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Gu Pequeno
ISBN: 9788896873144
Jake: Club stava a indicare il fatto che eravamo un gruppo di amici. Il dogo argentino,
invece, ci trasmetteva unidea di forza, dintensit e di potenza.
Pequeno: La versione rap del cobra kai.
J: Esatto. Poi c il fatto che il cane, nella nostra generazione, era una roba importante. Un
culto. Un po come il culto del motorino.
P: Il cane era una hit. Gli zarri amavano i cani. Il cane, legato con la catena, che impazziva
e sradicava la panchina. Minchia, andava di brutto.
Anni 90
Tu che cazzo guardi
J: Un mio vecchio, grande amico, Luchino, che appartiene al catalogo persi degli anni
90, aveva una borsettina magica, piccola cos, che si riempiva di qualsiasi droga e cosa,
compreso il cucchiaino, perch si faceva le spade, e infatti poi andato a curarsi in
comunit. Una sera nella borsa aveva solo una scatola di Plegine, che non sapevamo che
cazzo fossero. Ne abbiamo ingoiata una, poi due, ma non succedeva nulla. Alla fine ci
siamo presi tutta la scatola, nellarco di otto, nove ore. Pensavamo che non ci stessero
facendo effetto, non ce ne rendevamo conto, ma in realt eravamo straimpizzati e
anfetaminici. Decidiamo di andare a comprare le paglie. Cammina cammina, da parco
Solari sarriva in via Legnano. Erano le quattro, le cinque del mattino. Quando torniamo,
troviamo in corso Garibaldi il gruppo degli unti, cos li chiamavamo, che era una banda
che terrorizzava la Milano bene. E insomma questi, pieni di bamba, erano andati al Planet
e l avevano litigato con dei tipi, si erano presi a botte, poi al ritorno avevano rubato una
macchina e con la macchina erano finiti dentro la vetrina di un mobilificio, con lintenzione
di fottersi la cassa. La cassa non lavevano trovata e allora si erano tolti i pantaloni e si
erano messi a farla proprio l, sui tavolini in vendita del mobilificio. Questo ce lhanno
raccontato alle cinque del mattino, in corso Garibaldi, gridando di brutto perch stavano
chiamando qualcuno alla finestra per farsi lanciare un paio di chiavi. Poi siamo andati a
casa, ci sono scese le Plegine e siamo praticamente morti per tre giorni
P: e questi erano gli anni 90, che abbiamo vissuto sempre in giro e per strada.
J: La strada, per i Dogo, ha sempre significato essere gente di strada. Gente che frequenta
e che vive la strada. E al di l di ogni fraintendimento, la strada non ha mai significato, per
noi, essere rapinatori o spacciatori. Ne conosciamo perfettamente i meccanismi, la
psicologia, leconomia, lo spaccio, perch ci siamo rimasti a contatto per molto tempo.
Tutto qua.
C chi canta la strada, come noi, e c chi fa fino in fondo la vita della strada, come gli
spacciatori e i rapinatori. Noi facciamo un altro mestiere: facciamo rap.
P: Di certo, se nella mia vita non avessi attraversato una grande variet di esperienze, se
non avessi frequentato una miriade di ambienti sociali, a partire dalla strada, sarei unaltra
persona. Una persona non necessariamente migliore.
J: Pensando a quello che facciamo con il rap, mi viene spontaneo un paragone. Mi spiego:
i Dogo, secondo me, fanno lo stesso lavoro dei cronisti di guerra. Un cronista va nelle zone
calde, si guarda intorno, elabora ci che vede e scrive un pezzo, un reportage. Allo stesso
modo, noi raccontiamo il nostro mondo, la strada, che il posto dove siamo cresciuti.
P: Ed un mondo che nel tempo si molto trasformato. Se ripenso agli anni 90, mi rendo
conto che la strada, le piazze, sono proprio cambiate. Cerano parco Sempione, piazza
Vetra, e un sacco di altre situazioni che sono scomparse. Luoghi di aggregazione sociale e
disgregazione mentale. La citt era diversa, erano altri tempi. In Sempione vedevi muoversi
un magma dove si trovavano un po tutti i tipi di gente: dai pettinati agli zarri, fino ai writer.
Abbiamo vissuto da testimoni il passaggio al cellulare e a Internet, che di fatto ha svuotato
le piazze. La nostra stata davvero lultima generazione analogica.
J: Le differenze tra un gruppo e laltro, allepoca, erano molto pi marcate.
P: Oggi regna un crossover culturale che da una parte un bene, una vera figata, dallaltra
ha contribuito ad annacquare le identit. Un processo di contaminazione, di cancellazione
dei confini, che si verificato anche nella musica. Allepoca, invece, cerano proprio delle
trib, con dei tratti molto accentuati. Punk, metallari, rapper, writer. Oggi si sono mixati
gli elementi, tra un gruppo e laltro. Nel futuro ci saranno le etnie, al posto delle bande.
J: Gi oggi le etnie tendono a far gruppo a s: gli arabi stanno con gli arabi, i filippini con
i filippini, i latinos con i latinos, i cinesi con i cinesi.
P: Magari tra cinque o sei anni, a seconda di come funzioner lintegrazione nelle scuole,
le cose cambieranno
J: Io resto un po scettico al riguardo. Se non si riusciva prima, quando andavo a scuola io,
a mettere insieme uno della Barona e uno di Corsico, voglio vedere adesso
P: Per io noto in giro compagnie di ragazzini italiani, dove c anche il nero, larabo. Poi
lintegrazione, il melting pot, sar tutto da vedere, chiaro, perch stiamo parlando di
soggetti belli dissociati, problematici Anche per via di questo elemento etnico, un
panorama sociale e giovanile molto diverso da quello della nostra adolescenza, quando
ancora cerano i punk, gli alternativi, i rapper. Mi ricordo delle grandi risse, tra un gruppo
e laltro. Cerano delle scorribande, la citt era pi anarchica, di fatto.
J: Allora, principalmente, si andava al parco per il fumo. Si faceva la colletta per fumare,
quindi cera tutta questa gente che si faceva i cilum: cilum di miccette, di mango, di canditi,
cilum di erba del parco, e i poveretti collavano, fumavano, e non dicevano niente senn si
prendevano i calci nel culo. Facevamo questi gran colli di cilum, poi dopo, tutti fatti,
sandava alla collinetta. In cima alla collinetta prendevi il pi babbo, lo afferravi per le
mani e le braccia, un altro lo prendeva per i piedi, e poi boom!!!, lo buttavamo gi dalla
collinetta
P: Poi cera il business dei motorini, e perch? Perch il motorino era il vero centro del
mondo. Di conseguenza cera un lavoro di furto pazzesco, con la caccia agli ultimi modelli,
che poi erano lo Zx, il Cub. Tanti facevano quello di mestiere, sistematicamente. Cerano
quei metodi abbastanza classici, tipo quello che ti chiedeva di farsi un giro sul tuo motorino,
Fammi fare un giro, di. Allora si faceva un giro, due giri, tre giri e poi ciao, scompariva
per sempre. Mi ricordo che si facevano anche le cacce alluomo. Praticamente, si
prendevano degli sfigati e gli si dava un vantaggio, e cos vedevi questi pazzi che correvano
a zigzag per il parco, inseguiti da un mucchio di persone. Se il tipo si liberava, se riusciva
a scappare, cerano dei soldi in palio. Di norma, per, veniva sempre catturato e allora gli
si facevano delle bruciature con le sigarette e qualcuno gli passava sopra con il motorino.
Era proprio una situazione, come dire, medioevale.
J: Ricordo una rissa devastante tra i punk, gli alterna, quelli che facevano i giocolieri con
il diablo, che li avrei ammazzati tutti. Insomma, erano quelli l, in gran quantit dietro la
collinetta, e poi cerano i tarri. Si era gi formato un certo mix, in realt, tra i cattivi di
buona famiglia e i tarri quelli veri. Stavano alla Triennale. Un giorno successe un disastro,
si diedero un sacco di botte e in pi quegli zarri, che erano pieni di pitbull, gli avevano
aizzato contro i cani. Li avevano sfondati.
P: Cerano dei tipi, degli elementi, che erano davvero da film, che esprimevano una
cattiveria e un livello di anarchia incredibile.
J: In Triennale cera il mischione, poi cerano gli alternativi, i marocchini che giocavano a
basket, quelli che giocavano a frisbee, nel pratone, cui non fregava un cazzo di niente e
magari si prendevano qualche schiaffo da un megabalordo di passaggio. Per ogni zona del
parco cera sempre una questione, un problema. Allepoca in parco Sempione neppure
cerano le sbarre.
P: A differenza di oggi, quelli erano decisamente gli anni degli schiaffi. Si davano e si
prendevano. Non potevi mica tanto fare il coglione. Cera certa gente in giro, tipo Mimmo
Terremoto, Ken Shiro. Hai presente Ken Shiro, quando va a depredare il villaggio?
Personalit allo sbando, che venivano da fuori. Prendevano il motorino di uno e andavano
a disfare tutto.
J: Quellepoca abbastanza tramontata, anche a causa del fatto che non ci sono pi le
piazze.
P: Adesso molti zarri se ne stanno nellandrone del palazzo. Scendono e stanno sotto il
palazzo, spacciano, fanno tutte le robe l. Poi ogni tanto escono e vanno in discoteca allOld
Fashion.
J: Se volevi andarti a fumare un lotto con un tuo amico, non potevi chiamarlo cos,
allimprovviso, dato che il telefonino non ce lavevi, ed era ancora qualcosa di molto raro
e costoso. Insomma, era molto pi difficile comunicare, mettersi daccordo, darsi un
appuntamento. Per sapevi che dalle tre in poi, se volevi beccare qualcuno, potevi andare
in Triennale.
P: Era un mondo tutto da scoprire, in un certo senso.
J: Ed era un mondo in cui ci si menava di brutto.
Te ne racconto una. Ci sono due tipi, due tipi che io conoscevo, che un giorno,
praticamente, si trovano a passare per questa piazza di truzzi, e la attraversano un po con
quello spirito anni 90, e cio: io guardo brutto te e tu guardi brutto me. Il famoso Tu che
cazzo guardi. Insomma, c questo gioco di sguardi cattivo e allora quelli della piazza,
che sono sei, sette, gli tirano un bottiglia. Dopodich schiaffi, botte, violenza, e si rubano
il cappellino. Et media 22, 23 anni. Neanche giovanissimi. Insomma, si rubano il
cappellino e succede un pandemonio.
Della cosa vengo informato in tempo reale da un tipo, uno che a sua volta era amico di
quelli che si stavano menando in piazza. Allepoca ero abbastanza un perditempo, per cui
senza starci troppo a pensare salgo sul motorino e vado. Quando arrivo vedo che confluita
un sacco di gente del circondario. Si sono chiamati luno con laltro, in qualche modo, e
sono arrivati sul posto.
P: S, la gente stava in giro. Magari arrivava la voce in un bar e tutti partivano allistante
in motorino.
J: Esatto, e insomma, in quella piazza l, ricordo che tutti si davano le mazzate, senza
neppure saperne il motivo. Un disastro di mazzate, finch la rissa, per ragioni intricatissime
legate al cappellino, a chi ha tirato la bottigliata eccetera, si trasferisce addirittura in San
Babila, al Madame Claude.
P: Nota discoteca di pettinati.
J: E anche l, botte della madonna. Dopo ce ne andiamo alla sala giochi, perch tra laltro
non bisogna dimenticare che, allepoca, non esisteva la Play-Station. Alla sala giochi c il
terzo tempo della rissa, che a questo punto si trascinata per mezza citt e lungo tutta la
giornata. Ti vengono a ricercare per picchiarti, una roba che non finisce pi. Nellarco di
una giornata ti sei picchiato cinque, sei volte, e alla fine, quando sono le otto di sera, arriva
il pi cattivo di tutti, come il mostro finale allultimo quadro dei videogiochi. quello
pesante, che arriva dalla tal zona.
P: Arriva quello che fa brutto, da un posto che fa brutto, insomma: non un coglioncello.
J: S, quello famoso, che ha un nome, unaura che si porta dietro, su cui circolano tot
leggende. Lo chiamiamo e lui arriva con la Regata e soprattutto con il fucile dentro la
Regata.
P: Minchia
J: Fa vedere il fucile, lo tira fuori dalla macchina, e allora i tipi chiedono scusa e se ne
vanno.
P: I motivi, i meccanismi che facevano scatenare queste guerre, erano sempre molto futili,
un po alla film di Van Damme, del tipo: Tu che cazzo guardi. Il Tu che cazzo guardi,
ecco, era proprio la chiave di tutto, la chiave degli anni 90.
Gli anni 90 sono stati anche lepoca dello status symbol, che veniva vissuto in modo molto
sofferto. una cosa che mi ha riguardato, specialmente da piccolo. Venivo da una famiglia
del ceto medio, quindi non potevo avere tutto quello che mi piaceva. Premesso che non mi
mancava nulla, soffrivo perch non potevo comprarmi tutte quelle cose che avevano i
pettinati veri. Io, per esempio, abitavo in centro a Milano, ma si capiva che non ero un vero
ricco. La cosa mi faceva star male e vedevo che anche tanta altra gente soffriva, per le
stesse ragioni e con tutta una serie di conseguenze. Cerano degli status symbol classici,
tipo la polo Ralph Lauren, i motorini. E comunque la gente voleva scavallare. Rispetto a
ora, in quegli anni a Milano cera unesplosione pazzesca del liberismo dello spaccio, in
cui cerano vari tipi di fumo e tutti spacciavano. Era effettivamente una questione centrale.
J: La cocaina oggi ha la stessa diffusione, la stessa identica facilit di accesso che aveva il
fumo una volta. La coca, a quel tempo, rappresentava abbastanza uneccezione. Quando
vedevi un impizzone, uno che pippava tanto, pensavi: Oh, guarda questo come
scoppiato, oppure: Minchia, quello si che pericoloso! Adesso i bambini di 17 anni si
pigliano la bamba e si sfondano, mentre si fuma molto meno.
Qualche giorno fa mi capitato di passare la serata con mio nipote e i suoi amici. A un
certo punto mi fanno: Oh, vogliamo farci una canna. Ma tu sai dove andare a prendere il
fumo? Eh no, non lo so. Era mezzanotte. Nel 1994, a mezzanotte, andavo in piazza Vetra
e mi assalivano per vendermi il fumo.
P: A quei tempi, chi pi chi meno, tutti smazzavano il fumo.
J: Si spacciava il fumo perch quella era la droga di maggior consumo, per cui tutti si
ritrovavano per farsi le canne, i lotti, e cera la rincorsa al fumo pi buono.
P: Chiaro. Cera una cultura del fumare.
J: La qualit non era appannaggio esclusivo della malavita.
P: Spesso il fumo migliore era quello che un tuo amico, o lamico dellamico, si portava
incellophanato nello stomaco di ritorno da un viaggio a Tarifa, o dal Marocco, e poi se lo
cagava.
J: Cerano anche delle piazze borghesi: Guastalla, San Celso. Dove poi si diventava degli
spacciatori a tutti gli effetti.
Ricordo un sacco di gente che aveva il sogno, proprio alla Scarface, di arrivare a un livello
oltre, di superare tutti.
J: Si stava diffondendo la cocaina. Certo, ce nera di meno e costava di pi. Ma molti
iniziavano gi ad andare fuori di testa.
P: Dentro tutto questo marasma, ci sono le storie di quelli che si sono persi
J: tipo un mio amico, che veniva da una famiglia normale, quasi una buona famiglia, che
viveva in centrissimo a Milano. Solo che questo tizio era un po testa calda, non un pazzo
fuori controllo, intendiamoci, per sai, quando inizi a pippare alla grande e cominci ad
avere bisogno di 150, 300.000 lire al giorno
P: s, scleri di brutto. Eppure cera sempre questa distinzione tra chi usava quantit anche
consistenti di cocaina e i vecchi eroinomani, i robbosi. Come se i cocainomani non avessero
un vero problema di dipendenza.
J: Oggi c un ritorno delleroina, per senza una vera consapevolezza del rischio, anche
perch viene fumata. La nostra generazione ha visto gli ultimi scheletri delleroina.
Essendo nato nel 79, ho fatto in tempo a vedermi gli anni 80, e ricordo che in quellepoca
cerano in giro dei mostri, emarginati dalla societ. Ricordo quando andavo a spasso con
mio padre, da piccolo, e li incontravo, i famosissimi tossicodipendenti. Erano veramente
brutti, malati, e vedendoli capivi che quella roba l era una merda. Era ancora quella
generazione che aveva iniziato senza sapere dove sarebbe andata a finire, senza cognizione
del rischio. Cerano entrati dentro, pensando che fosse chiss quale figata. Io li ho visti
quando erano alla fine, quando erano sfondati dallero. Di conseguenza, ero consapevole
di come ti combinava leroina. Per tutto il decennio in cui da adolescente sono diventato
adulto, nessuno si fatto di eroina, perch tutti avevano visto quelli l, sapevano come
sarebbero diventati se avessero toccato la roba. Invece, i ragazzi che hanno 10, 15 anni
meno di me, quella gente l, quella rovinata dalleroina, non lhanno mai vista. Hanno
conosciuto soltanto noi, che siamo belli come il sole.
P: E infatti, oggi leroina tornata, proprio perch non c consapevolezza del rischio e
della bruttura che comporta. Questi si pippano leroina, se la fumano, pensano sia una
figata, ma la verit che non hanno mai visto un eroinomane, non lo sanno come andr a
finire.
J: I vecchi eroinomani sono scomparsi un po come sono scomparse le piazze, che seconde
me, una mia teoria, sono sparite per via della PlayStation, del telefonino e di Internet.
