, si annodano gli uni agli altri come una scrittura, e si posso-
no leggere. E fra il gesto e lo sguardo che lo legge, fra atto e immaginazione, vi
è continuità e legame indissolubile. Questo è, secondo Sciarrino, il solo fonda-
mento morale e tecnico di una logica formale. In questo senso Sciarrino è, per
indole prima ancora che per convinzione, profondamente antidogmatico: diffi-
da di ogni auctoritas, certezza precostituita, schermo pseudoscientifico o simili
protesi morali, ed è aprioristico solo nel respingere ogni a priori. Un atteggia-
mento che si riconosce anche nel dettaglio tecnico-stilistico. Nella nota intro-
duttiva ai Quartetti per archi n. 8 e n. 9, ad esempio, la monodia viene descritta
in questi termini: «non gioco di note preesistenti ma intervalli progressivamen-
te generati dal movimento di un suono, geometrie viventi, organismi». Non,
dunque: lo schema d’ordine a priori, la teoria, modella l’immagine intuita; bensì:
l’intuizione detta l’ordine perché appare come ordine, sia pure un ordine diffici-
le da mettere a fuoco, perché nuovo. L’immagine intuita è frutto di una sensibi-
lità maturata nel segreto, nell’umiltà e nella pazienza: di per sé, è perfettamente
gratuita. Pertanto, l’ordine formale che ne scaturisce è ingiustificato e puramen-
te carismatico. È capriccio ontologico, letteralmente incalcolabile. Infatti, «esse-
re artista significa: non calcolare e non fare conti; maturare come l’albero (...)»
(Rilke, Briefe an einen jungen Dichter), e offrire, come unico pegno morale della
propria opera, niente di più e niente di meno che la propria stessa vita.

La musica di Sciarrino nasce dal legame con una fisiologia non meno sognata
che concreta, perché legata a una corporeità trasfigurata dalle immagini del-
la psiche. E attraverso il corpo ambisce a farsi cosmogonia. In questo cosmo
il suono tradizionale non è negato, bensì acceso da una nuova respirazione,
reso vitreo per insufflazione d’aria e mescolato a suoni “naturali”. Lo strumento
musicale, maneggiato con gesto primario, evoca anime del suono bandite dai
linguaggi tradizionali, giungendo a riformulare il rapporto fra natura e artificio.

16
Il linguaggio tradizionale (compreso quello dell’avanguardia) è immesso in una
costellazione più ampia, che ne mette a nudo e ne generalizza le categorie: si li-
berano così nuove sintassi e nuove parole, che non rinnegano le antiche, bensì
piuttosto le reinventano, e alla cui complessità moderna è congiunta una certa
arcaica elementarità.

Secondo Sciarrino, soltanto quanto affiora alla luce del linguaggio può esse-
re colto, ma il principio e la fine delle cose sono nascoste nel buio che le sepa-
ra le une dalle altre, fuori da ogni linguaggio. Ma, se sono irraggiungibili, è solo
perché giacciono così profondamente in noi da divenire inudibili e impronun-
ciabili. Per questo, la musica di Sciarrino è ossessivamente allusiva, fatta di af-
fioramenti, allagata nel silenzio. Un silenzio che è cuore impronunciabile del
linguaggio, mistero dell’azione, voce muta di quanto è inafferrabile – tutto ciò
che l’immaginario di Sciarrino compendia nell’allegoria della notte. E per que-
sto, anche, questa musica si accorda su un temperamento fondamentale, dal
quale discende la varietà delle espressioni: la malinconia, lo struggimento per
ciò che non può essere raggiunto. Che è mescolanza indiscernibile di euforia e
lutto, di senso di ignoto e nostalgia: una specie di perpetuo congedo e di tensio-
ne verso il nuovo.

Questa musica, proprio a causa dell’approccio antropologico che la anima,


per essere così legata ai meccanismi psicofisici della percezione, sollecita un
ascolto attivo. Chi la ascolta deve fare appello a strumenti percettivi primari, a
sensori che giacciono nel sottosuolo della psiche, sotto la catasta delle sen-
sibilità quotidiane, così spesso atrofizzate dalla consuetudine, dalla distrazio-
ne, dalle convenzioni. Chi ascolta deve anzitutto tendere l’orecchio in modo
primordiale, ascoltare da vicino, molto più vicino del consueto: deve brucare
(come diceva Paul Klee) ogni fibra del silenzio per districarne il suono. Inoltre
deve orientarsi, percorrere le immagini sonore che si affacciano al suo orec-
chio, per ritrovare sé stesso nel paesaggio che questa musica gli costruisce
attorno. Questa musica, insomma, esorta chi ascolta ad affidarsi a sé stesso:
a sentire e pensare incominciando dal proprio orecchio, a rigettare ogni me-
diazione precostituita, a sgombrare il proprio sguardo dai pregiudizi. In questo
modo accade che chi ascolta, così provocato e sedotto, finisca per percepire
più sottilmente, assieme alla musica e per mezzo della musica, lo spazio che lo
circonda. Uno spazio non solo fisico ma anche, grazie al modo in cui la musica
è concepita, storico e psichico. E, soprattutto, in questo modo l’ascolto musi-
cale diviene per l’ascoltatore esperienza vitale, vale a dire occasione e stru-
mento di conoscenza autentica: l’ascoltatore finisce per ascoltare sé stesso,
un sé stesso che prima non udiva. Questo invito alla partecipazione attiva me-
diante la condivisione dell’esperienza, questo legame vitale del suono con chi
ascolta e con l’ambiente circostante, quest’opera di emendazione dell’intellet-
to perseguita ritornando a sé stessi, costituiscono ciò che Sciarrino definisce
“ecologia del suono e dell’ascolto”. Un’esortazione a sgombrare i pensieri da
tutto ciò che li rende sordi, a convertire la percezione in creazione, a costruire,
in sé e attorno a sé, uno spazio libero: facendo di sé stessi un luogo ospitale, per
il nuovo che certo verrà.

17
Buon compleanno Maestro

Enzo Restagno L’8 marzo 1973 mi trovavo in un teatro che da anni non esiste più, quello della
Piccola Scala. Si dava Amore e Psiche, opera in un atto di un compositore paler-
mitano di ventisei anni che si chiamava Salvatore Sciarrino.
Nell’ambiente della musica contemporanea si diceva che era un autodidatta do-
tato di rara precocità, che scriveva una musica fatta di soffi e di fruscii, diversa da
quella di qualsiasi altro compositore. Confesso che quella sera ci capii poco o
nulla, ma quell’esperienza acustica condotta fuori da tutti gli schemi mi intrigava
e così me ne uscii dal teatro incapace di trovare un appiglio dal quale partire per
mettere a fuoco l’esperienza appena trascorsa.
Oggi sembra incredibile, ma a quell’epoca riflettere su una musica che suonava
“diversa” era difficile perché il percorso da compiere col pensiero era costella-
to di divieti. Dominava un’ortodossia autoritaria che emetteva giudizi inesorabi-
li su tutto ciò che usciva dai paradigmi della “Neue Musik”. Paradossalmente fu
proprio grazie a quei divieti che riuscii ad avvicinarmi alla musica di Sciarrino e a
comprenderne la ragion d’essere.
Amavo allora come oggi, moltissimo, la musica di Bartók e di Ligeti, ma tali predile-
zioni, specialmente quella per il secondo, potevo appena bisbigliarle; una volta che
mi lasciai scappare un giudizio entusiasta sulle micropolifonie di Ligeti fui redargui-
to in maniera sprezzante da qualche guru che riteneva di avere il monopolio dell’in-
telligenza musicale. Sono passati molti anni, ma ricordo la prima conversazione
con Sciarrino in occasione di un concerto al Teatro Regio di Torino. Durante l’inter-
vallo, incoraggiato dal suo tono di voce affabile, gli dissi che il suo modo di trattare
gli strumenti ad arco mi ricordava quello impiegato da Bartók nel secondo movi-
mento (“Prestissimo con sordino”) del suo quarto quartetto e quello che compare
nel “Trio” dello “Scherzo” del quinto. In entrambi i casi la lievità della dinamica com-
binata con la velocità vertiginosa delle note, rende la musica simile al ronzio di un al-
veare, ronzio che a tratti si infittisce e sembra avvicinarsi, mentre in altri momenti si
dirada fin quasi a dileguare, e tutto questo con la naturalezza di un respiro.
Dopo qualche giorno ebbi occasione di vedere a Roma Goffredo Petrassi che
mi raccontò di aver incontrato Sciarrino il quale gli aveva riferito del nostro collo-
quio torinese che aveva suscitato in lui una certa impressione. Da quel momento
mi sentii incoraggiato: potevo proseguire nella scoperta della musica di Sciarrino
attraverso i compositori messi all’indice dall’estetica dominante, non solo Bartók
e Ligeti ma anche Iannis Xenakis.
Sciarrino ha scritto un gran numero di brani per flauto solo o in varie combinazio-
ni strumentali adorni di titoli suggestivi, simili talvolta a quelli che troviamo in coda
ai Préludes di Debussy. A quell’epoca Sciarrino non era certo l’unico compositore
a prestare tanta attenzione a quello strumento divenuto proprio in quegli anni un
protagonista della “Neue Musik”. I suoi componimenti non avevano però nulla in
comune con quella che con un po’ di ironia chiamiamo oggi “Gazzelloni-Musik”.
Sciarrino spiega la fiducia riposta nel flauto dicendo che si tratta di «uno degli
strumenti più liberi nel rapporto col fiato e con il corpo umano». E quindi gettando
uno sguardo sulla storia, aggiunge: «Tutto parte in definitiva da Syrinx, se voglia-
mo parlare del flauto solo, o un po’ prima dal Prélude à l’après-midi d’un faune.
Anche il secondo poema di Shéhérazade di Ravel s’intitola La flûte enchantée,
ma il ruolo incantatorio esplode forse con il flauto in sol de Le sacre du prin-
temps, e con l'affermarsi della sua triplice presenza (ottavino, flauto, flauto in sol)
in Daphnis et Chloé (di Ravel) dove diviene a tratti una specie di “super-flauto”».

18
La menzione di Shéhérazade e di Daphnis et Chloé non solo mi riempì di gioia
ma fu la conferma che nell’approccio con la musica di Sciarrino ero sulla strada
giusta. E tuttavia a queste ragioni occorre aggiungerne un’altra non meno im-
portante: quel rapporto così costante col flauto – un vero fil rouge nell’opera del
nostro compositore – nasce dalla sua sensibilità mediterranea, ovvero dal sen-
tirsi partecipe di una storia che per quanto antichissima e sconfinante nel mito,
non è affatto estinta: «mi trovo da sempre a lavorare coi miti e cogli incantesimi».
Se la luce del mezzogiorno che indugia “pallida e assorta” su un muro di
Monterosso poteva far intravvedere a Montale l’ombra di una “corrucciata divi-
nità”, come si fa ad attraversare gli uliveti che da Avola scendono fino a Marina di
Noto senza sentirsi sopraffatti dal frastuono delle cicale? Quella luce e quel suo-
no assordante fatto di milioni di suoni-punto non hanno forse il potere di intro-
durci in uno scenario in cui si percepisce la presenza degli dei?
Hölderlin definiva “Teofania vespertina” quel momento magico della sera inci-
piente in cui gli dei della Grecia, divenuti invisibili ai più, si lasciano cogliere dallo
sguardo dei poeti e dei musicisti, ma nel cuore profondo della Sicilia, tra gli ulivi,
il mare del quale si ode il respiro in lontananza, e il frastuono delle cicale che s’in-
nalza verso una luce accecante, non rischiamo di trovarci di fronte a una teofania
meridiana?
Uno dei numerosi frammenti attribuiti a Eraclito narra che il filosofo se ne stava
in una giornata d’inverno seduto accanto al fuoco e vedendo passare degli sco-
nosciuti, li invitò ad entrare per riscaldarsi poiché, aggiunse, “Gli dei sono ovun-
que”. Anche Sciarrino è persuaso che gli dei siano ovunque e la sua musica non
fa che dimostrarlo. Il flauto è insieme alla cetra lo strumento per eccellenza della
mitologia mediterranea ma, come ben si vede nella contesa fra Apollo e Marsia,
è quello le cui sonorità introducono all’oscuro, al mistero delle cose e quindi alla
sfera dell’irrazionale.
Lo strepito delle cicale a mezzogiorno non può non introdurre benefiche os-
sessioni nell’orecchio di un musicista. Mi raccontava Iannis Xenakis che quan-
do d’estate andava a campeggiare nelle pianure dell’Attica, si sentiva sopraffatto
dalle onde sonore sollevate dalle cicale e che di lì avrebbe tratto ispirazione per
quei suoi componimenti fatti di glissandi che s’incrociano all’infinito e di nubi di
suoni-punto. Se l’impressione provata davanti a un evento naturale si risolve in
compositori come Sciarrino o Xenakis in una proiezione verso l’orizzonte miti-
co, non dobbiamo dimenticare che altrettanto forte è in loro l’esigenza di supe-
rare la fisicità del fenomeno per portarlo sul piano della pura metafisica. E nel
caso di Sciarrino questo passaggio dall’orizzonte fenomenico a quello metafisi-
co si tradurrà nel progetto di dare vita a un linguaggio capace di cogliere l’essen-
za più intima delle cose, quella che di solito ci sfugge a causa della passività con la
quale vediamo e ascoltiamo ciò che crediamo di conoscere. Ancora una volta è
Eraclito ad ammonirci in uno dei suoi frammenti: «I più non comprendono ciò che
si trovano di fronte né lo sanno discernere quando lo abbiano appreso da altri, ma
credono di saperlo». L’ aver “appreso da altri” e dare quindi per risaputo l’ogget-
to che ci sta di fronte è la causa dell’inerzia e degli equivoci di cui è disseminato
il cammino degli esseri umani e, bene inteso, anche dei musicisti. Per Sciarrino
si tratta di un’abitudine contro la quale lotta da più di cinquant’anni e questo suo
rifiuto di accogliere passivamente qualsiasi tradizione lo possiamo cogliere me-
glio che altrove nel teatro.

19
Città di Castello, 1984
Foto di Nemo Sarteanesi
Milano, Archivio Storico Ricordi

Anche in questo caso ebbi un’occasione fortunata che risale al 1984: Sciarrino
aveva composto due anni prima il suo Lohengrin (un’opera tratta non da Wagner
ma dal testo del francese Jules Laforgue) e la RAI, decisa a presentare una nuo-
va versione di questo lavoro al “Premio Italia”, aveva organizzato una tournée
nell’Italia del sud che sarebbe partita da Catanzaro per peregrinare quindi con
una serie di repliche attraverso la Calabria, le Puglie e la Basilicata. A dirigere l’o-
pera era lo stesso Sciarrino alla guida di un buon ensemble e la protagonista era
Daisy Lumini, un’attrice e cantante molto versatile che sarebbe andata qualche
anno dopo incontro a una fine drammatica.
Per me l’occasione preziosa consistette nel fatto che la RAI mi diede l’incarico di
introdurre ogni rappresentazione con una chiacchierata di 15 o 20 minuti. Credo
di aver sciorinato ogni volta una quantità di luoghi comuni attinti da una cultu-
ra musicologica dalla quale ancora non ero riuscito a emanciparmi; ma la vera
fortuna fu quella di ascoltare una dozzina di volte il Lohengrin. A forza di ascol-
tare la voce di Daisy Lumini, che spesso tramutava le parole in sospiri, glissandi
a bocca chiusa, schiocchi di lingua, imitazioni di versi di animali (il mitico cigno!),
colpi di tosse, battere di denti, mugolii, risolini, grida represse, sbadigli, gemiti
d’ogni sorta, mi resi conto che stavo assistendo a storie molteplici, o piuttosto a
un’unica storia portata da quei suoni e da quella voce in un percorso labirintico
dove a ogni svolta mi attendeva un nuovo disvelamento. E le contorsioni inenar-
rabili di quella voce si rispecchiavano ed erano a loro volta il riflesso dell’inquie-
tante trama sonora tessuta dagli strumenti dell’orchestra. Sciarrino ha definito
questa sua opera “Azione invisibile” trasformando e portando su un piano surre-
ale il testo di Laforgue: «Ciò che avviene nel mio Lohengrin vien fuori dalla bocca.
La bocca del personaggio è il centro di raccolta e di irradiazione della real-
tà. Non abbiamo neanche più bisogno di vedere, ma soltanto di ascoltare».

20
E, in effetti, io ascoltavo e a ogni rappresentazione quella storia mi sembrava
sempre più inafferrabile; la sentivo scivolare verso un’ignota profondità. Non ha
forse parlato Sciarrino di un “albero micidiale dei sogni” sotto il quale si raccolgo-
no le fantasie più inquietanti?
La vera scoperta fu che l’invisibilità della quale parlava l’autore conteneva l’invito
a entrare in una dimensione dell’ascolto più ampia; per entrarci era necessario
sviluppare la capacità di cogliere in ambito sonoro delle entità minime: riflessi,
reminiscenze e abbagli che potevano sorgere all’improvviso. Dalle immagini so-
nore contemplate per diritto e per rovescio – le anamorfosi – potevano balena-
re contesti del tutto inediti. Lo imparai un po’ più tardi studiando quello che resta
per me uno dei lavori più straordinari di Sciarrino, Vanitas, un’opera da camera
per voce, pianoforte e violoncello nella quale il processo di rarefazione è porta-
to all’estremo.
Sciarrino precisa che «Vanitas è una gigantesca anamorfosi di una vecchia can-
zone - Stardust - della quale conserva in modo misterioso un profumo effimero»
e quando sta per iniziare il quarto episodio il compositore ci avverte che questo è
il momento in cui si svela l’anamorfosi. In realtà quest’ultima si risolve in un gioco
serrato di multipli: Stardust si latinizza in Pulvis stellaris, termine che diviene a sua
volta metafora del vero titolo, giacché, suggerisce l’autore, la Pulvis stellaris è ciò
che resta di uno “Specchio infranto”. A questo punto l’azione teatrale diviene più
che mai invisibile ma l’attenzione dell’ascoltatore viene calamitata da quelle fu-
gaci ombre sonore: «Si dilatano le maglie del tempo», osserva l’autore, e «la mu-
sica s’apre spontaneamente ad accogliere sottolineature ambientali. In tal senso
Vanitas è anche un’ipotesi di teatro povero. Poiché nella dilatazione allucinatoria
del tempo la musica viene così spazializzata da non sopportare altra messa in
scena della propria nudità». Come esempio insuperabile di questa dilatazione al-
lucinatoria del tempo, resta indimenticabile la battuta finale dell’opera nella qua-
le il violoncello dalle regioni ultracute dei suoni armonici inizia un’interminabile
discesa verso il grave. Un glissando discendente della durata quasi insostenibile
di quattro minuti.
Dopo l’estrema astrazione praticata con Vanitas si poteva pensare che al tea-
tro musicale di Sciarrino restasse solo la soluzione-limite definita da Mallarmé
Théâtre de l’esprit : «Un teatro illimitato, superiore a qualsiasi teatro reale, a qual-
siasi orchestra, poiché questi ultimi a quel teatro possono solo alludere». Invece
la progettualità di Sciarrino era solo all’inizio e commentando quei suoi primi la-
vori definì Vanitas «un esperimento musicale che nasce rarefatto, quasi traspa-
rente eppure con una drammaturgia vera e propria, anche di immagini che in un
secondo tempo furono eliminate dalla partitura non per autocensura, ma per-
ché andava crescendo in me il desiderio di un teatro povero, cioè sottratto alle
scenografie, costruito quasi su niente, tutto basato sulla forza di suggestione del
dramma; un teatro che comprime tutta la sua forza drammatica dentro il linguag-
gio musicale: l’interiorizzazione del teatro dentro la musica».
Sciarrino mantenne la promessa e, come si è visto, tre anni dopo arrivò
Lohengrin col suo vasto repertorio di moduli vocali non certo preesistenti, ma la
messa a punto di questi moduli vocali “altri” sarebbe continuata a lungo produ-
cendo una serie di lavori che figurano tra i più originali del teatro contemporaneo.
Non potendo qui seguire passo dopo passo questo grandioso sviluppo mi limi-
terò a qualche cenno su un lavoro recente che mi pare la realizzazione più com-
piuta delle suggestioni che qualche decennio fa accesero la mia fantasia e quella
di una schiera di ascoltatori fattasi via via sempre più vasta. Mi riferisco a La nuo-
va Euridice secondo Rilke che Sciarrino ha composto su commissione dell’Acca-
demia Nazionale di Santa Cecilia, che ne diede la prima esecuzione assoluta il 28
marzo 2015 nell’interpretazione del soprano Barbara Hannigan e dell’Orchestra

21
dell’Accademia sotto la direzione di Antonio Pappano. Il titolo La nuova Euridice
secondo Rilke si riferisce all’interpretazione del mito di Orfeo e Euridice pro-
posta da Rilke in una celebre poesia che col titolo Orpheus. Eurydike. Hermes
compare nella prima parte delle Neue Gedichte (Nuove poesie). Recentemente
Sciarrino ha rievocato i suoi primi approcci con la poesia di Rilke e i suoi tentativi
di traduzione dei “Sonetti di Orfeo” risalenti al 1983 e ha aggiunto che solo dopo
un corteggiamento di trent’anni ha osato affrontare musicalmente Orpheus.
Eurydike. Hermes, ma la vera ragione di questa lunga frequentazione del mondo
poetico di Rilke consiste in un’affinità che non potremmo immaginare più pro-
fonda con la concezione dell’ascolto lungamente cercata dal poeta boemo.
Trascendere nel senso di estendere a nuovi orizzonti la nostra capacità di ascol-
to, è il gran tema della decima elegia di Duino nella quale il poeta descrive il viag-
gio di un giovane oltre l’invisibile barriera che separa la vita dalla morte. Le due
regioni non sono separate ma contigue e il passaggio dall’una all’altra induce
nell’orecchio del giovane la capacità di cogliere altre vibrazioni fino a quel mo-
mento inaccessibili. Sciarrino ha fatto proprio il messaggio poetico-esistenziale
di Rilke seguendo la propria inclinazione culturale: la voce del flauto che ci intro-
duce sussurrando nella profondità esoterica dei miti e le misteriose voci dei suoi
primi drammi alludono continuamente a una dimensione altra, a una soglia che
possiamo varcare solo grazie a uno speciale affinamento della nostra capaci-
tà di ascolto. Dopo trent’anni il compositore è riuscito ad accostare la sua mu-
sica ai versi in cui Rilke affronta il mito più celebre rovesciandone le coordinate
tradizionali. Non è più Euridice a implorare Orfeo di rivolgerle uno sguardo, né
potrebbe farlo piena com’è della sua morte che l’ha resa dimentica della vita al
punto che quando Ermete le dirà «Si è voltato», potrà solo rispondere «Chi?».

22
In questa pagina e nella pagina precedente:
Pier’Alli, sequenza del progetto di spettacolo
per l’allestimento di Vanitas alla Piccola Scala,
Stagione 1981/82, programma di sala, Milano,
Teatro alla Scala, 11 dicembre 1981.

Euridice si è per Rilke mutata in una radice e su questa parola Sciarrino accumu-
la una serie di ripetizioni ossessive, indimenticabili. La sua capacità di forgiare
musicalmente la parola si è meravigliosamente evoluta: «I versi sono stati adat-
tati alla drammaturgia scattante che sempre inseguo; quindi limitate riduzioni,
neppur previste all’atto di iniziare, ma anche ritorni e simmetrie provocate».
Sciarrino è abilissimo nell’uso di questo procedimento: allunga e accorcia le pa-
role, le ripete, le fa riecheggiare nel suono degli strumenti che le traspongono
in un diverso orizzonte timbrico, ma soprattutto sviluppa i concetti con un uso
magistrale delle onomatopee: una sequela di pensieri, immagini e sensazioni
si raccolgono in una parola che si flette, si rialza, si ricompone e proietta innan-
zi a sé una lunga ombra nella quale si agitano tutti gli elementi che compon-
gono il dramma, prima frantumato in semplici fonemi e poi via via ricomposto
con pulsazioni diverse. E concludendo l’esame dei suoi procedimenti compo-
sitivi, Sciarrino abbandona il tono oggettivo per una conclusione filosofica che
abbraccia ogni cosa ponendola sotto il segno della malinconia: «Normalmente
prediligo il lamento, la linea discendente, perché il lamento è la voce del mondo.
Anche quando non si parla di pianto, il mondo piange, il mondo cade, non sale.
Non ho una concezione eroica del mondo, credo nell’Apocalisse senza la resur-
rezione dei morti. Per me il mondo si lamenta: è il lamento delle cose, che non è di
per sé triste, è la loro voce, è la voce della vita».

23
Diagramma per Vanitas
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
Salvatore Sciarrino – il segno e il suono

Angela Ida Se si volesse parafrasare uno dei titoli altamente evocativi prescelti da Salvatore
De Benedictis Sciarrino per una sua composizione, per la mostra Il segno e il suono si potreb-
Gabriele Dotto be pensare al recente Trovare un equilibrio, è necessario?
L’ allestimento si pone come una delle molteplici e possibili risposte a una do-
manda che, simile, scaturisce quando la musica non la si percepisce con il
senso preposto alla sua ricezione, l’udito, bensì con gli occhi, porte spesso er-
meticamente chiuse per la decifrazione di segni la cui complessità – ai non mu-
sicisti – risulta spesso sorprendente.
Come l’opera, anche il segno è per Sciarrino «barriera e insieme varco», e i di-
versi materiali messi in mostra a Palazzo Reale vogliono offrire al visitatore la
vertigine delle differenti fasi della scrittura, un’istantanea nell’attraversamento,
più o meno equilibrato, di tutte quelle soglie che dall’immaginazione del suono
portano per passi successivi alla creazione di una pagina di musica.
«Quando si crea l’opera – afferma Sciarrino – compiamo uno sforzo che è an-
che, in qualche modo, formulazione di un orecchio interno. Vi sono desti però
tutti i sensi, tacitamente, e si influenzano a vicenda. Non immaginiamo solo il
suono. Immaginiamo anche gente che interpreta, una sala ideale, qualcuno che
ascolta un modo di essere in quello spazio, un tuo modo di essere – immagi-
nandoti di starvi dentro, e anche (cosa vedi?) percepire con sensi immaginari, o
a un tratto altre persone che sai in quelle stanze, e tu le vedi, e vedi ciò che loro
vedono.» Una vertigine, un «dentro e fuori» che unisce occhi e orecchie, un per-
corso che il visitatore è invitato a ripercorrere con i propri sensi e in cui trovare
un equilibrio non solo non è necessario, ma, forse, è impossibile.
La “sala ideale” allestita a Palazzo Reale è quella dei Ministri e contempla le dif-
ferenti articolazioni della scrittura e del suono di Salvatore Sciarrino. Il varco,
simbolicamente, è aperto dai segni e i suoni di una delle opere più note del com-
positore, Come vengono prodotti gli incantesimi? (per flauto solo), che accol-
gono il visitatore e l’accompagnano verso l’isola interna in cui affiorano le varie
pieghe del «dar forma e mettere insieme le idee musicali».

A somiglianza dell'occhio
che febbrile percorre lo spazio,
può l'orecchio spostarsi nel tempo?
Assolutamente no: la musica scivola
e non si torna indietro.
Salvatore Sciarrino

26
Vari i materiali esposti, propri a periodi creativi e a stadi genetici e composi-
tivi differenti. L’immaginazione del suono o, detto altrimenti, la progettazio-
ne grafica degli eventi sonori è testimoniata dai diagrammi di flusso tracciati
per Come vengono prodotti gli incantesimi? (1985), III Sonata (1987), Morte
di Borromini (1988), Trovare un equilibrio, è necessario? (2015), insieme che
forma il primo blocco tematico dell’esposizione. Tali pagine sono peculia-
ri all’attività creativa di Sciarrino, il primo passo che da oltre cinquant’anni il
compositore compie prima di passare alla notazione tradizionale: si tratta di
una rappresentazione visiva, per l’appunto, di una «visione d’insieme – rivela
il compositore – che è come una partitura “prosciugata” ma con delle infor-
mazioni in più. In poco spazio permette di abbracciare tutta la composizione,
dall’inizio alla fine, e di avere il dominio della forma, del tempo e della rela-
zione tra gli eventi». Si procede dunque, in ricercato disequilibrio, con i bloc-
chi tematici dedicati all’ultima opera messa contemporaneamente in scena al
Teatro alla Scala, Ti vedo, ti sento, mi perdo (2017); alla visualizzazione di un
«serbatoio di segni» tratti dai materiali genetici di Sonata da camera (1971);
alla scoperta delle varie fasi di definizione del testo verbale di Vanitas (1981);
all’utopia sovradimensionata della scrittura di una delle prime grandi (e in-
compiute) prove orchestrali di Sciarrino, Da a da da (1970); fino alla scoperta
di una dimensione privata dello scrivere (e non solo musica) attraverso le sue
pagine di diario, riprodotte in successione anche grazie all’approntamento di
un block notes interattivo.
Come frammenti d’esperienza proiettati realmente e virtualmente, altri ogget-
ti (quadri, schizzi, foto) e suoni accompagnano il visitatore nella circumnaviga-
zione di quest’isola da “far suonare con gli occhi”, guidati dalla voce dello stesso
compositore che, in un’intervista appositamente registrata per l’occasione, si
sofferma su alcuni degli aspetti più importanti del suo orizzonte creativo.
Tutti i materiali esposti provengono dalla Paul Sacher Stiftung di Basilea e
dall’Archivio Storico Ricordi, che ha promosso l’evento.

27
Città di Castello, agosto 2017
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
Programma generale
MILANO MUSICA
ASSOCIAZIONE PER LA MUSICA CONTEMPORANEA
Waiting for the wind L’isola delle voci Fondazione Orchestra Sinfonica
Anteprima Inaugurazione e Coro Sinfonico di Milano G. Verdi
nell'ambito del ciclo
“laVerdi Festeggia”

sabato 21 ottobre, ore 15 e 18 domenica 22 ottobre, ore 20 venerdì 27 ottobre, ore 20


Pirelli HangarBicocca Teatro alla Scala Auditorium di Milano

Marco Angius, direttore Filarmonica della Scala Orchestra Sinfonica


Mimma Campanale, Tito Ceccherini, direttore di Milano G. Verdi
coordinatrice Anna Radziejewska, soprano Pietro Borgonovo, direttore
Daniel Gloger, controtenore
Matteo Cesari, flauto I Robert Schumann Franz Schubert
Chrissy Dimitriou, flauto II Manfred, Ouverture Sinfonia n. 4 in do min. Tragica D417
Manuel Zurria, flauto III in mi bem. min. op. 115
Adriano Guarnieri
Keiko Murakami, flauto IV (rev. di G. Mahler)
Live Symphony n. 5
Bros Saxophone Quartet
Salvatore Sciarrino Prima esecuzione assoluta
Mario Marzi, sax I
La nuova Euridice secondo Rilke
Antonio Felipe Belijar, sax II
per voce e orchestra
Gerard McChrystal, sax III
João Pedro Silva, sax IV Béla Bartók
Jonathan Faralli, percussioni Il Mandarino meraviglioso op. 19
Orchestra di flauti Per ricordare Luciana Pestalozza
Orchestra di sax e Claudio Abbado

Salvatore Sciarrino
Un capitolo mancante in coproduzione con
per flauto solo Teatro alla Scala
Commissione Milano Musica Filarmonica della Scala
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta con il sostegno di
Intesa Sanpaolo
Studi per l’intonazione del mare
con voce, quattro flauti, quattro
sax, percussione, orchestra di
cento flauti, orchestra di cento sax

in coproduzione con
SONG onlus – Sistema Orchestre
Giovanili in Lombardia
in collaborazione con
Pirelli HangarBicocca
Conservatorio G. Verdi di Milano
Fondazione Antonio Carlo Monzino
Confagricoltura Milano Lodi
e Monza Brianza
con il sostegno di
Intesa Sanpaolo
SIAE - Sillumina

Concerto in abbonamento Concerto in abbonamento Biglietti €10 per gli abbonati


Biglietti € 10 Biglietti € 40/20/10/5 del Festival

Testi da pagina 41 Testi da pagina 49 Testi da pagina 59

31
Spazi inversi

sabato 28 ottobre, ore 20.30


domenica 29 ottobre, ore 18
Pirelli HangarBicocca

mdi ensemble
André Richard, direttore
Giulia Beatini, contralto
Marta Fumagalli, contralto
Alvise Vidolin, regia del suono
Luca Richelli, regia del suono

Luigi Nono
Guai ai gelidi mostri
per due contralti, flauto, clarinetto,
tuba, viola, violoncello,
contrabbasso e live electronics
/nu/thing
I mille fuochi dell’universo
per flauto, clarinetto, pianoforte,
violino, viola, violoncello,
contrabbasso ed elettronica
Commissione Milano Musica
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta

Il concerto del 28 ottobre


è preceduto alle ore 18.30
da un incontro con /nu/thing
“Cosa significa comporre
un’opera collettiva?”

in collaborazione con
Pirelli HangarBicocca
Fondazione Antonio Carlo Monzino

nell’ambito della residenza 2015/2017


di mdi ensemble a Milano Musica
con il sostegno di
Intesa Sanpaolo
SIAE - Sillumina

Concerto in abbonamento
Biglietti € 10

Testi da pagina 63

32
L’isola delle voci Spazi inversi L’isola delle voci

lunedì 30 ottobre, ore 20.30 venerdì 3 novembre, ore 20.30 domenica 5 novembre, ore 18
Teatro Elfo Puccini Auditorium San Fedele Conservatorio G. Verdi
Sala Shakespeare Sala Verdi

Arditti Quartet Quatuor Diotima Ensemble del Conservatorio


Irvine Arditti, violino Yun-Peng Zhao, violino G. Verdi di Milano,
Ashot Sarkissjan, violino Constance Ronzatti, violino Conservatoire national
Ralf Ehlers, viola Franck Chevalier, viola supérieur de Paris
Lucas Fels, violoncello Pierre Morlet, violoncello e University of Kansas
Jake Arditti, controtenore Sandro Gorli, direttore
Salvatore Sciarrino
James Tenney Quartetto n. 8
Bruno Maderna
Arbor Vitae Alberto Posadas Satyricon
Prima esecuzione italiana da Liturgia Fractal Opera in un atto
Salvatore Sciarrino 4. Arborescencias Libretto di Bruno Maderna
Sei quartetti brevi 1. Ondulado tiempo sonoro... dal Satyricon di Petronio
György Ligeti Ashley Fure
Quartetto per archi n. 2 Anima per quartetto d’archi
ed elettronica **
Salvatore Sciarrino Co-commissione gmem-CNCM-marseille, produzione
Cosa resta Théâtre d’Orléans, IRCAM-Centre Pompidou, Conservatorio G. Verdi di Milano
ProQuartet con il sostegno di ULYSSES Network
per quartetto d’archi e voce sostenuto dalla Commissione europea (Europa
da Immagina il deserto Creativa)
in coproduzione con
Co-commissione Musica Viva Munich, Prima esecuzione italiana Milano Musica
Festival d’Automne di Parigi
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung Mauro Lanza
e Milano Musica The 1987 Max Headroom
Prima esecuzione italiana
Broadcast Incident *
per quartetto d’archi aumentato
Co-commissione IRCAM -Centre Pompidou,
ProQuartet, Warsaw Autumn e Milano Musica
in collaborazione con Prima esecuzione italiana
Teatro Elfo Puccini
IRCAM Computer-Music Design:
Vincent Isnard (**), Manuel Poletti (*)
gmem-CNCM-marseille
Computer-Music Design:
Charles Bascou (**)
IRCAM Sound Engineer:
Jérémie Bourgogne

Il concerto è preceduto alle ore 18.30


da un incontro con Mauro Lanza

nell’ambito de La Francia in scena


con il sostegno di Institut français
e Fondazione Nuovi Mecenati

Concerto in abbonamento Concerto in abbonamento Spettacolo in abbonamento


Biglietti € 10 Biglietti € 10 Biglietti € 10

Testi da pagina 71 Testi da pagina 77 Testi da pagina 83

33
Spazi inversi Waiting for the wind

lunedì 6 novembre, ore 20.30 venerdì 10 novembre, ore 18 sabato 11 novembre, ore 20.30
Teatro Elfo Puccini Palazzo Reale domenica 12 novembre, ore 19.30
Sala Shakespeare Sala delle Cariatidi Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi

Mariangela Vacatello, L’eco delle voci Matteo Cesari, flauto


pianoforte
IRCAM Computer Music Conversano Salvatore Sciarrino
Design, Mike Solomon Salvatore Sciarrino L’opera per flauto
Fabrizio Gifuni
Concerto I  11 novembre
Giulia Lorusso Filippo Del Corno
Entr’ouvert Gianluigi Mattietti L’orizzonte luminoso di Aton
per pianoforte e trasduttori All’aure in una lontananza
Commissione Fondazione Il pomeriggio di un allarme
Spinola Banna per l’Arte
al parcheggio
Georges Aperghis in collaborazione con Come vengono prodotti
Dans le mur Palazzo Reale gli incantesimi?
nuova versione per pianoforte Comune di Milano Canzona di ringraziamento
e trasduttori
Immagine fenicia
Emanuele Palumbo Venere che le Grazie la fioriscono
InnerVoice
per pianoforte e trasduttori Concerto II   12 novembre
Commissione Fondazione
Spinola Banna per l’Arte Un capitolo mancante
Autostrada prima di Babilonia
Ludwig van Beethoven
Sonata n. 32 op. 111 Hermes
Addio case del vento
Fra i testi dedicati alle nubi
Lettera degli antipodi
un progetto di portata dal vento
Fondazione Spinola Banna per l’Arte Morte tamburo
in coproduzione con L’orologio di Bergson
IRCAM – Centre Pompidou

in collaborazione con
Teatro Elfo Puccini

nell’ambito de La Francia in scena in collaborazione con


con il sostegno di Institut français Palazzo Reale
e Fondazione Nuovi Mecenati Comune di Milano

Concerto in abbonamento Ingresso libero Concerti in abbonamento (a scelta)


Biglietti € 10 fino ad esaurimento posti Biglietti € 10

Testi da pagina 93 Testi da pagina 97 Testi da pagina 99

34
Infinito nero

lunedì 13 novembre, ore 20


Teatro alla Scala

Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai
Cornelius Meister, direttore
Fabrizio Gifuni, lettore

Ludwig van Beethoven


Egmont , Ouverture op. 84
Salvatore Sciarrino
Morte di Borromini
per orchestra con lettore
Robert Schumann
Sinfonia n. 4 in re min. op. 120

in coproduzione con
Teatro alla Scala
con il sostegno di
Intesa Sanpaolo

Concerto in abbonamento
Biglietti € 40/20/10/5

Testi da pagina 105

35
Fondazione Teatro alla Scala Fondazione Teatro alla Scala L’isola delle voci

lunedì 13 novembre, ore 18 14, 17, 18, 21, 24, 26 domenica 19 novembre, ore 18
Teatro alla Scala novembre Teatro Gerolamo
Ridotto dei palchi “A. Toscanini’ Teatro alla Scala

“Prima delle Prime” Ti vedo, ti sento, mi perdo mdi ensemble


Salvatore Sciarrino Angèle Chemin, soprano
Ti vedo, ti sento, mi perdo Libretto di Salvatore Sciarrino
Enzo Restagno, (Edizioni Musicali Rai Com) Helmut Lachenmann
con la partecipazione temA
di Salvatore Sciarrino Orchestra del Teatro alla Scala per flauto, voce e violoncello
“Quando la musica seduce” Maxime Pascal, direttore Gérard Pesson
(con ascolti) Jürgen Flimm, regia Cassation
George Tsypin, scenografo per clarinetto, trio d’archi
in collaborazione con Ursula Kudrna, costumi e pianoforte
Amici della Scala Olaf Freese, lighting designer
Salvatore Sciarrino
Interpreti Omaggio a Burri
Cantatrice  Laura Aikin per tre strumenti (violino,
Musico  Charles Workman flauto in sol e clarinetto basso)
Letterato  Otto Katzameier Helmut Lachenmann
Pasquozza  Sonia Grané Trio per archi
Chiappina   Lena Haselmann
Solfetto  Thomas Lichtenecker Salvatore Sciarrino
Finocchio  Christian Oldenburg Centauro marino
Minchiello  Emanuele Cordaro per clarinetto, violino, viola,
Giovane Cantore  violoncello e pianoforte
Ramiro Coronado Maturana*
Coro 
Hun Kim*, Massimiliano Mandozzi,
Chen Lingjie**, Oreste Cosimo*, in collaborazione con
Sara Rossini*, Francesca Manzo* Teatro Gerolamo
* Allievo Accademia Teatro alla Scala nell’ambito della residenza 2015/2017
** Allievo Conservatorio G. Verdi di Milano di mdi ensemble a Milano Musica

con il sostegno di
Goethe-Institut Mailand
Nuova produzione
in coproduzione con
Staatsoper Unter den Linden di Berlino
Prima mondiale

Commissione Teatro alla Scala


e Staatsoper Unter den Linden di Berlino
con il sostegno di Ernst von Siemens
Musikstiftung

Ingresso libero Biglietti da €11 a €150 Concerto in abbonamento (a scelta)


fino ad esaurimento posti (più prevendita) Biglietti € 10

Testi da pagina 116 Testi da pagina 117 Testi da pagina 123

36
Spazi inversi Infinito nero L’isola delle voci

lunedì 20 novembre, ore 21 mercoledì 22 novembre sabato 25 novembre


Auditorium San Fedele ore 20.30 ore 15.30 e ore 20.30
Teatro Gerolamo Teatro Gerolamo

Wolfgang Mitterer, Quartetto Prometeo Exaudi Vocal Ensemble


pianoforte e live electronics Giulio Rovighi, violino
Giuseppe Ielasi, Aldo Campagnari, violino Claudio Monteverdi
laptop performance Massimo Piva, viola Ecco mormorar l’onde
Francesco Dillon, violoncello O primavera, gioventù dell’anno
Giuseppe Ielasi Io mi son giovinetta
Untitled live laptop performance Salvatore Sciarrino Sfogava con le stelle
per acusmonium Ombre nel mattino di Piero.
Thomas Tomkins
Prima esecuzione assoluta Quartetto n. 9
Too much I once lamented
Wolfgang Mitterer Salvatore Sciarrino Adieu, ye city-pris’ning towers
Performance per pianoforte Quartetto n. 7
preparato e live electronics Stefano Gervasoni
con acusmonium Maurice Ravel Di dolci aspre catene
Prima esecuzione assoluta
Quartetto in fa maggiore Quattro madrigali a cinque voci
su testi di Torquato Tasso
Commissione Milano Musica
in coproduzione con Il concerto è preceduto alle con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
San Fedele Musica ore 19 da un bicchiere solidale Prima esecuzione assoluta nella versione completa
in collaborazione con per i progetti di Music Fund The triple Foole
Forum Austriaco di Cultura offerto da Valle dell’Acate Quattro madrigali a cinque voci
nell’ambito della rassegna su testi di John Donne
INNER _SPACES 2017/2018 Commissione Milano Musica
in collaborazione con con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Teatro Gerolamo Prima esecuzione assoluta

Giaches de Wert
Vezzosi augelli
Claudio Monteverdi
Quel augellin che canta
Salvatore Sciarrino
da 12 Madrigali
La cicala!
Rosso, così rosso
O lodola

in collaborazione con
Teatro Gerolamo
Centro Musica Antica.
Pietà de’ Turchini

Biglietti € 8/6 (studenti) Concerto in abbonamento (a scelta) Concerti in abbonamento (a scelta)


€ 12 (il giorno del concerto) Biglietti € 10 Biglietti € 10

Testi da pagina 129 Testi da pagina 133 Testi da pagina 141

37
Associazione Culturale NoMus Infinito nero Infinito nero

martedì 28 novembre sabato 2 dicembre venerdì 1° dicembre, ore 20


ore 15.30 e 17.30 ore 19 e ore 21.30 domenica 3 dicembre, ore 16
Museo del Novecento Civico Planetario Ulrico Hoepli Auditorium di Milano

Giornata Gentilucci Quartetto Noûs Orchestra Sinfonica


Tiziano Baviera, violino di Milano G. Verdi
Sala Conferenze ore 15.30
Alberto Franchin, violino Coro Sinfonico
Incontro di studio
Sara Dambruoso, viola di Milano G. Verdi
Luisa Curinga Tommaso Tesini, violoncello Erina Gambarini,
(Conservatorio di Fermo maestro del coro
e Università di Macerata) Approfondimento scientifico Marco Angius, direttore
Renzo Cresti di Fabio Peri Mario Caroli, flauto
(Conservatorio di Lucca) Luce nera: il fascino dell’oscurità
illustreranno la figura e le opere Maurice Ravel
di Armando Gentilucci Georg Friedrich Haas La valse
Piccola esposizione di partiture Quartetto n. 9 Poema coreografico per orchestra
e documenti del Maestro Prima esecuzione italiana
Salvatore Sciarrino
Libro notturno delle voci
Sala Arte Povera ore 17.30 per flauto e orchestra
Concerto. Prima esecuzione italiana
Armando Gentilucci in collaborazione con Claude Debussy
Al telaio del tempo Civico Planetario Ulrico Hoepli Nocturnes
per clarinetto in sib Comune di Milano Trittico sinfonico
Fabrizio Meloni, clarinetto per coro femminile e orchestra
Gesti e risonanze per clarinetto in la Maurice Ravel
e percussione Boléro
Mirco Ghirardini, clarinetto
e percussione Il concerto del 1° dicembre
Le trame di un labirinto per sax è preceduto alle ore 18
contralto in mib da un incontro con Salvatore
Gianpaolo Antongirolami, Sciarrino e Marco Angius
sax contralto in occasione della presentazione
dei CD Altri volti e nuovi 1,
Altri volti e nuovi 2 (Decca)

a cura di NoMus in coproduzione con


Fondazione Orchestra Sinfonica
in collaborazione con e Coro Sinfonico G. Verdi di Milano
Museo del Novecento
Milano Musica
nell’ambito del ciclo
Fondazione Sergio Dragoni 
“laVerdi festeggia”
/ Fondo Armando Gentilucci

Ingresso libero Concerto in abbonamento


fino ad esaurimento posti Biglietti € 5 Biglietti € 36/27/21/16

Testi da pagina 153 Testi da pagina 163 Testi da pagina 157

38
Concerti, spettacoli
e approfondimenti
Palermo, 2007
Foto di Tullio Puglia
sabato 21 ottobre 2017 Waiting for the wind
ore 15 e ore 18
Pirelli HangarBicocca

Anteprima

Marco Angius, direttore


Mimma Campanale, coordinatrice
Daniel Gloger, controtenore
Matteo Cesari, flauto I
Chrissy Dimitriou, flauto II
Manuel Zurria, flauto III
Keiko Murakami, flauto IV
Bros Saxophone Quartet
Mario Marzi, sax contralto I
Antonio Felipe Belijar, sax contralto II
Gerard McChrystal, sax contralto III
João Pedro Silva, sax contralto IV
Jonathan Faralli, percussioni
Orchestra di flauti
Orchestra di sax

Salvatore Sciarrino (1947)


Un capitolo mancante (2016, 10’)
per flauto
Commissione Milano Musica
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta

Studi per l’intonazione del mare (2000, 35’)


con voce, quattro flauti, quattro sax, percussione,
orchestra di cento flauti, orchestra di cento sax

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in coproduzione con

in collaborazione con

con il sostegno di
Un capitolo mancante (2016)
per flauto

Dentro al flauto si può introdurre, estranea, riso- La nuova prospettiva aggrega e divide le forme se-
nanza di canto. condo un disegno sconosciuto o ignorato, o prima
Certo, il corpo di chi suona non è uno straniero per percepito indistintamente. I pezzi che ho dedicato
il proprio strumento; ma la voce non è solo fiato: è al flauto si dispongono in una costellazione vasta e
principale e diretto manifestarsi di una persona. E irregolare. Proprio tale complessità si fa rivelatrice
lo strumento, una macchina, non è forse ogget- di vuoti o assenze. Si tratta di tecniche volutamen-
to di continua, intima confidenza da parte di chi lo te evitate – per esempio il frullato che ho comincia-
suona? È un prolungamento fisico e della mente. to a usare quando la manìa degli altri compositori
Eppure quando la voce si immette nel flauto e ten- era scemata. Talvolta mi chiedo perché escludere
ta di sovrapporsi al suono, e canta, nel momento in dal mondo il mondo. Un solo aspetto può mettere
cui suono e voce si identificano, allora lo strumen- in discussione l’interezza di un cosmo?
to impazzisce, non regge l’interferenza, mostra un L’urlo invoca i guardiani delle porte, del Makara
volto terrificante. Vibra in modo stridente duran- dinanzi ai templi, pronti a ingoiarci come la so-
te l’accoppiamento mostruoso, si inarca come un glia stessa. Ecco, così ora giunge quel pauroso
serpente, imbizzarrisce come un cavallo. Un urlo fenomeno, l’urlo del flauto, viene a porre le sue
risale dai miti antichi (ben oltre Medea) allorché drammatiche domande entro il mio cerchio d’in-
gli Dei, tentando di elevare gli uomini dalla loro mi- venzioni. Ascoltiamo quali risposte susciteranno,
sera condizione finivano con incenerirli: troppo comprensibili o strane, se echeggeranno le pa-
ravvicinato il contatto. Ardevano per amore – o li reti o le colline intorno – tacerà l’eco? Se di alcu-
punivano perché non avevano compreso il privile- na presenza si leggerà il profilo, o l’alito forte del
gio loro concesso? deserto.
La pienezza non è mai stata una mia aspirazione. A Matteo Cesari, per l’assoluta sua dedizione al
Basta accennare per comprendersi, un piccolo moderno. Presto vorrei, se gli occhi me lo per-
segno da solo è capace di trafiggere intelligenza e metteranno, presentargli un nuovo pezzo per il
sensibilità. flauto solista. Sarà un grato dolce congedo?
Quando però la distanza tra noi e noi stessi au-
menta, percepiamo diverso il nostro stesso lavoro. Salvatore Sciarrino

Palermo, 2007
Foto di Tullio Puglia

42
Studi per l’intonazione del mare (2000)
con voce, quattro flauti, quattro sax, percussione, orchestra di cento flauti, orchestra di cento sax

1. Alle orecchie di chi apre la propria coscien- Con tali momenti si integrano, a mo’ di ritornello, le
za, il deserto si popola: sono le voci del silenzio parole di San Francesco, alla ricerca di pietre per
intelligente. restaurare la sua chiesa.
Tutto è intonato, anche ciò che appare troppo va- La composizione è basata sull’infinito rispondersi
sto e indistinto. Come si intona il mare? tra piccolo e grande.
Partiremo da un’onda. Durante una calma gior- V’è certo un lato spettacolare, offerto dal nume-
nata, tra azzurro e sole, sediamoci dinanzi a una ro degli esecutori. Ma esso diviene secondario
pozzanghera. Sì, un’umile pozzanghera dove l’in- dinanzi al fiorire della musica o all’incanto dei gi-
visibile moto dell’aria, il vento, sta iniziando il suo ganteschi fenomeni acustici naturali quali si otten-
lavoro. Comincia un’impercettibile deformazio- gono dal moltiplicarsi di minuscoli suoni. Pensate
ne del riflesso. Una lieve vibrazione si propaga al fiume, al canto degli uccelli, ai grilli, al vocìo di un
all’immagine, ed ecco nascere minuscole onde: mercato, al traffico, alla pioggia, al fiume.
si moltiplicano, tornano indietro, scompaiono. Per
subito rinascere. 3. Impulsi, lame di suono, oggetti che s’infrango-
Venti selvaggi. Onde smisurate. Mostruose caver- no. Parole affogate, squarci spigolosi, skyline ur-
ne di spuma. bano. Inferno notturno, contrapposto a un lungo
La loro furia si racconta a distanza. Terribile cosa momento più lirico, anch’esso notturno, memore
starvi dentro o avere dentro sé il mare. Una tempe- ancora degli antichi salmi.
sta si compone di infiniti tratti di vento. V’è un punto Spazio risonante, onde senza movimento, pochi
ideale da cui ascoltare? eventi “accadono”. L’orizzonte sospeso dei flauti
Il vento comunica il messaggio del sole al mare, il trascolora lentamente in un battito appena perce-
mare a sua volta lo trasmette attraverso le onde. pibile, quando comincia a piovere.
Esse sono una forma di comunicazione tra la su- Piovere? Sì, ascoltate, le gronde non riescono
perficie e il mondo dell’abisso. più a tenere l’acqua: l’incantesimo è compiuto.
Ogni cosa è onda: i ricordi, il tempo, l’energia, il Durante la prima esecuzione, nell’afa pesante
battito del nostro sangue. Quanto al mare, il feno- dell’estate, il pubblico alzava gli occhi verso le fi-
meno rotatorio e insistente delle onde, si intona nestre, verso l’inaspettata frescura immaginaria.
dunque alla musica delle sfere? Come è possibile una tale memorabile sugges-
tione?
2. Questo progetto sorprendente fu in origine sol- La mia musica fa ascoltare la realtà in un modo
lecitato dal Sacro Convento di Assisi, nel confluire nuovo. L’universo dei suoni è concepito come
di due circostanze allora imminenti: l’inaugurazio- fosse vivente e non come un insieme pre-costi-
ne della Basilica Superiore dopo i crolli del terre- tuito di dati. L’ecologia dell’ascolto porta dunque
moto del 1997, il Giubileo del 2000. i suoi frutti, ecco un esempio lampante di musi-
Il progetto, oggi riscattato da ogni occasione ce- ca ambientalista. Ma a che serve questa pioggia?
lebrativa, può mostrare con maggior forza le te- Serve a presentare un’inedita immagine di San
matiche del suo canto: il viaggio come metafora Francesco: sue le parole del canto, ci pare di sen-
esistenziale individuale e collettiva, il tema del- tirlo sguazzare tra le pozzanghere, folle e felice.
la solidarietà (che troppo sta divenendo estraneo
alla nostra società). Salvatore Sciarrino

