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LA RINASCITA DEL PATRIARCATO SIRO-CATTOLICO

I DOCUMENTI DELL’ARCHIVIO STORICO DI PROPAGANDA FIDE


(1773-1775)
Introduzione

Il presente volume offre una selezione dei documenti riguardanti la città di Aleppo conservati
presso l’Archivio Storico della Congregazione di Propaganda Fide datati tra 1773 e 1775, un
biennio cruciale nella storia della comunità siro-cattolica.
Nel 1702, con la morte del patriarca Ignazio Pietro VI, deceduto in circostanze misteriose
mentre era recluso nelle prigioni di Adana, si aprì una lunga fase in cui la Chiesa siro-cattolica
rimase priva della propria guida. Da quel momento i fedeli, senza il loro patriarca, furono
assistiti dai missionari e prelati latini residenti ad Aleppo. In questo periodo la comunità siro-
cattolica, che in quella città era particolarmente numerosa, fu sottoposta alle pressioni della
Chiesa ortodossa, a cui le autorità ottomane riconoscevano una posizione giuridica privilegiata.
In queste condizioni critiche nel corso del Settecento il numero dei fedeli andò sensibilmente
diminuendo (CHALFOUN 1986, pp.165-66), ma la protezione dei diplomatici francesi, il
console ad Aleppo e l’ambasciatore ad Istanbul, garantì la posizione giuridica della comunità
cattolica.
Solo nel 1783 fu finalmente ripristinato il Patriarcato siro-cattolico. Questo avvenne dopo
che il vescovo giacobita Dionisio Michele Giarve (Dionisius Miẖā’il Ǧarweh), che già da
tempo nutriva simpatie cattoliche, si convertì al cattolicesimo. La sua conversione, riconosciuta
dalla Santa Sede nel giugno del 1776, riportò nell’alveo della Chiesa cattolica numerosi
sacerdoti e fedeli siriaci. Tuttavia, questo cammino non fu facile. La comunità non sfuggì alle
ritorsioni del patriarca siro-ortodosso Ignazio Giorgio IV e alle conseguenti persecuzioni delle
autorità ottomane. Lo stesso vescovo Giarve dovette subire l’incarcerazione e fu costretto ad
allontanarsi da Aleppo, prima di venir eletto alla dignità patriarcale, col nome di Ignazio
Michele III.

Le lettere dell’Archivio Storico di Propaganda Fide (1773-1775)


