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IL FASCINO DELL’ORIENTE

NELLE COLLEZIONI E NEI MUSEI D’ITALIA

Frascati, Scuderie Aldobrandini


12 dicembre 2010 - 27 febbraio 2011
IL FASCINO DELL’ORIENTE
nelle Collezioni e nei Musei d’Italia

Frascati, Scuderie Aldobrandini


12 dicembre 2010 - 27 febbraio 2011
Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Comitato d’Onore Renata Polverini Comitato scientifico


Giorgio Napolitano Presidente della Regione Lazio Maria Giulia Barberini,
Presidente della Repubblica Italiana Fabiana Santini Carla Benocci, Giovanni Bergamini,
Sandro Bondi Assessore alla Cultura Regione Lazio Margherita Bonanno,
Ministro per i Beni e le Attività Nicola Zingaretti Francesca Boitani, Beatrice Cacciotti,
Culturali Presidente della Provincia di Roma Daniela Candilio, Giovanna Cappelli,
Stefano De Caro Cecilia D’Elia Rosanna Carloni, Gabriele Cifani,
Direttore Generale Ministero Assessore Provinciale alle Politiche Maddalena Cima,
per i Beni e le Attività Culturali Culturali Matilde De Angelis d’Ossat,
Renato Lauro Antonio Paolucci Federico De Romanis,
Magnifico Rettore Università Direttore Musei Vaticani Gabriella Di Flumeri,
degli Studi di Roma “Tor Vergata” Marco Guardo Irene Favaretto,
Direttore Biblioteca Corsiniana, Vincenzo Fiocchi Nicolai,
Rino Caputo Rosanna Friggeri, Giuseppina Ghini,
Preside Facoltà di Lettere, Università Accademia Nazionale dei Lincei
Antonio Invernizzi, Carlo Lippolis,
degli Studi di Roma “Tor Vergata” Annamaria Sgubini Moretti Antonella Magagnini,
Marina Formica Soprintendente, Maria Grazia Marzi,
Università degli Studi di Roma Soprintendenza Archeologica di Maria Pia Muzzioli, Rita Paris,
“Tor Vergata” Roma, Direttore del Museo Nazionale Maria Grazia Picozzi, Giulia Rocco,
Silvio Pons di Villa Giulia Patrizia Serafin,
Direttore del Dipartimento di Storia Rosella Vodret Valentina Sagaria Rossi,
Francesco Scorza Barcellona Direttore della Soprintendenza Patrizia Serafin,
Direttore del Centro di Studi sul- Speciale per il Patrimonio Storico Maria Giovanna Stasolla,
l’ebraismo Artistico ed Etnoantropologico e per il Milli Talamo, Maria Antonietta Tomei,
Marcello Massenzio Polo Museale della Città di Roma Trini Tortosa, Loredana Sist,
Università degli Studi di Roma Mariarosaria Barbera Marisa Zaccagnini
“Tor Vergata” Museo Nazionale di Arte Orientale
Franco Salvatori Ricardo Olmos Comitato organizzatore
Presidente Società Geografica Direttore della Escuela Española de Università “Tor Vergata”
Italiana Historia y Arqueología en Roma Beatrice Palma
Gianni Alemanno Egle Micheletto Margherita Bonanno
Sindaco di Roma Soprintendente, Beatrice Cacciotti
Umberto Croppi Soprintendenza Archeologica Gabriele Cifani
Assessore alle Politiche Culturali e del Piemonte Federico De Romanis
della Comunicazione del Comune Maria Pia Muzzioli
di Roma Maria Giovanna Stasolla
Umberto Broccoli
Sovraintendente del Comune Coordinamento org. mostra
di Roma Giovanna Cappelli
Claudio Parisi Presicce
Direttore Musei Capitolini

Con il patrocinio e il sostegno di

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI


DI ROMA "TOR VERGATA"

COMUNE DI ROMA
Comune di Frascati Segreteria organizzativa Autori schede
Sindaco Museo Tuscolano Ebe Antetomaso
Stefano Di Tommaso Scuderie Aldobrandini Alessandro Bedetti
Alessia Chiappini Margherita Bonanno Aravantinos
Assessore alle Politiche Culturali Emanuela Cicerchia Raffaella Bucolo
Armanda Tavani Beatrice Curti Beatrice Cacciotti
Dirigente Settore Cultura Patrizia Pulvirenti Dario Calomino
Maria Grazia Toppi Valeria Vaticano Daniela Candilio
Simone Capocasa
Responsabile Servizio Cultura Segreteria organizzativa Mario Cappozzo
Direttore Museo Tuscolano “Tor Vergata” Rosella Carloni
Scuderie Aldobrandini Simone Capocasa Ida Caruso
Giovanna Cappelli Consuelo Manetta Alessia Chiappini
Maria Mangiafesta Valentina Colonna
Servizio Cultura Matilde De Angelis D'ossat
Federico Caserta Redazione Catalogo Leonardo Di Blasi
Alessia Chiappini Consuelo Manetta Eleonora Ferrazza
Emanuela Cicerchia Livia Franzoni
Beatrice Curti Elaborazione Cartografie Claudia Lega
Patrizia Pulvirenti Irma della Giovampaola Carlo Lippolis
Valeria Vaticano Antonella Magagnini
Pannelli Consuelo Manetta
Responsabile Ufficio Stampa Landeater Design, Bangalore Barbara Pettinau
Massimo Silvi Pattanam Archaeological Research Barbara Porcari
Team: P.J. Cherian, V. Selvakumar, Giulia Rocco
Composizione grafica Valentina Sagaria Rossi
R. Tomber and Students and
Federico Caserta Patrizia Serafin Petrillo
Associates of the Archaeology
Course at U.C. College, Aluva, Kerala Loredana Sist
Realizzazione Daniela Velestino
dell’allestimento Associazione Culturale Artemide Fabrizio Zazzeri
Società Tuscolana Servizi SpA Lucio Barbazza
Page Service, Roma
Con la collaborazione di
Traduzioni
Renato Iodice

Fotografie
Trasporti Daniela Bonanome
Alfredo Cacciani
Yasmina Barbet
Assicurazioni
Progress Insurance Broker Srl
AON S.p.A.

Sistema Museale Territoriale


Si ringraziano gli Enti prestatori Un ringraziamento particolare a Si ringraziano inoltre
Biblioteca dell’Accademia Nazionale Guardia di Finanza Luigi Alviano
dei Lincei e Corsiniana Nucleo Polizia Tributaria Roma Daniela Candilio
Musei Vaticani Gruppo Tutela Patrimonio Angela Carbonaro
Soprintendenza per i Beni Archeologico Tiziana Ceccarini
Archeologici dell’Etruria Meridionale Questura di Roma Gabriele Cittadino
Museo Nazionale Etrusco Commissariato di P.S. Distaccato
Marino Maddalena Cima
di Villa Giulia Giancarlo Cuna
Sezione Anticrimine
Soprintendenza Speciale dei Beni Guardia di Finanza Luise de Tulle
Archeologici di Roma GRUPPO FRASCATI Enrico Devoti
Museo Nazionale Romano, Nucleo Operativo - Nucleo Mobile Leonardo di Blasi
Palazzo Massimo Giorgio Filippi
Museo Nazionale Romano, Marco Guardo
Palazzo Altemps Lucio Lupi
Museo Nazionale Romano, Antonio Martini
Terme di Diocleziano Sandro Mastrostefano
Antiquarium del Palatino Marta Molinari
Antiquarium della Villa dei Quintilj Elena Mortara
Soprintendenza Speciale Rita Paris
per il Patrimonio Storico Artistico Claudio Parisi Presicce
ed Etnoantropologico e per il Polo Daniele Pastorini
museale della città di Roma Pattanam Archaeological Research
Galleria Nazionale d'arte Antica, Team
Palazzo Barberini Luigi Perciballi
Museo Nazionale di Palazzo Venezia Massimo Rossi
Sovraintendenza ai Beni Culturali Salvatore Secchi
del Comune di Roma Luisa Spagnoli
Musei Capitolini Giandomenico Spinola
Museo Barracco Anastasia Zourou
Centrale Montemartini
IL FASCINO DELL’ORIENTE
NELLE COLLEZIONI E NEI MUSEI D’ITALIA

a cura di
Beatrice Palma Venetucci
© Copyright 2010
Editoriale Artemide s.r.l.
Via Angelo Bargoni, 8 - 00153 Roma
Tel. 06.45493446 - Tel./Fax 06.45441995
editoriale.artemide@fastwebnet.it
www.artemide-edizioni.com
Copertina
Lucio Barbazza

IN COPERTINA

Stele magica con Horus su coccodrilli.