43
Studi per l’intonazione del mare

Una città scintillante brucia i nostri occhi


quando passiamo il ponte con te faccia oscura.
Insieme abbiamo corso
sotto un milione di strade
le violente strade della notte.
Vieni da me fratello nelle veglie della notte
vieni come sempre sei venuto

traverso piazze e strade diceva:


chi mi dà una pietra avrà una ricompensa
chi mi dà due pietre avrà due ricompense
chi mi dà tre pietre avrà altrettante ricompense

i giorni si curvano come un’ombra


per udire il sospiro degli incatenati
sciogliere i figli degli uccisi

chi mi dà una pietra avrà una ricompensa


chi mi dà due pietre avrà due ricompense
chi mi dà tre pietre avrà altrettante ricompense. 
Non ricorreva al linguaggio della sapienza

Salvatore Sciarrino
(da Thomas Wolfe, Leggenda dei tre compagni, Pistis Sophia)

Marco Angius

Ha diretto l’Ensemble Intercontemporain, der Fuge di Bach/Scherchen, Giorgio Bernasconi dell’Accademia


la Tokyo Philharmonic, la London l’integrale per violino e orchestra di Teatro alla Scala e dal 2015 è direttore
Sinfonietta, l’Orchestra Sinfonica Ivan Fedele. Tra le produzioni liriche: musicale e artistico dell’Orchestra di
Nazionale della Rai di Torino, le orchestre Kát ´a Kabanová di Janáček al Regio di Padova e del Veneto, formazione con la
del Teatro La Fenice, del Maggio Torino, l’inaugurazione della Stagione quale ha realizzato l’integrale delle Nove
Musicale Fiorentino, del Comunale di 2016/2017 della Fenice di Venezia Sinfonie di Beethoven con OPV (Ludwig
Bologna, laVerdi di Milano, l’Orchestra con Aquagranda di Filippo Perocco van Festival 2016), ha ideato e diretto il
della Svizzera Italiana, l’Orchestre (Premio Abbiati 2017), Luci mie traditrici ciclo Lezioni di suono per Rai5, oltre a una
de Lausanne, l’Orchestre de Nancy, (Berlin Staatsoper/Bologna) e Aspern nutrita serie di produzioni discografiche
l’Orchestra di Padova e del Veneto, di Sciarrino (La Fenice), Jakob Lenz in progress. Nel 2017 ha diretto il
l’Orchestra della Toscana, I Pomeriggi di Rihm, Don Perlimplin di Maderna Prometeo di Luigi Nono (Teatro Regio
Musicali, la Luxembourg Philharmonie, il (Comunale di Bologna), La volpe astuta di Parma), ha inaugurato la Biennale
Muziekgebouw/Bimhuis di Amsterdam. di Janáček (Accademia Nazionale di Musica di Venezia 2017 con Inori di
Ha vinto il Premio Amadeus per Mixtim Santa Cecilia), L’Italia del destino di Luca Stockhausen, e in ottobre ha diretto la
di Ivan Fedele (2007) e inciso oltre venti Mosca, Il suono giallo di Alessandro Medea di Dusapin al Teatro Comunale
dischi con Stradivarius, tra cui Luci mie Solbiati (Premio Abbiati 2016), Gianni di Bologna. È autore di libri e saggi sulla
traditrici di Sciarrino, L’imbalsamatore Schicchi di Puccini e Alfred Alfred di musica d’oggi tra cui: Come avvicinare
di Giorgio Battistelli, Die Schachtel di Donatoni (Teatro Lirico Sperimentale di il silenzio (Rai-Eri, 2007), Del suono
Franco Evangelisti e Pierrot lunaire di Spoleto). Dal 2011 è direttore musicale estremo (Aracne, 2014).
Schönberg, Abyss di Donatoni, Die Kunst e coordinatore artistico dell’Ensemble

44
Mimma Campanale Matteo Cesari
(vedi p. 103)
Nata nel 1990, comincia lo studio del Gibellina, Huddersfield Contemporary
pianoforte all’età di sei anni; vincitrice di Music Festival, New Directions
numerosi concorsi a livello nazionale e Chrissy Dimitriou (Lulea-Svezia), Bartók Festival
internazionale, nel 2000 incide un CD per (Szombathely - Ungheria), Philharmonie
l’associazione musicale “Igor Stravinsky” Nata ad Atene, ha studiato flauto con (Lussemburgo), Centro Cultural São
di Bari con brani per pianoforte di Stella Gadedi al Conservatorio di Atene; Paulo (Brasile). Nel 1990 è stato
compositori contemporanei. Studia canto grazie alle borse di studio Alexandra tra i fondatori di Alter Ego, uno dei
con Giacomo Colafelice e partecipa Trianti e Alexander S. Onassis Public gruppi di riferimento per la musica
a masterclass tenute da Bob Stoloff. Benefit Foundation, si è perfezionata contemporanea in Italia. La sua
Accanto agli studi musicali, nel 2012 si al Royal Northern College of Music discografia conta circa 40 tra CD e
laurea in Psicologia presso l’Università di Oxford con Peter Lloyd e Anders vinili per etichette quali BMG-Ariola,
degli Studi di Bari. Ha diretto l’Orchestra Ljungar-Chapelon, all’École Normale Ricordi, Capstone Records, EdiPan,
sinfonica del Conservatorio “N. Piccinni” de Musique di Parigi con Pierre-Yves Stradivarius, Die Schachtel, Mazagran,
di Bari; l’Orchestra “Amici della Musica” di Artaud, al Conservatoire National Mode Records, Megadisc, God Records,
Ruvo di Puglia, l’Orchestra Sinfonica del di Strasburgo con Mario Caroli e al Atopos, Touch, Another Timbre.
Conservatorio “U. Giordano” di Foggia, Hogeschool Gent Conservatorium
l’Orchestra di Padova e del Veneto, con Michael Schmid. Vive a Bruxelles
e collabora regolarmente, in qualità dove collabora con Ictus Ensemble e Keiko Murakami
di direttore, con l’orchestra giovanile la compagnia di danza Rosas. Grazie
“MusicaInGioco” di Adelfia, nucleo alla Alexander S. Onassis Foundation Keiko Murakami ha studiato con Keiko
afferente al Sistema delle orchestre sta completando il PhD presso la Free Honda e Tomoko Nozaka all’Università
giovanili in Italia. Ha debuttato nel teatro University of Brussels. di Shimane in Giappone, conseguendo
lirico dirigendo Così fan tutte di Mozart il diploma in didattica musicale. Si è
nel Teatro “U. Giordano” di Foggia. È stata poi trasferita a Parigi nel 2002 per
assistente di Marco Angius per la messa Manuel Zurria continuare gli studi con Mario Caroli e
in scena di Luci mie traditrici di Sciarrino Claire Gentilhomme, approfondendo la
al Teatro Comunale di Bologna. Nato a Catania nel 1962, vive a Roma musica da camera con Armand Angster
dal 1980. Ha collaborato con alcuni presso il Conservatorio di Strasburgo.
tra i più importanti compositori italiani Si è successivamente diplomata in
Daniel Gloger tra i quali Francesco Pennisi, Sylvano teatro musicale alla Hochschule der
Bussotti, Aldo Clementi, Adriano Künste di Berna sotto la direzione
Il controtenore Daniel Gloger vanta oltre Guarnieri, Franco Donatoni, Fabio di George Aperghis e Françoise
duecento prime assolute e si esibisce Vacchi e Luca Francesconi. Di rilievo Rivalland. Ha conseguito anche il
regolarmente in numerosi festival la sua collaborazione con Salvatore Master in performance dell’Università
di musica contemporanea tra i quali Sciarrino e Alvin Lucier. Ha ispirato di Strasburgo. Dal 2003 è flauto
Ultraschall Festival Berlin, MaerzMusik di un'intera generazione di compositori solista del Linea Ensemble, diretto
Berlino, Berliner Festspiele, Musica Viva alla creazione di nuove opere: Yan da Jean-Philippe Wurtz, con cui ha
di Monaco, Klangspuren Schwaz, Festival Maresz, James Saunders, Bernhard partecipato alle prime di molte opere
d’Automne di Parigi, Musicadhoy di Lang, Toshio Hosokawa, Laurence contemporanee. Come solista e in
Madrid, Ultima Festival di Oslo e Warsaw Crane, Noah Creshevsky, Matthew gruppi da camera, ha partecipato a
Autumn. È solito collaborare in particolar Shlomowitz, Fausto Romitelli, Mary Jane molti festival in Europa, negli Stati Uniti
modo con Lucia Ronchetti, Jennifer Leach, Jacob TV, Luca Francesconi, ed in Giappone, tra cui Huddersfield
Walshe, Adriana Hölszky, Georg Friedrich Alvin Curran, Howard Skempton, Contemporary Music Festival,
Haas, Oscar Strasnoy, Bernhard Lang ed Yoshihisa Taira, Stefano Scodanibbio International Ferienkurse für Neue
Enno Poppe. Tra le sue interpretazioni si e Salvatore Sciarrino hanno concepito Musik Darmstadt, Biennale Musica di
ricordano il ruolo principale in The Good lavori flautistici appositamente per lui. Venezia, Festival Musica, Trans’art,
God of Manhattan di Adriana Hölszky Nei primi mesi del 2008 ha pubblicato Aspects des musiques d’aujourd’hui,
(Schwetzingen SWR Festival, 2004, con l’etichetta Die Schachtel un triplo Cantiere Internazionale d’Arte di
e Semperoper Dresden, 2005), oltre CD intitolato REPEAT! che rappresenta Montepulciano. Per Stradivarius ha
a Montezuma nell’omonima opera di la summa delle sue esperienze, con pubblicato il disco Atem Lied per flauto
Bernhard Lang a Mannheim nel 2010. lavori originali o trascritti per flauto basso. Ha inoltre inciso per Ricordi
Con successo ha preso parte alle prime ed elettronica in collaborazione con Aura per flauto solo di Emmanuel
assolute della trilogia di Georg Friedrich Arvo Pärt, Louis Andriessen, Tom Nunes; per Stradivarius, con Ensemble
Haas, Bluthaus (2011), Thomas (2013) Johnson e molti altri. Ha suonato per Algoritmo, Luci mie traditrici e Studi
e Koma (2016) allo Schwetzingen SWR la Biennale Musica di Venezia, Pacific per l’intonazione del mare di Salvatore
Festival. Ha cantato allo Staatstheater Music Festival (Sapporo-Giappone), Sciarrino, oltre al CD monografico di
di Stoccarda (Pnima... Inwards di Chaya Musica (Strasburgo), Beethovenhalle Daniele Bravi “Del vero e del falso”.
Czernowin), alla Staatsoper di Berlino (Bonn), De Yjsbreker (Amsterdam),
(Lezioni di tenebra di Lucia Ronchetti, IRCAM - Festival Agorà (Parigi),
Geschichte di Oscar Strasnoy), allo Rachmaninov Hall (Mosca), Temporada
Staatstheater Saarbrücken e alle Wiener (Buenos Aires), Festival d'Automne
Festwochen, al Festival di Salisburgo e al (Parigi), Rikskonserter (Stoccolma),
Teatro Colón di Buenos Aires. Ha cantato Takefu Festival (Giappone), Akademie
nella prima mondiale di Melancholia der Künste (Berlino), MaerzMusik
di Haas all’Opéra National de Paris e (Berlino), The Warehouse (Londra),
successivamente alla Nye Opera Bergen, Festival Archipel (Ginevra), Auditori
alla Norske Opera di Oslo, alla Graz (Barcellona), Musica Nova (Helsinki),
Opera. Inoltre, Daniel Gloger si esibisce Ultima (Oslo), Wien Modern, Gaida
regolarmente nel “NACKT”, (Vilnius), MusikHaus (Vienna), Berliner
un progetto solistico da lui sviluppato. Philharmonie (Berlino), Orestiadi di

45
Mario Marzi João Pedro Silva

Vincitore di numerosi concorsi nazionali dal maestro stesso. Ha al suo attivo Nato a Palmela, in Portogallo, ha iniziato
e internazionali, ha tenuto concerti come più di trenta prime esecuzioni mondiali gli studi musicali presso la Sociedade
solista con le più importanti orchestre come solista e in diverse formazioni. Humanitária Filarmónica di Palmela e
sinfoniche, tra cui l’Orchestra Sinfonica Ha ricevuto numerosi premi ed è stato si è specializzato in Music Performance
Nazionale della Rai di Torino, le orchestre tra i quattro sassofonisti selezionati per la e Pedagogia Musicale presso la Scuola
dell’Accademia Nazionale di Santa prima edizione del “Tremplin - Jeunesse Superiore di Musica di Lisbona con José
Cecilia, dell’Arena di Verona, del Teatro Selmer” (2002/2003), progetto con il Massarrão. Ha inoltre studiato sassofono
Comunale di Firenze, del Teatro la Fenice quale l’importante fabbrica francese si con Alberto Roque e Pedro Moreira,
di Venezia, dell’Orchestra della Svizzera propone di premiare con una borsa di frequentando masterclass e seminari
Italiana. Di particolare prestigio la sua studio quattro musicisti scelti a livello con Daniel Deffayet, James Houlik,
ventennale collaborazione con il Teatro europeo. Ha suonato con numerose Jean-Marie Londeix, Claude Delangle,
alla Scala di Milano e la Filarmonica della orchestre, con direttori quali David Jean-Yves Formeau, Henk Van Twillert,
Scala sotto la direzione dei maggiori Sallon, Esa-Pekka Salonen, Donald Vincent David, Carlos Martins e Jerry
direttori tra cui Abbado, Bychkov, Chailly, Runnicles e Christoph Eschenbach. Bergonzi. Ha vinto diversi concorsi di
Chung, de Burgos, Dudamel, Giulini, Affascinato dalla letteratura per sassofono in Portogallo e all’estero. Ha
Harding, Maazel, Muti, Prêtre, Sawallisch, violino, si dedica anche a trascrivere ed suonato con alcune tra le più importanti
Sinopoli. Più volte scelto da Riccardo interpretare con il sassofono soprano orchestre portoghesi, esibendosi anche
Muti in seno alla compagine scaligera pezzi importanti del repertorio per questo come solista, collaborando con direttori
per ruoli solistici, viene allo stesso modo strumento. quali Eric Stearn, Alain Guingal e Wayne
invitato da Zubin Mehta per le tournée Marshall. È membro del Bros Quartet,
dell’Orchestra del Maggio Musicale Artemsax Quartet, L.U.M.E. - Lisbon
Fiorentino. Numerose le partecipazioni Gerard McChrystal Underground Music Ensemble and Fusion
ai maggiori festival musicali nazionali e Out (musica per sassofono, fisarmonica,
internazionali tra cui Salisburgo, Atene, Originario di Derry, Irlanda del Nord, elettronica e video), con i quali si è
Madrid, San Pietroburgo, Città del nel 1987 debutta con la RTE Concert esibito in Portogallo e all’estero, e con
Messico, Biennale Musica di Venezia, Orchestra suonando il concerto di cui ha pubblicato diversi CD. È direttore
Accademia Filarmonica di Roma, Dubois in diretta TV. Ha lavorato con musicale e artistico del Metropolitana
Ravenna Festival. Gli sono dedicate Philip Glass, The Smith Quartet, il Saxophone Ensemble, con il quale
alcune delle opere più significative chitarrista Craig Ogden, i percussionisti ha registrato un CD di nuove musiche
destinate al sassofono contemporaneo. dell’Ensemble Bash, il Soweto String originali portoghesi. È professore di
Ha inciso per le case discografiche BMG, Quartet, il tenore Tommy Smith, Liam sassofono e musica da camera alla Scuola
Sony Classic, EMI, Edipan, Stradivarius, O’ Flynn e il gruppo vocale Anuna. Si Musicale Metropolitana di Lisbona e
Agorà. Docente di sassofono al è esibito in 35 paesi tra cui Stati Uniti, al Conservatorio di Palmela. Spesso
Conservatorio “G. Verdi” di Milano, tiene Cina, Sud Africa, Indonesia, Azerbaijan, invitato a tenere masterclass e workshop,
corsi di perfezionamento e masterclass Corea, e in tutta Europa. è il direttore artistico del FISP - Festival
in tutto il mondo. Membro di giuria nelle Ha inciso dischi con la BBC NOW, Ulster Internacional de Saxofone di Palmela.
maggiori competizioni per sassofono, Orchestra, London Music, il chitarrista
fra cui quella di Dinant nel 2010, è Craig Ogden, The Smith Quartet, Yan
responsabile per l’Italia della Gerry Pascal Tortelier. Le orchestre con cui ha Jonathan Faralli
Mulligan Publisher. Il suo libro Il Saxofono lavorato includono: Philharmonia, BBC
(Zecchini Editore) è stato pubblicato nel Scottish Symphony Orchestra, BBC Compie gli studi musicali in percussione
2009. Concert Orchestra, Orchestra Sinfonica e composizione presso il Conservatorio
Nazionale d’Irlanda, Staatsorchester “L. Cherubini” di Firenze, si perfeziona
di Stoccarda e Orchestra del San prima allo Sweelinck Conservatorium di
Antonio Felipe Belijar Francisco Ballet. Il suo album Aria è stato Amsterdam e poi a Strasburgo, con Les
riconosciuto come uno dei migliori CD di Percussions de Strasbourg. Si laurea
Nato a Madrid nel 1978, si è diplomato musica classica del 2011 da Classic FM in Sociologia dell’Educazione presso
al Real Conservatorio Superior de ed è stato scelto come David Mellor’s l’Università degli Studi di Firenze e si
Música de Madrid ottenendo il “Premio Connoiseur’s Choice. Il suo nuovo diploma in didattica della musica presso
de Honor Fin de Carrera de Saxofón”. programma InterFuse per sassofono ed il Conservatorio di Fermo.Dal 1980
Successivamente ha studiato e seguito elettronica ha vinto due premi dell’Arts ha collaborato con le più prestigiose
corsi di perfezionamento con Claude Council. Il nuovo lavoro, Mid-term Break, orchestre italiane ed europee, tra cui
Delangle, Jean-Marie Londeix, Nobuya gli è stato commissionato in memoria l’Orchestra della Toscana e quella del
Sugawa, Arno Bornkamp, Serge Bichon del poeta Seamus Heaney. È stato Maggio Musicale Fiorentino, suonando
ed altri. È professore di sassofono al invitato ad essere parte della giuria di nella sale e nei principali festival
Conservatorio Superior de Música de numerosi concorsi internazionali tra cui internazionali. Dal 1993 al 1996 ha fatto
Castilla-La Mancha. È membro del il Concorso Royal Overseas League di parte del gruppo Les Percussions de
quartetto di sassofoni “Octavia” ed è Londra e il 5° Adolphe Sax International Strasbourg e collabora con altri numerosi
membro e direttore musicale del gruppo Saxophone Competition, che si è tenuto ensemble, tra cui l’European Music
“Sax Antiqua”. Ha tenuto concerti e a Dinant nel 2010. Project, Modern Times Duo, Richard
masterclass in Spagna, Germania, Galliano, I Virtuosi di Mosca, Musicatreize.
Italia, Francia, Regno Unito, Slovenia, Collabora con Tempo Reale, centro di
Olanda, Danimarca, Argentina, Polonia, ricerca, produzione e didattica musicale
Portogallo, Stati Uniti e Canada. Nel fondato da Luciano Berio. Numerosi CD e
2005 ha collaborato con Karlheinz DVD testimoniano la sua attività solistica e
Stockhausen per la registrazione di cameristica, con masterclass e concerti in
Knabenduett assieme a Julien Petit, tutti i continenti, e con collaborazioni con
nell’ambito del progetto di registrazione importanti compositori, tra cui Luciano
dell’opera completa del compositore Berio, John Cage, Franco Donatoni, Iannis
tedesco iniziata nel 1991 e diretta Xenakis, Salvatore Sciarrino e altri, molti
dei quali gli hanno dedicato i loro lavori.

46
Orchestra di flauti
Diego Collino, coordinatore
Manuel Zurria, tutor

Acca Alessio Dragoni Valeria Pagano Marco Francesco


Albert Elisabetta Du Haowei Paiano Simone
Alushi Uesli Fazzini Lorenzo Pintor Matilde
Andriano Chiara Ferraresi Marcella, docente Pirotta Gregoriana
Aronne Roberto Gaetano Alberto Pompilio Gianmarco
Augelli Curci Sonia Genna Caterina Pugno Michele
Barsanti Antonio Gheri Francesca Quaggetto Arianna
Bellucci Andrea Giocondo Anita Ravasi Arianna
Bertani Ilaria Giuliani Miriam Resta Giulio
Bodecchi Edi Gulli Donatella, docente Rigato Francesca
Bove Paolo Labidi Narmine Ronchi Ilaria
Bracci Camilla Longo Clara Salpietro Alessio Daniele
Campedelli Erica Lussignoli Francesco Sanità Alice
Cantamessa Mariacarla Magatti Anita Sbalchiero Anna
Caramia Chiara Mancuso Francesca Sironi Mauro, docente
Carioni Isabella Mangiacotti Carlo Sommi Valentina
Carrara Irene Marchegiani Luisa Spadari Ginestra Maria
Cassi Michela Maria Concetta Immacolata Stamerra Ilaria
Catania Alice Martinez Arias Natalia Terenzio Paola Francesca Antonella
Ceccato Sara Maturo Chiara Timpano Giovanni
Cibrario Sarah Messina Lorenzo Tinti Erica
Ciccarelli Simone Milanese Ivan Ugolnikova Anastasia
Cristiani Nicolò Momcilovic Gaja Valsecchi Simona, docente
Crosta Giulia Montrucchio Rosalba, docente Vatovec Matteo
Cuna Gabriela Clelia Muzio Marta Vergamini Silvia, docente
Cunego Alice Nallbani Sara Vicario Valentina
Del Grande Lorenzo Niro Roberto Antonio Villa Bianca
Delogu Cristina Nuccini Gianluigi Volpi Camilla
Di Gaetano Sofia Linnea Omini Cecilia

Orchestra di sax
Mario Marzi, coordinatore
Daniele Comoglio, tutor

Amato Isabellangela Fontanella Alessandro Miragoli Giuseppe Enrico


Bardelli Filippo Fornaciari Vanessa Moretti Giada
Battistini Martina Franzoni Gabriele Moretto Lorenzo
Baù Andrea Galibariggi Iris Soledad Mornelli Giacomo
Bazzigalupi Sara Galvani Alicia Napolitano Stefano
Bellagamba Simone Garzonio Mirco Palumbo Simone
Bellido Elias Eliseo Giacardi Lorenza Pignataro Giuseppe
Bondavalli Giada Giancaspro Adriana Poletti Lorenzo
Bonetti Manuel Gianì Giulio Postveca Ilie
Borghi Matteo Giovanelli Michelle Primon Mattia Cesare
Borin Jacopo Giuffredi Francesco Puget Olivier
Borrelli Vittoria Giuliano Cinzia Raffo Gianluigi
Brusaferro Marco Grasso Federico Redana Davide
Castellano Salvatore Greco Gioele Ronzio Francesco Pietro
Cazzaniga Enrica Guadagno Vanessa Rossi Francesco
Cecchetto Nicola Ji Yuanhao Russo Marco
Cialli Orlando Juncos Alessandro Sarlo Kristian
Colossi Marcello Khromalov Artur Savioli Riccardo
Corsi Francesca Lampris Ida Savitteri Annamaria
Crescimbeni Leonardo Laszlo Fruzsina Reka Savoldi Flavio
Daga Martina Levato Giuseppina, docente Setti Eoin
Dal Vignale Davide Lohin Denys Signorelli Marco
De Filippis Luca Lussignoli Andrea Sorrentino Maria Giorgia
De Rossi Giorgia Maj Gabriele Spoto Vincenzo
Defays Thibauld Manzoni Manuel Suarez Isabel
Del Prete Angela Marcone Francesca Trotta Felice
Dominicis Francesco Margolfo Matteo Uribe Chancafe Luis Angel
Donadini Mauro Mazzali Francesco Paolo Verduri Arianna
Falaschi Marco, docente Micci Chiara Yuanfeng Yu
Ferra Paolo Miceli Salvatore Alessandro Zanoni Giulia
Fidenti Giulia Milesi Antonio

47
Diagramma per La nuova Euridice secondo Rilke
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
domenica 22 ottobre 2017 L’isola delle voci
ore 20
Teatro alla Scala

Inaugurazione
Per ricordare Luciana Pestalozza e Claudio Abbado

Filarmonica della Scala


Tito Ceccherini, direttore
Anna Radziejewska, soprano

Robert Schumann (1810—1856)


Manfred, Ouverture in mi bem. min. op. 115 (1848/51, 12’)
(rev. di G. Mahler)

Salvatore Sciarrino (1947)


La nuova Euridice secondo Rilke (2015, 30’)
per voce e orchestra
I
II (Inno)

Béla Bartók (1881—1945)


Il Mandarino meraviglioso op. 19 (1927, 30’)
Allegro
Maestoso
Tempo di valse

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in diretta)

in coproduzione con

con il sostegno di
Schumann, Sciarrino, Bartók

Byron aveva concepito il suo Manfred (1816-17) tematico), della ripresa e della coda, pur chia-
come “mental theatre”, non destinato alla rap- ramente riconoscibile, evita cesure nette. Tale
presentazione; ma Schumann nel 1848 sentì peculiare continuità, i frequenti trapassi mag-
l’esigenza di scrivere delle musiche come libera giore-minore, il cromatismo, l’arditezza del-
risposta alle suggestioni di alcune scene, sen- la ricerca armonica riflettono con la massima
za alcuna prospettiva concreta di esecuzione. intensità la tensione, l’incessante inquietudi-
Sapeva bene che questo suo lavoro non rien- ne, l’anelito che caratterizzano la personale vi-
trava in alcun genere consueto: a Liszt scrisse sione di Schumann del tormento del solitario
il 5 novembre 1851: «Non si dovrebbe annun- eroe byroniano.
ciarlo al pubblico come opera o Singspiel o
melologo, ma come poema drammatico con Composta nel 2014, La nuova Euridice secondo
musica». Liszt diresse la prima esecuzione a Rilke per voce e orchestra ebbe la prima ese-
Weimar nel 1852. cuzione a Roma con Barbara Hannigan e l’Or-
In Byron il tenebroso e fatale protagonista, chestra di Santa Cecilia diretta da Antonio
che porta in sé l’inquietudine inappagabile di Pappano, il 28 marzo 2015. Il testo, tradotto
Faust e la ribellione di Prometeo, evoca spi- in italiano dal compositore, comprende due
riti e apparizioni per cercare pace e oblio da poesie di Rilke, una delle più affascinanti del-
un rimorso e da una disperazione insoppor- le Neue Gedichte (1907), Orpheus, Eurydike,
tabili. Non sappiamo come ha perduto l’ama- Hermes, scritta a Roma nel 1904, e An die
ta Astarte, e di quali colpe “innominabili” si Musik (11-12 gennaio 1918), uno dei momenti
è macchiato. Invano un abate alla fine tenta chiave nel complesso rapporto di Rilke con la
di convertirlo ed è testimone della sua stoica musica, accostato all’altra poesia, come “inno”
morte, da solitario che rifiuta orgogliosamen- conclusivo. Racconta Sciarrino di aver pensato
te sia i conforti della religione che le offerte di ai due tempi dell’Ottava di Mahler, dove l’in-
potenze infernali. no Veni Creator, che precede la scena finale del
In Schumann la celebre Ouverture fa subito Faust, gli sembra un’invocazione e quasi un
comprendere in quale dimensione visionaria e momento rituale preparatorio alla grande sce-
interiorizzata siano trasferiti gli angosciati in- na successiva. Nella Nuova Euridice l’ordine è
terrogativi e la lacerante disperazione del te- rovesciato e l’inno viene dopo, quasi un rin-
sto, in una prospettiva molto personale di ac- graziamento alla Musica per il miracolo della
costamento a Byron, il cui nichilismo eroico e drammaturgia.
radicalismo negativo era estraneo al compo- Il titolo del lavoro di Sciarrino pone in eviden-
sitore. L’Ouverture fu l’unica tra le musiche za uno degli aspetti più originali del testo di
per Manfred ad avere normale circolazione, e Rilke: la definizione della “nuova” condizione
fu universalmente considerata (da Brahms e di Euridice, che appartiene ormai alla morte
Hanslick, ma anche da Wolf) uno dei vertici e in essa assorta non prova alcun dolore per
della produzione orchestrale di Schumann, la definitiva sconfitta di Orfeo nel tentativo
una straordinaria sintesi della sua visione del di riportarla in vita. In Virgilio, come poi in
poema drammatico byroniano. È in forma Ovidio, Euridice pronuncia solo poche paro-
sonata, con introduzione lenta: si è soliti ri- le struggenti nel momento del distacco defini-
ferire il primo tema a Manfred, e ad Astarte tivo: segue questi modelli anche Alessandro
il secondo gruppo tematico, più ampio e dai Striggio nel libretto per Monteverdi, men-
confini meno definiti. Questo materiale tema- tre nel libretto di Calzabigi per Gluck (1762)
tico presenta caratteri diversi e tuttavia è lega- Orfeo è quasi costretto a voltarsi per le prote-
to dall’intenso cromatismo e dal fatto che in ste e l’inquietudine della sposa. Loquace come
buona parte deriva dalla complessa elabora- in Calzabigi, o quasi silenziosa, nella tradizio-
zione di piccole cellule, già presenti nella in- ne anteriore a Rilke, Euridice è in ogni caso
troduzione lenta iniziale. L’articolazione stessa uguale a quella che era in vita, consapevole e
dell’esposizione, dello sviluppo (prevalente- partecipe di ciò che sta accadendo; ma Rilke
mente basato su elementi del secondo gruppo ce la mostra ormai al di là di ogni strazio, in

50
una nuova esistenza, immemore del consorte e (tono o semitono). Gli indugi si legano alle ri-
della vita passata. Così, quando Ermes addolo- petizioni di parole, che trasformano il testo: è
rato annuncia che Orfeo ha rotto la legge vol- anche un modo per farlo percepire più chia-
tandosi, «non capì nulla e disse piano: Chi?». ramente e per sottolinearne alcuni aspetti, per
Nel suo lento, solitario incedere «era già radice leggerlo spostando l’attenzione su determinati
[...] malcerta, mite e priva di impazienza». Di vocaboli. Un solo esempio: essenziale nell’in-
Orfeo, Rilke mostra solo l’inquietudine ango- tera poesia di Rilke è il verso 82 che defini-
sciosa, l’ansia incontrollabile di non avvertire sce nel modo più breve la nuova condizione
dietro di sé l’incedere lento, lieve e silenzioso di Euridice, «Sie war schon Wurzel» (Era già
di Euridice accompagnata da Ermes. Non ne radice). Ascolteremo come vengono intona-
vediamo mai il volto: alla fine quando si gira, è te queste parole. Di radici si parla però anche
una figura in controluce, «il cui volto non si di- all’inizio, descrivendo la «strana miniera delle
stingueva». E non può vedere Euridice che su- anime», dove «fra radici sgorgava il sangue». Il
bito si è girata per tornare indietro, seguita dal compositore sottolinea già questa prima appa-
dio addolorato. L’inconoscibile, la morte, si è rizione del vocabolo.
sottratta allo sguardo di Orfeo. Il Prologo orchestrale, “Agitato”, sembra evo-
Sciarrino è giunto a confrontarsi con que- care l’ansia di Orfeo, e infatti le figurazio-
sto testo dopo avere approfondito in sempre ni di questa pagina si ritrovano (nella voce e
nuove esperienze lo «stile vocale d’invenzio- negli strumenti) nella descrizione della furia
ne, con nessun passato alle spalle» che ave- di Orfeo. Dopo il breve prologo la voce ini-
va definito soprattutto a partire da Perseo e zia sola, “Calmo”, la descrizione del paesag-
Andromeda (1990) e che caratterizza compiu- gio in cui avanzano Orfeo, Euridice, Ermes.
tamente Luci mie traditrici (1996-98) e le suc- Impossibile descrivere la ricchezza di sfuma-
cessive opere teatrali o vocali da camera. Di ture create dall’orchestra; ma una svolta evi-
volta in volta in uno spazio-tempo nuovo e dente si ha già quando si parla del sentiero e
sospeso, estraneo alla dimensione armonica, ancor più quando il tempo diviene “Più mos-
si generano gli intervalli, «quasi tentacoli nel so” e l’ansia di Orfeo, che non si sente seguito,
vuoto» (Sciarrino), in una dimensione stilizza- diviene protagonista del testo e della musica.
tissima e inconfondibile. Ritroviamo le figurazioni del prologo quando
Nella Nuova Euridice la vocalità ha rilievo as- si parla dello sguardo di Orfeo che «correva
soluto; ma non è meno decisivo il suo rapporto avanti come un cane».
con gli interventi degli strumenti. La scrittu- In termini molto schematici (e riduttivi) si può
ra strumentale, spesso rarefatta, sempre essen- indicare una nuova svolta netta a «Eppure
ziale (caratterizzata dalla costante reinven- venivano» (“Meno mosso, come prima”).
zione del suono e di tecniche strumentali di Appaiono ora Ermes ed Euridice, «lei, la tanto
Sciarrino) è inseparabile dalla voce nel creare amata». Al dio, Rilke dedica solo cinque ver-
la drammaturgia del pezzo, il succedersi delle si (e Sciarrino ne omette un paio, perché nel-
situazioni, la definizione di zone di calma, o di la sua ricerca di una “drammaturgia scattante”
attesa, o di tensione. Nella linea vocale si nota non è essenziale che si parli del petaso e del
a tratti il ricorrere di brevi cellule (talvolta ri- caduceo). Su Euridice assorta nella morte, im-
prese dagli strumenti), che si ripetono uguali o memore, sulla sua verginità nuova e intoccabi-
con sottili varianti all’interno della sezione in le, offesa quasi dal lieve tocco del dio, Rilke si
cui appaiono. sofferma per 36 versi (sui 95 complessivi, da
Del testo rilkiano la voce si appropria con si- 47 a 82). Qui il compositore compie sul testo
gnificative ripetizioni, tra indugi e accelera- i tagli più ampi, anche di cinque e poi quat-
zioni improvvise. Alle accelerazioni spesso tro versi consecutivi: è una scelta di concisione
può servire la tecnica che nello stile vocale di drammaturgica, legata alla tensione che per-
Sciarrino corrisponde al “recitativo”: far scivo- vade queste pagine, dove l’orchestra dilaga fin
lare rapidamente le sillabe (talvolta anche nu- quasi a “seppellire” la voce. Essa è quasi soffo-
merose) all’interno di un intervallo di seconda cata, a riflettere la condizione di Euridice “già

51
radice”, il suo stato mentale informe. Quando Traduciamo il riassunto premesso all’edizione
si giunge alle parole essenziali, «era già radi- completa della partitura: «In una miserabile
ce», il compositore le ripete più volte e le col- stanza di periferia tre furfanti costringono una
lega direttamente, senza cesure, al verso suc- ragazza ad adescare uomini che essi vogliono
cessivo, con cui le intreccia. Il testo cantato derubare. Un anziano signore ormai in miseria
diviene quindi (indico con il segno / le inter- e un giovane timido, che si sono lasciati atti-
ruzioni, le pause della voce superiori a un ot- rare, vengono messi alla porta come pezzenti.
tavo): «Era già radice,/ era già/ era già/ era già Il terzo ospite è il Mandarino, una strana fi-
radice/ radice/ già radice. E quando a un trat- gura. La ragazza cerca danzando di sciogliere
to, / e quando / a un tratto,/ era già radice, / la sua spaventosa immobilità, ma fugge inor-
la trattenne il dio/ e con dolore esclamando le ridita quando egli cerca timidamente di ab-
parole disse: / Si è voltato-/ non capì nulla, era bracciarla. Dopo un furioso inseguimento il
già radice, nulla/ e disse piano: Chi?». Mandarino la prende, e allora i tre vagabondi
La breve sezione conclusiva porta a una chiu- balzano fuori dal loro nascondiglio, derubano
sa sommessa, in pianissimo. Segue, “Diafano” il Mandarino e cercano di soffocarlo sotto dei
l’inno alla musica, che Sciarrino volle com- cuscini. Ma egli si risolleva e guarda con in-
porre per primo («Era un’operazione piutto- tenso desiderio la ragazza. Lo trafiggono allora
sto delicata, scrivere un inno senza retorica. con una spada: barcolla, ma il desiderio è più
Quindi ho voluto togliermi questa preoccupa- forte delle ferite, ed egli si getta sulla ragazza.
zione come prima cosa», ebbe a dire il compo- Lo impiccano, ma non può morire. Solo quan-
sitore a Gianluigi Mattietti, che lo cita nel te- do lo staccano dalla corda e la ragazza lo pren-
sto di presentazione della prima esecuzione). de tra le braccia, le ferite cominciano a sangui-
Determinanti in questo congedo rituale gli nare e il Mandarino muore».
sfondi creati dagli armonici degli archi, pun- Il Mandarino non è «meraviglioso», ma «mi-
teggiati da rari interventi dei fiati. racoloso». La parola «csodalátos» corrisponde
al tedesco «wunderbar» (che può essere tra-
La composizione del Mandarino meraviglioso dotto in entrambi i modi); ma «meraviglio-
(o meglio, come vedremo, miracoloso), “pan- so» o «merveilleux» non fanno capire la natu-
tomima” su testo del drammaturgo Menyhért ra “autre” del personaggio, della sua irruzione
Lengyel (1880-1974), fu nelle linee essenziali prodigiosa, “miracolosa”, nella quotidianità di
compiuta tra l’ottobre 1918 e il maggio 1919; un mondo cittadino corrotto e caotico, violen-
ma l’orchestrazione fu iniziata nel 1923, la pri- to e crudele.
ma rappresentazione ebbe luogo a Colonia il Nella partitura si esaltano gli aspetti visiona-
27 novembre 1926, e la partitura fu poi ogget- ri della poetica bartokiana. Le due esperien-
to di ulteriori ritocchi fino al 1931. Questo ca- ze teatrali precedenti Il castello del principe
polavoro, concepito in anni drammatici, tra il Barbablù e Il principe intagliato nel legno si col-
crollo dell’impero asburgico, la breve espe- locavano in una sfera senza tempo, lontana da
rienza rivoluzionaria della repubblica di Béla ogni quotidianità e densa di simboli. La cupa
Kuhn (cui Bartók aderì) e l’avvento al potere ambientazione del Mandarino risente del mu-
dell’ammiraglio Horthy, trovò diffusione ade- tato clima dell’immediato dopoguerra; ma non
guata solo dopo il 1945, in concerto e come comporta alcun realismo da cronaca nera. Con
balletto (Milloss ne fu il primo coreografo alla la sua misteriosa, radicale estraneità il prota-
Scala il 12 ottobre 1942; scene e costumi di gonista, che non può morire finché non ha ap-
Enrico Prampolini). pagato il desiderio destato in lui dalla ragazza,

52
La nuova Euridice secondo Rilke

I (Recita)
diventa simbolo della forza elementare, natu-
rale dell’istinto sessuale. Si ritrova la tematica Era la strana miniera delle anime.
bartokiana della libera forza della natura, così Quasi vene d’argento andavano
che non è difficile accostare il messaggio sim- silenti per il buio. Fra radici
bolico del Mandarino a quello della Cantata sgorgava il sangue che poi giunge ai vivi,
profana, la fiaba dei figli di un cacciatore che e pesante al buio come porfido pareva.
divengono cervi e rifiutano di ritornare alla D’altro nulla era rosso.
normalità del mondo umano, preferendole la V’erano rocce là
libertà del loro nuovo stato naturale. boschi irreali. Ponti sul vuoto
Nel percorso di Bartók la musica del Mandarino e quel vasto, grigio, cieco stagno
rappresenta ovviamente un momento assai di- sopra il suo lontano fondo, sospeso
verso da quello della Cantata profana. Vi con- come cielo di pioggia su un paesaggio.
vergono le esperienze compiute nel decennio E fra prati, mite e piena di pazienza,
precedente e l’attenzione allo Stravinsky del appariva la striscia pallida dell’unica strada,
Sacre. Bartók raggiunge culmini di tensione lunga tela stesa a scolorire.
allucinata, evoca atmosfere magiche, inquie-
tanti, addensa armonie e contrappunti parti- Per quest’unica strada essi venivano.
colarmente complessi, spingendosi ad ardite Avanti l’uomo, agile nel mantello azzurro,
ambiguità tonali, che insieme al parossismo rit- muto, impaziente guardava innanzi a sé.
mico e alle intuizioni timbriche concorrono a Il suo passo senza masticare divorava
determinare un clima di incandescenza visio- la strada a grandi morsi; le sue mani
naria. Ma l’ardito allargamento della tonalità rigide, serrate pendevano
non cancella l’esistenza di centri tonali, e la ten- ignare ormai della leggera lira
sione incessante, la rigorosa compattezza del- cresciutagli a sinistra come tralci
la partitura del Mandarino non contraddicono di rosa dentro un tronco d’olivo.
una chiara disposizione a pezzi separati, corri- E i suoi sensi eran come divisi:
spondenti ai singoli episodi. La forza evocati- lo sguardo intanto correva avanti
va, l’evidenza scenica e gestuale si definiscono    come un cane,
all’interno della musica con eccezionale pre- si voltava, veniva e sempre di nuovo lontano
gnanza. La struttura si regge su una complessa aspettando fermo sulla prossima curva.
rete di relazioni tematiche e presenta un dise- L’orecchio indietro come resta un odore.
gno quasi simmetrico intorno alla scena centra- Talvolta gli sembrava di sentire
le, quella in cui il Mandarino insegue la ragazza il passo di quegli altri due,
in preda a un incoercibile impulso erotico: tre, che dovevan seguirlo tutta questa salita.
di crescente lunghezza, sono le scene di ade- Poi di nuovo era solo l’eco
scamento precedenti (tutte aperte dal clarinet- dei suoi passi, e il vento del mantello
to solo) e tre poi gli assalti degli assassini del    alle sue spalle.
Mandarino. Nella scena centrale il Mandarino Ma diceva a se stesso: essi verranno, sì;
rompe l’enigmatica, spaventosa fissità della sua a voce alta, e si sentiva spegnere.
prima apparizione e si lancia in un selvaggio in- Eppure venivano. Potesse
seguimento di trascinante violenza, una sorta un po’ girarsi, li avrebbe visti,
di fugato su un ossessivo andamento ostinato. entrambi i silenziosi, che lo seguivano:
Paolo Petazzi il dio del cammino, del messaggio lontano,
il palpito dell’ali alle caviglie,
e affidata alla sua mano sinistra: lei.

53
II (Inno)

La tanto-amata, che mai pianto venne Musica: respiro delle statue. Forse:
più da una lira che da lamentatrici; silenzio delle immagini. Tu lingua
che divenne un mondo di pianto, in cui    ove le lingue
tutto di nuovo era presente; finiscono. Tu tempo
e intorno a questo mondo tutto di pianto perpendicolare sulla direzione
così come intorno all’altra terra un sole    dei cuori che passano.
si volgeva e uno stellato silenzioso cielo,
Sentimenti per chi? O tu mutazione
cielo-in-pianto di astri sfigurati-:
dei sentimenti in cosa? –: in paesaggio udibile.
questa tanto-amata.
Tu straniera: Musica. Tu spazio del cuore
Ma ora andava per mano di quel dio, cresciuto oltre noi. Il più intimo nostro
il passo stretto in lunghe bende da morto, che, superandoci, spinge a uscire –
malcerta, mite e priva di impazienza. sacro iddio:
Come un frutto di dolce oscurità, poiché l’intimo ci avvolge
così era piena della grande morte, come la nostra più visitata lontananza,
ch’era anche nuova, da non capire nulla.   come altro
Era in una verginità nuova lato dell’aria:
e intoccabile; il suo sesso era chiuso pura,
come un giovane fiore verso sera, immensa,
e le sue mani ormai immemori così non più abitabile.
delle nozze, che lo stesso tocco del dio
lieve, che silenzioso all’infinito la guidava, (Rainer Maria Rilke, An die Musik,
l’avrebbe offesa per troppa intimità. Monaco, gennaio 1918,
traduzione di Salvatore Sciarrino)
Ormai era sciolta come lunga chioma
e donata come pioggia sulla terra
e diffusa come centuplicata provvista.
Era già radice.
E quando a un tratto
la trattenne il dio e con dolore esclamando
le parole disse: Si è voltato-:
non capì nulla e disse piano: Chi?
Ma laggiù, scuro contro la luce dell’uscita,
stava qualcuno, il cui volto
non si distingueva. Lui fermo vide,
come sulle tracce di un sentiero erboso,
con sguardo afflitto il dio dei messaggi
zitto girarsi, per seguir la figura
che già tornava sulla stessa via,
il passo stretto in lunghe bende da morto,
malcerta, mite e priva d’impazienza.

(da Orpheus Eurydike Hermes,


Rainer Maria Rilke, Neue Gedichte, 1907/08,
traduzione di Salvatore Sciarrino)
La nuova Euridice secondo Rilke (2015)
per voce e orchestra

Evocando il mito inaugurale del melodramma, Brodsky ha scritto un intero saggio su questa
questa parola nuova, insieme al progetto dichia- poesia e la include fra i capolavori del secolo
ra la volontà che lo muove; opera su opera, ho for- scorso nascente. Tuttavia insiste con una osser-
mato un repertorio che si è diffuso. Ho proposto vazione arbitraria sulla paura del protagonista,
uno stile vocale d’invenzione, con nessun passato supponendo che Orfeo tremi all’idea di ripassa-
alle spalle: oggi esso continua ad affacciarsi verso re accanto a Cerbero. Simile lettura, sbrigativa
prospettive un tempo non pensabili. oltretutto, sciuperebbe la contigua perfetta me-
Non trovo alcun ricordo di come adolescen- tafora dello sguardo d’Orfeo, che si spinge avanti
te m’imbattessi in Rilke. Mi riaccostai a lui per la e indietro come corre un cane intorno al padrone
complicità di un libricino ricevuto da Nono, ge- - il cane, topos significativo nell’arte greca.
neroso anche nelle dediche. Durante una pro- No, lo spavento è dar voce ai morti, perché dare
va a Firenze, mi portò Il Diario Fiorentino, uscito la voce equivale a dar loro vita. La discesa di
fresco fresco: nel risvolto scrisse il segno d’infini- Orfeo ha sfiorato uno scambio terribile fra quan-
to che univa le nostre amicizie e le prime esecu- to in natura è separato: ciò che egli ha appena
zioni; a Nono piaceva che Rilke lo guidasse nelle compiuto, non significa lasciare laggiù un lembo
passeggiate di quei giorni. Mentre cominciavo a della propria esistenza? Farsi pescatore di ani-
studiarne sistematicamente le poesie, si resero me, un’esperienza disumana dalla quale il mu-
necessari tali continui confronti con i testi origina- sico è ancora sconvolto. Non a caso Clemente
li che, poco dopo l’83, finii col tentare singole ver- Alessandrino chiamava Cristo “il nostro Orfeo”.
sioni di Sonetti a Orfeo. Ha cantato dinanzi ai potenti del regno oscuro.
Non ero uno scrittore (ora lo sono mio malgra- Quasi che, al termine dell’irripetibile concerto,
do) e sarebbero passati quasi trent’anni di corteg- gli restasse una certezza, che la forza della mu-
giamento prima ch’io ponessi mano a Orpheus, sica fosse per tutti e non per guarire la propria in-
Eurydike, Hermes per musicarla. E la tradussi. quietudine. Poi l’amarezza in gola: li ha commossi
La cantata ora è pronta e non riporta integral- e non hanno restituito subito Euridice, anzi gli è
mente i versi. Durante la composizione son stati stata imposta la condizione di non girarsi.
adattati alla drammaturgia scattante che sempre L’improvvisa coscienza del limite innalzerebbe a
inseguo; quindi limitate riduzioni, neppure previ- una più umana dignità l’Orfeo senza regola di Rilke.
ste all’atto di iniziare, ma anche ritorni e simmetrie Aveva cantato per sé la morte di Euridice. Così in-
provocate. E in fondo, a sigillare il lavoro, ha breve tensamente che la sua lira divenne l’asse del mon-
posto un secondo movimento, un congedo rituale do [Musica: perpendicolare ai cuori che passano]
(l’inno Alla Musica). e generò un mondo solo di pianto, che ruotava con
Secondo la tradizione, Orfeo perde due volte la l’altro, quello reale. È il potere proprio della musi-
sua donna. Egli infrange i patti sacri e si volge in- ca, a cui è dolcemente condannato e senz’appello
dietro, incalzato da un’Euridice dubbiosa della Orfeo: suscitare incanti e illusioni.
passione di lui. Inversa l’interpretazione rilkiana: Rilke non ha mai nascosto la propria tormentosa
sarà l’insicurezza d’Orfeo a portare l’impresa al fal- sensazione di incapacità artistica. Periodicamente
limento, poiché impazienza e paura lo divorano. doveva nutrire la solitudine, sottrarsi alla invadente
Egli è un trasgressore, ha scavalcato i confini del- routine di certe relazioni amorose.
la vita, conquistato da eroe gli Inferi col canto. Le profondità della terra sono qui rappresen-
Eppure, durante la risalita alla luce, la sua audacia tate come un gigantesco organismo, un siste-
crolla, le mani si rattrappiscono, inerti alla musica, ma minerale-vegetale pulsante che estrae,
fors’anche un po’ di morte gli s’è attaccata addos- conserva e ridistribuisce ciò che poi è necessa-
so. Rilke non dona un volto a Orfeo, né lo guarda rio ai vivi. Fuori da ogni agitazione, vicina e lon-
in faccia, probabilmente per non riconoscersi, lo tanissima, Euridice sta seguendo Orfeo. La sua
evita come fosse la sua Medusa; non ci spiega, il sostanza era già disciolta nella chimica dell’uni-
poeta, la sofferenza di Orfeo, semplicemente ci fa verso; incespica, radice fra radici, pronta semmai
partecipi dei suoi sensi in delirio. Un equilibrio as- a germogliare quando sarà il momento. Gli dei
sai fragile distingue gli artisti fin dai primi smarri- vorranno trasformarla in ritornante fiore, come
menti: si sentono incompresi, insoddisfatti. han fatto con alcuni mortali da loro tanto amati?

55
Ma basta poi la musica a liberarla dai vincoli di Il compiersi del dramma si rifrange per lo spetta-
morte? Questo il pensiero che spaventa Orfeo, tore in un attimo, indiretto e attraverso un gioco di
egli sa di non potere. specchi. Qualcuno ha parlato, incrinato il silenzio.
Pare che l’ispirazione di questa lirica giunges- Non vediamo Orfeo girarsi, è il dio che esclama:
se a Rilke da un bassorilievo classico, al Museo Si è voltato. Sul trasalire scivola l’inconsapevole:
di Napoli. E in effetti il titolo elenca i personag- Chi? di lei ch’è ormai radice.
gi come fosse una didascalia, e lungo le strofe le Controluce, sconfitto, Orfeo può finalmente sa-
tre figure vengono inquadrate in sequenza. Non pere ciò per cui smaniava: che alle sue spalle lei
soltanto l’artista Orfeo, anche l’ombra sua com- c’era davvero. Hermes è l’ultimo a voltarsi. Colui
primaria e il dio che la conduce sono chiusi cia- che accompagna le anime, l’inventore della lira
scuno in un isolamento totale [Musica: silenzio (lo strumento che Orfeo suona), starebbe dalla
delle statue]. parte del trasgressore: dolente il dio s’avvia con
Unicum letterario, racconto semplice e dinamico, Euridice, riprende all’incontrario il cammino ver-
alle soglie del cinema - per intendersi. Tensione so il fondo. Invece il voltarsi d’amore è stato si-
dunque, non svolgimento. Infatti se Orfeo è in multaneo: quasi Orfeo ed Euridice fossero uno, o
movimento, non ci troviamo dentro le sue imma- le facce incompatibili di un solo pianeta. Ribelle al
gini (attenzione: nessuna “ripresa in soggettiva”!), suo destino, lui per un istante avrebbe preteso di
siamo già nella sua mente. scrutare l’oltre? Per questo si è girato?