P: Centra anche la politica, per. Da quando c la destra al potere, a poco a poco hanno
cominciato a chiudere questo, quellaltro posto, hanno messo le telecamere. Di
conseguenza la gente se ne sta in casa. A Barcellona, invece, la gente esce, anche se ha
Facebook in casa.
J: Anche la PlayStation non cera e di conseguenza si andava in sala giochi, allAstragames.
Adesso, con la PlayStation, inviti un amico, fumi i lotti, ti fai le righe e resti blindato in
casa. Gli adolescenti di oggi, magari, vanno giusto nella piazza del quartiere, quella sotto
casa, sotto quel palazzo dove vivono trecentomila famiglie.
P: C stata una sorta di civilizzazione. Prima, allepoca della nostra adolescenza, era tutto
pi selvaggio. Noi stessi eravamo pi selvaggi. Mi sale un po di nostalgia, al pensiero, per
la magia di quei tempi. Per le storie damore. Era figo quando ti piaceva una ragazza, che
magari apparteneva a unaltra compagnia, scambiarsi dei segnali, degli sguardi.
J: Uscire, poi, in un certo senso, rappresentava unoccasione. La possibilit di guardare
oltre i tuoi confini. Su centomila ignoranti, che vengono veramente dalla strada, ce ne sono
cinque che vanno fuori, danno unocchiata e si accorgono che forse c vita oltre il palazzo
e il quartiere. Personalmente, ho bazzicato dei posti tremendi, ho frequentato gente che
veniva da certe zone e me li sono portati dietro al cinema, cio in una situazione che a loro
non sarebbe mai venuta in mente, cui non erano abituati. Non voglio dire che si siano
evoluti, per hanno avuto loccasione di vedere anche altre robe. Funziona come nel caso
dei cani arrabbiati. Se hai un rottweiler e lo porti fuori, al parco, lo fai stare con gli altri
cani, il tuo cane imparer a giocare, anche se rester sempre un po pi aggressivo. Se
invece lo tieni sempre in casa, appena esce e vede un altro cane lo ammazza. Ecco, se tu
questi li tieni sempre chiusi nel cortile del palazzo, perch non c un cazzo da fare, perch
gli hanno fatto i cinema multisala come in America, i centri commerciali come il Fiordaliso
a Rozzano, quelli non vanno pi da nessuna parte.
P: Pensa al Bicocca Village o a quello che hanno tirato su ad Assago. Sono posti orrendi.
Dentro ci sono i negozi, il cinema, la sala giochi, il bowling. Sono case popolari in versione
divertimento. Si ficcano tutti l dentro, ci perdono intere giornate. Non vai pi da
nessunaltra parte, perch vivi in funzione del comprare, consumare e tornartene a casa.
J: Poi magari al venerd sera escono, entrano allOld Fashion e al primo che capita gli
fanno: Tu che cazzo guardi.
P: Oggi i giovani sono ignoranti. Non sanno niente di niente. Invece noi, come dici tu, non
eravamo totalmente dei balordi, perch comunque avevamo una serie dinteressi.
J: Gli scambi umani, spesso, seguivano una specie di parabola, di evoluzione. Prima,
magari, conoscevi uno, ci fumavi insieme trenta canne, ti ci pigliavi pure a schiaffi, sempre
per il famoso Cazzo guardi, Cazzo vuoi, Cazzo ridi, tu di dove sei?, per poi lo
rivedevi il giorno dopo, un altro giorno ancora, e alla fine ci diventavi amico. Grazie a lui
scoprivi delle cose e viceversa. Scoprivi, per esempio, che nelle case popolari esistevano
garage con trecento macchine smontate e tu potevi andare e sceglierti un pezzo per il
motorino. Lui, invece, scopriva il cinema, che esistevano film bellissimi, capolavori che
riuscivano a parlare anche a lui. Cera uno scambio, uscivi da quello che era il recinto della
tua vita. Adesso questi vanno su Internet, scopano su Internet. Magari si mettono insieme
e si mollano senza essersi mai visti.
P: Anche dal punto di vista banalmente estetico, si vedono fenomeni che prima non
cerano, tipo uomini che si truccano e si fanno le sopracciglia. Sono cambiati i modelli,
anche per colpa della televisione.
J: Basta pensare a Uomini e Donne.
P: Noi avevamo le tessere della videoteca, prima che arrivasse Blockbuster, e andavamo
ad affittarci le cassette, oppure andavamo nei negozi a cercarci i fumetti. Insomma,
avevamo anche questo aspetto, che coltivavamo e che ci ha permesso di diventare dei
cantanti e non qualcosaltro.
J: Gli altri, invece, o sono tutti morti o gente finita male, che c rimasta sotto. come se
fossimo dei reduci, in un certo senso.
P: Mdma, ketamina. Rispetto alle droghe che si consumavano un tempo, sono un po pi
blande, ma per certi versi pi brutte. Allepoca giravano i trip, lLsd. La gente ci rimaneva
sotto con il cervello. Diventava scema.
J: Anche con la Tv ci resti sotto, specie con quella che circola oggi: il GF, Uomini e
Donne davvero una gran merda.
P: Quando ci si trovava in piazza si diceva: Guarda che fumo ho, si attacca alla plastica
perch troppo cremoso. troooppo buono! Oppure: Minchia, che giacca hai!, una
giacca che magari era stata scavallata, visto che noi approfittavamo delle occupazioni nelle
scuole per rubare le giacche. O si andava in discoteca e si usciva con la giacca di un altro.
J: Per quel che riguarda la nostra musica, in quegli anni l che venuto fuori, che si
formato il rap pi figo.
P: E i Dogo sono nati nelle piazze, assolutamente. A te ti vedevo quando ti menavi e facevi
il writer. S, perch quelli che facevano i graffiti formavano delle specie di gang, luna in
lotta contro laltra per il controllo del territorio. Una volta al parco Sempione mi ricordo
cera uno seduto in un cerchio, arriva un altro writer da dietro e gli d un pugno sulla nuca.
Robe di graffiti, pensa te. Comunque ci siamo conosciuti in quel contesto, e poi soprattutto
ci incontravamo alle feste.
J: Alle feste ci simbucava. Funzionava cos: un ricco faceva una festa e lo diceva ai suoi
amici. I suoi amici, che erano delle merde, lo dicevano ad altri amici e prima o poi la voce
arrivava allamico sbagliato. Lamico sbagliato si presentava con quaranta persone, entrava
e ti sfondava la casa, rubava tutto quello che poteva, ti svuotava il frigo e si scopava tutte
le tue amiche, perch alle tue amiche piacevano quelli che spaccavano tutto.
P: Cera un sacco di elettricit.
J: Per c da dire che si scopava meno di adesso.
P: Era pi dura scopare.
J: Adesso i ragazzini chiavano di brutto.
P: Le feste pi fighe erano quelle nelle case bene, dove si creava una commistione tra truzzi
e gente di altre classi sociali. A volte cera un mare di gente.
J: Magari succedeva che andavi e spaccavi tutto e la volta dopo ti rinvitavano
P: s, per assegnarti una specie di servizio dordine, informale, perch controllassi la tua
gang e che tutti gli altri non facessero casino.
J: Mi ricordo una festa in viale Papiniano, di fianco allEsselunga, in cui tirarono gi tutto
dalla finestra, tutta la casa gi dalla finestra. Da tanta, troppa gente che cera, non si riusciva
a oltrepassare landrone delle scale. Infatti, alle feste spesso succedeva che la gente si
raggruppasse anche sotto casa.
P: Cera Luca La Mina, una specie di pazzo, un Henry Rollins metallaro.
J: Ci sono andato in vacanza, con Luca La Mina.
Un pazzo vero. Lho aggiunto laltro giorno su Facebook.
P: Luca La Mina e un suo socio, a una festa, tirarono gi un divano di pelle, lunghissimo,
dal quinto piano.
P: Cero anchio a quella festa l.
J: Avevamo infilato i pomodori dentro la ventola.
P: Altre volte si chiamava il 144 e si lasciava la cornetta aperta per ore.
J: Un altro scherzo era quello di telefonare per ordinare le pizze. Tipo quaranta pizze
allindirizzo di qualche amico babbo.
P: Una volta, dalle parti di piazza Vetra, ci siamo infilati in una specie di toga party. Siamo
saliti
J: e abbiamo preso a schiaffi tutti.
P: siamo saliti, c stato un malinteso ed successo un disastro
J: s, ricordo che stavo montando le scale e cera uno che scendeva a gambero tirando
cento pugni in faccia a tutti
P: mi sembra che avesse in mano un lucchettone da Booster
J: no, zio, aveva il sampietrino in mano, me lo ricordo
P: vero, il sampietrino e insomma, siamo dovuti fuggire nel parchetto, di notte, bello
Che disastro, quante distruzioni
La nostra era una generazione che guardava film come Codice Magnum, le robe con JeanClaude Van Damme. Oggi c Harry Potter, e nei film non muore pi nessuno perch ci
sono gli effetti speciali. Mi piacerebbe farci un pezzo su Van Damme.
J: Facciamolo.
P: La sua storia da Bruxelles a Hollywood.
J: Con tutti gli aneddoti.
P: Un capitolo a parte delle feste era quello dei diciottesimi di gente importante.
Io lo smoking non ce lavevo, e non ne affittavo uno soltanto per andare a una festa.
Arrivavo combinato un po cos, con i pantaloni di mio padre, in mezzo ai damerini veri.
Questo un ricordo anche agrodolce, se vuoi. Poi cera gente che andava con il vestito,
tipo te
J: o anche solo con la camicia
P: o in qualche modo ci sinventava lo smoking. Sono finito al compleanno di una figlia
di un miliardario.
J: io una volta in un castello, un castello con gli ascensori
P: Mi ricordo di una villa sul lago, dove successe un degenero. Io allepoca ero in un
periodo di transizione. Frequentavo il Magenta, dove si spacciava e confluivano sia zarri
sia pettinati. Dal Magenta ci simbucava per feste importanti, tipo questa sul lago, dove
una, con i tacchi, aveva spaccato la testa di unamica della festeggiata. Io non ci sono mai
stato, ma pare che le feste pi favolose fossero quelle del figlio di un petroliere. Per andare
si organizzavano dei ritrovi, tipo: tutti in Cadorna alle dieci. E poi arrivati l, anche
approfittando del fatto che il figlio del petroliere era un buono, spaccavano tutto. In queste
situazioni era bello perch vedevi le vere fighe, quelle che ci pensavi e ti facevi le seghe a
scuola. Io ero pi concentrato sui cilum, sullo sballo in generale
P: Una cosa storica delle bigiate era lauletta in Statale. E anche le discoteche che aprivano
il mattino per chi bigiava. In Statale cerano tutti i pi grattati, che fumavano i cilum,
nessuno che studiava.
J: Fuori da scuola mia cerano spacciatori di eroina che lavoravano per gente seria. Cera
un perenne via vai di tossici che portavano di tutto per avere una busta. Una volta, visto
con i miei occhi, uno spacciatore che aveva finito la roba, ha venduto un sacchetto di stucco
grattato da un muro a un tipo, un tipo che in cambio gli ha dato, udite udite, una Delta
integrale.
P: Tu te lo ricordi Hash, il tunisino?
J: Come no, uno che si presentava sempre bene, meglio degli altri, poi per lho cacciato
dalla piazza di San Simpliciano.
P: Un giorno questo Hash si fa dare un passaggio in motorino da un mio amico, con la
promessa di regalargli quattro pezzi di bamba. Arrivano a Loreto, Tu vai avanti, avanti,
continua, ti dico io quando fermare, e poi proseguono per viale Padova, viale Padova,
sempre su viale Padova, fino in fondo a viale Padova. Entrano in un cortile, una roccaforte
dello spaccio, dove cominciano a sporgersi tutti dei tunisians, e si apre una specie di
sottomondo, dove vivevano al buio, e sto mio amico era terrorizzato, ed entrato in stanze
affollatissime di tunisini, mi ha raccontato, e intorno panette, coca e sacchi di iuta che
chiss cosa contenevano.
J: C stato un altro periodo che avevamo una piazza, dietro San Simpliciano, e avevamo
iniziato a giocare a dadi, cos per scherzo, per dopo una settimana cerano tipo cento
persone, tutti che venivano a giocarsi lorologio e il motorino.
P: Negli anni 90, poi, cento storie di scavalli, per via di gente che era impazzita per la
coca. Ho saputo di tipi che hanno portato persone davanti al bancomat a prelevare, senza
pensare al fatto che cerano le telecamere.
J: Quella per era poca furbizia, associata allo svalvolamento, al non capire pi un cazzo
dallenfasi per la coca, che ti portava a una delinquenza stupida.
P: Spesso erano babbi gli uni e babbi gli altri, perch conoscendosi per nome e cognome
finiva che poi uno denunciava e laltro, per una stronzata, finiva dentro al Beccaria, a farsi
la galera vera. Un grande personaggio era Gigi, uno scoppiatissimo. Aveva una sua hit, il
suo stile: scarpa di legno senza calze, jeans, capello ingellato, maglietta bianca attillata e,
in anticipo sui tempi, occhiale nero scuro.
J: Aveva unattitudine allo zarrismo pesante. Gigi era un precursore, e poi aveva uno
smodato entusiasmo per le droghe. Quando la coca stata sdoganata, lui cera gi dentro
fino al collo.
P: Comunque, pensa per certi soggetti che cosa ha significato scoprire la coca era una
roba che ti cambiava lesistenza, come la ruota per luomo della preistoria, soprattutto se
non avevano nientaltro da fare nella vita.
J: Innanzitutto, cominciavano a vendere la bamba, perch avevano un costante bisogno di
soldi, visto che allepoca la coca costava il doppio. Cos iniziavi un ciclo: dal bullismo allo
scavallo, dallo scavallo al furto, dal furto alla rapina e poi dentro fino al collo e la galera.
Adesso a vederlo, Gigi, sembra un reduce del Vietnam.
P: Stile Taxi Driver.
J: Poi tra i superstiti ci sono quelli choccati o quelli che hanno fatto la carriera criminale,
nonostante avessero il padre banchiere o avvocato.
P: Poi c chi in galera, chi in comunit. Chi rimasto sotto con le pastiglie e i trip.
J: Tutti personaggi che appartenevano al grande scenario delle piazze di Milano, ognuna
diversa dallaltra. In Dezza, per esempio, giravano dei gran zarri.
P: Anche il parchetto di Moscova era una gran fucina di elementi.
J: A questo c una spiegazione sociologica, perch allepoca non avevano ancora sfollato
le case Aler del centro di Milano.
P: In quella zona circolava un tizio, Giuseppe detto Pez, che faceva mille jingle criminali,
tipo 50 Cent, ma senza saperlo. Cantava: Dammi il tuo Rolex / Non chiedermi niente /
Dimmi che / la denuncia non c.
J: finito a San Vittore. Era uno scoppiatone, come il fratello che lavorava in una
rosticceria, che per, in confronto a Pez, sembrava il principe di Galles. Pez, allepoca,
aveva gi il tatuaggio sul collo.
P: Negli anni 90, ecco, sono iniziati anche i tatuaggi. Soprattutto i tatuaggi giapponesi,
quelli stile yakuza.
J: Gli zarri oggi hanno tutti quanti il tatuaggio sul collo, come Pez. Ma letica del tatuaggio
ormai non esiste pi.
P: Poi, i peggiori se li fanno in faccia.
J: Nella nostra ballotta, nel periodo delle feste, cera anche Sgarra, che era uno del parco
Solari. Abbiamo fatto la scuola insieme e siamo diventati amici di brutto. Anche lui fa dei
pezzi rap. La vera passione per il rap nata tra me, te, Joe, Enzone e Marracash.
P: Allepoca si dipingeva tanto tanto. Cera pieno di writer. La sera si andava a fare un
treno o a vedere qualcun altro che andava a fare un treno. Cera chi dipingeva, chi faceva
bombing, chi faceva il palo. Spesso capitava che ti crossavano, cio disegnavano sopra a
qualcosa che avevi disegnato tu, quindi cera un passaparola, una cosa tribale, e finalmente
sapevi il nome di chi ti aveva crossato e ti menavi
J: Una volta, avr avuto 15 anni, ero in uno dei tanti locali di quei tempi in cui si poteva
fumare. A un certo punto uscii in strada, mi misi a fare una tag sul muro e in quel momento
pass uno sbirro, sulla cinquantina. Il tipo mi controll le tasche, mi fece mille domande
sulla mia famiglia, su mia madre. Io gli dissi di farsi i cazzi suoi e questo, allora, mi fracass
di botte, fino a farmi sanguinare le orecchie. Gli dissi che avevo 15 anni e che non poteva
massacrarmi, allora lui si gir verso la volante, dove stavano due colleghi, un uomo e una
donna, e disse: Perch, lo sto picchiando? Avete visto qualcosa voi?, No, no, figurati.
Quando se ne and mi fece, me lo ricordo ancora: Ragazzino, invece di perdere tempo
qui con te, a questora potevo essere tra le cosce di mia moglie. Dagli sbirri sono stato
picchiato mille volte.
P: Cera questo personaggio del commissariato, famosissimo. Era uno che si travestiva da
barbone, allepoca di piazza Vetra, per controllare lo spaccio. Era conosciuto anche per via
di un sequestro di persona allo stadio, nelle stanzine, per prendere la coca a gente che era
stata fermata. Oggi gli sbirri, grazie allappoggio del Comune, della politica, si sentono
ancora pi forti. Una volta erano solo degli infami, adesso sono degli squadristi.