Le lettere appartengono alla corrispondenza intercorsa tra i membri della comunità cattolica in
Oriente e la Congregazione de Propaganda Fide nel periodo della conversione di Michele
Giarve. Si tratta di un momento cruciale per il successivo ristabilimento della Chiesa siro-
cattolica ad Aleppo, a cui il vescovo Giarve dedica solo alcune pagine della sua autobiografia
(CHEIKHO 1901, pp. 384-85). I documenti dell’Archivio di Propaganda Fide offrono molti
altri dettagli sugli avvenimenti di quegli anni. Attraverso le lettere è possibile, infatti, ricostruire
i contatti che precedettero e prepararono la conversione, e le successive difficoltà incontrate
dalla Chiesa siriaca a causa dei dissensi con parte del clero latino e per l’ostilità del patriarca
giacobita.
In una lettera dell’agosto del 1773 l’arcivescovo siro-cattolico di Gerusalemme Giuseppe
Kodsi annunciava a papa Clemente XIV la conversione al cattolicesimo della comunità siro-
ortodossa di Aleppo, avvenuta nel corso dell’anno precedente grazie all’opera dei missionari.
In seguito a questo evento i cattolici avevano anche potuto riprendere possesso della grande
chiesa della città (1). Kodsi scriveva dal monastero di Sant’Efrem nel Monte Libano, essendo
impossibilitato a raggiungere la città di Aleppo senza l’autorizzazione delle autorità ottomane.
In realtà la situazione che si era creata nella chiesa di quella città presentava diversi problemi.
“In una parola, è tutto un caos”, aveva scritto in precedenza lo stesso arcivescovo al cardinale
Castelli, prefetto di Propaganda Fide (2). La questione più controversa era l’abitudine del clero
e dei fedeli convertiti a continuare nelle vecchie pratiche rituali, entrando per questo in
contrasto con i missionari. Più in generale, l’arcivescovo Kodsi lamentava l’assenza di una
guida per la comunità siriaca di Aleppo.
In risposta alle preoccupazioni di Kodsi, Propaganda Fide decise di inviare ad Aleppo un
emissario fidato, Elia Scidiac (3, 4), con l’incarico di riferire sulla situazione. Elia era un allievo
siriano del Collegio particolarmente brillante, che nel decennio successivo si sarebbe trasferito
in Spagna dove prese incarico presso la biblioteca dell’Escorial, divenendo grazie alle sue
conoscenze linguistiche un noto orientalista (Arribas Palau 1991).
La comunità cattolica di Aleppo sembrò trovare finalmente una guida allorché nel corso del
1774 il vescovo giacobita Dionisio Michele Giarve cominciò a mostrare segnali di
avvicinamento al cattolicesimo. A fine ottobre padre Isidoro da Lucca, guardiano dei
francescani di Terra Santa, e padre Eleuterio (Éleuthère), custode dei cappuccini, informavano
Propaganda Fide della volontà di rientrare ad Aleppo ed abbracciare la fede cattolica, che il
vescovo Giarve aveva espresso nelle lettere scritte ai suoi familiari in città (5). A questa notizia,
Propaganda Fide fece stampare una lettera in lingua siriaca e in arabo a caratteri carsciunici
destinata al vescovo, che fece diffondere ad Aleppo in molte copie all’inizio del 1775. Allo
stesso tempo chiedeva ai prelati cattolici di valutare con attenzione la sincerità della sua
conversione (6, 7, 26, 29).
Il 18 dicembre 1774 Giarve giunse ad Aleppo e, come comunicava al papa il vescovo greco-
melchita Ignazio Carpo (Iġnasius Karbūs), fece professione di fede in forma privata, recitando
la formula in arabo stabilita da Urbano VIII (12) alla presenza dei missionari, del clero e dei
principali delle quattro nazioni cattoliche di Aleppo (8). Verso la fine di gennaio del 1775 lo
stesso Giarve scriveva ripetutamente a Roma per ufficializzare l’unione con la Chiesa cattolica,
trasmettendo copia della professione di fede. In una lettera al segretario di Propaganda Fide, il
cardinale Stefano Borgia, Giarve spiegava come si fosse già da molti anni intimamente
avvicinato alla fede cattolica (11). In quella stessa occasione nominava suo procuratore presso
la Santa Sede il sacerdote siriano Dionisio Haggiar (Dionisius Ḥaǧǧār) (13), che avrebbe
dovuto perorare le istanze della comunità siro-cattolica. L’aiuto che si chiedeva a Roma era sia
politico che economico. In primo luogo si richiedeva che Propaganda Fide intercedesse presso
l’ambasciatore di Francia ad Istanbul affinché ottenesse dalle autorità ottomane un firmano che
sottraesse la chiesa di Aleppo alla giurisdizione del patriarca giacobita. Inoltre si chiedeva un
sostegno economico, per alleviare i pesanti debiti che gravavano sulla comunità siro-cattolica
(14, 17).
Nei mesi successivi, in attesa di ricevere dalla Santa Sede la conferma della potestà
episcopale, monsignor Giarve continuò a risiedere e celebrare messa presso la casa del padre,
dragomanno del console di Francia, senza ingerirsi “in verun affare della Nazione, né spirituale
né temporale” (18). Molti membri della clero aleppino lodarono questa condotta prudente e
attestarono in favore della genuinità della sua conversione. Ad esprimersi in questo senso
furono il vicario Giuseppe Haggiar (Yusūf Ḥaǧǧār) (18) e, soprattutto, Elia Scidiac (19). Inoltre
costoro segnalavano alla Congregazione di Propaganda Fide come il suo esempio stesse
attirando alla Chiesa cattolica molti fedeli ortodossi.
Tuttavia fra il clero non mancava chi, come padre Isidoro di Lucca e l’arcivescovo Kodsi,
nutrisse sospetti sulla sincerità della conversione di monsignor Giarve e degli altri sacerdoti e
fedeli siriaci, mettendo in guardia la Congregazione dal dare loro aiuto economico (20, 21).
Questo differenza di opinioni era parte di un più ampio dissenso che opponeva i missionari ai
religiosi di rito siro-cattolico. Gli ordini religiosi latini ad Aleppo operavano secondo le
direttive di Propaganda Fide, ma interpretavano in maniera alquanto diversa il proprio ruolo
missionario. Se cappuccini e gesuiti tradizionalmente avevano mostrato un maggiore «spirito
di adattamento» verso le pratiche del rito orientale, i francescani di Terra Santa, coadiuvati in
questo dalle suore terziarie, perseguivano una linea di rigida latinizzazione della liturgia
(CHALFOUN 1986, pp. 168-69). Il dissenso che opponeva i francescani al resto del clero
aleppino riguardava in particolare la data della celebrazione dell’Immacolata Concezione, che
secondo calendario liturgico del rito orientale ricorre il 9 dicembre, e le modalità di
somministrazione dei Sacramenti (22, 23, 24, 25).
Propaganda Fide intervenne tempestivamente per ricomporre i dissensi dottrinali. Da un
lato fece prevalere una linea più favorevole all’accoglimento delle pratiche rituali dei fedeli di
rito orientale, secondo quanto già stabilito da un breve di Benedetto XIV del 1758 (26, 28, 33).
Dall’altro richiamò all’ordine quei sacerdoti orientali, che, come Giuseppe Haggiar, erano
sospettati di essersi concessi libertà rituali al limite dell’eresia, creando grande malcontento nel
resto della gerarchia ecclesiastica. Il timore era che, continuando i sacerdoti ad indulgere in
pratiche rituali ortodosse, la conversione dei fedeli restasse solo esteriore (27, 39).
Il 24 giugno del 1775 Pio VI, che era da poco succeduto a Clemente XIV, scrisse un breve
apostolico con cui rispondeva alla lettera che monsignor Giarve aveva scritto in gennaio (9).
Contestualmente Propaganda Fide accordava al vescovo siro-cattolico un sostegno economico
(35). Ancora a settembre di quell’anno la Congregazione chiedeva a monsignor Kodsi di
adoperarsi, con una “lettera officiosa insieme, ed istruttiva”, a cercar di far avvicinare il
patriarca giacobita Ignazio Giorgio IV alla chiesa cattolica (37).
In realtà a Roma non era ancora giunta notizia che nel frattempo il patriarca siro-ortodosso
aveva già preso l’iniziativa. Profondamente irritato dalla conversione del suo vescovo, il 24
maggio era giunto ad Aleppo. Qui si era subito adoperato per riottenere il possesso della chiesa
in virtù del berāt, la patente ottomana, che gli conferiva autorità su quella comunità. I sacerdoti
cattolici erano stati costretti a prendere rifugio nelle case dei fedeli per sfuggire alla
persecuzione che aveva scatenato contro di loro. A nulla erano valsi i tentativi che i fedeli
sostenevano di aver fatto per rabbonirlo (40, 41, 43). Durante il suo soggiorno ad Aleppo
Giorgio IV era entrato in contrasto anche con il vescovo greco-ortodosso, che aveva una
posizione più conciliante verso i cattolici (46, 47).
In una simile emergenza, capi delle nazioni decisero di trattare direttamente con le autorità
ottomane per riottenere la chiesa. La possibilità di disporre di un luogo di culto così ampio era
infatti indispensabile per la sopravvivenza e la crescita della comunità dei fedeli. Nella città di
Aleppo vi era solo un’altra chiesa cattolica, ma di dimensioni ridotte, quella dei maroniti, e le
piccole cappelle degli ordini missionari erano piuttosto fuori mano (47). Il ricorso alle autorità
per riacquistare la chiesa, tuttavia, comportò ingenti spese e costrinse la nazione siro-cattolica
a contrarre ulteriori debiti (44), di cui in seguito veniva fornito a Roma un dettagliato
ragguaglio (57). Pertanto, i rappresentanti del clero e delle nazioni cattoliche in accordo fra
loro decisero di inviare a Roma Elia Scidiac affinché raccogliesse fondi nelle città d’Occidente
in favore della chiesa aleppina. Il 24 giugno questi partì alla volta di Alessandretta e di lì si
imbarcò per Marsiglia, da dove a fine settembre scriveva al cardinale Castelli (53).
In quest’occasione i cattolici di Aleppo cercarono nuovamente di ottenere un ḫaṭṭ-i šarīf, un
decreto sultaniale, che concedesse loro piena giurisdizione sulla chiesa di Aleppo. A tal fine
vennero scritte varie lettere all’Ambasciatore francese e al Vicario apostolico ad Istanbul,
Giovan Battista Bavestrelli. Inoltre fu sollecitata l’assistenza dell’Ambasciatore del Regno
delle Due Sicilie (47). Monsignor Gerve chiese anche l’intercessione del pontefice presso il re
di Francia, ma non si ottennero risultati significativi.
Il patriarca Ignazio Giorgio si trattenne ad Aleppo due mesi, infine il 27 luglio lasciò la città
riconsegnando la chiesa ai cattolici (50). La fermezza dimostrata da Gerve in questo difficile
frangente, comunque, rinfrancò i missionari circa la sincerità della sua conversione (47). Anche
padre Isidoro, che era stato fra i più sospettosi, il 2 luglio scriveva a Propaganda Fide lodando
la “costanza indicibile” mostrata dal vescovo e dai sacerdoti siro-cattolici, e rimarcando quanto
fosse forte l’”unione colla S. Chiesa Cattolica” dei loro fedeli (48). A fine settembre il prefetto
della Congregazione scriveva a monsignor Giarve felicitandosi per la condotta avuta in
occasione dell’arrivo ad Aleppo del patriarca giacobita, ma invitandolo anche a dare ulteriori
dimostrazioni della sua fede (49).
Ad ottobre giungeva ad Aleppo il breve indirizzato a monsignor Giarve, che lo leggeva alla
presenza dei fedeli riuniti (54, 55). Pare che comunque egli esitasse ancora ad esercitare
appieno la giurisdizione vescovile, sia per i debiti che gravavano sulla chiesa, sia per la
posizione dei missionari francescani, che, anche su disposizione della Congregazione,
continuavano ad essere prudenti nei suoi riguardi (57). Comunque, verso fine anno, nonostante
le difficoltà e i pericoli, monsignor Giarve sembrava solidamente insediato ad Aleppo, aveva
aperto una scuola per i chierici e i giovani della nazione siro-cattolica, e giungevano
testimonianze della sua opera di evangelizzazione, che aveva portato nuove conversioni (59,
60). Così, fra numerose difficoltà ed ostilità, in quegli anni la Chiesa siro-cattolica, mosse i
primi passi verso la rinascita del Patriarcato.

I documenti e l’edizione
I documenti pubblicati pertengono a due fondi: il fondo Soriani delle Scritture non riferite e le
Lettere. Nel primo fondo sono conservate le lettere provenienti dai membri delle chiese
cattoliche di Aleppo indirizzate a Roma, al papa o a Propaganda Fide. Le lettere si conservano
negli originali, che il più delle volte sono in lingua araba. Tali originali sono accompagnati da
traduzioni molto accurate e rigorose in italiano realizzate dalla Congregazione. Il secondo
fondo contiene in copia le lettere e deliberazioni degli organi della Congregazione, del Prefetto
e del Segretario. All’interno dei fondi i documenti sono raccolti in un ordine cronologico
relativamente preciso.
Lo scopo della presente edizione è offrire attraverso il materiale dell’Archivio Storico di
Propaganda Fide una ricostruzione in qualche modo narrativa di un passaggio cruciale della
storia della comunità siro-cattolica di Aleppo. A tal fine sono stati selezionati un numero di
documenti, mentre ne sono stati omessi altri, che, seppure interessanti, non apparivano
essenziali alla ricostruzione degli eventi. Ovviamente tale selezione arbitraria non pretende di
essere esaustiva, tuttavia si spera che ne benefici la facilità di lettura e la fruibilità del testo. Si
è scelto di proporre la trascrizione dei documenti in traduzione italiana, corredata nei casi più
notevoli dalla riproduzione in facsimile dei corrispondenti documenti arabi originali.
I documenti sono presentati in un ordine che segue lo sviluppo degli avvenimenti, in cui le
lettere provenienti dalla Siria si alternano alle risposte da Roma. La corrispondenza, viaggiando
per via di Costantinopoli e Venezia o di Marsiglia, solitamente impiegava diversi mesi per
giungere a destinazione. Questo determina che nell’edizione si sia dovuto derogare ad ordinare
le lettere in maniera rigorosamente cronologica. Né tantomeno, l’ordine dei testi
necessariamente rispetta quello con cui i documenti compaiono nell’Archivio. Il lettore
interessato potrà risalire a quest’ultimo attraverso le tavole di concordanza che precedono la
raccolta dei documenti.
In alcuni casi non è stato possibile determinare con chiarezza se il destinatario delle lettere
fosse il prefetto o il segretario di Propaganda Fide e, nel dubbio, si è preferito omettere ogni
indicazione.
Per quanto riguarda i nomi di persona, si è scelto di rendere i nomi arabi nella loro forma
italianizzata con cui compaiono nei documenti e con cui sono più comunemente conosciuti
nella letteratura secondaria in lingua italiana.
Indice lettere