Salvatore Sciarrino

Tito Ceccherini Anna Radziejewska

Apprezzato interprete del repertorio ha inaugurato il nuovo Festspielhaus a Nata a Varsavia, ha studiato nella
moderno, ha approfondito l’opera dei Erl (Austria), con Il Castello di Barbablù sua città natale presso la Chopin
classici del Novecento, Bartók, Debussy, di Bartók. Ospite regolare al Festival Music Academy con Hanna Rejmer
Strauss, Ravel, Janáček, Schönberg. d’Automne di Parigi, ha diretto al Teatro e al Conservatorio con Jerzy Artysz.
Anche il suo repertorio operistico Bolshoi di Mosca (Puccini, Turandot), Debutta al Teatro di Wielki ne L’Arrache-
testimonia la predilezione per il all’Opéra National de Paris, al Capitole di coeur di Elzbieta Sikora. In seguito
Novecento, con Bartók, Strauss, Puccini, Toulouse (Bartók, Il castello di Barbablù; entra a far parte della Warsaw Chamber
Dallapiccola, oltre a una profonda Dallapiccola, Il prigioniero), al Grand Opera, interpretando opere di Händel,
conoscenza del melodramma italiano, Théâtre di Ginevra, al Teatro La Fenice di Mozart e Rossini, tra cui Tancredi,
dai Puritani a Falstaff, e un apprezzato Venezia, al San Carlo di Napoli, al Colón Ariodante e Giulio Cesare. Nel 2007
talento in opere nuove (Da gelo a gelo e di Buenos Aires, al Nationaltheater di ha debuttato all’Opéra de Paris in Da
Superflumina di Sciarrino, La Cerisaie di Mannheim (Donizetti, Maria Stuarda; De gelo a gelo di Salvatore Sciarrino,
Fénelon al Bolshoi e all’Opéra di Parigi, Majo, Alessandro), al Tiroler Festspiele opera che ha interpretato anche in
Les pigeons d’argile di Hurel a Tolosa). (Mozart, Die Zauberflöte), all’Opéra de occasione della prima mondiale allo
Ha diretto, tra le altre, la Philharmonique Rennes (Donizetti, Don Pasquale). Schwetzinger Festspiele nel 2006 e
di Radio France, la BBC Symphony di Fra i prossimi impegni si segnalano i successivamente al Grand Théâtre di
Londra, la Philharmonia Orchestra di debutti con la SWR Symphony Orchestra Ginevra. Al Festival di Salisburgo, alle
Londra, la WDR Sinfonieorchester di di Friburgo, l’Ensemble Modern, Wiener Festwochen, al Berlin Festival
Colonia, la Radio Filharmonisch Orkest mentre tornerà a dirigere l’Orchestre e a Madrid ha cantato in Macbeth e in
di Amsterdam, la SWR di Stoccarda, la Philharmonique di Radio France. Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino.
Deutsche Radio Philharmonie, la Tokyo In ambito lirico: il debutto all’Opera Tra le interpretazioni di rilievo delle
Philharmonic, l’Orchestra Sinfonica di Francoforte (Stravinsky, Rake’s scorse stagioni si segnalano anche la
Nazionale della Rai, l’Orchestra del Progress), e i ritorni al Théâtre du partecipazione alla prima mondiale di
Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Capitole di Toulouse (Béatrice et Superflumina di Sciarrino a Mannheim,
del Teatro La Fenice, l’Orchestra Bénédict di Berlioz e Il ratto dal serraglio a Kat’á Kabanová a Strasburgo e in
Sinfonica di Milano “G.Verdi”, l’Orchestra di Mozart), al Tiroler Festspiele di Erl seguito a The “P’ Project di Jagoda
del Teatro dell’Opera di Roma, la OSI di (La traviata), al Teatro Argentino di La Szmytka e Wojtek Blecharz a Varsavia.
Lugano, la Haydn di Bolzano, l’Orchestra Plata (Le Grand Macabre di Ligeti), al Al Warsaw Mozart Fest ha interpretato
della Toscana, e ensemble rinomati Teatro Massimo di Palermo (Sciarrino, Cecilio (Lucio Silla) e Giuditta (Betulia
come l’Intercontemporain, Klangforum Superflumina) e al Teatro La Fenice Liberata) oltre al Requiem e alla
Wien, Contrechamps. di Venezia (Cefalo e Procri di Krenek Messa in do minore di W. A. Mozart.
Nel 2012 ha debuttato al Festival di insieme a una prima assoluta di Silvia Recentemente ha interpretato il ruolo
Lucerna con il Klangforum Wien e i Neue Colasanti). Le incisioni discografiche di Agrippina al Stanislawowski Theater
Vocalsolisten partecipando al ciclo di Tito Ceccherini (realizzate per Sony, di Varsavia; Beppe in L’Amico Fritz di
“Pollini Perspectives” , presentato anche Kairos, Col legno, Stradivarius) sono Mascagni, Annio in La Clemenza di Tito
a Tokyo (Suntory Hall), Parigi (Salle state insignite di premi come lo Choc di all’Opera di Strasburgo, La Malaspina
Pleyel), Berlino (Philharmonie) e Milano Le Monde de la Musique, Diapason d’Or in Luci mie traditrici alle Wiener
(Teatro alla Scala). Sempre nel 2012 e Midem Classical Awards. Festwochen.

56
Salvatore Sciarrino, Tito Ceccherini, Daniele Pollini
Foto di Priska Ketterer, Lucerna, 2012
Collezione Salvatore Sciarrino, Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

Filarmonica della Scala

Ha inoltre partecipato a concerti a Claudio Abbado fonda la Filarmonica Milano, per le quali tiene concerti
Venezia e Londra con il Klangforum Wien della Scala insieme ai musicisti scaligeri dedicati e il ciclo Prove Aperte. Ogni
e la London Sinfonietta. Il suo repertorio nel 1982. L’anno seguente la Filarmonica anno in Piazza Duomo realizza il
include importanti opere dal barocco al si costituisce in associazione Concerto per Milano, appuntamento
contemporaneo, dalla Passione secondo indipendente. Carlo Maria Giulini guida gratuito che vede la partecipazione
Matteo di Bach agli Altenberg Lieder le prime tournée internazionali; Riccardo di oltre 40.000 persone. Particolare
di Berg. In ambito lirico, è stata Didone Muti, direttore principale dal 1987 al attenzione è rivolta al repertorio
(Dido and Æneas), Ericlea (Il ritorno di 2005, ne promuove la crescita artistica contemporaneo. La Filarmonica della
Ulisse in patria), Messaggera (L’Orfeo), e ne fa un’ospite costante nelle più Scala ha commissionato composizioni
Ottavia e Arnalta (L’incoronazione di prestigiose sale da concerto. orchestrali a Giorgio Battistelli, Carlo
Poppea), Rinaldo (Rinaldo di Händel), Da allora l’orchestra ha instaurato Boccadoro, Azio Corghi, Luis de Pablo,
Dorabella (Così fan tutte), Annio (La rapporti di collaborazione con i maggiori Pascal Dusapin, Peter Eötvös, Ivan
Clemenza di Tito), Pippo (La gazza ladra), direttori tra i quali Leonard Bernstein, Fedele, Matteo Franceschini, Luca
Isabella (L’Italiana in Algeri), Arsace Georges Prêtre, Lorin Maazel, Wolfgang Francesconi, Carlo Galante, Mauro
(Semiramide), Kate (Madame Butterfly), Sawallisch, Zubin Mehta, Esa-Pekka Montalbetti, Salvatore Sciarrino,
Olga (Evgenij Onegin). Ha in repertorio Salonen, Yuri Temirkanov. Sono membri Giovanni Sollima e Fabio Vacchi.
i Lieder di Mahler, Brahms, Britten onorari Daniel Barenboim e Valery Consistente è la produzione discografica
e Szymanovski. Gergiev. L’orchestra ha un rapporto per Decca, Sony ed Emi: in occasione
profondo di collaborazione con Myung- del bicentenario verdiano ha inciso con
Whun Chung, Daniel Harding e Daniele Riccardo Chailly il CD Viva Verdi (Decca).
Gatti. Dal 2015 Riccardo Chailly ha Con Sony ha intrapreso il progetto
assunto la carica di direttore principale. ’900 Italiano, articolato in 3 DVD diretti
Con oltre 600 concerti, la Filarmonica da Georges Prêtre, Fabio Luisi e
della Scala è l’orchestra italiana più Gianandrea Noseda. Decca ha rilasciato
presente all’estero. Tra gli impegni in il CD con la registrazione dal vivo della
tournée della stagione 2017-2018 si Sinfonia n. 9 di Mahler diretta da Daniel
segnalano i concerti di Lucerna, Londra, Barenboim. Con Riccardo Chailly
Edimburgo, Vienna, Parigi, Bucarest, ha inciso di recente il CD Overtures,
Friburgo con la direzione di Riccardo Preludes & Intermezzi di Opere che
Chailly. Impegnata nella diffusione della hanno avuto la prima alla Scala. Due
musica presso le nuove generazioni, nuove uscite sono previste nella stagione
l’orchestra apre alle scuole le prove 2017-2018 dedicate a Cherubini e Rota.
di tutti i concerti della stagione e con L’attività della Filarmonica della
l’iniziativa Sound, Music! si rivolge ai Scala non attinge a fondi pubblici, è
bambini delle scuole primarie. È al fianco sponsorizzata da Allianz e sostenuta da
delle principali istituzioni scientifiche e UniCredit, Main Partner istituzionale
associazioni di volontariato della città di dell’Orchestra.

57
Adriano Guarnieri
Foto di Graziano Arici
venerdì 27 ottobre 2017
ore 20
Auditorium di Milano

Orchestra Sinfonica di Milano G. Verdi


Pietro Borgonovo, direttore

Franz Schubert (1797—1828)


Sinfonia n. 4 in do min. Tragica D417 (1816, 30’)

Adriano Guarnieri (1947)


Live Symphony n. 5 (2017, 25’)
Prima esecuzione assoluta

nell’ambito del ciclo “laVerdi festeggia”


Prima assoluta di L'amor che move il sole e l’altre stelle.
Adriano Guarnieri con Pietro Borgonovo e Cristina Muti
Ravenna, 2015

Pietro Borgonovo

Nato a Milano, si distingue nella direzione Giovanissimo si impone quale solista Il profondo interesse per la musica
di produzioni sinfoniche e operistiche per di oboe tra i più affermati sulla scena contemporanea lo porta a collaborare
prestigiosi festival e teatri. Da segnalare internazionale. Allievo di Heinz Holliger con molti compositori del nostro tempo:
la presenza al Salzburger Festpiele alla Musikhochschule di Friburgo, George Benjamin, Luciano Berio, Azio
alla guida del Klangforum Wien e si esibisce nelle principali sale e nei Corghi, Franco Donatoni, Adriano
dell’Arnold Schoenberg Chor, al Maggio maggiori festival internazionali: Teatro Guarnieri, Salvatore Sciarrino, Fabio
Musicale Fiorentino, alla Biennale di alla Scala, Salzburger Festpiele, Vacchi, Silvia Colasanti, Ivan Fedele,
Venezia, al Ravenna Festival con il Teatro Biennale di Venezia, Musikverein di Iannis Xenakis, dei quali interpreta
dell’Opera di Roma e, più recentemente, Vienna, Festival d’Automne di Parigi, opere anche in prima esecuzione,
con l’Orchestra Cherubini e il Chicago Carnegie Hall di New York, Sala spesso a lui dedicate. Sia come solista
Children’s Choir. Dirige al San Carlo di Grande del Conservatorio di Mosca, di oboe sia come direttore d’orchestra
Napoli, all’Arena di Verona, al Teatro Filarmonica di San Pietroburgo. Nel vanta una vasta discografia per
dell’Opera di Roma, al Teatro La Fenice, 2015 ha diretto la prima mondiale importanti etichette internazionali
al Carlo Felice, al Lirico di Cagliari, al dell’opera di Adriano Guarnieri L’amor quali Denon, Erato, RCA, BMG Ricordi
Teatro Verdi di Trieste e le principali che move il sole e l’altre stelle con ottenendo il Grand Prix du Disque e
orchestre in Italia, Europa e Stati Uniti. l’Orchestra del San Carlo e la regia la segnalazione tra i cinque dischi di
La Fenice di Venezia gli affida la di Cristina Muti al Ravenna Festival, musica sinfonica più stimati dalla critica
direzione della prima mondiale ha inaugurato la stagione di concerti italiana nel 1998. È direttore artistico
dell’opera Medea di Adriano Guarnieri. sinfonici dell’Arena di Verona, dove nel della Giovine Orchestra Genovese e dal
Allo spettacolo è assegnato il Premio 2012 aveva diretto al Teatro Ristori Der 2003 direttore artistico del Concorso
Abbiati 2003 e la motivazione mette gelbe Klang di Vassilij Kandinskij con Internazionale di Musica “G. B. Viotti”
in risalto la “raffinata esecuzione musica di Alfred Schnittke. Nel 2017, di Vercelli.
musicale e scenica che ha restituito all’Auditorium di Milano, ha eseguito
l’audace ricercatezza della concezione con laVerdi Cruci-Verba di Azio Corghi
compositiva e multimediale”. nell’80° anniversario della nascita.

60
Live Symphony n. 5 (2017)

Questa Live Symphony n. 5 fa parte di un pro- trasversali di ogni blocco sonoro. Ciò spiega
getto integrale, ancora non completato, di più perché ho fatto riferimento a una forma stori-
brani sinfonici intitolato La Terra del Tramonto. ca quale la sinfonia. Il concetto sinfonico è però
Si tratta di una raccolta unica di un grande po- del tutto rovesciato rispetto alle forme ottocen-
littico orchestrale, come fosse una sola grande tesche. Il rovesciamento della medesima forma
arcata sinfonica. Vi sono brani con il live electro- sinfonica qui si ottiene mediante densità sono-
nics (come la prima Live Symphony) e altri senza re che si intersecano, o si dilatano, o si scontra-
live electronics. Il titolo di questa sinfonia viene no e si spazializzano in molteplici direzioni. Non
così propriamente detto a seguito di una tecni- vi è dunque nessuna intenzione ideale di recu-
ca di scrittura “circolare” e non monodireziona- pero formale della sinfonia classica. Questo “big
le, che è desunta da movimenti fonologici per bang” di agglomerati suggerisce un immagina-
agglomerati che si muovono circolarmente nel- rio visivo proprio di “un tramonto” fisico e psichi-
lo spazio. Abbiamo infatti ottoni con grandi pe- co della nostra epoca, sia sul piano universale
dali a canone. Le trombe si rincorrono sempre che nei particolari del vivere sociale.
a canone in traiettorie plurime, i fiati accennano Un’eclissi non solo geofisica ma anche storica
a un melos che emerge dalla galassia materica. che si proietta in una fine, oggi forse irreversibile,
Gli   archi contrappuntano i movimenti spazia- dell’umanesimo. Tutto ciò è compreso in un uni-
li delle trombe, più percussioni assai dense che co affresco musicale e un’unica estesa “sinfonia”
punteggiano aritmicamente tutti i movimenti al rovescio.

Adriano Guarnieri

Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi

Nata nel 1993, laVerdi è oggi una svolge ormai per i dodici mesi dell’anno proprietà dell’Auditorium di Milano
protagonista indiscussa del panorama sempre più premiata dai successi di Fondazione Cariplo, in largo Mahler,
culturale italiano e non solo. Lo pubblico, dall’apprezzamento della realizzato nel 1998 e acquistato nel
testimoniano un Grammy Award; le critica e dall’attenzione degli organi 2008. Per Expo Milano 2015, laVerdi
numerose tournée internazionali, d’informazione. Fra i molti esempi, i ha organizzato una stagione speciale di
tra cui, nel settembre 2013, a Londra due concerti tenuti nella Sala Nervi 16 mesi, senza soluzione di continuità,
per i prestigiosi BBC Proms; la ricca del Vaticano per S.S. Benedetto XVI da settembre 2014 a dicembre 2015,
produzione discografica. Formata da e l’esecuzione, nel 2013 a Milano, con numerosi eventi straordinari,
Vladimir Delman, con Claus Peter Flor dell’Ottava Sinfonia di Mahler diretta commissioni esclusive e prime
come Direttore musicale dalla Stagione da Riccardo Chailly. La musica è di tutti assolute. Nel febbraio 2016 laVerdi,
2017/18, l’Orchestra nacque con ampi ed è per tutti, e l’attività dell’Orchestra diretta da Oleg Caetani, ha tenuto tre
obiettivi: allargare la platea del pubblico, sinfonica di Milano Giuseppe Verdi negli concerti alla Großes Festspielhaus di
offrendo l’ascolto della musica classica anni è stata affiancata dal Coro sinfonico Salisburgo, in occasione di un’acclamata
anche a chi non aveva mai frequentato di Milano Giuseppe Verdi, oggi diretto tournée. Nel gennaio 2017 l’ensemble
una sala da concerto; offrire un servizio da Erina Gambarini, dall’Ensemble laBarocca, diretto da Ruben Jais, è stato
culturale e sociale alla città e al paese; laBarocca, dal Coro di Voci Bianche, protagonista di un concerto (musiche
offrire un’opportunità di lavoro ai giovani dall’Orchestra Amatoriale “laVerdi per di Vivaldi) al Teatro Abdulhussain
musicisti di talento. Obiettivi che sono tutti” e dall’Orchestra Sinfonica Junior, Abdulredha di Kuwait City. Infine,
stati raggiunti, come dimostrano la riservata ai ragazzi con meno di 18 anni. lo scorso giugno, laVerdi, diretta
qualità e la professionalità dei suoi laVerdi oggi è una Casa della dal Maestro Oleg Caetani, è stata la
musicisti e dei direttori d’orchestra musica: una felice intuizione che si è protagonista del concerto di chiusura
che si sono succeduti come titolari o concretizzata, che ha portato frutto del Forum Economico Internazionale di
ospiti, i 230.000 spettatori che ogni e che ha radici ben salde. Una realtà San Pietroburgo, al Teatro Accademico
anno assistono agli oltre 250 concerti solida con una caratteristica unica Alexandr Pushkin.
proposti, un’attività musicale che si fra le istituzioni musicali italiane: la

61
Aldo Clementi, Luigi Nono, Salvatore Sciarrino
e Josef Häusler. Venezia ,1982.
Foto di Graziano Arici, Archivio Luigi Nono
(per gentile concessione)
sabato 28 ottobre 2017, ore 20.30 Spazi inversi
domenica 29 ottobre 2017, ore 18
Pirelli HangarBicocca

mdi ensemble
André Richard, direttore
Giulia Beatini, contralto
Marta Fumagalli, contralto
Alvise Vidolin, regia del suono
Luca Richelli, regia del suono

Luigi Nono (1924—1990)


Guai ai gelidi mostri (1983, 28’)
per due contralti, flauto, clarinetto, tuba,
viola, violoncello, contrabbasso e live electronics

/nu/thing*
I mille fuochi dell’universo (2017, 40’)
per flauto, clarinetto, pianoforte, violino,
viola, violoncello, contrabbasso ed elettronica
Commissione Milano Musica
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta

Il concerto di sabato 28 ottobre è preceduto


alle ore 18.30 da un incontro con /nu/thing
“Cosa significa comporre un’opera collettiva?”

*Il collettivo /nu/thing è composto da:


Andrea Agostini (1975)
Daniele Ghisi (1984)
Raffaele Grimaldi (1980)
Eric Maestri (1980)
Andrea Sarto (1979)

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in collaborazione con

con il sostegno di

nell’ambito della residenza 2015/2017 di mdi ensemble a Milano Musica


Nono, /nu/thing

Stimolato dalle ricerche presso lo Studio spe- autoreferenziale, da precedenti composizioni


rimentale di Friburgo, nel 1983 Nono compo- come Das atmende Klarsein o Quando stanno
se Guai ai gelidi mostri, la prima composizio- morendo. Diario polacco n. 2) sia la loro artico-
ne dove esplora il rapporto tra suono e spazio, lazione. Mira a un processo di scavo all’inter-
trasforma la spazializzazione in un vero e pro- no della materia sonora, giocando su vari tipi di
prio parametro compositivo, usa la profon- emissione vocale e strumentale (come l’ “arco
dità, la velocità di propagazione, la direzione mobile”, cioè la rotazione dell’arco intorno al
del suono come materiali della composizione. proprio asse), su dissolvenze e trascoloramenti
La partitura è destinata a otto solisti (tre fiati: timbrici all’interno di una fascia armonica sta-
flauto, clarinetto e tuba; due contralti; tre ar- tica, affidata soprattutto al continuum dei tre
chi: viola, violoncello e contrabbasso), forni- archi gravi. Cerca poi di fondere insieme suo-
ti ciascuno di un microfono: i suoni filtrati dai ni strumentali e voci, sfruttando effetti d’eco,
microfoni vengono manipolati con il live elec- plasmando i timbri attraverso continue, sottili
tronics, e poi redistribuiti attraverso otto al- fluttuazioni dinamiche e oscillazioni microin-
toparlanti posizionati intorno alla sala. Il ti- tervallari. Il risultato è una dimensione sonora
tolo della composizione viene da Così parlò sempre carica di tensione, fatta di sonorità im-
Zarathustra di Nietzsche, da un’invettiva con- palpabili, malcerte, di lacerazioni improvvise,
tro lo Stato descritto come il più freddo di tutti di bolle di suono che affiorano come frammen-
i mostri, e il testo è stato elaborato da Massimo ti di polifonie.
Cacciari, mescolando passi di Gottfried Benn, Il testo di Guai ai gelidi mostri è suddiviso in
Ezra Pound, Lucrezio, Ovidio, Rilke, Walter quattro sezioni con titoli che riprendono quelli
Benjamin, Carlo Michelstaedter e Franz di quattro dipinti di Emilio Vedova, realizza-
Rosenzweig. Nono non mette propriamente in ti contemporaneamente alla stesura del testo.
musica questo testo, ma estrae delle parole, ne Ma l’intero lavoro nacque da uno stretto soda-
fa un personale montaggio, spesso alternando lizio tra Nono, Cacciari e Vedova: un esempio
delle sillabe tra i due contralti. Riduce al mini- di simbiosi creativa tra artisti diversi, di cui esi-
mo sia i materiali musicali (ricavati, in maniera stono pochi altri casi nella storia della musica.

Dono di Luigi Nono, 1983.


Salvo caro
sto girando Firenze con Rilke
spero possa essere una
“sorpresa” anche per te.
Come spero in tante
tante “sorprese” nostre.
Vedi?
L’immaginazione
è il reale possibile!
Con affetto,
Gigi
Firenze, 28-30
maggio
Novità assoluta tua
– novità assoluta mia –> ∞

Dedica di Nono sulle pagine


del Diario fiorentino,
volume a stampa (Rizzoli 1981),
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

64
Un approccio ancora più netto e radicale con organizzazione e diffusione delle idee musicali,
l’idea di un’opera collettiva è quello tenta- di instaurare un circolo virtuoso, che permet-
to dai cinque compositori italiani del gruppo ta di creare una sorta di «intelligenza collet-
/nu/thing, perché nel loro progetto intitolato tiva». Un’idea in parte mutuata da alcune ri-
I mille fuochi dell’universo cercano non la col- flessioni di due antropologi britannici: Alfred
laborazione con altri artisti, ma una vera inter- Gell, che nel suo saggio Art and Agency (1998)
connessione compositiva, mettendo in comu- ragiona sul fatto che l’oggetto d’arte è per sua
ne competenze, sensibilità, esperienze diverse, natura qualcosa di interpersonale, collegato in
sperimentando una nuova forma di creativi- un insieme di relazioni temporali e spaziali; e
tà che ci interroga anche sul senso dell’opera Georgina Born che ha sviluppato il concetto di
d’arte nel nostro tempo. Il collettivo si è co- “relayed creativity”, descrivendo le opere d’ar-
stituito nel 2012, quando Andrea Agostini, te come “oggetti distribuiti”, come una specie
Daniele Ghisi, Raffaele Grimaldi, Eric Maestri di “popolazione” che reifica dei processi cogni-
e Andrea Sarto, a Parigi, hanno deciso di cre- tivi collettivi. Questo esperimento, nel quale i
are un blog per parlare di musica contempora- cinque compositori rinunciano alla propria in-
nea, per condividere le loro quotidiane, convi- dividualità, vuole dunque essere un atto insie-
viali discussioni, convinti che la musica di oggi me musicale e politico, contro i paradigmi sta-
sia «più viva che mai», e che fosse necessario, in biliti della produzione artistica e del ruolo del
mancanza di spazi sui media, creare uno spa- compositore nella società, suggerendo al tem-
zio pubblico: «In fondo, ci siamo detti, ciò che po stesso un nuovo modo di pensare i processi
diciamo in privato può anche esporsi a un con- compositivi.
fronto più ampio, che non resti necessariamen- Il titolo si riferisce non solo al fuoco vero e pro-
te nei confini della comunità musicale, ma che prio, con tutti i suoi rimandi simbolici, ma an-
si rivolga più in generale alla comunità artistica che ai punti fissi all’interno di un’ellisse, rive-
contemporanea». Questo collettivo però non lando l’interesse del gruppo per un universo
ha mai affrontato l’idea della scrittura colletti- che sia tecnologico ma anche umano, una sor-
va fino a due anni fa, quando ha preso il via que- ta di “umanismo tecnologico”: «I mille fuochi
sto progetto per Milano Musica. Esistono già sono frammenti di tempo che passa vicino a noi
nella storia della musica esperimenti di scrittu- e sopra di noi e attraverso di noi, come in un so-
ra collettiva, come la Sonata F. A. E. di Brahms, gno in un unico gesto. Una porzione di spazio
Schumann e Albert Dietrich, ma si tratta di so- e di tempo che non ritorna, intrecciata con le
lito di lavori dove ciascun compositore scrive esistenze di ascoltatori». La chiave del proget-
una parte del pezzo, o dove i ruoli sono chiara- to è una decelerazione: tutto il pezzo (di circa
mente definiti (come quello dell’orchestratore, 40 minuti) è un progressivo rallentando di im-
o del regista del suono). Ne I mille fuochi dell’u- pulsi (sono in tutto mille), che iniziano talmen-
niverso l’obiettivo era invece mettersi in gio- te vicini che non si riescono nemmeno a senti-
co tutti sullo stesso piano, immaginando una re, poi si allargano sempre di più, diventano un
scrittura davvero collettiva, pensata insieme, glissando, poi un ribattuto, poi si trasformano
senza divisioni “verticali” degli oggetti musica- in ritmo. In questa progressiva dilatazione, gli
li, ma con un’interazione “orizzontale”. Dopo impulsi si rivelano come “eventi”, si scoprono
avere esplorato alcune possibili dinamiche, i dei mondi al loro interno, come se zoomando
cinque hanno trovato un modo di comporre si riuscisse a cogliere poco a poco ogni elemen-
“in parallelo”, con sessioni di lavoro comune to. La decelerazione delle pulsazioni produce
(anche via skype) e condividendo partitura e così una progressiva articolazione del materia-
parte elettronica su una cartella di dropbox, in le, che diventa sempre più ricco e movimentato,
modo che ciascuno di loro potesse modificare e lascia comparire anche dei corali, fino all’ulti-
sovrascrivere spontaneamente il pezzo. Ciò ha ma pulsazione, la millesima, la più lunga, che
richiesto un preciso inquadramento tecnolo- dura da sola cinque minuti.
gico, ma non era questo l’obiettivo del proget-
to. L’idea era quella di sperimentare una nuova Gianluigi Mattietti

65
Guai ai gelidi mostri

I. In Tyrannos! III. Das Große Nichts der Tiere

Stato si chiama Suona profondo l’Aperto


il più freddo negli occhi dell’Animale
di tutti i gelidi mostri – Il grande Nulla dell’Animale
libero da Morte
A dryness calling for Death
e i Fiori
Il suo Segno unendlich
predica Morte ne sono lo Specchio
Ulceribus taetris Questo si chiama Destino
sepulta Essere sempre di fronte
Paupertas horrida e null’altro –
Stare di fronte –
Corruttore di tutto
Dove vediamo futuro
Luogo
Egli vede il Tutto
d’ogni luce muto
e se stesso nel tutto
Mente
e se stesso salvo per sempre
in tutte le lingue
nel Tutto
l’idolo
Egli
Essere-stato
fast tödliche Vögel der Seele
Funera respectans
das recht was nur sein erstes wort –
nun aber spricht er sein zweites wort –
DAS WORT DER GEWALT IV. Entwicklungsfremdheit

E nella Mente tua Bellezza


Questa non è vanità –
II. Lemuria Da beginnt erst der Mensch
der nicht überflüssig ist –
Quando non può Nell’aria
farsi più buio Unico Irraffigurabile Onnipresente
di quest’ora che affonda – il Canto persuaso
Quando Vuoto lucente
dalle foreste d’ombra senza Imago
minacciano i Lemuri – Misurato pietra su pietra –
Ille Memor Là dove lo Stato finisce
scalzo si leva nell’aria
schiocca le dita discontinuous gods
getta le nere fave Pone Metum
dietro alle Larve – Metum
Scrosciano allora scorze di parole – Pone Metum
Morti vermi ne generano vivi – Pone
Corruptio Faetor Fungus –
Temesaeque concrepat aera Testi a cura di Massimo Cacciari, da Gottfried
Nec requies erat Benn (Dunkler), Lucrezio (De rerum natura),
Ed è l’Aria senza Carlo Michelstaedter (La persuasione e la retorica),
rifugio di Pace Friederich Nietzsche (Così parlò Zarathustra),
Ovidio (Fasti), Ezra Pound (Cantos), Rainer Maria
Rilke (Elegie duinesi), Franz Rosenzweig (La stella
della redenzione)
I mille fuochi dell’universo (2017)
per ensemble ed elettronica

«Che cos’è l’uomo nella natura?


Un nulla in confronto all’infinito,
un tutto in confronto al nulla,
un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto.»
(Blaise Pascal, Pensieri, 72)

I mille fuochi dell’universo parla di un viaggio (nella scrittura del brano o nella sua catena pro-
in cui i viaggiatori sono immobili. Brandelli di duttiva), o si incarica della scrittura di una deter-
tempo passano accanto, sopra, attraverso, in minata sezione. Quello che ci siamo proposti è
un solo gesto: un rallentare infinito. Tra le pie- radicalmente diverso: un unico processo compo-
ghe dell’espansione, nascono mondi che di- sitivo di scrittura, che, come dice Barthes, è una
ventano progressivamente più grandi, fino a sorta di “morale della forma”. In questo senso, ci
confondersi potenzialmente con la vita di tutti legano alle riflessioni di Luigi Nono l’importan-
i giorni. Nel momento in cui durassero ore, gior- za di una dimensione collegiale dell’esperienza
ni, mesi, anni, tutte le vite vi sarebbero incluse. umana (e sonora) e la valorizzazione degli stimoli
Il tempo-vita e il tempo-musica si sovrappongo- provenienti dal contesto sociale, culturale e tec-
no. La mappa coincide con il territorio. La storia nologico. I mille fuochi dell’universo è anche un
della musica non è nuova a lavori co-firmati, ma atto musicale di “politica della scrittura”, in con-
nella maggior parte dei casi si tratta di opere in cui trotendenza con l’immaginario tradizionale del
ciascuno degli autori assume un ruolo specifico compositore.

/nu/thing

67
André Richard Giulia Beatini Marta Fumagalli

Compositore, direttore di coro e di Giulia Beatini si avvicina alla musica Si è laureata in Lettere Moderne nel
ensemble vocali e strumentali, è inoltre all’età di sei anni grazie all’esperienza 2004 e si è diplomata in canto nel 2009
musicista e interprete specializzato del canto polifonico e parallelamente presso il Conservatorio di Musica
nell’esecuzione di live electronics. coltiva l’interesse per il teatro e “G. Verdi” di Como, sotto la guida del
Ha studiato al Conservatorio di l’improvvisazione. Con la formazione soprano Cristina Rubin, perfezionandosi
Ginevra e alla Musikhochschule corale Genova Vocal Ensemble diretta successivamente con Roberto Balconi.
di Friburgo, perfezionandosi in da Roberta Paraninfo si è esibita Collabora con prestigiose formazioni
composizione con Klaus Huber sin da piccola in Italia e in altri paesi strumentali e vocali, in particolare
e Brian Ferneyhough e in musica d’Europa e ha preso parte a diverse nell’ambito della musica barocca, tra
elettronica all’Experimentalstudio stagioni dell’Auditorium “E. Montale” cui Le Concert des Nations diretto da
della Südwestrundfunk di Friburgo e di Genova mettendo in scena opere Jordi Savall, Cappella Neapolitana con
all’IRCAM di Parigi. Successivamente per ragazzi. Comincia a cimentarsi Antonio Florio, Ghislieri Choir & Consort,
ha insegnato al Conservatorio Superiore con la musica contemporanea sotto Les Musiciens du Louvre, Coro RSI
di Ginevra e alla Musikhochschule di la direzione di Massimiliano Damerini con Diego Fasolis, Il canto di Orfeo con
Friburgo dove ha inoltre co-diretto per al Conservatorio “N. Paganini” di Gianluca Capuano, I Pomeriggi Musicali
molti anni l’Instituto per la nuova musica. Genova dove inizia anche una fruttuosa e Atalanta Fugiens con Vanni Moretto,
Le sue opere sono eseguite nel contesto collaborazione con il Dipartimento di laBarocca con Ruben Jais, Cantar
di festival internazionali. In stretta Musica Elettronica e con Roberto Doati. Lontano con Marco Mencoboni.
collaborazione con Luigi Nono, ha Approfondisce lo studio della musica In qualità di solista, si è esibita in
fondato il Solistenchor Freiburg – del vocale da camera al Conservatorio prestigiosi contesti, in Italia e all’estero,
quale è stato direttore artistico fino “G. Verdi” di Torino con Erik Battaglia. tra cui Ravenna Festival , Festival
al 2005 – formazione che ha preso Collabora e si esibisce con il gruppo Monteverdi di Cremona, Gran Teatre del
parte alla prima assoluta di Prometeo di giovani musicisti genovesi Eutopia Liceu di Barcellona, Festival DeSingel
a Venezia nel 1984. Richard si dedica Ensemble, che promuove l’ascolto e d’Anversa, Festival MiTo , Festival Oude
particolarmente all’estetica del suono. la diffusione della musica del “900. Muziek di Utrecht, Teatro Fraschini
Negli anni Ottanta, lavora con Luigi Nono Fonda, insieme ad altri cinque amici e di Pavia, Teatro Comunale di Ferrara,
per Das atmende Klarsein, Prometeo, musicisti il gruppo di improvvisazione Philharmonie de Paris, Festival Pavia
Caminantes … Ayacucho, e altri brani. Abstract Liquid Arkestra, con il quale Barocca, San Fedele Musica, Bozar
Al Festival Warsaw Autumn del 1988 si esibisce in concerti che alternano Music di Bruxelles, Festival d’Ambronay,
dirige Quando stanno morendo. Diario brani di repertorio, sperimentazione Festival Pergolesi Spontini di Jesi,
polacco n° 2, a cui seguono numerosi vocale, composizione improvvisata Opéra de Lyon, Teatro alla Scala, George
altri impegni in qualità di direttore ed elaborazione elettronica dal vivo. Enescu Festival di Bucarest, Saison
d’orchestra, in tutta Europa e non solo. È tra gli interpreti di Magen Zeit Opera Musicale de Royaumont , Musikfest
Nel 2009, dopo Risonanze erranti a di Gabriele Cosmi e Trascrizione di un Stoccarda, Festival Internazionale
Venezia, realizza l’elettronica per l’opera errore di Alexander Chernyshkov in di Musica Antica di Milano, Festival
Al gran sole carico d’amore al Festival prima esecuzione al 49° e 51° Festival di Freunde alter Musik di Basilea,
di Salisburgo, con Ingo Metzmacher. Musica Contemporanea della Biennale Salzburger Bachgesellschaft, Centro
Nel 2010, realizza l’elettronica dell’opera di Venezia. Fa parte dell’ensemble vocale di Musica Antica Pietà de’ Turchini
…22,13…di Mark André a Berlino e ad Cantica Symphonia diretto da Giuseppe di Napoli. Nel 2012, ha inciso l’opera
Amburgo, e il live electronics di Erinnere Maletto con il quale approfondisce lo Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi,
Dich an Golgotha di Klaus Huber. Alla studio del repertorio polifonico italiano con l’ensemble La Venexiana , per Glossa.
Biennale di Venezia del 2013 partecipa, cinque e seicentesco. Come corista e Con il Ghislieri Choir & Consort, nel 2013
con il Quartetto Arditti, all’esecuzione solista svolge attività concertistica con ha inciso il Mattutino de’ Morti
di Helikopter-Streichquartett di le formazioni Ars Cantica Choir, Coro di Davide Perez per Sony Classic,
Karlheinz Stockhausen. Dal 1989 al Maghini e Ghislieri Choir & Consort, e nel 2015 il Dixit Dominus di Händel
2005, Richard è stato direttore artistico con cui partecipa a importanti stagioni per Amadeus. Nello stesso anno, ha
dell’Experimentalstudio der Heinrich e rassegne nazionali e internazionali, inciso Di trombe guerriere, dedicato
Strobel Stiftung des Südwestrundfunks sotto la guida di importanti direttori come a Vivaldi per Dynamic, con l’ensemble
di Friburgo, dove ha contribuito Ottavio Dantone, Alessandro De Marchi, strumentale Pian&Forte.
allo sviluppo di nuove applicazioni Francesco Ivan Ciampa, Ivor Bolton, Nel 2016, infine, Sisto Reina e Armonia
tecnologiche. Con compositori, Juraj Valčuha e James Conlon. Ecclesiastica per Tactus, Händel in
musicisti e collaboratori dello studio, ha Rome 1707 per Sony Classic, e Tarquinio
partecipato all’elaborazione di molte Merula - Musica Sacra per voci
nuove opere con il live electronics. e strumenti per Brilliant Classic.
È abitualmente invitato da istituzioni
di tutto il mondo per la realizzazione
elettronica di grandi opere del repertorio
del XX secolo e di oggi, dalla Salle
Pleyel a Parigi al Teatro alla Scala, dalla
Philharmonie di Berlino al Teatro Colón
di Buenos Aires. A Milano fin da ‘Musica
del nostro tempo’ e da Prometeo diretto
da Claudio Abbado nel 1985, ha spesso
partecipato al Festival di Milano Musica
dagli esordi nel 1992.

68
Alvise Vidolin Luca Richelli mdi ensemble

Regista del suono, musicista informatico, Compositore, sound designer e live Si forma a Milano nel 2002 grazie al
interprete di live electronics, Alvise electronics performer, si è diplomato sostegno dell’Associazione Musica
Vidolin nasce a Padova nel 1949 dove in Pianoforte, Composizione, Musica d’Insieme e fin dagli esordi affianca il
compie studi scientifici e musicali. Ha Elettronica, Composizione e Nuove lavoro a stretto contatto con importanti
curato la realizzazione elettronica e la Tecnologie, Regia del Suono. compositori quali Helmut Lachenmann,
regia del suono di molte opere musicali Docente di Informatica Musicale Gérard Pesson, Stefano Gervasoni,
collaborando con diversi compositori fra presso il Conservatorio “B. Marcello” all’esecuzione di diverse prime assolute
cui Claudio Ambrosini, Giorgio Battistelli, di Venezia e “F. A. Bonporti” di Trento, di giovani compositori emergenti,
Luciano Berio, Aldo Clementi, Wolfango ha insegnato Composizione Musicale collaborando tra l’altro con direttori
Dalla Vecchia, Franco Donatoni, Adriano Elettroacustica presso il Conservatorio come Stefan Asbury, Emilio Pomarico,
Guarnieri, Luigi Nono, Salvatore “G. Verdi” di Como, Sound Design al Beat Furrer, Pierre André Valade, Yoichi
Sciarrino, curandone le esecuzioni in Dipartimento di Nuove Tecnologie Sugiyama. mdi ensemble è artist-in-
festival e teatri internazionali, tra cui, per l’Arte all’Accademia di Belle Arti residence presso il Festival Milano
la Biennale di Venezia, CCOT Festival di Brera (Milano) e Computer Music Musica dal 2012 al 2017; è inoltre
a Taipei, Donaueschinger Musiktage, al Dipartimento di Composizione ospite delle più importanti istituzioni
Festival d’Automne di Parigi, Festival e Computer Music della Staatliche musicali italiane e straniere, tra cui
delle Nazioni di Città di Castello, Warsaw Hochschule für Musik und Darstellende MiTo SettembreMusica, Società del
Autumn, IRCAM di Parigi, Maggio Kunst di Stoccarda. È stato coordinatore Quartetto di Milano, Biennale Musica di
Musicale Fiorentino, Milano Musica, del SaMPL (Sound and Music Venezia, Festival Traiettorie di Parma,
Münchener Biennale, Konzerthaus Processing Lab) del Conservatorio di Bologna Festival, Festival Présences di
e Musik-Biennale Berlin, Ravenna “C. Pollini” di Padova dal 2013 al 2016. Radio France (Parigi), Villa Concordia
Festival, Salzburger Festspiele, Svolge attività concertistica nell’ambito di Bamberg, SMC di Losanna, SWR di
SettembreMusica Torino; Wien Modern; del live electronics eseguendo Stoccarda, ORF di Innsbruck. Negli USA
e i teatri La Scala di Milano, Almeida composizioni proprie e di altri autori si esibisce al LACMA di Los Angeles e
di Londra, Alten Oper di Francoforte, contemporanei in numerose rassegne al Chelsea Music Festival di New York;
Comunale di Bologna, Opera di Roma, musicali tra cui Traiettorie di Parma, nel 2008 debutta a Tokyo. Ha eseguito
La Fenice di Venezia, Théâtre National Colloqui di Informatica Musicale a in prima assoluta al Ravenna Festival
de Chaillot, Odéon e Opéra Bastille Roma, Torino e Venezia, Rassegne L’amor che move il sole e l’altre stelle
di Parigi, Opéra National du Rhin di SaMPL e Centro d’Arte degli studenti di Adriano Guarnieri, opera ripresa
Strasburgo, Staatstheater di Stoccarda. dell’Università di Padova, Auditorium successivamente al Festival dei Due
Collabora dal 1974 con il Centro di Parco della Musica di Roma, Biennale Mondi di Spoleto. Dal 2015 cura a
Sonologia Computazionale (CSC) Musica di Venezia, Sound and Music Firenze il ciclo di concerti “Contrasti
dell’Università di Padova partecipando Computing a Padova, EMUfest di - Le sonorità del ’900”, realizzato al
alla sua fondazione, svolgendo attività Roma, Verona Contemporanea, Museo Novecento ed inserito
didattica e di ricerca nel campo Festival Spaziomusica di Cagliari, nel calendario “Estate Fiorentina”.
dell’informatica musicale ed è tuttora Stagioni ExNovo Musica a Venezia. Sue Nel 2016 assume inoltre la direzione
membro del direttivo. Co-fondatore composizioni sono state pubblicate dalla artistica di “Sound of Wander”, rassegna
dell’Associazione di Informatica casa editrice Ars Publica, e suoi articoli di concerti, incontri e masterclass
Musicale Italiana (AIMI) ne ha assunto la di carattere musicologico sono apparsi nella città di Milano. La discografia di
presidenza nel triennio 1988-1990. Dal sul Bollettino della Società Letteraria di mdi ensemble include CD monografici
1977 ha collaborato in varie occasioni Verona. La composizione Opera Omnia è dedicati a Stefano Gervasoni – premiato
con la Biennale di Venezia soprattutto stata selezionata dal CEMAT e pubblicata con il prestigioso riconoscimento Coup
in veste di responsabile del Laboratorio nella collana di musica elettroacustica. de coeur-musique contemporaine
permanente per l’Informatica Musicale La composizione InterplaYflute, per 2009 dall’Accademia Charles Cros –
della Biennale (LIMB). Dal 1992 al 1998 flauto ed elettronica ha ricevuto la e a Sylvano Bussotti, Marco Momi,
ha collaborato con il Centro Tempo menzione speciale per il live electronics Giovanni Verrando, Misato Mochizuki
Reale di Firenze come responsabile della al Premio Nazionale delle Arti di Trento ed Emanuele Casale. È in uscita per
produzione musicale e dal 1976 al 2009 nel 2009. Recentemente ha pubblicato l’etichetta parigina l’empreinte digitale il
è stato docente di Musica Elettronica presso Edizioni Musicali TauKay un CD DVD See the Sound – Homage to Helmut
presso il Conservatorio “B. Marcello” di di composizioni acusmatiche. Lachenmann, realizzato dall’ensemble
Venezia. È inoltre membro del comitato Ha scritto, su commissione dell’IRCAM, il presso la Fondazione Cini di Venezia.
scientifico dell’Archivio Luigi Nono e manuale online della libreria OMChroma
socio dell’Istituto Veneto di Scienze per l’ambiente grafico di aiuto alla
Lettere e Arti. Ha pubblicato lavori composizione OpenMusic. Sonia Formenti, flauto
di carattere scientifico e divulgativo, Paolo Casiraghi, clarinetto
e tenuto numerose conferenze sui Marco Anastasio, tuba
rapporti fra musica e tecnologia. Svolge Lorenzo Rovati, violino
inoltre attività di ricerca scientifica nel Paolo Fumagalli, viola
campo del Sound and Music Computing Giorgio Casati, violoncello
studiando le potenzialità compositive ed Dario Calderone, contrabbasso
esecutive offerte dai mezzi informatici in Luca Ieracitano, pianoforte
tempo reale e dai sistemi multimodali.