J: Una volta andai in questura con un amico che l conosceva della gente. Volevo sapere se
un motorino che avevo appena comprato fosse rubato o meno. Se volevi avere
uninformazione di questo tipo, lunico modo era conoscere qualcuno in questura. Se fossi
andato da solo magari mi avrebbero preso e arrestato. Comunque, scoprii che il motorino
era rubato, e il tipo, lo sbirro, non faceva altro che mostrarmi le mazze da baseball, sporche
di sangue, con cui sfondava i marocchini, e poi le bombe a mano che aveva nella vetreria,
disegnate con i simboli nazisti. la verit, pura e semplice. Ho preso le botte migliaia di
volte dagli sbirri, e spesso senza motivo. Una volta sono scappato con il motorino, solo per
la voglia di non farmi fermare. Mi hanno bloccato dietro una stradina, uno mi ha messo il
ferro in bocca. Diceva: Adesso ti metto le cose in tasca, cos ti trovo le cose in tasca e ti
sparo. Ne ho viste di tutti i colori, tipo prendere la bamba e dire: Oh, questa me la piglio
io e me la pippo stasera. Oppure trovarsi in questura, davanti a sbirri in evidente stato di
cocaina, che pippano e ti danno le mazzate.
P: Lo sbirro di cui ti dicevo prima, quello che si travestiva da barbone in piazza Vetra, ha
tutti i denti marci per via del crack. Sequestrava i marocchini, sequestrava la gente allo
stadio. Era veramente teatrale, roba da non credere.
J: Quelli non sono sbirri, sono balordi in divisa, legittimati a fare le peggio cose. Pensa che
ho visto anche degli sbirri che andavano a prendersi la bamba in casa dei latitanti.
P: Una volta ci ferm una pattuglia. Il capo, lunico in borghese, con la giacca di renna,
una specie di ispettore Callaghan, mi ricordo che metteva paura anche agli altri sbirri, che
lo guardavano tutti intimoriti.
J: Da una parte posso anche capirli, dato che vivono in mezzo alla merda, ma quando finisci
nelle loro mani, la cosa pu diventare molto pericolosa. Della morte di Stefano Cucchi, per
cui c stato cos tanto stupore, indignazione, io non mi sono per niente meravigliato. Ho
preso tante di quelle botte, io. A Emiliano, il nostro tour manager, gli hanno dato 70 punti
in testa. Gli hanno sfondato il cranio con il calcio della pistola. Ti racconto questa, sempre
con Emi. Uscivamo da un ristorante sfondati di alcol, di tutto. Partiamo con il mio Booster,
senza casco, al tempo cerano ancora le lire. Emi lavorava in discoteca come responsabile
di sala, a 19 anni. Lavorava in posti tipo il 1057, il Caf Solaire, e gli affidavano gli incassi.
Aveva gi i controcoglioni. In via Porpora passiamo con il rosso, arriva una volante e ci
ferma. Io non parlo con gli sbirri, mai, per cui mi limito a dare i documenti e mi giro
dallaltra parte. Il poliziotto, uno rasato, stile Benito Mussolini, convintissimo del suo
lavoro, ci fa spogliare, ci fa levare tutto, la maglietta, ci fa svuotare le tasche. Allora
Emiliano tira fuori questa rotella di soldi, 90 milioni in contanti legati con lelastico, e li
butta sulla macchina degli sbirri. Era lincasso della di scoteca, tutto regolarissimo. Il tipo
gli fa: E questi? Dove li hai presi? Risposta di Emiliano: Io li rubo. Li rubo alla gente
come te. Mio padre ruba pure lui. Il poliziotto minaccia di metterci le mani addosso ed
Emiliano se ne sta tranquillo, come a dire che se c da menarsi non si tira indietro. Alla
fine lo sbirro se ne va, sbattendo la portiera e facendoci cadere il motorino.
P: E comunque, di sbirri violenti c pieno cos. Chi ha vissuto come noi, chi finito in
questura e in mano agli sbirri, sa delle botte, sa che quello che successo a Cucchi un
fatto normale, una di quelle cose che si verificano nelle caserme.
Da quello che successo alla Diaz a Genova nel 2001 fino ad arrivare allultimo ragazzo
romano picchiato dagli sbirri, queste situazioni mi hanno fatto diventare sempre pi
paranoico. Ovunque mi giro, a Milano ma anche altrove, sento puzza di squadrismo.
Magari non una cosa politica, ma tra le autorit c tanta, troppa violenza gratuita,
soprattutto in strada.
J: Ti rendi conto che davvero la giungla. Come la scimmia sa di non potere scendere
dallalbero, quando c il coccodrillo, tu sai che hai a che fare con delle merde e impari a
comportarti di conseguenza.
P: Sono comunque e sempre Fuck the Police, ma certo adesso non mi metto a fare le
sassaiole con il fazzoletto in faccia.
J: Ma questo perch non te ne frega pi un cazzo e perch sei diventato grande.
Quellepoca degli scazzi con gli sbirri, della scuola, delle feste, delle piazze, era anche un
tempo della vita in cui i soldi non avevano grande importanza, ricordo.
P: Mi ricordo che una volta, andare in giro con i 200 euro di oggi, era una bomba.
J: Quando hai 17, 18 anni, ti accontenti di poco, vivi alla giornata. Vendi il fumo e vivi di
quello. Cerchi di arrabattarti e ti diverti tanto con quel poco che hai. Ora diverso.
Milano
J: Divertirsi, dipende molto da come sei fatto. Se sei un coglione, che non sa niente di
niente, potrai al massimo andare allHollywood, pagare lingresso, aspettare due ore per
entrare e per prendere un cocktail, poi dire: Ho visto Maldini, ho visto tizio, ho visto
quello del Grande Fratello. un genere di serata che a molti piace. Per noi, invece, in che
cosa consiste il divertimento? In questo: entri nel locale, conosci, ti sfondi, scopi.
P: Questo mondo, comunque, lo abbiamo sempre vissuto a sfregio. Nel senso che andare
in una situazione dove c gente della Tv, quattro puttane sgallettate, in cui tu sei l a
scroccare, entri vestito come ti pare e scrocchi insieme ad altri artisti, cos, anche un
modo, come dire, un po canzonatorio e molesto di vivere quel tipo di ambiente. Cio, non
viverlo come un sogno, una meta da conquistare. Non mai stato un obiettivo, per noi,
andare in discoteca con il tavolo a farsi vedere.
J: Siamo sempre stati consapevoli del posto in cui eravamo.
P: E consapevoli che eravamo degli stronzi.
J: Infatti, detto questo, non che andiamo tutti i mercoled allHollywood, ma giusto se
capita la serata, se c qualche amico che cinvita.
P: Questo un aspetto molto importante. C molta gente che ci vive come dei neri
americani, in discoteca, ma di solito nasce sempre tutto per caso. Magari arriva lamico, il
pappone della situazione, Di, raga, allora andiamo, ma non che il nostro obiettivo, il
nostro top, andare nel priv a farci vedere con un tronista o con le donne.
J: solo un posto dove andare e scroccare mille, duemila euro di roba da bere.
P: s, un modo per sfondarsi e per sfottere la gente che ci va. Allultima festa di Dolce
& Gabbana, per esempio, siamo andati con J-Ax. Ci siamo seduti a un tavolo, insieme a
delle modelle, poi abbiamo cominciato ad avvistare vari industriali bresciani sfigati e a un
certo punto abbiamo cominciato a bere dalle Magnum di Belvedere che stavano sul tavolo
di due bergamaschi, che ci subivano, che ci guardavano un po intimoriti. Poi gli abbiamo
proprio preso le bottiglie. Io, comunque, sono stato buttato fuori dallHollywood varie
volte, il che per un artista non proprio il top. Una volta successo con il cantante dei
Mattafix, numero uno nel mondo. Serata indimenticabile. Mi stavo facendo una canna cos,
dentro il priv, sbattendomene di tutto e tutti, ed arrivato uno stile Steven Seagal che ci
ha buttato fuori.
J: Di sicuro Steven Seagal manco sapeva chi cazzo quello dei Mattafix. Magari lha preso
per uno di Centovetrine, visto che sono addestrati a riconoscere solo i calciatori, la gente
dei reality e delle fiction.
P: Sempre in quella serata l, a un certo momento molti, i pi timorati di Dio, se ne sono
andati, e sono rimasti soltanto i grattoni. Al tempo avevo una frequentazione del mondo
della Tv, che abitava l dietro allHollywood. Cos dallHollywood sono andato a casa sua,
e la tipa faceva un po la molesta, lipocrita, perch di nascosto pippava, ma diceva a me
di non farlo. Sono arrivato in evidente stato confusionale, cercando di mascherare, ma lei
mi ha sgamato e abbiamo iniziato una discussione, per cui le ho rotto delle robe in casa.
Me ne sono andato e ho preso un taxi per lHollywood, dove ho incontrato un mio amico,
uno che fa rap con me. L abbiamo avvistato due sfigate, non per essere razzista, ma
insomma, due sciampiste, che avranno pensato, nella loro cultura, che fossimo due vestiti
strani, non proprio due tronisti, e io sono andato l verso il bar, Ragazze, piacere, e queste
ci hanno detto No, no, perch evidentemente erano in cerca daltro, di un Costantino.
Noi allora, un po interdetti, abbiamo messo su una scena proprio da tremila lire: sta
troia, sta troia! e l siamo stati allontanati nuovamente e ci hanno fatto uscire dalla porta
antipanico. Quando abbiamo preso la macchina, abbiamo per caso rivisto le tipe e le
abbiamo ingiuriate.
J: E oltre allHollywood, che cosa c a Milano? C che quando salta fuori un locale, un
bar, un baracchino che raccoglie tot gente e diventa un luogo di aggregazione, dopo 15
giorni lo chiudono. una specie di avvertimento. Come a dire che divertirsi non
consentito. Succede con le discoteche e con tutti gli altri posti interessanti. Difatti se tu esci
alle sei del pomeriggio, a Milano, non sai mai dove andare. Questa citt un posto di
merda, un posto che nega il divertimento. Eppure, passa per esserlo, un posto divertente.
A tutte le sgallettate della provincia che su Facebook dicono: Che bomba, minchia, vorrei
venire a Milano, andare l, andare l, io dico sempre che una cagata di posto. Vorrebbero
abitare a Milano solo perch vivono nel buco del culo sul monte.
P: Certo.
J: Per poi, dopo un anno che sono qua, si annoiano pure loro.
P: Comunque, zio, non voglio fare il 50 Cent di She likes me because shes from the
country and Im from New York, ma le tipe che vanno allHollywood, le fighe, vengono
tutte da Limbiate, Azzate, Minchionate. Dove vanno le vere fregne, quelle con il grano,
non saprei dirlo.
J: Quelle cercano la situazione pi che pettinata.
P: Al contrario di noi che frequentiamo posti parecchio distanti luno dallaltro. Forse
perch abbiamo alle spalle un background molto composito. Io, per esempio, ho fatto cose
che poi abbiamo tutti rinnegato. Abbiamo frequentato un po tutte le robe, tutti gli ambienti.
Forse, ecco, se c un genere di ambiente che non mi piace quello dellindie rock, che
non tollero. quel tipo di supponenza intellettualoide, stile Rockit, che non sopporto.
Non neppure emo. Emo alla fine lo sono i ragazzini, che non mi danno fastidio. Intendo,
invece, quel certo alternativismo. quel genere l che mi irrita. Pur essendo cresciuti in un
ambiente alternativo, dispiace dirlo, ma pi esco, pi giro, pi mi rendo conto che quelli l
sono come i fascisti. Cio, sono snob di brutto. Perch se tu sei di una scuola di pensiero
che si ritiene alternativa, e poi mi guardi da capo a piedi, mi dici: Ah, guarda come sei
vestito, allora sei uno snob. Dovresti soltanto guardarmi in faccia, ecco. quello stesso
tipo di persone, poi, che ci contesta per laria un po malavitosa che si respira ai nostri
concerti.
J: Senza capire che non siamo stati noi a creare quellambiente.
P: Giusto.
J: Se ai nostri concerti, oltre a migliaia di ragazzini, in prima fila ci sono un paio di
malavitosi, non colpa nostra. Noi abbiamo sempre scritto e raccontato un certo mondo,
facendolo alla nostra maniera. Magari in prima fila ci sono i malavitosi, in quinta le fighe,
in decima ci sono i rockettari e nellultima i poeti, che cazzo ne so? Non si pu
generalizzare e dire che ai nostri live ci sono malavitosi
P: Questa accusa, quella di essere contigui alla criminalit, una cazzata. Se tu canti un
mondo, normale che quel mondo ti ascolti. Sarebbe come dire che ai concerti di Elton
John sono tutti ricchioni.
J: Questi che si ritengono molto alternativi, impegnati, sono gli stessi che odiano lessere
tamarro, cio tutto quello che noi incarniamo.
P: solamente lestetica che loro vedono, non gli interessa guardare oltre.
J: S, perch lestetica nostra anche tamarra. E gli alternativi odiano il tamarro. Noi
rappresentiamo tutto ci che loro detestano: il malavitoso, quello che cha la catena, quelli
con gli occhiali fashion. Io invece, quando li guardo, che cosa vedo? Vedo gente vestita
come scemi, da ciclisti
P: con la frangetta da coglioni.
J: oppure vedo chi a 35 anni va in giro con i pantaloni a sigaretta
P: vestito come John Lennon
J: Per quanto ci riguarda, dato che abbiamo a che fare con gente di tutti i tipi, per questioni
di lavoro, il pregiudizio non va mai oltre il Minchia, che pantaloni di merda. Io non vado
ai concerti per dire: Oh, qua sono tutti con gli occhiali o a sentire i Dream Theatre per
dire: Guarda che capelloni, perch io sono venuto a vedere il concerto, che cazzo me ne
frega di chi c.
P: Noi abbiamo un po questo dono, che siamo crossover. Ultimamente sono stato con
Marracash al concerto degli Alice in Chains. Tutti che ci guardavano, che ci chiedevano
cosa ci facessimo l, anche se poi abbiamo beccato gente che ci ha chiesto le foto.
J: Siamo stati cos tanto in giro, in piazza, che per noi certi schemi non esistono. Di fatto
conoscendo, mischiandoti con altri gruppi, con altri artisti, ti rendi conto che chi ha meno
pregiudizi chi poi rappresenta il movimento. Noi siamo dei rapper. Ci sta che certa gente
che viene ai nostri concerti dica: Guarda che criminali. E noi non facciamo una piega,
non ce ne frega un cazzo. Magari, poi, conosciamo una band di hipster che si dimostra
molto pi disponibile a conoscere il nostro lavoro di quanto non lo sia il loro movimento
di merda, che quando ci vedono dicono: Minchia, che tarri, mentre il loro gruppo di
riferimento magari ci adora.
P: Se ci danno dei criminali, pazienza. Nel nostro background c di tutto, in realt, e non
sconfessiamo nulla. Chiaramente, il mondo della strada una delle cifre che compongono
la nostra poetica, anche se rifiutiamo certe etichette e cincazziamo quando ci definiscono
un po i cantori delle periferie milanesi.
vanno gli alternativi e i ragazzini barra tamarri. In mezzo mille sfaccettature. Corso Como,
invece, elimina gli alternativi. Quelli che vanno in Senigallia o al Cantiere, in via
Monterosa, non ci vanno in corso Como.
J: Se tu vivi tutti i giorni la citt, non te ne frega un cazzo di andare ai famosi Navigli. Se
invece passi tutto il giorno ad avvitare i bulloni, poi dici: Andiamo ai Navigli, andiamo a
vedere un posto bello. Ma per chi di Milano una roba talmente scontata andare ai
Navigli
P: provinciale
J: .come per un parigino andare a Montmartre.
P: e aggiungi che se la Senna bella, il Naviglio in s non esiste, una roba
putrescente
J: Sui Navigli vedi sfilare i ragazzini di Concorezzo, fra questi locali tutti uguali, fatti
apposta per spillare soldi.
Popolo bue. In realt, ai Navigli, di davvero divertente non c un cazzo.
P: Corso Como, invece, una specie di versione esterna del mondo dei locali. Vedi le belle
fighe, i Pr, e i tamarri che fanno la vasca per vedere chi c, come dentro allHollywood
cercano di vedere se c la tizia del Grande Fratello.
J: come il viale Ceccarini di Riccione, per a Milano.
P: In pi, c unaltra caratteristica: corso Como stata una grande roccaforte degli
sputapalle. Africani che, come una gang di Harlem, per pochi soldi ti sputavano dalla
bocca una pallina di coca, neanche di cattiva qualit. Dipende. Fra loro c molta
concorrenza. Fino a poco tempo fa trovare la coca era di una semplicit pazzesca
J: poi c stata la maxiretata, alla Stecca, in via Confalonieri
P: s, alla Stecca, dove compravi la bamba con la stessa facilit con cui una volta
compravi il fumo. Il capo di tutti era un intoccabile, un po il 50 Cent della situazione, e so
che i neri prendevano la bamba dagli italiani, bamba di qualit medioalta, poi loro
tagliavano.
Una volta, allHollywood, ero con un mio amico, un notaio corrotto, questo per dirti che
gente c, anche ad alti livelli, che prima vedo nel bagno a fare il gangster con uno, perch
questo leffetto che fa la coca, renderti gangster, poi con il suo loden, il foularino e tutto
il resto, a minacciare un africano fuori dellHollywood. Molti pippano, anche sul lavoro.
Mi sono sempre chiesto, non lho mai capito, come fa certa gente a schiantarsi in un locale
fino alle cinque del mattino e il giorno dopo andare al lavoro.
J: Anche se Milano pure una citt di gente che non fa un cazzo. Il fatto che sia una citt
produttiva, dove tutti corrono, dove si lavora una cifra, un mito, una minchiata pazzesca.