Roma, Musei Capitolini, Centrale Montemartini

Finito di stampare nel mese di dicembre 2010


da Petruzzi Stampa - Città di Castello (PG)

ISBN 978-88-7575-128-9
INDICE

11 Sindaco di Frascati
13 Assessore alla Cultura
15 Introduzione
Beatrice Palma Venetucci e Giovanna Cappelli

SAGGI
47 Marcello Massenzio
La Collezione Borgia: punto di incontro di due umanesimi
53 Antonio Invernizzi
Pietro della Valle collezionista in Oriente
59 Chandreyi Basu
The heavily ornamented female figure from Pompeii
64 Beatrice Palma, Maria Grazia Picozzi
Il fascino dell’esotico dal Collezionismo agli studi antiquari
79 Irene Favaretto
Venezia “porta d’Oriente”. Il collezionismo di oggetti medio-orientali ed egizi al tempo dei Dogi
85 Maria Grazia Marzi
Le “statuette egizie” della Galleria degli Uffizi nella catalogazione di Luigi Lanzi
91 Giulia Rocco
L’“Oriente” ed i soggetti esotici nelle lastre della collezione Campana
97 Carla Benocci
Il gusto per l’Oriente nelle collezioni di George Washington Wurts
103 Gabriella Di Flumeri
La numismatica islamica nella collezione di Carlo Alfonso Nallino
(Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘G. Tucci’)
109 Patrizia Serafin
La collezione Stanzani (Roma, Musei Capitolini):
un esempio di collezionismo eterogeneo e il dono alla nuova Capitale
8

CATALOGO
112 SEZIONE I
Monete
113 Gabriella Bufalini, Dario Calomino
Roma e l’Oriente nelle collezioni numismatiche del Medagliere del Museo Nazionale Romano
Cat. nn. 1-10
124 Patrizia Serafin
Adriano e l’Egitto
Cat. nn. 11-12

126 SEZIONE II
Collezionismo e Antiquaria tra Cinquecento e Seicento
Cat. n. 1
Cat. n. 2
Cat. nn. 3a,b-4

136 SEZIONE III


La Collezione di Atanasio Kircher
Cat. nn. 1-12
144 Collezione Mazzarino
Cat. n. 13
146 Collezione Carpegna
Cat. n. 14

148 SEZIONE IV
Antiquaria e collezionismo tra Settecento e Ottocento
150 Rosella Carloni
L’abate Carlo Antonio Pullini
Cat. nn. 1-8

158 SEZIONE V
Collezione Barracco
159 Maddalena Cima
La collezione egizia di Giovanni Barracco
Cat. nn. 1-6
168 I rilievi assiri
168 Giovanni Bergamini
Torino: l’inizio
170 Carlo Lippolis
I rilievi assiri nelle collezioni museali italiane
Cat. n. 7
173 Margherita Bonanno Aravantinos
Rilievi funerari palmireni
Cat. n. 8

176 SEZIONE VI
Collezione Castellani
177 Antonella Magagnini
Le Collezioni dei Castellani
Cat. nn. 1-15
9

186 SEZIONE VII


Le collezioni di oggetti islamici
187 Maria Giovanna Stasolla
“Dolce color di orïental zaffiro…”: il collezionismo di arte islamica a Roma. Un breve profilo
Cat. nn. 1-6

196 SEZIONE VIII


La collezione di Leone Caetani di Sermoneta
197 Valentina Sagaria Rossi
La collezione di manoscritti orientali di Leone Caetani di Sermoneta
Cat. nn. 1-3

206 SEZIONE IX
CONTESTI ROMA
206 Larario S. Martino ai Monti
Cat. n. 1
208 Palatino
Cat. nn. 2-3
210 Santuario siriaco Gianicolo e Trastevere
Cat. n. 4-8

216 SEZIONE X
CONTESTI LAZIO
217 Vigna Bonelli
Cat. n. 1
220 CONTESTI E CATACOMBE EBRAICHE
Cat. n. 2-3
221 Acquatraversa
Cat. n. 4
224 Barbara Pettinau
Il santuario di Zeus Bronton sull’Appia Nuova
226 Villa dei Quintilj
Cat. nn. 5-6
228 Tivoli Villa Adriana
229 Beatrice Cacciotti
Frammenti dell’Egitto di Adriano: dalla villa di Tivoli alle collezioni antiquarie
Cat. nn. 7-10
239 Colonna
Cat. n. 11
241 Marino
Cat. n. 12
242 Grottaferrata
Cat. n. 13
244 SEZIONE XI
Frascati, Museo Tuscolano delle Scuderie Aldobrandini
Cat. n. 1
246 Elenco incisioni e disegni Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini

249 Bibliografia generale


10

Statua di divinità o regina. Frascati, Museo Tuscolano delle Scuderie Aldobrandini.


11

A quattro anni dalla mostra sul Marchese Gian Pietro Campana, archeologo dell’Ot-
tocento, alla cui straordinaria collezione il Museo del Louvre ha dedicato ben 9
sale, con Il fascino dell’Oriente nelle collezioni e nei musei d’Italia le Scuderie Aldo-
brandini tornano ad affrontare il tema del collezionismo. Realizzata in occasione del 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia, questa mostra è dedicata alle raccolte formatesi a partire
dalla seconda metà dell’Ottocento a Roma e nei principali centri italiani, presentando sta-
tue, monete, incisioni antiche, manoscritti, fotografie, carte geografiche, gemme e bronzi.
L’iniziativa rappresenta anche un’eccezionale occasione per ammirare alcune preziose ope-
re d’arte, entrate a far parte della collezione del nostro Museo Tuscolano e mostrate al pub-
blico per la prima volta.

Sono una settantina queste straordinarie “antichità orientali”, a testimonianza dell’ammi-


razione che, da sempre, l’Oriente ha suscitato presso gli appassionati dell’antico, amanti del
bello e artisti come Ingres, Delacroix, Kandinsky, filosofi come Schopenhauer e Nietzsche,
o anche semplici curiosi, e degli stretti rapporti commerciali che hanno legato, fin dai tem-
pi arcaici, l’Occidente con le regioni che vanno dall’Asia, all’Indiam alla Cina. Come non
mai, dunque, questa mostra e questo catalogo sono paragonabili ad un lungo ed incante-
vole viaggio alla scoperta di quel mondo lontano, le cui meraviglie ancora oggi strabiliano
e lasciano senza fiato e possono costituire un impareggiabile strumento di conoscenza
quando in un “altrove” rispetto al nostro Occidente ci si dispone a guardare “l’altro”.

Ringrazio pertanto a nome della Città di Frascati, tutte le prestigiose Istituzioni e i Musei
che hanno voluto concedere i prestiti, gli studiosi i cui preziosi contributi sono qui raccol-
ti, il Prof. Caputo, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Roma “Tor
Vergata”, le cui iniziative è sempre un privilegio poter condividere e sostenere, il Comita-
to Scientifico e il suo Presidente, la Prof.ssa Beatrice Palma.

Il Sindaco della Città di Frascati


Stefano Di Tommaso
12

Monete indiane dalla Villa di Matidia.


In alto, Inv. n. 1 - moneta in bronzo esacalco (35 a.C.-5 d.C.) Azes II.
In basso, Inv. n. 5 - statere in bronzo (570-850 d.C.)
13

L
e seicentesche Scuderie Aldobrandini, restaurate dall’architetto Massimiliano Fuksas,
accolgono ancora una volta un importante evento, dedicato in questa particolare
occasione al mondo all’archeologia: “Il fascino dell’Oriente nelle collezioni e nei
musei d’Italia”. Tale manifestazione rappresenta un importante appuntamento legato alle
celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Siamo particolarmente felici di ospitare tale mostra perché frutto della collaborazione
con l’autorevole istituzione dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Quando mi è stato sottoposto questo progetto, ho provato l’immenso piacere di chi si


vedeva inaspettatamente offrire un tesoro: le numerose opere costituiscono straordinarie
testimonianze di quei commerci che l’Impero romano ha intrattenuto lungo tutto il corso
della sua storia e che sono divenute poi oggetto del collezionismo storico, in particolare di
quello ottocentesco.

Le numerose opere, provenienti da alcuni dei più prestigiosi musei romani quali Musei
Capitolini, Palazzo Altemps, Villa Giulia, Palazzo Barberini, Palazzo Venezia, nonchè la
Biblioteca Nazionale dell’Accademia dei Lincei e i Musei Vaticani, saranno inoltre suppor-
tate da alcune carte geografiche, tese ad illustrare le rotte commerciali nelle varie epoche
storiche, e da carte topografiche, funzionali ad evidenziare i siti scavati sia in Oriente che
in Italia. Verranno presentati inoltre prodotti multimediali.