1. Lettera di Giuseppe Kodsi a papa Clemente XIV, 2 agosto 1773


2. Lettera di Giuseppe Kodsi al cardinale Castelli, 14 luglio 1773
3. Lettera di Elia Scidiac al cardinale Castelli, 6 agosto 1774
4. Lettera del cardinale Borgia ad Elia Scidiac, 4 marzo 1775
5. Lettera di Isidoro da Lucca e Padre Eleuterio, 30 ottobre 1774
6. Lettera all’arcivescovo Giuseppe Kodsi, del 6 febbraio 1775
7. Lettera a Isidoro da Lucca e Padre Eleuterio, del 4 febbraio 1775
8. Lettera dell’arcivescovo greco-melchita Ignazio Carpo a papa Clemente XIV, 16 dicembre
1774
9. Lettera del vescovo Giarve a papa Clemente XIV, fine gennaio 1775, originale arabo
10. Lettera del vescovo Giarve alla Congregazione di Propaganda Fide, fine gennaio 1775
Originale arabo
11. Lettera del vescovo Giarve al cardinale Stefano Borgia, fine gennaio 1775
Originale arabo
12. Formula di fede in arabo recitata dal vescovo Giave, dicembre 1774
13. Mandato di procura del vescovo Giarve per Dionisio Haggiar, 27 gennaio 1775
Originale arabo
14. Lettera del vescovo Giarve a Dionisio Haggiar, fine gennaio 1775
15. Lettera di Giovanni Morgian alla Congregazione di Propaganda Fide, 9 febbraio 1775
16. Lettera del vescovo greco-melchita Ignazio Carpo alla Congregazione di Propaganda Fide,
31 gennaio 1775
Originale arabo
17. Lettera dei capi delle nazioni cattoliche alla Congregazione di Propaganda Fide, 27 gennaio
1775
Originale arabo
18. Lettera di Giuseppe Haggiar al cardinale Castelli, 3 febbraio 1775
Originale arabo
19. Lettera di Elia Scidiac, 2 febbraio 1775
20. Lettera di Isidoro da Lucca, 4 febbraio 1775
21. Lettera di Giuseppe Kodsi alla Congregazione di Propaganda Fide, 27 febbraio 1775
22. Sinossi della lettera di Padre Eleuterio custode dei cappuccini, inizio 1775
23. Lettera di Elia Scidiac, 9 gennaio 1775
24. Lettera di Elia Scidiac, 29 gennaio 1775
25. Lettera di Giuseppe Haggiar alla Congregazione di Propaganda Fide, 11 febbraio 1775
Originale arabo
26. Lettera a Giuseppe Kodsi, 25 marzo 1775
27. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide a Giuseppe Haggiar, 25 marzo 1775
28. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide a Isidoro da Lucca, 25 marzo 1775
29. Lettera a Isidoro da Lucca, 3 giugno
30. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide a Padre Eleuterio custode dei Cappuccini,
27 maggio 1775
31. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide al vescovo Giarve, 24 giugno 1775
32. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide al vescovo Ignazio Carpo, 24 giugno
33. Lettera del cardinal Castelli a Giuseppe Haggiar, 24 giugno
34. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide ai deputati delle quattro nazioni cattoliche
di Aleppo, 24 giugno 1775
35. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide al vescovo Giarve, 15 luglio 1775
36. Lettera a Padre Eleuterio, 12 agosto 1775
37. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide al vescovo Kodsi, 9 settembre 1775
38. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide all’arcivescovo maronita Arsenio Sciukrì,
9 settembre 1775
39. Lettera della Congregazione di Propaganda Fide all’arcivescovo Kodsi, 9 settembre 1775
40. Lettera del vescovo Giarve, 9 giugno 1775
Originale arabo
41. Lettera del vescovo Giarve a papa Pio VI, 9 giugno 1775
Originale arabo
42. Memoriale dei notabili e del clero di Aleppo al cardinale Borgia, 9 giugno 1775
Originale arabo
43. Lettera del clero e dei notabili di Aleppo al cardinale Borgia, 9 giugno 1775
Originale arabo
44. Lettera dei cinque amministratori delle chiese siriane alla Congregazione di Propaganda
Fide, 9 giugno 1775
Originale arabo
45. Lettera dell’arcivescovo greco-melchita Carpo a Congregazione di Propaganda Fide, 10
giugno 1775
Originale arabo
46. Lettera di Giovanni Morgian alla Congregazione di Propaganda Fide, 19 giugno 1775
47. Lettera di Isidoro da Lucca e altri missionari alla Congregazione di Propaganda Fide, 21
giugno 1775
48. Lettera di Isidoro da Lucca alla Congregazione di Propaganda Fide, 2 luglio 1775
49. Lettera al vescovo Giarve, 30 settembre 1775
50. Lettera di Giuseppe Kodsi, 12 agosto 1775
51. Lettera di Giuseppe Haggiar alla Congregazione di Propaganda Fide, 29 agosto
Originale arabo
52. Lettera del vescovo Giarve alla Congregazione di Propaganda Fide, 9 settembre 1775
Originale arabo
53. Lettera di Elia Scidiac, 28 settembre 1775
54. Lettera del vescovo Giarve a papa Pio VI, 13 ottobre 1775
Originale arabo
55. Lettera del vescovo Giarve alla Congregazione di Propaganda Fide, ottobre 1775
Originale arabo
56. Lettera di Giuseppe Haggiar alla Congregazione di Propaganda Fide, 1 novembre 1775
Originale arabo
57. Lettera di Giuseppe Haggiar alla Congregazione di Propaganda Fide e nota dei debiti della
Chiesa siro-cattolica, 1 novembre 1775
Originale arabo
58. Lettera del vescovo Giarve alla Congregazione di Propaganda Fide, 5 dicembre 1775
Originale arabo
59. Lettera di Giuseppe Haggiar alla Congregazione di Propaganda Fide, 9 dicembre 1775
Originale arabo
60. Lettera del vescovo Giarve alla Congregazione di Propaganda Fide, 12 dicembre 1775
Originale arabo
Tavole di Concordanza

Scritture non riferite, Soriani vol. II, Archivio Storico “De Propaganda Fide”:
documenti in italiano

Numero carte Numero documento 272 42


12-13 2 273-274 41
15-18 1 278 44
66 3 285 45
95 5 287-288 46
120 8 304-305 48
125 310-313 47
145-147 17 322 51
149 13 333
151 16 344-345 50
153 10 348-349 52
174-180 14 356
182-183 11 362-363 53
186 19 382 54
191-192 23 384 55
194-195 24 387 56
196-197 18 396-397 57
199-210 20 414 58
210 15 418-419 59
211-214 25 426-427 60
221 22 430
225 21
256-259 43
260 40

Scritture non riferite, Soriani vol. II, Archivio Storico “De Propaganda Fide”:
Documenti in arabo

Numero carte Numero documento 282 43


143-144 17 285 45
152 16 292 9
155 10 323 51
159 13 350-351 52
180-181 12 383 54
184 11 385 55
198 18 388 56
218-219 25 398-399 57
261 40 415 58
268 43 417 59
271 42 428-429 60
276 41

Lettere vol. 226 Archivio Storico “De Propaganda Fide”

Numero carte Numero documento 49 6


50 7 232-233 34
104-106 26 234-235 31
106-108 27 264-265 35
108-109 48 314-315 36
181-182 30 375-376 37
202 29 379-380 38
231-232 32 380-385 39
232 33 440-442 49

Lettere vol. 227 Archivio Storico “De Propaganda Fide”

Numero carte Numero documento


27 4

SIGLE E ABBREVIAZIONI

SOR. Scritture non riferite, Soriani vol. II, Archivio Storico “De
Propaganda Fide”
LETT. Lettere, vol. 226, Archivio Storico “De Propaganda Fide”
LETT.M.S. Lettere, vol. 227, Archivio Storico “De Propaganda Fide”
DOCUMENTI
1