69
Nella foto in alto:
György Ligeti e Salvatore Sciarrino. Bologna, Teatro Comunale, 1979
Nella foto in basso: Prima italiana di Le Grand Macabre
Zoltán Peskó, Roland Topor, Collezione Salvatore Sciarrino,
György Ligeti, Salvatore Sciarrino Fondazione Paul Sacher, Basilea
e Giorgio Pressburger. (per gentile concessione)
lunedì 30 ottobre 2017 L’isola delle voci
ore 20.30
Teatro Elfo Puccini
Sala Shakespeare

Arditti Quartet
Irvine Arditti, violino
Ashot Sarkissjan, violino
Ralf Ehlers, viola
Lucas Fels, violoncello
Jake Arditti, controtenore

James Tenney (1934—2006)


Arbor Vitae (2006, 13’)
Prima esecuzione italiana

Salvatore Sciarrino (1947)


Sei quartetti brevi (1967/92, 17’)
I. A tempo
II. Veloce
III. Misurato e senza tempo
IV. Non presto
V. Presto, un pensiero a Lachenmann
VI. La Malinconia (Lentamente)

György Ligeti (1923—2006)


Quartetto per archi n. 2 (1968, 21’)
Allegro nervoso
Sostenuto, molto calmo
Come un meccanismo di precisione
Presto furioso, brutale, tumultuoso
Allegro con delicatezza

Salvatore Sciarrino
Cosa resta (2016, 15’) per quartetto d’archi e voce
da Immagina il deserto
Co-commissione Musica Viva Munich, Festival d’Automne di Parigi
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung e Milano Musica
Prima esecuzione italiana

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in collaborazione con
Tenney, Sciarrino, Ligeti

James Tenney è stato un vero pioniere della poneva una nuova prospettiva, lasciando spa-
nuova musica negli Stati Uniti. Nato in New zio ad una scrittura strumentale fatta solo di
Mexico, ha studiato musica elettronica alla textures, di superfici timbriche nettamente dif-
University of Illinois, dove ha frequentato i cor- ferenziate: «sono stato influenzato particolar-
si di Harry Partch e di Lejaren Hiller, è stato at- mente dalla tecnica pittorica di Cézanne, che
tivo come pianista (ha suonato anche con Philip mi ha insegnato che il colore può rimpiazza-
Glass e Terry Riley), ha assimilato l’eredità del- re i contorni, che dei volumi e dei pesi posso-
la scuola di Darmstadt, ha composto lavori per no generare la forma». Si tratta di una scrit-
nastro magnetico come Collage #1 “Blue Suede” tura a-tematica, ma piena di contrasti e molto
(1961) (dove manipola frammenti della canzone virtuosistica, che spinge gli strumenti al limite
Blue Suede Shoes di Elvis Presley), ha utilizzato delle loro possibilità e verso registri estremi,
software di sintesi digitale, ha applicato model- con elaborate poliritmie, e un proliferare di
li stocastici alla composizione, ha esplorato il modalità esecutive, tutte definite con estrema
mondo microtonale, ampliando (anche come cura (l’uso degli armonici, le molteplici ma-
teorico) alcune idee di Partch, è stato uno niere di produrre il pizzicato, le diverse tecni-
dei primi compositori a delineare un’estetica che d’archetto). Sono dettagli strumentali che
della computer music. Nel 1963 Tenney ave- hanno anche una precisa connotazione espres-
va composto un quartetto per archi intitolato siva, e che suggeriscono una sorta di dramma-
Stochastic String Quartet, uno dei primi lavori turgia sonora, una «scena teatrale immagina-
al mondo generati col computer. E un quartet- ria» (simile a quella di Aventures et Nouvelles
to per archi è anche la sua ultima composizio- Aventures), dove si presentano stati d’animo
ne, Arbor Vitae, scritta nell’estate del 2006 (era contrastanti, languori e irrequietezze, per-
già gravemente malato, e si fece aiutare nel- sonaggi sonori che talvolta compaiono come
la stesura della partitura dal giovane compo- fantasmi, in un susseguirsi di eventi spaesan-
sitore Michael Winter), ed eseguita postuma. te. Nel primo dei cinque movimenti (Allegro
A partire da un algoritmo, Tenney genera un nervoso), dominato da un formicolare di pic-
campo di altezze molto esteso, che comprende coli intervalli, la struttura appare frammenta-
suoni calcolati fino alla 1331° parziale: i quat- ta con repentini cambi di tempo e di texture,
tro strumenti vanno accordati in maniera non con un gesto feroce dei due violini, che però
convenzionale, devono suonare senza vibra- non produce alcuno sviluppo, con un progres-
to, e seguire dei piccoli numeri posti sopra le sivo accumulo di energia che alla fine raggiun-
note che esprimono in cents (centesimi di se- ge un climax (ffff) e improvvisamente collas-
mitono) le deviazioni microtonali. Basandosi sa, con «l’effetto di un palloncino punto da un
su uno schema stocastico, crea un universo di ago che gradualmente si affloscia». Nel secon-
lunghi suoni tenuti, che si espande e si contrae, do movimento (Sostenuto, molto calmo), all’in-
con ondate di crescendo e decrescendo, e un terno di uno spazio armonico assai compresso,
continuo fluttuare della densità temporale (il si innesca una sorta di canone timbrico, tut-
tempo in partitura è indicato dalla distanza tra to giocato su microintervalli e sull’alternan-
le note). Il risultato è un microcosmo sospe- za di diverse modalità strumentali. Al Poème
so e straniante, una trama armonica molto dis- Symphonique per 100 metronomi (1962) ri-
sonante, che si dispiega lentamente, come una manda invece il terzo movimento (Come un
pianta che cresce, mostrando tutte le sue rami- meccanismo di precisione), concepito come un
ficazioni. Un gioco di ramificazioni di linee mi- puro automatismo, pizzicato, fatto di pulsazio-
crotonali era anche alla base di Ramifications, ni sincrone sulle quali via via si innestano sud-
pezzo per archi che György Ligeti compose divisioni metriche sempre più complesse. Il
nel 1968, e che rappresenta il culmine della quarto, ruvido movimento (Presto furioso, bru-
sua fase di ricerca imperniata sulla micropolifo- tale, tumultuoso) si basa su accordi dissonanti e
nia, sull’idea di un continuum caleidoscopico culmina su un fortissimo (fffff) sul ponticello,
fatto di linee addensate. Lo stesso anno, Ligeti «come un urlo selvaggio». All’opposto, il mo-
scrisse anche il Quartetto per archi n. 2 in cui si vimento finale (Allegro con delicatezza) prende

72
le mosse da un ondeggiamento su un interval- ha introdotto nella scrittura strumentale anche
lo di terza che via via si allarga fino a diven- una seconda dimensione, quella “vocale”, che è
tare un arpeggio molto dilatato, che produce l’eco della voce umana. Questo stile emerge an-
un flusso ininterrotto, una superficie sonora che in Cosa resta, terzo movimento di un lavoro
uniforme e lieve, tutta nelle nuances del piano, più ampio per voce e ensemble strumentale in-
come una nuvola che si dissipa. titolato Immagina il deserto (2016). È un pezzo
Anche i Sei quartetti brevi di Sciarrino sono al- per controtenore e quartetto d’archi, concepi-
trettante enunciazioni di modi sonori diver- to come una “vanitas” (genere di natura mor-
si. Composti tra il 1967 e il 1992, hanno for- ta secentesca, pieno di elementi simbolici rife-
me brevi (dal minuto e mezzo del Quartetto riti alla morte, come un teschio, una candela,
II ai quattro minuti del Quartetto I), ma in una clessidra, un orologio, un insetto, un frutto
sé conchiuse e autosufficienti: «sono forme bacato, un fiore spezzato) e basato sull’inventa-
dove c’è tutto, ma sono forme piccole. Però rio dei beni di Andrea del Sarto. Il pittore fio-
non sono miniature, sono forme schumannia- rentino morì nel 1530 di peste bubbonica, la-
ne». Ciascuno dei sei quartetti sembra in effet- sciando all’Ospedale degli Innocenti tutti i
ti esplorare un differente tipo di articolazione, suoi beni, che furono allora inventariati. Ma la
definire un preciso mondo di gesti strumentali moglie Lucrezia gli sopravvisse per quarant’an-
fatto di suoni elusivi, fragili, strutture ritmiche ni, e quando i priori dell’Ospedale tornarono
e ripetitive che sembrano sempre sul punto di nel 1570 per verificare la sussistenza di questi
disintegrarsi. Sono anche stili che appartengo- oggetti («una botte, un descuccio, una stuo-
no a epoche diverse della produzione sciarri- ia, una mezzina di rame, una lucerna d’ottone,
niana, e sono modi diversi di usare il quartetto dua guanciali di quoio dorato, un coltrone et
d’archi. Nel Quartetto I il compositore esplora lenzuola, dua gammurre, una taschetta di quo-
il movimento longitudinale dell’archetto sul- io, una predella dipinta, uno telaio di finestra,
la corda, con i suoi effetti soffiati, e le meta- una pelle bianca vechia, una pietra di porfido
morfosi timbriche sui disegni di armonici. Nel da macinare»), constatarono che erano perlo-
II crea una dimensione sospesa e vibratile, at- più distrutti, consumati, fradici, bruciati, o ri-
traverso figure rapidissime, ai limiti dell’udi- dotti in cenciami, o letteralmente spariti («non
bile, e con velocità discontinue, di tipo fratta- ci sono»). Nella partitura di Sciarrino la par-
le. Nel III impernia tutto il discorso musicale te vocale è suddivisa, quasi come una litania,
su un unisono, in fortissimo («così intenso da tra l’enunciazione dell’oggetto e la descrizione
smarrire l’identità del suono»), ma su corde di- del suo stato, e si muove attraverso discese sil-
verse, quindi con spettri armonici distinti che labate, come glissati molto lenti, ma misurati, e
creano un timbro molto complesso, nel quale con un aura microtonale che li fa sembrare dei
non si percepisce più l’altezza ma i cambi d’ar- parlati. Il quartetto ha pochi intrecci strumen-
co. L’uso degli armonici sopracuti, un suono tali, e risponde al canto come un’eco vocale,
più esile e un periodare più vago caratterizza con suoni sottili e sibili nervosi. Solo nella se-
gli ultimi tre quartetti: il IV con le sue sonorità conda parte sviluppa una trama puntillistica,
flautate, ottenute suonando al ponticello, con quasi “polverosa”, fatta di pizzicati al ponticel-
la sordina e con l’arco “spazzolato”; il V con lo (che generano un rumore secco, poco riso-
piccole cellule isolate che via via si coagulano nante e inarmonico), accompagnando la voce
e lasciano spazio a violenti suoni grattati; il VI che reitera i commenti a quell’inventario («da
(La Malinconia) dove mesti glissati discendenti fuocho… in brani… rotti… tutto è consuma-
avvolgono frammenti soffiati di una melodia. to… et finito… polvere… tutto… finito… tut-
I Sei quartetti brevi appartengono a quella che to… polvere…»). Alla fine resta una trama sta-
Sciarrino definisce la dimensione “cosmologi- tica e inerte di multifonici, che accompagna le
ca” della scrittura strumentale, che è l’eco dei ultime verifiche, come se quella polvere si fos-
suoni del mondo che ci circonda ed è legata se definitivamente depositata.
alle articolazioni timbriche proprie degli stru-
menti. Ma a partire dal Quartetto n. 7 (1999) Gianluigi Mattietti

73
Cosa resta

Nella volta:
- una botte piccola di barili 4 incirca,
- un’altra botticella di barili 3, queste son tutte guaste dal tempo, intarlate e da fuocho
In sala terrena:
- uno descuccio da tagliare con mezo celonuzzo a vergole, che il celonuzzo è in brani
- una stuoia con cornice dipinta a porfido, che la stuoia è ita in polvere
- una storia fiandrescha dipintovi Sogdoma, è in essere
- dua infrescatoi di vetro, sono rotti
- una mezzina di rame con quattro tazze di terra, mancano le tazze
- una lucerna piccola d’ottone, è in essere, molto cattiva
In camera terrena:
- dua guanciali di quoio dorato vechi, non sono buoni a nulla
- un coltrone et lenzuola, primaccio, et dua guancialini, sono tutti in essere, salvo che
le lenzuola, le quali il tempo ha ridotte in cenciami
- dua gammurre vechie nere, di panno disfatto di panni di Andrea, che tutto è consumato
et finito
- una taschetta di quoio con drento certe tavoluzze da disegnare et una veste di quoio
da bicchieri, non ci sono
In sala di sopra:
- una predella dipinta da sedere vechia, è disfattasi
In su l’acquaio:
- tre deschetti vechi, credo sieno iti al fuocho
In cucina:
- uno telaio di finestra impannata vechio, al fuocho
Nella bottega:
- una pelle bianca vechia d’una veste d’Andrea, è consumata
- una pietra di porfido da macinare sopra uno descho, queste cose non ci sono, che il legname
era fradicio

(dall’inventario dei beni di Andrea del Sarto, 1531, verificato nel 1570)

74
Irvine Arditti
e Salvatore Sciarrino
Parma, 2005

Quartetto Arditti

Il Quartetto Arditti gode di fama mondiale quindi cerca sempre di lavorare insieme dello spettacolare Helicopter Quartet
grazie alle sue raffinate interpretazioni a ciascun compositore di cui esegue le di Stockhausen. Le registrazioni
di musica contemporanea e del XX musiche. L’impegno dei quattro musicisti più recenti sono edite dall’etichetta
secolo. Centinaia di quartetti sono stati in campo educativo è dimostrato dalle francese Aeon e includono brani di
composti per l’ensemble fin dalla sua frequenti masterclass e dai laboratori a Harvey, Dusapin, Birtwistle, Gerhard,
fondazione, avvenuta nel 1974, per favore di giovani interpreti e compositori Ferneyhough e Paredes. In trent’anni
volere del violinista Irvine Arditti. Sono di ogni parte del mondo. L’estesa di carriera, l’ensemble ha ricevuto
opere che hanno lasciato un segno nel discografia del Quartetto Arditti ora diversi riconoscimenti per il suo lavoro.
repertorio del secolo scorso e hanno annovera più di duecento CD, dei quali Ha vinto più di una volta il Deutsche
assicurato al Quartetto Arditti un posto 42 realizzati per l’etichetta francese Schallplattenpreis; in Gran Bretagna
nella storia della musica. Prime mondiali Naïve Montaigne, con cui continua la ha ricevuto il Gramophone Award per
di quartetti firmati da compositori collaborazione. La collezione si pone la migliore registrazione di musica
come Abrahamsen, Adès, Andriessen, come un punto di riferimento, con le da camera contemporanea nel 1999
Aperghis, Bertrand, Birtwistle, Britten, sue numerose opere di compositori (Elliott Carter) e nel 2002 (Harrison
Cage, Carter, Denisov, Dillon, Dufourt, contemporanei registrate in loro Birtwistle). Nel 2004, la francese
Dusapin, Fedele, Ferneyhough, presenza, e la prima integrale digitale Académie Charles Cros gli ha conferito
Francesconi, Gubaidulina, Guerrero, della musica per archi della Seconda il Coup de Coeur per il contributo
Harvey, Hosokawa, Kagel, Kurtág, Scuola di Vienna. Il Quartetto Arditti ha eccezionale alla diffusione della musica
Lachenmann, Ligeti, Maderna, Manoury, registrato oltre venti album anche per d’oggi. Nel 1999 il Quartetto Arditti è
Nancarrow, Reynolds, Rihm, Scelsi, altre etichette e, nell’insieme, questa stato onorato del prestigioso Ernst von
Sciarrino, Stockhausen, Xenakis e collezione discografica rappresenta Siemens Musikpreis alla carriera, unico
molti altri, mostrano quanto ampia sia la più estesa letteratura per quartetto ensemble ad aver finora ricevuto questo
l’indagine musicale nel repertorio del disponibile negli ultimi quarant’anni. riconoscimento. L’archivio completo del
Quartetto Arditti. L’ensemble ritiene Vi si trovano i quartetti di Berio, Cage, Quartetto è conservato alla Fondazione
che una stretta collaborazione con i Carter, Lachenmann, Ligeti, Nono, Rihm, Sacher di Basilea.
compositori sia vitale per il processo di l’integrale della musica da camera di
interpretazione della musica moderna e Xenakis, così come la registrazione

Jake Arditti

Cantante professionista già all’età di Nel repertorio barocco inglese ha altrettanta versatilità, da La Calisto di
undici anni, quando ha cantato Yniold in interpretato lo Spirito in Dido and Aeneas Cavalli (La Nuova Musica alla Wigmore
Pelléas et Mélisande al Glyndebourne di Purcell e Cupido in Venus and Adonis Hall), Contre-ténors (con Il Pomo d’Oro
Festival Opera e alla English National di Blow, entrambi a Innsbruck. I ruoli al Festival de Sablé) e From Soul to
Opera, Jake Arditti ha intrapreso una romantici e moderni includono Hänsel in Soul con il Pera Ensemble ad Heidelberg
fulminea carriera grazie alla vittoria Hänsel und Gretel di Humperdinck e Colonia, alla prima esecuzione delle
della Baroque Singing Competition di (Wiener Kammeroper), il Principe Gogo Canciones Lunáticas per controtenore
Innsbruck nel 2012, riscuotendo un vasto in Le Grand Macabre di Ligeti (Essen) e e quartetto d’archi di Hilda Paredes al
consenso di critica e di pubblico, non solo SUM di Max Richter e Wayne McGregor. Festival di Edimburgo. Progetti futuri
nell’ambito del repertorio barocco ma Le sue vaste possibilità vocali gli hanno includono Sesto (Teatro Colón), Voce di
anche nel repertorio raro, in ruoli come permesso di affrontare ruoli quali Apollo in Morte a Venezia (Stoccarda),
Emone nell’Antigone di Traetta (Wiener Amore ne L’incoronazione di Poppea di David in Saul di Händel al Theater an
Kammeroper) ed Euripilo‚ La Discordia Monteverdi e il ruolo di Nerone (soprano) der Wien, Amore/Primo Familiare ne
e Polluce nell’Elena di Cavalli (Festival in Agrippina di Händel. Sul versante L’incoronazione di Poppea per l’Opera
d’Aix en Provence, Lille e Lisbona). concertistico, Jake Arditti ha dimostrato di Zurigo.

75
28

5 3

III sul pont. tasto


5 5 5 5 pont. 3

vibr. senza vibr.

vibr. senza vibr.

15

(I)

3 5

smorz. tasto
(tasto) 8
appena vibr. non vibr. con l’arco
5

5 5 5

smorz.
vibr. non vibr. con l’arco
IV tasto 5
5 5

smorz.
vibr. non vibr. con l’arco
5

210 smorz.
con l’arco
(15)

(8)

5 5 3 5

5 5

5
3

RTC - 3028

Salvatore Sciarrino. Quartetto n. 8, p.28


© Rai Com (per gentile concessione)
venerdì 3 novembre 2017 Spazi inversi
ore 20.30
Auditorium San Fedele

Quatuor Diotima
Yun-Peng Zhao, violino
Constance Ronzatti, violino
Franck Chevalier, viola
Pierre Morlet, violoncello
IRCAM Computer-Music Design: Vincent Isnard (**), Manuel Poletti (*)
gmem-CNCM-marseille Computer-Music Design: Charles Bascou (**)
IRCAM Sound Engineer: Jérémie Bourgogne

Salvatore Sciarrino (1947)


Quartetto n. 8 (2008, 10’)

Alberto Posadas (1967)


da Liturgia Fractal (2003/08)
4. Arborescencias (11’)
1. Ondulado tiempo sonoro... (8’)

Ashley Fure (1982)


Anima (2017, 27’) per quartetto d’archi ed elettronica **
Co-commissione gmem-CNCM-marseille, Théâtre d’Orléans,
IRCAM-Centre Pompidou, ProQuartet
con il sostegno di ULYSSES Network
sostenuto dalla Commissione europea (Europa Creativa)
Prima esecuzione italiana

Mauro Lanza (1975)


The 1987 Max Headroom Broadcast Incident (2017, 11’) *
per quartetto d’archi aumentato
Co-commissione IRCAM-Centre Pompidou,
ProQuartet, Warsaw Autumn e Milano Musica
Prima esecuzione italiana

Il concerto è preceduto alle ore 18.30 da un incontro con Mauro Lanza

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

Nell’ambito de La Francia in scena, stagione artistica dell’Institut français Italia,


realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno
dell’Institut français e del Ministère de la Culture et de la Communication,
della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem Copie Privée, della Commissione
europea (Europa Creativa) e del Ministero dell’Istruzione italiano dell’Università
e della Ricerca - Afam (MIUR - Afam).
Sciarrino, Posadas, Fure, Lanza

Nel Quartetto n. 7 (1999) Sciarrino aveva comin- del mondo». Anche Alberto Posadas si è sem-
ciato ad innestare nel corpo della musica stru- pre interessato a lavorare con modelli astrat-
mentale lo stile vocale affinato negli anni. Nel ti legati a fenomeni naturali, per poter con-
Quartetto n. 8 (2008) porta avanti quest’idea, trollare delle strutture complesse a partire da
con una scrittura strumentale di forte lirici- schemi semplici. Ad esempio i cinque quartet-
tà, come emerge già nell’ampio fraseggiare del ti per archi che costituiscono il ciclo Liturgia
violino secondo e della viola all’inizio del pez- Fractal (2003-2008: Ondulado tiempo sono-
zo. Questa dimensione “cantabile” è enfatizza- ro..., Modulaciones, Órbitas, Arborescencias,
ta anche dall’estrema rarefazione del contesto Bifurcaciones) sono basati su diversi modelli
strumentale complessivo, e dall’ispessimento frattali. In Arborescencias, tutti i materiali mu-
delle linee “vocali”, ottenute con raddoppi e sicali e il sistema delle altezze sono regolati dal
ampi intervalli armonici, in relazione di terza sistema di Lindenmayer, un modello che de-
e di sesta (in una lunga sezione, la linea del vio- scrive il comportamento nella crescita dei ve-
loncello, nel registro grave, è raddoppiata dal getali, e che permette a Posadas di creare una
“flautato” sovracuto del violino secondo). Ne struttura arborescente applicata al fattore tem-
emerge un’espressività molto particolare, data porale: in ogni sezione la ripartizione del ma-
anche dai glissati discendenti, dagli armonici teriale dipende dalla durata di quella prece-
superacuti (che Sciarrino aveva iniziato ad uti- dente, esattamente come in una pianta, dove la
lizzare nei Capricci per violino del 1976, e che lunghezza di un germoglio dipende da quella
non aveva impiegato nel Quartetto n. 7), dall’u- del precedente al momento della biforcazione.
so dei suoni multipli che compaiono a metà del Arborescencias è anche un pezzo a sé all’inter-
pezzo in forma di “ombra”, poi si moltiplicano no del ciclo, perché ha una struttura concer-
e creano, dopo un lungo assolo del violoncel- tante costruita intorno a due cadenze del pri-
lo, una vera barriera di suono, aspra, stridula, mo violino, ed è a partire dal materiale esposto
dall’effetto quasi elettronico, che tende a som- dal violino che il trio genera la fitta trama frat-
mergere il canto. La musica di Sciarrino nasce tale, dove ogni segmento musicale dipende
da precise geometrie, da regole percettive fon- sempre dalla situazione e dalla taglia del seg-
date sull’evoluzione del concetto di Gestalt, da mento che lo ha preceduto. Ondulado tiem-
strutture di tipo frattale, che per il composito- po sonoro… usa invece come modello frattale
re rappresentano «la coniugazione fra la misu- il moto browniano (riferito al movimento di-
ra matematica e la geometria delle cose reali, sordinato delle particelle nei fluidi), che regola

Lezioni a Città di Castello,1996.


Tra gli altri: Francesco Filidei,
Carlo Carcano, Mauro Lanza,
Grazia Giacco, Lorenzo Pagliei,
Tiziano Manca.
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher,
Basilea (per gentile concessione)

78
la macrostruttura, con un diverso grado di im- WTTW durante un episodio della serie di fan-
precisione per ogni strumento, e determina an- tascienza Doctor Who, facendo apparire un in-
che tutti gli altri elementi della composizione, dividuo mascherato da Max Headroom (per-
la durata dei singoli eventi, la disposizione dei sonaggio televisivo molto popolare in quegli
registri, la successione temporale dei suoni. anni) che, con un audio distorto, iniziò a ge-
Poiché i frattali applicati ai moti browniani ge- mere, urlare e ridere, declamando slogan pub-
nerano delle simmetrie irregolari, molto simili blicitari, cantando un frammento della canzo-
al movimento concentrico delle onde quando ne dei Temptations I’m losing you e il tema del
si getta una pietra nell’acqua, il risultato è una cartone animato Clutch Cargo. Si lamentò delle
musica fatta di figure fluide e mobilissime, pie- sue emorroidi, scoreggiò, e alla fine si fece scu-
ne di energia, che si stratificano in maniera sfa- lacciare da una complice vestita da domestica.
sata come delle onde longitudinali, alternate a In questo lavoro, Lanza usa un’elettronica low-
suoni che tendono a estinguersi. fi su quattro canali (con risposte impulsionali
Molti compositori oggi hanno cominciato a delle casse armoniche degli strumenti), elabo-
usare l’elettronica in un modo estremamente ra i suoni ispirandosi alle stesse tecniche usa-
basico, spesso associata a strumenti meccani- te all’epoca per le trasmissioni televisive e ra-
ci, comunque lontanissima dalla prospettiva di diofoniche (come la modulazione ad anello e il
un purismo astratto e digitale. Ne è un esem- frequency shifting), prepara accuratamente gli
pio il lavoro di Mauro Lanza The 1987 Max archi con piccole dosi di patafix, che pure cre-
Headroom Broadcast Incident (2017) per quar- ano l’effetto di un frequency shifting analogico.
tetto d’archi ed elettronica, nato come omaggio Inserisce anche alcune citazioni musicali, lega-
alle vecchie tecnologie e all’oscura visione fan- te al video pirata: gli iniziali rumori statici a 50
tascientifica e “cyberpunk” degli anni Ottanta. Hz e a 60 Hz diventano due fondamentali dalle
All’origine della composizione ci sono due sug- quali sono ricavati i quattro accordi della can-
gestioni cinematografiche: la testimonianza zone dei Temptations, poi emerge un elemento
visionaria di David Cronenberg sul suo film melodico che viene invece dalla sigla di Doctor
Videodrome, e un vecchio video pirata, trova- Who, quindi una sequenza di armonici costru-
to su internet. Si tratta del più celebre episodio ita sul profilo del temino di Clutch Cargo (alle
di pirateria televisiva che si verificò a Chicago note suonate dagli strumenti vengono anche
la sera del 22 novembre 1987: i pirati riusciro- associati dei campioni della trasmissione pirata
no a introdursi nei canali della emittente locale e dei processi di demodulazione, che diventano

Carlo Carcano, Francesco


Filidei, Salvatore Sciarrino,
Mauro Lanza, Lorenzo Pagliei.
Città di Castello, 2016.
Collezione Salvatore
Sciarrino, Fondazione
Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

79
l’ombra elettronica, distorta e sibilante, di quel- che trasmettono la vibrazione della loro mem-
la melodia). Anche Ashley Fure usa un’elettro- brana alla superficie con la quale entrano in
nica molto legata agli strumenti, e “umaniz- contatto), che trasformano gli strumenti in
zata”, che deriva dalla sua personale poetica agenti attivi di proiezione acustica: gli inter-
musicale, di tipo “tattile”: «Il suono inizia dal preti muovono questi trasduttori da un pun-
tocco: aria muove l’aria, i crini sfregano le cor- to all’altro della superficie dei loro strumenti
de, le dita premono e tirano e pizzicano. Il lavo- (seguendo un pentagramma dove ciascuna li-
ro che faccio è volto ad accrescere questa fon- nea corrisponde a una precisa posizione sul-
te tattile del suono». La musica della giovane la cassa dello strumento), come fossero degli
compositrice americana è insieme virtuosistica stetoscopi che insufflano dei suoni animati
e cruda, fatta di timbri complessi, ottenuti con all’interno di oggetti inanimati. Via via che il
tecniche strumentali estese, e di suoni ricavati pezzo si sviluppa, questi “stetoscopi sonori”
da materiali come il metallo e il cartone. È una si mescolano a dei feedback volatili ma sem-
musica che appare talvolta come puro effetto pre più incalzanti, che la Fure interpreta come
sussidiario di un’azione, che si muove sempre dei Golem («dei semplici blocchi di argilla cui
tra la dimensione del concerto e quella dell’in- un incantesimo dà vita») o dei Frankenstein
stallazione acustica, che aspira, come la pittu- («destinati a sopraffare coloro che hanno dato
ra di Francis Bacon, a bypassare il cervello e loro la vita»): «Anima cerca un sangue elet-
a toccare direttamente il sistema nervoso, e le trico, un respiro digitale, un mostruoso dive-
sensazioni viscerali dell’udito. Ne è un esem- nire nel cuore della tradizione del quartetto
pio Anima (2016-2017), dove un quartetto per d’archi».
archi viene “aumentato” attraverso un insie-
me di trasduttori mobili (piccoli altoparlanti Gianluigi Mattietti

IRCAM - Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique

L’IRCAM è uno dei più importanti Vincent Isnard ha proseguito la sua società di produzione musicale Music
centri pubblici di ricerca al mondo ricerca arricchendola con un Master in Unit di Montreuil. Parallelamente,
dedicati alla creazione musicale e alla Acoustics, Signal processing, Computer partecipa in qualità di compositore e
ricerca scientifica. Luogo unico dove science, Applied to Music (ATIAM) e un regista del suono a numerosi progetti
convergono prospettiva artistica e Dottorato dedicato al riconoscimento artistici in Europa – concerti, danza,
innovazione scientifica e tecnologica, uditivo del timbro, entrambi all’IRCAM. teatro, arti visive, installazioni sonore.
l’Istituto è diretto da Frank Madlener I suoi lavori scientifici sono stati
e riunisce più di centosessanta presentati in riviste e congressi
collaboratori. L’IRCAM sviluppa tre assi internazionali. Isnard ha parallelamente Charles Bascou
principali – creazione, ricerca, diffusione compiuto studi filosofici incentrati sulla
– durante la stagione parigina, le tournée percezione musicale all’Università di Musicista autodidatta e ingegnere
in Francia e all’estero e la nuova iniziativa Brest, alla Sorbona e all’École Normale di formazione, Charles Bascou si
inaugurata nel 2012, ManiFeste, che Supérieure. Ha approfondito le tecniche specializza nella ricerca delle tecnologie
riunisce un festival internazionale e contemporanee con Laurent Durupt e applicate alla musica e alle arti visive
un’accademia multidisciplinare. Denis Dufour. all’IRCAM. Collabora per la regia del
Fondato da Pierre Boulez, l’IRCAM suono con numerosi compositori,
è associato al Centre Pompidou ed è Manuel Poletti musicisti e artisti in residenza al gmem-
sostenuto dal Ministère de la Culture et CNCM di Marsiglia e, parallelamente,
de la Communication. L’ Unità mista di È compositore, “computer musician”, sviluppa lavori di composizione,
ricerca STMS (Sciences et technologies informatico musicale all’IRCAM. Ha improvvisazione e performance sonore.
de la musique et du son), presso l’IRCAM, studiato musica classica ai Conservatori Nel 2009 entra a far parte del Collettivo
è sostenuta dal CNRS e dall’Université di Besançon e di Digione fino al 1986, e Large Bande per l’esplorazione di
Pierre et Marie Curie, nel quadro del ha studiato composizione presso l’ICEM forme dimostrative delle musiche
progetto MuTant dell’INRIA (Institut della Folkwang Hochschule di Essen elettroacustiche. Collabora, inoltre,
national de recherche en informatique et in Germania dal 1993 al 1995. Inizia a con la coreografa Mathilde Monfreux
en automatique). collaborare con l’IRCAM nel 1998 come per la composizione delle musiche degli
informatico musicale, partecipando spettacoli Tube e Last Lost Lust. Nel
a numerosi progetti di creazione, 2012, collabora con l’etichetta Daath
Vincent Isnard pedagogia, valorizzazione e R&D. Records esibendosi in performance
Nel 2009 collabora con la società Cycling solistiche in vari luoghi di Marsiglia, e in
Dopo aver completato gli studi ’74, a San Francisco, che sviluppa il particolare per Le Transistor nel 2016.
in Ingegneria del suono (Brest) e programma Max, creato inizialmente
Computer Music Design (Saint Etienne), all’IRCAM. Dal 2013, è membro della

80
Lorenzo Pagliei,
Salvatore Sciarrino,
Francesco Filidei,
Mauro Lanza,
Carlo Carcano.
Città di Castello, 2017
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher,
Basilea (per gentile
concessione)

Quartetto Diotima

Il Quartetto Diotima, fondato nel 1996 la Seconda Scuola di Vienna e Janáček.


da diplomati del Conservatoire National Vincitore di numerosi concorsi
supérieur de musique di Parigi, riflette internazionali, il Quartetto ha il
nel nome la sua duplice identità: sostegno del Ministero della Cultura
Diotima è chiaro riferimento sia al e della Comunicazione francese, ed è
romanticismo tedesco e a Hölderlin, supportato da varie istituzioni culturali
sia al quartetto Fragmente-Stille an e da mecenati privati. Innumerevoli
Diotima di Nono. Il Quartetto collabora i riconoscimenti internazionali per
con grandi compositori contemporanei l’attività discografica, che realizza
- Helmut Lachenmann, Brian in esclusiva per l’etichetta Naïve.
Ferneyhough, Toshio Hosokawa – e Il primo album, dedicato a Lachenmann
commissiona con regolarità nuovi brani e Nono, ha riscosso nel 2004 il Coup
a eminenti autori, tra cui Tristan Murail, de cœur dell’Académie Charles Cros
Alberto Posadas, Rebecca Saunders, e il Diapason d’or. Nel vasto catalogo
Gérard Pesson, Pascal Dusapin. discografico del gruppo spiccano, fra gli
Presenza costante nelle più prestigiose altri, i due quartetti di Janáček (Diapason
sale da concerto – Philharmonie e d’or 2008), i quartetti di Lucien Durosoir
Konzerthaus di Berlino; Reina Sofia (Choc di Le Monde de la Musique),
di Madrid; Cité de la Musique di il Concerto per quartetto d’archi e
Parigi; Wigmore Hall e South Bank orchestra di Schönberg, il ciclo Liturgia
Center di Londra; Konzerthaus di Fractal di Alberto Posadas, l’integrale
Vienna – e nei maggiori festival di Toshio Hosokawa, i quartetti di
europei, si esibisce regolarmente in Onslow, un album con Thomas Larcher,
tournée negli Stati Uniti, in Asia (Cina, nonché Schubert, la Seconda Scuola di
Corea, Giappone) e in America del Vienna (Schönberg, Berg, Webern), gli
Sud (Colombia, Argentina, Brasile, americani Steve Reich, George Crumb e
Cile, Perù). L’interesse per la musica Samuel Barber. Nel 2016, per celebrare
contemporanea non è disgiunto dalla il 20° anniversario dalla fondazione,
regolare frequentazione del repertorio sono usciti CD rilevanti di una nuova
classico e dei grandi compositori del serie dedicata a ritratti di compositori
secolo scorso quali Bartók, Debussy e contemporanei, tra cui Miroslav Srnka
Ravel e al contempo, predilige gli ultimi e Gérard Pesson, in collaborazione con
Quartetti di Schubert e di Beethoven, l’Orchestra della WDR di Colonia.

81
Salvatore Sciarrino con Luciana Pestalozza,
Riccardo Allorto e Bruno Maderna. Monaco, 1971
Collezione Salvatore Sciarrino, Fondazione Paul Sacher,
Basilea (per gentile concessione)
domenica 5 novembre 2017 L’isola delle voci
ore 18
Conservatorio G. Verdi
Sala Verdi

Bruno Maderna (1920—1973)


Satyricon (1971/73, 70’)
Opera in un atto
Libretto di Bruno Maderna
dal Satyricon di Petronio

Sandro Gorli, direttore


Ensemble congiunto
Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano
Conservatoire national supérieur de musique et de danse de Paris
KU – The University of Kansas
Sonia Grandis, regia
Lidia Bagnoli, scene
Daniela Casati Fava, costumi
Simone Magnani, coreografie
Scuola di Danza Proscenium

Personaggi e interpreti
Trimalcione Pasquale Conticelli, Ryunosuke Komatsu
Habbinas
Eumolpo Giovanni Impagliazzo
Niceros Vladislav Kosov
Criside Sofia Nagast, Laima Ledina
Fortunata Vittoria Vimercati, Giulia Taccagni

Produzione

in coproduzione con Milano Musica


Satyricon di Maderna

Satyricon è un’opera buffa o divertimento sce- Il musicista veneziano dimostra di possedere un


nico scritta da Maderna poco prima della sua alto grado di teatralità interno al proprio gesto
scomparsa nel 1973 e rappresentata in Olanda compositivo: Satyricon è un’opera la cui dram-
in prima esecuzione assoluta. Ha una forte maturgia è nella partitura (e dunque può tra-
componente grottesca e sarcastica. Lo spetta- dursi in modi differenti sulla scena). L’opera
colo ruota attorno all’episodio cardine del li- è in un atto e possiede una struttura aleatoria,
bro di Petronio, la cena di Trimalcione, la cui poiché i diciannove numeri chiusi di cui è co-
ostentata volgarità simboleggia la totale crisi stituita – non consequenziali l’uno all’altro, né
di valori di un mondo decadente. Satira e di- come trama né come materiali musicali – sono
stacco ironico convivono con il gusto e la liber- variamente combinabili, come da esplicita indi-
tà di un operare anticonformistico e di grande cazione del compositore. Poi per consuetudine
musicalità, che qui si traduce nella molteplici- viene eseguita sempre la sequenza stabilita nel-
tà di citazioni di linguaggi, stili, autori, modi la prima esecuzione sia nelle rappresentazioni
espressivi che Maderna riunisce: un catalogo sceniche, sia nelle esecuzioni in forma di concer-
di materiali variegato che comprende, per le to. Possiamo considerare Satyricon un “work in
voci, il canto intonato, lo Sprechgesang declama- progress”, un’opera cioè sottoposta a continue
to e, per l’orchestra, sonorità materiche, tona- modifiche e rifacimenti, per la quale Maderna
li, aleatorie e neoclassiche e citazioni stravolte ha utilizzato differenti materiali – sia acustici sia
di Bizet, Gluck, Mozart, Offenbach, Strauss, elettronici – precedentemente composti e che
Stravinskij, Verdi, Wagner e Weill. perciò non ha mai trovato una forma definitiva.

Ruggero Laganà

Sandro Gorli

Ha studiato composizione con della Low Simphony di Philip Glass e alla esecuzione al Festival di Royan del 1976
Franco Donatoni frequentando guida dell’Orchestra Sinfonica di Milano sotto la direzione di Giuseppe Sinopoli;
contemporaneamente la Facoltà di G. Verdi ha inciso due CD interamente On a Delphic reed per oboe e 17 esecutori
Architettura di Milano e diplomandosi in dedicati a Bruno Maderna. Nel 2004 ha (premio SIMC ’80); Il bambino perduto
pianoforte. Ha svolto attività di ricerca dato vita a Rondò, l’annuale stagione per orchestra; Quartetto per archi;
presso lo Studio di Fonologia della RAI milanese di Divertimento Ensemble Le due Sorgenti per orchestra da camera;
di Milano e ha seguito i corsi di direzione che offre appuntamenti con la musica Super flumina per oboe, viola e orchestra,
d’orchestra di Hans Swarowsky a Vienna. d’oggi non solo concertistici, ma anche scritta per il Festival di Babilonia del
Nel 1977 ha fondato l’orchestra da di incontro, divulgazione, dibattito con 1987 (premio Città di Trieste del 1989);
camera Divertimento Ensemble, che i compositori. Fra le sue composizioni, Requiem per coro misto a cappella,
ancora oggi dirige, svolgendo un’intensa regolarmente eseguite nelle più scritto per La Chapelle Royale diretta da
attività concertistica per la diffusione importanti manifestazioni italiane Philippe Herrewege. Ha vinto nel 1985 il
della musica contemporanea. Dal 1990 e straniere, si segnalano: Me-Ti per Premio Europa per il teatro musicale con
al 1998 è stato direttore principale orchestra, richiesta all’autore da Bruno l’opera Solo; la sua seconda opera, Le mal
dell’ensemble Elision di Melbourne. Con Maderna per l’Orchestra RAI di Milano de lune è andata in scena nel marzo 1994
le due formazioni ha inciso oltre venti CD. (premio SIMC ’75); Chimera la luce a Colmar e a Strasburgo. Ha insegnato
Con l’Orchestra Sinfonica Siciliana ha per sestetto vocale, pianoforte, coro e composizione presso il Conservatorio
realizzato la prima esecuzione italiana orchestra, che ha avuto la sua prima di Musica “G. Verdi” di Milano.

84
Note all’allestimento

Come restituire oggi, temporalmente lontani costantemente tra eros e thanatos, atti di ferocia
dai trasgressivi anni Settanta, gli umori vitali e e gesti di pietas, convergono nella retorica de-
la malinconia che informano l’opera aperta di scrizione che il ricco possidente fa del proprio
Bruno Maderna, a sua volta derivata da un gran- monumento funebre. Ma quella che sembra la
de classico della letteratura come il Satyricon di celebrazione della morte si carica di umori feri-
Petronio? La satira della decadenza della socie- ni, appare una catasta di incessante vitalità.
tà romana è ancora oggi denuncia della perenne Le scene di Lidia Bagnoli richiamano la mo-
decadenza di ogni società avanzata e opulenta, numentalità romana, con il motivo dell’arco
dove denaro, potere e corruzione possiedono ripetuto come nei colombari o negli acque-
anime e corpi. dotti, ma il materiale scelto è impalpabile, un
Ma la celebrazione del convito di Trimalcione, velarium da teatro che circonda lo spazio sce-
il brutale e sincero arricchito che si ritrova in nico dove campeggia un surreale opus in co-
ogni epoca, assume in Maderna il senso del- struzione la cui forma si ritrova nelle visioni di
la ricerca di un mondo perduto, un viaggio Hieronymus Bosch.
tra differenti nutrimenti musicali, offerti dai I costumi di Daniela Casati Fava riprendono le
maestri del passato e dalle nuove ricerche, in varianti del rosso e dell’oro imperiale, ma evo-
un’incessante esperienza estetica che sembra cano l’idea di un sipario strappato da cui gli at-
sottrarsi a ogni rassicurante dimensione tem- tori hanno ricavato gli abiti per la messinscena.
porale e narrativa. Anche i movimenti di scena di Simone Magnani
Appare piuttosto una drammaturgia connota- giocano tra la ricerca affannosa del contatto e il
ta da un tempus fugit disarticolato, onirico, im- disequilibrio. Un mondo in bilico dove, come
possibile da confinare. L’accumulo di cibo, cor- afferma nel romanzo il poeta Eumolpo, «a far
pi, pulsioni sfrenate, emozioni che oscillano bene i calcoli da ogni parte c’è un naufragio».

Sonia Grandis

Sonia Grandis

Attrice e regista, docente, si diploma bosco di Respighi al Teatro Rubinstein


sotto la guida di Ernesto Calindri di San Pietroburgo e alla Sala Verdi di
all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, direttore Marco Pace; e nel 2015
Milano con medaglia d’oro e si laurea in la regia de I promessi sposi di Amilcare
Storia del Teatro all’Università Cattolica Ponchielli, sempre alla Sala Verdi di
con una tesi sulla spettacolarità barocca Milano. Attualmente collabora con il
segnalata al Premio “Ludovico Zorzi”. pianista Michele Fedrigotti nell’ideazione
Ha debuttato con Post Hamlet di e rappresentazione di concerti/
Giovanni Testori. Ha lavorato in teatro, spettacolo, tra cui Le giardiniere, sulle
radio e televisione. Si occupa di teatro artiste del Risorgimento e ha curato la
musicale in varie forme, oltre che come regia di Four Walls di Cage al Saint James
regista, come attrice in performance con Centre de La Valletta, Malta. Con la
ensemble di musica contemporanea. giornalista Valeria Palumbo partecipa a
Come referente del Laboratorio reading e incontri teatrali sulla storia delle
Cantarinscena del Conservatorio di donne. Ha ideato e codirige il festival
Musica “G. Verdi” di Milano nel 2013 ha MITOMANIA, conversazioni interculturali
curato la regia de La Bella dormente nel sul mito, a Ragusa Ibla.

85
Satyricon
Opera in un atto
Libretto di Bruno Maderna dal “Satyricon” di Petronio

1. Introduction (nastro 1) 3. Trimalchio e le Flatulenze

TRIMALCHIO
2. Fortunata aria Nehmts mir nicht übel, lieber Freunde –
schon viele Tage macht mein Bauch, nicht mit.
FORTUNATA (lirico)
(Indicando se stessa, in tutta la propria matro- Moi, je ne connais pas de plus grand supplice
nale figura, con voce languida ma arrogante) que de se retenir.
That’s Fortunata. Trimalchio’s wife! And the Auch die Ärzte kennen sich nicht aus. Was mir
name couldn’t suit me better. I count my cash trotzdem geholfen hat, war Granatapfelschale
by cartload. I have Trimalchio eating out of und Pinie in Essig. Ich hoffe trotzdem, er be-
my hand. If I tell him at noon it were night, he sinnt sich endlich aus seine Anstandspflicht.
would crawl into bed; If I tell him hm (closed); (drammatico)
If I tell him hm (closed); If I tell him (whistle). I know of some who’ve died from being too
As for him, he’s so loaded he doesn’t know polite and holding it in.
how much he has. But me I have my finger Sonnst dröhnt es mir um dem Bauch herum,
in everything – where you’d least expect it man denkt, ein Stier.
too. If I like you, you’re lucky; if I don’t, god
help you. As for Trimalchio, that man’s got
more farms than a kite could flap over. And 4. Orchestral improvisation:
there’s more silver plate stuffed in his por- “Food Machine”
ter’s lodge than another man’s got in his safe.
As for slaves, whoosh! So help me, I’ll bet no
one in ten has ever seen his master. Your or- 5. The Money
dinary rich man is just peanuts compared to
him; he could knock them all under a cabbage HABINNAS
and you’d never know they were gone. And Rich, you journey well. Your money slicks the
buy things? Not him. No sir, he raises every- sea. Your winds are fair; you sail at will and do
thing right on his own estate. Wool, citron, not drown - though loaded down with money.
pepper, you name it. By god, you’d find hen’s And rich, you marry well. Sleep with Danae.
milk if you looked around. Now take his wool. Why not? (Just whisper in her father’s ear
The homegrow, strain wasn’t good enough. So what he told her when Jupiter as a rain of gold
you know what he did? Imported rams from descended:
Tarentum, bred into the herd. Attic honey he − “Dear, you’ve married money).”
raises at home. Ordered the bees special from Poet or lawyer, either be: the world’s applause
Athens. And the local bees are better for be- is yours.
ing crossbred too. And you know, just the oth- No matter what you say, or how:
er day he sent off to India for some mushroom − nothing talks like money.
spawn. Every mule he owns had a wild ass for Or be a judge. Gavel down your “Guilty” or
a daddy? And you see those pillows there, “Acquitted”, secure as a god head.
Every last one is stuffed with purple or scarlet The world’s not judge of much
wool. That boy’s loaded! − except your Honor ’s money.
Examples enough. Although in her extremes of grief she was clear-
The moral is: money money money. ly courting death from starvation, her parents
Jupiter is money in the bank were utterly unable to persuade her to leave. In
short, all Ephesus had gone into mourning for
this extraordinary woman, all the more since
6. Erotica (nastro 2) the lady was now passing her fifth consecutive
day without once tasting food.
(comme avant, parlé)
7. Lady Luck
Beside the failing woman sat her devoted maid,
CRISIDE sharing her mistress’ grief and relighting the
We think we’re awful smart, lamp whenever it flickered out. The whole city
We think we’re awful wise, could speak, in fact, of nothing else: here at last,
But when we’re least expecting, all classes alike agreed, was the one true exam-
Comes the big surprise. ple of conjugal fidelity and love.
Lady Luck’s in heaven In the meantime, however, the governor of the
And we’re her little toys. province gave orders that several thieves should
So break out the wine be crucified in a spot close by the vault where
And fill your glasses, boys! the lady was mourning her dead husband’s
corpse. So, on the following night, the soldier
who had been assigned to keep watch on the
8. Trimalchio e le flatulenze crosses so that nobody could remove the thieves’
(reprise) + nastro 3 bodies for burial, suddenly noticed a light blaz-
ing among the tombs and heard the sounds of
groaning. And prompted to know who or what
9. La matrona di Efeso was making those sounds, he descended into
the vault. But at the sight of a strikingly beauti-
HABINNAS ful woman, he stopped short in terror, thinking
Once upon a time there was a certain married he must be seeing some ghostly apparition out
woman in the city of Ephesus whose fidelity to of hell. Then, observing the corpse and seeing
her husband was so famous that the women the tears on the lady’s face and the scratches her
from all the neighbouring towns and villages fingernails had gashed in her cheeks, he realized
used to troop into Ephesus merely to stare at what it was. Promptly fetching his little supper
this prodigy. back down to the tomb, he implored the lady
(parlano, tono quasi acuto) not to persist in her sorrow. All men alike, have
It happened, however, that her husband one day the same end; the same resting place await us all.
died. Finding the normal custom of following He used, in short, all those platitudes we use to
the cortege with hair unbound and beating her comfort the suffering and bring them back to
breast in public quite inadequate to express her life. His consolations, being unwelcome, only
grief, the lady insisted on following the corpse exasperated the widow more; more violently
into the tomb and there set herself to guard than ever she beat her breast, and tearing out her
the body, weeping and wailing night and day. hair by roots, scattered it over the dead man’s
body. Undismayed, the soldier repeated his ar- The next morning, of course, the soldier was
guments and pressed her to take some food, un- horror-struck to discover one of the bodies
til the little maid, quite overcome by the smell missing from its cross, and ran to tell his mis-
of the wine, succumbed and stretched out her tress of the horrible punishment which await-
hand to her tempter. ed him for neglecting his duty. In the circum-
Then, restored by the food and wine, she began stances, he told her, he would not wait to be
herself to assail her mistress’ obstinate refusal. tried and sentenced, but would punish him-
«À quoi te servira-t-il, de te laisser mourir de self then and there with his own sword. All he
faim, de t’ensevelir vivante, et, avant que les asked of her was that she make room for anoth-
Destins ne t’y invitent, de rendre un souffle er corpse and allow the same gloomy tomb to
innocent?» enclose husband and lover together. Our lady’s
«Id cinerem aut manes credis sentire sepultos.» heart, however, was no less tender than pure.
«Ne veux-tu pas revenir à la vie? Ne veux-tu She cried, “God forbid, that I should have to
pas profiter, aussi longtemps que tu le pourras, see at one and the same time the dead bodies of
des bienfaits du jour? Ce cadavre même, éten- the only two men I have ever loved.
du en ce lieu, devrait te donner le conseil de (drammatico-esagerato)
vivre!» No, better far, I say, to hang the dead than kill
None of us, of course, really dislikes being told the living.” With these words, she gave orders
that we must eat, that life is to be lived. And the that her husband’s body should be taken from
lady was no exception. Weakened by her long its bier and strung up on the empty cross.
days of fasting, her resistance crumbled at last .
Well, you know what temptations are normal-
ly aroused in a man on a full stomach. So the 10. Trimalchio and animals (nastro 4)
soldier, mustering all those blandishments by
means of which he had persuaded the lady to
live, now laid determined siege to her virtue. 11. Carriera di Trimalchio
And chaste though she was, the lady found
him singularly attractive and his arguments TRIMALCHIO
persuasive. Friends, make yourselves comfortable.
As for the maid, she did all she could to help Once I used to be like you, but I rose to the top
the soldier ’s cause. by my ability. Guts are what make the man; the
(tono più acuto) rest is garbage. I buy well, I sell well. Others
« Combattras-tu longtemps un amour qui te have different notions.
plaît?» But like I was saying, friends, it’s through my
«Nec venit in mentem, quorum consideris business sense that I shot up. Why, when I came
arvis?» here from Asia, I stood no taller than that can-
To make the matter short, the lady’s body soon dlestick there.
gave up the struggle: she yielded. They slept For fourteen years I was my master’s pet.
together the first, the second and… the third But what’s the shame in doing what you’re told
night too. One night, however, the parents of to do? But all the same, if you know what I
one of the crucified thieves, noticing that the mean, I managed to do my mistress a favor or
watch was being badly kept, took advantage of two. But mum’s the word: I’m none of your ordi-
our hero’s absence to remove their son ’s body nary blowhards.
and bury it.

88
Well, then heaven gave me a push and I became 13. Criside 2 + Vierzehn Millionen (reprise)
master in the house. I was my master’s brains.
So he made me heir to everything he had, and I CRISIDE
came out of it with a senator’s fortune. Love’s Ecstasy.
But we never have enough, and I wanted to try
my hand at business. To cut is short, I had five TRIMALCHIO
ships built. Then I stocked them with wine Vierzehn Millionen, Zwanzig Millionen,
– worth its weight in gold at the time – and Hundert Millionen, noch mehr!… Immer
shipped them off to Rome. I might as well have mehr!… Kolossal! Tria miliaa centie quadri-
told them to go sink themselves since that’s what genti milia centies nongenti milia centies!
they did. Yup! All five of them wrecked. No kid-
ding. In one day old Neptune swallowed down a CRISIDE
cool million. Was I licked? Hell, no! Love’s Ecstasy.
That loss just whetted my appetite as though
nothing had happened at all. So I built some
more ships, bigger and better and a damn sight 14. Love’s Ecstasy
luckier. No one could say I didn’t have guts. Quatuor + Vierzehn Millionen (reprise)
(solenne ed eroico)
But big ships make a man feel big himself. I CRISIDE, Fortunata, NICEROS, EUMOLPUS
shipped a cargo of wine, bacon, beans, perfume Love ’s ecstasy.
and slaves.
(maestoso) TRIMALCHIO
That was the yeast of my wealth. Vierzehn Millionen, Zwanzig Millionen,
Besides (glorioso), when the gods want some- Hundert Millionen, noch mehr!… Immer
thing done, it gets done in a jiffy. On that one mehr!… Kolossal! Tria milia centies quadri-
voyage alone, I cleared about five hundred thou- genti milia centies nongenti milia centies!
sand. Right away I bought up all my old master’s
property. I built a house, I went into slave-trad-
ing and cattle-buying. 15. Fortunata e Eumolpus
Everything I touched just grew and grew like
honeycomb. More… and more! Seven hun- FORTUNATA
dred and seventy five thousand!… One mil- Parce que tu connais ton charme, tu es plein
lion!… more… and more again!… seven mil- d’orgueil, et tu vends tes faveurs, tu ne les
lions! Milioni milioni milioni milioni milioni donnes pas pour le plaisir; tu ne les donnes pas.
milioni!… À quoi tendent ces cheveux ondulés au pei-
Vierzehn Millionen, Zwanzig Millionen, gne, ce visage enduit de crèmes de beauté, ce-
Hundert Millionen, noch mehr!… Immer tte tendre vivacité de ton regard? Pourquoi
mehr!… Kolossal! Tria milia centies quadri- cette démarche si savamment cal-culée, ces
genti milia centies nongenti milia centies! pas qui ne s’écartent jamais de la mésure pre-
scrite? (whistle or liberamente parlando)
Pourquoi, sinon parce que tu affiches ta beau-
12. Criside 1 té, pour la vendre? (riprende il canto)
Tu me vois: je ne connais rien aux augures, je
CRISIDE ne m’occupe pas des calculs des astrologues,
Love’s Ecstasy. mais, d’après les visages, je devine les façons
d’être des gens, et, lorsque j’ai vu quelqu’un se
promener, (parlato) je sais ce qu’il pense.