Armanda Tavani
Assessore alle Politiche Culturali
del Comune di Frascati
14

Disegno Palagi 856, Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, con alcune antichità egizie della collezione.
15

Introduzione

Il progetto nasce nell’ambito del Convegno Arqueología, Coleccionismo y Antigüedad. Espa?a e


Italia en el siglo XIX (Siviglia 2004), svolto in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata,
che ha ampliato le prospettive di ricerca sul collezionismo ottocentesco rivolgendosi anche alle
antichità orientali. Queste ultime tematiche, in parte affrontate per l’epoca romana nel Convegno
Testimonianze di culti orientali tra scavo e collezionismo (Roma 2006), saranno oggetto del wor-
kshop, che si terrà, nell’ambito dell’accordo di cooperazione interuniversitaria tra le Università di
Tor Vergata e di Siviglia, il 13 e 14 dicembre 2010, al Museo Tuscolano delle Scuderie Aldobrandi-
ni di Frascati: Il collezionismo di antichità classiche e orientali nella formazione dei Musei europei,
a cui parteciperanno studiosi italiani e spagnoli. e che si concluderà il 15 mattina a Palazzo Altemps.
La mostra che rientra nel programma delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia consi-
dera alcune delle collezioni formate da illustri famiglie, viaggiatori, missionari, consoli, ambasciato-
ri, borghesi ed amateurs, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento a Roma (Wurts, Castellani,
Campana, Barracco, Caetani di Sermoneta) e nei principali centri italiani, Torino, Venezia, Firenze,
Bologna; ma analizza anche i fenomeni precursori del collezionismo ottocentesco, muovendo dal-
le prime collezioni di antichità orientali in epoca rinascimentale e barocca.
Essa si contraddistingue per il suo carattere innovativo indagando un aspetto del collezionismo
meno noto, ovvero quello delle antichità orientali che hanno avuto grande incidenza nella forma-
zione dei musei italiani ed europei.
Basandosi sul forte potere evocativo delle civiltà orientali, crocevia di popoli e culture, si inten-
de ripercorrere un excursus archeologico, dall’Antico Egitto all’Impero ottomano, di civiltà del-
l’Oriente attraversate nei secoli e nei millenni dalle culture più diverse in quanto crogiolo di sape-
ri assorbiti e rielaborati in maniera sempre nuova e originale.
Attraverso l’analisi dei motivi decorativi, iconografici e formali, intesi come codice di comuni-
cazione tra l’Oriente antico e le successive civiltà islamiche, sarà possibile reinterpretare i materia-
li collezionati in successione cronologica, seguendone la persistenza e la trasformazione nei seco-
li e recuperando i diversi contesti di provenienza (oltre che l’Oriente vero e proprio, anche locali-
tà del Lazio, ove i manufatti orientali furono importati in edifici di culto, domus, villae: Ariccia,
Nemi, Genzano, Lanuvio, Tuscolo, Grottaferrata, Marino, Colonna, Palestrina Tivoli-Villa Adriana,
suburbio di Roma), contesti irrimediabilmente smembrati dagli scavi “non scientifici” e dispersi tra-
mite il commercio antiquario nei vari Musei d’Europa; ciò al fine di associare i manufatti alle diver-
se strutture sociali e culturali.
Una mostra dedicata alla presenza in Italia di manufatti artistici orientali non può trascurare
quegli straordinari oggetti, che sono giunti in Italia in connessione con i commerci che l’Impero
romano ha intrattenuto con le regioni che si affacciano sull’oceano Indiano, dal Corno d’Africa
all’India. Si pensi alla statuetta indiana d’avorio trovata a Pompei, a cui è stato dedicato un saggio,
il primo esempio di collezionismo di lusso di un ricco pompeiano, o anche alle coppe d’ossidiana
con motivi iconografici egiziani trovate a Stabiae, ma anche alle molte altre testimonianze epigrafi-
che e iconografiche provenienti da Puteoli.
Le aree di provenienza indagate, anche molto distanti tra loro (dall’Anatolia all’Iran, dal Libano
alla Giordania ad Israele, dalla Siria all’Irak, dall’Egitto alla Spagna e all’Italia, dall’India alla Cina) si
rivelano accomunate da una straordinaria koiné culturale, acutamente recepita nel colto panorama
del collezionismo italiano del XIX secolo.
La mostra si avvale di pannelli con i profili dei vari collezionisti o che illustrano le località sca-
vate; ad esempio uno presenterà i recentissimi scavi di Pattanam, che testimoniano i rapporti com-
merciali tra Italia e India. Un altro pannello illustra gli scavi condotti alla Villa di Matidia (Monte-
16

porzio Catone) da Margherita Bonanno e Giuseppina Ghini (Università di Tor Vergata e Soprinten-
denza del Lazio), dove sono state ritrovate sei monete indiane che costituiscono una vera rarità.
La mostra si articola in più sezioni dedicate al collezionismo dell’Oriente antico e dell’Oriente isla-
mico; altre sezioni riguardano: Roma e l’Oriente (tesa ad illustrare l’importanza che la città ha avuto
nella ricezione di manufatti orientali: numerosi luoghi di culto furono dedicati a divinità straniere qua-
li Iside e Serapide, Cibele, Mitra), il Lazio e l’Oriente servirà ad attestare come il Lazio sia stato un
importante crocevia di culture per l’importazione o rielaborazione delle antichità orientali.
La mostra è corredata da una ricca documentazione archivistica; nelle vetrine saranno esposti,
accanto agli oggetti, disegni ed incisioni, fotografie e calchi dei manufatti collezionati, i manoscrit-
ti di Pirro Ligorio e dell’abate Carlo Antonio Pullini, le opere di Atanasius Kircher, di Claude Mene-
strier, del conte Philippe de Caylus, di Agostino Penna, di Augusto Castellani, Henry Austin Layard,
alcune carte geografiche tese ad illustrare le rotte commerciali nelle varie epoche storiche e carte
topografiche di Roma e del Lazio funzionali ad evidenziare i siti scavati sia in Oriente che in Italia.
Verranno presentati inoltre prodotti multimediali interattivi.
La scelta espositiva sulle Scuderie Aldobrandini a Frascati, già sede di due importanti mostre,
quali quella su Luigi Canina e sul Marchese Campana si è rivelata ottima: essa è da ritenersi la sede
ideale per esporre i materiali orientali collezionati attraverso i secoli da illustri famiglie nobiliari che
hanno avuto a Frascati le loro prestigiose ville, alcune delle quali (Farnese-Falconieri, Altemps-
Ludovisi Torlonia, Borghese, Aldobrandini, Bonaparte), rievocate in Mostra dalle splendide incisio-
ni del 1671 di Atanasius Kircher, al quale si deve anche una veduta della città di Tuscolo

Beatrice Palma Venetucci, Giovanna Cappelli


07. sezione VIII 26-11-2010 16:22 Pagina 194

194 Catalogo

OTTAVA SEZIONE
La collezione di Leone Caetani

Leone Caetani, appoggiato al cammello, lungo il Nilo (dicembre 1888.


07. sezione VIII 26-11-2010 16:22 Pagina 195

Catalogo 195

La collezione di manoscritti orientali di Leone Caetani di Sermoneta


VALENTINA SAGARIA ROSSI

«Se la biblioteca di Taymūr Pāšā – al-Hizānah al-Taymūrı̄yyah – al Cairo ha un posto d’onore per gli antichi
manoscritti di dotti musulmani sulle varie˘ discipline, e se quella di Ah.mad Zakı̄ si distingue per aver raccol-
to tutte le più preziose opere arabe stampate in occidente, la biblioteca Caetani in Roma contiene i più
importanti libri sulla storia islamica, in lingue diverse e particolarmente in arabo, di un valore tale da meri-
tare che per conoscerli si venga dalla Cina e da Damasco».
Con le parole del noto letterato siriano Muh.ammad Farı̄d Kurd ‘Alı̄ (1876-1953) – che visitò e con-
sultò la raccolta nel 1913 quando era ancora nella soffitta del palazzo Caetani alle Botteghe Oscure –
Giuseppe Gabrieli introdusse il suo tributo alla Fondazione e al suo patrimonio; in termini altrettan-
to elogiativi, riguardo alla munificenza del fondatore, si espresse anche il figlio Francesco, in arabo e
in italiano:
«Caetani volle che tutti gli studiosi e orientalisti potessero trar profitto dei preziosi tesori della sua biblioteca,
e istituì a sue spese la Fondazione per promuovere gli studi sulla storia e la civiltà dell’Islam, facendo della
sua privata biblioteca una biblioteca annessa a questo nuovo Istituto scientifico»1.
Testimonianze emblematiche, dunque, dell’originario côté privato della raccolta caetaniana di libri
e del suo successivo “riversamento” in ambito pubblico presso l’Accademia dei Lincei: in entrambe
le fasi essa fu polo di attrazione e di riferimento, non solo italiano, per la consultazione di testi e di
manoscritti incentrati sulla storia e sulla civiltà arabo-islamica.
Ripercorrendo le tappe essenziali delle vicende che hanno visto insediare la preziosa collezione nel-
la sede accademica, sarebbe avvenuto tra il 1911 e il 1912 il trasporto a palazzo Corsini di un primo lot-
to di “libri orientali” di Leone Caetani – costituito da 92 manoscritti e da qualche centinaio di stampati
– seguito da invii successivi compiuti tra il 1916 e il 19172; al 1919 risalgono, probabilmente, sia invii più
cospicui di libri da palazzo Orsini a via Monte Savello – nuova abitazione del Caetani –, sia la sistema-
zione di gran parte della raccolta nelle sale del secondo piano dell’Accademia; nel 1941 i volumi furo-
no trasferiti al primo piano o piano nobile, nell’ala della biblioteca accademica che affaccia a oriente.
Fu ancora Giuseppe Gabrieli (1872-1942), bibliotecario, orientalista e collaboratore di Caetani, che si
occupò con amorevole premura dell’assetto e della disposizione dei libri del “caro Duca”, libri che finì
per assimilare al materiale librario già esistente, come il fondo Amari, ad esso attinente per argomento3.
Per espressa volontà del donatore fu poi istituita nel 1924 la Fondazione Caetani per gli studi musulma-
ni, unica nel panorama dell’epoca, «dalla quale vengano potente impulso agli studi islamici ed onore
alla scienza italiana», come recita la relazione preliminare allo statuto di fondazione presentato nel 1919
dal Caetani alla Reale Accademia dei Lincei4: la biblioteca orientalistica di don Leone diventò, dunque,
il bene principale di tale istituzione e il fulcro nevralgico di ogni sua attività culturale5.
Giunti in Accademia privi di inventario e di catalogo, gli stampati erano circa diecimila tra volumi
e miscellanee, comprese 150 edizioni antiche, un numero ragguardevole se si considera la produzio-
ne estremamente limitata di pubblicazioni specialistiche dell’epoca e l’altrettanta difficoltà di reperi-
mento. La concentrazione di materiali di studio specializzati sulla cultura e sulla terra d’Islam, orizzon-
te a quei tempi lontano e ardito, fu l’effetto di una selezione autonoma e meticolosa, del vaglio di
ciascun singolo volume, dell’attesa dell’imminente uscita di un nuovo saggio o di un testo inedito.
L’ultimo atto accademico del Caetani, in veste di procacciatore di “pezzi” rari, fu l’acquisizione, appro-
vata dal principe ma proposta e conclusa dal Gabrieli, di 28 codici arabi di origine sudanese, entrati
in Accademia nel 1924 e provenienti dalla spedizione africana dell’etnologo tedesco Leo Frobenius
(1873-1938)6. Il primo a documentare la presenza e a fornire una breve descrizione dei manoscritti
islamici della biblioteca fu l’infaticabile Gabrieli, che redasse un elenco sommario, sorta di inventario
patrimoniale dei manoscritti appartenuti ai fondi Amari, Caetani e altre donazioni, inserendolo nella
citata monografia dedicata alla Fondazione7.
Tornando alla dimensione individuale del Caetani collezionista di manoscritti (1869-1935)8 che,
libro su libro, diede vita a una biblioteca così decisamente orientata, si possono accennare ad alcuni
07. sezione VIII 26-11-2010 16:22 Pagina 196