[Sor. 15r]
Beatissimo Padre
Dopo il bacio de’ Santissimi Piedi con maggior venerazione che posso, rappresento alla Santissima
Udienza di Vostra Beatitudine il fatto quasi miracoloso della converzione di mia nazione Giacobita
d’Aleppo alla cattolica Fede, e della restituzione di nostra chiesa di detta città a noi che da sesanta anni
incirca era già occupata da’ eretici nostri sotto il dominio del Giacobita Patriarca, il quale per tutto questo
tempo mai lasciava in pace li cattolici senza persecuzione.
Questa chiesa prima del d.o tempo era in dominio de’ cattolici, e risiedevano successivamente in essa li
Patriarchi soriani cattolici per opposizione de’ giacobiti che soliano sempre risiedere in Mezzopotamia.
La parte de’ cattolici era allora tanto poca che non faceva più di cinquanta persone frà tutti clero e
populo, e tutto il rimanente della nazione era eretico, e seguace del Giacobita Patriarca. Da questo si
vede chiaro che li cattolici non potevano moral.te resistere ai eretici senza aver una speciale forza con
cui veniva oppresso il furore [15v] de’ medesimi eretici, e del loro Patriarca. In fatti era in quel tempo
il cattolico Patriarca a nome di tutti li cattolici protetto in modo speciale dall’Ambasciadore del Rè di
Francia in Costantinopoli appresso il gran Turco contra il Giacobita Patriarca il quale benché tiene
sempre una gran forza in Costantinopoli, nonostante resta sempre maggiore di quella la forza
dell’Ambasciadore, e per ciò durante questa protezione li cattolici prevalevano sempre ai eretici. Io per
altro non so se questa protezione fosse stata anticamente per comando del Rè di Francia al suo
Ambasciadore, ò per bontà de’ Ambasciadori; ma comunque sia si diede il caso d’esser là in
Costantinopoli succeduto un Ambasciadore il quale non so se per il suo poco zelo per li cattolici, ò per
altro motivo tralasciò di proteggere il sudd.o Patriarca; onde il Patriarca Giacobita prevalse al cattolico
Patriarca, che era allora Mons. Pietro, e lo mandò con tutto il suo clero in bando, ove morirono confessori
di X.to, ed occupò la chiesa d’Aleppo dai [16r] cattolici, e principiò a fare loro le persecuzioni. Ma
siccome ex operibus eorum cognoscetis eos, ne nacque che gli eretici d’Aleppo cominciassero conoscere
la verità ed a poco a poco convertirsi alla Fede tanto che ai nostri tempi li Giacobiti si ridussero a
pochissimo numero in modo tale che non potevano più essi resistere alli insulti, e tirannie, che il governo
Turco suole fare a chi tiene in suo dominio la chiesa, e perciò si trovava la chiesa talvolta de’ mesi serata
e, li preti Giacobiti in carcere per comando del Bascià. Da questi succedimenti li zelanti missionarij ne
presero maggior motivo à più spingere quelli rimanenti Giacobiti ad abracciar la Fede cattolica
abandonando l’eresia, e restituire la chiesa ai cattolici, persuadendo loro che uniti tutti quanti nella S.
Fede allora potevano resistere alle tirannie de’ Turchi. Adunque li eretici per liberarsi da tante angustie
operando anche la grazia del Sig.re restarono persuasi della verità, eccettuati da tutti alcuni che rimasero
nella perfidia, ma nel tempo [16v] medesimo non potevano impedire il bene; e dopo alcuni giorni si
portarono sei preti col rimanenti de’ secolari nella chiesa de’ Gesuiti, ove in presenza de maggior parte
de’ missionarij, e di gran concorso di fedeli fecero pubblicamente la professione di Fede, e ricevettero
dal mio vicario la publica assolusione dall’eresia. Circa il vescovo eretico, egli si trovava prima fugito
appresso il suo Patriarca per le sudd.e angustie, e fin’ora anche là rimane. Fatto tutto questo il dì seguente
unita tutta la nazione insieme se ne portò dal governo turco della città per prendere da esso la licenza di
consegnare ai cattolici la chiesa.
Il sudd.o governo, preso antecedentemente dai cattolici un buon regalo di danaro, non solo diede la
licenza, ma anche dippiù si mostrò assai favorevole ai cattolici; e frà questi il gran Giudice si segnalò in
ciò maggiormente con questo veramente ammirabile fatto seguente: Chiamò egli a se tutta la [17r]
nazione nel suo seraglio alla presenza d’una gran parte del sudd.o governo; comandò che li eretici si
separassero dai cattolici; separati l’uni dalli altri cominciò chiamare li eretici uno per uno, ed interrogarlo
in questa guisa “voi che eravate prima (sono le stesse parole del giudice) seguace di questi scomunicati,
Barsuma, Dioscoro, Giaccomo, Eutiche, Severo, Timoteo, Giovanni, li quali non sono amati, ne onorati
dalli successori di Xto, ora disprezzate, e maledite, e scomunicate questi empij, scelerati”: rispondeva il
convertito, Si Sig.re: replicava il Giudice: badate bene, non tornate più esser seguace di questi sudd.i
perché costoro sono forestieri, novatori della Fede, non osservano l’Evangelo di Xto, e perciò li
successori di Xto li hanno scaciati, e voli altri li avete abbraciati, rispodeva il convertito: non tornarò
più amarli; aggiungeva il Giudice, se poi ritornarete ad amarli, sarete obligato a pagare ai poveri del
Sciabanie (nome del gran spidale de’ [17v] poveri turchi d’Aleppo) cinquanta piastre: che vagliano 250
scudi Romani, rispondeva il convertito: Si Sig.re”. Allora il giudice prendeva lo scritto di lui col proprio
pugno impresso col sugello di tutto ciò che aveva promesso, e lo licenziava. Con questa guisa si portò
li Giudice con tutti ciascheduno per ciascheduno de’ convertiti. Ma Santo Padre frà queste cose successe
una ridicola, ed insieme bella, ch’è: chiamato il Giudice uno di questi provetti d’età a cui cominciò il
Giudice dire il sudd.o discorso, li rispose così: Sig.re io, che sono nato, ed anche allevato in questa fede,
eppuro non so il nome di questi eretici, come mai Vostra eccellenza li sa? Allora rise alquanto il Giudice
e seguitò il suo discorso. Santo Padre questo è quello che è succeduto nelle sudd.e circostanze. Il dì
seguente poi sono state consegnate le chiavi della chiesa ai cattolici; ed entrarono tutti a far orazione
asieme; e per grazia del Sig.re vanno sempre meglio le cose della Santa Fede. Io fin’ora rimano nel
Monte [18r] Libano, e governo per quanto posso la sudd.a chiesa da lontano per mezzo del mio vicario,
perché non posso andare senza protezione, senza cui neppure potranno resistere per molto tempo li
cattolici, benché siano la parte maggiore della nazione d’Aleppo; e questa protezione poi richiede
impegni di principi, e spesa di danaro alle quali nessuno potrà fuori di Vostra Santità per un sì grande
bene delle anime, onde spero l’ajuto per questi poveri cattolici, parte di suo grege, dalla Clemenza di
Vostra Santità; il modo poi con cui si deve questi affare regolare lo ho umiliato a Monsig. Stefano Borgia
Secretaro di Sacra Cong.ne de Prop.a Fede. E dinuovo con umilissima rassegnazione le baccio i
Santissimi Piedi
Di Vostra Santità
Santo Efrem Monte Libano
2 Agosto 1773 del Sig:
U.mo, Osser.mo Ubb.mo Figlio
Giuseppe Codsi
per la Dio, e Sua grazia
Arcivescovo Soriano di Gerusalemme
2