89
Si, donc, tu veux me vendre ce que je te de- 16. Eumolpus Fuga
mande, j’ai un acheteur tout prêt, mais si tu es
bien gentil, tu veux me le donner pour rien. EUMOLPUS
Orbem iam totum victor Romanus habe-
EUMOLPUS bat, qua mare, qua terrae, qua sidus currit
Orbem iam totum… utrumque. Nec satiatus erat. Gravides freta
FORTUNATA pulsa carinis iam pera, iam pe… iam pérage-
Fais seulement en sorte que je sois ton bántur, iam… péra gebántur; si quis sinus
obligée. abditus ultra… si qua foret tellus quae fulvum
EUMOLPUS mettéret aurum; hostis erat…
Mais, je ne suis qu’un humble philosophe.
FORTUNATA
Tu ne fais qu’enflammer 17. Trimalchio contra Fortunata
EUMOLPUS
…victor Romanus habebat… TRIMALCHIO
FORTUNATA Doesn’t that slut remember what she used
le désir de celle qui se consume pour toi. to be? By God, I took her off the sale plat-
EUMOLPUS form and made her an honest woman. But
qua mare, qua terrae, qua sidus currit she blows herself up like a bullfrog. She’s for-
utrumque… gotten how lucky she is. She won’t remember
qua mare, qua terrae, qua sidus currit the whore she used to be. People in shacks
utrumque… shouldn’t dream of palaces, I say. By God, if
FORTUNATA don’t tame that strutting Cassandra, my name
Il est des femmes qui ne s’éprennent isn’t Trimalchio! And to think, sap that I was,
que de la bassesse, that I could have married an heiress worth
EUMOLPUS half a million. And that’s no lie. Old Agatho,
Nec satiatus erat. Gravides freta… who sells perfume to the lady next door,
FORTUNATA slipped me the word:
et qui n ’éprouvent du désir que si elles voient (sentimentale)
un esclave ou des valets haut troussés. «Je t’en prie, je t’en prie, ne laisse pas éteindre
Certaines se passionnent ta race.», he said.
EUMOLPUS (sarcastico)
…pulsa carinis… But not me. Oh no, I was a good little boy,
iam peragebantur; si quis nothing fickle about me. And now l’ve gone
FORTUNATA and slammed the axe into my shins good
pour un gladiateur, ou pour un muletier and proper. – But someday, slut, you’ll come
couvert scratching at my grave to get me back! And
de poussière, ou pour un histrion. just so you understand what you’ve done, I’ll
EUMOLPUS remove your statue from my tomb. That’s an
…sinis adhibitus ultra, si… order, Niceros! No sir, I don’t want any more
FORTUNATA domestic squabbles in my grave. And what’s
Moi, moi j’aime les philosophes. more, just to show her I can dish it out too,
Moi j’adore les philosophes, I won’t have her kissing me on my deathbed.
je veux seulement des philou…

Trimalchio e le flatulenze (orchestral reprise)

90
18. Scintilla 1 + nastro 5 “birds“ In front, I want my tomb one hundred feet
long, but two hundred feet deep. Around it, I
want an orchard with every known variety of
19. Trimalchio ed il monumento fruit tree. You’d better throw in a vineyard too.
For it’s wrong, I think, that a man should con-
TRIMALCHIO cern himself with the house where he lives his
My friends, slaves are human too. They drink life but give no thought to the home he’ll have
the same mother’s milk that we do, though an forever.
evil fate grinds them down. But above all I want you to carve this notice:
(energico) “This monument does not pass into the pos-
But I swear that it won’t be long – before they session of my heirs ”. In any case I’ll see to it in
all taste the good water of freedom. For I plan my will that my grave is protected from dam-
to free them all in my will. To Philargyrus age after my death. I’ll appoint one of my ex-
here I leave a farm and his woman. slaves to act as custodian to chase off the peo-
ple who might come and crap on my tomb.
CHŒUR Also, I want you to carve my several ships
Farm and woman. with all sail crowded and a picture of myself
sitting on the judge’s bench in official dress
TRIMALCHIO with five gold rings on my fingers and hand-
Cario inherits a block of flats and the tax on ing out a sack of coins to the people. For it’s a
his freedom and his bed and bedding. fact, and you’re my witness, that I gave a free
meal to the whole town and a cash handout
CHŒUR to everyone. Also make me a dining room, a
Block of flats, tax, bed and bedding. frieze maybe, but however you like, and show
the whole town celebrating at my expense.
TRIMALCHIO Funeral march
To my dear Fortunata I leave everything I have, On my right I want a statue of Fortunata with a
and I commend her to the Kindness of my dove in her hand. And, oh yes, be sure to have
friends. her pet dog tied to her girdle. And don’t forget
my pet slave. Also I’d like huge jars of wine,
CHŒUR well stoppered so the wine won’t slosh out.
To Fortunata everything. (Trimalchio a sopra pensiero)
Then sculpt me a broken vase with a little boy
TRIMALCHIO sobbing out his heart over it.
But I’m telling you the contents of my will And in the middle stick a sundial so that an-
so my whole household will love me as much yone who wants the time of day will have to
when I’m still alive as after I’m dead. Here my read my name. And how will this do for the ep-
private tuba mirum! itaph? “Here lies Gaius Pompeius Trimalchio
Well, old friend Niceros, will you make me Maece- natianus, voted in absentia an official
my tomb exactly as I order it? First, of course, of the imperial cult. He could have been reg-
I want a statue of myself. But carve my dog istered in any category of the civil service at
at my feet, and give me garlands of flowers, Rome but chose otherwise.
jars of perfume and every fight of Hercules’ Pious and courageous, a loyal friend, he died a
career. millonaire, though he started life with nothing.
(enfatico, quasi cantando) Let it be said to his eternal credit that he never
Then, thanks to your good offices, I’ll live on listened to philosophers.
long after I’m gone! Peace to him. Farewell ”…
(solenne e grandioso)

91
In alto a sinistra: Mariangela Vacatello e Georges Aperghis.
In alto a destra: Mike Solomon, Giulia Lorusso,
Mariangela Vacatello e Emanuele Palumbo.
Fondazione Spinola Banna per l'Arte,
Progetto Musica, 11° edizione, maggio 2017
lunedì 6 novembre 2017 Spazi inversi
ore 20.30
Teatro Elfo Puccini
Sala Shakespeare

Mariangela Vacatello, pianoforte


IRCAM Computer Music Design, Mike Solomon

Giulia Lorusso (1990)


Entr’ouvert (2017, 10’) per pianoforte e trasduttori
Commissione Fondazione Spinola Banna per l’Arte

Georges Aperghis (1945)


Dans le mur (2007/08 e 2017, 15’)
nuova versione per pianoforte e trasduttori

Emanuele Palumbo (1987)


InnerVoice (2017, 10’) per pianoforte e trasduttori
Commissione Fondazione Spinola Banna per l’Arte

Ludwig van Beethoven (1770—1827)


Sonata n. 32 op. 111 (1821/22, 25’)
Maestoso – Allegro con brio ed appassionato
Arietta (Adagio molto semplice e cantabile)

Progetto di in coproduzione con

Nell’ambito de La Francia in scena, stagione artistica dell’Institut français Italia,


realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, con il sostegno
dell’Institut français e del Ministère de la Culture et de la Communication,
della Fondazione Nuovi Mecenati, della Sacem Copie Privée, della Commissione
europea (Europa Creativa) e del Ministero dell’Istruzione italiano dell’Università
e della Ricerca - Afam (MIUR - Afam).

in collaborazione con
Lorusso, Aperghis, Palumbo, Beethoven

Giulia Lorusso
Entr’ouvert per pianoforte e trasduttori

L’età d’oro del pianoforte – strumento simbo- «Ho scritto questo brano sentendo da un lato
lo della musica come fatto soggettivo che si nelle mani un certo repertorio pianistico, as-
realizza nel fraseggio – si conclude verso i pri- similato negli anni attraverso la frequenta-
mi del Novecento, quando incomincia a pre- zione dello strumento, dall’altro nelle orec-
dominare una ricerca oggettiva che si realiz- chie influenze estremamente diversificate e
za essenzialmente nel suono; pagine come gli non necessariamente riconducibili al panora-
Studi di Debussy, le ultime Sonate di Skriabin, ma della musica colta». La scrittura adottata
i primi Pezzi per pianoforte di Schönberg si è netta e nervosa, e lo spirito del pezzo, an-
pongono sul limite della musica contempora- che suggerito dall’indicazione “capriccioso”,
nea facendo della natura del suono l’oggetto è quello agile e veloce della toccata; «possono
di un’indagine primaria. In questa direzione essere percepiti, osserva Lorusso, a tratti, ri-
conoscitiva si muove l’operazione di arricchi- ferimenti al repertorio pianistico tradizionale
re e modificare dall’esterno il suono del pia- e non solo»: arpeggi divaricati e accordi alter-
noforte, operazione divenuta specialmente nati si rifanno a un pianismo virtuosistico di
promettente con il progredire della tecnolo- grande effetto e vengono in mente, gettando
gia; già nel 1908 William Braid White nel suo l’occhio sulla partitura, nomi come quelli di
pionieristico volume A Technical Treatise on Liszt, Ravel, Ligeti; ma all’ascolto di certo le
Piano Player Mechanism (New York, Edward suggestioni aumenteranno. L’invenzione insi-
Lyman Bill) aveva immaginato delle soluzio- ste su gruppi di figure analoghe, ripetizioni
ni che si avvicinano al pianoforte trattato con di formule “toccatistiche” che ruotano su al-
dispositivi elettronici, con dettagliate descri- cune note polari e questi frammenti ripetuti
zioni di coadiutori “manuali, pneumatici, au- creano la spinta dinamica del pezzo; ma alla
tomatici, meccanici ed elettrici”. ripetizione si associa il trattamento elettroni-
Ma è soprattutto nel Secondo Dopoguerra co, il cui ruolo fondamentale e complemen-
che si diffonde la ricerca sul suono di piano- tare è «assimilabile a quello di un riflettore
forti “preparati”, amplificati, modificati con che, con un semplice cambio di colore o del
dispositivi elettronici in tempo reale, tutte rapporto ombra/luce, permette di vedere uno
tecnologie differenti ma tenute assieme dal stesso oggetto in prospettive completamente
desiderio di aprire nuovi orizzonti al mondo diverse».
del suono. Sul continuum mobilissimo si incidono “sfor-
Nel 1968 una composizione che supe- zati”, spunti giocosi o gruppi di note in for-
ra di molto l’esperimento è Kurzwellen di tissimo che irrompono improvvisi; «io ascolto
Karlheinz Stockhausen per pianoforte elettri- tutto con lo stesso grado di interesse, dice an-
co con live electronics, così come Memory di cora Lorusso, sia questo un brano di musica
Luciano Berio (1969) per pianoforte o clavi- classica, contemporanea, un concerto under-
cembalo elettrico; l’elettronica acquista real- ground, il rumore della metro o della pressio-
tà all’interno dello strumento e diventa uno ne dell’acqua nelle tubature dei muri di casa
specchio della vita interna del pianoforte. mia»: da qui la prospettiva di una apertura
(Entr’ouvert, ricordiamo, è il titolo del brano),
di una cancellazione dei confini semantici in
una sintesi di nuove e differenti esperienze.

94
Georges Aperghis Emanuele Palumbo
Dans le mur per pianoforte ed elettronica InnerVoice per pianoforte e trasduttori

Nato ad Atene da madre pittrice e da padre Che in uno strumento musicale ci sia un’a-
scultore, è naturale che abbia esitato a lungo tra nima, che la mano del musico richiama in
l’espressione plastica e la musica. Autodidatta, vita, era una credenza antica come le origini
stabilito a Parigi dal 1963, a diciott’anni, si av- della musica; è la stessa presente nella con-
vicinò subito a personalità di spicco nella mu- cezione di innere Stimme (voce interiore) in-
sica contemporanea, come Pierre Schaeffer, dicata da Robert Schumann come una parte
Pierre Henry, Iannis Xenakis, la cui cono- musicale non evidente all’occhio, ma sen-
scenza fu molto importante per la concezione tita dall’orecchio che ne percepisce il con-
dei suoi primi lavori; la vera stagione creati- torno da risonanze armoniche e note di pas-
va di Aperghis incomincia a partire dal 1970 saggio; a questa duplicità di significati e di
con una predilezione per l’esperienza teatra- segretezza si ispira InnerVoice di Emanuele
le: a partire da La tragica storia del negroman- Palumbo, mirato alla «ricerca di un suono
te Geronimo e del suo specchio che già fissa le magico e misterioso». Il mondo sonoro del
linee della sua drammaturgia musicale, basata pianoforte contemporaneo, trattato con di-
su una integrazione di elementi vocali, stru- spositivi elettronici, si confronta col mondo
mentali, gestuali, narrativi e scenici; conce- del pianoforte tradizionale, eseguito sullo
zione che si riflette poi su tutta la sua produ- strumento; «quest’approccio, dice Palumbo,
zione, stante una delle sue massime preferite, ha per me un valore in quanto ricerca una in-
quella che il compositore «deve fare musica di nere Stimme all’interno del pianoforte, come
tutto». Nasce così nel 2007 l’idea di Dans le se nello strumento si trovi una voce miste-
mur, per pianoforte ed elettronica: «quale sa- riosa nascosta». Per comporre la parte elet-
rebbe, si chiede Aperghis, l’equivalente musi- tronica è stata utilizzata una tecnica di «de-
cale dei graffiti che nelle nostre città vengono gradazione naturale del suono del pianoforte
spruzzati sui muri?»; è questa la domanda che nella sua risonanza»; un tipo di trattamento
può aver dato il primo impulso alla compo- «che purifica e addolcisce il suono», in modo
sizione, mentre l’idea stilizzata dello “spruz- che ne risulti quel suono etereo e misterioso
zo sonoro” diventa il gesto basilare con cui che era l’obbiettivo del brano. Nel panorama
il pianoforte live “graffia” la parete di fondo prevalentemente statico della parte registra-
dell’elettronica. ta, il pianoforte si inserisce in vari modi: con
Il gusto del gesto e del frammento sono spin- suoni distorti dal simulatore, con gruppi ir-
ti all’estremo, con una componente, se si può regolari e asimmetrici di note che sembrano
dire, di “allegria costruttiva” che ricorda que- perforare la continuità dello sfondo, o modi-
sta dichiarazione del compositore: «Io sono ficando la propria voce con interventi diret-
veramente un uomo di città. Mi piacciono il tamente sulla cordiera; oppure ancora uscen-
rumore, le luci, la pubblicità, i bistrot, i discor- do alla ribalta e lavorando sulla diversità dei
si della gente che passa sotto le mie finestre… è registri, acuto e profondo, e su disegni dina-
il nostro mondo e io cerco di usarlo come colo- mici che come frammenti fulminei s’inseguo-
re nella mia musica». Infatti le tante note degli no per saldarsi poi in un continuo polivalente;
agglomerati servono solo a colorare il suono, il linguaggio ritmico oscilla fra la sospensio-
non a porre una funzione accordale; il piano- ne e la forte percussività, e consente di indivi-
forte, nel suo dibattersi sembra improvvisare duare dei periodici ritorni: non di temi, ma di
cadenze, arabeschi che contrastano con la con- colori, ricercati nel fenomeno delle risonanze.
tinuità ritmica trascinante, seppure totalmente
estranea a ogni forma di sviluppo.

95
Ludwig van Beethoven
Sonata in do minore n. 32 op. 111

La Sonata in do minore op. 111 nasce nel 1821- conflitto che prepara nell’ultimo accordo il
22, negli anni dedicati per lo più alla conce- clima dell’Arietta, che come un racconto inva-
zione di grandi opere, come la Messa solenne, de e risolve tutte le istanze del finale. Questo
la Nona Sinfonia,  le 33 Variazioni in do mag- meraviglioso poema è in forma di Tema con
giore su un valzer di Diabelli, op. 120; e in ef- Variazioni, ma la meccanicità della sequenza
fetti elementi di grandiosità e di responsabi- (variazione prima, seconda, terza etc.) è supe-
lità storica (come il Maestoso introduttivo) si rata da un flusso unico, che dopo aver esau-
trovano anche nella Sonata op. 111; ma questa rita la vecchia regola di ritmi sempre più ra-
corrente è come vivificata dall’interno dalla pidi, sfocia in una sorta di fantasia sul tema,
componente individuale costituita dal piano- lievitando in una musica fatta di aria e di luce:
forte, lo strumento di Beethoven, il confiden- proprio alla fine il Tema dell’Arietta è circon-
te dei suoi pensieri più intimi. dato da catene di trilli che rivelano un amore
Da tempo Beethoven tendeva a una forma so- per la materia sonora, per la fisicità del suono
nata di due soli movimenti: dopo l’introdu- pianistico, quasi incredibili in un artista che
zione lenta, il primo Allegro con brio ed appas- ormai aveva completamente perduto il senso
sionato è basato su un tema scabro e rissoso, dell’udito; come il finale della Nona Sinfonia,
adatto a combinazioni contrappuntistiche, anche il finale dell’op. 111 canta la Gioia, o
ma anche ad accogliere indugi e delicatez- meglio, intimamente la racconta; nella sua
ze come quelle fioriture che accompagnano quiete vertiginosa, anche senza “l’abbraccio
il tema secondario; finisce con una coda in dei milioni”, l’individuo si perde in una mèta
maggiore, un gesto di allontanamento da ogni superiore alla ragione e alle passioni.

Giorgio Pestelli
(per gentile autorizzazione della Fondazione
Spinola Banna per l'Arte)
Mariangela Vacatello Mike Solomon

Mariangela Vacatello inizia la sua Disney Hall di Los Angeles, Oriental Mike Solomon è un esperto di musica
carriera giovanissima e si impone Centre di Shanghai, collaborando tra informatica, nonché cantante,
sulla scena internazionale all’età di 17 l’altro con l’Orchestra dell’Accademia compositore e direttore d’ensemble.
anni, col secondo premio al concorso di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Dopo la laurea presso la Stanford
“F. Liszt” di Utrecht. Da allora riceve Sinfonica Nazionale della Rai di Torino, University nel 2005, ha conseguito
numerosi riconoscimenti, tra i quali il la Filarmonica della Scala, la Prague un master alla Queen’s University di
Concorso “F. Busoni” di Bolzano, “Van Chamber Orchestra, la RSI Lugano, la Belfast e un dottorato in matematica e
Cliburn” in Texas, “Top of the World” Filarmonica di Stoccarda e direttori quali musica alla University of Florida.
in Norvegia, “Queen Elisabeth” di Krzysztof Penderecky, Andris Nelsons, È direttore di Jongla Sound Labs dal
Bruxelles, XVII Premio Venezia, The Gábor Takács-Nagy, Martin Haselböck, 2015 e attualmente collabora con
Solti Foundation, Premio della critica Gustav Kuhn, Xian Zhang, Christopher l’IRCAM di Parigi come Computer Music
Nino Carloni. Franklin, Oleg Caetani, Michael Designer. È direttore dell’Ensemble 101
Da oltre vent’anni è riconosciuta per Tabachnik, Andrés Orozco-Estrada, di Nizza dal 2011.
la curiosità e versatilità degli orizzonti Roland Boer, Aleksander Slatkovky,
esecutivi, per il virtuosismo e la passione Gérard Korsten, Daniel Kawka, Bernard
che si ritrovano in ogni brano inserito nel Gueller, Zsolt Hamar, Anton Nanut,
suo repertorio; queste caratteristiche Donato Renzetti, Alain Lombard,
si rispecchiano nelle recensioni ai Charles Olivieri-Munroe, Daniel Meyer,
concerti e alle incisioni discografiche Carolyn Kuan, Luigi Piovano. Nata a
per la casa Brilliant Classics. Si è esibita Napoli, ha vissuto a Milano e a Londra,
in alcune tra le più importanti istituzioni dove ha studiato e si è perfezionata
musicali del mondo: Teatro alla Scala di presso l’Accademia Pianistica
Milano, IRCAM di Parigi, Musica Insieme Internazionale di Imola, il Conservatorio
Bologna, Società dei Concerti di Milano, di Milano e la Royal Academy of Music.
Teatro Carlo felice di Genova, Unione Vive attualmente in Umbria e unisce
Musicale di Torino, Wigmore Hall di la sua carriera pianistica con l’attività
Londra, Weill Hall di New York, Walt didattica all’ISSM “G. Briccialdi” di Terni.

96
venerdì 10 novembre 2017
ore 18
Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi

L’eco delle voci


Conversano
Salvatore Sciarrino, Fabrizio Gifuni
Filippo Del Corno, Gianluigi Mattietti

in collaborazione con

Vanitas, testo autografo


su carta quadrettata, 1981
Milano, Archivio Storico Ricordi

97
Da adesso il flauto
non è più lo stesso.
E non tanto pretendo
di averlo messo a soqquadro,
bensì attirato in un angolo
sconosciuto del mondo.
Salvatore Sciarrino

Come vengono prodotti gli incantesimi?,


partitura autografa di Salvatore Sciarrino,
carta 1, Milano, Archivio Storico Ricordi
sabato 11 novembre 2017, ore 20.30 Waiting for the wind
domenica 12 novembre 2017, ore 19.30
Palazzo Reale
Sala delle Cariatidi

Matteo Cesari, flauto

Salvatore Sciarrino (1947)


L’opera per flauto

Concerto I  11 novembre, ore 20.30


L’orizzonte luminoso di Aton (1989, 16’)
All’aure in una lontananza (1977, 18’)
per flauto in sol (o in do, o flauto basso)
Il pomeriggio di un allarme al parcheggio (2015, 15’)
per flauto a testata mobile
Come vengono prodotti gli incantesimi? (1985, 7’)
Canzona di ringraziamento (1985, 4’)
Immagine fenicia (1996/2000, 6’)
per flauto amplificato
Venere che le Grazie la fioriscono (1989, 7’)

Concerto II  12 novembre, ore 19.30


Un capitolo mancante (2016, 10’)
Autostrada prima di Babilonia (2014, 12’)
Hermes (1984, 18’)
Addio case del vento (1993, 3’)
Fra i testi dedicati alle nubi (1989, 11’)
Lettera degli antipodi portata dal vento (2000, 6’)
per flauto aperto in do
Morte tamburo (1999, 4’)
per flauto discendente al si e acustica asciutta
L’orologio di Bergson (1999, 8’)
per flauto discendente al si

in collaborazione con
Il respiro delle cose

Nella sua arte, Salvatore Sciarrino evoca gli La distanza è un fenomeno originale: ciascu-
affascinanti incroci che formano la civiltà si- no di noi si trova orientato nel mondo, sta al
ciliana, memorie di culture depositatesi nel centro del paesaggio, laggiù davanti a sé, di
corso dei secoli sulla terra di Empedocle. fronte a un orizzonte che cerca di raggiungere
Fusione lavica o basalto etneo, la sua musi- procedendo verso l’ignoto, un passo dopo l’al-
ca – tesa, eminentemente drammatica – ri- tro. Ora, questa linea, sospesa lontano, freme,
chiama sì l’immagine naturale di un’eruzio- e prende a tremolare.
ne vulcanica, ma osservata da lontano, come Certo, Sciarrino abolisce, e in modo radicale,
attutita. Così, l’opera illumina, se non l’as- la concezione melodica tradizionale del flauto,
senza, almeno la creazione di un universo a accordandole uno spessore, altre dimensioni,
distanza, che si dà nella forma dell’attenua- mediante dinamiche, timbri, registri, a partire
zione; i suoi requisiti: velare il suono, ridur- da All’aure in una lontananza sino a Immagine
lo, suscitare la mancanza. Ogni partitura de- fenicia (2000) o a Lettera degli antipodi portata
limita uno spazio di corpi sottili, circonfusi dal vento (2000). Ma ne magnifica ancor più la
di magia, come accade in Come vengono pro- fattura attraverso il respiro. Il tempo dell’ope-
dotti gli incantesimi? (1985), celebrazione di ra è quello del corpo dell’interprete che respi-
un flauto magico d’altri tempi, mozartiano. ra. Lo testimonia Hermes (1984), che dispiega
Lo attesta una quantità di modi di emissione, gli armonici di un unico suono. «Sono i suo-
che costituiscono altrettante specie di brusío, ni ritrovati presso l’orizzonte dei sensi, certo
al confine dei nostri sensi. Vi contribuisce quelli del purgatorio infrauterino, ingranditi
l’opera per flauto di Salvatore Sciarrino, un per antico silenzio, attraverso un crollo som-
corpus che sino ad oggi conta quindici bra- merso della memoria». L’ascolto deriva qui da
ni, traboccante di modi di emissione inaudi- un dialogo fra il respiro, di origine spirituale,
ti, nati dall’inventiva di Giancarlo Graverini, e i suoni da esso generati: inspirazione, espi-
di Roberto Fabbriciani, di Manuel Zurria, di razione e canto dello strumento. All’inizio de
Mario Caroli, e più recentemente di Matteo L’orizzonte luminoso di Aton (1989), una respi-
Cesari, suoi interpreti d’elezione. razione viene interrotta da bicordi che sgor-
gano dal “nulla”. Tale confronto si esaspera
All’aure in una lontananza (1977), primo brano quando arpeggi prodotti da modulazioni di
del corpus, elegiaco ma anche di «arcaica an- tosse si intrecciano a esalazioni melismatiche.
sietà quasi fiera», prende a prestito il suo tito- E questi suoni pneumatici si fanno evanescen-
lo da un sonetto attribuito al Cavalier Marino ti, non più che “ombre sonore” sui tremoli di
in partenza da Napoli nel 1600. Mediante sfu- armonici conclusivi.
mature dinamiche ridotte al minimo, come Venere che le Grazie la fioriscono (1989) e Fra
la temperatura che deve restare bassa nelle i testi dedicati alle nubi (1989) mescolano so-
trasmutazioni alchemiche volte a ottenere la norità ancor più eterogenee. Di nuovo, il cor-
pietra filosofale, la musica alimenta un desi- po è al centro del primo dei due brani, ma
derio di lontananza, corroborato dall’assen- in maniera diversa. Nel Libro IV delle Notti
za di attacco, che fa sì che il suono, privo di attiche Aulo Gellio scrive: «Molti hanno cre-
contorni distinti, sembri provenire da altro- duto e pubblicato che, nella fase più acu-
ve. Salvatore Sciarrino è il musicista di tale ta delle crisi di sciatica, i dolori scemano se
vibrante lontananza, più che di spazi vuoti e un flautista suona su un ritmo dolce: è quan-
deserti. La sua ironia così mordace è, al tem- to ho appena letto in un libro di Teofrasto.
po stesso, sfioramento e distacco – il distacco, Che un brano per flauto, suonato melodio-
da solo, equivarrebbe a una freddezza esclu- samente e con perizia, guarisce i morsi di vi-
siva. E l’orizzonte, che è il connotato della di- pera lo riporta invece un libro di Democrito,
stanza, dell’attesa o dell’addio, è sua ossessio- intitolato Della peste». La musica è un
ne frequente, scrutata fino all’accecamento. balsamo, un analgesico. Questa tradizione
Un orizzonte che continuamente si sposta medicinale giunge sino al Rinascimento:
assieme a noi, per quanto lontani andiamo. una buona salute implica che si contempli la

100
verzura, si conversi con amici eloquenti, si Con Canzona di ringraziamento (1985), il cor-
ascoltino suoni e canti, ma con moderazio- po vivo, anzitutto quello del compositore e
ne... Tutt’altra tradizione attraversa Fra i testi quello dell’interprete, desta alla conoscen-
dedicati alle nubi, brano di grande comples- za di sé: una body art in senso stretto, volta
sità, ove risuonano, con anamorfosi e rispec- all’ascolto del nostro respiro ma anche dei
chiamenti, illusori canti d’uccelli. Sciarrino battiti del nostro cuore. Il brano, un omag-
non vi dà mai gli intervalli, né tanto meno gio a Goffredo Petrassi, è una canzone, e
i ritmi, dei canti d’uccello. E allora che co- dalla canzone mutua la costruzione strofica,
s’ha, il suo flauto, degli uccelli? La volatilità, perché «solo ai vampiri della musica potrà
di certo, ma anche una voluttà incandescente apparire come esangue una melodia accom-
e algida, in cui risuonano il metallo e lo scric- pagnata». Sciarrino ha trascritto o elaborato
chiolío della penna. numerose opere del passato perché la sua

Hermes, pagina manoscritta


Collezione Salvatore Sciarrino
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

101
arte, raffinata e sontuosa, non muove soltanto Il pomeriggio di un allarme al parcheggio (2015)
dall’impressione prodotta dalla natura, bensì riflette un’esperienza vissuta da Sciarrino a
anche da quella suscitata in noi dalle opere Berlino, vicino alla Philharmonie. Non gli ac-
d’arte. Egli ricorre ad allusioni, copie, cita- centi chimerici di un fauno, la figura di ani-
zioni immaginarie – un’imitazione dell’imita- male-uomo cara a Debussy, bensì l’allarme di
zione, in un certo modo. Partecipa, in questo un’automobile, fra echi intrecciati di motori,
senso, di un artificio al quadrato, di una ma- lampi di voci che parlano e canti animaleschi
nieristica arte dell’arte, e induce a credere che che si alzano dal vicino Tiergarten. Un’altra il-
la finzione portata all’estremo è più vera del- lusione del reale: «L’ambito che nel pezzo si
la natura, o almeno che le sensazioni e i senti- viene a interrompere non imita la realtà, ma la
menti prevalgono sulla conformità a ciò che sostituisce con un’immagine organica, un di-
sarebbe oggettivamente percepito da imper- scorso che nella sua continuità produce appe-
sonali strumenti di misurazione. Così, Addio na un’ombra del rumore urbano».
case del vento (1993) riprende un gruppo di Nel 1999 Salvatore Sciarrino compone Cantare
note del Canto della terra di Mahler, nell’ulti- con silenzio, per sei voci, flauto, percussione e
mo «Addio», come pure un elemento ben più risonanze elettroniche. Due degli intermez-
difficile da cogliere, i colpi gravi dell’inizio, zi danno vita a L’orologio di Bergson e a Morte
l’idea della risonanza di un tam tam. tamburo. Il primo brano evoca nel titolo il filo-
Rispecchiamento della natura, dei comporta- sofo francese Henri Bergson, di cui è nota una
menti animali e umani; rispecchiamento del- delle esperienze: se una quantità data di zuc-
la tradizione, senza mediazioni, lontano dai chero viene immersa in una quantità data d’ac-
trattati antichi come dai dettami dell’avan- qua, secondo determinate condizioni fisiche, è
guardia; rispecchiamento, anche, delle tec- necessario un certo tempo perché lo zucchero
niche e delle nostre megalopoli contempo- si sciolga. Tale consunzione delle cose attraver-
ranee: il traffico in autostrada o lungo le vie. so il tempo, i corpi putrescibili, le impurità del

Salvatore Sciarrino e Matteo Cesari


Accademia Musicale Chigiana,
Siena, 2017
Foto di Roberto Testi

102
quotidiano, il fango che si deposita con pazien- di tale sensazione si situa in tale ascolto, più
za, li sentiamo in Autostrada prima di Babilonia esperienza affettiva che esercizio critico e ana-
(2014): sabbia sulla sabbia, proprio le autostra- litico, più dell’ordine del sentire che di quello
de, di cui conosciamo l’effetto acustico del- del percepire, e nel quale il tempo e lo spazio
le auto che ci sorpassano a tutta velocità, dove non sono separati in due forme distinte di ap-
le vie di traffico non invitano più al viaggio, prensione del fenomeno, così che il visibile e il
allo spazio dell’altro, bensì alla marcia forzata sonoro vi si mescolano?
e assordante del commercio, e dove, parados- E il corpus delle opere per flauto di Salvatore
salmente, solo l’accidentale richiama alla vita. Sciarrino si chiude, per il momento, con Un ca-
Lettera degli antipodi portata dal vento (2000), pitolo mancante (2016), commissione di Milano
il cui titolo è estratto da un repertorio icono- Musica, immagine di un tempo che si moltipli-
logico del XVII secolo, è la «geometrizza- ca nella simultaneità e nella successione. Fra
zione di un lamento»; ma è anche una lettera i timbri dello strumento e la voce dello stru-
indirizzata, senza una parola, a György Kurtág, mentista, i suoni lunghi devono essere distesi e
a fare da eco ai disastri del mondo, alle disu- i passi rapidi accorciati, quando le dinamiche si
guaglianze di una democrazia fasulla e al nau- fanno estreme – da quella percepibile a stento a
fragio degli ideali sociali. Un’altra lettera, mai quella più sonora ed esplosiva – e mentre i vari
spedita, a Luigi Nono diceva la stessa cosa, in modi di emissione, fino ai multifonici discen-
altri termini: «Sembra ora neutralizzato ogni denti che occupano le ultime battute, aprono
ideale di intelligenza, e la nostra sensibili- come altrettante finestre e alterano, moltipli-
tà troppo sottile, nevrotica, umanitaria, tanto candone i percorsi, il continuum di cui solo la
che nessuno più sa che esiste». Dall’ascolto – nostra memoria ricomporrà il flusso.
soggettivo – di ognuna di queste opere ricavia-
mo la sensazione o il sentimento di qualcosa di Laurent Feneyrou
incomprensibile, di un’emanazione. L’acutezza (Traduzione di Marco Mazzolini)

Matteo Cesari

Artista, interprete e ricercatore Kranichsteiner Musikpreis di Darmstadt. Boulez, Péter Eötvös, Matthias
particolarmente appassionato della Ha collaborato con vari solisti della sua Pintscher, Stéphane Degout, Tito
musica del suo tempo, Matteo Cesari generazione come i cantanti Stéphane Ceccherini, Ivan Fedele, Hugues
(Bologna, 1985) si è esibito come Degout e Barbara Hannigan, Anneleen Dufourt, Stefano Gervasoni, Bruno
solista in tutto il mondo, dall’Europa Lenaerts (arpa solista dell’Orchestra Mantovani, Michael Finnissy e Pierluigi
alla Cina, dall’Australia agli Stati Uniti. Filarmonica di Vienna), Émilie Gastaud Billone. Ha tenuto masterclass e
Il suo percorso professionale già (arpa solista all’Orchestra Nazionale seminari presso molte istituzioni, tra
ricco lo ha condotto dall’Italia fino al di Francia), il Quartetto Prometeo. cui il Conservatorio di Shanghai (Cina),
Conservatorio Superiore e alla Sorbona Come solista si è esibito con l’Ensemble la Tokyo University of the Arts (Tokyo),
di Parigi dove ottiene nel 2015 un Intercontemporain, l’Orchestra UCSD (San Diego) e la University of
dottorato summa cum laude per la sua dell’Accademia di Santa Cecilia e la London. Insegna regolarmente come
tesi sull’interpretazione del tempo BBC Scottish Orchestra diretta da Maestro Assistente presso la classe di
in L’orologio di Bergson di Salvatore Matthias Pintscher. Ha lavorato con composizione di Salvatore Sciarrino
Sciarrino e Carceri d’Invenzione IIb di alcuni tra i più importanti artisti della presso l’Accademia Chigiana di Siena.
Brian Ferneyhough. Ha vinto numerosi scena contemporanea come Salvatore
premi tra i quali il prestigioso Sciarrino, Brian Ferneyhough, Pierre
Alla fantasia, contigua è la follia. […]
Non c’è più differenza, non c’è più tempo,
non più un dentro e un fuori:
il dentro è il fuori.
Salvatore Sciarrino

Sciarrino dentro le prime pagine di Macbeth, Milano, 1982


Foto di Roberto Masotti, Milano, Archivio Storico Ricordi
lunedì 13 novembre 2017 Infinito nero
ore 20
Teatro alla Scala

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai


Cornelius Meister, direttore
Fabrizio Gifuni, lettore

Ludwig van Beethoven (1770—1827)


Egmont , Ouverture op. 84 (1810, 9’)

Salvatore Sciarrino (1947)


Morte di Borromini (1988, 19’)
per orchestra con lettore

Robert Schumann (1810—1856)


Sinfonia n. 4 in re min. op. 120 (1841/51, 32’)
Ziemlich langsam – Lebhaft
Ziemlich langsam
Lebhaft
Langsam-Lebhaft

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in diretta)

in coproduzione con

con il sostegno di
Beethoven, Sciarrino, Schumann

Celebre uomo di guerra olandese, il conte insistente degli archi e dei timpani. L’ Allegro
di Egmont (1522-1568) servì negli eserciti di corrisponde al momento della lotta: è percor-
Carlo V; per i suoi meriti fu nominato gover- so da un’energia selvaggia, ed è abilmente co-
natore e comandante generale delle Fiandre struito con una serie di motivi, ciascuno rica-
e dell’Artois, cercò un accordo tra cattolici e vato da una cellula del motivo precedente. Gli
protestanti, e col suo atteggiamento fermo archi sono trascinati in un grande crescendo,
e dignitoso divenne un punto di riferimen- fino a una transizione modulante che introdu-
to della resistenza fiamminga contro il gover- ce un nuovo motivo, variante del primo tema
no spagnolo, invasore, personificato dal Duca dell’introduzione. Dopo lo sviluppo, che ge-
d’Alba. Goethe ne fece il protagonista di una nera lo stesso clima di tensione e attesa dell’in-
sua tragedia in cinque atti del 1787, caratteriz- troduzione, la ripresa è prolungata da una
zandolo come un personaggio solido e sere- coda (giocata sulla contrapposizione tra il for-
no, che non rinnega il suo passato di militare, tissimo di quattro corni e una frase dolente de-
che accetta il ruolo di mediatore, perché da un gli archi) e da una fanfara gioiosa dei fiati, che
lato è fedele servitore della monarchia dall’al- coincide con il trionfo degli ideali dell’eroe.
tro condivide le sofferenze del suo popolo.
Eroe che rifiuta di fuggire davanti alla minac- Il 1841 fu un anno particolarmente fecondo per
cia, che non rinuncia al suo ideale di libertà, Robert Schumann, una svolta nell’evoluzione
che viene giustiziato nonostante i tentativi del- del suo linguaggio musicale, soprattutto per-
la amata Klärchen di mobilitare il popolo che ché cominciò a dedicarsi alla musica per orche-
lo aveva osannato e che alla fine lo abbando- stra: quell’anno videro la luce la Sinfonia n. 1,
na. Eroe che interpreta la sua morte come una l’Ouverture, Scherzo e Finale, la Fantasia per
vittoria sull’oppressione, lanciando un ultimo pianoforte e orchestra, la Sinfonia in re mino-
appello alla lotta per l’indipendenza. Quando re (che di fatto è la seconda delle quattro com-
fu chiesto a Beethoven, grande ammiratore poste da Schumann). Nel suo diario, in data 31
di Goethe, di scrivere le musiche di scena per maggio 1841, Clara ricorda che Schumann ave-
una ripresa del dramma, il compositore accet- va appena iniziato «un’altra sinfonia, che deve
tò con entusiasmo, e tra l’ottobre del 1809 e essere costituita da un unico tempo, ma deve
il giugno del 1810 diede alla luce la partitura contenere l’Adagio e il Finale». L’idea inizia-
(in un’ouverture e nove pezzi). Nel dramma di le di Schumann era infatti di mettere insieme,
Goethe, il compositore vedeva descritti quegli in un unico blocco, senza interruzione, i movi-
ideali morali di derivazione kantiana, che gli menti di una sinfonia tradizionale. La partitu-
erano più cari, come libertà, eroismo, sacrifi- ra fu completata il 9 settembre, e il 6 dicembre
cio. L’ ouverture rispetta i principi della for- ci fu la prima esecuzione, diretta da Ferdinand
ma sonata, ma trasformando la musica in un David al Gewandhaus di Lipsia. Ma la sin-
condensato dell’azione sia sul piano dramma- fonia non piacque, soprattutto per il tono se-
tico che su quello psicologico. L’introduzione vero, così lontano dall’esplosione di energia
lenta (Sostenuto ma non troppo) si apre con un della “Frühlingssinfonie”, e Schumann riti-
accordo all’unisono di tutta l’orchestra, poi rò la partitura, rimettendovi mano solo die-
lascia emergere gli accenti imploranti dei fia- ci anni dopo, nel dicembre 1851, quando ave-
ti e una breve frase lirica, sostenuta dal ritmo va già composto la Sinfonia in do maggiore

Nella doppia pagina seguente:


Diagramma per Morte di Borromini
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

106
(pubblicata come n. 2) e quella in mi bemolle un lume, decise di suicidarsi facendosi cade-
maggiore Renana (n. 3) - questo spiega perché re sulla propria spada. Sciarrino ha voluto ce-
la sinfonia in re minore è stata poi catalogata lebrare l’artista solitario e visionario, depresso
come n. 4. Rispetto alla trasparenza e ai co- e intransigente, ossessionato dalle linee cur-
lori chiari della prima versione (prediletta da ve, descrivendo in suoni una dimensione tutta
Brahms), nella nuova stesura Schumann fece mentale, ma non in una forma narrativa, sem-
una profonda revisione dell’orchestrazione, mai cercando di cogliere le impressioni del-
specie nella sezione dei fiati, cercando sonori- la notte, della follia (temi a lui sempre cari).
tà più dense e spessori di maggior peso, intro- Questa «azione invisibile» si può dividere in
dusse anche qualche piccolo ritocco tematico, cinque momenti, separati da rintocchi di cam-
ma conservò il disegno formale originale. In pane che segnano le ore, intercalati da episodi
questa sinfonia Schumann valica i confini del- orchestrali che descrivono stati d’animo ango-
la forma classica, creando un complesso gio- sciosi, visioni di una mente sospesa fra il son-
co di varianti e metamorfosi, un fitto retico- no e la veglia. Così Sciarrino crea una stato di
lato di relazioni tematiche, che lega insieme i tensione continua, iniziando con soffi intonati
quattro movimenti, creando di fatto uno dei con la boccola del flauto tra le labbra, come un
primi esempi di forma ciclica. L’intera sinfonia respiro affannoso, sullo sfondo di una sorda
si basa sui due temi presentati nella misteriosa turbolenza della grancassa. Il riposo dell’ar-
introduzione (Ziemlich langsam: piuttosto len- chitetto è accompagnato da un re ripetuto del
to): il primo tema, esposto nelle battute inizia- trombone (con sordina wa-wa), dal quale sem-
li da violini secondi, viole e fagotti, riappari- bra prendere forma, delicato e soffuso tra i fia-
rà nel secondo, delicato movimento (Romanze) ti, il profilo modale della Follia di Spagna, tra
e nel terzo, uno scherzo dallo slancio beetho- le punteggiature accordali e aspre degli archi,
veniano; il secondo tema, esposto dai violini che poi si trasformano in una massa irrequie-
primi, fornisce il materiale principale al tempo ta. Dopo l’episodio del risveglio, e il diniego
veloce (Lebhaft: Vivace), che poi sarà ripreso del servitore, inizia una parte orchestrale este-
anche nel finale (Lebhaft). sissima, con una trama sempre più movimen-
tata, che corrisponde allo stato di agitazione
Nel mondo poetico sciarriniano, gli eroi non vissuto da Borromini, sottolineato dall’incre-
sono i condottieri e gli uomini di guerra, ma sparsi dei suoni bordone degli archi in glissa-
soprattutto figure mitologiche e artisti. Alle ti sempre più fitti, dai grumi dissonanti, dal-
ultime ore di vita di Francesco Borromini, lo scatenarsi della violenza sonora. Il culmine
Sciarrino ha dedicato un lavoro per orchestra di questo processo arriva su una stridente fa-
e lettore, diretto per la prima volta da Riccardo scia di multifonici dei legni (che corrisponde,
Muti alla Scala il 20 ottobre 1988. Morte di con straordinaria icasticità, al momento in cui
Borromini si basa su un testo del 1667, dettato Borromini si fa trapassare dalla spada) che ter-
dal celebre architetto al medico che lo vegliò mina solo sulle parole: «mi è stata levata la spa-
durante la sua agonia: resoconto lucidissimo di da dal fianco». Gli ultimi rintocchi delle cam-
una notte tormentata, nella quale Borromini pane segnalano il ritorno alla realtà, quando
avrebbe voluto scrivere il suo testamento, ma il servitore apre la finestra e Borromini viene
poi per il rifiuto di un suo servitore a portargli adagiato sul letto di morte.

Gianluigi Mattietti

107
Morte di Borromini (1988)
per orchestra con lettore

«Io mi ritrovo così ferito da questa mattina dall’ot- Verso le cinque in sei ore incirca, essendomi ri-
to ore e mezzo in qua in circa sul modo che dirò svegliato, ho chiamato il suddetto Francesco e
a Vostra Signoria et è che ritrovandomi io am- gli ho detto: “È ora di riaccendere il lume”, et mi
malato dal giorno della Maddalena in qua; che ha risposto: “Signor no”. Et io avendo sentita la ri-
non sono più uscito eccetto lo sabato e domeni- sposta mi è entrata addosso l’impazienza subito
ca che andai a San Giovanni a pigliar il Giubileo, ho cominciato a pensare se come potevo fare a
stante detta mia indisposizione, ier sera mi ven- farmi alla mia persona qualche male, stante che il
ne in pensiero di far testamento e scriverlo di mia detto Francesco mi aveva negato di accendermi il
propria mano, e lo cominciai a scriverlo che mi ci lume et in questa opinione sono stato sino all’otto
trattenni da un’ora incirca dopo che ebbi cenato e ore e mezzo incirca, finalmente essendomi ricor-
trattenendomi così scrivendo col toccalapis sino dato che avevo la spada qui in camera a capo al
alle tre ore di notte in circa. letto et appesa a queste candele benedette, es-
Maestro Francesco Massari, che è un giovane sendomi anche accresciuta l’impazienza di non
che mi serve in casa et è capomastro della fab- avere il lume, disperato ho preso la detta spada,
brica di Santo Giovanni de’ Fiorentini, della qua- quale avendola sfoderata, il manico di essa l’ho
le io sono architetto, che se ne stava a dormire appuntato nel letto e la punta nel mio fianco e poi
in questa altra stanza per mia custodia, che già mi sono buttato sopra di essa spada dalle quale
si era andato a letto, sentendo che io ancora sta- con la forza che ho fatta acciò che entrasse nel
va scrivendo et avendo veduto che io non avevo mio corpo sono stato passato da una parte all’al-
smorzato lo lume, mi chiamò con dire: “Signor tra e nel buttarmi sopra la spada sono caduto con
Cavaliere: è meglio che Vostra Signoria smorzi il essa spada col corpo guaggiù nel mattonato e fe-
lume e se riposi perché è tardi e il medico vuo- ritomi come sopra ho cominciato a strillare et al-
le che Vostra Signoria riposi”. Io gli risposi come lora è corso qua il detto Francesco et ha aperto la
io avrei fatto a riaccendere il lume per quando mi finestra che già si vedeva lume me ha trovato col-
fussi svegliato et esso me replicò: “Lei lo smor- co in questo mattonato che da lui e certi altri che
ze, perché io l’accenderò quando Vostra Signoria lui ha chiamati mi è stata levata la spada dal fian-
si sarà risvegliato”, e così cessai di scrivere; mesi co e poi mi sono stato rimesso a letto et in questa
da parte la carta scritta un poco et il toccalapis conformità è successo il caso della mia ferita».
col quale scriveva; smorzai il lume e mi mesi a
riposare. Roma, il 2 agosto 1667.

110
Queste parole sono state raccolte dal medico La sua intransigenza si sgretolava. Trattando le
presso un suicida agonizzante. sue opere come lui si sentiva trattato dal mondo,
Borromini le ha dettate, l’architetto. Borromini soccombe: solo il suicidio potrà spez-
Come può venire in mente di mettere in musica zare il riserbo, trasformarsi in appello, mostrare
simile documento? quanta era la sofferenza. E il documento ci guida
allo spasimo, al rischio, all’istante che insidia ogni
artista, per quanto sommo. Alla fantasia, conti-
La condizione dell’artista chiama la solitudine. gua è la follia.
E una grande forza morale gli occorre per attra- Un cuore fiammeggiante, trafitto per indicare le ore.
versare il quotidiano e vivere l’inquietudine che Così progettava l’orologio della torre dei Filippini.
gli è propria. L’inquietudine del nuovo. Borromini aveva altre volte pensato al suicidio, lo
Per quanto possa desiderarlo, l’artista non è vo- aveva covato?
tato al successo. Il consenso non misura la sua In quegli anni Poussin, a Roma, raffigurò la mor-
grandezza, bensì la fortuna di una immagine e il te di Catone. Se a Borromini era capitato sotto gli
gusto della società. Ogni vero artista racchiude occhi il disegno, certo non poteva saper quale or-
un visionario, e ciò lo fa diverso: non si è artisti per rore stava fissando, e con quale precisione.
i vicini di casa. Può l’angoscia spazzando ogni limite colmare
Se Borromini oggi appare indiscusso, è stato in l’infinita distanza fra un’idea e l’atto irreparabile.
vita e fino a pochi anni addietro incompreso e Una improvvisa oscurità dove si dissipa in pura
disprezzato con accanimento senza pari nella perdita la richiesta forse patetica, adolescente,
storia. L’intransigenza delle sue scelte, o, se vo- d’amore. Ci si uccide “rivolti a qualcuno”. Allora
gliamo, l’ossessione della sua linea curva, non era bisogna affrontare lo sguardo dei vecchi geni-
per lusingare la fortuna. tori. Spesso il suicida non ha, paradossalmente,
Borromini non aveva un pubblico, né lo cerca- alcun desiderio di morire. Comunque egli giun-
va. Perché «la folla è menzogna» (Kierkegaard). ge a conclusioni disperate su ciò che la vita può
Timido, usciva sempre con lo stesso vestito spa- riservargli. È questa “logica” dell’atto, il caso di
gnolo fuori moda. Lo notarono tutti. Borromini? Difficile stabilire in che misura chi si è
Una mattina, una finestra beffarda. Chiusa: ma ucciso nutrisse la volontà di farlo o la speranza di
all’esterno scoppia di luce. Proprio mentre den- essere salvato.
tro gli viene negato il lume. Il testamento che non Dopo il gesto sembra tolto quel peso a cui si affio-
può scrivere significa l’estremo impedimento alla ca la sua arte, talvolta. Via per sempre anche il ve-
sua volontà. Nessuno più lo ascolta. Sete di luce stito alla spagnola.
la mente ottenebrata. Penetrato nella notte, poi nelle tenebre della paz-
Saul. Aiace. Rabbia, furore – e cosa si dirà? zia, ritrova la vista ma sapendosi, in cambio, vi-
Catone. I guerrieri latini. sto nella luce del mattino e nella punta acuminata
Ecco, un’aspirazione infantile all’eroismo tutti li della spada.
compendia in un gesto – una precipitazione infe- La sua spada è a doppio senso: entra ed esce. I sui-
lice lo compie. L’illusione di compiere, lo compie. cidi non hanno accesso alla luce. La cercano e la
Alcune opere, pure, rimasero sospese. Quanto rifiutano insieme. La sciagura, l’errore sta nel sot-
Borromini amava Michelangelo! Ma queste ope- trarsi alla luce. Col ritorno doloroso della coscien-
re non guardano al “non finito”. Sono lì, confuse, za, lo stato opposto all’assoluto smarrimento,
in una trascuratezza malata. Borromini ha invece conosciuto il sapere: il sapere
Cantieri abbandonati. Tale debolezza getta un’om- della vita e della morte.
bra sui sogni fatti pietra. E un’ombra, una volta era Lo scritto colpisce per lucidità di mente e ispira a
comparsa. Durante i lavori a San Giovanni, uno noi quella comprensione che i malinconici non
sconosciuto viene sorpreso mentre rovina le scul- sempre ottengono dai familiari.
ture. Borromini lascia che gli operai s’accanisca- Vi abbiamo colto qualcosa di paradigmatico per lo
no finché non soccombe sotto i loro colpi. Difficile stesso processo creativo. Qualcosa che vale per tut-
dimenticare. ti gli artisti e tuttavia non è generico; non è generico
un sigillo di sangue – come lo accoglie la musica?

111
Esso resta un documento, né più né meno, e pre- dell’ancora inesistente, come il cacciatore la pre-
tende di essere assunto drammaticamente, non da. Ma a volte balena la certezza di ciò che dobbia-
rappresentato. Nessuna descrizione dunque. La mo compiere e il come.
musica non descrive. Vuole indagare le forme del- Cosa è dunque l’essere sostenuti nell’intimo,
la percezione, il senso e la follia: il contorno dell’u- quando la realtà del sogno finalmente raggiunta
no sempre ritaglia una forma bianca nell’altra. ci sconcerta? Mentre lo realizziamo non è che si
Delineare la follia, che alla musica è concesso dal sgravi della sua fatica o delle scelte. Anzi.
mito (e le era proprio) qui scaturisce sulla scia di Una lama troppo affilata ci ha ferito la mano. La
un’esperienza doppiamente eccezionale, vissuta maggiore chiarezza ci rende più esigenti.
da un artista. Come un movimento respiratorio interno al suono,
A volte pare di aver fatto un sogno. Ricostruirne la e talvolta l’ansimare esplicito di un moribondo.
trama ci lascia insoddisfatti, stentiamo a ricono- Immaginiamo alcuni elementi della realtà sono-
scerlo, nel ricordo che pure conserviamo, al punto ra esterna e interna, il respiro, la voce che detta,
da dubitare della sua identità. le campane delle ore, il risvegliarsi al proprio rus-
A volte seguiamo minuscole tracce, o vaghiamo sare, così concreto. Il silenzio stesso preme sulle
a tentoni, dietro una sorta di impulso, di desiderio orecchie.