196 Catalogo

elementi della sua origine e della sua non


comune formazione di rampollo di una delle
più antiche famiglie aristocratiche romane.
Cresciuto nel palazzo avito alle Botteghe
Oscure, ricevette un’educazione laica e
improntata alla conoscenza di culture e lingue
diverse, in seno a una famiglia nei cui salotti
si riunivano intellettuali, artisti, letterati, scien-
ziati, diplomatici e politici, italiani ed europei,
giunti nella capitale dell’Italia unita; in questa
atmosfera cosmopolita e gravida di stimoli il
giovane Leone, figlio di Onorato – ministro
degli esteri nel secondo governo Di Rudinì e
sindaco di Roma dal 1890 al 1892 – e della
Figg. 1-2 - Roma, BANLC, Or. 78a, c. 2r e Or. 76, c. 2r. nobildonna inglese Ada Bootle Wilbraham dei
Due šamsah a confronto, con inscritti autore e titolo conti di Lathom, si avviava a diventare uno dei
più originali cultori del mondo islamico. Alcu-
ne figure familiari furono sicuramente modelli ai quali Leone si ispirò per intraprendere viaggi, per sce-
gliere il terreno di studi, per dare forma alla sua biblioteca; mi riferisco in particolare al bisnonno polac-
co da parte paterna, pioniere degli studi orientalisti e viaggiatore “arabo tra gli arabi”, il conte Waclaw
Rzewuski (1784-1851), e allo zio acquisito da parte materna, lord Alexander Lindsay conte di Crawford
(1812-1880), conoscitore di lingue orientali e bibliofilo di fama internazionale. La secolare casata, che
aveva dato i natali alla grandiosa e tragica figura di Bonifacio VIII, il Papa dell’Unam sanctam e del-
l’oltraggio di Anagni, custodiva inoltre pergamene medievali e codici miniati, bolle pontificie e cimeli
di valore inestimabile, materiali fiutati e maneggiati da Leone sin dall’infanzia. Già da studente presso
La Sapienza romana egli maturò uno spiccato interesse per la storia e per il mondo musulmano; ini-
ziò ad apprendere l’arabo e l’ebraico, attraverso i corsi tenuti da Celestino Schiaparelli e dal maestro
Ignazio Guidi, insieme al persiano che coltivò, probabilmente come il turco, per suo conto.
La sua carriera di viaggiatore nei paesi orientali iniziò nel 1888 quando, appena diciottenne, intra-
prese il suo primo viaggio fuori dall’Europa, dall’Egitto al Sinai, seguito da altri in Africa settentriona-
le nel 1889 e 1890, in Persia attraverso il Medio Oriente nel 1894, in India nel 1899-1900, in Egitto,
Palestina e Siria nel 19089.
Frequentatore, sin da ragazzo, di librerie londinesi e parigine, approdò insieme allo zio Crawford
– fondatore della Biblioteca Lindesiana – ai magazzini di Bernard Quaritch, il più grande bookseller
antiquario del XIX secolo; fu proprio Quaritch la libreria che, tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e i
primi del secolo successivo, rifornì la raccolta Caetani dei codici più preziosi e in vista nei cataloghi
di vendita, attraverso una fitta rete di contatti con le collezioni private vendute all’asta.
La sua biblioteca, formatasi a partire dal 1888 e in aggiornamento sino al suo trasferimento in Acca-
demia, rappresenta, attraverso opere fondamentali e minori, tutti i molteplici aspetti della civiltà islami-
ca – filologia e diritto, letteratura e scienza, filosofia e mistica, geografia e arte, numismatica e epigrafia,
libri di viaggio e guide –, con una netta prevalenza della storia, l’interesse dominante del suo ideatore;
si tratta di testi formativi e di approfondimento, di studio e di apertura a campi di indagine inesplorati.
Sono, tuttavia, i manoscritti a costituire l’aspetto squisitamente collezionistico della raccolta, è la
loro selezione a testimoniare la ricerca di opere e manufatti ricercati, da sottrarre all’uso quotidiano e
da inserire in una cornice ideale che risalti la loro veste di irripetibilità rispetto alla serialità delle ripro-
duzioni a stampa.
Di entità non particolarmente cospicua, la collezione consta di 114 unità materiali, o volumi, cor-
rispondenti a 109 unità di contenuto o testi; 43 codici sono arabi, di cui 8 arabo-cristiani, 62 persiani,
3 in sanscrito, 2 in turco, 2 in urdu, un ebraico, un siriaco. Dal novero sono esclusi i manoscritti orien-
tali della Biblioteca non di provenienza Caetani e tutti quelli non orientali10. Entrati in Accademia con
una segnatura progressiva da 1 a 105, i codici Caetani sono stati più volte ricollocati; l’ultima colloca-
zione assegnata loro comprende l’abbreviazione “Or.” e una diversa numerazione.
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Catalogo 197