I bar sono sempre pieni, se vai in giro la mattina. C pieno cos di gente, non possono fare
tutti i runner e i fattorini La notte, invece, soprattutto nellinfrasettimanale, il luned, il
marted, in giro ci sono soltanto i malandrini, gli impizzati, le troie, gli sbirri, i tassisti
P: o gente che il giorno dopo non deve svegliarsi, che pu permettersi di dormire. Molti
si ficcano dentro agli strip club. Ce nera uno, lo Zip, che apriva alle quattro del mattino. Il
popolo della notte: quelli che hai detto tu, ma anche zanza, drug enthusiast, qualche
studente.
J: Una notte sono finito al Punto Caldo, alle cinque del mattino. Incontro questo tarro, un
malandrino lampadato, con gli occhiali da sole, che arriva dritto dalledicola porno e mi
dice: Perch mi guardi male? E io gli faccio: Non ti guardo male. Ti guardo e basta.
Allora lui mi fa: Ah s, e infila una mano in tasca e tira fuori la pi grossaquantit- dicoca-trasportata-dentro-un-sacchetto che abbia mai visto. Una trentina di grammi. Davanti
a tutti, cerano una cinquantina di persone, mi prende la mano, mi stende un francesino e
mi fa: T, pippa, allora io gli dico no, che non mi va, e allora si china e si pippa questo
destro da un grammo. Poi abbiamo fatto amicizia. In un altro strip club, invece, ci gira
Pino, uno che vuole fare il malavitoso, amico della violenza, che picchia tutti quelli che
vede.
P: Quelli che incontri fuori di notte, il marted o il mercoled, devono essere per forza
bolliti. Se alle cinque del mattino sei ancora in giro, significa che o stai lavorando o sei
fatto. Il 90 per cento della gente che becchi sono tutti sfondati. Drogati viziosi o relitti come
Pino, che se fai tanto di parlarci un quarto dora ti becchi due schiaffi.
J: Tutti rompicoglioni a quellora l. Non per niente i gestori dei baracchini sotto il bancone
hanno il fucile, il machete, la mannaia. Al baracchino vai per bere una birra, un
Montenegro, se non hai voglia di entrare in un locale. E l ci trovi i cattivi che pippano,
bevono e diventano ancora pi cattivi. E i buoni che bevono, pippano e diventano anche
loro cattivi.
P: A Milano non ci sono grandi chance di vita notturna, di vita in generale. Non come
Berlino, dove c tutto, puoi fare quel cazzo che vuoi, ed una citt viva, aperta, piena di
movimento, di arte, locali. Milano no. un paesino di merda, in confronto a Berlino. Lo
stadio, la curva, restano il pi grande luogo di aggregazione, soprattutto per chi vuole
rompere il cazzo. Andare allo stadio lunico modo di poter sfondare tutto senza che
nessuno ti dica niente. I giovani sono arrabbiati, non hanno niente nel cervello, non gli
interessa della politica, del cinema, di leggere, gli interessa solo di fare come i loro amici
vincenti che hanno la Mercedes, le fighe e lultimo modello di cellulare.
J: La folla non controllabile. Quelli che sono pericolosi fuori lo sono anche allo stadio.
Quelli che invece fuori non sono pericolosi, allo stadio si sentono parte di qualcosa di
gigantesco e pericoloso.
P: Io non so neanche come si gioca a calcio, non ne so niente, e quelle poche volte che ci
sono stato, per qualche derby, ci sono andato per fare casino e fumare.
J: lo stesso motivo per cui si andava al parco Sempione, al Number One, o si va
allHollywood: per sfondarsi.
Con una differenza: la curva ha un peso politico, una capacit di ricatto. Mentre in tutto il
resto del mondo sono state manganellate, schiacciate, in Italia le curve continuano a
comandare. Le societ spendono il doppio di quello che guadagnano, cos hanno bisogno
di abbonamenti e devono tenere per forza la gente allo stadio. Per tenere gente allo stadio
devi fargli fare quello che vogliono. I tornelli, per esempio, sono stati un problema e un
motivo di scontro. Le tessere nominali anche. La gente non vuole i tornelli, non vuole le
telecamere. Qui da noi le societ sono schiave dei tifosi, non come in Inghilterra. E
comunque andare in curva una figata.
P: Ti diverti come un pazzo, a tutti i livelli.
J: E non neppure vero che la gente ha paura di andare allo stadio. Se vuoi portare tuo
figlio di sei anni, chiaro che non lo porti in curva, ma al primo raggio, dove non si
picchiano.
P: La Milano che detesto, invece, quella della settimana della moda, in cui si cerca di far
passare Milano come una citt pi figa, pi europea di quello che non . Ci sono eventi
mediocri, lo so per via delle tipe che me ne hanno parlato. Tutta roba poco europea,
internazionale, una cifra di metrosexual e fashion victims. Nessuna sostanza e zero arte.
Niente di figo, ma solo gente vestita come stronzi.
J: In pi attira poco pubblico, soltanto addetti ai lavori. Se fosse la settimana della sborra,
la settimana della guerra, sarebbe la stessa cosa: un pretesto per fare le feste. La gente odia
la settimana della moda perch in quei giorni l Milano completamente paralizzata.
P: Nel mio periodo modellaro me ne andavo nei locali, tipo il Just Cavalli, a broccolare le
modelle accompagnato da uno che in due minuti diventa il tuo migliore amico perch ti
presenta delle modelle che sono delle fighe pazzesche.
Sono stato con tre modelle straniere, ma lidea di doverti fare amico certa gente, oggi come
oggi mi deprime, mi sembra una roba da poverini e poi non neppure questa roba cool:
a Parigi, magari, dove sai che c tizio che suona, levento eccetera, ma qui, dove vedi i
sessantenni papponi che vanno con le ragazzine
Ora arriva lExpo, ma siamo indietrissimo, e a nessuno gliene fotte un cazzo.
J: Solo a quelli della Bovisa gliene importa, ma perch gli fanno la metropolitana.
P: Milano una citt dominata dai gay che impongono la moda, per cui fa quasi figo essere
gay, trendy.
J: Ma come in tutta Italia, nelle Tv, in radio, dappertutto.
P: Quando fa figo che i maschi si mettano leyeliner, significa che c qualcosa che non va.
Ma non leyeliner come se lo davano i Van Halen, che si facevano le tipe. Ora solo
moda, mercato, tendenza stronzate del genere.
J: che Milano passa per essere una citt europea
P: Milano provinciale, non europea. Questa citt da troppi anni solo fashion, e di scarsa
qualit. Non si creano mode, ma si seguono quelle prodotte dalla Tv dove pare quasi che
se sei etero hai meno possibilit di farcela nel mondo dello spettacolo. Fai caso ai ragazzini
dei talent show: sono gi tutti velatamente omosessuali, guardati con libidine dai loro
maestri.
J: s, pensano: Tra un po ci provo, me lo faccio.
P: Questa la casta che comanda la televisione
J: che in Italia tutto.
P: Certo, la Tv tutto. I reality e i talent show sono tutto. Chi fa un talent show poi, grazie
a un potere mafioso, vince Sanremo. I tronisti di Uomini e Donne sono in televisione a fare
il macho ma per essere l hanno dovuto soddisfare uomini pi potenti e pi vecchi di loro.
Insomma, io non sono omofobo come un Dj giamaicano, sto solamente facendo
unosservazione sul potere e su certi modelli che imperversano.
Modelli libidinosi, ma solo a parole. Basta pensare alle feste electro-fashion milanesi, dove
le tipe limonano e basta.
J: quella tipologia di donne che c, soprattutto a Milano, modello Frangetta: Non mi
piace il cazzo, vai via con quel cazzo. Donne che se la tirano, che pensano che scopare
sia cheap, poco interessante, e che girare con lamico gay sia cool, come averci la borsetta
di Louis Vuitton e le scarpe rosa. una situazione denigrante per loro, per gli omosessuali,
alla fine.
P: Una volta i gay abbassavano la concorrenza. Se andavi in un posto con tanti gay e tante
tipe, avevi pi possibilit di broccolare, ovviamente.
J: Invece, ora, le tipe nei locali si circondano di gay proprio per evitare il fastidio che
qualcuno le broccoli.
P: Bisogna anche dire che fra electro, hipster, indie rock, vedo un sacco di etero vestiti in
modo scandaloso. Hanno i Levis pizzati nel culo, le magliette allombelico, tutti efebici.
Si sono tutti un po infrociti il cervello, come dice Pino Scotto. Ma magari un ciclo,
soltanto un ciclo
J: Si pu dire che a Milano, e non solo, i gay per tanti aspetti detengono un potere. Oltre ai
gay, per, secondo me anche i vecchi in qualche modo comandano.
P: Certo, ma non perch Milano sia vecchia, ma perch tutta lItalia a essere vecchia.
Nellindustria discografica, per esempio, sono tutti vecchi. Cos anche nella Tv, nella
politica, nella radio, e poi ti domandi perch i giovani siano spaesati, disinteressati, o
perch i Dogo o i Truceklan abbiano grandissimo successo tra la gente, ma poco in radio e
in televisione.
J: Un tempo i giovani si ribellavano, a differenza di oggi. Quando le radio le facevano i
vecchi, i giovani si facevano le loro radio. Adesso i giovani sono tutti omologati, tutti
assuefatti.
P: Ed ecco perch Marco Carta vende 400.000 copie.
J: La politica, anche la politica scomparsa dalla vita delle nuove generazioni. Il caso di
Dax, il ragazzo ucciso negli scontri tra fascisti e centri sociali, stata una fiammata,
uneccezione. La politica in strada non c pi. Non gliene frega pi niente a nessuno.
P: Litaliano medio incolto, fascista e razzista. Ripeto: incolto, fascista e razzista. E
lignoranza coincide con fascismo e razzismo, sempre. E gli assassini di Dax, quegli
stronzi, e quelli di Abba, sono fatti della stessa pasta: ignoranti pazzeschi, di destra. Se
avessimo a disposizione degli archivi, tipo quelli degli sbirri, e andassimo a vedere chi il
tale che ha ucciso, commesso quel crimine, ti accorgeresti che sono tutti mezzi fascisti.
J: Anche Balotelli una vittima di questo clima. Io lho conosciuto. Persona tranquilla.
Fossi al suo posto sarei avvelenato quanto lui. Se durante ogni concerto ci fosse qualcuno
che mi lancia una banana, scenderei a tirargli una cartella. Anche tra i nostri fan ci sono
fascisti e berlusconiani. Ma noi non ci parliamo. capitato di vedere gente nel backstage
con le celtiche sui telefonini e si son presi schiaffi e calci nel culo. Berlusconi incarna tutto
quello che gli italiani vorrebbero essere: furbo, ricco, che la mette in culo a tutti. E gli
italiani sono cos. Una cosa che fa godere gli italiani, pi che arricchirsi, arricchirsi sulla
pelle degli altri.
P: Molti dei suoi elettori sono ancora pi fessi, perch sono quelli che pensano che lui sia
bravo, sia uno che ci sa fare veramente.
J: Lo votano perch un vincente, furbo, onnipotente, perch si scopa le fighe, perch il
padrone del Milan e di Canale 5. Non ha vinto le elezioni perch onesto, ma perch lha
messo in culo a tutti, e negli italiani questa tendenza molto, molto sviluppata.
P: Uno che, nel 2010, tira fuori sempre la storia dei comunisti
J: e comunisti nella strada, tra la gente comune, significa essere delle zecche, dei
rompicoglioni, qualcuno che ti vuol mettere in galera, un povero, uno vestito male
P: e la Moratti la vergogna di Milano.
J: Tutto quello che ha fatto la Moratti andato contro la citt. Tutto. colpa sua anche la
situazione che si creata con i concerti. Vasco Rossi ha preferito fare sette concerti al
Forum piuttosto che uno a San Siro.
P: Anche Madonna non vuol pi suonare a Milano. Nessuno vuol pi suonare a Milano. E
questo per proteggere una casta di bacucchi che vive a San Siro. Cos, Milano diventata
una citt a misura di vecchi, tornando al discorso di prima, proprio perch c la Moratti.
J: Tutto questo mentre a Milano sono altri che comandano.
P: In questi anni qualunque cosa diventata normale, accettabile. Vedi Berlusconi,
Marrazzo, lo scandalo della Protezione civile. Per la gente tutto normale, passa. Alla
gente non gliene fotte nulla. come passare dalle droghe leggere a quelle pesanti: la soglia
di tolleranza e assuefazione si abbassa. Cos in Italia la soglia di assuefazione al marcio
diventata bassissima. Niente scandalizza pi.
J: A Milano si sono radicate le associazioni criminali, dal momento che girano i soldi,
chiaramente, che poi vengono lavati da altre parti. Milano il kindergarten e lufficio della
malavita. Ci sono quartieri strutturati in modo da essere la copia esatta del paese di origine
di chi ci abita. Poi qualcuno lo ingabbiano e finisce a San Vittore, dove abbiamo suonato.
Dentro abbiamo, o abbiamo avuto, amici, parenti. San Vittore uno schifo, una vergogna,
una prigione turca.
P: nato un pregiudizio, come verso tutti quelli che vendono pi di trenta copie. Poi c
stata anche la polemica con i centri sociali
J: Nei centri sociali ci hanno dato dei sessisti, per via del Mucchio selvaggio, il film porno
dove siamo comparsi. Le femministe se la sono presa, quando magari, poi, chiamano a
suonare il giamaicano omofobo che parla solo di figa, tipo Shaggy. Da questo punto di
vista noto quella certa ipocrisia da alternativi snob. Nei centri sociali ci sono brave persone
e meno brave persone.
Tutti gli amori finiscono. Adesso noi possiamo fare fantasticamente a meno di loro e loro
possono fare fantasticamente a meno di noi.
P: Ci sono un sacco di artisti militanti, che ho conosciuto, e anche a loro ho letto negli occhi
lambizione. A monte c una difficolt dinterpretazione del nostro lavoro, che genera una
serie di fraintendimenti. Il fatto che non siamo catalogabili, siamo grigi, perch facciamo
un pezzo contro Berlusconi e poi uno sulla Lamborghini, e cos la gente non sa in quale
casella metterci. Domanda: perch non posso avere le mie opinioni politiche, essere contro
Berlusconi, e poi avere una collana di diamanti o voler fare un sacco di soldi? Noi, alla fine
della fiera, facciamo musica rap, con tutti i pro e i contro. Non siamo opinionisti, non siamo
Frankie hi-nrg. Anche lo sfigato di Rockit, che ci ha intervistato, non pu menarcela con
le marche, le Nike, inammissibile. Significa che non hai nessun background sullhip hop,
che non ne conosci la storia ma ti vergogni?!? come se andassi da Slash dei
GunsnRoses a dirgli come cazzo messo con il chiodo e il cappello di cuoio non
ammissibile. Questa mancanza di background non pu essere perdonata e non si pu stare
tutta la vita in bala di gente cos, che magari nemmeno ascolta i tuoi testi. Io i pezzi sociali
li faccio ancora adesso, tra laltro.
J: Milano stata una citt dellhip hop, come Roma e Bologna. A quindici anni andavo al
muretto, ma eravamo gi la terza generazione rispetto a Dj Enzo, Space One, Zippo, quelli
che frequentavano il Caf De Lile.
Se c un futuro non saprei, perch vedo della gran merda in giro.
P: A differenza di altre parti del mondo, c meno offerta qui. Mentre in Francia, in
Germania, esce un fenomeno ogni tot, qui da noi, come nella politica, nella televisione,
tutto un po stantio, e le cose ci impiegano pi tempo a circolare. Noi ci abbiamo messo
tanto a emergere, mentre in Francia, per esempio, un gruppo esplode anche dopo un anno.
J: Allinizio degli anni 90 cera il rap politico che poi ha rovinato lo sviluppo successivo.
Ci sono voluti anni, al rap, per emanciparsi da certe impostazioni, e tutto per colpa di
quattro straccioni.
P: Frankie hi-nrg era una merda, anche se il primo album non era neanche male.
J: Neffa e i Sangue Misto erano bravi e infatti hanno avuto il successo che si meritavano.
Tutti quelli che stavano in piazza con me ascoltavano i Sangue Misto.
P: Oggi ci sono un sacco di gruppi che ci emulano. Chiunque a Milano rappa come noi, a
parte quelli bravi che si distinguono, di cui non mi sento di fare i nomi perch sono
parecchio giovani e devono ancora venire fuori.
J: Comunque, stando al passato, i Sangue Misto sono stati sicuramente un nostro
riferimento, e poi Kaos One, gli Articolo 31, Lou X.
P: Lou X stato un grande.
J: Tanti avevano talento ma non hanno avuto la capacit di continuare, di trasformare il
talento in mestiere.
P: Io seguo alcune delle realt underground di oggi molto interessanti, ma grazie a noi
che il rap si veramente sdoganato, come in Francia e in Germania
J: e che il rap tornato a essere anche una cosa da tarri e non pi da centri sociali.
P: Dentro la scena, per, restano ancora molte divisioni. C una frangia di pubblico che
pensa che siamo troppo scorretti, maleducati, cafoni, troppo gangsta.
lo stesso equivoco in cui caduto quel babbo del giornalista di Rockit. Un
fraintendimento totale. Non hanno capito che limmaginario hip hop fatto di vestiti, di
macchine, di estetica. I Dogo hanno fatto scontrare i giornalisti con questo tipo di realt.
Abbiamo fatto scontrare uno sfigato di XL con il fatto che possiamo fare 2500 persone
a concerto.
Lhip hop vecchio ancora adesso abbracciato da una manica di loser e disadattati, mentre
noi cresciamo in popolarit.
J: Esempio: se noi andiamo allhappy hour, passiamo tutto il tempo a fare foto con i fan. A
volte sei cos circondato di zarri che non riesci neppure a muoverti.
P: E succede tanto nei posti hip hop come nelle discoteche dove mettono la house o la
techno. Abbiamo una celebrit di strada, pi che patinata. Io non ho la macchina, vado a
piedi, e cho sempre i pischelli che mi rincorrono.