[Sor.12r]
E.mo Sig.re
Ho ricevuto la sua stimatissima de’ 14 Nov.bre dell’anno scorso, con cui E.V. mi faceva sapere che le
mie lettere già le son’ arrivate, che mi avrebbe in appresso comunicato quali sono i sentimenti
dell’Eminenze loro sull’affare della nostra casa, e del nostro convento allorché il tutto sarà stato proposta
in piena Cong.ne.
Nel mese di 7bre dell’anno scorso ho inviato a V.E.za una, con cui le ho data ragguaglio della
converzione della nazione nostra d’Aleppo alla S. Fede, e nel tempo medesimo le ho spiegato il modo
con cui si potrebbe mantenere salda nella S. Fede la convertita nazione ed insieme maggiormente
dilattare la Fede cattolica. E nel mese d’Aprile scorso ho scritto un’altra a MonSig.r Secretario
sull’istesso affare con cui davo anche ragguaglio dello stato in cui allora si trovava la sudd.a chiesa
d’Aleppo, ed il sudd.o Monastero pregandolo di dare parte a V. E.za, ed insieme le promettevo di
notificarle dopo di quello che in appresso succederà dell’uno, e dell’altro soggetto, Adunque circa le
cose del monastero, per grazia del Sig.re tutti stanno soggetti in obbedienza dovuta, e specialmente allora
quando hanno avuto da V.E. la lettera, che era insieme colla mia sudd.a; e le stanze che ho principiato
di fare fabricare, non ho potuto terminabene per la [12v] mancanza di danaro.
Riguardo allo stato della nazione d’Aleppo, per dir a V.E. sinceramente, le cose che riguardano al nome,
cioè alla sterna propagazione di Fede pare che vadano bene, mentre che ora la nazione ha mandato al
Giacobita Patriarca un buon regalo di danaro per farlo adesso tacere; Riguardo poi alle cose di sostanza,
e della vera propagazione di fede, non mi piace troppo lo stato presente della sudd.a nazione, e per
scaricar la mia coscienza, le dico chiaro che vanno malamente che la chiesa, e la nazione, e special.te il
clero che è venuto da una somma ignoranza dell’eresia, sono regolati, e governati da preti semplici, ed
incapaci per consiglio de’ frati missionarij Europei, che ignorano li abusi che vi sono nella chiesa
convertita, e nel clero sudd.o; ignorano la lingua del rito, onde non possono corregere li spropositi
ereticali che vi sono ne’ libri ecclesiastici; ignorano il rito medesimo, e perciò talvolta prendono una
cosa per rito che in sostanza sarà eretica, e piena di veleno. In tutto il clero non vi è alcuno capace fuor
di D. Giovanni Morgian, e questo non può fare niente perché nessuno lo sente per via che [13r] è
contradetto da’ Gesuiti; insomma le dico tutto in una parola, il tutto è un caos; e tutto questo succede
per motivo che non ci hanno il loro legitimo pastore, che per grazia del Sig.re, e della S. Sede sono
immeritamente io, presente, che possa coll’ajuto del Sig.re dirigerli nella strada di Dio, e governarli a
occhi aperti in persona in tali specialmente circostanze.
Le dico in verità E.mo, che al leggere le lettere che mi vengono d’Aleppo, divento stordito mentre che
veggo tali e sì essenziali disordini essere nel mio grege, e ben comprendo esser tutto questo del mio
dovere, e nel tempo istesso essendo lontano non posso fare niente. La cagione poi per cui non posso
andare in Aleppo già nelle lettere antecedenti le ho spiegata: ch’è: senza patente del gran Sig.r di
Costantinopoli che richiede ò gran spesa di danaro, ò impegno appresso l’ambasciadore di Francia in
Costantinopoli, non posso andare; le dico dippiù, che senza questa neppure la nazione resterà tutta
cattolica, e né la chiesa riamanerà in mano de’ cattolici. Questo anno ho chiesto da alcuni preti del mio
clero, e da alcuni de’ superiori Missionarij d’andare travestito nascostamente in Aleppo per alcuni giorni
per la visita soltanto, mi fù risposto che [13v] in niun modo ciò si poteva per cagion del pericolo di
persecuzione, che forse cagionarà la mia venuta se mai sarà sparsa fuori. E.za eccolo ho spiegato tutto;
del resto faciano quel che il Sig.re le inspirerà, ma però supplico V.E. di communicarmi quali siano i
sentimenti di Eminenze loro su questo gran affare; e dippiù la prego che tutte le cose che nelle lettere
antecedenti, e presenti, e future che scrivo, non siano stimate per bagatelle appresso loro Eminenze, e
credino che io scrivo quel che mi viene in capricio; ma siani persuasi che ogni parola che le scrivo, è di
sostanza, e prima di scriverla già è meditata bene, e privata con verità. E qui non avendo altro le bacio
le mani, e mi raccomando alle sue S.S. orazioni mentre ho l’onore con ogni rispetto, e venerazione
d’esserle
Di V.Em.za R.ma
Luglio 14. 1773
Montel. S. Efrem
U.mo Obbid.mo Servid.
Giuseppe Codsi per
la Dio grazia, e fede
Ap.lica Arcivescovo Soriano
di Gerusalemme
3

[Sor. 66r]
E.mo Sig.re
Vengo ora con tutto l’ossequio a presentar’all’Em.za vostra per la prima volta quest’umil foglio dandole
raguaglio del mio lungo viaggio dall’Itaglia in Palestina. Arrivato dunque che fui in Livorno in
compagna del mio confratello Michele Gioargi à dì 27 Ap.le, il secondo giorno trovata per buona fortuna
un’opportuna occasione ci imbarcassimo per Alessandria, dove in termine di 24 dì pervenissimo
felicemente. Quivi poi, essendo impedito il corso delle navi per mare per le scorrerie dei Moscoviti, a
gran stento, e con gran spesa trovassimo imbarco da Alessandria in Cipro, e da Cipro in Sur l’antico
Tiro, da dove preso un altro imbarco ci portassimo in Bairut, e di là partissimo per il Casravano da
Monsig.re Michele Patriarca de’Armeni, [66v] presso il quale avendo lasciato il mio compagno mi portai
tosto dal mio Arcivescovo Monsig.re Giuseppe Codzi nel Monastero di S. Efrem. Il d.o Prelato poi mi
riccevette con somma cortesia, ed essendomi alquanto istruito nelle cose del Rito nostro sotto la di Lui
condotta, mi ordinò in brieve tempo soddiacono, diacono, e sacerdote, ed hà intenzione quanto prima di
mandarmi in Aleppo luogo destinato per la mia Missione, dove spero di soddisfare mediante l’aiuto di
Dio al mio Ministero Sacerdotale, ed Apostolico. Intanto fò sapere a V. Em.za che al presente forse non
sarò ricevuto dal Clero di Aleppo nella nostra Chiesa Soriana, se non a riguardo, e rispetto della Sagra
Congregazione di Prop.da Fide, ed essendo per ipotesi ricevuto nella chiesa non sarò per ora ammesso
a parte delle rendite della medesima. Onde supplico l’Em.za V.a degnarsi di mandarmi un tenue soccorso
per il mio mediocre mantenimento per quest’anno, fin tanto, che le cose saranno rimesse in buon stato,
e non restandomi altro da dir Le umilm.te mi in chino a V. Em.za bacciando con tutto il rispetto la Sagra
Porpora, e mi dico
D.V.Em.za.
Monte Libano a dì 6 Agos. 74.
U.mo D.mo Obb.mo Serv.
Elia Scidiac Alunno
del V.ble Col. Di Prop.
4

[Lett.M.S.20r]
Al Sig.r D. Elia Scidiac Sacerdote
Soriano nel Monastero di S. Efrem
Monte Libano
4 Marzo 1775

Ho molto gradita la notizia, che V.S. mi dà del suo felice arrivo al Monastero di S. Efrem, e
dell’amorevolezza usatale da Mon.r Kodsi suo Arcivescovo, essendosi sufficientemente provveduto alle
turbolenze del clero Soriano di Aleppo, ho motivo di credere, che ella vi sarà ricevuto con tutta la carità,
e che potrà cominciare ad impiegarsi lodevolmente in vantaggio della sua Nazione. Rispetto al cattivo
trattamento, che le fu fatto in Cipro, la S. Cong.ne non ha mancato di scrivere a chi era conveniente con
que’ termini, che richiedeva la qualità del fatto: ed esortando V.S. ad usare tutto l’impegno per
corrispondere alla favorevole opinione, che [20v] si ha di lei, di vero cuore mi confermo.
5