Come illustrato nella sinossi riportata qui di seguito, l’origine dei manoscritti arabi collezionati da
Caetani è prevalentemente la Turchia ottomana, ma non mancano esemplari eseguiti in Siria, al Cairo,
nel Maghreb, in Persia e in Yemen; tra i persiani ventidue codici sono di fattura indiana. Il dato cro-
nologico è riscontrato soltanto in nove esemplari arabi, di cui il più antico arabo-cristiano è datato 1105
anno dei martiri/1399 (Or. 50); gli altri arabi sono databili tra il XIV e il XIX secolo; nei persiani la data-
zione è più frequente ed è rilevata su trentadue esemplari, il più antico al 790/1388 (Or. 1).
Due sono gli unicum accertati: l’arabo Or. 5 e il persiano Or. 77a-i. Il primo è uno dei manoscrit-
ti più antichi e più rilevanti della raccolta caetaniana, sia per la ricostruzione della tradizione mano-
scritta a cui appartiene, sia per le particolarità codicologiche che lo contraddistinguono; si tratta di una
sezione del vastissimo dizionario biografico Wāfı̄ bi al-wafayāt del noto storico arabo al-Safad (1297-
1363). Acquistato a Damasco nel 1908 – ultimo viaggio di Caetani in terra d’Islam – l’esemplare atte-
sta una redazione molto corretta, paleograficamente attribuibile all’inizio del XVI secolo; le sfumatu-
re dei colori delle carte dal rosa al pesca, le rubriche in rosso nel testo e a margine, le titolazioni cen-
trali dei nomi dei personaggi in elegante grafia, lo rendono un modello di classica sobrietà. Il secon-
do, in nove volumi, contiene la versione persiana del Matsyapurāna, eseguiti a Benares, datati 1205-
1207/1791-1792, e commissionati da Jonathan Duncan, residente britannico a Benares. Tra i persiani
numerosi sono gli esemplari rari e antichi; non mancano gli inediti, come per esempio Or. 239, con-
tenente una copia piuttosto antica, datata 981/1573, del Nigaristān-i mu‘nı̄, raccolta di aneddoti in
prosa artistica di Mu‘ı¯n al-Dı̄n al-Ǧuwaynı̄, composta nel 1335.
Relativamente al loro contenuto, si annoverano tra i codici arabi sette corani, quasi tutti di origine
ottomana, trascritti tra la metà del XVI e l’inizio del XIX secolo, con l’eccezione di Or. 32, di fattura
persiana (Cat. n. 2); si tratta di manufatti molto curati, ornati da decorazioni sobrie o articolate, coper-
ti da legature eseguite da artigiani professionisti11. Quanto alle materie rappresentate, si trovano cin-
que testi di storia e quattro commenti coranici, di cui uno in particolare è un testimone notevole sot-
to vari profili: il testo inedito e molto raro del settimo ǧuz’ di al-Bası̄t fı̄ al-tafsı̄r (Or. 78a) di ‘Alı̄ ibn
Ah.mad al-Wāh.idi Ibn Mattūyah o Mattawayh (m. 1076), databile al XIV secolo e paleograficamente
riconducibile all’area yemenita. Un altro esemplare di argomento storico (Or. 76), trascritto in Siria e
datato al 833/1543, contenente l’ultima parte della biografia tradizionale del profeta Muhammad,
Bulūg al-marām min sı̄rat Ibn Hišām del poeta e prosatore arabo del periodo mamelucco Taqı̄ al-
Dı̄n ibn ‘Alı̄ al-Hamawı̄
. Ibn Hiǧǧah
. (1366-1434), esibisce analogie con la copia precedente. Entram-
bi hanno in comune la pagina di apertura con medaglione centrale polilobato e decorato in oro in
foglia e la titolazione al centro, riconducibili alla tecnica e ai motivi decorativi degli artigiani mame-
lucchi; nel primo caso i sei petali del cerchio, inscritto in una cornice filettata con testata in oro e lapi-
slazzuli, sono parzialmente dorati e riportano all’interno il titolo dell’opera e l’autore; la decorazione
del secondo esemplare – più deteriorata – presenta una sfera a otto lobi, interamente dorata in foglia
su uno sfondo amaranto e sulla quale risalta in bianco il nome dell’autore, il tutto è inquadrato in una
cornice con intrecci e cartigli dorati (Figg. 1-2).
Lingua e grammatica sono rappresentate da quattro testi, tra cui un codice (Or. 367), riconducibi-
le al XVII secolo, che contiene sia una grammatica in arabo del persiano, turco e mongolo, sia un
vocabolario persiano-turco, con una traduzione parziale in latino. A proposito di esempi di testi
reperiti a fini pratici, si può citare Or. 55, al-Maqālah fı̄ d.arb al-kalām bi-al-muhātabah li-ta‘lı̄m
al-luġah al-‘arabiyyah (Trattato delle parole che cadono nel discorso per imparare la ˘ lingua araba)12,
manuale di conversazione in arabo corrente, conforme a una copia che il bibliotecario orientalista
Michelangelo Lanci (1778-1869) aveva redatto nel 1805 dal codice di padre Milani, professore d’ara-
bo a Roma alla fine del XVIII secolo.
Passando alla scienza, l’arabo Or. 41, contenente un raro trattato di astronomia, Tuhfat al-šāhiyyah
di Qut.b al-Dı̄n al-Širāzı̄ (m. 1312), eseguito in Persia presumibilmente nel XV secolo, esibisce gusto
ed accuratezza di composizione nel piccolo modulo del nashı̄ eseguito con singolare fluidità e niti-
dezza entro un ǧadwal (cornice) di testo con filetto d’oro e blu. ˘ L’opera è introdotta da ‘unwān (testa-
ta miniata) decorato in oro liquido e blu lapislazzuli, con cornice e cartiglio integrato, non riempito,
ed è infarcita di diagrammi, disegni e figure geometriche in nero e rosso, come quella in cui vengo-
no calcolati col compasso le distanze dei corpi celesti dal centro della terra (Tav. XVII). Altra rarità è
il Kitāb nūr al-‘uyūn wa-ǧāmi‘ al-funūn (Or. 47)13, databile all’inizio del XV secolo, uno dei più este-
si trattati d’oftalmologia, tutt’ora inedito e soltanto parzialmente tradotto; composto nel 1296 da Yah.yā
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198 Catalogo

ibn Abı̄ al-Raǧā’ Abū Zakariyyā’, esso rivela la curiosità di Caetani per la storia della scienza.
Perfetta assonanza tra esperienza vissuta e bibliofilia si manifesta nel manoscritto Or. 74a-c, Tuh . fat
al-udabā’ wa-sulwat al-ġurabā’ di Ibrāhı̄m ibn ‘Abd al-Rah.mān al-Hiyārı̄ al-Madanı̄ al-Mis.rı̄ (m. 1671),
resoconto in tre volumi del viaggio dell’autore da Medina alla Siria, ˘ attraverso l’Egitto fino a Costan-
tinopoli, durante gli anni 1669-1670; esso fu commissionato da Caetani e copiato a Roma nel 1892 su
un esemplare della Bibliotheca Lindesiana (Ms. Ar. 696), fondata dallo zio Alexander Lindsay Craw-
ford ed arricchita dal figlio James Ludovic14.
Etica, dottrina religiosa, mistica, cabalistica, preghiere e persino una raccolta di h . adı̄t sul cavallo
sono materie rappresentati da pochi esemplari; due poemi e due testi drusi piuttosto antichi ¯ conclu-
dono la rassegna dei manoscritti arabi.
Tra gli arabo-cristiani, emerge il già citato Or. 50, Kitāb al-Abūġalamsı̄s, versione araba dell’Apo-
calisse, datato 1399, che testimonia l’ampiezza di orizzonti del suo donatore; la trascrizione è di mano
cristiana ma non se ne sa l’origine, forse il Libano.
I manoscritti persiani – 62 unità materiali e 51 unità di contenuto – occupano un posto privilegia-
to nella collezione caetaniana e rispecchiano con chiarezza lo spirito di colui che li ha selezionati e
il preciso intento di rappresentare la cultura letteraria persiana, colta nel suo straordinario innesto con
le arti del libro. Tra gli esemplari più notevoli troviamo Or. 10, redazione originale e autografa del
Hulāsat al-ahbār, storia generale della Persia del dotto persiano Hwāndamı̄r, trascritta a Herat, nel
˘905/150015. Altro
˘ autografo è Or. 236, H.ilyat al-muttaqı̄n, trattato ˘di etica sciita del celebre teologo
Muh.ammad Bāqir ibn Muh.ammad Taqı̄ Maǧlisı̄, datato 1079/1668.
Su tutte le altre discipline è la poesia persiana – 28 codici - ad aver goduto del favore incontrasta-
to di Caetani, attribuibile al fascino che della sua sublime ineffabilità, incastonata nella espressione
calligrafica di minute e svolazzanti grafie nasta‘lı̄q e incorniciata da ǧadwal di testo abbelliti da sotti-
li filetti colorati. In questo gruppo si annoverano splendidi esemplari miniati delle opere complete o
di florilegi di autori come H.āfiz. (Or. 44), Sa‘dı̄ (Or. 23, Or. 273), Niz.āmı̄ (Or. 17, Or. 42). Due raccol-
te sfoggiano le pagine iniziali delle sezioni decorate splendidamente, con i versi disposti su quattro o
due colonne; in Or. 266 il primo daftar del poema mistico Matnavı̄-i ma‘navı̄ di Čalāl al-Dı̄n al-Rūmı̄
(1207-1273), copiato nella prima metà del XIX secolo, è inquadrato ¯ in una decorazione disposta a dit-
tico con la pagina a fronte, con volute azzurre, amaranto e oro inserite in una fascia che corre lungo
i margini esterni e una testata arabescata su fondo oro con varianti del motivo a volute (Tav. XVIII);
l’altro codice, acquistato da Quaritch, contiene il vasto Dı̄vān (Or. 15) del mistico e poeta persiano
Muh.ammad H.usain Nazı̄rı̄ (m. 1604), molto noto nell’India moghul; copiato a Delhi nel 1162/1749, il
sontuoso esemplare presenta una mise en page molto articolata: preziosi ‘unwān diversi fra loro nel-
le figurazioni dei motivi floreali arabescati, e dipinti in oro liquido e lapislazzuli, con fiorellini rosa,
celesti e verdi, inquadrano il testo diviso in due colonne, posto in risalto da un motivo a nuvola bian-
co su fondo oro; i margini sono interamente ornati da motivi floreali – sempre diversi – in oro e ros-
so (Tav. XIX)
La storia è attestata da nove manoscritti, la prosa didattica e artistica da sei, con ben tre Kalı̄lah
wa-Dimnah in versione persiana (Or. 270, Or. 269 e Or. 271); anche la novellistica e l’epica indiana
sono testimoniate (si veda la sinossi).
Tra i turchi – due volumi e tre testi – si distingue un codice che racchiude sia un trattato di astro-
logia sia uno di aritmetica; una nota di possesso del 870/1563 permette di far risalire l’esecuzione a
un periodo anteriore a quella data. Tre manoscritti in sanscrito, due in urdu, uno ebraico16 e uno siria-
co sono emblemi di confini linguistici e culturali dilatati, sollecitati da interessi banali e verso saperi
meno diffusi.
Molteplici sono gli ambiti di interesse e di studio che possono essere stimolati da manoscritti come
quelli della collezione Caetani: una valutazione dei codici nel loro complesso, infatti, implica relazioni
molteplici e connesse tra loro: sul piano storico-documentario – fermo restando che la “modernità” di
tali esemplari non diminuisce in alcun modo il loro valore specifico –, sul piano della tradizione filolo-
gica e testuale, sul piano grafico e calligrafico, sul piano dell’impianto grafico-testuale o mise en texte,
sul piano delle competenze artistiche e delle tecniche artigianali, sul piano dell’archeologia del libro
ovvero della ricostruzione filologica di manoscritti fatti a mano.
Arte e artigianato armonizzano perfettamente nelle coperte originali – circa cinquanta – che avvol-
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Catalogo 199