Nella doppia pagina seguente:


Diagramma per Morte di Borromini
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

Cornelius Meister Fabrizio Gifuni

Nato ad Hannover nel 1980, è direttore la Deutsches Symphonie-Orchester Fabrizio Gifuni è uno degli attori più
musicale e direttore artistico della RSO Berlin. Dopo il debutto all’Opera di affermati del panorama italiano, teatrale
di Vienna dal 2010. È stato premiato nel Amburgo a 21 anni, si è esibito in teatri e cinematografico.
2016 a Vienna con l’International Opera di tutto il mondo tra i quali la Bayerischer È ideatore e interprete di numerosi lavori
Award per la miglior produzione della Staatsoper di Monaco, la Deutsche teatrali, fra cui il pluripremiato progetto
stagione con Peter Grimes. Nominato Oper di Berlino, la Semperoper di Gadda e Pasolini, antibiografia di una
Direttore Principale Ospite della Yomiuri Dresda, il Theater an der Wien, il nazione (Premio Ubu 2010 come miglior
Nippon Symphony Orchestra di Tokyo Nuovo Teatro Nazionale di Tokyo, la spettacolo e miglior attore dell’anno),
per la stagione 2017/2018, a partire dal San Francisco Opera e la Royal Danish per la regia di Giuseppe Bertolucci. Nelle
2018 sarà General Music Director della Opera di Copenhagen. Dal 2012 ha ultime stagioni è stato fra i protagonisti
Oper Stuttgart e della Staatsorchester diretto alla Wiener Staatsoper, dal 2014 di Lehman Trilogy, ultimo capolavoro
Stuttgart. Dirige un ampio repertorio alla Royal Opera House e al Covent di Luca Ronconi dal testo di Stefano
operistico e concertistico, dal Ring Garden di Londra; nel 2015 al Teatro Massini. Al cinema, interprete in più di
di Wagner alle integrali sinfoniche alla Scala (prima mondiale di CO2 di trenta titoli, ha collaborato fra gli altri con
di Bruckner e Mahler, oltre a brani Giorgio Battistelli in occasione di Expo Gianni Amelio, Marco Tullio Giordana,
meno eseguiti come l’integrale delle 2015). Durante la stagione 2016/17 ha Liliana Cavani, Edoardo Winspeare,
sinfonie di Martinů. Oltre alle sue diretto Fidelio alla Wiener Staatsoper, Paolo Virzì e Marco Bellocchio. Fra i
numerose presenze al Musikverein Der fliegende Holländer ad Anversa riconoscimenti più significativi degli
e alla Konzerthaus di Vienna, Meister e Werther a Zurigo, debuttando al ultimi anni: Rivelazione europea al
dirige la RSO nelle sue tournée in Asia Glyndebourne Festival con Ariadne auf Festival di Berlino e Globo d’oro della
ed Europa, al Festival di Salisburgo Naxos. Meister ha studiato pianoforte stampa estera nel 2002, due volte
e alla Philharmonie di Berlino. Tra le e direzione d’orchestra a Hannover con Nastro d’argento (2003 e 2014), Premio
numerose importanti orchestre, ha Konrad Meister, Martin Brauß ed Eiji Gianmaria Volontè nel 2012 e David di
diretto: la Concertgebouw Orchestra di Ōue, e inoltre al Mozarteum di Salisburgo Donatello 2014 per Il Capitale umano.
Amsterdam, la BBC National Orchestra con Dennis Russell Davies, Jorge Rotter
e la BBC Philharmonic, la Mostly Mozart e Karl Kamper. Come General Music
Festival Orchestra di New York, la Director a Heidelberg dal 2005 al 2012,
Swedish Radio Symphony Orchestra, ha ricevuto il premio per la migliore
l’Orchestre de Paris, l’Orchestre de programmazione tedesca dal Deutsche
l’Opéra National de Paris, l’Ensemble Musikverleger-Verband nel 2007.
Intercontemporain, l’Orchestra Si è esibito in Europa e negli Stati Uniti in
dell’Accademia Nazionale di Santa qualità di pianista, dirigendo al pianoforte
Cecilia, la Tonhalle Orchester di Zurigo, concerti di Beethoven, Mendelssohn,
l’Orchestra della Suisse Romande, Liszt, Grieg e Gershwin.

112
Gli uccelli cantavano già quando si sprofondò nuo- intride le lenzuola. Si era insinuata. Si attorciglia. La
vamente nel sonno, intrecciato a laghi di coscienza Follia di Spagna.
dentro al suono-orizzonte. Anch’esso si piega, pre- La percezione della realtà sonora, ormai distaccata,
cipita, dentro al suono-silenzio. perde del tutto il senso delle proporzioni, il pulsare
Instabilità dimensionale. Qualcosa si era generato forma punte dentro al suono-silenzio (l’eco, prima,
sulla linea sfavillante. Melodie gregoriane? Come di un rintocco nel vuoto) e sono grappoli di campa-
sotto grandi volte articolate percepire solo le onde ne dentro al suono, e premono, vogliono uscirne.
del canto, senza le voci che un tempo le hanno Ogni cosa, la stessa cosa sentiamo minuscola, e gi-
prodotte. gantesca nell’istante vicino. Gli oggetti cattivi hanno
Alla deformazione temporale corrisponde un’a- fatto la loro comparsa, gli oggetti cattivi invadono,
pertura dello spazio: voliera di angeli, l’impressio- sono diventati mondo. Non c’è più differenza, non
ne di una “falsa normalità’. Ora la musica configura c’è più tempo, non più un dentro e un fuori: il den-
lo spazio in cui la tragedia ha luogo: le frange della tro è il fuori.
notte, i suoni ingranditi dall’insonnia fino a lacera- Morte di Borromini è dedicato a Riccardo Muti.
re la mente, i fenomeni di una stanza buia che tutti
abbiamo conosciuto. L’ossessione di un motivetto Salvatore Sciarrino

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Grazie alla presenza dei suoi concerti Svizzera, Austria, Grecia) e l’invito nel
Rai è nata nel 1994. I primi concerti nei palinsesti radiofonici (Rai Radio3) 2006 al Festival di Salisburgo e alla
furono diretti da Georges Prêtre e e televisivi (Rai1, Rai3 e Rai5), l’OSN Philharmonie di Berlino, per celebrare
Giuseppe Sinopoli. Da allora all’organico Rai ha contribuito alla diffusione del l’ottantesimo compleanno di Hans
originario si sono aggiunti molti fra grande repertorio sinfonico e delle Werner Henze, negli ultimi anni l’OSN
i migliori strumentisti delle ultime pagine dell’avanguardia storica e Rai ha suonato negli Emirati Arabi Uniti
generazioni. Dall’ottobre 2016 James contemporanea, con commissioni e nell’ambito di Abu Dhabi Classics nel
Conlon è il nuovo Direttore principale. prime esecuzioni che hanno ottenuto 2011 e in tournée in Germania, Austria e
Lo slovacco Juraj Valčuha ha ricoperto riconoscimenti artistici, editoriali e Slovacchia, debuttando al Musikverein di
la medesima carica dal novembre 2009 discografici. Esemplare dal 2004 la Vienna; ha inoltre debuttato in concerto
al settembre 2016. Jeffrey Tate è stato rassegna di musica contemporanea al Festival RadiRO di Bucarest nel 2012 e
Primo direttore ospite dal 1998 al 2002 Rai NuovaMusica. L’Orchestra tiene a nel 2013 al Festival Enescu. L’Orchestra è
e Direttore onorario fino al luglio 2011. Torino regolari stagioni concertistiche stata in tournée in Germania e in Svizzera
Dal 2001 al 2007 Rafael Frühbeck de e cicli speciali; dal 2013 ha partecipato nel 2014, in Russia nel 2015 e nel Sud
Burgos è stato Direttore principale. Nel anche ai festival estivi di musica classica Italia (Catania, Reggio Calabria e Taranto)
triennio 2003-2006 Gianandrea Noseda in Piazza San Carlo, un progetto della nel 2016. Infine ha eseguito la Nona
è stato Primo direttore ospite. Dal 1996 Città di Torino. È spesso ospite di Sinfonia di Beethoven alla Royal Opera
al 2001 Eliahu Inbal è stato Direttore importanti festival in Italia quali MITO House di Muscat (Oman) nel 2016. L’OSN
onorario dell’Orchestra. Altre presenze SettembreMusica, Biennale Musica Rai ha partecipato ai film-opera Rigoletto
significative sul podio sono state: di Venezia, Ravenna Festival e Sagra a Mantova, con la direzione di Mehta e
Carlo Maria Giulini, Wolfgang Malatestiana di Rimini. Tra gli impegni la regia di Bellocchio, e Cenerentola,
Sawallisch, Mstislav Rostropovič, istituzionali che la vedono protagonista, una favola in diretta, trasmessi in
Myung-Whun Chung, Riccardo Chailly, si annoverano i concerti di Natale ad mondovisione su Rai1. L’Orchestra si
Lorin Maazel, Zubin Mehta, Yuri Assisi trasmessi in mondovisione e le occupa, inoltre, delle registrazioni di
Ahronovitch, Valery Gergiev, Marek celebrazioni per la Festa della Repubblica. sigle e colonne sonore dei programmi
Janowski, Semyon Bychkov, Kirill Numerosi e prestigiosi anche gli impegni televisivi Rai. Dai suoi concerti dal vivo
Petrenko, Vladimir Jurowski, Gerd all’estero. Oltre alle tournée internazionali sono spesso incisi CD e DVD.
Albrecht, Hartmud Hänchen, Mikko (Giappone, Germania, Inghilterra, Irlanda,
Franck e Roberto Abbado. Francia, Spagna, Canarie, Sud America,

113
lunedì 13 novembre 2017
ore 18
Teatro alla Scala
Ridotto dei palchi “A. Toscanini”

“Prima delle Prime”


Ti vedo, ti sento, mi perdo
Enzo Restagno, con la partecipazione di Salvatore Sciarrino
“Quando la musica seduce” (con ascolti)

in collaborazione con
Amici della Scala

Stadio preparatorio del libretto


di Ti vedo, ti sento, mi perdo
con riferimento a Caravaggio
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
14, 17, 18, 21, 24, 26 novembre 2017
Teatro alla Scala

Ti vedo, ti sento, mi perdo


Salvatore Sciarrino
Libretto di Salvatore Sciarrino
(Edizioni Musicali Rai Com)

Orchestra del Teatro alla Scala


Maxime Pascal, direttore
Jürgen Flimm, regia
George Tsypin, scenografo
Ursula Kudrna, costumi
Olaf Freese, lighting designer

Interpreti
Cantatrice Laura Aikin
Musico Charles Workman
Letterato Otto Katzameier
Pasquozza Sonia Grané
Chiappina Lena Haselmann
Solfetto Thomas Lichtenecker
Finocchio Christian Oldenburg
Minchiello Emanuele Cordaro
Giovane Cantore Ramiro Coronado Maturana*
Coro Hun Kim*, Massimiliano Mandozzi,
Chen Lingjie**, Oreste Cosimo*,
Sara Rossini*, Francesca Manzo*.
* Allievo Accademia Teatro alla Scala
** Allievo Conservatorio G. Verdi di Milano

Nuova produzione Rai Radio3 trasmetterà in diretta radiofonica


in coproduzione con Ti vedo, ti sento, mi perdo di Salvatore Sciarrino
Staatsoper Unter den Linden di Berlino il 14 novembre.

Prima mondiale  n’ora prima di ogni recita, per i possessori del biglietto,
U
si terrà una conferenza introduttiva sull’opera presso
Commissione Teatro alla Scala
il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala.
e Staatsoper Unter den Linden di Berlino

con il sostegno di
La scena, il dramma, il mito, l’oblio.

Tre livelli prospettici. Cominciamo dal fondo, II Atto: riprende la prova, sembrano passati anni.
avanzando verso la platea. Letterato e Musico continuano la discussione,
Si innalza come un’architettura vivente, aspra di ri- sempre al limite del battibecco. La Cantatrice
lievi e ombre, che muta man mano ai nostri occhi: raggiunge le cameriere nello spazio intermedio,
cavea di teatro, sala da musica e forse paesaggio e lì può isolarsi a provare con i violoncellisti, cui si
esterno, cielo, collina percorsa da sentieri. Su va- aggregano gli altri strumentisti.
rie altezze trovano posto le voci del Coro e gli stru- Sul finire, quando la cantata intona la morte di
mentisti. Costoro possono spostarsi in orizzontale, Orfeo, il Letterato e il Musico vengono quasi alle
salire e scendere, rarefatte gerarchie angeliche. mani e irrompe un Musico giovane. Non arrive-
Fra gli esecutori, appena rialzata, la Cantatrice. rà mai Stradella, proclama, è stato assassina-
Nel mezzo agiscono i Servi di casa e aiutano la to. E canta un’aria che presto si disfa nel silenzio.
costruzione dello spettacolo. Poi consegna alla Cantatrice un foglio piegato.
Verso la ribalta vengono a stagliarsi il Letterato e Mentre tutti escono sollevati da un’attesa inco-
il Musico. Lì sparsi, siedono visitatori illustri, cu- moda, la Cantatrice legge con emozione la musi-
riosi transitano, oltre chi attende il turno per suo- ca che ha ricevuto. È il pezzo che aspettavano? È
nare o si sofferma prima di andar via. solo un pensiero del giovane cantore a un’amica?
È un dono di Stradella a una delle sue interpre-
*** ti? Non sappiamo. Il compositore è morto, la sua
musica rimane.
In apertura si legge: lo stanzone di un palazzo. Stradella, un protagonista assente: del resto, nel
Si sta provando una cantata per soprano, coro e nostro paesaggio musicale e nella nostra consa-
strumenti. Nelle pause, intorno si monta la scena. pevolezza, ancora a stento egli s’affaccia, men-
Non è indicato un tempo preciso, però i dialoghi tre la sua esasperata vicenda personale rimane
evocano gli anni del pieno barocco. controversa.
Ai tre livelli dello spazio scenico corrispondono Di Stradella qui si parla e sparla, più vivo che se
tre dimensioni autonome, in realtà comunicanti fosse in scena. Teatro vuol dire immedesimar-
e infine convergenti: la dimensione più lirica gui- si in altri e in un altrove; i miti non si mostrano, si
da la drammaturgia generale. La cantata riflette narrano. A che servirebbe un attore a gambe lar-
sulla creazione della musica e sul potere di sedu- ghe, mani sui fianchi e tuttavia inerme da qual-
zione che le è proprio. Potrebbe intitolarsi “l’isola che parte del palco? Fin alle pieghe più intime, il
delle voci”. canto può evocare figure senza limiti di misura.
Ogni prova ha i suoi momenti di riposo ed è allora Necessario col canto creare le tensioni nel dia-
che trovano posto le altre due dimensioni: il rac- logo, la suggestione nel recitativo, ovvero attin-
conto tragico e le scene comiche. Assistiamo ad gere alla forza di cui fremono i messaggeri o gli
una alternanza di brevi inquadrature, caratteristi- angeli annunzianti. In tal modo sorgerà nella no-
che dei miei lavori. Non dovrebbe stupire che la stra mente l’antica illusione del rappresentare.
discontinuità dei tagli temporali accresca la coe- Questa è la strada solitaria che da decenni ho vo-
renza dell’azione. luto percorrere, quasi a raggiungere la filogenesi
Un Musico e un Letterato attendono Alessandro del melodramma.
Stradella, che ha promesso una nuova aria. Dalla cantata sulla musica un tema serpeggia,
Frattanto essi si scambiano notizie intorno al devìa nei conversari, cioè il distacco prima di
compositore, alle esuberanze amorose e agli in- perdersi. Insieme vanno a intrecciarsi storie per
trighi di cui appare alonato il suo nome. Negli in- essenza prossime: le Sirene e la ricerca di un im-
tervalli si unisce a loro la Cantatrice. E Stradella maginario mondo nuovo, la creazione artistica,
non giunge. Discutono anche di estetica e sui te- l’omicidio d’Orfeo, il suicidio eroico, il mito dis-
sti che mette in musica. sennato di Stradella. L’ultima musicologia rischia
Nello spazio intermedio si svolge la commedia di strappare la sua musica collocandola troppo
dei Servi, i quali durante gli intervalli bisticciano e lontano dal corpo amante. E chi studia diventa
fanno caricatura dei padroni. preda di un ipocrita riserbo.

118
Dunque un taglio di luce, forte, cade inevitabil- Occultar non si può – egli canta – fiamma
mente sull’attualità oscurata del comporre e insoffribile,
sull’impegno che essere artisti reclama, in ogni Ch’io nasconda il mio foco, è un impossibile.
presente.
Trasparente come tela di ragno l’altro tema che ***
tutto pervade, nucleo su cui si concentra la natu-
ra umana: il corpo, i sensi, la passione. Il linguaggio musicale di quel tempo si andava
Se consideriamo la nostra coscienza, non sap- aprendo a prospettive diverse: la tonalità. Essa do-
piamo bene dove stiano i confini del corpo. Il veva apparire un campo sconfinato e indifferen-
nodo risiede in quel che crediamo sia naturale. ziato. Certo sperimentava, Stradella; ma la sua è
Bisogna accettare quel che vogliamo compren- pura invenzione, non solo disinvoltura. Infatti bi-
dere. Ed ecco che si espande nel pensiero que- sognava immaginare nuove articolazioni, poi or-
sta verità in sé assurda: nessuno ha chiesto di ganizzarle. Ed egli fa sgorgare l’agile fraseologia
nascere, e il mondo è solo ciò che percepiamo. tematica che si protenderà sui secoli seguenti.
Se qualcosa fuori di noi sussiste, in che modo “Stradella non si ripete mai” mi avvertì un amico
percepirla? che a questo autore ha dedicato la vita. Ora devo
dargli ragione: passaggi particolari che si somi-
*** gliano, uno stile riconoscibile, questo sì; invece
l’impostazione di ogni lavoro è unica.
Mito e storia non sono una coppia separabile. La libertà creativa è una conquista della coscien-
Se il mito favoleggia, dall’altro lato la storia è solo za, non un capriccio o un arraffare a caso. Come
lettura parziale dei fatti: malgrado le pretese sa- tacere l’ingegnosa varietà delle soluzioni, le istru-
rebbe follia tentare di raccontare tutto. La storia zioni precise nella strumentazione (perfino nella
ufficiale rimane un filo di puro niente rispetto alle parte di basso continuo), la dettagliata notazio-
infinite complessità di un istante realmente vis- ne dinamica, estesa dal pianissimo al fortissimo?
suto. Insensato dunque limitarsi ad archiviare do- E poi gli scatti ritmici inesauribili, l’instabilità dei
cumenti senza interpretarli, occorre non tarpare frequenti sincopati. Non comune la capacità di
le ali dell’intuizione che sola permette di esplora- adombrare le emozioni più mutevoli e sottili dei
re e così dar luogo a ogni scoperta. personaggi. Stradella impiega testi assai sofisti-
La figura di Stradella non può non turbarci. Dire cati e in più rende plastica ogni parola con i suoni.
che certe leggende su di lui siano infondate esige Vorrei ricordare un fatto significativo. Stradella
di aprire un problema, non di chiuderlo. non pubblicò in vita, ma una sua partitura appar-
Stradella è un perseguitato, ma antropologica- ve nel supplemento alle Opere di Händel. Si tratta
mente viene immolato al pari di una vittima sa- della serenata Qual prodigio è ch’io miri?, da cui
crificale. Comunque lo si consideri, quello di Händel, in possesso di una copia, aveva tratto i
Stradella risulta un “maschicidio”, innescato dal cori per Israel in Egypt.
suo comportamento orgoglioso, da cui sprigio- Basterebbe questo segnale per capire che
na un insolente eccesso di forza, pubblicamente Stradella è uno dei pilastri sommersi della tradi-
inaccettabile. Lo sdegno che provoca nasce ap- zione europea. Un autore per cui l’impensabile si
punto dalla totale libertà di desiderare. L’oblio poi fa maestro della meraviglia.
ha coperto la fama dissoluta di un eroe negativo. Al suo fato un tagliagole appone il più crudele dei
Prezzo troppo alto a fronte di una musica fuori suggelli. Non ci interessa giudicare la condotta di
d’ogni maniera che oracola la sensibilità roman- Stradella, o le sue contraddizioni. Qui si mostra
tica, e inventa il nocciolo della scrittura strumen- quanto divenga terribile lo scontro fra società e
tale moderna, la estende alle voci, ne plasma la artista, qualora egli non si arresti ai margini di una
ritornante forma in tutte le varietà. posizione servile.

Salvatore Sciarrino

119
Diagramma per Ti vedo,ti sento, mi perdo
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
Diagramma per Centauro marino.
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
domenica 19 novembre 2017 L’isola delle voci
ore 18
Teatro Gerolamo

mdi ensemble
Sonia Formenti, flauto
Paolo Casiraghi, clarinetto
Lorenzo Gentili-Tedeschi, violino
Paolo Fumagalli, viola
Giorgio Casati, violoncello
Luca Ieracitano, pianoforte
Angèle Chemin, soprano

Helmut Lachenmann (1935)


temA (1968, 15’)
per flauto, voce e violoncello

Gérard Pesson (1958)


Cassation (2003, 18’)
per clarinetto, trio d’archi e pianoforte

Salvatore Sciarrino (1947)


Omaggio a Burri (1995, 11’)
per tre strumenti (violino, flauto in sol e clarinetto basso)

Helmut Lachenmann
Trio per archi (1965, 12’)

Salvatore Sciarrino
Centauro marino (1984, 10’)
per clarinetto, violino, viola, violoncello e pianoforte

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in collaborazione con con il sostegno di

nell’ambito della residenza 2015/2017


di mdi ensemble a Milano Musica
Lachenmann, Pesson, Sciarrino

Centauro marino, per pianoforte, clarinetto e sfondo (all’inizio è, ad esempio, un fruscio


archi, fa parte dei cinque quintetti, per organi- del violino: un tremolo serrato, senza suono).
ci diversi, nati nel biennio 1984-1985, insieme L’universo pulsante degli orologi è ottenuto
a Codex purpureus, Raffigurar Narciso al fonte, con tecniche diverse: con i colpi di lingua dei
Lo spazio inverso, Le ragioni delle conchiglie, due fiati, con una violenta banda di armonici
cui si è aggiunto nel 1989 Il silenzio degli ora- ribattuti del flauto (banda sperimentata per la
coli. È una specie di piccolo concerto da came- prima volta in Hermes del 1984, ottenuta gi-
ra per pianoforte e strumenti, un movimento rando in fuori lo strumento, per avere un suo-
unico (Lento), con poche figure ben definite e no più ricco e sporco del normale), con colpi
legate tra loro, che non si sviluppano ma inte- di chiave “rilasciata” nel flauto (la chiave, che
ragiscono in maniera molto stretta, disegnan- non viene percossa, dà un risultato al limite
do la curva formale del pezzo. Sciarrino so- dell’udibile «simile alla meccanica di un oro-
vrappone due strati nettamente differenti: da logio elettrico da parete»), con figure perio-
un lato i gesti rapidi, virtuosistici, perturbanti diche del clarinetto basso dove i suoni però
del pianoforte, pieni di risonanze, come effi- si fondono con i rumori della sua meccanica.
meri uragani; dall’altro sonorità fragili, felpa- Con questi elementi Sciarrino crea un intrec-
te di tutti gli altri strumenti, che creano una cio di figure regolari e ticchettanti, ma anche
dimensione sonora malcerta, fremente, nella vibranti, tremolate, espressive, in cui sembra-
quale affiorano anche lunghi trilli di armoni- no mescolarsi orologi di varie epoche.
ci e un ricorrente, soffuso bicordo tenuto del
clarinetto, con molta aria, che introduce un Le condizioni fisiche e meccaniche della pro-
elemento di stasi. Dieci anni dopo, Sciarrino duzione del suono sono anche il fulcro del lin-
ha composto Omaggio a Burri, pezzo per tre guaggio musicale di Helmut Lachenmann, di
strumenti (violino, flauto in sol e clarinet- quella “musica concreta strumentale” dove
to basso), quasi un esperimento sulla perce- i rumori che accompagnano l’emissione del
zione, basato su suoni riferiti al mondo degli suono (strumentale e vocale) diventano parte
orologi, e alla loro meccanica. È un pezzo dal- integrante della composizione, e dove il modo
la forte valenza simbolica, perché fa percepi- in cui gli eventi sonori sono generati è altret-
re il tempo nella sua misurazione meccanica tanto importante delle loro specifiche qualità
(l’indicazione iniziale è «Al tempo degli oro- acustiche. Lachenmann ci arrivò gradualmen-
logi»), ma anche perché allude al trascorrere te. I suoi primi lavori sono infatti influenzati
del tempo, che divora il suono e ne lascia solo dallo studio delle opere della Seconda Scuola
lo scheletro, la sua ossatura («quando scom- di Vienna, e basati sull’organizzazione seriale
pare il suono si sente solo la meccanica, il tic- dei vari parametri, come in Souvenir (1959), in
chettio degli strumenti: è come mostrare il Due Giri (1960), in Wiegenmusik (1963), nello
teschio»). In questo lavoro, scritto in occasio- Trio per archi (1965). Quest’ultimo è un lavoro
ne della morte di Alberto Burri, Sciarrino al- in un unico movimento (Largo con brio), dal-
terna suoni evanescenti e pulsazioni violente, la scrittura condensata, weberniana, con una
giocando su continue trasformazioni delle fi- trama ritmica rigorosa, ma in un tempo sem-
gure, e inserendo qualche effetto spaziale di pre flessibile. La varietà dei modi d’attacco

124
genera una trama timbricamente cangiante, il titolo temA è anagramma di Atem (respiro)
come un microcosmo sonoro da cui trapela- e una delle parole più ricorrenti del soprano è
no echi melodici, cesure improvvise, rarefa- Luft (aria).
zioni estreme, zone nervose (con l’arco saltato
e «sempre con un po’ di legno»). Fu proprio Se Lachenmann cerca la musica nei meccani-
dopo la composizione del Trio per archi che smi che generano il suono, Gérard Pesson la
Lachenmann cominciò a esplorare nuove stra- cerca nei brandelli di materiale sonoro, nel-
de, a interessarsi all’“anatomia del suono” per lo scheletro dei suoni, nelle loro ombre. La
uscire dalle considerazioni puramente acusti- sua è una musica fatta di rifiuti, scarti, objets
che, e un po’ “ragionieristiche” dei parametri trouvés, basata sulla messa in scena del gesto
seriali. Cominciava a profilarsi l’idea di una strumentale. Una musica oggetto di filtraggi e
musica concreta strumentale, dove i parame- sottrazioni, che procede per giustapposizione
tri come timbro, dinamica, altezza, non pro- di frammenti brevissimi, che rifiuta il concet-
ducono suono per se stessi, ma descrivono la to di sviluppo, e mantiene uno stretto legame
situazione concreta dell’ascolto, cioè la perce- con la pratica della citazione e della trascrizio-
zione delle condizioni nelle quali un suono o ne. Ne è un esempio Cassation (2003) per cla-
un rumore vengono realizzati. Lo stesso com- rinetto, trio d’archi e pianoforte, che fa espli-
positore considera temA (1968), per flauto, cito riferimento al genere settecentesco della
mezzosoprano e violoncello, il suo primo pas- cassazione (musica per complessi di fiati e ar-
so verso questo nuovo linguaggio musicale, chi, simile al divertimento o alla serenata, co-
che porterà nei due anni successivi a Pression, stituita da una serie di pezzi accostati libera-
Guero, Air, Kontrakadenz. È una delle prime mente, e in numero variabile, come danze,
composizioni dove la deformazione del suono intermezzi, marce). Echi di marce e di valzer
diventa un elemento naturale (non un gesto appaiono come dei fantasmi, come un “teatro
dadaista, iconoclasta), dalla forza disorientan- d’ombre”, e anche il gesto strumentale sembra
te: con gli effetti raschianti e crepitanti gene- appoggiarsi sul vuoto, sulla velocità di esecu-
rati dalla pressione dell’arco sul violoncello zione, creando una corsa ansimante, domina-
(che ha tre corde su quattro accordate in ma- ta dai rumori meccanici, quelli delle chiavi
niera anomala), con i suoni ventosi e ronzanti del clarinetto, dei pedali del pianoforte, dello
del flauto (il flautista deve anche parlare den- sfregamento sulle corde del violino: «in que-
tro lo strumento), con i rantoli, sbuffi, schioc- sta serenata-toccata ho voluto evocare la viva-
chi, gemiti del soprano (che a un certo pun- cità tattile come arte suprema della percezio-
to emette un grido agghiacciante e poi una ne». Gli archi agiscono in vario modo con le
vocalizzazione che acquista grande velocità). dita sulle corde, creano rumori sordi, sviluppi
Piuttosto che un tradizionale pezzo di musica, subito interrotti, suonano spesso «quasi chi-
temA costituisce così una sorta di scultura ri- tarra» (con o senza plettro), e prendono l’ar-
sonante, dove sono gli strumenti e la voce che chetto solo per gli ultimi minuti della musi-
si rivelano attraverso il suono, non viceversa, ca, e usandolo perlopiù con il legno, mentre la
e dove il respiro gioca un ruolo fondamenta- voce intona strane melodie di soffi, sui ritmi
le, di grande tensione espressiva: non a caso scanditi da pianoforte ed archi.

Gianluigi Mattietti

125
mdi ensemble
24° Festival di Milano Musica
Piccolo Teatro Studio “Melato”
13 novembre 2014

126
mdi ensemble
Artist in residence a Milano Musica 2012-2017

Nel 2017 si conclude il periodo di residenza di mdi Poi i progetti dai numeri più ambiziosi: dal-
ensemble all’interno del Festival di Milano Musica. le produzioni con gli amici di RepertorioZero
Tutto è iniziato nel 2012, anche se il rapporto tra nel triennio 2012-14 (nel 2014 il visionario
mdi e il Festival risale al 2002 – il nome del gruppo Tryptich - a tribute to Fausto Romitelli al Piccolo
era ancora Ensemble Musica d’Insieme - quan- Teatro Studio “Melato”) fino alla partecipazio-
do Luciana Pestalozza si rivolse all’allora neonata ne al monumentale lavoro di Grisey Les Espaces
formazione per eseguire una prima assoluta del Acoustiques con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
compositore Jorge López: si direbbe ora un atto della Rai e Stefan Asbury nel 2016, per termina-
di coraggio e di incoscienza, considerando che il re quest’anno con il progetto dedicato a Luigi
gruppo aveva appena mosso i suoi primi passi ed Nono e al gruppo /nu/thing nello spazio di Pirelli
era quasi totalmente sconosciuto ai più. HangarBicocca.
Sono passati quindici anni da allora e altri con- In tutti questi progetti, mdi ha cercato di por-
certi si sono susseguiti a Milano Musica fino al tare la propria identità, il proprio modo di in-
periodo in residenza, sostenuto per due trienni tendere la musica da camera e il desiderio di
da Fondazione Cariplo (2012-2017), che ha de- condividere le proprie scelte di repertorio. In
terminato in modo ineludibile la crescita artistica questa chiave va letta la presentazione in an-
dell’ensemble attraverso un percorso progettua- teprima del DVD See the Sound – Homage to
le condiviso: in questo senso è stata centrale la Helmut Lachenmann, pubblicato quest’anno
parte di sperimentazione con i progetti di divulga- dall’etichetta parigina l’empreinte digitale, e le
zione all’interno di Ascoltare il Presente, i concerti numerose esecuzioni degli stessi Lachenmann
dedicati ai giovani e le nuove commissioni, e an- e Grisey, di Giorgio Netti, Pierluigi Billone,
cora le forme più innovative di performance come Gérard Pesson, Aureliano Cattaneo e Simone
il progetto Ombre sonore: Feldman, New York e Movio per due co-commissioni Radio France –
l’Europa realizzato alle Gallerie d’Italia nel 2013. Milano Musica, e tanti altri.

mdi ensemble

Angèle Chemin

Angèle Chemin è cresciuta in una Xasax, Makrokosmos. È membro e Martin Palisse, con musiche di
famiglia franco-americana di artisti e ha dell’Ensemble Maja, in residenza alla Roland Auzet all’Opéra di Limoges.
iniziato a lavorare come attrice a cinque Fondation Singer-Polignac dal 2016. Angèle Chemin canterà anche con gli
anni con suo padre Philippe Chemin. Appassionata di musica da camera, artisti Vincent Lhermet e Françoise
Terminati gli studi di flauto, ha iniziato suona in duo con l’arpista Chloé Rivalland in Chemins de traverses,
quelli di canto con Elsa Maurus, Robert Ducray e collabora con il Trio Fauve. ripresa dall’opera Tingel Tangel di
Expert, perfezionandosi con Malcolm Dedita alla musica contemporanea, Georges Aperghis, al Festival Musiques
Walker e Ruby Philogene. Ha lavorato è stata in residenza nel 2012-13 alla Démesurées di Lille. Invitata da Stefano
con artisti quali Salomé Haller, Erika Royaumont Abbaye e da allora ha Gervasoni a cantare i suoi Aster Lieder,
Guiomar, Emmanuel Olivier, Nicolas lavorato per le prime esecuzioni di si esibirà in autunno con mdi ensemble
Krüger, David Stern, Serge Cyferstein, opere di numerosi compositori. Il a Trieste, Firenze, oltre che al Festival
Geoffroy Jourdain, Daniel Kawka, suo repertorio comprende tra l’altro di Milano Musica. Angèle Chemin ha
William Blank, Alphonse Cemin, Maxime la Sequenza III di Berio, il Pierrot Lunaire inciso Sanjo IV per soprano solo di Eunho
Pascal, Elena Schwarz, Daniel D’Adamo, di Schönberg, Metamorphose di Michaël Chang a Varsavia, i 5 pièces magiques
Georges Aperghis, Stefano Gervasoni, Levinas. Tra i futuri impegni: il ruolo di e l’opera Le joueur de flûte de Hamelin 
Bernard Cavanna. Ha collaborato Claudia nell’opera Bureau 470 di Tomas di Yassen Vodénitcharov.
con ensemble quali Le Balcon, mdi Bordalejo, Forge di Gabriel Philippot
ensemble, Ensemble Chrysalide, Les all’Opéra di Reims, lo show HIP127 per
Voix animées, Tm+, Namascae Lemanic soprano, orchestra e sette giocolieri mdi ensemble
Modern Ensemble, Quartetto Diotima, degli artisti di circo Jérôme Thomas (vedi p. 69)

127
Wolfgang Mitterer
lunedì 20 novembre 2017 Spazi inversi
ore 21
Auditorium San Fedele

Wolfgang Mitterer, pianoforte e live electronics


Giuseppe Ielasi, laptop performance

Giuseppe Ielasi (1974)


Untitled live laptop performance per acusmonium (2017, 35’)
Prima esecuzione assoluta

Wolfgang Mitterer (1958)


Performance per pianoforte preparato
e live electronics con acusmonium (2017, 50’)
Prima esecuzione assoluta

in coproduzione con

in collaborazione con

nell’ambito della rassegna


INNER _SPACES 2017/2018
Ielasi, Mitterer

Primo concerto del dittico in omaggio all’o- Legno, con l’intenzione di realizzare un dialo-
pera sinfonica di Anton Bruckner, rivisita- go immaginario, come attraverso dei messaggi
ta in chiave elettronica. Ne sarà protagonista email, con compositori classici quali Mozart,
Wolfgang Mitterer, compositore austriaco che Bruckner e Čajkovskij.
si è formato a Vienna e Stoccolma. Nel cor- Introdurrà la serata il compositore milane-
so degli anni, Mitterer è riuscito a realizzare se Giuseppe Ielasi, con un’opera in creazio-
un’originale sintesi musicale che riunisce le ne Untitled, 2017. In un testo di presentazio-
sue esperienze di strumentista e improvvisa- ne della sua nuova produzione, Ielasi scrive:
tore, di compositore e di sperimentatore nel «sono sempre stato restío a dare una struttu-
campo della musica elettroacustica. Va anche ra “chiusa” ai miei brani: su disco preferisco
segnalato il suo interesse, sin dagli anni ’90, quasi sempre presentare sequenze di fram-
verso la musica elettronica non accademica. menti, a volte ricombinabili dall’ascoltato-
Mitterer presenterà una sintesi della sua ope- re; questi frammenti sono anche alla base dei
ra Music for Checking E-mails… Giving the miei concerti. Vengono stratificati, modificati
Illusion of Depth pubblicata nel 2009 per l’eti- e spazializzati con modalità prevalentemente
chetta Col Legno, che comprende il brano di improvvisative. La “composizione” consiste
elettronica Hallo Mr. Bruckner. In questa pro- principalmente nella scelta dei materiali sono-
duzione, il compositore amalgama tracce so- ri da utilizzare in funzione dell’acustica dello
nore personali con frammenti provenienti da- spazio e della conformazione dell’impianto di
gli archivi sonori della casa discografica Col diffusione multicanale.»

Giuseppe Ielasi

130
Wolfgang Mitterer Giuseppe Ielasi

Wolfgang Mitterer ha studiato con Nato nel 1974, vive e lavora a Monza.
Otto Bruckner a Graz nel 1977. Musicista e compositore, ha lavorato
Successivamente, dal 1978 al 1983, dal 1996 al 2006 come chitarrista
ha perfezionato gli studi organistici nell’ambito della musica improvvisata,
con Herbert Tachezi e la composizione collaborando con musicisti quali Jérôme
con Heinrich Gattermeyer presso il Noetinger, Thomas Ankersmit, Brandon
dipartimento musicale dell’Università Labelle, Nmperign, Phill Niblock, Oren
di Vienna. Nel 1983 è a Stoccolma Ambarchi, Mark Wastell, Nikos Veliotis.
a lavorare allo studio di musica Dal 2007 si occupa prevalentemente di
elettroacustica EMS. Ha ricevuto diverse composizione di musica elettroacustica
borse di studio per progetti musicali spesso eseguita e rielaborata in
realizzati a Roma nel 1988 e a Berlino concerto, durante tour in Europa, Stati
dal 1995 al 1996. Nel 1991 Mitterer Uniti e Giappone e partecipa a numerosi
fonda l’etichetta Olongapo. festival internazionali. I suoi lavori su
Mitterer è considerato uno dei più impianti audio multicanale sono stati
importanti compositori austriaci presentati al Centre Pompidou di
contemporanei e un pioniere nel campo Parigi, all’INA-Grm (Radio France),
della musica elettroacustica. È attivo allo ZKM di Karlsruhe, alla Biennale
come improvvisatore, compositore e di Architettura di Venezia e in musei e
sperimentatore di musica elettronica. istituzioni culturali. È autore del progetto
Attualmente lavora insieme ad altri “beat-oriented” Inventing Masks (Error
artisti, spesso con gruppi internazionali Broadcast). Fa parte dei gruppi Bellows
di improvvisazione e musicisti jazz (con Nicola Ratti), Oreledigneur (con
come Wolfgang Puschnig, Wolfgang Renato Rinaldi), Rain Text (con Giovanni
Reisinger, Linda Sharrock, Klaus Civitenga), e collabora dal 2005 con
Dickbauer, Sainkho Namtchylak, l’artista Armin Linke, come musicista
Tscho Theissing, Tom Cora, in performance audiovisive, come
Ernst Reijseger, Hozan Yamamoto, compositore e montatore delle opere
Roscoe Mitchell , George Breinschmid, filmiche. È co-curatore dell’etichetta
David Liebman, David Moss, Max Nagl, discografica Senufo Editions. I suoi
Achim Tang, Patrick Pulsinger, dischi sono stati pubblicati da 12k,
Christof Kurzmann, Christian Fennesz, Entr’acte, Schoolmap, Senufo Editions,
Marc Ducret, Franz Koglmann, Louis Error Broadcast e altre etichette.
Sclavis, Harry Pepl. Come organista,
Mitterer interpreta opere di repertorio,
da Bach a Messiaen e a Ligeti. Accanto
a installazioni sonore e numerosi
collage elettronici Wolfgang Mitterer
ha composto anche musica da camera,
opere sceniche, opere liriche, un
Concerto per pianoforte e musica per
orchestra e organo. Inoltre ha lavorato
per film sperimentali, opere radiofoniche
e teatrali, scritto accompagnamenti dal
vivo per film muti. Wolfgang Mitterer ha
tenuto lezioni all’Università di Musica di
Vienna e ai Ferienkurse für Neue Musik
di Darmstadt.

131
Salvatore Sciarrino e Gérard Grisey
In terrazza a Città di Castello, 1996
© Casa Ricordi, Milano
mercoledì 22 novembre 2017 Infinito nero
ore 20.30
Teatro Gerolamo

Quartetto Prometeo
Giulio Rovighi, violino
Aldo Campagnari, violino
Massimo Piva, viola
Francesco Dillon, violoncello

Salvatore Sciarrino (1947)


Ombre nel mattino di Piero. Quartetto n. 9 (2012, 25’)

Salvatore Sciarrino
Quartetto n. 7 (1999, 8’)

Maurice Ravel (1875—1937)


Quartetto in fa maggiore (1902/03, 29’)
Allegro moderato
Assez vif – très rythmé
Très lent
Vif et agité

Il concerto è preceduto alle ore 19 da un bicchiere solidale


per i progetti di Music Fund offerto da Valle dell’Acate

in collaborazione con
Sciarrino, Ravel

Come Debussy, anche Ravel fece il suo de- sordina e introdotto dal canto del violoncel-
butto nella musica da camera con un quar- lo nel registro acuto. Apice emotivo del quar-
tetto per archi. Lo scrisse tra il dicembre del tetto è il terzo movimento (Très lent), con il
1902 e l’aprile del 1903, quando era ancora suo carattere rapsodico, voluttuoso, con una
allievo di composizione al Conservatorio di struttura fatta di pannelli giustapposti, dove
Parigi, lo dedicò «à mon cher maître Gabriel vengono riecheggiati e trasformati timbrica-
Fauré», lo usò come primo banco di prova mente motivi già esposti. Il quartetto si con-
per sperimentare uno stile personale all’in- clude con un finale trascinante (Vif et agité)
terno delle forme classiche. Proprio per que- in tempo quinario, dalla trama strumentale
sto, fu un lavoro molto criticato dal mondo virtuosistica che lascia emergere anche fram-
accademico (Théodore Dubois, ad esempio, menti dei due temi del primo movimento.
lo giudicò troppo artificioso), tanto da causa-
re l’esclusione di Ravel dalla prova finale del Con il genere del quartetto, e con la tradizio-
Prix de Rome. Fu invece molto ammirato da ne classica che ne è connaturata, si è confron-
Debussy, che dissuase Ravel dall’apportare tato anche Salvatore Sciarrino, che ha sempre
delle modifiche al finale: «Nel nome degli dei visto nel quartetto per archi uno strumento
della musica e nel mio nome, non toccate una assai duttile, ideale per esplorare nuove so-
sola nota di quelle che avete scritto nel vostro luzioni compositive («come uno spazio illi-
Quartetto». Era in effetti un quartetto dall’ar- mitato e rigoroso per distillare e sperimen-
chitettura molto solida, che prendeva alcu- tare»), ma anche capace di evocare il mondo
ni spunti proprio dal quartetto di Debussy, dei classici viennesi, da lui molto amato per
scritto dieci anni prima. Ravel rispettò le re- il suo misto di intimità ed elevatezza di sti-
gole della forma sonata nel primo movimen- le («spero che qualcosa sopravviva dei quar-
to (Allegro moderato) creando una struttura tetti per archi composti nel solco dei classici
equilibratissima ma priva di forti contrasti, viennesi»). Ma nel Quartetto n. 7, composto
anche tra i due temi, entrambi dalle morbide nel 1999, ha introdotto qualcosa di comple-
sagome, ricca di divagazioni melodiche, con tamente nuovo. Ha innestato nel corpo del-
uno sviluppo basato su un’elaborazione più la musica strumentale quel nuovo stile voca-
timbrica che tematica, senza grandi tensioni. le, che aveva affinato negli anni (convinto che
Il secondo movimento (Assez vif - très rythmé) fosse «necessario ridare al canto tutte le sue
è uno scherzo che gioca invece su netti scarti forze senza tornare a motivi vecchi») e che
dinamici e sul contrasto di atmosfere, con un aveva trovato il suo apice in Luci mie traditri-
primo tema pizzicato, dalle movenze di dan- ci (1998) e Infinito nero (1998). In questo sen-
za spagnola, un secondo tema molto cantabi- so, il Quartetto n. 7, scritto come pezzo d’ob-
le, un trio lento e malinconico, suonato con la bligo per il Concorso Borciani, rappresenta

134
una svolta nell’itinerario creativo di Sciarrino: del recitativo strumentale, ma in una forma
da allora ha iniziato infatti ad applicare siste- più sviluppata. Commissionato dal Comune
maticamente questo stile vocale agli strumen- di Sansepolcro, per celebrare il suo mille-
ti, che non rinunciano alle loro articolazioni nario, fu eseguito il 9 settembre 2012 nel
timbriche, ma acquistano anche caratteristi- Museo Civico della città toscana, sotto il ce-
che “umane” («Sono gli strumenti stessi a re- lebre affresco della Resurrezione di Piero del-
spirare, ansimare»), cominciano a parlare an- la Francesca. Ha una forma ampia (dura 25
che un’altra lingua. Come pezzo da concorso, minuti), molto fluida, basata su materiali con-
è un lavoro piuttosto concentrato, con esten- trastanti che però tendono a sfumare gli uni
sioni strumentali limitate (non ci sono per sugli altri («Nel racconto musicale compaio-
esempio i suoni “superacuti”, che vanno due no in sequenza frammenti di varia plasticità.
ottave sopra l’ultimo do del pianoforte), e non Momenti emotivamente differenziati si acca-
virtuosistico. Sciarrino ha ricercato piuttosto vallano come nuvole»). Il primo dei due movi-
una dimensione sonora intima, un melos qua- menti (Preludiando) ha una struttura frattale:
si modellato sulla declamazione degli Adagi è una sequenza di venti, lunghi accordi, fatti
beethoveniani, come un ampio recitativo stru- di multifonici, dal suono stridente e vetroso,
mentale da «trattare con semplicità penetran- che si animano con trilli, piccoli pizzicati, tre-
te». Il quartetto si apre come un vero gesto moli, soffi sul crine (ottenuti strisciando l’arco
“parlante”, con dei rapidi glissati discenden- sul legno della cassa), che si allungano e si ac-
ti, come un’invocazione (Ampiamente chia- corciano, e poi lentamente si estinguono. Lo
mando) intonata all’unisono dagli strumenti, stile del recitativo strumentale emerge invece
echeggiata da soffi e da fruscii. Una cellula che nel secondo movimento (Liberamente mesto),
poi si sviluppa e si articola, trasformandosi in che si apre con le frasi parlanti del violoncello
“messe di voce” tipicamente sciarriniane (lun- e della viola, e poi si sviluppa alternandosi con
ghi suoni in crescendo culminanti in una de- zone di sibili acutissimi, con lunghi glissati di-
sinenza arabescata, come una coloratura che scendenti del violoncello, con piccole “messe
svanisce nel nulla), acquistando un tono sem- di voce”, con rapide progressioni su una cellu-
pre più lamentoso, alternandoli con piccoli la ricorrente (un piccolo intervallo discenden-
glissati ripetuti insistentemente, con sibili acu- te e glissato). Si crea così un ordito strumen-
ti di armonici, con secchi pizzicati, con deli- tale sempre più denso, interrotto dagli acidi
cati effetti rumoristici, con lunghissimi glissati accordi di multifonici, come nel primo movi-
simultanei che producono l’effetto di una me- mento, che poi si intrecciano con il recitativo
tamorfosi del suono. fino alla fine del pezzo.
Anche nel Quartetto n. 9, intitolato Ombre
nel mattino di Piero, Sciarrino riprende l’idea Gianluigi Mattietti

135
Quartetto n. 7 (1999)

L’elaborazione di uno stile vocale è stato uno de- In effetti la mia musica è agli antipodi del virtuosi-
gli obiettivi più coscienti che mi sia imposto. Per smo. Richiedo sempre maggiori responsabilità agli
tale impresa ho impiegato circa dieci anni, e an- interpreti, e ciò costituisce un nodo e la difficoltà
cora altrettanti per misurare nella loro portata i principale: il resto è solo una conseguenza. Vorrei
risultati. che ogni esecutore compisse cose che ad altri
Necessario affrancare la voce dall’inerte imita- non sono date. Non parlo di miracoli, intendiamoci.
zione degli strumenti, da goffe genericità: ma so- Trasfigurare se stessi, il luogo e chi ascolta è il livello
prattutto necessario ridare al canto tutte le sue minimo dell’interpretazione; se tale magia non av-
forze senza tornare a motivi vecchi, troppo scon- viene è inutile suonare, perché non entra in gioco il
tati: essi producono una superficiale gradevolez- potere terapeutico, caratteristico della musica.
za che è il contrario dell’espressione. L’espressione e il coinvolgimento diretto ne sono
Recentemente ho voluto applicare le mie picco- la base. Ognuno di noi ha qualcosa da dire. Come
le conquiste vocali agli strumenti. Dunque una altrimenti potrebbero affascinare certi musicisti
verifica al contrario è la storia del Quartetto n. 7, da strada?
nato come pezzo d’obbligo al Concorso Borciani. Misurarsi dunque con se stessi, migliorarsi.
Volevo infatti evitare l’aspetto virtuosistico insito Cercare l’altro.
nel concetto stesso di competere, percorrendo Il mito narra che Orfeo ammansiva le belve, com-
la tradizione intima e declamata che Beethoven muoveva persino le pietre: egli valicava le barriere
ha inaugurato nei suoi Adagi. Per me non si tratta della vita. Ve lo immaginate che ridicolo, se avesse
di una scelta scontata ed essa può aver sorpreso voluto dimostrare bravura o, peggio, limitarsi alle
qualcuno. note?

Salvatore Sciarrino

Ombre nel mattino di Piero.


Quartetto n. 9 (2012)

Cosa resterà della tradizione musicale, dopo il riducono a zero: che è rimasto dell’antica pittura
calare della nostra sera? La vita è imprevedibi- greca? La sua immagine, duplicandosi nei vasi, fu
le, e mentre l’esperienza del passato ci invita a alterata dalle troppe copiature, nulla sospettiamo
dubitare, noi ci illudiamo che la cultura si pos- del miracolo scomparso.
sa trasferire senza trauma da un’epoca all’altra; Memoria e oblio si tendono la mano. Ogni giorno
in ciascuno si annida una pretesa di immortalità. s’avvia al suo tramonto e, ciò malgrado, immersi
Particolarmente gli artisti, dicono di lavorare per nello stupore che le opere d’arte suscitano in chi
sé invece pensano a una esperienza proiettata le coltiva, vorremmo augurarci che fossero ri-
nel tempo. La continuità è tale perché attende di sparmiate dalla piena del tempo.
essere interrotta; la storia non è oggettiva ben- Sàlvino altri repertori famosi, grandiose sinfonie.
sì un commento a una lettura, non restituisce la Io spero che qualcosa sopravviva dei quartetti
sfera vitale; né i documenti trattengono i partico- per archi composti nel solco dei classici vienne-
lari che ci hanno fatti felici, disperati, indifferenti. si. Anche se ciò accadesse, sarebbe comunque
Evidente che la conoscenza del passato altrui sia impossibile, nel futuro in agguato, comprende-
costituita sostanzialmente di ipotesi e interpreta- re cosa oggi rappresenti per un musicista que-
zioni, anche arbitrarie. Talvolta le testimonianze si sto genere appartato. Esso si mostra come uno

136
spazio limitato e rigoroso per distillare e speri- nel quale l’ascoltatore viene posto esattamen-
mentare; pochi compositori, e solo eccezional- te al centro. Ma al centro di che? Un rapporto di
mente, si riserbano di accedervi; dentro, grandi affinità parentale sembra adombrarsi nel dia-
modelli proiettano intorno a sé ombre fruttuose logo; eppure, come inattuale riuscirebbe, e for-
da sondare. Seppure un piccolo genere musica- zato, delineare le fisionomie che vi partecipano!
le, il quartetto tende a identificarsi con la creatività Sarebbero materne o filiali le inflessioni del violi-
stessa: per varietà, profondità, invenzioni, apertu- no? Con quali parole definire la voce brunita della
re. Ecco può trovarvi posto persino la mia ricerca viola? Sarebbe paterna la presenza del violoncel-
di una monodia assoluta. lo? Diciamo invece che ciascuno strumento ha
Quanto di bello e importante dona splendore alla almeno una seconda anima. Nel quartetto, luo-
cultura umana, raramente viene compreso dal- go dell’affettività, i componenti vengono tutti a
la gente comune. Non so: è giusto? È naturale? misurarsi con l’autorità del primo violinista, colui
Alcune opere vengono assunte con fanatismo, che si espone più degli altri e deve sollevarsi vo-
quasi icone, anzi reliquie; ma le reliquie, si sa, non lando. E il secondo violino? Ci inganniamo se lo
sono commestibili. Alcuni nomi divengono celebri crediamo accessorio, poiché sostegno indispen-
presso la massa, staccati dall’organismo del pen- sabile al primo e alla struttura generale. Quale che
siero, cioè senza vita. L’Italia viene oggi sommersa sia la disposizione spaziale degli strumenti, vie-
da una musica in apparenza innocua, che inibisce ne comunque a disegnarsi una sorta di T virtuale
i meccanismi dell’identità individuale. È uno degli (o tau), data dalla coppia di violini.
aspetti più subdoli e dannosi dell’inquinamento. Il teatro e le sue movenze non furono cacciati lon-
È sempre esistita una molteplicità di linguaggi arti- tano dagli accenti riflessivi, tipici del quartetto.
stici a vari livelli di complessità. Ciò che ora è odioso Semmai è la schiettezza del lirismo a bandire le
è la tirannia cui siamo sottoposti, tale da persegui- maschere; e però tale schiettezza spalanca strani,
re la musica d’arte per metterne in discussione la indicibili altrove. Viene così in primo piano (pen-
stessa sopravvivenza. Sentiamo parlare dei capo- so a Beethoven) una particolare fisio-psicologia
lavori della normalità; cosa significa questo, se non senza che vi siano personaggi riconoscibili. Che si
le cime del banale? Le idee che innervano l’intel- tratti della radice, o di un tratto profondo, indistin-
ligenza dell’uomo non possono essere accettate to, ancora impersonale del dramma in sé? Non
perché impegnerebbero menti già ottuse. Così il solo. Sono gli strumenti stessi a respirare, ansi-
destino del quartetto, punta del diamante rispetto mare: non chi suona o chi scrive. L’ autore si rap-
al cosmo della musica, nascosto ai più. presenta e, dopo secoli di soggettivismo, sposta
La musica dei classici ha insegnato all’occiden- il fuoco del percepire coinvolgendo direttamente
te l’autocoscienza individuale; ci ha insegnato l’ascoltatore.
a svegliare l’individuo con suono e silenzio, con Musica da camera per eccellenza, scritta per il
emozioni intense. Il quartetto spoglia ed esalta piacere di chi la praticava in famiglia. Non è ca-
l’essenza di questo indirizzo estetico; esso, suo suale che un’atmosfera casalinga leggermente
malgrado, si oppone alla musica come passatem- dimessa sia divenuta campo ideale per l’esercizio
po che il commercio (la moda) impone. dell’immaginazione e della logica musicale, fino
Estremo rifugio per chi è toccato dalla musica, alle speculazioni più metafisiche.
nell’assordante mare del presente, i fragili quar- Intimità ed elevatezza di stile convergono nel
tetti per archi vanno assomigliando a un messag- mondo del quartetto; una convergenza qua-
gio chiuso in una bottiglia. Peccato, perché l’arte si mai concessa nel resto dell’esperienza umana.
è di tutti, e tutti potrebbero goderne se varcasse- L’espressione, sfoltita, diviene priva di ridondan-
ro la soglia dell’impegno personale a migliorarsi, ze; e dunque, in assenza di retorica, le tensioni non
verso la libertà di ragionare ciascuno con la pro- si disperdono e le rarefazioni si fanno assolute. Su
pria testa. Chi giunge a conoscere la dolcezza tutto ciò la discontinuità spazio-temporale e l’intro-
quotidiana in sé, saprà meglio assaporare la vita duzione delle mie emissioni multifoniche, inaudite
sociale, terreno necessario dove si semina l’arte. per gli archi, producono risultati lancinanti.
Nel quartetto si realizza il mito della parità, dell’e- Contro ogni apparenza di stabilità, forma è conci-
quidistanza, di un dialogo incrociato o roteante liazione di opposti.