J: Per questo frequentiamo il Berlin, un bar dove ci sentiamo a casa, in un luogo protetto.
Anche se, per la verit, non siamo tipi da happy hour, nel senso che magari ci capita di bere
e stare in giro, ok, ma da mezzogiorno.
P: Per anni siamo stati imbattibili, al Salone del Mobile, di cui non frega un cazzo a
nessuno, per scroccare ovunque, facendo nove o dieci aperitivi, andando a scroccare in
mezzo ai cessi esposti, agli spazzolini da denti, in mezzo ai divani e alle sedie. Non ce ne
fregava niente di niente.
Rap
J: A chi ci chiede come si scrive un pezzo rap, rispondo che lappunto fondamentale. Non
appena vedo una cosa che mi piace o sento una frase memorabile, subito me la segno sul
cellulare. Come si fa un pezzo? Mi viene unidea, scrivo, la faccio leggere ai miei soci.
Ognuno, poi, ha la sua metrica.
P: Infatti.
J: Si matura scrivendo, rappando, rielaborando le influenze, senza pensare mo faccio
quello, mo faccio questo. Per capire se un pezzo funziona, lo facciamo sentire a qualche
amico, anche se un po ti accorgi da solo, se hai un minimo di sincerit con te stesso. Per
fare un disco, innanzitutto, bisogna capire se sei in grado di rappare, senza buttarti allo
sbaraglio
P: devi andare a tempo, come minimo, cosa che molti non sanno fare. Poi avere un tuo
stile, una produzione dignitosa e farti conoscere sul web. Prima si facevano i demo, ora si
passa dalla rete, come nel resto del mondo.
J: Comunque, non esiste una scuola di rap, un X Factor o un Amici del rap. Tantomeno
alle radio interessa un cazzo di te.
P: Zero, alle radio non gliene frega niente.
J: Non esiste un X Factor del rap, secondo me, perch il rap un fatto troppo personale.
P: E poi non che fai le cover.
J: Conta il rap, il sentimento. Contano le cose che dici, come le dici, le basi.
P: Ci sono degli step per farti conoscere. Diffondere quello che hai fatto, la tua roba,
intanto, dopodich hai un riscontro vedendo gli accessi sulla rete, chi sono quelli che ti
ascoltano eccetera. Poi, chi degno di nota inizia a collaborare con un nome grosso, magari
fa un featuring, e inevitabilmente ci sar chi ti odia, chi pensa che non sei allaltezza di
collaborare con quel grosso nome. Quello che conta, in definitiva, avere personalit,
senza voler assomigliare a Fabri Fibra o ai Club Dogo. La gente scema, per se sei un
clone ti sgama, lo sente. Noi abbiamo un sacco di cloni, di gente che ci imita. Nel rap la
gente ti deve seguire per la personalit e il tuo stile. Il mio consiglio, per chi vuole iniziare,
scrivere tanto.
J: S, scrivere tanto. Scrivere cose che siano interessanti per tutti, non solo per i rapper.
Non sentirsi mai arrivati, batterti per essere sempre competitivo. Devi pensare che c
sempre qualcuno alle tue spalle che pu mettertelo nel culo.
P: Il rap una nicchia che riflette il trash del mercato discografico italiano: fatta da gente
vecchia, arretrata, non al passo con i tempi, figli di. Il rap, anche se underground, riflette
alcuni difetti della grande industria. In Francia ti passano alla radio, lunderground molto
pi vasto.
J: C una legge che impone alla radio di passare il 60 per cento di musica francese. Di
conseguenza le case discografiche sono costrette a investire sugli artisti francesi. Qui alla
radio danno Lady Gaga, mentre i Club Dogo hanno problemi a passare per via dei testi
troppo scorretti, espliciti. In Italia il rap non ha il seguito della madonna che ha in Francia,
eccetto magari noi, Marracash, Fabri Fibra e il Truceklan.
P: La nostra forza, senza aver studiato niente a tavolino, stata quella di avere unattitudine
cross - over, di parlare a un pubblico misto. Gli artisti amati dalla gente hanno successo
perch raccontano qualcosa di universale.
In Italia la gente comune non ama il rap, non ha una sua idea del rap, al contrario di altri
Paesi. La genialit di Fabri Fibra, che non la mia, stata quello di avere un flow, una
metrica comprensibile, cos che anche mia nonna capisce di che cosa si sta parlando. Altre
volte, con il ritornello, creando delle alchimie con le basi, riesci comunque a renderti
comprensibile. Il flow la musicalit del rap, lo stile che distingue te dagli altri, come
per De Palma e Scorsese il differente modo di muovere la macchina.
J: Adesso facciamo un po di storia, della nostra storia.
P: Quando avevamo sedici anni, nello stesso periodo in cui eravamo legati al mondo del
writing, assorbivamo un tipo di hip hop molto ricco, sia underground sia mainstream: Jay
Z, Wu-Tang, Tupac, che sono poi alla base della nostra scuola di scrittura. Non siamo nati
con 50 Cent.
J: Nas, minchia
P: Nas aveva una poetica pazzesca, un suo mondo che metteva nelle rime.
J: Raccontava di tutto: il successo, il prima e il dopo il successo, la coca.
P: E poi si andava a ballare Notorius B.I.G., uno che ha portato lestetica gangster nel rap.
Si vestiva con i completi di Gucci, di Versace
J: e poi Notorius B.I.G. sapeva farti un affresco, raccontarti una storia, come in
Hypnotizer
P: Erano come dei film, delle cose talmente belle, fighe, che spazzavano via qualsiasi altro
tipo di musica.
J: Aveva un flow della madonna.
P: ha scritto un pezzo come Ten Crack Commandments, dove ti raccontava come
spacciare con successo, come farlo di nascosto alla tua tipa, come impacchettare, tagliare.
Tutto il vecchio rap aveva un immaginario che per noi era fonte di stimoli infiniti.
J: A parte i Sangue Misto, non cera in Italia un modo di fare rap come in America. Ora ci
siamo noi, Fabri Fibra, Marracash e Noyz Narcos, ma prima il dislivello tra America e
Italia era enorme.
P: Noi non siamo old school, non apparteniamo alla vecchia scuola, ma stiamo comunque
a cavallo tra due generazioni, e infatti in noi c una commistione di elementi che tanti
giornalisti non riescono a decifrare. Abbiamo assorbito una vera cultura hip hop, a
differenza di molti che hanno iniziato ora e non sanno niente, assolutamente niente. Se un
giornalista ti fa certe critiche, se ti definisce un gradasso, significa, semplicemente, che non
ha studiato la storia, che non sa chi stato B.I.G. La cosa del rap che ti fa innamorare
lestremamente esplicito, le cose matte e dirette che ti dice e che a noi, per esempio, hanno
fatto scattare una molla.
J: Ready to Die di B.I.G. uno dei dischi che a me hanno fatto scattare una molla.
P: Anche Illmatic di Nas, Reasonable Doubt di Jay Z, Enter the Wu Tang dei Wu-Tang
Clan. Tutti dischi geniali, dischi che ci hanno cambiato la vita, dei veri e propri film
criminali, con gli skit e tutto il resto.
J: Per quanto ci riguarda, la nostra storia nata in modo molto spontaneo. Non che ci
siamo guardati e ci siamo detti: Facciamo un gruppo. Allinizio di tutto, fiat lux, c stato
il rap
P: che era una valvola di sfogo
J: e ci mettevi dentro le tue storie, i cazzi tuoi.
Poi succede che qualcuno si accorge di te, del fatto che sei bravo, e piano piano iniziano le
cose
P: Ribadisco: per noi era una valvola di sfogo
J: Se un ragazzino viene da me e mi chiede da dove sinizia, io gli dico: Boh, cerca di
divertirti. Come si fa a diventare come noi? Scrivendo, uscendo di casa, osservando quello
che ti circonda. Poi devi fare le cose per divertirti, perch se le fai con lambizione del
successo, ti vengono fuori delle cacate.
P: Se tu non hai interessi, non avrai neppure un vocabolario per descrivere quello che ti sta
intorno. Se invece guardi tanti film, leggi, ascolti, vivi, ti costruisci un background, da
quello che riesci a fare musica. I rapper italiani a cui guardo con interesse sono o quelli che
hanno testi particolari o quelli che hanno uno stile che fa la differenza.
J: Le storie, le cose che poi abbiamo iniziato a scrivere, hanno coinciso con quello che tanti
avevano bisogno di sentire. Ma non stata unoperazione progettata a tavolino, per niente.
Ricordo che sia io sia te eravamo arrivati a un punto di non ritorno, che ci eravamo
veramente stancati di ascoltare certe robe, tutte quelle minchiate inutili. Di conseguenza,
abbiamo deciso di fare di testa nostra, di scrivere ci che veramente sentivamo, e abbiamo
scoperto che la gente era in sintonia con noi.
P: Poi, tutto quel momento l, di disfacimento e perdizione, stato quello che ci ha
permesso di scrivere, di diventare quello che siamo.
J: Abbiamo iniziato a scrivere di cocaina nel momento esatto in cui il fumo tramontava e
iniziava la coca. Parlarne era tab. Allopposto, noi dicevamo chiaramente che ci facevamo
le righe, che giravamo con gli spacciatori, visto che quella era la nostra vita. Non vero
che volevamo fare gli americani. Noi stavamo in piazza, a rompere i coglioni al prossimo,
a fare le righe, a diventare pazzi. Probabilmente la gente si vergognava di ammetterlo, ma
questo era landazzo generale.
P: Quando abbiamo iniziato a firmare i primi contratti, a lavorare sul serio, eravamo gi
degli scassati. Finita ladolescenza, da adulti abbiamo continuato a fare una vita estrema,
pi pesante della vita notturna pesante.
J: Quand esplosa la coca, nel periodo del boom vero e proprio, il sottoscritto era gi uno
che aveva fatto lospedale, che si pigliava tre pastiglie al giorno, per lansia. Di gente morta
perch si fumava le bottiglie, ne avevo gi vista, avevo 360 punti in corpo, fatti in tutti i
modi: dal cadere in motorino, al prendere le mazzate in testa. A quei tempi ero gi un Sai
Baba: sapevo quello che cera da sapere.
P: Ecco, quindi assurdo sentirti ripetere dalla gente, dai giornalisti, che non ha senso
parlare di determinati argomenti, perch lItalia non lAmerica, e in fondo sei un
borghese.
J: Lasciamo perdere. La nostra credibilit quella della strada. Quando Povia cammina tra
la gente nessuno gli rompe il cazzo come a noi, sono sicurissimo. Noi siamo delle celebrit
del marciapiede. Abbiamo proprio quel tipo di fama, non televisiva, che quella della citt.
P: Prima dei Dogo, zio
J: prima dei Dogo, da principio, ci sono state Le Sacre Scuole, dove ci stava anche
Dargen DAmico. Poi ognuno andato per la sua strada. In studio abbiamo incontrato Don
Joe, che appunto aveva un suo studio, e con cui ci siamo subito trovati benissimo. A noi
capitato il meglio e a lui capitato il meglio. Abbiamo fatto prima cinque, sei pezzi, poi
venti.
P: Il primo disco aveva un suono che ha fatto impazzire la gente, che rievocava la scena di
New York degli anni 90.
Nel secondo, Don Joe arrivato a un sound nostro, che il marchio di fabbrica dei Dogo
e non ha pari in Italia.
J: Abbiamo avuto anche culo, bisogna dirlo, ad arrivare in un momento in cui non cera
nessuno. Alludo alla grande crisi del rap, al dopo Neffa. Tutti pensavano che il rap fosse
finito, che non ci fosse pi da imparare n possibilit di avere successo. Poi siamo arrivati
noi con un disco prodotto da paura, incosciente, dove si sentiva che eravamo incazzati con
lintegralismo del rap che ci stava intorno, che volevamo emancipare il rap, trasformarlo
in qualcosa diverso, di zarro, ma senza involgarirlo. E il disco ci esploso tra le mani.
P: E poi nello stesso periodo usciva 8 Mile di Eminem, riportando i riflettori sul rap.
J: La verit che ai nostri concerti, comunque sia, viene pi gente di quanta ne vada ai
concerti dei cantanti di X Factor.
P: In classifica noi arriviamo mille volte prima di Povia. Ma chi Povia? uno che va a
Sanremo e poi gratta un anno, ma non fa concerti, non fa un cazzo.
J: Ovvio che in Tv o a Sanremo non possono chiamare noi. Ma questa una vittoria.
Significa che siamo arrivati senza passare da certi posti, senza metterci a novanta come
Povia. Significa che ogni anno non dobbiamo inventarci il pezzo sui ricchioni pentiti o su
Eluana.
P: Il video di Puro Bogot, video fatto con cento euro, ha quasi un milione e
cinquecentomila visite su YouTube. Numeri da Jovanotti e Laura Pausini. Puro Bogot non
era neppure un singolo e il suo successo una cosa cos, inspiegabile. Non c major che
tenga.
J: Noi siamo quelli che non possono andare alla Rai, che per godono del grande amore
della strada.
P: E Puro Bogot ai nostri concerti la cantano tutti. il nostro Albachiara. Anche a Balotelli
piace. la dimostrazione che non c nessuna regola di mercato. uno dei nostri pezzi pi
amati, per non mai stato un singolo.
J: Un pezzo di stile. Il campione di Puro Bogot stato rovesciato, perch sulla prima
versione, usato dritto, non ci riuscivamo a rappare. Poi Don Joe ha avuto lidea di
rovesciare la base.
P: Piccolo segreto: io ho un trucco nelle rime, che nellhip hop si chiama signature, firma,
cio dei versi che sono riconducibili soltanto a te. Io uso spessissimo Rimo da quando,
per esempio, e questo un po un fetish tra il nostro pubblico pi attento.
J: Riassumendo, tra i pezzi nostri pi importanti metterei Cronache di resistenza.
P: E Vida Loca, D.O.G.O.
J: Briatori.
J: Anche i centri sociali quando fanno i concerti lo fanno per amore della musica o per
battere cassa? Il messaggio per noi questo: ho la fortuna di fare un mestiere
intellettualmente stimolante e remunerativo piuttosto che un mestiere di merda.
P: Anche se mai parleremo con disprezzo del benzinaio o del magazziniere. Loro sono la
nostra gente, e facciamo musica per loro.
J: Per se vai dal benzinaio e lo metti di fronte alla scelta fra il suo mestiere e quello di fare
concerti davanti a 2000 persone, lui ti dir il cantante. E, mi pongo la domanda, tra il
malandrino e il benzinaio,io cosa sceglierei? Direi il malandrino, se non fosse che quel tipo
di vita mi manda in ansia e sbattimento. Non una vita che fa per me, anche se mi attrae.
Preferisco leggere un libro su Vallanzasca che imbracciare un kalashnikov. Se sei cresciuto
in un ambiente di malandrini e ci resti, poi va a finire che ti acchiappano, ma tutto questo
non centra con la musica. Il nostro mondo molto pi articolato e complesso della
sfumatura criminale che pu esserci nel nostro immaginario.
P: Io, un paio danni fa, ho deciso di tagliare con tante cose. Abbiamo avuto i telefoni sotto
controllo, solo perch conoscevamo certa gente.
J: Non c nessun rapper al mondo che sia un balordo e basta. Devi comunque avere un
talento, una curiosit, una voglia di fare, una capacit di osservazione e racconto. Noi siamo
la cosa pi vicina che c tra lessere tarri e lessere artisti. Non a caso Nas, Wu-Tang Clan,
Guru e molti altri vengono dal college, senza aver mai perso il legame con la strada.
P: Laltra sera un giornalista rompeva il cazzo a Nicolai Lilin, insinuando che le cose che
racconta non fossero vere. Anche queste sono polemiche sterili. In moltissime cose nostre
c un elemento di cinema, di fiction, oltre che di autobiografia.
J: N a noi n a Lilin il successo viene perdonato, ecco, e io questa frase me la vorrei
tatuare. Il successo, noi, ce lo siamo meritato, non che ci ha aiutato la mafia. Per noi c
tanto amore o tanto odio e invidia.
P: A me sembra che nella societ odierna il successo, il cosiddetto farcela, corrisponda
molto al successo televisivo, anche se finisci a fare il coglione, anche se il ruolo che ottieni
la contropartita dellaver succhiato il cazzo a un vecchio. Questo quello che viene inteso
da tutti per farcela. Per noi diverso. Per noi il successo sta soprattutto nella
soddisfazione che ricavi da quello che fai. E poi nel vedere che quello che fai servito a
qualcosa.
J: Noi ce labbiamo fatta, ma in senso diverso, secondo percorsi che non sono quelli
imperanti. Ce labbiamo fatta veramente, senza che nessuno ci aiutasse e senza passare
attraverso la televisione.
P: Ce la siamo cavata sempre da noi.
J: Laspetto dei Club Dogo di cui vado pi fiero che non dobbiamo dire grazie a nessuno.
In tanti, invece, dovrebbero ringraziare noi. Noi siamo ancora qua, uniti. Non ci siamo
ancora accoltellati, nonostante si viva gomito a gomito, nonostante capiti di scazzare anche
pesantemente, dato che siamo gente tosta. Alla fine, riusciamo sempre a trovare la quadra,
nella musica, nei concerti. Abbiamo lalchimia, che forte, e che la gente sente, percepisce.
Quando finir lalchimia, si scioglier anche il gruppo. Senza non si pu lavorare,
impossibile. Ce da tenere compatto tutto un entourage, tenere a bada le paranoie del tour
manager, le mie, le tue, quelle di Joe. Abbiamo la fortuna di aver messo sempre tutto da
parte, per il bene del gruppo. Poi, unaltra cosa di cui sono fiero che non abbiamo mai
litigato per quel problema che di solito fa scoppiare le band: i soldi, appunto.