gono, proteggono e impreziosiscono questi codici; decorate o impres-


se in oro, con piatti dipinti e laccati, esse offrono un punto d’osserva-
zione privilegiato su tipologie di materiali e tecniche ancora molto vive
nell’Oriente islamico17.
Una splendida legatura ricopre Or. 33, la copia parziale, ma la più
antica, della minuziosa cronaca persiana del regno di Šāhǧahān,
‘Amal-i S.ālih. di Muh.ammad S.ālih. Kanbo Lāwharı̄ (m. 1674), comple-
tata nel 1070/1659; i quadranti dei piatti e della ribalta in cuoio rossic-
cio sono stati riadattati su una nuova cucitura e legatura, opera di Qua-
ritch a fine ‘800, conservando in tal modo il progetto decorativo origi-
nale: lungo il perimetro dei piatti e della ribalta sono state realizzate
L E O N E C A E TA N I
larghe losanghe con motivi floreali e, al centro, una superba mandor-
la polilobata con pendenti, impresse a freddo su carta e foglia d’oro; Stemma di Leone Caetani appo-
la cornice più esterna, aggiunta nel XIX secolo, è eseguita con rotino sto sui suoi manoscritti.
(Tav. XX,1).
L’aspetto artistico che conferisce a questi esemplari il fascino e l’at-
trattiva di capolavori dell’arte libraria è costituito dalle illustrazioni miniate; anche ai profani della
materia l’impatto visivo di una scena dipinta dai maestri decoratori persiani e indiani suscita emozio-
ni e cattura inesorabilmente lo sguardo. Tra le molteplici e variopinte miniature come fossero scivo-
late tra le pagine di questi libri – sette sono i manoscritti con scene miniate – particolarmente emble-
matica del gusto aristocratico del suo antico proprietario è parsa quella che ritrae un signore che scri-
ve accovacciato mentre un servo gli fa ombra o lo sventola con un fazzoletto (Tav. col. ???), tratta da
Or. 235, le Kulliyāt o opera omnia di ‘Urfı̄, codice eseguito in India all’inizio del XVII secolo, corre-
dato da sedici miniature.
Legate, come si è accennato, ai viaggi che Caetani compì in Medio Oriente, ai metodici acquisti
presso librai antiquari inglesi, francesi e tedeschi, ai rapporti personali che ebbe con numerosi isla-
misti e studiosi dell’epoca18, le vicende dei suoi libri si possono ricostruire attraverso le tracce che essi
recano al loro interno, ex libris, talloncini, timbri, note di possesso.
Ciascuno di essi è contraddistinto da un ex libris, con diverse fogge: il più discreto ed elegante è
un piccolo timbro ovale a inchiostro nero, con l’iscrizione ex libris Leone Caetani intorno allo stem-
ma gentilizio dei Caetani; più grandiosa è l’insegna gentilizia, impressa in oro, stampata su un tallo-
ne e incollata sul piatto anteriore della coperta: uno scudo, con la duplice onda del casato, sovrasta
un cartiglio con il motto personale da lui adottato, “non confunditur”, che sovrasta il nome “Leone
Caetani”, entrambe le diciture in caratteri maiuscoli (stemma Caetani). Raramente Caetani soleva
apporre firma o data; soltanto tre dei suoi manoscritti (i persiani Or. 16, Or. 10, Or. 8) recano una
data, rispettivamente 1890, 1892, 1893, mentre Or. 240 reca sia la firma che la data 1893.
Più frequenti sono le note di possesso di proprietari precedenti, come l’orientalista e il bibliofilo
tedesco Ludwig Splieth che attesta la provenienza da una libreria tedesca, come dell’amico orientali-
sta Guy de Strange che donò a Caetani i persiani Or. 10, Or. 13 e il turco Or. 58; Or. 60, contenente
il Dı̄vān di Salmān Savagı̄ (datato 975/1568) fu donato al nostro duca nel 1899 dal bibliofilo Mı̄rzā
H.usayn Hān Āzad, medico e primo segretario del principe gagiaro Bill al-Sult.ān. Più sporadiche le
dediche ˘e le segnalazioni di doni. In sedici manoscritti, tutti persiani e un solo arabo, è attestata la
provenienza da libreria inglese; in alcuni casi è indicato anche il prezzo, come in Or. 42, acquistato
da Quaritch per 10 sterline nel 1889, e in Or. 263, acquistato per 7 sterline. In quattro casi (Or. 23,
Or. 29, Or. 51 e Or. 61) vi sono annotazioni di vendita in armeno.
Tra gli esemplari commissionati da Caetani sono segnalati due testi, entrambi trascritti nel 1892:
Or. 74, già citato, e Or. 368, copiato per Caetani da Ǧirǧı̄ Rizq Allāh Ballı̄t. al-H.alabı̄.
Tra i cimeli appartenuti al Caetani vi sono un seme di zucca (Cat. n. 3, Tav. XX,2) e alcuni metal-
li tardo-islamici20, ricordi di viaggio, regalati o acquistati durante il suo soggiorno in Persia nella pri-
mavera 1894. Ci pare suggestiva, come immagine finale, riannodare il fil rouge che unisce alcune pagi-
ne di questi manoscritti con le figure incise sul grade vassoio d’ottone riportato da Isfahan: entrambi
recano le tracce delle antiche gesta dell’epica persiana, i racconti – in versi o in immagini – di Husnaw
e Šı̄rı̄n, Bahrām Gūr e Fitna, Maǧnun e Laylā. ˘
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200 Catalogo

Note
1
Gabrieli 1926, pp. 4-5, 95 (introduzione in arabo e in italiano).
2
Tra il 1911 e il 1917 furono predisposti da Giuseppe Gabrieli cinque liste, pubblicate a puntate (Collezione di mano-
scritti e libri orientali).
3
Anche essa specializzata sulle fonti arabo-islamiche, la raccolta dell’orientalista e linceo Michele Amari (1806-1889) fu
acquistata dall’Accademia nel 1890; ne fanno parte una decina di manoscritti arabi, uno in amarico, un glossario e due fir-
mani turchi, frammenti copti e poco più di un migliaio di stampati.
4
Gabrieli 1926, pp. 6-11.
5
Sulla raccolta e le sue vicende in seno alla Biblioteca Accademica si veda l’omaggio di Renato Traini 1986, pp. 17-37.
6
Cfr. Gabrieli 1926, pp. 39-41.
7
Dei manoscritti Caetani i persiani sono stati descritti da Piemontese 1974, mentre per gli arabi il lavoro ricognitivo di
Gabrieli rimane ancora punto di riferimento, ad eccezione di nove codici del fondo Caetani (Or. 7, Or. 11, Or. 19, Or. 272,
Or. 40, Or. 366, Or. 367, Or. 368bis) identificati da Traini 1967.
8
Sui tratti essenziali della figura dell’islamista e linceo Leone Caetani duca di Sermoneta e principe di Teano si veda la
voce a lui dedicata da Francesco Gabrieli nel DBI, XVI (1973), pp. 185-188.
9
La ricostruzione dei suoi viaggi e della sua passione per l’Oriente è delineata in Ghione-Sagaria Rossi 2008, pp. 121-
139.
10
Per questi, per le riproduzioni rotografiche al bromuro d’argento di manoscritti, fatte eseguire dalle principali biblio-
teche europee, si veda Gabrieli 1926, pp. 39-74.
11
I manoscritti coranici della Biblioteca sono descritti da Anzuini 2001, pp. 330-365.
12
Il trionfo sul tempo 2002, scheda n. 61.
13
Ibid., scheda n. 121.
14
Cfr. Sagaria Rossi 2003, pp. 156-175., in part. pp. 161-162.
15
Il trionfo sul tempo 2002, scheda n. 54.
16
Ibid., scheda n. 131.
17
Cfr. Libri islamici in controluce 2008. I codici orientali di maggiore valore artistico e impatto estetico - 23 i manoscrit-
ti Caetani su un totale di 24 - sono stati esposti per la prima volta a palazzo Poli in occasione della mostra Il trionfo sul tem-
po 2002, in part. l’elenco dei manoscritti a p. 350.
18
922 sono le cartelle archivistiche create da Caetani e contenenti diverse migliaia di lettere, appunti, articoli e docu-
menti, rinvenute nel vastissimo archivio personale di Leone Caetani, di cui numerose sono quelle intestate a orientalisti e
intellettuali della sua epoca; cfr. Ghione-Sagaria Rossi 2004.
19
Gabrieli 1926, p. 74.
20
Cfr. Di Flumeri 1996, pp. 303-350.