137
Nel racconto musicale compaiono in sequenza Ultimo esempio di unione dei contrari, stavol-
frammenti di varia plasticità. Momenti emotiva- ta pertinente al quartetto: quali doti necessarie
mente differenziati si accavallano come nuvole. ai quattro interpreti? Pensare alto, estro e raf-
Cambiar umore equivale anche a mutare subi- finatezza, d’accordo; ma soprattutto la costan-
tamente scena e paesaggio, clima, meteorolo- za che spinge a mutare i componenti del gruppo
gia. L’insieme del racconto regge poiché passa seguendo, guarda caso, un’idea di omogeneità.
attraverso un’unica prospettiva oggettivata. Non Disciplina che affina negli anni un quadrato di per-
sempre, nel flusso degli eventi, riusciremmo a di- sone diverse.
stinguere sezioni o elementi di raccordo; quando Molto dopo l’alluvione di Firenze del 1966, gira-
ciò avviene, essi offrono appigli pretestuosi, qua- vano per la Biblioteca del Conservatorio pagine
si per distogliere la memoria dall’incertezza dei scompagnate. Fra di esse una doppia facciata di
nostri orizzonti. Incertezza: enigma della forma musica senza vie d’identificazione. Un giorno che
in quanto attesa. Mistero del principio, l’attimo in attendevo un prestito allo sportello (nessuno po-
cui comincia il nuovo brano, o una nuova parte; teva andare oltre), il foglio era appoggiato sopra
l’ignoto si presenta e balza incontro a noi. E que- il bancone e mi capitò di gettarvi uno sguardo.
sto può avvenire più volte nello stesso pezzo. L’Andantino del Quartetto di Verdi si riconosce su-
Quali riferimenti trovare, fuori dalla musica, all’esi- bito, anche nella parte del secondo violino; quan-
genza insopprimibile che ci porta a congiungere do lo dissi, gli impiegati mi guardarono a traverso,
ciò che è incongruo e incongiungibile? Riferisco senza parole. È un ricordo che ho serbato finora,
qui alcuni esempi presi da àmbiti eterogenei: le inutile da decifrare.
raccolte di poesia, antologie dallo sguardo mol-
teplice; quelle di novelle o romanzi brevi, che Ombre nel mattino di Piero, con questo titolo il
specchierebbero le nostre vicende nel loro vario mio Quartetto n.9 intende celebrare il millenario
configurare; l’affiancarsi scoordinato di affreschi di Sansepolcro.
medioevali, cresciuti per aggiunte progressive, Commemorare vuol dire ricordare insieme.
o separate richieste; lo stesso Battesimo di Piero Il nostro non è soltanto un appuntamento raro nel
della Francesca striderebbe se ricollocato al suo fatale completarsi della cifra tonda, offertoci da
posto, nel polittico dipinto da Matteo di Giovanni. una data di fondazione certa. È anche un’occa-
Ai nostri occhi il fresco di un mattino del rinasci- sione onorevole per riunirsi ad ascoltare qualcosa
mento non tollera un sofisticato carrozzone go- di nuovo e diverso appositamente creato sotto la
tico dai lividi incarnati; che imbarazzo a spogliarsi Resurrezione di Piero della Francesca.
per quei corpi d’avorio, fermati nell’aria limpida È il momento di stringersi intorno alla bellezza an-
dal pennello di Piero! Un esempio ulteriore: le tica, il cui senso svanisce, per incontrare quella
collezioni tardo barocche ritagliavano le pittu- moderna. Per ritrovare princìpi condivisi e ancora
re seguendo la geometria delle cornici; alle pa- da condividere, per scoprire ì problemi da discu-
reti si stipavano immagini le più disparate, senza tere. E allora forse, ritrovare il piacere di gioire in-
la minima preoccupazione di coerenza, colloca- sieme. Quali parole più adatte di quelle scritte da
te piuttosto in base al formato (vedi la quadreria Beethoven in uno dei tanti abbozzi che si costel-
dello Stallburg). lano intorno alla Nona Sinfonia? «Oggi è un gior-
no solenne: amici, sia festeggiato con canti e...».
Sulla convivialità poggia le basi la nostra cultura,
non dobbiamo scordarlo. Non scordiamo le no-
stre origini, Saffo e Alceo.

Salvatore Sciarrino

138
Francesco Dillon, Matteo Cesari, Salvatore Sciarrino,
Aldo Campagnari, Massimo Piva e Giulio Rovighi. Siena, 2016
Collezione Salvatore Sciarrino, Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

Quartetto Prometeo

Vincitore della 50° edizione del Prague al Musikverein, alla Wigmore Hall, per archi commissionato dalla
Spring International Music Competition all’Aldeburgh Festival, al Prague Spring Società del Quartetto di Milano,
nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato Festival, al Mecklenburg Festival, dall’Aldeburgh Festival, da Ultima
insignito anche del Premio Speciale all’Accademia di Santa Cecilia di Festival di Oslo e dal MaerzMusik
Bärenreiter per la migliore esecuzione Roma, alla Società del Quartetto di Festival di Berlino, registrato per
fedele al testo originale del Quartetto Milano, all’Accademia Chigiana di Kairos in un CD monografico.
K 590 di Mozart, del Premio Città di Siena, a Musica Insieme di Bologna, Prosegue la collaborazione con Ivan
Praga come migliore quartetto e del all’Accademia Filarmonica Romana Fedele di cui il Prometeo nel 2011 ha
Premio Pro Harmonia Mundi. Nel 1998 (di cui è stato Quartetto Residente), interpretato Morolòja, commissionato
il Quartetto Prometeo è stato eletto alle Settimane Musicali di Stresa, dall’Accademia Filarmonica Romana.
complesso residente della Britten Pears alla Società Veneziana dei Concerti, Dopo l’integrale dei Quartetti di
Academy di Aldeburgh e nel 1999 ha alla GOG di Genova, all’Associazione Schumann per Amadeus, le ultime
ricevuto il premio Thomas Infeld dalla Scarlatti di Napoli, agli Amici della uscite discografiche sono: per Kairos un
Internationale Sommer Akademie Prag- Musica di Firenze, al Festival Sinopoli CD monografico dedicato a Salvatore
Wien-Budapest ed è risultato secondo di Taormina, collabora con musicisti Sciarrino (premiato con 5 Diapason),
al Concours International de Quatuors di quali Mario Brunello, David Geringas, per Brilliant uno dedicato a Hugo
Bordeaux. Nel 2000 è stato nuovamente Veronika Hagen, Alexander Lonquich, Wolf, per ECM uno dedicato a Stefano
insignito del Premio Speciale Enrico Pace, Stefano Scodanibbio e Scodanibbio, per LimenMusic opere di
Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco. il Quartetto Belcea. Particolarmente Schubert e Beethoven nonché un CD
Nel 2012 ha ricevuto il Leone d’Argento intenso il rapporto artistico con Salvatore monografico dedicato a Ivan Fedele. Nel
alla Biennale Musica di Venezia. Ospite Sciarrino che ha dedicato al Prometeo 2015 è uscito il primo disco per la SONY
al Concertgebouw di Amsterdam, gli Esercizi di tre stili e il Quartetto n. 8 CLASSICS dal titolo Arcana.

139
Redazione preparatoria per 12 Madrigali
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)
sabato 25 novembre 2017 L’isola delle voci
ore 15.30 e ore 20.30
Teatro Gerolamo

Exaudi Vocal Ensemble

Claudio Monteverdi (1567—1643)


Ecco mormorar l’onde (1590, 3’)
O primavera, gioventù dell’anno (1592, 3’)
Io mi son giovinetta (1603, 2’)
Sfogava con le stelle (1603, 3’)

Thomas Tomkins (1572—1656)


Too much I once lamented (1622, 4’)
Adieu, ye city-pris’ning towers (1605, 3’)

Stefano Gervasoni (1962)


Di dolci aspre catene (2014/17, 12’)
Quattro madrigali a cinque voci su testi di Torquato Tasso
Commissione Milano Musica
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta nella versione completa

The triple Foole (2017, 13’)


Quattro madrigali a cinque voci su testi di John Donne
Commissione Milano Musica
con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Prima esecuzione assoluta

Giaches de Wert (1535—1596)


Vezzosi augelli (1586, 2’)

Claudio Monteverdi
Quel augellin che canta (1603, 3’)

Salvatore Sciarrino (1947)


da 12 Madrigali (2007)
n. 9 La cicala! (4’)
n. 4 Rosso, così rosso (4’)
n. 5 O lodola (4’)

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in collaborazione con

con il sostegno di
Sciarrino, Gervasoni

Salvatore Sciarrino, dopo aver affinato per sezioni più lente, incantatorie, dove lunghe
anni la propria originalissima scrittura vo- fasce di suoni tenuti si combinano con rapi-
cale, ha individuato una nuova retorica della de articolazioni sulle consonanti «mn» e poi
parola cantata, che emerge con forza anche con rapidissime figure su «fugge» e «vento
nei lavori per ensemble vocale, da L’ Alibi d’autunno». Nel madrigale n. 5 (O lodola),
della parola (1994) per quattro voci a cappel- il tenore introduce una serie di vocalizzi sul-
la ai 12 Madrigali (2007) per otto voci, ba- la «O» iniziale, che si intrecciano tra le cin-
sati su sei haiku (ciascuno messo in musica que voci (Alto volando) per poi trasformarsi
due volte) di Matsuo Basho– (1644-1694) – po- in una serie di brevi frammenti melodici. Nel
eta giapponese cui Sciarrino aveva fatto ri- madrigale n. 9 (La cicala!), molto simile al ge-
corso già in altri lavori vocali, a partire da mello n. 3, Sciarrino reitera la sequenza di
Aka Aka to (1968). Si tratta di mini-poesie, sillabe «Ah, la cicala» dando vita a una tra-
di soli tre versi, tradotte in italiano dallo stes- ma polifonica sminuzzata, puntiforme, ner-
so compositore, estremamente concentrate, vosa, dominata da ribattuti, filiformi mes-
contemplative e liriche, piene di voci della se di voce, micro-motivi, giochi a incastro, e
natura (le isole, le onde, il vento, il sole, le alla fine una breve fascia polifonica trascolo-
cicale, le allodole). L’estrema brevità di que- rante che gioca sul passaggio di vocali «u-a»
sti versi permette al compositore di ricom- dalla parola «aura».
binare le parole, di reiterare delle sillabe, in
modo che «[…] i versi ruotino su se stessi e I due più recenti cicli madrigalistici di
il senso si capovolga. Ogni parola entra in- Stefano Gervasoni, Di dolci aspre catene
fatti in contatto con l’altra, anche lontana, (2014-17) e The triple Foole (2017), nasco-
trovando nuove immagini, cortocircuiti». no da una lunga, personalissima ricerca nel
Sciarrino si riferisce in maniera molto libe- campo della polifonia vocale, e nel rappor-
ra al genere del madrigale rinascimentale. to tra testo e musica, iniziata con Dir - in dir
Cerca piuttosto una nuova modalità di dram- (2003-11) per sei voci e sei archi, su testi del
matizzazione del testo, con un senso perso- poeta e mistico Angelus Silesius, proseguita
nalissimo dello scorrere del tempo, con tra- con Horrido (2008-11) per sette voci, su testi
me di tipo antifonale, come una «monodia di Heinrich Welz, e con Se taccio, il duol s’a-
cangiante», giocate su lievi glissandi, fremi- vanza (2011) per dodici voci e violino, su te-
ti e turbolenze, onomatopee, esclamazioni, sti di Tasso. Lungi dall’idea di destrutturare
messe di voce, vocalizzi, cantilene, recitativi il testo, Gervasoni compone proprio a par-
fatti di rapide sillabazioni e passaggi micro- tire dal testo, analizzandolo nei suoi aspetti
tonali che creano l’impressione del parlato. fonetici e semantici, per ricavarne non sug-
Il madrigale n. 4 (Rosso, così rosso), alterna gestioni descrittive, ma una precisa retori-
brevi episodi dall’ordito frenetico (Con slan- ca, che rimanda all’antica teoria degli affetti,
cio), che sembrano esprimere lo stupore di per dare forma a delle idee musicali, per trac-
fronte al sole autunnale che tramonta, con ciare un percorso armonico, per trasformare

142
in materia vocale le ripercussioni emotive e madrigale, basato su una lettera scritta da
simboliche delle parole: «Se metti in musica Tasso durante la sua prigionia a Sant’Anna
un testo devi servirtene in una maniera pro- (e indirizzata a Leonora Sanvitale) che intro-
fonda, cioè usando la sua struttura. L’unico duce una dimensione musicale più statica,
modo per avere un rapporto non ingenuo spezza il flusso espressivo degli altri madri-
col testo non è decostruirlo, ma penetrarne gali, con una sillabazione sommessa (sotto-
la struttura, cercare di rispettarla e di ampli- voce, poco cantato) che investe via via tutte le
ficarla con la musica». Per questo ha sempre voci, creando una densa stratificazione di re-
scelto testi poetici molto densi sia dal punto citativi in stile sillabico. Una lettera è inter-
della forma che del significato, «testi così im- polata anche nel nuovo ciclo basato su alcuni
pregnati degli artifizi della parola, resi estre- Love poems di John Donne (1572-1631), che
mi, sfuggenti e polisemici, dalle sottigliezze analizza diverse tipologie di amore con con-
dell’amore cortese». E per questo, in Di dolci torcimenti linguistici (in inglese) analoghi
aspre catene, Gervasoni è tornato a Tasso, at- a quelli di Tasso. Nel primo madrigale (The
tratto dal binomio amore/desiderio che tra- Expiration) Gervasoni crea un pezzo pieno
scende completamente l’occasione amorosa, di effetti molto espliciti ed espressivi, come
e dai «contorcimenti del desiderio, che com- il gioco fonetico sulla «s», nel primo verso,
portano un contorcimento linguistico mol- tra «so, so» e «kisse» (introduce anche uno
to stimolante». Rispetto ai lavori precedenti, sforzato sulla sillaba «se» di «kisse»), come
ha osato anche di più in termini espressivi, il momento di incantamento ottenuto attra-
introducendo tratti polistilistici, elemen- verso l’oscillazione di intervalli di quinta (in
ti melodici più scoperti, soluzioni armoni- echo) sulla parola «love», come il sinistro
che quasi tonali, in funzione anche un po’ glissato parallelo delle cinque voci e la velo-
parodistica. L’insistenza sulla «r» in Amor ce reiterazione di alcune sillabe che accom-
l’alma m’allaccia, che non nasconde l’inten- pagnano l’immagine dell’assassino «And a
zione umoristica, e appare una scelta deci- just office on a murderer doe» (Lento, cir-
samente anticonvenzionale rispetto agli ste- cospetto). La lettera che segue (indirizzata
reotipi madrigalistici sulla parola «amore», al cavaliere Sir Robert Karre) è forse ancora
nasce da un’attenta analisi del testo tassiano, più statica rispetto a quella del ciclo tassiano,
che insiste sulle consonanti «r» (amor, aspre, concepita come uno scarno recitativo con un
ragion, stringa, core, ecc.) e «l» (alma, allac- parlato sussurrato, e solo due brevi momen-
cia, dolci, leghi, deluso, lingua, lacci ecc.), ti cantati (ancora con un intento ironico): gli
corrispondenti una all’asprezza di un amore ampi accordi sulla parola «Holinesse», qua-
idealizzato e irrealizzato, l’altra all’idea del- si un momento estatico che corrisponde alla
lo scioglimento dalle catene. Il ciclo Di dolci visione della malattia come santificazione,
aspre catene, composto nel 2014, comprende- e quelli delle battute finali dove si affianca-
va tre madrigali a cinque voci. Nella nuova no, la parola «Christ Jesus» e la firma «John
versione, Gervasoni ha interpolato un quarto Donne».

Gianluigi Mattietti

143
Di dolci aspre catene (2014/17)
The triple Foole (2017)

Milano Musica mi ha offerto la possibilità di svi- [...] così impregnati degli artifizi della parola, resi
luppare la raccolta dei miei madrigali a cinque estremi, sfuggenti e polisemici, dalle sottigliez-
voci scritti per il gruppo vocale inglese Exaudi in ze dell’amore cortese. La forma, il decorso ar-
un ciclo più ampio. È costituito, al momento, da monico, l’architettura generale dei brani e il loro
due quaderni di quattro madrigali ciascuno; altri rapporto si fanno valori più importanti dei singo-
ne seguiranno in futuro. Ogni quaderno, ciascu- li momenti, tesi a “illustrare” in maniera madriga-
no basato sui testi di un autore e di una lingua di- listica (modernamente intesa, cioè mai al primo
versi, contiene tre componimenti poetici e una grado) le parole e le loro ripercussioni emotive,
lettera, di pugno dell’autore prescelto. I quaderni e l’insufficienza (o la potenza?) del linguaggio
si succedono incatenati in una struttura che pre- simbolico».
vede l’interruzione del “flusso lirico” di una coppia Una riflessione sui valori della musica riservata,
di poesie tramite la drammatizzazione musica- condizione nella quale la musica di estrazione
le di una lettera. Nel caso di questi due quader- colta si trova da più di un secolo, e dell’omaggio
ni, rispettivamente con i testi di Torquato Tasso e cortese, qual è l’occasione del presente lavoro
di John Donne, ne consegue una struttura di tipo (l’ensemble inglese che interpreta, in italiano, il
simmetrico dovuta all’incongruenza tra il numero Tasso e il compositore italiano che mette in mu-
delle poesie e la sola lettera che compone ogni sica il poeta inglese Donne), fanno dell’arte un
quaderno: luogo di sperimentazione linguistica nel quale in-
PPLP/PLPP terprete e compositore collaborano con virtuo-
Come già avevo avuto modo di scrivere per i pri- sa complicità. Le arditezze del desiderio (inteso
mi madrigali da Tasso: «Caratteristica comune di in senso lato, non solo amoroso), l’utopia del loro
questi lavori oltre al ricorso alla lingua “antica” è possibile soddisfacimento e le conseguenze
l’utilizzo della retorica – alla base della teoria de- che determinano sulla sua espressione musica-
gli affetti che aveva spinto così in avanti la ricerca le qualora essa si appoggi profondamente alle
musicale nell’epoca d’oro del madrigale – in fun- strutture del testo poetico che già l’ha messo in
zione strutturale e espressiva. Le tecniche vocali forma, sono per me la base di una moderna teo-
contemporanee, di cui ho fatto uso approfondito ria degli affetti sui cui fondamenti invito a leggere
nei miei cicli vocali a voce sola e a cui non rinun- il mio scritto Raisons et occasions dans le choix
cio neanche in questo caso seppure le impieghi d’un poème qui devient musique (2010).
in maniera più moderata, sono piegate ai valori
linguistici, strutturali e concettuali di questi testi Stefano Gervasoni

12 Madrigali, perché oggi

Immaginate un compositore che, quasi a metà del Come andare incontro a uno stile, se non esiste
suo cammino, senta l’esigenza di un nuovo stile di ancora? Dobbiamo costruirlo, anzi inventarlo. Uno
canto. In quel tempo la voce compariva occasio- stile non si sogna, non sarebbe sufficiente; esso va
nalmente, così gli sembrava, quasi marginale nel realizzato man mano nel comporre, umilmente e
panorama musicale contemporaneo, e ciò vale- ambiziosamente.Bisogna indagare fra le infinite
va pure per lui, per i propri lavori. Ma già nel risve- possibilità che il linguaggio, combinatorio per es-
glio della coscienza si celava il seme di un progetto senza, ci offre. Poi: verificarne i risultati, opera die-
estetico non privo di coraggio. tro opera.
Mancanza di canto equivale a sentire un vuoto di In quest’impresa mi sono messo più di venticinque
presenza umana protagonista. Si poneva dunque anni fa. Dovevo però liberarmi subito degli auto-
una questione impossibile da eludere, una que- matismi compositivi correnti, derivati direttamen-
stione di identità e alienazione. te o indirettamente sia dalla tradizione antica sia

144
da quella attuale. Liberarmi, al fine di evitare indif- stimolarlo con eventi minuscoli. Essi attirano la sua
ferenza e banalità; nuova espressione infatti vuol attenzione, possiedono una certa periodicità irre-
dire oltrepassare, bucare tutto ciò. golare e sospesa che desta in ciascuno l’illusione
Fra le mie carte ho trovato, a proposito di canto, lo di un ambiente vitale.
scritto seguente. È un’innovazione prospettica radicale, poiché
coinvolge alcuni codici profondi della percezione,
«L’unione misteriosa e potente fra il suono e la conferisce all’ascoltatore un ruolo diverso, di spet-
parola. Parola e suono, suono e parola: questo è tatore: non più testimone ma partecipe di qualco-
cantare. Per inventare un canto non basta soltan- sa che lo tocca direttamente.
to comporre per voce. Necessario prima pulire la Un taglio di luce che acceca, e noi siamo lì presen-
mente, rendere trasparenti gli stessi intervalli at- ti alla scena di musica; se poi comincia la tragedia,
traverso cui è passata tutta la musica del mondo, assistiamo a episodi tesi, a fatti di sangue, e il no-
montagne di canzoni, insomma ciò che costituisce stro esserci è ancora più esposto e sensibile.
la gigantesca discarica entro cui viviamo. La volontà di rompere lo schermo che abitual-
L’ecologia è il nascere di una coscienza, per agi- mente separa l’opera d’arte dalla vita è non a caso
re nel rinnovarsi. E dunque ecologia del suono l’aspetto che può rendere problematica per alcuni
vuol dire certo tornare al silenzio, ma specialmen- la mia musica. Lungo i momenti di una produzione
te ritrovare un’espressione senza aridità e senza compatta e conseguente, ho operato attraverso
retorica. gli anni una drastica riduzione di tutto il superfluo,
Quando la voce si è affidata al silenzio, non resta grazie a un gioco di stasi, di ombre e luci sonore, la
che bocca, cavità, saliva. Le labbra dischiuse, con- scena viene stretta attorno a figure, a visi e a og-
fine di un vuoto oscuro, della sete e della fame.» getti essenziali, costringendo lo spettatore al noc-
(2005). ciolo degli eventi.
Pensiamo per analogia al primo piano cinemato-
La corporeità, cui nelle ultime righe si fa cenno, grafico, con la consapevolezza tuttavia che in tea-
può introdurci dritto alla particolare drammaturgia tro non esiste alcuno zoom se non psicologico.
che questa musica vuole innescare. Tra i personaggi si svolgono strani dialoghi non
Vi sono versi caratteristici della specie umana dialoghi, esasperati da pause. Cade nel vuoto la
che si prestano ad essere assunti nel canto per- domanda, senza un’eco. Avanzando nel silenzio
ché già di natura sonora ed elaborati, come il restiamo smarriti, non passa il tempo eppure di-
lamento genericamente inteso; oppure il pian- mentichiamo; a nostra volta ci chiediamo se mai
to, che un’ambigua distanza separa dal riso (un veramente quelle parole furono pronunciate, vor-
caso esemplare offre la mia opera Perseo e remmo mai fossero state. Implacabile, il ripeter-
Andromeda, dove sull’articolazione del singhioz- si della domanda diventa insostenibile. E quando
zare si configura l’intero finale). giunge la risposta, essa suona brusca, inaspetta-
A differenza di altri compositori, a me interessa ta; la gamma ansiosa di emozioni ha già corrugato
mettere l’ascoltatore al centro del percepire, cir- le pieghe della nostra mente. A noi, allo spettatore
condarlo di inequivocabili segnali di comporta- sembra ora di cogliere intrecci fulminei di sguardi,
mento. Produrre cioè le condizioni in cui la mente il rumore di un sopracciglio che si inarca, recipro-
di chi ascolta si attivi e cominci a produrre a sua co serrarsi degli occhi, sospendersi di labbra soc-
volta immagini di immediatezza irresistibile. chiuse. Una drammaturgia implicita alla musica.
Più che rappresentata, spesso soltanto indotta nei
Se non ora, quando? silenzi d’attesa, tra una frase e l’altra.
Se non qui, dove? È singolare che un’identica definizione possa ser-
Se non tu, chi? vire sia per gli elementi musicali come per i perso-
naggi di teatro.
Questo dice la mia musica a chi l’ascolta. Dice un
incontro e un invito: apri la mente, prendi coscien- La voce che da giovane avevo immaginato per il
za. O semplicemente: seguimi. mio universo sonoro era parente alle tecniche tra-
Io conduco l’ascoltatore dentro la musica, per dizionalmente diffuse in varie zone del mondo, in

145
particolare India e Mongolia, come avrei scoper- Le strutture che oggi affido alla voce sono or-
to in seguito. ganiche, non minerali. Elementi di una monodia
I miei non erano pezzi orientalistici, bensì nasceva- assoluta, senz’armonia, i cui intervalli vengono ge-
no dalle possibilità della voce naturale. nerati geometricamente e relazionati in base alla
Oscillazioni ampie a gola libera, suoni multifonici, loro identità riconoscibile.
colpi di glottide: esigevo dai nostri cantanti un salto La ricercata mancanza di accordi (sono la colla
impraticabile, un controllo dell’organo vocale fuo- che tiene insieme ogni genere di musica) è spe-
ri dalle consuetudini, troppo lontano dalle aule del cifica conseguenza di una mia rigorosa scelta di
conservatorio. linguaggio: una musica nello spazio intorno a noi,
Anche per questo si fece sentire l’esigenza di come un sistema gravitazionale, tridimensionale e
mutare il trattamento della voce, restringendo non piatto, a formare un ambiente vitale di cui regi-
la ricerca entro i limiti della tradizione europea, striamo la presenza.
confrontandomi con potenzialità assai concrete.
Quindi ho smesso di piegare a suoni inconsueti 12 Madrigali, remoti da qualsiasi operazione di re-
la voce; la prendo così com’è disponibile oggi, ma cupero e tuttavia non estranei a una visione stori-
con altre articolazioni: la rendo inaudita per mezzo ca, costituiscono un ulteriore passo necessario; è
di un nuovo lessico. progressivo il disvelamento di una nuova vocalità.
A questo ciclo vorrei accostare un secondo libro,
Ecco gli elementi principali che vengono a ricosti- dove testi più ampi vengano divisi fra diversi pez-
tuire il mio universo vocale. Per il canto lirico: zi. La moltiplicazione delle voci, entro un ambito
- messa di voce, tensione verso un’acme da cui ba- strettamente monodico, lascia fiorire una sorta di
lena un vocalizzo o un movimento (articolazioni si- cerchio sapienziale o responsoriale. Distribuzione
mili esistono nel mondo degli uccelli) e rimbalzo del testo divengono significativi, quasi
- scivolamenti di suono, talvolta uniti in cantilene di che il soggetto poetico si rifrangesse in un grup-
portamenti (comuni nella musica etnica). po di esseri, ricettori e attori di stupore dinanzi allo
spettacolo della natura.
Per la recitazione: La folgorazione verbale degli haiku, immessa in
- scivolamenti microtonali di parole assai rapide. brani musicali di meno esili proporzioni, lascia
Esclusivamente cantate, inducono l’impressione che i versi ruotino su se stessi e il senso si capo-
non temperata tipica del parlato. volga. Ogni parola entra infatti in contatto con
l’altra, anche lontana, trovando nuove immagini,
cortocircuiti.

Salvatore Sciarrino

Nella pagina a fronte:


Appunti manoscritti
Collezione Salvatore Sciarrino,
Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

Exaudi Vocal Ensemble

Tra i più importanti ensemble vocali e le estetiche sperimentali, interpretando James Weeks, direttore
presenti nel panorama della musica e sostenendo in particolare la musica Juliet Fraser, soprano
contemporanea, il londinese Ensemble della propria generazione e dei Lucy Goddard, mezzosoprano
Exaudi è stato fondato da James Weeks compositori emergenti. L’ensemble si è Tom Williams, controtenore
e Juliet Fraser nel 2002, selezionando esibito nelle principali sale da concerto Stephen Jeffes, tenore
alcuni dei più brillanti talenti vocali e festival nel Regno Unito e in Europa, Simon Whiteley, basso
del Regno Unito. L’affinità del gruppo con concerti trasmessi regolarmente alla
per le punte più radicali della musica BBC Radio 3 e da importanti emittenti
contemporanea, lo porta a essere radio europee. Ha inciso numerosi CD
ugualmente a proprio agio con la per le etichette NMC, ÆON, Métier,
massima complessità, la microtonalità Winter&Winter, Mode, Confront e HCR.

146
Ecco mormorar l’onde Sfogava con le stelle

Ecco mormorar l’onde Sfogava con le stelle


E tremolar le fronde Un infermo d’amore
A l’aura matutina e gli arborscelli, Sotto notturno ciel il suo dolore,
E sovra i verdi rami i vaghi augelli E dicea fisso in loro:
Cantar soavemente «O imagini belle
E rider l’oriente. De l’idol mio ch’adoro,
Ecco già l’alba appare Sì com’a me mostrate
E si specchia nel mare, Mentre così splendete
E rasserena il cielo, La sua rara beltate,
E imperla il dolce gielo, Così mostraste a lei
E gli alti monti indora. I vivi ardori miei;
Oh, bella e vag’aurora, La fareste col vostr’aureo sembiante
L’aura è tua messaggera, e tu de l’aura Pietosa sì come me fate amante».
Ch’ogni arso cor ristaura.
Giovan Battista Guarini
Torquato Tasso

O primavera, gioventù de l’anno Too much I once lamented

O primavera, gioventù dell’anno, Too much I once lamented,


bella madre di fiori, while love my heart tormented,
d’erbe novelle e di novelli amori: fa la la la.
tu ben, lasso, ritorni, Alas, and Ay, me,
ma senza i cari giorni sat I wringing,
delle speranze mie. Tu ben sei quella now chanting go, and singing,
ch’eri pur dianzi sì vezzosa e bella, fa la la la.
ma non son io quel che già un tempo fui,
sì car’a gl’occhi altrui.
Giovan Battista Guarini Adieu, ye city pris’ning towers

Adieu, ye city pris’ning towers,


Io mi son giovinetta Better are the country bowers.
Winter is gone, the trees are springing,
«Io mi son giovinetta, Birds on ev’ry hedge sit singing.
E rido e canto alla stagion novella», Hark, how they chirp, come, love, delay not,
Cantava la mia dolce pastorella. come, come, sweet love, O,
Quando, subitamente    come and stay not.
A quel canto, il cor mio
Cantò, quasi augellin vago e ridente:
«Son giovinetto anch’io,
E rido e canto alla gentil e bella
Primavera d’amore
Che ne’ begli occhi tuoi fiorisce». Ed ella:
«Fuggi, se saggio sei », disse «l’ardore;
Fuggi, ch’in questi rai
Primavera per te non sarà mai».
Giovan Battista Guarini
Di dolci aspre catene
Quattro madrigali a cinque voci
su testi di Torquato Tasso

I - Amor l’alma m’allaccia IV – È la bellezza un raggio


Amor l’alma m’allaccia È la bellezza un raggio
di dolci aspre catene: di chiarissima luce
non mi doglio io per ciò, ma ben l’accuso che non si può ridir quanto riluce,
che mi leghi ed affrene né pur quel ch’ella sia.
la lingua a ciò ch’io taccia Chi dipinger desia
anzi a madonna timido e confuso il bel con sue parole e i suoi colori,
e ’n mia ragion deluso. se può dipinga il sol e no ’l contempre
Sciogli, pietoso Amore, sí ch’ei n’abbagli e stempre,
la lingua, e se non vuoi né sian l’ombre il suo velo,
che mi stringa un sol men de’ lacci tuoi ma vive carte e l’oriente il cielo.
tanti n’aggiungi in quella vece al core.

II - Se così dolce è il duolo


Se così dolce è il duolo, NOTE
deh, qual dolcezza aspetto I-II-IV da “Torquato Tasso, Rime”.
III da “Lettere inedite di Torquato Tasso poste insieme
d’imaginato mio nuovo diletto. dall’abate Pier’Antonio Serassi, Pisa, presso Niccolò
Ma se avverrà ch’io moia Capurro, MDCCCXXVII”; e da “Torquato Tasso,
di piacer e di gioia, Rime, Sonetto alla Contessa di Scandiano, Loda il
non ritardi la morte labro di sotto de la signora Leonora Sanvitale, il quale
è alquanto ritondetto e si sporge fuori con mirabil
sì lieto fine e sì felice sorte. grazia”.

III - Lettera alla Signora Leonora Sanvitale N.B.


Perché io non meno in questa mia prigionia Della lettera Alla Signora Leonora Sanvitale
sono stato rapito da divino furore, che è stata rispettata l’ortografia dell’edizione presso
Niccolò Capurro.
commosso da furor di malinconia, poiché
gli effetti dell’uno si son divolgati, desidero,
che l’opere dell’altro eziandio si manifestino:
il quale ragionevolmente più mi dovea
acquistar di grazia, che l’altro d’odio non
m’ha concitato; perciocché io dall’uno
volontariamente mi son lasciato rapire; e dall’
altro contra mia voglia sono stato sforzato,
avendo giusta mia possa fatta difesa. Mando
dunque a V. S. questo picciol volume di
rime, opera anzi di Febo, e d’Amore, che
d’alcun’arte: e la prego, che voglia con ogni
suo studio procurare, che l’emenda degli
errori sia non men cara, di quel che gli errori
siano stati spiacevoli, a coloro massimamente,
i quali ella può sapere che più m’incresce
di avere offesi. E se pur lodati sono alcuni,
che mai da me biasimati non furono, questi
con gli altri debbono, se non m’inganno,
favorirmi; fra’ quali lodatissima sempre
senz’alcun biasimo è V. Signoria. E le bacio
le mani.
[…] sol resta Amor che spira fiamma e tosco.
The triple Foole
Quattro madrigali a cinque voci
su testi di John Donne

I - The Expiration III - Negative Love


So, so, breake off this last lamenting kisse, I never stoop’d so low, as they
Which sucks two soules, Which on an eye, cheeke, lip, can prey,
   and vapors Both away, Seldome to them, which soare no higher
Turne thou ghost that way, Then vertue or the minde to’admire,
   and let mee turne this, For sense, and understanding may
And let our selves benight our happiest day, Know, what gives fuell to their fire:
We ask’d none leave to love; nor will we owe My love, though silly, is more brave,
Any, so cheape a death, as saying, Goe; For may I misse, when ere I crave,
If I know yet, what I would have.
Goe; and if that word have not quite
  kil’d thee, If that be simply perfectest
Ease me with death, by bidding mee goe too. Which can by no way be exprest
Oh, if it have, let my word worke on mee, But Negatives, my love is so.
And a just office on a murderer doe. To All, which all love, I say no.
Except it be too late, to kill me so, If any who deciphers best,
Being double dead, going, and bidding, goe. What we know not, our selves, can know,
Let him teach mee that nothing; This
As yet my ease, and comfort is,
II - Lettera Though I speed not, I cannot misse.
To the Honourable Knight, Sir Robert Karre
Sir,
THOUGH I have left my bed, I have not left IV - The triple Foole
my bed-side; I sit there still, and as a Prisoner I am two fooles, I know,
discharged sits at the Prison doore, to beg For loving, and for saying so
Fees, so sit I here, to gather crummes. I have In whining Poetry;
used this leisure, to put the meditations had But where’s that wiseman,
in my sicknesse, into some such order, as may    that would not be I,
minister some holy delight. They arise to so If she would not deny?
many sheetes (perchance 20.) as that without Then as th’earths inward narrow
saying for that furniture of an Epistle, That   crooked lanes
my Friends importun’d me to Print them, Do purge sea waters fretfull salt away,
I importune my Friends to receive them I thought, if I could draw my paines
Printed. That, being in hand, through this Through Rimes vexation,
long Trunke, that reaches from Saint Pauls,    I should them allay,
to Saint James, I whisper into your earre this Griefe brought to numbers cannot
question, whether there be any uncomlinesse,    be so fierce,
or unseasonablenesse, in presenting matter For, he tames it, that fetters it in verse.
of Devotion, or Mortification, to that Prince,
whom I pray God nothing may ever Mortifie,
but Holinesse. If you allow my purposes in
generall, I pray cast your eye upon the Title
and the Epistle, and rectifie me in them:
I submit substance, and circumstance to you,
and the poore Author of both,
Your very humble and very thankfull
Servant
in Christ Jesus
J. Donne
Vezzosi augelli

But when I have done so, Vezzosi augelli infra le verdi fronde
Some man, his art and voice to show, temprano a prova lascivette note.
Doth set and sing my paine, Mormora l’aura, e fa le foglie e l’onde
And, by delighting many, frees againe garrir, che variamente ella percote.
Griefe, which verse did restraine. Quando taccion gli augelli, alto risponde;
To Love, and Griefe tribute of Verse belongs, quando cantan gli augei, più lieve scote;
But not of such as pleases when’tis read, sia caso od arte, or accompagna, ed ora
Both are increased by such songs: alterna i versi lor la musica ʼora.
For both their triumphs so are published,
Torquato Tasso
And I, which was two fooles, do so grow
three;
Who are a little wise, the best fooles bee.
Quell’augellin, che canta

NOTE Quell’augellin, che canta


I-III-IV da “John Donne, Songs and sonnets”. Sì dolcemente e lascivetto vola
II da “John Donne, Letters to severall persons Or da l’abete al faggio
of honour, a cura di Charles Edmund Merrill, Ed or dal faggio al mirto,
New York, Sturgis & Walton Company, 1910”. S’avesse umano spirto,
N.B. Direbb’: «Ardo d’amor, ardo d’amore».
Della lettera To the Honourable Knight, Sir ROBERT Ma ben arde nel core,
KARRE è stata rispettata l’ortografia dell’edizione E chiama il suo desio
presso Sturgis & Walton Company. Che li rispond’: «Ardo d’amor anch’ io»
Che sii tu benedetto,
Amoroso, gentil, vago augelletto.
Giovan Battista Guarini

Da 12 Madrigali

La cicala!
Assorda nella voce
un’aura di campane
Rosso, così rosso
il sole fugge
vento d’autunno
O lodola
non basta al canto
un lungo giorno

Matsuo Basho– (1644-94)


(traduzione di Salvatore Sciarrino)
Armando Gentilucci
© Archivio Storico Ricordi
martedì 28 novembre 2017
ore 15.30 e 17.30
Museo del Novecento

Giornata Gentilucci

Sala Conferenze ore 15.30


Incontro di studio

Luisa Curinga (Conservatorio di Fermo e Università di Macerata)


Renzo Cresti (Conservatorio di Lucca)
illustreranno la figura e le opere di Armando Gentilucci
Piccola esposizione di partiture e documenti del Maestro

Sala Arte Povera ore 17.30


Concerto

Armando Gentilucci (1939—1989)


Al telaio del tempo per clarinetto in sib (1983, 9’)
Fabrizio Meloni, clarinetto
Gesti e risonanze per clarinetto in la e percussione (1980, 10’)
Mirco Ghirardini, clarinetto e percussione
Le trame di un labirinto per sax contralto in mib (1986, 9’)
Gianpaolo Antongirolami, sax contralto

a cura di

in collaborazione con
Milano Musica
Fondazione Sergio Dragoni
/ Fondo Armando Gentilucci
nell’ambito del progetto
Il tempo sullo sfondo. Il pensiero
e le opere di Armando Gentilucci
in ricordo di Luciana Pestalozza
Giornata Gentilucci

La formazione di Armando Gentilucci (1939- I brani per clarinetto, per clarinetto e per-
1989) ebbe luogo in un periodo ricco e felice cussione, e per sassofono eseguiti all’interno
per la musica italiana, dominata da composi- del Festival di Milano Musica appartengo-
tori quali Maderna, Berio, Nono, Donatoni. no all’ultima produzione di Gentilucci, quel-
Allievo di Bettinelli e Donatoni, fondatore ne- la più matura e libera, e costituiscono una via
gli anni Settanta di Musica/Realtà con Luigi d’accesso significativa al suo mondo interiore
Pestalozza, direttore dal 1969, a soli trent’an- e poetico.
ni, del Civico Istituto Musicale “A. Peri” di Tutti i brani appartengono agli anni Ottanta,
Reggio Emilia, affianca l’attività di didatta e l’ultimo decennio della sua vita, in cui la mu-
musicista a quella di critico e musicologo. sica si fa più rarefatta, timbricamente ricer-
La sua parabola artistica, bruscamente in- cata, anche se le dinamiche vengono forzate
terrotta dalla morte che lo colse prematura- verso punte estreme. A partire dalla compo-
mente, risente senza dubbio delle suggestioni sizione Il tempo sullo sfondo del 1978, la ri-
derivanti dai fermenti musicali italiani e inter- cerca sul tempo assume una dimensione cen-
nazionali, ma assume ben presto un carattere trale nell’opera di Gentilucci come “flusso”
originale che denota una personalità spiccata, indistinto e come “istante”, come flessibile
frutto della simbiosi tra il momento della ri- procedere della linea melodica in Le trame di
flessione musicale e quello della riflessione in- un labirinto o come dialogo/contrasto/sfon-
tellettuale sugli aspetti estetici, sociali, ideolo- do fra il clarinetto e la percussione in Gesti
gici e comunicativi della musica. e risonanze.

Maddalena Novati

154
Fabrizio Meloni Mirco Ghirardini Gianpaolo Antongirolami

Primo clarinetto solista dell’Orchestra Si è diplomato in clarinetto con il Si è diplomato in sassofono con
del Teatro e della Filarmonica della massimo dei voti sotto la guida di il massimo dei voti nel 1987 al
Scala dal 1984, ha compiuto gli studi Gaspare Tirincanti. Ha collaborato e Conservatorio di Fermo, perfezionandosi
musicali al Conservatorio “G. Verdi” collabora tuttora con l’Orchestra del con sassofonisti di fama mondiale quali
di Milano diplomandosi con lode Teatro alla Scala di Milano, la Filarmonica Serge Bichon e Jean-Marie Londeix. Si è
e menzione d’onore. Vincitore dei della Scala, l’Accademia Strumentale inoltre diplomato in Musica elettronica
concorsi internazionali di Monaco, Italiana, gli Archi italiani, l’Orchestra al Conservatorio di Pesaro e più
ARD, Praga, ha collaborato con Bruno Filarmonica della Fondazione “A. recentemente in Musica da camera.
Canino, Alexander Lonquich, Michele Toscanini”, I Virtuosi Italiani, l’Orchestra Svolge attività concertistica con varie
Campanella, Heinrich Schiff, Friederich del Teatro Regio di Parma, il Teatro formazioni cameristiche e collabora
Gulda, Editha Gruberova, il Quartetto dell’Opera di Roma, il Gran Teatro – anche in qualità di solista – con
Hagen, Myung-Whun Chung, Philip Moll La Fenice di Venezia. Molto attivo nel importanti orchestre tra cui I Pomeriggi
e Riccardo Muti nel ruolo straordinario campo della musica contemporanea Musicali di Milano, l’Orchestra Haydn
di pianista. Ha tenuto concerti negli è membro fondatore dell’Icarus di Trento e Bolzano, l’Orchestra
Stati Uniti e in Israele con il Quintetto Ensemble di Reggio Emilia con il quale Filarmonica Marchigiana. Attivo
a Fiati Italiano. Con il Nuovo Quintetto ha partecipato a numerosi festival in soprattutto nell’ambito della musica
Italiano ha all’attivo tournée in Sud Italia e all’estero eseguendo un notevole contemporanea, ha eseguito numerose
America e nel Sud Est Asiatico. La sua numero di prime assolute. È inoltre prime assolute di brani spesso a lui
tournée di concerti in Giappone con membro dell’ensemble milanese dedicati. Nel suo repertorio sono presenti
Philip Moll e I Solisti della Scala è stata Sentieri Selvaggi con il quale partecipa inoltre le opere dei più significativi
accolta da entusiastici consensi di a rassegne e festival in Italia e all’estero. compositori del XX e XXI secolo tra i
pubblico e critica. Ha all’attivo numerose Nel 2004 ha fondato con altri musicisti quali Berio, Bryars, Cage, Donatoni,
incisioni discografiche. È stato invitato “Usignolo”, gruppo di fiati, impegnato Eötvös, Gentilucci, Glass, Grisey, Lang,
a tenere masterclass dal Conservatorio nel recupero e nella riproposizione dei Manzoni, Nyman, Riley, Risset, Rzewski,
Superiore di Musica di Parigi, da quello repertori del concerto per fiati ovvero la Scelsi, Sciarrino, Stockhausen, Tenney,
della Svizzera Italiana, dalla Manhattan musica da ballo a cavallo tra ‘800 e ‘900 Torke, Vaggione, Xenakis, Zorn. Dal
School of Music, dalla Northeastern per soli fiati tipicamente emiliana. 1995 ha focalizzato il suo interesse
Illinois University di Chicago, dalla Music Ha inciso per Bottega Discantica, sulla musica elettroacustica attraverso
Academy of the West di Los Angeles RivoAlto, Sensible Records, Raitrade, un’attività di ricerca per lo sviluppo del
e dalle Università di Tokyo e Osaka. Di Velut Luna, Centomilacancheri società repertorio, con abituali partecipazioni
prossima uscita il DVD Duets Il clarinetto di editori e segnatori, Cantaloupe Music a festival e rassegne del settore, tra
nel Jazz e nel 900 italiano e l’incisione dei (NY), Michael Nyman Records London. cui il Festival Synthese di Bourges in
concerti di Jean Françaix, Carl Nielsen e Ha effettuato registrazioni radiofoniche Francia, Spaziomusica (Cagliari), La
Aaron Copland, progetto mai realizzato per Rai Radio3, NHK Giappone, BBC Terra Fertile (L’Aquila), i Colloqui di
da un musicista italiano. È autore del e altre. Attualmente è insegnante di Informatica Musicale (Firenze, Udine,
libro Il Clarinetto, pubblicato da Zecchini clarinetto presso l’Istituto Superiore di Cagliari), Nachtstrom (Basilea), Festival
Editore. Il canale televisivo Sky Classica Studi Musicali “G. Verdi” di Ravenna. della Scienza (Genova), I Venerdì del
gli ha dedicato un documentario dal titolo Conservatorio (Napoli), Acusmatiq
Notevoli. (Ancona). L’Associazione internazionale
SaxAmE - The Saxophone in America
and Europe lo ha inserito nel volume di
prossima uscita Saxophone soloists and
their music (Indiana University Press) che
conterrà le biografie dei più significativi
sassofonisti internazionali degli ultimi
vent’anni.Ha effettuato incisioni
discografiche per SuonoSonda, Cemat
Italia, Ars Publica, Edipan, Sumtone,
KHO Multimedia Productions, Khepera,
Rara Music WorX, e registrazioni
radiofoniche e televisive per la Rai.
Antongirolami è regolarmente invitato
a tenere corsi di perfezionamento,
masterclass e concerti presso enti
e istituti musicali europei quali
Musikhochschule di Friburgo, Universität
Mozarteum di Salisburgo, Keele
University e University of Edinburgh.
È titolare della cattedra di sassofono
al Conservatorio di Musica di Perugia.

155
venerdì 1° dicembre 2017
ore 18
Auditorium di Milano

Altri volti e nuovi

Conversano
Salvatore Sciarrino e Marco Angius

Durante l’incontro verranno presentati i CD


Altri volti e nuovi 1
Altri volti e nuovi 2
Orchestra di Padova e del Veneto
Livia Rado e Cristina Zavalloni, voci
Marco Angius, direttore
Including several world premiere recordings. Decca Label

Marco Angius e Salvatore Sciarrino


Padova, 2016
venerdì 1° dicembre 2017, ore 20 Infinito nero
domenica 3 dicembre 2017, ore 16
Auditorium di Milano

Orchestra Sinfonica di Milano G. Verdi


Coro Sinfonico di Milano G. Verdi
Erina Gambarini, maestro del coro
Marco Angius, direttore
Mario Caroli, flauto

Maurice Ravel (1875—1937)


La valse (1919/20, 17’)
Poema coreografico per orchestra

Salvatore Sciarrino (1947)


Libro notturno delle voci (2009, 23’)
per flauto e orchestra
Prima esecuzione italiana
I. In val d’abisso
II. Fauci dell’emozione
III. Mario Caroli e l’iridescenza di un Re

Claude Debussy (1862—1918)


Nocturnes (1897/99, 25’)
Trittico sinfonico per coro femminile e orchestra
Nuages
Fêtes
Sirènes

Maurice Ravel
Boléro (1928, 17’)

In collaborazione con RAI-RadioTre


(Trasmissione in differita)

in coproduzione con

nell’ambito del ciclo “laVerdi festeggia”


Ravel, Sciarrino, Debussy

La suggestione della danza, soprattutto se di vertigine che trasforma il valzer in un “tur-


connotata di un particolare colore locale, ha binio fantastico e fatale”. Ci pensò poi Ida
avuto un certo appeal sui compositori francesi Rubinštejn (danzatrice che faceva parte dei
del primo Novecento, per gli spunti ritmici e Ballets russes, e poi creò una propria compa-
timbrici che essa offre, e per la sua capacità di gnia), nel 1929, ad allestire per la prima volta
evocare, solo con poche note, mondi lontani, La Valse in versione coreografica, all’Opéra di
altre culture, magari con qualche tocco esoti- Parigi. E fu la stessa Rubinštejn che propose
co o onirico. Non si è sottratto a questo richia- a Ravel, nel 1928, di scrivere la musica per un
mo Maurice Ravel, che già nel 1906 meditava breve balletto di ambientazione spagnola. La
di comporre un grande valzer, danza che con- prima idea di Ravel – che alla Spagna aveva già
siderava l’incarnazione della gioia di vivere in dedicato pezzi come la Raphsodie Espagnole
musica, e il simbolo musicale delle frivolezze (1907), L’heure espagnole (1911), l’Alborada
viennesi, di quel vecchio mondo al quale aveva del Gracioso (1923) – fu quella di orchestra-
già reso omaggio nel 1910 con Valses nobles et re alcune sezioni di Iberia di Albéniz, ma non
sentimentales. Ma fu solo nel 1919, su invito di riuscì a ottenerne i diritti dagli eredi. Decise
Diaghilev, che Ravel riprese quel progetto per allora di comporre un pezzo ex novo, a ritmo
farne un balletto. Ravel completò la partitu- di bolero. E fu una serie di successi: non solo
ra nell’aprile del 1920. Ma a Diaghilev quella per la prima del balletto, il 22 novembre 1928
musica non piacque: gli parve priva di spunti all’Opéra Garnier, ma anche per le esecuzioni
per un vero sviluppo spettacolare e coreogra- in forma di concerto che diressero nel 1930 sia
fico. Il progetto di farne un balletto cadde im- Ravel che Arturo Toscanini. L’immediata po-
mediatamente, e si ruppero anche i rapporti polarità di Boléro non deriva tanto dalla vicen-
tra Diaghilev e Ravel. La Valse fu allora ese- da narrata (la ballerina gitana che danza su un
guita in forma di concerto, nel dicembre dello tavolo in una taverna spagnola, in un crescen-
stesso anno, con enorme successo. Nelle nota te gioco di seduzione) ma dalla concezione ra-
di sala Ravel descrisse così la scena che aveva dicale di quella musica, “proto-minimalista”,
immaginato: «Nubi tempestose lasciano intra- basata su elementi estremamente semplici,
vedere, a sprazzi, delle coppie che danzano il senza sviluppi tematici. Concepito da Ravel
valzer: quando lentamente si diradano, si di- alla stregua di un esperimento di composizio-
stingue un’immensa sala popolata da un folla ne, il Boléro si basa su un unico, graduale cre-
volteggiante. La scena s’illumina progressiva- scendo orchestrale, e sulla ripetizione del rit-
mente, finché, raggiunto il fortissimo, si ac- mo della danza spagnola (in tempo ternario),
cendono i grandi lampadari. La scena si svol- affidato a un pattern ostinato del tamburo (ri-
ge alla corte imperiale, verso il 1855». Questa petuto 169 volte) e su due ampie frasi melodi-
immagine di una folla trascinata in un valzer che (ciascuna di 16 misure) che si ripetono per
vorticoso è resa da una musica lussureggian- 18 volte. Il crescendo è costruito con grande
te, pervasa da una continua pulsazione terna- maestria, come un calibratissimo processo di
ria, ricca di motivi secondari che si concatena- stratificazione di linee strumentali (che gene-
no al tema principale, in un ordito orchestrale rano sempre nuovi impasti timbrici) e di riem-
fatto di continui cambiamenti di tempo, di to- pimento delle parti di armonia. Raggiunto il
nalità, di colori, che diventa come un fiume in climax, dopo 15 minuti di crescendo, compare
piena, verso un culmine parossistico. La leg- l’unica modulazione, che per otto battute spo-
gerezza dei temi, ispirati a Johann Strauss, sta bruscamente la tonalità da do maggiore a
non impedisce a questa musica di manifesta- mi maggiore, con l’effetto di liberare la grande
re una tensione oscura, un senso di angoscia e energia accumulata.