P: Anche le donne sono un soggetto che ricorre nella nostra poetica e che ha alimentato,
non solo nel nostro caso ma un po in tutto il mondo del rap, un sacco di polemiche.
Utilizziamo un linguaggio che non necessariamente definirei misogino, ma quello che
usano tutti per strada, senza ipocrisia e falsi moralismi.
Se vedi passare una tizia, raramente ti verr da dire: Che fine pensatrice!, ma dirai: Che
culo quella! Poi abbiamo fatto testi anche molto profondi sulle donne. In Italia, invece,
spesso piacciono i cantanti sfigati. E se cos sar contento di stare sempre sul cazzo.
J: e il fatto che hai successo, come si diceva prima, non ti viene perdonato, come il fatto
che scopi e hai la figa
P: La Tv italiana, da anni, propaganda la degradazione e la prostituzione della donna.
Parlare di quel mondo l, rappresentarlo, come abbiamo fatto con la coca e con i soldi, fa
parte della nostra poetica. Una trilogia che ricorre nelle nostre canzoni : soldi, droga e
donne. Nel mondo della musica, della vida loca, ho conosciuto donne che effettivamente
erano tutte troie e tutte uguali. Ti si attaccano perch hai successo, perch sei un rapper.
Conosco tante tipe che scopano quanto e come gli uomini, che collezionano uomini. Vanno
con lemiro arabo e con la popstar. Poi ci sono le psycho, quelle che ti assillano. A Milano
le tipe che vogliono entrare nello showbusiness formano una piramide, una piramide egizia.
Nella parte bassa ci sono le wannabe, quelle che ci provano ma non sono abbastanza fighe.
A salire ci sono quelle che fanno strip e lap dance. A met c la ragazza immagine, poi
quelle che provano con la Tv e nei media, che magari falliscono e fanno la fine delle
pornostar, e sopra ci sono quelle che riescono e diventano showgirl in televisione. Ho
conosciuto un mare di ragazze, di famiglie disastrate e non, che nemmeno vanno a scuola.
Passano le giornate sul divano, magari lavorano in discoteca e mettono da parte i soldi per
rifarsi le tette
J: tipe fatte cos, che su Facebook, non appena le aggiungi, ti dicono: Vengo a casa
tua.
Facebook un bordello a cielo aperto. Aggiungi, aggiungi, aggiungi. Se hai un minimo di
visibilit, le tipe ti si propongono, ti si lanciano addosso. Questo genere di donna come
dovresti chiamarla? Mia principessa?
P: Ci sono le fighe che ti devi un minimo lavorare, uscirci una sera, poi ci sono le groupies
pi becere, che appunto ti vengono direttamente a casa e tu non devi fare niente, nessuno
sforzo.
J: e questo il livello pi becero del rapporto Club Dogo con le donne. Ma per tornare a
noi, alla musica, esiste, da un lato, tutto un filone di testi sulle donne che viene nemmeno
sottovalutato, ma proprio ignorato. Dallaltro un filone che racconta quel campionario
femminile che si nutre di Grande Fratello e Uomini e Donne. Laltra sera, allHollywood,
cerano nel priv cento donne e fuori altre duecento che volevano entrare. Quelle nel priv
erano dentro a prendere un cazzo in bocca, le altre erano fuori che volevano anche loro
entrare e prendersi un cazzo in bocca. Se sei bella e giovane, scoparti qualcuno il modo
pi diretto per arrivare in televisione. Questo il metodo e chi vuole sfondare in Tv si mette
a novanta. Di questo genere di donne non direi: Ah, poverine! Poverine sono le ucraine
sedicenni ammazzate di botte, immerse nelle vasche di ghiaccio se non fanno mille euro a
sera. Le altre sono donne senza scrupoli, anche se non credo che provino piacere nel
succhiarlo a un sessantenne.
P: Andare a letto con le soubrette stata lesperienza pi vicina al nemico, al mondo di
Berlusconi, che io abbia mai fatto. Nel senso che ho percepito di trovarmi davvero lungo
una linea di confine. Altre linee di confine: situazioni con balordi, dove hai la sensazione
che stia per succedere qualcosa di pericoloso; esperienze con la droga; esperienze di feste
dove finisci con grandi celebrit, con persone che non avresti mai detto. Con la soubrette,
per, senti davvero di avere a che fare con il nemico, perch sei con una che lemanazione
di Mediaset, di quel tipo di televisione, la incarna interamente, incarna lo schifo italiano,
lipocrisia, la finta facciata.
Sono stato un po di tempo con una tizia che mi chiedeva di non pippare, per di nascosto
lei non soltanto pippava, ma scopava con tutti, con gli arabi. La cosa strana che tutte
queste tipe, poi, quando arrivi al dunque hanno bisogno di una costruzione morale intorno:
si scopa solo a letto, non bestemmiare, io sono cos, io sono cos.
J: E questa apparente contraddizione non deriva dal fatto che sono ragazze alla fine
complicate, problematiche, no, dipende dal fatto che sono totalmente finte. Per sono
troppo fighe, ecco.
P: Nel mio periodo rocknroll, quando facevo sempre festa, il mio obiettivo sessuale,
sentimentale, era scoparmi una tipa dei calendari: una sorta di status symbol da rapper
come le catene e i vestiti firmati.
J: Non che il tuo sogno era scoparti la tipa dei calendari, che tu hai avuto lopportunit
e ne hai approfittato.
Per quanto ci riguarda, il fatto di parlare delle donne in un certo modo, perch
rappresentiamo il mondo di cui abbiamo parlato finora, un mondo di decadenza. Come
Club Dogo, per, abbiamo scritto anche cose pesanti sui sentimenti, ovviamente con la
nostra chiave e non alla Fabrizio Moro. Di conseguenza certe critiche dei giornalisti sono
ingiustificate.
P: Oltre alle tipe della discoteca, della tele, oltre alle groupies che fanno stalking e ti
ossessionano, ci sono anche le tipe normali, con cui per difficile, con la vita che fai,
costruire una relazione.
J: Per stare con me, una donna dovrebbe accettare la mia vita, il mio lavoro, che non una
cosa semplice.
P: Se due, tre volte alla settimana fai le quattro di notte
J: o stai lontano da casa per diverso tempo, e inevitabilmente sei desiderato da molte
donne, difficile che una ragazza accetti tutto questo, restando al tuo fianco. Dovresti
trovare una che fa il tuo mestiere. Ci sono poche donne, tra laltro, che fanno hip hop e non
tutte sono brave. Al di l del discorso che si sta facendo, a noi sarebbe sempre piaciuto
trovare unartista in gamba, possibilmente figa, da portare in concerto.
P: Sarebbe anche figo a livello di marketing.
J: Sono piuttosto rari i casi di donne, tipo Lil Kim, che hanno spaccato veramente. Lrnb,
che una fascia musicale pi femminile, manca in Italia. C una tipa che sto seguendo,
che scrive robe molto hardcore. un pezzo di figa, brava. Quando le tipe fanno rap,
scrivono stronzate pazzesche, ma secondo me prima o poi, dai quartieri, verr fuori una
zarra brava.
P: Comunque, importante trovare una donna che abbia qualcosa da dire.
J: S, assolutamente. Non possono essere soltanto fighe. Devono essere simpatiche,
intelligenti, saper parlare delle stesse cose di cui parli tu, e anche di altro.
P: Stare sempre insieme a donne frivole, anche se bello far vedere che stai con una figa,
dopo un po viene a noia. Diventa una cosa effimera, come le droghe e lalcol. Dopo aver
frequentato tante tipe, diverse come tipologia di donne, diventa difficile, purtroppo, legarti
a qualcuna. un po il discorso di aver provato tutto, come con le sostanze. Si alzata la
soglia del piacere. Alla fine, non ti emozioni pi. Quindi coltivare degli affetti non
semplicissimo. Non facile trovare qualcuno che stia dietro alla tua vita da artista, al fatto
che stai in tourne per mesi, che ci sono ragazzine che ti vogliono scopare. Quando
eravamo sbarbati, mi ricordo, il boss, quello che aveva il motorino pi costoso, era anche
quello che aveva pi figa intorno.
J: Anche le tipe che vedevi ai diciottesimi, quelle pi snob, mica si mettevano con te, fossi
stato anche il pi figo del mondo.
P: Somigliano a quel genere contemporaneo di ragazze, di cui dicevamo prima, che non
hanno voglia di studiare, di lavorare, e abbastanza naturalmente si scelgono altre strade.
J: Fanno vedere il culo, non per caso, gratis, ma perch sono avide, vogliono emergere,
mettersi al centro dellattenzione.
P: Non vogliono fare fatica, zio
J: e cercano una scorciatoia per la celebrit.
P: Da noi, invece, le tipe non cercano niente.
J: A parte che certe te le scopi tu perch sei bello, io mi scopo le altre.
P: Con queste tipe che beccano lindustriale, il ricco, puoi avere la fortuna ogni tanto di
vincere la lotteria e fartele. Spesso sono tipe molto street, delle grattate, che magari trovi
nel momento in cui si vogliono fare il rapper, lalternativo, e a te ti dice bene. Io giravo con
una che mi veniva a prendere in Mercedes e le scroccavo tutto, tutto, con la stessa mentalit
con cui i Dogo entrano nei priv. La mia vittoria quella di non essere mai impazzito per
queste tipe, di non esserci andato in sbattimento. Sono stato con donne che, se ci avessero
paparazzato, il discredito sarebbe caduto su di loro, non su di me. Aneddoti al riguardo ne
avrei a iosa. Non saprei da dove iniziare. Magari dai mnages trois.
J: A me ha appena aggiunto una tipa mitologica su Facebook che ha proposto lorgia con
una sua amica.
P: Una volta, ai tempi in cui si frequentava tanto il Rolling Stone, abbiamo scopato una
tipa in quattro. Quattro contro una.
J: A me hanno fatto una pompa in mezzo alla pista della discoteca, davanti a tutti.
P: I bocchini delle groupies
J: Una volta un bocchino me lhanno fatto nel backstage, di fronte alla porta del bagno.
Non dietro la porta, proprio davanti.
P: Cose che capitano, nel pazzo mondo. Per un periodo, insieme a un amico, ho frequentato
casa di una tipa, che abitava in un palazzo di via Montenapoleone. Aveva i plasma in tutte
le stanze. Era una superricca, appena tornata dal rehab in Svizzera come tutte le Paris
Hilton. Una sera a casa sua arrivato anche un calciatore superfamoso, che ridere.
J: esatto. E comunque, dicevo che un peso nella nostra formazione, nel nostro modo di
scrivere, ce lha senzaltro avuto il cinema. Specialmente il cinema dazione, con cui siamo
praticamente cresciuti, ma anche il cinema dautore, quello comico e di mafia.
P: Scarface, Donnie Brasco, Casin, Goodfellas, King of New York.
J: Film che hanno ispirato il nostro storytelling.
P: Mery per sempre e i primi film di Risi, i crime movies italiani anni 70, quelli di
Ferdinando di Leo.
J: La sottocultura, s, i film di Di Leo, i film sulla Milano criminale degli anni 70, e
comunque tutto il racconto della Banda Vallanzasca.
P: Il film su Vallanzasca lo stiamo aspettando tantissimo, siamo proprio eccitati. Nel nuovo
disco, invece, ci sono momenti esplicitamente legati allattualit, ma sempre nello stile e
nelle forme del disco rap. E poi momenti pi da discoteca. I pezzi che restano, purtroppo,
raramente sono quelli impegnati, dove trovi delle riflessioni, e che mettiamo in ogni disco.
Anche se troverei ipocrita fare un pezzo inneggiando alla rivoluzione.
J: O dispensando consigli fraterni.
P: Non farei mai un pezzo alla Frankie hi-nrg. Preferiamo comunicare in modo subliminale,
se vuoi, o imprimere delle scosse, choccare. Di certo non siamo tra quelli che dicono:
Andate a fare la rivoluzione.
J: Lo lasciamo dire a qualcun altro.
P: Gi sarebbe un bel cambiamento se la gente perdesse lindifferenza rispetto a quello che
sta succedendo. La rivoluzione di cui parla Frankie hi-nrg non esiste, invece, non
realistica, non vicina a quello che pensa la gente.
J: Se vuoi fare la rivoluzione, farla veramente, poi, devi parlare ai ventenni con il cervello
pieno di merda. Peccato che i ventenni non ascoltino Frankie hi-nrg.
P: I Club Dogo sono uno specchio dei tempi. Parlando di sesso, droga e soldi, noi parliamo
dei valori che circolano tra i giovani in questo periodo storico.
P: Io, alla fine, ho una cultura, che sar pure pop culture, sottocultura, ma io del rap posso
stare qua a parlarne per ore, di cinema pure. Leggo dei libri, so delle cose di letteratura,
abbiamo degli interessi.
Questa invece lepoca dei personaggi famosi per niente. Vedi il Grande Fratello, Uomini
e Donne, e il fenomeno mediatico Costantino.
J: anche vero che nessuno sinteressa a Costantino: chi , qual la sua storia? Ci si ferma
ai pettorali. Ma neppure a chi legge i libri, a chi acculturato, gliene frega di sapere se
Costantino ha qualcosa da dire. Giuseppe Genna per ci ha scritto un libro su Costantino.
P: Veramente? Genna lo scrittore?
J: No, Jenna Jameson.
P: Comunque, Corona ha costruito un personaggio per farci un business. Stop.
J: La nostra fortuna, il nostro potere sta in tutte le cose che abbiamo letto, che abbiamo
visto, che ci hanno dato gli strumenti per fare al meglio il nostro lavoro.
Il rapper del quartiere ha un sacco di cose da dire, ma spesso non sa come dirle. Noi, invece,
siamo veramente uno strumento del demonio, perch siamo quelli che channo la roba da
dire e che sanno come dirla. Per non so se lhip hop possa avere una funzione educativa,
formativa, in questo senso. Di certo, non nelle corde dei Dogo.
P: A me non interessa, interessa di pi la musica. Non minteressa limpegno educativo,
non ci sono tagliato. La mia missione sar sempre quella di fare musica forte, con testi di
qualit superiore, senza fare il professore. Mi sembra un po cheap, dire: Ragazzi, fate hip
hop e non combinate casini. Devi essere bravo per trasmettere questo messaggio. Al
massimo posso, con i testi, spingere la gente a farsi qualche domanda, a ragionare. Forse
per avere un artista davvero impegnato, che abbia quel certo tipo dispirazione, dobbiamo
aspettare che venga fuori uno straniero. Tipo Karkadan, che fa impazzire gli arabi. Ci
capitato anche di andare nelle scuole: i ragazzini arrivano, Minchia, oh, zio! eccetera,
ma nessuno che ti fa domande, che ti chiede cose
P: La grande differenza, rispetto a qualche anno fa, che la gente non si abituava a certe
cose. Adesso, invece, tutto passa per normale. Vedi le varie questioni di trans e politici,
delle escort e di Berlusconi. Nessuno ha detto niente.
J: Diciamo pure che lui, Berlusconi, incarna quello che dicevamo prima: il fare brutto
eccetera. Lui non solo il grande vincente, anche quello che ha vinto inculando gli altri,
quindi il pi italiano di tutti, il pi anni 90, il pi plazaro di tutti. Lui non solo vince.
Vince e ti sfotte perch te lo ha messo nel culo. E tu lo sai. Tutti lo sanno. una
caratteristica che fa parte dellitalianit, che va al di l degli anni 90, in fondo.
In Italia si ha successo non solo se riesci a vincere, ma se lo fai inculando il prossimo.
P: La storia del nostro rapporto con la stampa, invece, una storia travagliata. I giornalisti
avevano un modo vecchio di relazionarsi allhip hop, perch ancora legati alla vecchia
scena. Dopo il boom di 8 Mile, hanno scoperto Mondo Marcio, anche a causa di una grossa
spinta della casa discografica. Successivamente Fabri Fibra, per una serie di ragioni, stato
incensato come un genio e un interprete dei nostri tempi.
Nel nostro caso, stata la prima volta che il giornalismo si relazionava a una realt come
quella dei Dogo, e cio a un gruppo che aveva un modo di fare, unestetica underground e
street. Di conseguenza, il nostro modo arrogante, sbruffone, senza peli sulla lingua, ha
creato delle divisioni e delle polemiche. Siamo arrivati in faccia ai giornalisti nel pieno del
successo, senza che avessero il tempo di capire se fossimo o meno di sinistra, se volessimo
fare gangsta rap, gli americani o cosa. E noi non abbiamo voluto dare troppe spiegazioni.
J: La maggior parte della stampa musicale italiana, secondo me, resta arrogante,
intellettualoide, sinistrorsa in un modo che non condivido. Di solito sbrodolano per il
cantautorato impegnato.
Avendo un appeal tamarro, noi partiamo svantaggiati. Con i giornalisti ci troviamo sempre
nella posizione di dover giustificare la nostra poetica, il nostro linguaggio. E tu vedi
arrivare questi, che spesso sono ex musicisti falliti, con il pantalone a sigaretta le scarpette
da ciclista, e capisci subito limpostazione indie rock e il pregiudizio che potranno avere
nei tuoi confronti. Se ci approcci nel modo giusto siamo persone simpatiche, ma se arrivi
saccente ti va malissimo. Lo scontro con XL dovuto a un pregiudizio che hanno loro
nei nostri confronti, perch le compagne di sinistra che stanno in redazione pensano che
siamo dei sessisti. Quando tu vai l a spiegarti, loro fanno finta di ascoltare e poi si girano
dallaltra parte e vanno a scrivere il pezzo come piace a loro.