Sinossi dei manoscritti orientali di Leone Caetani

ARABI: 43 unità materiali (di cui 8 arabo-cristiani e 2 drusi), 47 unità di contenuto (di cui 10 arabo-cristiani e 2 drusi)
arabo-islamici - corani: Or. 12 (alcune sure, turco-ottomano, XVI sec.), Or. 32 (Persia, sec. XVII, piatti laccati), Or. 39 (Turchia, fine XVII sec.), Or. 46 (Tur-
chia, metà XVI sec.), Or. 57 (Turchia, fine XVIII-XIX secc.), Or. 63 (Turchia, XVII-XVIII secc.), Or. 66 (alcune sure, Turchia, XVIII sec.); storia: Or. 5 (Dama-
sco, inizio XIV sec.), Or. 38 (Costantinopoli, XIX sec.), Or. 75 (Egitto, XV sec.), Or. 76 (Siria, datato 833/1543); commenti coranici: Or. 25 (sciita, Persia, ante
1048/1638), Or. 45 (Egitto, datato 991/1583), Or. 78a (Yemen, XIV sec. ?), Or. 78b (Yemen, XIV sec. ?); grammatica/lingua: Or. 28 (grammatica, Turchia, XVI
sec. ?), Or. 55 (manuale di conversazione, Roma, 1805-1815), Or. 3671 (XVII sec. ?), Or. 3672 (XVII sec.?); medicina: Or. 7 (Tripoli di Siria, datato 1004/1595),
Or. 47 (oftalmologia, Egitto, XV sec.), Or. 54 (Siria, XV sec. ?); astrologia/astronomia: Or. 191 e 192 (Yemen, XIX sec. ?), Or. 41 (Persia, XV sec. ?)
viaggi: Or. 74a-b-c (3 voll., Roma, 1892); etica: Or. 40 (Egitto, XVIII-XIX secc.); dottrina religiosa: Or. 34 (wahhabita, Persia, 1285/1868); mistica: Or. 271 (Il
Cairo, XVIII sec.); magia/cabalistica: Or. 272 (Il Cairo, XVI sec. ?), Or. 35 (arabo e turco, Turchia, XVIII-XIX secc.); preghiere: Or. 53 (Maghreb, datato
1 2
1105/1693); h . adı̄t: Or. 368 (sul cavallo, Siria, datato 1309/1892); poemi: Or. 268bis (XVIII sec. ?), 268bis (XVIII sec. ?); Testi drusi: Or. 20 (lista scritti dru-
si, Siria, XIV-XV ¯secc. ?), Or. 64 (Siria, XVII sec.)

arabo-cristiani - pene dell’inferno: Or. 11 (XIX sec.); diritto: Or. 3661 (Libano ?, XIX sec.), Or. 3662 (impedimenti matrimoniali, Libano ?, XIX sec.); diritto
ereditario/casi di coscienza: Or. 211 e 212 (Libano, XVIII sec.); diritto canonico: Or. 49 (Libano, datato 1543); N.T.: Or. 50 (versione araba dell’Apocalisse,
Libano, datato 1105 anno dei martiri/1399), Or. 52 (epistole estr. da Atti degli Apostoli, Libano, XVII); religione: Or. 73 (Siria, fine XVII-inizio XVIII sec.)

PERSIANI: 62 unità materiali, 51 unità di contenuto


poesia: Or. 1 (romanzo in versi; Persia, datato 790/1388), Or. 3 (Persia, datato 1271/1855), Or. 8 (Persia, datato XIX sec.), Or. 9 (Persia, datato XIX sec.),
Or. 14 (Persia, 1237/1821), Or. 15 (Delhi, 1162/1749), Or. 17 (India, fine XVI sec.), Or. 23 (Shiraz, datato 1260/1844), Or. 29 (Isfahan, post 1864), Or. 30
(India, datato 1847), Or. 36 (Persia, datato 1018/1609), Or. 37 (Persia, XVIII sec.), Or. 42 (Persia, fine XVI sec.), Or. 44 (India, inizio XVII sec.), Or. 59 (India,
1829), Or. 60 (Persia, datato 975/1568), Or. 61 (Persia, 1013/1604), Or. 65 (Persia, fine XVIII sec.), Or. 79 (Persia, inizio XIX sec.), Or. 83 (India, datato
908/1503, es. testo in margine, cc. colorate, stupendo), Or. 235 (India, prima metà XVII sec.), Or. 237 (India, fine XVIII sec.), Or. 238 (Persia, prima metà
XVI sec. ?), Or. 266 (Persia, prima metà XIX sec.), Or. 268 (Persia, datato 1104/1692), Or. 270 (Najaf, datato 1266/1849), Or. 272 (Persia, XVII sec., cop. lac-
cata), Or. 273 (Persia, datato 1237/1822) – storia - Or. 2 (India, fine XVIII sec. ?), Or. 4 (Kazan, ante 1845), Or. 10 (Herat, datato 905/1500), Or. 13 (Shiraz,
datato 1297/1879), Or. 24a-b-c (3 vv., Persia, 1256/1840), Or. 31 (India, 1034/1624), Or. 33 (India, fine XVII sec.), Or. 43 (India, datato 1204/1790), Or. 68
a-b (2 voll., India, datato 1826), Or. 71 (India, datato 1222/1807) – prosa didattica e artistica: Or. 18 (India, datato 1096/1685), Or. 48 (India, fine XVII sec.),
Or. 239 (Persia, datato 981/1573), Or. 240 (Kalilah wa-Dimnah, India, datato 1197/1783), Or. 269 (Kalilah wa-Dimnah, India, datato 1007/1599), Or. 271
(Kalilah wa-Dimnah, Persia, datato 1232/1817) – preghiere: Or. 26 (persiano/arabo, Persia, XVII sec.) – novellistica: Or. 16 (Madras, 1176/1762), Or. 22
(Ramjird, datato 1234/1819), Or. 621 e 622 (Persia, prima metà XIX sec.) – farmacologia: Or. 51 (Persia, datato 1013/1604) – etica sciita: Or. 236 (Persia, data-
to 1079/1668) – epica indiana (Mahabharata): Or. 72a (India, 1125/1781), Or. 72b (Persia, 1040/1631), Or. 72c (India, 1094/1683) – Matsyapurana: Or.
77a-b-c-d-e-f-g-h-i (9 voll., India, 1205-1207/1791-1792)
SANSCRITI: Or. 67 (foglie di palma), Or. 69 (Matsyapurana, Asia, 1904-1905), Or. 70
TURCHI: formulari di cancelleria/atti diplomatici: Or. 6 (Turchia, XVIII sec.) - astrologia: Or. 581 e 582 (aritmetica) (Turchia, XVI sec.)
URDU: teologia: Or. 56 (India, XIX sec.) – poesia: Or. 263 (India, XVIII sec.)
EBRAICO: miscellanea astronomica: Or. 259 (perg., Mantova, 1441 e 1446, pregiato)
SIRIACO: Or. 80 (misc., Italia, XVIII sec.)
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Catalogo 201

1. Corano (Or 32)


Persia, secolo XVII
cart., mm 90 x 58; cc. 160 non numerate;
antica segnatura: Caet. 97;
alle cc. 2r e 158v timbro ovale con dicitura “ex
libris Leone Caetani”.
Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei
Lincei e Corsiniana (BANLC)