[Sor.95r]
Eminentis. ed Eccellentis.mi Principi
Li più umili fra li loro servi il Guardiano di Terra S.a in Aleppo, ed il Custode delli P.P. Cappuccini,
premesso il Bacio delle Loro Sagre Porpore espongono all’E.E. V.V. qualmente in brieve sarà di ritorno
in Aleppo Michel Gerve Vescovo Eretico Soriano di questa città: però per quanto apparisce da diverse
sue Lettere scritte al di lui Padre, e Fratelli, dà à conoscere, che ancor’egli sia disposto ad imitare la di
lui Famiglia, ed abbracciare la Religione Cattolica; se tali sue lettere sono veramente sincere. Noi
sappiamo, che essendo questo un Vescovo, e stato tale in questa nazione d’Aleppo, non si può
abbracciare se non con direzione speciale dell’E.E. V.V. specialmente per quello riguarda l’esterno, ed
il potere entrar’ in Chiesa; che però presentandocisi occasione, ne diamo parte all’Eminenze Loro, acciò
ci rendano intesi delle Loro intenzioni sopra tal affare, e come doviamo contenerci se realmente il detto
Vescovo effettuasse quel tanto, che fà sperare con sue lettere. Se egli abbracciasse la Religione Cattolica,
sarebbe cosa certa che ancora il restante delli Soriani, che sono rimasti nell’Eresia si farebbero Cattolici,
e li già fatti si confermerebbero di più, ed allora si darebbe un buon’ regolamento a tal Nazione, ed
ancora la Chiesa non sarebbe sotto tanto pericolo d’esser ritolta di mano alli Cattolici.
Già tutta la Nazion’ Soriana, e le altre Nazioni ancora desiderano la conversione di questo Vescovo,
dipendendo da ciò l’estinzione degli errori in tutta la suddetta Nazione Soriana d’Aleppo. Il detto
Vescovo però nello scrivere, che egli fà alli suoi Parenti, li richiede d’abitare nella Casa di suo Padre
per pensar’ con pace agli affari dell’ [95v] anima sua, esprimendosi in oltre, che colla sua venuta nissuno
hà da temere, anzi da sperare; ma è certo, che egli venendo, e dichiarandosi Cattolico, la Nazion’ Soriana
lo desidererebbe suo Vescovo. Avvisiamo intanto l’E.E.V.V., non sapendo quando saranno per capitare
altre occasioni, acciò colla sollecitudine più possibile, ci possano comunicare li loro sentimenti, ed il
regolamento da tenersi col detto Vescovo Soriano scriviamo per parte di Venezia, e di Marsiglia, e così
potranno ancora l’E.E. V.V. renderci intesi per la parte di Marsiglia, essendo le occasioni più frequenti,
mediante il P. Agente delle Missioni delli P.P. Cappuccini, e per altra parte ancora. Cioè quanto
stimiamo necessario di significare all’Eminenze Loro, e colla più umile stima ci diamo il pregio di dirci,
e dichiararci
Dell’E.E. Loro Ecc.ze
Aleppo 30 ottobre 1774
Umiliss. ed ubbed. Serv., e Sudditi
F. Isidoro di Lucca Miss.o Ap.lico Guard. di Terra S.a
A. Eleuthere Capucin Custode
6

[Lett.49r]
A Monsig.re Giuseppe Kodsi Arciv.o di
Gerusalemme per la Nazione Cattolica Soriana
Monte Libano
S. Efrem
4 Feb.o 1775

I P.P. Isidoro di Lucca Guardiano di Terra Santa ed, Eleuterio Custode de’ Cappuccini in Aleppo con
lettera de’ 30 Ott.bre 1774 mi avvisano il prossimo ritorno in quella città di Monsig.re Michele Giarue
Vesc.o Eretico Soriano, e le buone disposizioni dimostrate da questo Prelato in diverse sue lettere al
Padre, e ai Fratelli di venire all’unione colla Cattolica Chiesa. Ho il piacere di parteciparlo a V.S., perché
sia informata di una cosa, alla quale tutti dovendo contribuire quel più, che si può, non dubito, che Ella
darà dal canto suo tutta la mano. Ma il negozio principale [49v] le consiste nella sincerità, e fermezza
di animo del Prelato, su di che sarà inutile qualunque diligenza, onde è, che anche S.V. dovrà procurare
con i mezzi i più prudenti di averne distinte, e fedeli informazioni, che poi mi farà tenere per lume di
questa S. Cong.ne. Certamente se il Prelato illuminato dalla grazia divina opera di cuore, sarà una grande
consolazione di rivedere nella Chiesa di Aleppo un Pastore Cattolico, che potrà col suo esempio animare
tutto il gregge e seguirlo. V.S. non lasci di raccomandare a Dio l’affare, perché a sua maggior gloria
felicemente si compia, che mentre io lo prego, che la confermi, e la prosperi.
7

[Lett.50r]
Ai PP. Isidoro di Lucca Guard. di Terra Santa,
ed Eleuterio Custode de’ Cappuccini
Aleppo
4 Feb.o 1775

Dalla lettera delle PP.VV. de’ 30 Ott.re 1774 si è inteso con molto piacere il ritorno, che è per fare in
Aleppo Monsig.re Michele Giarve Vesc.o Soriano Eretico, e le buone disposizioni da questo Prelato
dimostrate nelle lettere al di lui Padre, e Fratelli, di voler pur esso abbracciare l’unione colla Cattolica
Chiesa. L’Istruzione che le SS.VV. mi chieggono su questo proposito la troveranno nella lettera
stampata in lingua Sira, e diretta al med. Prelato, della quale sono in Aleppo molti esemplari. Con questa
alla mano, che a nome della S. Sede assicura pienamente Mons.re Giarve de’ suoi diritti sopra il suo
Vescovado [50v] venendo all’Unione, dovranno Elleno animarsi a promovere colla divina assistenza
così vanta opera, promettendo al Prelato ogni favore in seguito dalla S. Cong.ne di Propaganda per tutto
ciò, che di quà possa farsi per la di lui quiete, e convenienza. Quello però di che debbo avvertirle si è,
di prima tastare bene l’animo del Prelato, e quando lo trovino sincero, e fermo nel proposito, allora senza
innovare cosa alcuna dovranno colla via più spedita farmi esatto rapporto di tutto, per risolvere con ogni
maturità il passo, sopra dal quale, e delle PP.VV. prego il Sig.re che diffonda le sue benedizioni, mentre
intanto alle orazioni loro mi raccomando.
8

[Sor.120r]
B.mo Padre
Dopo essermi prostrato alla Cattedra di S. Pietro, e dopo aver presentato il mio ossequio alla Sublime
Sede Apostolica, sopra cui Iddio ha esaltato V. B.ne costituendola Pontefice dei Pontefici, come
conveniva al Suo merito Sublime, della qual cosa ci siamo sommamente rallegrati insieme con tutta la
Chiesa Cattolica per la Sua buona sorte, sperando la pace e la soggezione del mondo tutto alla Suprema
Sua autorità, e pregando la San.tà vostra di concedere la sua benedizione, la quale contiene la pienezza
delle grazie, alla nostra umiltà. E al nostro popolo aleppino, il di cui travaglio per sostenere la fede
cattolica è ben noto, trovandoci aggravati dal giogo degli infedeli e scismatici.
Pertanto con ogni venerazione rapresento a V. B.ne, qualmente il nostro Iddio per la somma Sua bontà,
e liberalità ha colmato della Sua grazia efficace il nostro fratello Mons.r Dionisio Michele Vescovo
Soriano di Aleppo, il quale essendo in questo tempo ritornato alla sua Diocesi, e riflettendo alle verità
della Santa fede cattolica, fuori di cui non v’è salute, l’ha spontaneamente [120v] abbracciata; e dopo di
aver detestati tutti gli errori degli eretici ha resa pubblica la sua credenza cattolica, ed aventi della nostra
umiltà ha professata la formola di professione di fede prescritta dalla Sa.me di Urbano VIII antecessore
di V. B.ne alla presenza di alcuni Missionarj della Chiesa Romana, e delli principali della sua Nazione
soriana, e delle altre Nazioni, ed ha ottenuta la particolare assoluzione per poter esercitare i divini
Sagramenti in privato, e comunicare colli Prelati Cattolici. E perché il contrasegno di abbracciare la fede
cattolica Romana, è quello di comunicare colla S. Sede Romana centro della Religione Cristiana, perciò
egli per mezzo della Nostra umiltà trasmette alla San.tà Vostra la formola med.a della fede che ha
professata avanti di noi ad effetto di ottenere da codesta S. Sede la pienezza della potestà episcopale per
governare il suo gregge Aleppino. Supplichiamo dunque con tutta l’umiltà la Santità Vostra, che
conforme conviene alla Sua paterna clemenza, gli apra il suo benigno [125r] seno, e condiscenda alle
sue umili istanze dirette alla gloria di Dio, ed al bene del gregge di lui, che sono figli di V. San.tà, e che
essendo vissuti negli antichi errori della Nazione, non senza difficoltà possono essere governati
facilmente. Questo è quello, di cui supplichiamo la Santità vostra, che Iddio conservi lungamente, e le
soggetti l’universo. Amen.
Aleppo 16 Decembre 1774
Luogo + del sigillo

U.mo, ossequios.mo Ignazio


Carpo, Arciv.o greco-Melichita
di Aleppo, e vicario di Giuseppe Codsi Vesc.o Soriano di Gerusalemme
9