P: Nel nostro secondo disco c una canzone che si chiama Non sto in cerca di una sposa,
che racconta del fatto che nessuno si vuole fidanzare, ma soltanto scopare. A causa di quel
pezzo, su XL siamo stati bollati di misoginia. Non hanno mai riconosciuto la qualit
delle rime, per loro siamo soltanto dei tamarri.
J: Comunque, dei giornalisti a noi non frega un cazzo. Cercano sempre di metterti alla
prova.
un meccanismo perverso: ti chiedono di dimostrargli veramente chi sei, e allora la giusta
risposta sarebbe dargli una testata in bocca, una cinturata in faccia o rompergli i denti.
P: Risultiamo poco leggibili, oscuri, inclassificabili. I Dogo sono della periferia o sono del
centro? Di destra o di sinistra? Balordi o letterati? Sono poeti o sono dei drogati? Insomma:
chi cazzo sono questi?
La stampa non sa come rispondere. E dato che siamo delle merde, non saremo certo noi a
offrirgli la soluzione. Ci faranno sempre le stesse domande e noi risponderemo sempre
equivocamente. Gli staremo sul cazzo per sempre, per tutta la vita.
Da tutte queste polemiche traggo due riflessioni positive. Primo: il coca rap ha raccontato
un mondo, in anticipo, che poi esploso nelle cronache. Secondo: tutte queste esperienze
ci hanno reso indipendenti da tanti meccanismi, nel senso che noi facciamo un sold out
allAlcatraz senza laiuto delle radio, senza lobbligo di andare a Sanremo, come Povia, a
fare un pezzo sulleutanasia.
J: Quando inizieremo a piacere ai giornalisti, comincer il nostro declino. Ma sono
fiducioso, perch noi, a loro, non piaceremo mai.
Alla fine, sai che cosa sono? Sono uno di sinistra, di ideologia di sinistra, proprio perch a
me la sinistra fa cagare. La parola rivoluzione torna spesso nei nostri testi. Io sono di
estrazione sinistroide, ma non posso dire di credere nella sinistra di adesso, perch li schifo.
Per resto di sinistra. E sono uno zarro. Uno zarro consapevole, violento, per con degli
ideali di libert e di non violenza.
Non potranno mai capire che cosa sono io.
Un incesto? Sono una merda. Siamo il prodotto di cinque influenze diverse. La strada, la
scuola, i cugini malavitosi, i genitori colti, certo, e la cultura degli extraparlamentari di
sinistra. Le radici nostre sono piantate in un terreno che stato fertilizzato da cento merde
diverse.
J: I giornalisti ci rimproverano di raccontare cose surreali, lontane dalla realt italiana e pi
vicine a quella americana. Di fare i gangster. Di essere misogini.
P: Questo soprattutto XL.
J: Ci hanno sempre augurato una fine meschina e invece noi andiamo sempre meglio e
gliela mettiamo in culo. Rolling Stone ci caga poco, ma le volte che hanno parlato di noi
andata bene. Abbiamo un pubblico, al di l di quello che scrivono e scriveranno i giornali.
I pi hardcore, i pi wild sono i giovani. Il prototipo del fan dei Club Dogo quello che
dice: Minchia, zio, sei un grande. Sono i ragazzi quelli che ci credono di pi, per la causa,
quelli che ti dicono: Sei lunica cosa che ho. Non crediamo nella stampa musicale, ecco,
e vaffanculo.
Famiglie
P: Mia madre ha raggiunto una buona posizione professionale, partendo da zero. Mio
padre, invece, che molto pi anziano di lei, fiorentino ed stato uno scrittore, molto
particolare come scrittore. Ha pubblicato un libro su Pietro Valpreda, ha scritto i primi libri
sul terrorismo, sul neofascismo e la Cia. un personaggio che stimo: non si mai
imborghesito, un eccentrico. Una cosa che la mia famiglia mi ha sempre trasmesso, anche
inconsapevolmente, stata proprio limportanza della cultura. Crescendo,
nelladolescenza, con la famiglia c stato un conflitto. Alle superiori sono stato bocciato
e sono stato sospeso. Alluniversit non sono riuscito a combinare nulla. Mia madre,
ovviamente, aveva delle altre aspettative, aspettative che io ho deluso. Poi, a tutto questo,
si aggiunto il momento della droga, del disfacimento. Con il tempo le cose sono cambiate.
Ho potuto dimostrare ai miei, attraverso il successo e il fatto che la mia musica si
conoscesse in giro, che valevo e avevo cose da dire. Riuscire a dare un aiuto economico in
casa una cosa che mi rende fiero. Ho preso e ora do.
J: Questo il nostro background famigliare, che ci ha dato una spinta culturale a conoscere
il mondo, ad approfondire le cose. Il malandrino, spesso, diventa malandrino perch
cresciuto in un ambiente malandrino. una questione dimprinting. Magari suo padre
pure contento che suo figlio faccia il malandrino.
P: Alle elementari mi sono trasferito a vivere in centro. Molti pensano che, abitando l,
debba essere per forza ricco, quando magari, come tutti, ho vissuto situazioni abbastanza
dolorose e difficili. Questo gossip che sia un privilegiato mi mette molta rabbia. Mi sale
veramente lodio. In generale, detesto il fatto che la gente si possa appropriare della tua
vita personale, ficcarci il naso. Accennare a quello che ha fatto e che stato mio padre, alla
sua storia, interessante per capire il mio percorso.
J: Di mio padre, invece, mi viene in mente questo: un grande pubblicitario, uno che sa
cosa vuol dire farcela in questa societ. Va aggiunto che una persona di larghe vedute,
che pu capire tutto, ma non la criminalit. Non pu capire il comportamento, il codice
criminale, semplicemente perch non mai stato un criminale, anche se ha conosciuto
molti eccessi. Gi il fatto che io possa comprare una cosa rubata fuori della sua ottica.
Mia madre, invece, che la tosta della famiglia, siciliana di Corsico, sa bene come tenere
testa ai maschi della famiglia facendosi rispettare.
P: In fondo noi siamo cresciuti con unidea romantica del criminale. Unidea che un po ci
ha fottuto il cervello.
J: Unidea alla Robin Hood, tipo.
P: La nostra grande attrazione per lambiente criminale stata ovviamente influenzata
dallamore che abbiamo per il gangsta rap, per il reggae giamaicano, dal fatto di aver visto
certi film, come Scarface. Poi, ovviamente, in quel contesto siamo cresciuti. Certe cose ti
rimangono attaccate, come lodio per gli sbirri. Altre non le ho mai condivise e pi cresco
pi ne sento il rifiuto. Mi riferisco alla mania di atteggiarsi alla Tony Montana e quella,
molto italiana, di fregare il prossimo, di metterglielo nel culo. Questa uninclinazione
veramente stronza e stupida.
J: Oltre alla tua famiglia biologica, esiste la famiglia degli amici, quella dei Dogo.
P: Ci sono parole come zio e fratello, che qualcosa vorranno pur dire
J: zii e fratelli contano moltissimo, soprattutto quando hai raggiunto il successo e ti
ritrovi circondato da una valanga di scrocca
P: un sacco di accolloni.
J: gente che non vede lora di frequentarti. Allinizio ne eravamo entusiasti, poi ti rendi
conto che il nostro entourage pi stretto quello che cera gi prima dei Club Dogo: amici,
fratelli, parenti.
P: Due anni fa i nostri backstage erano pieni di gente, un vero delirio
J: la verit che tutti vorrebbero esserti amici, ma tu non sei amico di nessuno. C una
frase di Marra, che a me piace una cifra: Se sei buono coi randagi poi si imparano la strada
di casa. Ecco, tu sei sempre a contatto con un mare di gente, che ti sta accanto perch tu
sei i Club Dogo, poi magari te lo mettono nel culo. In realt, sembri circondato di amici,
ma non fai che perdere amici, tra quelli che si accollano, e gli invidiosi, e quelli che non
perdonano il fatto che hai avuto successo, il fatto che non puoi pi frequentare gli stessi
posti di un tempo e che quindi pensano che te la meni. Alla fine, ti tieni solo lentourage
pi stretto, che esisteva prima dei Club Dogo, ed la sola gente di cui ci possiamo fidare.
P: Emiliano, per esempio, aka Emi lo Zio, il nostro tour manager, che un personaggio
famigliare.
J: Con Emiliano ci diciamo cugini, anche se non lo siamo, ma perch veramente da
bambini che ci siamo conosciuti. Mi faceva da palo quando andavo a disegnare sui muri.
il mio migliore amico da sempre ed uno dei nostri. Emi nasce come accompagnatore
dei Club Dogo, come anima della festa. C che lui ha una personalit fortissima e un piglio
organizzativo notevole. il quarto dei Club Dogo e infatti, durante i live, sta sul palco con
noi e ha una grandissima popolarit, compreso farsi le foto con i fan e chiavarsi le groupies.
Per il nostro pubblico un po come Roccia per i fan di Vasco. Non fa il cantante, ma
come se lo fosse, ha quel tipo di celebrit.
P: Il rap la biografia non soltanto di chi scrive, ma di tutte le persone che stanno intorno
a chi scrive. In questo senso, Emiliano dietro molti nostri pezzi.
J: Vida Loca un pezzo che ho scritto in un quarto dora dincazzatura, il giorno in cui
Emiliano stato arrestato. Quando in concerto parte Vida Loca, Emiliano sale sempre sul
palco.
P: Non un driver o un bodyguard acquisito, insomma. E poi Emiliano un personaggio
di piazza famoso, che gi a tredici anni aveva il motorino figo. Incarna il mondo raccontato
dai Club Dogo. In pi ha lavorato nelle discoteche, conosce il mondo della notte, ha
lavorato a Ibiza.
J: uno che non ha paura di niente.
P: Rappresenta un po il discorso della Dogo Gang, di un nucleo originario di persone
molto legate tra loro, quelle che si vedono nel video di Sempre in giro.
J: Emi gestisce tutto, tutto. Ci porta in giro, si occupa dei soldi, dei conti, di gestire
limprevisto, dei vestiti. Ma non come Don King, che soltanto un manager di merda.
Lui come il manager di Lil Wayne, semmai, che infatti il cugino di Lil Wayne. Una
persona di cui ti fidi ciecamente, che si occupa di tutto quello di cui tu non puoi pi
occuparti. Nella Dogo Gang ci sono tante persone affiliate e poi il nucleo originario. La
Dogo Gang composta di tante individualit disgraziate, gente dalla personalit forte,
scoppiati. Tenere tutto il calderone sotto controllo non facile. C da fare un lavoro
costante, di terapia di gruppo, quasi come in Fight Club.
P: Io, oltre che della Dogo Gang, parlerei di un sacco di gente che forma un tessuto intorno
a noi
J: come Matteo del Berlin Caf, che ci ha sempre dato una mano, ha sempre lasciato il
locale a nostra disposizione, giorno e notte. Lui con il suo tornaconto, noi con il nostro. Il
locale come casa nostra e non paghiamo mai niente. un bar marchiato Dogo e lui da
questo trae i suoi vantaggi. Matteo sempre stato un supporter, si sempre comportato da
fratello.
Emi, invece, uno che nel 2010 non ha neanche la terza media. Ha soltanto la quinta
elementare, dato che la scuola non gli mai piaciuta. Ma come spesso succede, ci sono
ignoranti che valgono tre dottori laureati. A sette anni, Emi, stato arrestato perch ha
spaccato un paletto in testa a una che gli dava del terremotato, una tipa che poi diventata
la donna di un boss.
P: In quelle parole, zio, fratello, c anche un concetto, una particolare sfumatura,
volendo: il rispetto, che poi un concetto che appartiene moltissimo al rap. Nelle piazze,
spesso, il rispetto non che una roba di facciata. Magari uno ti dice: Io ti rispetto, di
brutto, ma questo non significa che sia veramente un tuo fratello, perch magari appena
ti molli con la tipa lui cerca di farsela. Amici amici e poi ti ruban la bici.
J: Anche tra i malandrini, tutto questo rispetto non lo vedo pi da un pezzo, semmai non si
sarebbero ammazzati come cani. Nella vita e nellambiente che noi abbiamo vissuto,
invece, pi che il rispetto ho visto solo un grande macello.
P: Negli ultimi anni c stata una decadenza pazzesca, anche nel nostro contesto, come dici
tu, nel nostro ambiente, che andava di pari passo con quello che succedeva intorno, e anche
per via di una perdita di coscienza, a tutti i livelli, da quella psicofisica, dovuta al farsi, a
quella strettamente psicologica.
J: Il rispetto, a casa mia, vuol dire che io la tua tipa non me la scopo. Se un giornalista mi
chiede che cosa penso di te, non gli dir mai che sei un figlio di puttana, perch sei il mio
socio. Questo vale per quattro o cinque persone nella vita. Faccio un esempio: ci sono due
gruppi rap che si vogliono bene di brutto. Poi succede che a un certo punto uno spacca pi
dellaltro, ha pi successo. Finir che quello che spacca meno inizier a infamare laltro.
Non esiste il rispetto, se non con quelle quattro persone con cui condividi tutto. Magari una
sera bevi e ti sputi addosso, per, ecco, non mi scopo la tua tipa, non infamo te n la tua
famiglia. Il rispetto va costruito giorno per giorno, insieme alle poche persone che ti
vogliono bene e a cui tu vuoi bene. Per il resto, il rispetto non esiste.
J: La prima volta che ho incontrato Don Joe, a prima vista, con quella faccia da terrunciello,
mi stato un po sul cazzo. A parte gli scherzi, lincontro con Don Joe, che avvenuto
pochi mesi dopo la fine delle Sacre Scuole e la nascita dei Dogo, stato fondamentale.
E: Ha cambiato le sorti del gruppo.
J: E Don Joe una delle ragioni per cui la nostra musica, il nostro sound, una roba diversa
da quello che si sente in giro. Con Don Joe ci siamo incontrati in studio.
P: Io e Jake, non per fare lo sborone, avevamo una marcia in pi, e in Italia non cerano
questi grandi produttori, come in Francia o in America. Se non avessimo conosciuto Joe,
ci saremmo ritrovati a lavorare qua e l, collaborando con Tizio e con Caio, senza stringere
rapporti duraturi.
Joe ha dato ulteriore personalit al nostro stile, lo ha reso unico. Infatti, c un sacco di
gente in giro che imita il nostro flow, i nostri testi, le nostre basi. Nel suono si sente
senzaltro uninfluenza americana, che per Joe stato capace di rendere nostra, di
personalizzare.
J: e ha dato continuit, da un disco allaltro, al nostro percorso musicale. Anche per
questo noi siamo belli solidi, una vera band. Come gli Ac/Dc.
P: S, ha dato unimpronta musicale al gruppo. Quando abbiamo conosciuto Joe, non
eravamo ancora dei musicisti professionisti. Giravamo per i club, allepoca, tipo il Soul to
Soul, il Plastic, situazioni molto funky. Joe era un vero clubber, noi eravamo pi da piazza,
anche per via del fatto, forse, che avevamo qualche anno di meno.
D: Avendo otto anni pi di loro, una serie di cose le avevo attraversate prima. E comunque,
tutti gli anni 90 li ho vissuti un po provincialmente. Andare a Milano, per me che sono di
Bresso, era una cosa diversa rispetto a loro che a Milano ci vivevano.
J: Ci siamo frequentati a lungo, abbiamo vissuto tante esperienze assieme, di conseguenza
non siamo mai stati uno di quei gruppi finti.
P: Noi eravamo gi appassionati, infognati con il rap, ma Don Joe ci ha introdotto a un
sacco di musica nuova. Lui un digger, uno di quelli che scavano, che cercano sempre,
dentro lhip hop, il funky, il soul, il rock, lelettronica.
J: impressionante. Joe ha una cultura musicale da concorrente di Sarabanda.
P: Il nostro suono non nasce a caso, ha dei riferimenti precisi, delle fonti culturali. C poi
unaltra storia da raccontare, che la vicenda dei nostri concerti, dalle origini a oggi.
Una volta, sullAudi 80 del padre di Marracash, siamo andati a un concerto in un centro
sociale di Faenza, portandoci dietro una palla derba cos. Ci davano 100 euro in tutto.
Appena iniziammo a suonare arriv un vecchio a dirci: Fatti, non parole, e tu, Jake, mi
ricordo che gli hai risposto: Fatti di meno!
Poi ci sono stati i centri sociali, dove cera sempre il degenero, i punkabbestia. Una volta
Emiliano diede uno schiaffone a uno scocciatore e il microfono cattur il rumore dello
schiaffo, che venne tutto amplificato. successo, in varie occasioni, che delle tipe salissero
sul palco per limonarci. Il fatto che finch non sei Jovanotti hai a che fare con questo tipo
di situazioni e imprevisti.
J: Cos, a un certo punto, nata lesigenza di avere qualcuno che facesse sicurezza sul
palco. Nel nostro caso, ovviamente, non abbiamo pensato a un bodyguard, ma a un
malandrino e a un amico, cio Emiliano.
P: La nostra sempre stata una situazione genuina, gestita a livello famigliare, come nelle
band dei neri.
E: Di aneddoti sui concerti ce ne sono parecchi. A Bergamo, per un live, andammo in trenta
barra quaranta persone, occupando tutto intero il backstage.
E: Con determinati ambienti, da un certo punto della nostra carriera in avanti, ci sono stati
dei problemi, delle incomprensioni, qualcuno ha cominciato a rinfacciarci tutta una serie
di cose. Ma non si pu sempre parlare, nei dischi, di te che stai male. Per esempio: se hai
svoltato, se hai fatto i soldi e avuto successo, perch non ne devi scrivere in un pezzo?
D: E comunque, anche tra dieci anni, i Dogo saranno destinati a esserci
E: ma se continua a governare Berlusconi, chiss che cazzo sar lItalia tra dieci anni.