Corano cosiddetto “diamante”, incastonato in una


doppia custodia. La più esterna è costituita un astuc-
cio (mm 125 x 76) di cuoio di capra foderato con vel-
luto marrone e chiuso tramite due occhielli all’estre-
mità dell’aletta superiore, sulla quale è apposta una
cornice in tessuto dal filato color verde, nero, beige e rosso; rifinito sulle cuciture da fili verdi, neri,
beige e rossi, e interamente lavorato e ornato da motivi geometrici con effetto a “zig zag” impressi a
caldo, ad esso è stata aggiunta una tracolla (lunghezza m 1,07; ampiezza mm 17) di cotone beige e
rosso amaranto, che reca iscrizioni con invocazioni ad Allāh, Muhammad, . ‘Alı̄, Fāt.imah, H. asan,
H. usayn. Il cofanetto più interno (mm 98 x 64) è di zinco brunito, con ribaltina, serratura e dispositi-
vi per le cinghie laterali; il perimetro di tutte le sue facciate è decorato a mano con oro liquido; alle
due estremità del dorso della ribalta si legge: e sulla ribalta: , probabil-
mente il nome dell’artigiano esecutore; l’interno è foderato con velluto rosso rubino.
La coperta ha un aspetto luminoso e brillante, per effetto dell’oro e della laccatura (Tav. XXI,2);
i piatti sono in cartone alla forma rivestiti in pelle, stuccati, dipinti e laccati; la decorazione geome-
trica – singolare per le coperte laccate – presenta due cornici esterne in oro su fondo nero e rosso
e un riquadro centrale con figure concentriche e simmetriche in oro e fiorellini minati di varie
dimensioni, in rosso rubino e blu foncé. Il disegno centrale potrebbe alludere alle decorazioni delle
maioliche parietali della Moschea Blu di Tabriz d’epoca timuride (prima metà del XV secolo), perio-
do di diffusione della tecnica delle coperte laccate. All’interno dei piatti si trovano le doublures,
con viticci e ramages floreali in oro su fondo nero. Il dorso, restaurato, è in pelle scura; i capitelli
originali presentano la caratteristica trama a spina di pesce, con fili di seta verde e rosa.
Le carte, color crema e levigate, sono tutte inquadrate da un semplice doppio filetto nero
all’esterno e dalla cornice di testo (ǧadwal) in oro, specchio scrittorio (mm 63 x 35) di 22 righe.
Calligrafato in micrografia (ġubār) con inchiostro nero, mostra piccole losanghe in oro a divisorio
di ogni versetto e cornici decorate in oro, blu lapislazzuli e rosso all’inizio di ciascuna sura, recan-
ti il titolo in rosso su fondo oro. Nei margini esterni le suddivisioni del testo coranico - aǧzā’ e
ah.zāb – sono trascritti in rosso dentro cerchi e medaglioni dorati e decorati in roso e blu. La sura
Aprente e l’inizio di quella della vacca (cc. 2v-3r) prospettano un’ornamentazione disposta a ditti-
co (sarlawh.) che ricopre interamente le due pagine (Tav. XXI,1); l’impianto decorativo a piena
pagina, che ricorda quello dei tappeti, è basato sui colori rosso, blu e oro, è scandito da tre corni-
ci concentriche, due esterne in rosso con motivi ondulati, stelline e puntini bianchi, e una interna
in blu con puntini e fiorellini bianchi; nella campitura tra la prima e la seconda cornice un motivo
romboidale, suddiviso a sua volta in quadrati con sfondo blu, si ripete lungo il perimetro esterno
delle due pagine, nel cuore del sarlawh. sette righe di testo sono comprese – in entrambe le pagi-
ne – entro due cartigli dorati con inscritti in rosso il nome della sura e il numero dei versetti in alto
e, in basso rispettivamente, i versetti 79 e 80 della sura dell’Evento (LVI).
Il testo coranico si conclude alla prima riga della c. 158r e prosegue, fino alla fine della stessa,
con l’attestazione della veridicità della parola di Allah e del suo inviato Muh.ammad; seguono eulo-
gie del Profeta e dei suoi familiari.

BIBLIOGRAFIA: Il trionfo sul tempo. 2003, pp. 184-185, n. 75; Anzuini 2001.
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202 Catalogo

2. H. āfiz., Dı̄vān (Or 44)


India, secolo XVII (?)
cart., mm 117 x 82; cc. 301
(acefalo di una carta); antica segnatura:
Caet. 53; sulla carta di guardia
anteriore è incollato grande ex libris
con stemma di Leone Caetani;
alle cc. 2r e 301v timbro ovale
con dicitura “ex libris Leone Caetani”.
Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale
dei Lincei e Corsiniana (BANLC)

In questo codice dalle dimensioni tascabili


è racchiuso il celebre canzoniere del massimo
lirico persiano, Šams al-Dı̄n Muh.ammad H.afiz. Šı̄rāzı̄ (1325-1390 ca.). Testimoniata da innumerevo-
li esemplari, pubblicata, tradotta, commentata e adattata, rappresenta l’opera-simbolo della lettera-
tura popolare persiana dal XIV secolo in avanti.
Eseguito nell’India moghul, il manoscritto acquisito da Leone Caetani nell’ultimo decennio del
XIX secolo è vergato in minuta grafia nasta‘lı̄q su carta orientale levigata color crema; due colon-
ne di testo sono inquadrate in uno specchio scrittorio delimitato da una cornice, o ǧadwal (mm
53 x 88), filettata in bluo, oro e verde; la fascia divisoria centrale offre un motivo floreale in oro e
rosso; riquadri, triangoli e cornicette miniati con fiori rossi e viola su fondo oro modulano e ador-
nano la mise en texte in corrispondenza dei brani poetici. Le cc. 3r-8r, contenenti la prefazione,
sono trascritte su una colonna; lo sfondo in oro crea un suggestivo effetto “a nuvola”. Le cc. 9-14
risultano assemblate in disordine, forse a causa di un’operazione di rilegatura postuma. Alle cc. 3r,
9r, 10r, 13v, 14v campeggiano cinque metà di splendide ornamentazioni arabescate a tappeto (sar-
lawh.) con due righe centrali, che si ritrovano ricomposte simmetricamente a dittico alle cc. 26v-27r,
280v-281r, 287v-288r, 290v-291r: un fiore a quattro punte campeggia in un rettangolo scandito da
una cornice centrale con inscritti quattro versi e cartigli in oro per il titolo, lasciati in bianco: il tutto
ornato da fiorellini viola, azzurri, rossi su fondo oro (Tavv. XXIII-XXIV).
Espressioni dei motivi stereotipi della poesia lirica persiana, 40 scene miniate a piena pagina e
inserite nel ǧadwal raffigurano vari momenti della vita di corte all’interno o in giardino: conviti e
libagioni a palazzo (cc. 9v, 15v, 16v, 17v, 19r, 35r, 163r), riunioni e banchetti col sovrano (cc. 21r,
46r, 81r, 94v, 100r, 127v, 156r, 207v, 229r, 283r, 298v), banchetti nel harem (c. 52r), incontri e con-
viti con la sovrana (Tav. XXII) (cc. 61r, 70r, 86r, 108r, 117v, c. 147r, 174r, 185v, 194v, 212r, 238v,
242v, 249r, 285v, 291v, 293v, 296v), danze (c. 219v), nella natura 8 (c. 262r).
La coperta, ispirata alla tecnica di laccatura cinese e probabilmente più tarda rispetto al corpo
del codice, è costituita da piatti con anima in cartone e pelle, stuccati, dipinti e laccati; la decora-
zione presenta una cornice perimetrale e una decorazione a motivi floreali e vegetali all’interno,
con grandi fiori rossi, arancio e gialli su fondo nero. All’interno dei piatti si trovano le doublures,
con cornice, fiori verdi e nero su fondo verde chiaro. Il dorso di pelle è stato restaurato; i capitel-
li originali presentano la caratteristica trama a spina di pesce, con fili di seta verde e rosa fucsia.

BIBLIOGRAFIA: Il trionfo sul tempo 2002, n. 57; Piemontese 1974 pp. 41-42.
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Catalogo 203

3. Seme di zucca con iscrizione (Or 392)


Teheran, 1310/1892
Seme di zucca, mm 17 x 9; astuccio, mm 72 x 51
Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale
dei Lincei e Corsiniana (BANLC)

Sulla superficie di un seme di zucca diviso a metà, in pochi millimetri di


spazio scrittorio, sono state iscritte qualche breve sura coranica con inchio-
stro nero. Con una lente di ingrandimento si possono distinguere le sure
brevi:
112, Ihlās (Il puro monoteismo): «Nel nome di Dio, il clemente, il mise-
ricordioso. Dì: “Dio è unico, Dio è l’assoluto. Non ha generato, non è sta-
to generato e nessuno è uguale a lui»;
108, Kawtar (L’abbondanza): «Nel nome di Dio, il clemente, il misericor-
¯
dioso. Invero ti abbiamo dato l’abbondanza. Esegui l’orazione per il tuo Signore e sacrifica! In veri-
tà sarà colui che ti odia a non avere seguito»;
103, ‘Asr (Il tempo) «Nel nome di Dio, il clemente, il misericordioso. Per il tempo! Invero l’uo-
mo è in perdita, eccetto coloro che credono e compiono il bene, vicendevolmente si raccomanda-
no la verità e vicendevolmente si raccomandano la pazienza»;
di nuovo la 112;
18, Kahf (La caverna), parte del versetto 39: «Così Dio ha voluto! Non c’è potenza se non in
Allah!».
In ultimo è stata apposta la data, con il mese e l’anno: s.afar 1310/1892.
Il semino è incastonato in un piano di velluto blu e chiuso in un astuccio foderato di seta ver-
de e rivestito di velluto fucsia (Tav. XX).
Secondo Giuseppe Gabrieli, due foglietti originariamente acclusi al suo interno – oggi spariti –
recavano due copie dei testi coranici trascritti sul seme, mentre in un altro si trovavano l’elenco di
tali brani e, sul verso, la dedica a Leone Caetani: “au charmant Prince Teano”, Teheran 13... Si trat-
ta, presumibilmente, di un dono ricevuto da Caetani durante il suo viaggio in Persia nell’inverno-
primavera del 1894.
È indubbiamente suggestiva, oltre che inconsueta, la pratica di adottare un seme di dimensioni
così ridotte per la trascrizione di testi, ancorché molto brevi.

BIBLIOGRAFIA: Gabrieli 1926, p. 74.


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Tavola XVII Tavola XVIII


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Tavola XIX Tavola XX

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Tavola XXI Tavola XXII

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Tavola XXIII Tavola XXIV

Fig.

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