Lettera araba Sor. 292


10

[Sor.153r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Dopo di aver presentato all’EE.VV. ogni dovuto ossequio con ogni venerazione espongo alla vostra
Congregazione, che dalle due lettere dirette al SS.mo Padre, una delle quali è di Mons.r Ignazio Carpo
Arciv.o Greco–Melchita di Aleppo, e l’altra dalla mia debolezza, comprenderà la somma Loro sapienza
come Dextera Domini fecit Virtutem, ed ha manifestati i Suoi effetti speciali colla Sublime Sua
provvidenza in questi ultimi anni, e ciò col redimere la nostra Chiesa Soriana di Aleppo, e rimetterla nel
grembo della Santa Chiesa Cattolica Apostolica unica madre di tutti i fedeli, fuori di cui non v’è speranza
di salute, perché è l’arca del nuovo Testamento figurata già nell’Arca di Noè. Questa medesima destra
gloriosa nella virtù mi ha reso figlio di questa med.a Chiesa Cattolica, e mi ha fatto manifestare
pubblicamente la rettitudine della ortodossa fede romana, la quale ho io abbracciata con tutto il mio
cuore, e ricevuta di mia intiera volontà spontanea: e per grazia di Dio sono disposto di conservarla sino
all’ultimo mio respiro, e predicarla secondo le mie forze. Questo ho io promesso a Dio sopra il Suo
Santo Vangelo nelle mani [153v] del Sud.o Mons.r Ignazio Carpo, il quale ha usato verso di me tutto lo
zelo, santa mansuetudine, e grande amore fraterno, come conviene alla sua rettitudine, buona qualità, e
prudenza già nota all’EE.VV. e tutto ciò si è fatto alla presenza de’ principali del nostro Clero, e di altre
persone e di altre persone delle altre Nazioni Cattoliche Sacerdoti, e Laici, e di due Religiosi Missionarj
Cappuccini. Supplico dunque l’EE.VV. con ogni venerazione, ed ossequio di corroborare la mia
debolezza colle loro orazioni, acciò io possa adempire i doveri del mio grado, e vivere secondo la volontà
di Dio; ed oltre di ciò di ajutarmi colle loro rettissime istruzioni conducenti alla Gloria di Dio. Per fine
rendo grazie all’EE.VV. delle dimostrazioni fatte verso della mia persona mediante la lettera scritta
secondo l’ordine del SS.mo Padre, la quale giunge già stampata in Siriaco, e Carsciunico; e la quale io
ricevetti allorché giunsi in questa Città di Aleppo. Questo è quanto ho dovuto partecipare alla Vostra S.
Congregazione. Iddio conservi il benigno sguardo dell’EE.VV. sopra di me, sostenga il rettissimo loro
giudizio, e lo faccia eseguire nell’universo.
Aleppo nel fine di Genn.o 1775.
U.mo ed obb.mo servo Dionisio Michele Giarve Vesc. Soriano di Aleppo
Foto originale Sor. 155
11

[Sor.182r]
Ill.mo, e R.mo Sig.r
Dopo di aver rassegnato a vs. Ill.ma tutto l’ossequio, e venerazione che l’è dovuta, espongo come avrà
senza dubio inteso quello, che Iddio in questi anni per sua speciale provvidenza ha operato in benefizio
della Nazione Soriana aleppina, la quale ha abbracciata la Santa fede cattolica, e si è unita colla Chiesa
universale Apostolica, ed è entrata in possesso della Chiesa della Madonna della Nostra Nazione
Aleppina: lo che è seguito nel tempo della mia permanenza in Mardin.
Avendo io ivi ricevuta questa notizia me ne rallegrai sommamente, perché inclinato già da molti anni
indietro alla fede cattolica, di cui conosciuta avea la rettitudine, e l’ubbidienza dovuta da tutti al Vicario
di Gesù Cristo, e successore del Gran pescatore Capo de’ SS. Apostoli. Sappia in oltre vs. Ill.ma, che da
quando io era sacerdote in Aleppo, e dopo ancora nel grado di vescovo senz’alcuno mio merito, non ho
giammai tralasciato di appianare tutte le strade conducenti all’unione colla Chiesa di S. Pietro, e ciò
mediante istituzione della Confraternita dell’uno, e dell’altro sesso ad esempio di quello che si pratica
nella Chiesa Romana, [182v] e l’introduzione di alcune feste principali, come quella del Corpus Domini,
dell’immacolata Concezione della madre di Dio, di tutti i Santi, di S. Giuseppe, della Processione del
Corpus Domini, e del Rosario. Tutto ciò ho fatto con molta fatica, e industria, ed altri mezzi, co’ quali
ho guadagnato il beneplacito del Patriarca diviso dalla Chiesa Romana; spianando in tal maniera, come
ho già detto la strada all’unione, che ora si è ottenuta. Da quel tempo mi sentij mosso dalla grazia di Dio
a portarmi in Aleppo con intenzione di unirmi colla Chiesa Romana, e render palese la mia fede cattolica,
ed ubbidienza al Romano Pontefice, capo della Chiesa Cattolica vicario di Gesù Cristo e successore di
S. Pietro. Giunto di poi che fui, in Aleppo con buona salute, nel principio di Decembre passato, subito
eseguij senza la minima dilazione, quanto io mi ero proposto, come si legge esposto nelle lettere da me
scritte a sua San.tà ed alla S. Congreg.ne.
Avendo io avuta notizia del sincero, e grande amore di vs. Ill.ma e del suo grande zelo per le Nazioni
Orientali insidiate per ogni parte da’ nemici, le ho scritto queste poche righe: 1° per [183r] pregarla delle
sue accette orazioni; 2° per metterla a parte del giubilo, che provo ne’ progressi della S. fede; e
finalmente per pregarla che si degni di cooperare che le mie lettere conseguiscano quanto io desidero,
che si risponda alle mie lettere, e che queste mi giungano sollecitamente. Rendo grazie a vs. Ill.ma del
pensiero datosi che fosse stampata la lettera a noi diretta per ordine del SS.mo Padre, la quale ricevetti,
e lessi dopo il mio ritorno in Aleppo. Le significo inoltre, che io ho costruito D. Dionisio Haggiar per
mio Procuratore costì in Roma, e legittimo vicario, acciò umilj le nostre istanze al SS.mo Padre, ed alla
S. Congreg.ne, ed agisca tutto quello, che è necessario. Bramo, che vs. Ill.ma lo assista in tutto quello
che farà per me con tenerlo sotto la sua benigna protezione. Iddio la conservi in tutta prosperità, e la
esalti finalmente a grado maggiore.
Dato in Aleppo nel fine di Gennajo 1775.
Luogo del sigillo
Affezzionatiss.o. L’umile
Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano di Aleppo

Foto originale Sor. 184


12

Foto originali Sor. 180-181


13
[Sor.149r]
Gloria a Dio sempre
L’umile tra i Prelati per misericordia di Dio Dionisio Michele Giarve vescovo Soriano di Aleppo.
+ Luogo del Sigillo.
Sia noto a chiunque vedrà questi nostri Cavalieri, qualmente per essere noi distanti dalla S. Sede
Romana, presso la qual la nostra unione ci occorrono degli affari, i quali richieggono il carteggio, e la
comunicazione; a questo fine abbiamo eletto, e costituito il Sacerdote Dionisio Haggiar Aleppino, per
tutto il tempo, che egli dimorerà in Roma, per nostro Procuratore, e legittimo vicario acciò presenti le
nostre lettere, ed istanze a Sua Santità, ed alla Sagra Congregazione, ed agisca per noi tutto quello, che
occorrerà.
Dato in Aleppo li 27 Gennaio 1775.
(Originale arabo Sor. 159)
14