P: Recentemente siamo stati invitati a una festa dove cerano tutti quelli del Grande
Fratello.
E: Quel giorno l, allaperitivo, alle cinque, ho bevuto sette negroni sbagliati, poi alle sei
ho fatto la prima riga e a mezzanotte ero al Tocqueville. Cerano tutti quelli del GF. Io ero
insieme a un tizio, un tronista. Dopo un po sono uscito barcollante, mi sono ritrovato di
colpo davanti al Gasoline a fare una telefonata e a un certo punto mi sono pisciato addosso.
Cio, ero talmente fatto che non sono nemmeno riuscito a slacciarmi i pantaloni.
P: Tornando ai nostri mitici live, ricordo che dopo un concerto, a Senigallia, successo che
siamo entrati dentro uno di quei vortici strani, per cui siamo finiti in compagnia di un
gruppo di marocchini che ci hanno offerto della ketamina, dicendoci che era coca. Tutto
fatto, dopo, mentre andavo a pisciare, sono scivolato contro un tavolo di ferro e mi sono
spaccato la faccia.
E: Sono venuto nel backstage e ti ho visto con tutta la faccia sporca di sangue, e non riuscivi
a spiegare perch, come avevi fatto a farti male. Ti abbiamo caricato e siamo andati subito
al Pronto Soccorso
J: e tu, Emi, al Pronto Soccorso hai cominciato a dire che noi eravamo un gruppo
importante e che dovevamo tornare al pi presto a Milano, con il nostro aereo privato,
perch avevamo un altro concerto.
E: S, anche se era un po difficile crederci, visto che erano tipo le sei del mattino.
Comunque, in dieci minuti hanno ricucito Gu.
D: Unaltra pessima stata a Cagliari.
Don Joe
D: Mi sono avvicinato allhip hop grazie a mio fratello maggiore, che seguiva lelectro e
faceva la breakdance. A quattordici, quindici anni, ascoltavo Run Dmc, Beastie Boys e poi
Afrikaa Bambataa, Herbie Hancock, lelectro di quel periodo. Avevo un gruppo, una roba
da cameretta. Si chiamava La casa nostra. Io facevo le basi e i miei amici rappavano. Ero
un fan di Sangue Misto e Dj Gruff. stato un bel momento, divertente. Da ragazzino, tutto
quello che mi serviva ce lavevo a Bresso, compreso il giro degli amici con cui suonare.
Anche se eravamo veramente in tre ad ascoltare rap.
Per un lunghissimo periodo ho frequentato Baggio, insieme alla compagnia di mio fratello,
anche se avevano qualche anno pi di me. Arrivavo con la mia onda rap, ma nei quartieroni
erano tutti zarri e al contrario di oggi nessuno capiva quella cultura, quello stile rap che mi
portavo dietro. A Milano, al muretto, andavo giusto il weekend. Cerano Sean, SKIZO. Poi
a Milano ho conosciuto un po di gente: Chief, ZaK, J-Ax, Vaitea.
Tutto ha cominciato a diventare un po pi professionale con i Dogo. Poi, molto pi tardi,
quando ai concerti ho cominciato a vedere che non cerano pi 50 persone, ma ce nerano
200, 300, mi sono reso conto che qualcosa era scattato, che avevamo comunicato qualcosa
dimportante alla gente.
Oggi le cose sono molto cambiate. Gli ambienti si sono trasformati, sono pi mescolati,
crossover, anche se io stesso, che pure appartengo a unaltra generazione rispetto ai
ventenni di oggi, sono il prodotto di tante influenze, compresa la techno. Lhip hop, ormai,
una cultura che ha attecchito nei quartieri italiani, anche se successo con molto ritardo
rispetto alla Francia e agli Stati Uniti. Quello che per manca, nellhip hop italiano, la
personalit. Produrre diventato tecnicamente semplicissimo, ma sono le idee, il carattere,
gli spunti originali che stentano a concretizzarsi. Per crescere bisogna ascoltare non tutto
lhip hop, ma tutta la musica. I Dogo li sento parecchio vicini, come liriche e attitudine, al
rap francese, comunque europeo. Rispetto a tanti artisti americani, invece, mi sento di poter
dire che siamo molto superiori. Del resto, se guardiamo ai testi, a parte B.I.G. e Tupac, non
trovi molto. La maggioranza dei rapper americani sono cazzari che ostentano. Anche
lattitudine sociale, che una volta cera nel rap americano, si persa.
Tanti ragazzi chiedono di lavorare in studio con me. Se mi accorgo che cercano di imitare
i Dogo, Marracash, glielo faccio notare. Io mi faccio sempre molti scrupoli, molti esami di
coscienza, in modo da avere un mio stile, che sia unico. Che senso ha imitare il suono di
qualcun altro, tipo Drumma Boy o Timbaland? Nessunissimo senso. Quando invece mi
danno del tamarro, non pu che farmi piacere, anche perch non sono mai stato un fighetto.
Invece, mincazzo quando ci scrivono certe cose su Facebook, quando la gente pensa che
siamo cambiati, che ci siamo montati la testa. Io non voglio, e questo certo, confinarmi
nella retorica del ghetto, delle periferie. Ci siamo rotti delle canne al centro sociale, degli
atteggiamenti da sfigato. I Club Dogo sono un trend, uno stile di vita. Siamo la soundtrack
di Milano e della vita di tante persone. I valori di cui ci facciamo portatori sono quelli
dellhip hop. Per cui non voglio essere un loser, voglio andare avanti, spingermi oltre.
Emi lo Zio
E: Sono stato arrestato il 2/2/2002, per tentato omicidio, rissa aggravata, porto darmi
abusivo e furto. I primi giorni in cui sono stato dentro non ho avuto nessuna comunicazione
con lesterno. Non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo e mi facevo mille domande.
Non sapevo bene di che cosa fossi accusato, perch non ricordavo niente della serata in cui
mi avevano preso. Per di pi gli sbirri mi avevano sfondato di botte: costole, naso, occhi,
bocca, quindi non capivo niente, ero tutto intontito. Cerano soltanto i racconti degli
avvocati. Passato il weekend, il luned mattina, sono stato portato in tribunale con i ceppi
e le manette. Una roba umiliante.
Sul furgone di trasferimento cera un tizio che aveva appena scontato venticinque anni di
galera, e comera uscito se nera andato a farsi una rapina in Cordusio: Ho fatto una rapina,
mi hanno beccato, me ne torno in galera. Tanto a me che cazzo me ne frega, fuori non
conosco pi nessuno. Il furgone, ricordo, dopo essere partito da San Vittore era passato
davanti a tutti i posti dove avevo combinato delle minchiate, tipo il bar Magenta.
Poi siamo arrivati in tribunale. San Vittore il Grand Hotel in confronto alle celle di
Palazzo di Giustizia. L c la vera giungla. Uomini da una parte, donne dallaltra, che
spesso sono coimputati nello stesso processo. Tutti che urlavano: Amore mio! E diglielo
allavvocato, amore mio! Intanto io passeggiavo avanti e indietro con il tipo del
furgoncino, che era tutto tranquillo e rilassato. Poi mi hanno fatto salire al settimo piano, e
in fondo al corridoio, allorizzonte di quel corridoio immenso, di quelli costruiti dal Duce,
ho visto una ventina di persone, tutta la mia famiglia con Jake in prima fila, che mi
aspettavano tipo i fan ai concerti dei Dogo. Mia sorella che svenuta per terra e tutti che
piangevano. Ricordo che Jake mha guardato e mi ha detto: Minchia, come sei brutto!
Quando sono tornato a San Vittore, quelli del carcere mi hanno detto che la sera stessa sarei
uscito. Per non era ancora arrivato il fax del Pm, e cos mi toccato dormire dentro.
Lindomani mattina mi hanno portato dallassistente sociale. E cos passata unaltra
giornata. Poi la sera, alla fine, ho sentito la guardia che urlava il mio nome: Ronchi,
liberante. Arresti domiciliari, e tutto il raggio che scoppiato, che esploso in un grido,
come ogni volta che liberano qualcuno.
Fuori del carcere, il pomeriggio, cera stata un po di gente ad aspettarmi, ma poi se nerano
andati tutti, probabilmente pensando che non mi avrebbero rilasciato. Come ho messo
piede fuori ha incominciato a piovere, a diluviare. Ho chiamato a casa da una cabina, con
duecento lire nella scheda. Ha risposto mio nipote, ma la linea caduta in un secondo.
Allora me ne sono andato da solo verso SantAmbrogio, tutto zoppicante.
Durante gli arresti domiciliari, ho sempre fatto festa. Una sera, tutto ubriaco, mi sono pure
ferito con un coltello, mentre aprivo una bottiglia di Vodka Absolut, ma per non rischiare
di tornare in carcere, mi sono medicato da solo.
Invece, andando indietro con la memoria, agli anni 90, ricordo tutte le piazze che cerano.
Passione, piazza Venino, SantAgnese, Guastalla, Quarto Oggiaro, poi il quartiere
SantAmbrogio alla Barona. A Milano sono una celebrit, mi conoscono tutti, anche perch
ho lavorato tanto nelle discoteche. Ho organizzato dei sabato pomeriggio per la Milano
bene, quando gi un po si mescolava con la Milano male.
A giugno del 93 avevo la valigetta, cio uno dei primi telefoni portatili. Poi ho avuto il
Nec P 100, che costava un milione e ottocentosessantamila lire. Lavevo comprato da un
mio amico idraulico che laveva preso con il leasing. Una telefonata di un minuto ti costava
quattromila lire. In quattro mesi mi arriv una bolletta di tre milioni e ottocentomila. Ho
avuto anche il teledrin della Sip. Poi i primi Gsm della Motorola, che costavano sul milione.
Da l in poi, sempre telefoni della madonna.
Capitava, negli anni 90, di passare dei periodi un po stirati, in cui avevi sempre bisogno
di soldi, e non perch ti mancassero ma perch ne spendevi troppi e avevi un sacco di debiti.
Un giorno il tizio di un negozio mi disse che gli sarebbe piaciuto uno scooter, un SH rosso,
che mi avrebbe dato quattrocentomila lire se gliene procuravo uno. Di solito queste cose le
facevamo con un furgone di un mio famigliare, ma quel giorno non ce lavevamo, cos,
trovato lSH, ce lo siamo praticamente caricati in spalla e abbiamo fatto tutta via Torino,
con lo scooter in spalla, alle quattro di notte. Se anche fossero passati gli sbirri sono
convinto che non ci avrebbero detto nulla, perch era una cosa troppo assurda a vedersi,
veramente da ridere. Il giorno dopo tagliai la catena, spaccai il blocchetto e feci per portare
lo scooter al negozio del tipo. Il tipo mi disse di lasciare il motorino dietro unedicola che
poi ci avrebbe pensato lui, e mi diede le quattrocentomila lire. Quando and a prendersi
lSH, arriv un tale, il titolare di un negozio che stava proprio l di fronte, che disse:
Minchia, il motorino! Me lhanno rubato ieri notte e ora me lhanno riportato! Poi cera
il sistema del doppione delle chiavi. Ti facevi prestare un motorino da un babbo, andavi in
ferramenta, ti facevi il doppione e un paio di giorni dopo gli prendevi il motorino.
C stato un periodo che non sapevo pi quante chiavi avevo. A un tipo lo Zx glielabbiamo
rubato e riconsegnato tre volte. Una volta siamo andati un weekend a Santa Margherita
Ligure e abbiamo visto uno scooter parcheggiato di cui avevamo la chiave. Poi cerano le
feste, che erano anche quelle unoccasione per depredare. A una festa a Garbagnate,
ricordo, me ne sono venuto a casa con quattro paia di jeans e cinquecentomila lire.
Fino al 95, 96 nelle piazze si trovava il fumo tutta la notte, anche alle sei del mattino. La
coca no, era un altro discorso, un discorso che riguardava chi aveva il cash, come i tamarri
che con i soldi guadagnati dallo spaccio di fumo si compravano la coca. La coca la trovavi,
se avevi il grano, dalle nove alle dieci e mezzo di sera. La scena era molto diversa,
allepoca. Non cerano gli sputapalle, per esempio, e la coca non la trovavi in discoteca. I
quindicenni e i sedicenni non pippavano, negli anni 90. Oggi, se vai in giro la sera per
qualche piazza, il fumo non lo trovi, mentre la coca la trovi sempre. I ragazzini nati dall88
in su, del resto, sono tutti pazzi, sclerati per la coca. E anche per la ketamina, che comincia
a girare tra certi ragazzini che vanno al Tocqueville e allHollywood. Negli anni 90 se
volevi incontrare i tuoi amici dovevi andare in piazza e ogni piazza, dal punto di vista dello
spaccio, aveva le sue caratteristiche. Se andavi in piazza Venino trovavi il marocchino e il
cioccolato; in Giulio Cesare trovavi la charas; in piazza Gerusalemme la coca.
Con i cellulari, ovviamente, cambiato anche lo spaccio. Oggi mandi un messaggio per
incontrare il pusher. Aspettami al XX in corso Sempione , In via Padova davanti al
XX. Allora arriva un pusher, che non mai lo stesso. Le piazze, forse, sono rimaste un
po in periferia: piazza Prealpi, Quarto Oggiaro. Ci trovi le mogli, di quelli che sono in
galera, che fanno comunella per strada. Da quando non ci sono pi le piazze e le
compagnie, secondo me, si chiusa unepoca ed finito laffetto tra le persone. Oggi, per
esempio, magari vado al Berlin Caf con Jake, Joe e Gu, e intorno vedo tot persone che
non conosco. Da quando la coca ha cominciato a imperare pesantemente, anche tante
compagnie si sono divise, perch la coca porta tensioni, divisioni. Oltre al fatto che non sai
pi che cosa ci mettono dentro alla busta che compri.
La cocaina una rovina sociale. E la rovina delle famiglie. capitato di accompagnare una
persona a me molto cara in Svizzera, in una comunit. Dentro ci saranno stati duecento
ospiti. Tutti ragazzini sotto ai ventanni. Ringrazio il signore e la madonna che mio nipote,
avendo visto quello che hanno combinato gli zii, sta ben lontano dalle sostanze. Per di
fatti cos, come mio nipote, ce ne stanno uno su un mille. Soprattutto in certe zone. Milano
una citt pericolosa perch ci girano tanti soldi e i soldi attirano la malavita. Comunque,
per quanto riguarda le droghe e la gente che svalvola, un po tutte le citt italiane si
assomigliano.
Per me i Club Dogo sono stati unancora di salvezza dopo che sono uscito dalla galera, ma
soprattutto dopo la morte dei miei genitori, che ho perso qualche anno fa. Sono sempre sul
palco, mi piace, dallo scantinato di Giuseppina, per dire, fino al palco di Trl. Per cui, se
entro in un McDonalds a Bologna spunta sempre il ragazzino che mi riconosce e attacca
bottone.
La volta in cui abbiamo firmato il primo contratto con una major, la casa discografica ha
organizzato una cena in una saletta privata del Tempio del pesce, un ristorante. Sembrava
Gomorra. Nessuno che mangiava, tutti impizzati che pippavano, compresi i camerieri.
Abbiamo speso mille euro. Poi dopo siamo finiti, per sbaglio, in un posto di gay, e poi in
uno strip club in San Babila. Jake ha dato un morso nel culo a una tipa che si stava
spogliando.
Il concerto di giugno 2009 allIdroscalo stato lapoteosi. Quando siamo usciti sul palco,
ho visto che tutto si era illuminato e di fronte a noi cerano sei, settemila persone. Allora
ho capito una cosa: la gente ci stava dando il giusto rispetto per quello che avevamo fatto.
Glossario
Accollone: scroccone.
Babbo: uno stupido, un po tonto.
Ballotta: gruppo di amici.
Cartella: pugno, cazzotto.
Case Aler: case popolari.
Collare: fare una colletta.
Fake: finto.
Fare un francesino: sniffare cocaina direttamente dalla mano.
Flow: lo stile di rap di un cantante.
Grattato: consumatore di droga e alcolizzati.
Gremare: fumare, farsi le canne.
Hater: contrario di fan.
Impizzato: fatto di cocaina.
Loser: perdente.
Lotto: cilum, pipa usata per fumare hashish.
Modellaro: uno che va a caccia di modelle.
Pettinato: uno sempre in ordine, vestito bene.
Ringraziamenti
A Giovanni Robertini, per aver reso accettabile il pensiero di due pessimi. A Giovanna
Fieni per le ottime cene. Grazie a Michele Dalai per averci fatto entrare nel magico mondo
delleditoria. A Don Joe e Emi lo Zio per aver reso il loro importante contributo al libro. A
Ivan per laiuto.
Grazie a tutte le persone citate in questo libro, senza di voi non ci saremmo.
Jake La Furia, nato Francesco Vigorelli a Milano nel 1979. Entra in contatto, attraverso
il writing, con la cultura hip hop intorno al 1993. Dal 2003 uno dei due Mc dei Club
Dogo. Scrive la verit.
Gu Pequeno aka Il Guercio, nato Cosimo Fini, il giorno di Natale del 1980. un
cultore dellhip hop dagli anni Novanta. Con i Club Dogo diventa uno dei rapper pi
influenti dItalia. Scrive la verit.
I Club Dogo sono una delle cose migliori capitate alla musica popolare italiana negli
ultimi anni. Vantano fan insospettabili e non smettono di farsi amare da quelli della prima
ora, quelli dei demo amatoriali e del passaparola da strada.
Troppo facile e banale prenderli alla leggera e in questa chiacchierata a due Gu Pequeno
e Jake La Furia ci raccontano molto di loro, parlano senza remore di tutti gli argomenti
pi delicati e controversi che li riguardano: sesso, droga, violenza, strada, famiglia,
politica e adolescenza.
E poi la musica, la musica dei Club Dogo.
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