158
Il malinteso mito dell’impressionismo mu- «le sue conquiste tecniche e la sensibilità
sicale nasce con i tre Nocturnes, che Claude nelle emissioni, una volta inconcepibili, rea-
Debussy compose tra il 1897 e il 1899. Il ti- lizzano adesso le mie utopie e, per tutti, han-
tolo, ispirato a dipinti di Whistler, rimanda no trasfigurato il flauto». In tre movimen-
per l’autore a «tutto ciò che questo vocabo- ti, concepiti come pannelli di un trittico, il
lo contiene di impressioni e luci particolari». pezzo nasce dall’idea di dare agli strumenti
È proprio la ricerca di effetti di luce a sugge- dell’orchestra un carattere vocale, la possi-
rire una scrittura orchestrale dove la dimen- bilità di farsi voce. L’ampio organico orche-
sione armonica e quella timbrica si fondono, strale viene scarnificato, usato con elementi
e una struttura formale non tradizionale, pri- minimi, e con un carattere spesso cameristi-
va di sviluppi tematici. Il trittico è costrui- co. Il primo movimento (In val d’abisso) si
to in modo concentrico, con due movimen- apre con un dialogo in forma di canone tra
ti moderati che inquadrano un movimento due violoncelli soli (il secondo, con sordina
dinamico. In Nuages (il clima sonoro qui è pesante, è un’ombra risonante del primo) su
quello «immutabile del cielo con l’avanzare una sorda turbolenza della grancassa: que-
lento e malinconico delle nubi, che finisco- sto dialogo lamentoso fa da interlocuto-
no in un’agonia grigia, dolcemente colora- re privilegiato al flauto, che avvia un primo
ta di bianco») Debussy cerca timbri tenui e lungo assolo («quasi irato»), accompagnato
trascoloranti, riducendo anche all’estremo il dal suono metallico della lastra, e prosegue
materiale tematico (gli statici bicordi iniziali, il suo discorso con un carattere “recitativo”,
il breve inciso del corno inglese, l’ampia ar- sempre più articolato, su uno sfondo orche-
cata melodica della sezione centrale). La luce strale rarefatto, ma pieno di voci, come una
cambia in Fêtes, e al caleidoscopio dei colori natura palpitante. Nel secondo movimen-
orchestrali si accompagna un concitato avvi- to (Fauci dell’emozione), ispirato a chimere
cendarsi di motivi e ritmi diversi, in un’atmo- e immagini di un Inferno medievale, a in-
sfera festosa «con lampi di luce improvvisa» e terloquire con la voce del fluato solista sono
con un corteo, annunciato da un tema di fan- corni e tromboni (con sordine wa-wa), con
fara, «che passa attraverso la festa e si confon- un gesto reiterato che suona come un latra-
de con essa». La varietà di materiali (e colori) to lontano. Intorno, l’orchestra si anima, ri-
si riduce nuovamente in Sirènes (che evoca il bolle con un’infinità di disegni e di colori,
ritmo infinito del mare e il canto misterioso con lenti, stridenti glissati degli archi, con
delle sirene) movimento imperniato su ripe- le variegate figure di tre marimbone, con un
tizioni, armonicamente variate, dei vocalizzi dialogo, questa volta impalpabile, dei due
di un coro femminile, che imprimono un ca- violoncelli. Il finale (Mario Caroli e l’iride-
rattere fluido e ondeggiante all’insieme, con scenza di un Re) è un arioso dal carattere so-
un effetto di dissolvenza finale, dove un bre- gnante, che prende avvio da figure esitanti
ve motivo del corno inglese rimanda, ciclica- del flauto solo, imperniate su un re acuto. Al
mente, a quello del primo movimento. solista rispondono le frasi “parlanti” degli
archi (che si muovono per ottave parallele,
I suoni misteriosi della natura, i suoi incanti e i con l’effetto quasi di un coro), i grandi ac-
suoi orridi, emergono anche nel Libro nottur- cordi “vetrosi” di tutta l’orchestra, le pun-
no delle voci (2009) di Sciarrino. È un ampio teggiature gravi dei tromboni, le pulsazioni
lavoro per flauto e orchestra in cui il compo- gravi, pesanti, uniformi di fagotti e tuba, che
sitore ha cercato di sfruttare le qualità musi- affiorano improvvisamente alla fine. Come
cali di Mario Caroli cui il pezzo è dedicato: battiti del cuore.

Gianluigi Mattietti

159
Libro notturno delle voci (2009)
per flauto e orchestra

Concepire un concerto in piena regola a me pare Qui giunge appunto Allegoria della notte (1985),
oggi cosa impraticabile, sfocata. Borbonica. da menzionare per la forma a intermittenze che
Si sa ch’io trovo come posso formule e risposte ori- nella mente dell’ascoltatore determina un forte
ginali, che l’impossibile e la stranezza mi attirano parallelismo dimensionale: i frantumi di un’icona
non poco. Dunque non sono affatto preoccupato concertistica (Mendelssohn) vengono a cozzare
del comportamento formale da tenere; e però non con i frantumi di un doppio onirico ultrasonico (la
chiari presupposti s’addensano intorno alla fisiono- mia musica).
mia da delineare, quando si dispone di un solista e di Ma in anni recenti ho cominciato a nutrire un
un gruppo. Essi pongono alcune domande. maggior interesse per l’architettura multipla dei
Anzitutto dico che la supremazia del solista calca i pezzi. Uno sguardo e una capacità di respiro più
gradini della retorica, mentre un dialogo col tutti ri- ampio decidono se voltare un solo arco, o più mo-
chiama una parità che l’intreccio disperso delle tec- vimenti, legati o contrastanti. Si collocano in que-
niche strumentali moderne può raggiungere solo a sta direzione altre possibilità che non il semplice
fatica. La supremazia sulla massa, ideologicamente polittico di una volta. Così la tradizionale raccol-
sospetta (e comunque stantìa) può grandiosamen- ta, ventaglio di caratteri diversi (6 Capricci, 1976)
te riscattarsi qualora faccia campo alle potenzialità si può trasformare in repertori, veri o prodotti tali
personali, all’antagonismo dell’intelligenza, alle idee, (Cadenzario, 1991) o in cicli (Quaderno di strada,
cioè: alla virtù di un interprete genuino. È il caso di 2003; 12 Madrigali, 2007), cammini a tappe, rac-
Mario Caroli, cui questa composizione è destinata; conti sdoppiati nello specchio. Ora Libro nottur-
le sue conquiste tecniche e la sensibilità nelle emis- no delle voci tenta ancora una variante dell’ultima
sioni, una volta inconcepibili, realizzano adesso le categoria. Più movimenti raggruppati, simmetri-
mie utopie e, per tutti, hanno trasfigurato il flauto. ci ma sconnessi, con disequilibri voluti di scrittura.
Non tanto un sovraccarico di difficoltà conferisce Pericolosamente oscilliamo fra camera e sinfonia,
significato a un concerto, quanto il creare uno spa- tra solo e tutti.
zio dove l’identità di un singolo si offra al suo conte- Fauci. Minacciose. Il demonio vuole mangiarti, di-
sto sociale. La metafora conflittuale del rapporto cevano ai bambini. In effetti l’Inferno medievale si
fra individuo e massa a me pare rimanga ineludibile mostra quasi un pesce gigantesco – una rana pe-
nella musica d’insieme. scatrice, non a caso detta diavolo di mare – però ca-
Varie le soluzioni concertistiche sperimentate nel vernoso, terrestre; e il dirupo roccioso si spalanca
mio viaggio, 50 anni di composizione, prospettive simile a una bocca. Spetta alle pupille dell’irrazio-
sempre disciplinatamente oppositive ad accade- nale riflettere queste immagini, esse concertano le
mie vecchie e nuove. paure che ci divorano. Il Padre Tempo divora i figli.
Forme organiche e inorganiche (fossili cavati dal- - Dormi? Sento dire una mattina.
la tradizione) si sono succedute e alternate, forme - Con un occhio aperto e uno chiuso, rispondo.
simmetriche o percorsi psicologici, forme felici o E seminando sconcerto: - Potresti considerarmi
accidentate: ho cercato di inseguire emozione e una Gorgone. Troppo ho consuetudine con le chi-
sorpresa rendendo natura a natura. Poiché emo- mere, penso, sono cresciuto nei corridoi meno fre-
zione e sorpresa portano vita al suono, ai calcoli, alla quentati di un museo archeologico.
geometria. M’affacciavo sulle rovine della guerra, i binari della
Qualche esempio. Dopo l’ibrido genetico di Rondo ferrovia dietro casa si avviavano sommessamente
(1972), sorta di cadenza antica ma fatta con i suo- verso l’acqua traslucida del porto.
ni, le articolazioni e l’ansimare di oggi, seguono Abitazioni e fabbriche sopravvissute ai bombarda-
Romanza (1973) e Variazioni (1974); l’orchestra di- menti esibivano accigliate sculture d’angolo e fregi
viene una costellazione frastagliata e plastica che si sottili: per l’ennesima volta l’oriente trapiantato da
aggrega e si disgrega, dove la presenza del solista noi aveva dato eclettici frutti. Vedevo che tecnolo-
possiede l’esilità di un grillo in mezzo agli altri rumo- gia, civiltà primitive e scienze naturali s’erano dolce-
ri della notte. mente coniugate, nell’Art Nouveau, già relitto delle
Di Un’immagine di Arpocrate (1979) ho scritto ripe- periferie ora sparite.
tutamente, dei relitti pianistici galleggianti ciascuno
entro la sua aureola sonora. Salvatore Sciarrino

160
Mario Caroli, Salvatore Sciarrino e Marco Angius. Tokyo, 2012
Collezione Salvatore Sciarrino, Fondazione Paul Sacher, Basilea
(per gentile concessione)

Mario Caroli

Allievo di Annamaria Morini a Bologna e tedesche SWR e WDR, le Orchestre Ha collaborato con la RSI, la RAI, La
di Manuela Wiesler a Vienna, ha iniziato filarmoniche di Strasburgo e Nizza, la Fenice di Venezia, il Teatro Sociale
gli studi musicali a quattordici anni. Tokyo Sinfonietta, la Basel Sinfonietta, di Como, il Teatro Olimpico e Valle di
Ventiduenne, vince a Darmstadt il premio Les Percussions de Strasbourg, i Neue Roma, il Carignano di Torino, il Verdi
internazionale Kranichsteiner Musikpreis Vocalsolisten Stuttgart, l’Ensemble di Trieste, La Pergola di Firenze, il
e poco dopo si laurea in filosofia con una Contrechamps di Ginevra. I circa 40 CD Teatro Grande di Brescia. Ha inciso
tesi su L’Anticristo di Nietzsche. Artista incisi fino ad oggi includono, tra l’altro, numerosi CD per Nuova Era, Carrara
cosmopolita e poliglotta, Mario Caroli la quasi totalità delle opere per flauto e Ricordi. Nel 1989 fonda il gruppo
vive da anni a Strasburgo. Tra i principali di Sciarrino, un riferimento assoluto corale Canticum Novum, che in pochi
solisti a livello internazionale, Caroli è per flautisti, compositori e studiosi. Tra anni si distingue per la qualificata e
musicista libero e impegnato allo stesso questi CD, due incisioni del concerto ricca attività artistica e parallelamente
tempo, perfettamente a proprio agio Libro notturno delle voci, a lui dedicato. dirige vari gruppi strumentali. Nel
nel repertorio contemporaneo – ha Innumerevoli sono le registrazioni 1996 inizia la sua collaborazione con
interpretato in prima assoluta centinaia effettuate per radio e televisioni in tutto il Romano Gandolfi, che nel 1998 la
di nuove opere, moltissime delle quali mondo. Pedagogo tra i più ricercati, oltre chiama come sua assistente e maestro
scritte per lui, da Kurtág a Saariaho, a tenere masterclass in tutto il mondo (tra del coro in occasione della costituzione
da Rotaru a Neuwirth, da Dufourt a cui la Residenza FROMM all’università del Coro Sinfonico di Milano Giuseppe
Hosokawa, da Francesconi a Mantovani di Harvard/Boston), insegna, in Verdi, incarico che ricopre tuttora.
a Fedele, da Stroppa a Hurel a Gervasoni Francia e in Germania, all’Accademia Ha collaborato con molti direttori
e, ovviamente, Sciarrino – quanto Superiore di Musica di Strasburgo e alla d’orchestra, tra i quali Riccardo Chailly,
apprezzato dalla critica per le illuminanti Musikhochschule di Friburgo, occupando Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni,
letture di Bach, Schubert e Debussy. una delle più prestigiose cattedre di flauto Aldo Ceccato, Ettore Gracis, Oleg
È abitualmente invitato a esibirsi nelle del mondo. Caetani, Claus Peter Flor, Christopher
più grandi sale – tra cui la Philharmonie Hogwood, Rudolf Barshai, Vladimir
di Berlino e di Colonia, il Concertgebouw Jurowski, Helmuth Rilling, Leonard
di Amsterdam, la Suntory Hall di Tokyo, Erina Gambarini Slatkin, Nevil Marriner, Roger Norrington,
la Konzerthaus di Vienna, l’Opéra Vladimir Fedoseyev, Robert King. Dal
Garnier di Parigi, il Megaron di Atene, Figlia d’arte, ha iniziato la sua attività 1997 è membro dell’Ateneo di Scienze,
l’Harpa di Reykjavik, l’Herkulessaal di artistica a 13 anni al Teatro alla Scala di Lettere ed Arti di Bergamo per i suoi
Monaco, l’Elbphilharmonie di Amburgo, Milano, come voce bianca, protagonista meriti artistici.
il Lincoln Center di New York, la Royal nell’opera di Britten Il giro di vite.
Festival Hall di Londra, il Parco della Dopo alcuni anni di intensa attività
Musica di Roma – con grandi direttori solistica, ha proseguito lo studio del Marco Angius
e orchestre come la Philharmonia di pianoforte con il padre, lo studio del canto, (vedi p. 44)
Londra, l’Orchestra Filarmonica di Radio come soprano, con Teresa Stich Randall a
France, l’Orchestra Nazionale del Belgio, Vienna, direzione, interpretazione corale
l’Orchestra Nazionale d’Islanda, la Tokyo e musica da camera con Marcel Couraud, Fondazione Orchestra Sinfonica
Philharmonic, l’Orchestra Nazionale tecnica vocale e interpretazione e Coro Sinfonico di Milano G. Verdi
della RAI, le Orchestre delle radio con Schmidt-Gaden. (vedi p. 61)

161
Georg Friedrich Haas
sabato 2 dicembre 2017 Infinito nero
ore 19 e ore 21.30
Civico Planetario Ulrico Hoepli

Quartetto Noûs
Tiziano Baviera, violino
Alberto Franchin, violino
Sara Dambruoso, viola
Tommaso Tesini, violoncello

Approfondimento scientifico di Fabio Peri


Luce nera: il fascino dell’oscurità

Georg Friedrich Haas (1953)


Quartetto n. 9 (2016, 40’)
Prima esecuzione italiana

in collaborazione con
Haas

Haas è probabilmente il compositore che, me- un esito radicale nel Quartetto n. 3 „In iij.
glio di altri, è riuscito a fare sintesi tra l’eredità Noct.“ (2001) che richiede l’intera esecu-
dell’avanguardia (il suo linguaggio riprende le zione nell’oscurità. I musicisti non solo non
micropolifonie di Ligeti, si nutre dello studio possono leggere le loro parti, ma nemmeno
dei lavori di Nono, Scelsi, Ivan Vyšnegradskij, guardarsi, devono anzi suonare il più lonta-
Alois Hába) e una dimensione sonora perso- no possibile gli uni dagli altri, ad esempio
nalissima, visionaria, proiettata nel futuro, nei quattro angoli di una sala da concerto. In
che usa le armonie spettrali come una materia questo quartetto, Haas non ha scritto strut-
drammatica, piena di inquietudini. Quella di ture formali e sviluppi, ma un materiale grez-
Haas è una musica capace di indagare miste- zo, puramente aurale, chiedendo ai musicisti
ri profondi come quello della morte (in mol- di dargli una forma, che ovviamente cambia
te opere come Morgen und Abend, e nella tri- a ogni esecuzione. Si tratta di una partitu-
logia Bluthaus/Thomas/Koma), ma anche di ra verbale, dove molti dettagli sono lasciati
rinnovarsi a ogni nuovo pezzo, di sorprende- agli interpreti, che comunicano solo attra-
re sempre l’ascoltatore. In Vain (2000), pez- verso il suono dei loro strumenti, invitando-
zo monumentale, un’ora di musica, concepito si reciprocamente a sviluppare dei processi
come un’illusione della percezione acustica musicali, e decidendo in totale autonomia
(ispirata agli spazi assurdi di Escher), ha se- quanto a lungo proseguire su una determina-
gnato uno spartiacque nella storia della mu- ta strada. Anche la durata viene dunque de-
sica, proprio perché ha svelato un nuovo tipo cisa durante l’esecuzione, anche se è previ-
di esperienza di ascolto: i suoi accordi spet- sto un tempo minimo di 35 minuti, e alla fine
trali, le continue metamorfosi, le fluttuazioni deve comparire una citazione da Gesualdo
di tempo, le accelerazioni e i rallentamenti, da Venosa (dai Responsoria a sei voci, Feria
sono associati a momenti di buio improvviso, V, Resp. VII), che ha suggerito il titolo del
che conferiscono a questa musica qualcosa pezzo. Haas ricorda così la composizione
di enigmatico e insieme sensuale. Gli espe- del Quartetto n. 3: «Sembrava una sfida, un
rimenti di musica al buio, già avviati nell’o- esperimento pericoloso, scrivere un pezzo
pera Adolf Wölfli (1981), hanno trovato poi così lungo, che dovesse essere memorizzato

164
ed eseguito senza alcun segnale visivo o altra è definita rigorosamente, e tutti gli elementi
forma di comunicazione. Ma ha funzionato». musicali e i loro sviluppi sono chiaramente in-
In effetti è diventato uno dei suoi pezzi cult, dicati in partitura. Non c’è più il gioco di azio-
e ci sono ormai diversi quartetti che lo hanno ne e reazione tra gli strumentisti, ma dei pro-
nel loro repertorio. Da allora il composito- cessi dettagliatamente scritti, basati su precise
re austriaco ha usato il buio in altre compo- strutture armoniche, pattern melodici (con
sizioni: nell’opera Koma (2016), ad esempio, una complessa scrittura microtonale) e sche-
accompagna lunghe scene cantate che danno mi ritmici. Il risultato è un organismo sonoro
voce ai pensieri della protagonista (una don- unico, compitamente risolto nel suo insieme,
na in coma, dopo un tragico incidente, forse ottenuto con glissandi lentissimi, che proce-
un tentativo di suicidio, attorniata dai fami- dono in parallelo, come all’inizio del pezzo,
gliari che si affannano a parlarle, nel tentati- o si incrociano generando effetti sinistri; con
vo di risvegliarla), in una dimensione teatra- grandi armonie spettrali, talvolta compresse
le molto efficace, nettamente contrapposta al nel registro sovracuto, dove creano amalgami
vociare dissonante e frammentario degli al- stridenti; con un sofisticato gioco di fluttua-
tri personaggi. Recentemente, Haas ha deci- zioni dinamiche, che genera superfici ipno-
so di scrivere un altro quartetto da eseguire tiche e galleggianti, o raddensamenti dram-
al buio, il Quartetto n. 9 (2016), «da un lato, matici, o bolle di suono sincronizzate con il
per ridurre la comunicazione tra gli interpre- respiro dei musicisti; con piccoli elementi me-
ti sul piano puramente sonoro, dall’altro per lodici microtonali (l’ambito arriva al massimo
rendere possibile la massima concentrazione ai 3/4 di tono) che producono l’effetto di uno
nell’esperienza di ascolto. Ascoltare la musi- sciame di voci; con trame di pizzicati e suoni
ca al buio è già di per sé un’esperienza molto ribattuti che determinano un’improvvisa in-
speciale, dal punto di vista musicale e forse crespatura del percorso musicale; con una se-
anche umano». Scritto per l’americano Jack zione finale dove tutto il materiale si rappren-
Quartet, è ancora un pezzo molto esteso, de su una serie di strani bicordi, suonati con
di circa 40 minuti, ma questa volta la forma minimi dislivelli di intonazione.

Gianluigi Mattietti

Quartetto Noûs

Noûs (nùs) in greco antico significa di Siena con Günter Pichler (Quartetto “Le Dimore del Quartetto” e alla
mente, e dunque razionalità, ma Alban Berg). Frequenta attualmente Associazione Dimore Storiche Italiane.
anche ispirazione e capacità creativa. la Musikhochschule di Lubecca nella Nello stesso anno ne ha ottenuta un’altra
Il Quartetto Noûs, formato da quattro classe di Heime Müller (Quartetto dalla Fundación Albéniz di Madrid.
giovani musicisti italiani, nasce nel Artemis). Vincitore di premi in concorsi Si esibisce per importanti realtà musicali
2011 all’interno del Conservatorio della internazionali (“Luigi Nono” di Venaria italiane, tra le quali la Società del
Svizzera Italiana di Lugano. Il gruppo Reale nel 2011), nel 2015 si aggiudica Quartetto di Milano, l’Unione Musicale di
frequenta l’Accademia “Walter Stauffer” il Premio “Piero Farulli”, assegnato Torino, gli Amici della Musica di Firenze,
di Cremona nella classe del Quartetto alla migliore formazione cameristica Bologna Festival e Musica Insieme di
di Cremona, e la Musik-Akademie di emergente nell’anno in corso, nell’ambito Bologna, l’Associazione Alessandro
Basilea studiando con Rainer Schmidt del XXXIV Premio “Franco Abbiati”, il Scarlatti di Napoli, la Società Veneziana di
(Quartetto Hagen); si perfeziona con prestigioso riconoscimento della critica Concerti, le Settimane Musicali di Stresa.
Aldo Campagnari (Quartetto Prometeo), musicale italiana; riceve inoltre dal All’estero viene invitato a esibirsi in
Hatto Beyerle (Quartetto Alban Berg) Teatro La Fenice di Venezia il Premio Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra,
e in seguito alla Escuela Superior de internazionale “Arthur Rubinstein - Una Spagna, inoltre in Cina e Corea. Nel 2013
Música “Reina Sofia” di Madrid Vita nella Musica”. Nel 2015 ha vinto una è stato quartetto in residenza al Festival
e all’Accademia Musicale Chigiana borsa di studio grazie all’Associazione Ticino Musica di Lugano.

165
Se non ora, quando?
Se non qui, dove?
Se non tu, chi?
Questo dice la mia musica
a chi l’ascolta.
Dice un incontro e un invito:
apri la mente, prendi coscienza.
Salvatore Sciarrino
Catalogo delle opere
di Salvatore Sciarrino
Sciarrino nella sua casa a Milano,
dietro la scrivania,1982
Foto di Roberto Masotti
Milano, Archivio Storico Ricordi
1965 Minifuga 1972 Grande Sonata da camera
con alcune licenze (a 3) per orchestra
Rondo
1966 Sonata per flauto concertante,
per due pianoforti archi, due oboi, due corni
Esercizio
per pianoforte
1967 II Quartetto
per archi Amore e Psiche
opera in un atto

1968 Aka aka to I, II, III


per soprano e strumenti 1973 Romanza
per viola d’amore e orchestra

1969 6 Ricercari di Antonio il Verso, 1974 Variazioni


trascrizioni e strumentazioni dal Primo libro per violoncello e orchestra
della Musica a due voci (1596)
Due Studi
Musiche per “Orlando furioso” per violoncello solo
di Ludovico Ariosto
(Frühlingslieder)
per coro misto 1975 Sonatina
per violino e pianoforte
Prélude
pour le piano Tre notturni brillanti
per viola
Berceuse
per orchestra Danse
per due violini e viola
2 Mottetti
di Anonimi Siciliano
elaborazioni per strumenti e voci per flauto e cembalo
[smarrito] Trio
per pianoforte, violino e violoncello
1970 ...da un Divertimento Per Mattia
per dieci strumenti per violino
De o de do Toccata
per clavicembalo per clavicembalo
Da a da da
per orchestra, frammento 1976 Clair de lune
per pianoforte orchestra
Musiche per “I bei colloqui”
di Aurelio Pes Étude de concert
musiche di scena per coro e suoni elettronici per pianoforte
In memoriam (per Igor Strawinsky) Sei Capricci
per due clavicembali per violino
I Sonata
1971 Arabesque per pianoforte
per due organi da chiesa Di Zefiro e Pan
(con quattro assistenti) poemetto per 10 strumenti a fiato
Implicor Quintettino n. 1
nastro per istallazione multimediale [smarrito] per clarinetto e quartetto d’archi
De la nuit
alla candida anima di Federico Chopin, 1977 Quintettino n. 2
da giovane, per pianoforte per flauto, oboe, clarinetto,
Sonata da camera fagotto e corno
per strumenti All’aure in una lontananza
Introduzione e Aria “Ancora il duplice” per flauto in Sol (o in Do, o flauto basso)
per mezzosoprano e orchestra Il paese senz’alba
(da Amore e Psiche) per orchestra

169
Il paese senza tramonto Autori vari: Blue Dream.
per orchestra con soprano L’età d’oro della canzone
12 canzoni da battello scelta, parafrasi, anamorfosi di Sciarrino
su melodie veneziane del “700, Anamorfosi
per soprano e strumenti per pianoforte
Canzona da battello Le donne di Trachis
per voce e chitarra Sei pezzi per coro femminile con soliste
Berceuse variata
per orchestra 1981 Introduzione all’oscuro
Attraverso i cancelli per dodici strumenti
per strumenti Canto degli specchi
per voce pianoforte
1978 Aspern Flos, forum, ovvero le trasformazioni
Singspiel in due atti della materia sonora
Kindertotenlied per coro e orchestra
per soprano, tenore in eco Efebo con radio
e piccola orchestra per voce e orchestra
Due melodie Musiche per “ Lectura Dantis”
per soprano e pianoforte di Carmelo Bene
Musiche per “All’uscita” di Pirandello musiche di scena, per strumenti antichi
musiche di scena per voce e orchestra, su nastro magnetico
versione radiofonica La voce dell’Inferno
per nastro magnetico
1979 Che sai, guardiano della notte? Vanitas. Natura morta in un atto,
per clarinetto concertante per voce [mezzosoprano], violoncello
e piccola orchestra e pianoforte
Ai limiti della notte
per viola 1982 Melencolia I
Un’immagine di Arpocrate estrapolazione del nucleo iniziale di Vanitas,
per pianoforte e orchestra con coro per violoncello e pianoforte
Aspern Suite Cadenze ai Concerti per pianoforte K.467,
per soprano e strumenti K.482, K.491, K.503 e K.537 di W. A. Mozart
Ai limiti della notte Due nuove melodie
trascrizione per violoncello dell’Autore per baritono e pianoforte
dall’originale per Viola Nox apud Orpheum
per due organi e strumenti
1980 Musiche per “Le Trachinie” di Sofocle Let me die before I wake
musiche di scena per coro femminile per clarinetto in Si bemolle
e nastro magnetico
Autoritratto nella notte
L’addio a Trachis per orchestra
per arpa
Lohengrin
D’un faune Melodramma per solista, strumenti e voci
per flauto in sol e pianoforte
Fauno che fischia a un merlo 1983 II Sonata
per flauto e arpa per pianoforte
La Malinconia Codex purpureus
per violino e viola per trio d’archi
Cailles en sarcophage Morgana
Atti per un museo delle ossessioni. Parafrasi di Brazil
Opera in 3 parti per flauto
5 scene da Cailles en sarcophage
per voce e strumenti

170
1984 Tre canzoni del XX secolo Il motivo degli oggetti di vetro
elaborazioni per flauto e pianoforte per 2 flauti e pianoforte
da autori vari III Sonata
Hermes per pianoforte
per flauto Sui poemi concentrici I, II, III
Raffigurar Narciso al fonte per solisti e orchestra
per due flauti, due clarinetti e pianoforte L’addio a Trachis II
Codex purpureus II “traduzione” per chitarra di Maurizio Pisati,
per archi e pianoforte approvata dall’Autore
Lohengrin
Azione invisibile per solista, strumenti e voci 1988 Musiche per “La Divina Commedia”
Centauro marino musiche di scena, missaggio
per clarinetto, violino, viola, violoncello su nastro magnetico per le 100 puntate
e pianoforte televisive
(da Sui poemi concentrici I, II e III)
Guillaume de Machaut: “Rose Liz”
rondeau per voce e strumenti solisti Morte di Borromini
o orchestra, trasposizione moderna per orchestra con lettore
di Salvatore Sciarrino Brazil (L’epigraphe phénicienne du)
elaborazione per 9 strumenti
da Ary Barroso
1985 Il tempo con l’obelisco
per sei strumenti
1989 Cadenze ai Concerti per violino K. 207,
Come vengono prodotti gli incantesimi? K. 211, K. 216, K. 218, K. 219, K. 261,
per flauto K. 261a (269), K. 373, K. 271 di W. A. Mozart
Canzona di ringraziamento Cadenze ai Concerti per flauto K.313,
per flauto K. 314, K. 315, e per oboe K. 314 (285d)
La navigazione notturna di W. A. Mozart
per quattro pianoforti, frammento Venere che le Grazie la fioriscono
Lo spazio inverso per flauto
per ensemble Il silenzio degli oracoli
La perfezione di uno spirito sottile per quintetto a fiati
per flauto, voce e percussioni aeree Gioachino Rossini: Giovanna D’Arco
Prologo in terra Cantata a voce sola, trascrizione per voce
per flauto, clarinetto e quartetto d’archi, e orchestra
dalle musiche di scena per “All’uscita” L’orizzonte luminoso di Aton
di Luigi Pirandello, versione filmica (1985) per flauto
Allegoria della notte Lettura da lontano
per violino e orchestra frammento per contrabbasso e orchestra
Fra i testi dedicati alle nubi
1986 Esplorazione del bianco I per flauto
per contrabbasso
Esplorazione del bianco II 1990 Variazione su uno spazio ricurvo
per flauto, clarinetto basso, chitarra e violino per pianoforte
Appendice alla perfezione Fermate e fioriture
per 14 campanelle per Le nozze di Figaro, Don Giovanni
Esplorazione del bianco III e Così fan tutte di W.A. Mozart
per batteria jazz Due Arie marine
Le ragioni delle conchiglie per mezzosoprano e suoni di sintesi
per quintetto in tempo reale
Perseo e Andromeda
1987 Tutti i miraggi delle acque Opera in un atto
per coro misto Canzone di benvenuto
Trio n. 2 per soprano e 2 violoncelli
per pianoforte, violino e violoncello

171
1991 Perduto in una città d’acque 1996 L’immaginazione a se stessa
per pianoforte per coro e orchestra
Morte a Venezia
studi sullo spessore lineare, balletto 1997 Muro d’orizzonte
in due atti su musiche di J. S. Bach per flauto in Sol, corno inglese
Nove Canzoni del XX secolo e clarinetto basso in Sib
elaborazioni da autori vari, Il cerchio tagliato dei suoni
per voce e orchestra per 4 flauti solisti e 100 flauti migranti
Cadenze per i Concerti per pianoforte I fuochi oltre la ragione
K.466, K.467, K.482, K.491, K.503 per orchestra
e K.537 di W. A. Mozart La bocca, i piedi, il suono
Cadenzario per 4 sassofoni solisti e 100 sassofoni
per orchestra con solisti in movimento
Polveri laterali
1992 Sei quartetti brevi (I, III/VI) per pianoforte
per quartetto d’archi Due risvegli e il vento
Frammento e Adagio per soprano e strumenti
per flauto e orchestra Quattro intermezzi
IV Sonata Suite per ensemble
per pianoforte (per Luci mie traditrici)

1993 Fermata e Cadenza 1998 Luci mie traditrici


per il concerto in Re maggiore per flauto opera in due atti
e orchestra di Luigi Boccherini Waiting for the wind
Johann Sebastian Bach: Toccata e fuga per voce e gamelan giavanese
in re min. BWW 565 Infinito nero
elaborazione per flauto solo estasi in un atto per voce e otto strumenti
Musiche per il “Paradiso” di Dante Le voci sottovetro
1. Alfabeto oscuro elaborazioni da Carlo Gesualdo da Venosa
2. L’invenzione della trasparenza per voce ed ensemble
3. Postille Vagabonde blu
musiche di scena per soli e orchestra per fisarmonica
Addio case del vento Pagine
per flauto elaborazioni da concerto per quartetto
Mozart a 9 anni di sassofoni
elaborazioni per orchestra d’epoca Canzoniere da Scarlatti
elaborazioni da concerto per quartetto di sax
1994 L’alibi della parola Notturno n. 3
a 4 voci per pianoforte
V Sonata con 5 finali diversi 2 Notturni
per pianoforte per pianoforte
Nom des Airs Notturno n. 4
per live electronics per pianoforte
W. A. Mozart: Adagio KV 356 (617a)
elaborazione per strumenti 1999 Terribile e spaventosa storia del Principe
Medioevo presente di Venosa e della bella Maria
elaborazioni per strumenti e voce Musica per l’Opera dei Pupi
Cantare con silenzio
1995 Nuvolario per 6 voci, flauto, percussioni
per voce, flauto, tromba, percussioni e risonanze elettroniche
e due viole L’orologio di Bergson
Omaggio a Burri per flauto
per tre strumenti [violino, flauto in Sol Morte tamburo
e clarinetto basso] per flauto e acustica asciutta
Soffio e forma 3 Canti senza pietre
per orchestra a 7 voci

172
Quartetto n. 7 2004 Lohengrin 2
per archi disegno per un giardino sonoro
Sophisticated Lady Scena di vento
elaborazione per big band da Duke Ellington tre pezzi per strumenti
Un fruscìo lungo trent’anni Il legno e la parola
per quattro percussioni per marimbone e campana
Recitativo oscuro Il suono e il tacere
per pianoforte e orchestra per orchestra

2000 Esercizi di tre stili 2005 Vento d’ombra


altre elaborazioni da Domenico Scarlatti per ensemble da camera
per quartetto d’archi
Archeologia del telefono
Immagine fenicia concertante per 13 strumenti
per flauto amplificato
Storie di altre storie
Studi per l’intonazione del mare per fisarmonica e orchestra
per contraltino, 4 flauti solisti, 4 sax solisti,
percussioni, orchestra di 100 flauti, Shadow of sound
orchestra di 100 sax per orchestra
Il clima dopo Harry Partch
per pianoforte e orchestra 2006 Da gelo a gelo
100 scene con 65 poesie
Il giornale della necropoli
per fisarmonica e orchestra Tre duetti con l’eco
per flauto, fagotto, viola
Lettera degli antipodi portata dal vento
per flauto aperto in Do Dita unite a quattro mani
per pianoforte a 4 mani
2001 Responsorio delle tenebre Le stagioni artificiali
a 6 voci per violino e strumenti
Due notturni crudeli
per pianoforte 2007 4 Adagi
per flauto dolce e orchestra
2 Arie notturne dal campo
da Alessandro Scarlatti, per voce 12 Madrigali
accompagnata dal quartetto per 8 (o 7) cantanti
ad opera di Salvatore Sciarrino
In nomine nominis 2008 Quartetto n. 8
alcune autosomiglianze per otto esecutori per archi
La porta della legge
2002 Macbeth quasi un monologo circolare opera in un atto
tre atti senza nome (da Shakespeare) Il giardino di Sara
La perfidia per soprano e strumenti
intermezzo per archi
Altre schegge di canto 2009 Adagio
per clarinetto e orchestra adattamento dalla Sonata BWV 1029
di J. S. Bach
Cavatina e i gridi
per sestetto d’archi Capriccio di una corda
per violino
2003 Allegro KV 15 di W. A. Mozart L’altro giardino
dal Londoner Skizzenbuch, n. 21 per voce e 8 strumenti
elaborazione di Salvatore Sciarrino Libro notturno delle voci
Due smarrimenti per flauto e orchestra
per soprano e 8 strumenti Fra sé
Graffito sul mare Capriccio per violino
per trio e orchestra
Sestetto 2010 Adagio di Mozart
per archi in tre movimenti adattamento per 6 strumenti
Quaderno di strada Superflumina
12 canti e un proverbio opera in un atto
per baritono e strumenti Fanofania
per ensemble
173
2011 Cantiere del poema 2017 Ti vedo, ti sento, mi perdo
per soprano e dieci strumenti opera in due atti
Senza sale d’aspetto Il sogno di Stradella
per voce femminile e orchestra per pianoforte e strumenti
Carnaval Cresce veloce un cristallo
a 5 voci, solo di pianoforte e 10 esecutori per flauto e risuonatori naturali
Passionis fragmenta
2012 L’ideale lucente e le pagine rubate per soprano, flauto, viola, violoncello, organo
per archi
Ombre nel mattino di Piero (Quartetto n. 9)
per quartetto d’archi
Perturbazione in arrivo nel settore trombe
per corno e orchestra

2013 Giorno velato presso il lago nero


per violino e orchestra
Gesualdo senza parole
per ensemble

2014 L’imprecisa macchina del tempo


tre tempi per coro e orchestra da camera
L’esercizio della stravaganza
studi per quartetto d’archi
da Domenico Scarlatti
Dialoghi sull’ultima corda
per due violoncelli
Autostrada prima di Babilonia
per flauto

2015 Il pomeriggio di un allarme al parcheggio


per flauto a testata mobile
La nuova Euridice secondo Rilke
per soprano e orchestra
Diverbio fra mottetti, con due sogni
per coro e quartetto di sax su testi di Leopardi,
venditori ambulanti, Emily Dickinson,
Salvatore Sciarrino
Sposalizio
elaborazione per orchestra da Franz Liszt
Quando ci risvegliamo
per orchestra
Trovare un equilibrio, è necessario?
per flauto in sol e quartetto d’archi
Come se un amico
canzone, da Chopin
per voce e orchestra

2016 Immagina il deserto


per voce e strumenti
n. 1 Immagina
n. 2 Deux épigraphes
n. 3 Cosa resta
n. 4 Lettera di Guido Cagnacci
Un capitolo mancante
per flauto solo

174
Indice

14 L’eco delle voci


di Cecilia Balestra
16 Nota su Salvatore Sciarrino
di Marco Mazzolini
18 Buon compleanno Maestro
di Enzo Restagno
26 Salvatore Sciarrino – il segno e il suono
di Angela Ida De Benedictis e Gabriele Dotto

29 Programma generale

41 Concerti n. 1/2
Testi di Salvatore Sciarrino
49 Concerto n. 3
Testi di Paolo Petazzi e Salvatore Sciarrino
59 laVerdi festeggia
Testo di Adriano Guarnieri
63 Concerti n. 4/5
Testi di Gianluigi Mattietti, /nu/thing
71 Concerto n. 6
Testo di Gianluigi Mattietti
77 Concerto n. 7
Testo di Gianluigi Mattietti
83 Spettacolo n. 8
Testi di Ruggero Laganà, Sonia Grandis
Libretto di Satyricon
93 Concerto n. 9
Testo di Giorgio Pestelli
97 L’eco delle voci.
Incontro con Sciarrino, Gifuni, Del Corno e Mattietti
99 Concerti n. 10/11
Testo di Laurent Feneyrou
105 Concerto n. 12
Testi di Gianluigi Mattietti, Salvatore Sciarrino
117 Ti vedo, ti sento, mi perdo
Testo di Salvatore Sciarrino
123 Concerto n. 13
Testo di Gianluigi Mattietti
129 Concerto n. 14
Testo a cura di San Fedele Musica
133 Concerto n. 15
Testi di Gianluigi Mattietti, Salvatore Sciarrino
141 Concerti n. 16/17
Testi di Gianluigi Mattietti, Stefano Gervasoni, Salvatore Sciarrino
153 Giornata Gentilucci
Testo di Maddalena Novati
157 Concerti n. 18/21
Testi di Gianluigi Mattietti, Salvatore Sciarrino
163 Concerti n. 19/20
Testo di Gianluigi Mattietti

167 Catalogo delle opere


di Salvatore Sciarrino

175
Le fotografie, i diagrammi e i manoscritti alle pagine
12-13, 97, 98, 108-109, 114-115, 116 e 168 sono esposti
nella mostra Salvatore Sciarrino – il segno e il suono
(Palazzo Reale, Sala dei Ministri, dal 23/10 al 3/12/2017)
a cura di Angela Ida De Benedictis (Fondazione Paul Sacher,
Basilea) e Gabriele Dotto (Archivio Storico Ricordi, Milano),
promossa da Comune di Milano – Palazzo Reale
e Archivio Storico Ricordi, in collaborazione con
Paul Sacher Stiftung, Milano Musica e Teatro alla Scala.

Edizioni del Teatro alla Scala


Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala
Direttore editoriale
Franco Pulcini

Il volume Salvatore Sciarrino. L'eco delle voci


è a cura di
Cecilia Balestra
Delia De Matteis
Marco Mazzolini
Redazione
Anna Paniale
Giancarlo Di Marco
Progetto grafico
Studio Cerri & Associati
con Andrea Puppa

Siamo disponibili a regolare eventuali diritti


di riproduzione per quelle immagini
per cui non sia stato possibile reperire la fonte.
BENESSERE GIOVANI COMUNITÀ

Fondazione Cariplo fa filantropia con la passione per l’arte,


la cultura, la ricerca scientifica, il sociale e l’ambiente.
Oggi è concentrata sul sostegno ai giovani,

al welfare di comunità e al benessere delle persone,


realizzando progetti insieme alle organizzazioni non profit.

Dal ‘91 ad oggi la Fondazione ha sostenuto


oltre 30 mila iniziative donando 2,8 miliardi di euro.
#conFondazioneCariplo

www.fondazionecariplo.it
UN VIAGGIO INEDITO NELLA CREAZIONE ARTISTICA FRANCESE

OLTRE 70 SPETTACOLI, 5 MOSTRE D’ARTE CONTEMPORANEA TRA ROMA,


MILANO E IL PADIGLIONE FRANCESE ALLA BIENNALE DI VENEZIA, 10
INCONTRI CON GLI OPERATORI NAZIONALI ED EUROPEI PER UN TOTALE DI
170 DATE - QUASI TUTTE PRIME IN ITALIA - IN 36 CITTÀ ITALIANE PER 6
MESI, DAL 23 MAGGIO AL 6 DICEMBRE 2017. UN’ECCEZIONALE OCCASIONE
PER CONOSCERE LA STRAORDINARIA VITALITÀ ARTISTICA FRANCESE.

WWW.INSTITUTFRANCAIS.IT
Un’operazione Con il sostegno Sponsor

FONDAZIONE
FRANCO - ITALIANA
PER LA CREAZIONE
CONTEMPORANEA

TOTAL RÉFÉRENCES COULEUR


TOTAL_Logo2017_CMYK
29/12/2016
24, rue Salomon de Rothschild - 92288 Suresnes - FRANCE
Tél. : +33 (0)1 57 32 87 00 / Fax : +33 (0)1 57 32 87 87 M100% Y80%
Web : www.carrenoir.com
M48% Y100%
C100% M80%
M100% Y80%
C70% M30%
FOTO © G. HANNINEN

S tagione di C onCerti 2017/2018


t eatro alla S Cala

Lunedì 6 novembre 2017 Lunedì 26 marzo 2018


Inaugurazione Yuri Temirkanov
Riccardo Chailly Seong-Jin Cho, pianoforte
Čajkovskij | Šostakovič | Stravinskij Rachmaninov | Čajkovskij

Lunedì 9 aprile 2018


Lunedì 22 gennaio 2018 Fabio Luisi
Riccardo Chailly Luca Pisaroni, basso baritono
Benjamin Grosvenor, pianoforte Webern | Schubert | Schönberg
Grieg | Čajkovskij
Lunedì 16 aprile 2018
Lunedì 5 febbraio 2018 Musica Aeterna
Myung-whun Chung Teodor Currentzis
Leonidas Kavakos, violino Alexander Melnikov, pianoforte
Brahms Mozart | Beethoven

Lunedì 19 febbraio 2018 Lunedì 21 maggio 2018


Daniel Harding
Valery Gergiev
Daniil Trifonov, pianoforte
Nelson Freire, pianoforte Prokof ’ev | Beethoven
Brahms | Čajkovskij
Domenica 23 settembre 2018
Lunedì 19 marzo 2018 John Axelrod
Daniele Gatti Swingle Singers
Hindemith | Bruckner Berio | Bernstein

MAIN PARTNER

Abbonamenti biglietteria@filarmonica.it - 02 72023671 www.filarmonica.it


“La musica esprime ciò che non può essere detto
e su cui è impossibile rimanere in silenzio”
Victor-Marie Hugo

CLASSICA HD
MUSICA PER
I TUOI OCCHI
FESTEGGIA
il
900
ITALIANO
Venerdì 27 Ottobre 2017 ore 20.00
ADRIANO GUARNIERI 70° Anniversario della nascita
Schubert Sinfonia n. 4 in Do minore D 417 Tragica
Guarnieri Live Symphony n. 5
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Pietro Borgonovo

Sabato 18 Novembre ore 20.30


FIORENZO CARPI Nel 20° Anniversario della morte
In collaborazione con Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa
CARPI La Tempesta Suite - Piccolo Teatro Suite - Goldoni Suite
Mio Dio come sono caduta in basso Suite
Cirano Suite - Le avventure di Pinocchio Suite
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore Giuseppe Grazioli

Venerdì 1 Dicembre 2017 ore 20.00 - Domenica 3 Dicembre 2017 ore 16.00
In coproduzione con Milano Musica
SALVATORE SCIARRINO 70° Anniversario della Nascita
Ravel La Valse
Sciarrino Libro notturno delle voci
Debussy Nocturnes
Ravel Boléro
Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Flauto Mario Caroli - Maestro del Coro Erina Gambarini
Direttore Marco Angius

Martedì 6 Febbraio 2018 ore 20.30


Castiglioni Morceaux Lyriques
Melchiorre Inventario (prima esecuzione)
Scelsi Quattro Pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola)
(30° Anniversario della morte)
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Oboe Omar Zoboli
Direttore Francesco Bossaglia INFO E
BIGLIETTERIA
Martedì 20 Marzo 2018 ore 20.30
Castiglioni La Buranella
Auditorium di Milano
Castelnuovo-Tedesco Concerto per pianoforte n. 1 in Sol maggiore
Fondazione Cariplo
(50° Anniversario della morte)
Largo Gustav Mahler
Respighi Gli Uccelli martedì/domenica 10/19
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi tel. 02.83.389.401/402
Pianorte Alessandro Marangoni
Direttore Giuseppe Grazioli www.laverdi.org
26° Festival Milano Musica

L’Eco
delle
voci
SALVATORE LUIGI NONO
SCIARRINO Guai ai gelidi mostri
Studi per l'intonazione del mare
Sei quartetti brevi BRUNO MADERNA
L'opera per flauto
Satyricon
Morte di Borromini

ARMANDO GENTILUCCI
Centauro marino
Omaggio a Burri
Quartetto n.7 Al telaio del tempo
Gesti e risonanze
Le trame di un labirinto

MAURO LANZA
The 1987 Max Headroom Broadcast Incident
art: gianluca.bottazzo@gmail.com

GEORG FRIEDRICH HAAS


String quartet no. 9
LA GRANDE MUSICA
È PER TUTTI!

Un anno di Amadeus a soli 68 euro

t m i!

do n

non perdere
questa occasione
abbonati oggi

Acquista il tuo abbonamento (12 numeri + 24 cd)


su www.amadeusonline.net
utilizzando il codice promozionale EVENTI2017
26° Festival di Milano Musica
Percorsi di musica d’oggi

Stefano Gervasoni
Di dolci aspre catene
Quattro madrigali a cinque voci su testi di Torquato Tasso
The Triple Foole
Quattro madrigali a cinque voci su testi di John Donne

Teatro Gerolamo
sabato 25 novembre
Exaudi Vocal Ensemble

Edizioni Suvini Zerboni • SugarMusic S.p.A.


Galleria del Corso, 4 • 20122 Milano • tel. 02-770701 • www.esz.it
e-mail: suvini.zerboni@sugarmusic.com
Milano Musica
proud supporter of

Music Fund ripara gli strumenti e li invia nei paesi


in via di sviluppo o nelle zone di conflitto. Inoltre,
Music Fund assicura la loro manutenzione in loco
promuovendo laboratori di liuteria e workshop
di formazione per la riparazione degli strumenti.
Scegli di aiutarci, con il dono di un tuo strumento
o con un contributo.

info@musicfund.eu
costruireconlamusica@milanomusica.org

www.musicfund.eu - www.milanomusica.org/musicfund
Costruire con la musica
Progetto di raccolta di strumenti destinati
alle scuole di musica in Medio Oriente, Haiti e Africa
e al Sistema Orchestre Giovanili in Lombardia.

Hai uno strumento musicale che non usi?


Regalalo alle scuole di musica nei paesi in via di sviluppo e in Italia.
Gli strumenti, utilizzabili e possibilmente in buono stato, possono
essere consegnati su appuntamento.
Per maggiori informazioni:
costruireconlamusica@milanomusica.org
info@sistemalombardia.eu

Dal 2010 Milano Musica è partner in Italia di Music Fund, orga-


nizzazione riconosciuta dalla Commissione Europea come “Best
Practice in Culture and Development” (www.musicfund.eu) che
dal 2005 raccoglie strumenti musicali e promuove la formazio-
ne di esperti in liuteria e riparazione di strumenti nei paesi in via
di sviluppo e nelle zone di conflitto. Dal 2011 le attività si sono
mosse su questi due assi di intervento, con notevole successo: già
nel primo anno di raccolta, oltre 700 strumenti sono stati dona-
ti a Music Fund e al Sistema Orchestre Giovanili in Lombardia,
innovativo progetto di integrazione sociale basato sulla musica
d’insieme (www.sistemalombardia.eu); le iniziative di formazione
professionale e sviluppo di competenze, in Haiti e Mozambico, si
sono concretizzate in workshop locali e tirocini formativi in Italia.

Si ringrazia Intesa Sanpaolo Con il particolare sostegno di Milano Musica è partner


per il contributo concesso per l’Italia di
tramite il Fondo di Beneficenza
opere sociali e culturali
Valle dell’Acate
Sette terre per sette vini

‘Messages in a bottle’
Raggiungono le persone meglio delle parole

Contrada Bidini - 97011 Acate (Rg) - ITALIA


www.valledellacate.it • info@valledellacate.it
valle.dellacate pages/Valle-dellAcate VdaWinery
Finito di stampare nel mese di settembre 2017
presso Pinelli Printing Srl
© Copyright 2017, Teatro alla Scala

Prezzo del volume € 10,00 (IVA inclusa)

Potrebbero piacerti anche