[Sor.174r]
Gloria a Dio sempre
Saprà vs. quello che in questo tempo ha operato la mano di Dio in questa Città, cioè il ritorno della
nostra Chiesa Soriana al grembo della Chiesa Romana, e la sua unione con essa. Noi essendo assenti col
corpo, ma presenti collo spirito, al riceverne la notizia, che sommamente desideravamo, avendone
preventivamente posti li fondamenti, e procurato con tutte le forze che riuscisse, trovandoci allora presso
il Patriarca Giacobita, impiegammo tutti i mezzi di cattivar l’animo suo, e persuaderlo a non inveire
contro di questo poverissimo popolo, imperciocché era molto disposto di procurare il recupero di questa
Chiesa.
Ma avendo di poi veduto, che il nostro ritorno in Aleppo, ove premurosamente ci richiamavano i
principali, era necessario per lo stabilimento, e per la propagazione della fede cattolica, ci
determinammo di ritornare, e giunti in Aleppo, [174v] palesammo il nostro interno con far
pubblicamente, e solennemente la professione della fede cattolica, secondo ciò che fu prescritto dalla
Sa. Me: di Urbano VIII nelle mani di Monsig.r Ignazio Carpo presenti due Missionarj Latini, i principali
del nostro Clero, ed alcuni delle altre nazioni cattoliche, come si rileva dalle lettere che ne abbiamo
scritto al Sommo Pontifice, ed alla S. Cong.ne, da cui domandiamo la confermazione di quanto abbiamo
fatto. Siccome poi il sud.o Monsig.r Ignazio è qui Procuratore di Mons.r Giuseppe Cudsi Vescovo
Soriano di Gerusalemme con tutta l’autorità ricevemmo dal med.o l’assoluzione degli errori antichi, e
la sagramentale dal P. Antonio Superiore de’ PP. Cappuccini.
Ora però stiamo ritirati nella Casa paterna, ove celebriamo privatamente [175r] senza [175r] senza punto
ingerirci in quello, che appartiene alla giurisdizione vescovile.
Avendo però bisogno di avere un Agente in Roma, il quale presenti in nome nostro alla S. Sede
Apostolica l’ubbidienza, ed esponga le nostre istanze, abbiamo determinato di deputar per tale vostra
persona come facciamo con la presente, e spero che vs. non ricuserà d’incaricarsene per la gloria di Dio.
Crediamo che Sua B.ne, e la Congreg.ne considerando la nostra ubbidienza si degneranno di permetterci
di esercitar la nostra giurisdiz.e sopra del nostro gregge. Ma siccome non vogliamo metter mano ad una
fabbrica, la quale non possa di poi condurre al suo termine, e con ciò dar motivo agli eretici di ridersi di
noi, e rovinar la fabbrica incominciata; perciò Ella in vigore della nostra plenipotenza potrà
rappresentare a suo Bne, ed alla S. Cong.ne, che noi non [175v] possiamo entrar nella Chiesa né ingerirci
nel governo del popolo, se prima non avremo ottenuto quello, che crediamo necessario per lo
stabilimento di questa opera, imperocché se prima di ciò il Patriarca Giacobita risaprà, che noi siamo
concordi col popolo nella unione colla fede cattolica, si sdegnerà di molto, e con gran furore, e forza si
adopererà per riacquistare la Chiesa, e vendicarsi contro di quelli che non gli vorrano ubbidire e
collegandosi con lui i vescovi lo stimoleranno alla vendetta; atteso ancora, ch’egli è molto ricco,
coraggioso e potente, ed in vigore del Firmano della Porta può fare tutto quello che vuole, perché Aleppo
è soggetto alla sua giurisdizione, né noi possiamo resistere. Deve ancora aggiungersi che questa Città è
molto frequentata da’ Giacobiti Ecclesiastici e Laici [176r] i quali se vorranno entrare in Chiesa e
celebrare, noi non potremo impedirli, essendo eglino Soriani. Sicché per liberarci da questi frangenti
non v’è altra maniera, se non che mediate qualche prepotenza sottrarre questa Città e Chiesa dalla
giurisdizione del Patriarca de’ Giacobiti: e questo non può ottenersi, se la Santità Sua non scrive lettere
all’Ambasciatore francese in Costantinopoli, il quale procuri di ottenere dalla Porta un Firmano, con cui
la Città di Aleppo sia dichiarata esente dalla giurisdizione del Patriarca de’ Giacobiti, che il vescovo pro
tempore sia Aleppino eletto da questo suo popolo Soriano, e che lo stesso Ambasciadore si compiaccia
di proteggere questa Chiesa, Clero e popolo Aleppino mediante il suo Console per liberarlo in tal guisa
dalle impertinenze de’ sediziosi.
[176v] Quando poi il Sig.r Ambasciadore si degni di prendere questo assunto se la intenda
preventivamente co’ nostri figliuoli, i Sig.ri Giuseppe Carcur Pellicciaro Armeno, Giuseppe Basil
Greco-Melchita, Antonio Diab Maronita, Gabriele Giarve, e Giuseppe Chermes Soriani, che sono i
principali delle Nazioni e per il loro credito presso i Governatori hanno molto contribuito a farci
riacquistare la Chiesa. Questi poi quando saranno avvisati dal Sig.r Ambasciadore, gli comunicheranno
quale debba essere il tenore del Firmano, e le cose da esprimersi in esso.
Secondariamente è necessario che vs. sappia, che io per lo spazio di 18. anni prima come sacerdote, poi
come vescovo, ho molto faticato per ridurre in buon sistema questo popolo, anche con gravi spese fatte
col denaro mio [177r] proprio, specialmente nella riparazione segreta di molti luoghi della Chiesa, le
quali erano necessarie sicché ora sono esausto. La Nazione era in debito di più di trenta borse, e la Mensa
Vescovile aveva quasi 500. Piastre di vendita annua; cioè 300. chiamate paterne ed altre 200. della
Chiesa; e noi ogni anno ne spendevamo quasi mille nonostante usassi tutta l’economia, sicché ne
consumavamo 500. del proprio, e perciò fummo quasi costretti ad abbandonare Aleppo, per lo spazio di
quattro anni ed andare a Mardin, e stare presso del Patriarca, sperando che in nostra assenza potesse
migliorarsi lo stato di questa poverissima Nazione, sicché ritornammo in Aleppo nella supposizione, che
la Mensa si fosse rimessa in buono stato sufficcente al sostentamento [177v] del vescovo, e che si fosse
trovato mezzo di sottrarre Aleppo dalla giurisdizione del Patriarca. Ma al nostro ritorno in Aleppo non
solamente viddimo deluse le nostre speranze, ma che inoltre la Nazione si era gravata di nuovi debiti, i
quali superano quaranta Borse prese con usure esorbitanti e crudeli: e se noi risiedessimo nella Casa
Vescovile, appena ci bastarebbono 1500. Piastre atteso il grave prezzo de’ viveri, quando non abbiamo
per il nostro sostentamento se non che sole Piastre 300. atteso che quello che ci veniva dalla Chiesa, si
spende per i bisogni della Chiesa med.a, e per pagare le usure de’ debiti, senza parlare delle spese, alle
quali siamo soggetti per liberarci dalle molestie de’ malviventi, i quali quando avevano la Chiesa nelle
mani loro, erano contenti delle [178r] riparazioni, che da noi si facevano in essa segretamente, ma adesso
ne prendono occasione per accusarci alli Governatori, e soggettarci ad avanie: sicché per liberarcene
conviene spendere.
Vi preghiamo dunque di supplicare il SSl.mo Padre di riguardar questa Chiesa, e Nazione con occhio
benigno e compassionevole, e che si degni di mandarci qualche somma di denaro per estinguere questi
debiti, i quali vanno di giorno in giorno crescendo, né v’è altra maniera di pagarli.
Che se taluno è di sentimento che questi debiti restino, e siano indossati alla Chiesa, acciocché volendo
il Patriarca eretico riprenderla, ne sia dissuaso dalla gravezza di questi debbiti; a ciò si risponde che i
sud.i cinque Capi delle Nazioni hanno fatto il possibile per eseguire questo progetto, ma non gli poté
[178v] riuscire, perché secondo la legge Turca la Chiesa si considera come pertinenza del Gran Signore,
e perciò non può essere gravata di debiti, né ipotegare i suoi legati, o utensilj, ancorché questi fossero
impegnati, e quando ancora il Capitale de’ Crediti sia stabilito sopra la Chiesa med.a ma bensì i soli
membri della Nazione sono sempre tenuti di pagarli. In vigore dunque della legge Turca il Vescovo, o
il Patriarca in vigore del suo Firmano può sempre vendicare la Chiesa, ed i suoi Legati, ed utensilj,
ancorché siano ipotecati per i debiti, ed obbligar solamente la Nazione a pagarli: Di questo abbiamo un
esempio chiaro: ed è che quando governava la Chiesa di Aleppo il Patriarca Pietro cattolico Soriano, il
quale fu poi [179r] mandato in esilio, venne in Aleppo il Patriarca Guerghis Giacobita zio del Patriarca
odierno; i debiti erano sopra la Chiesa, ed i Legati ed utensilj impegnati presso il Console di Francia: il
Patriarca Giacobita deferì la Causa al Tribunale del Giudice, ed avendo insistito che i Debiti erano della
Nazione, e non della Chiesa, li ricuperò. Da questo fatto dunque resta convinto il suddetto contrario
sentimento, e provato che è necessaria l’estinzione de’ suddetti debiti, e ciò non può farsi con altro
mezzo se non colle limosine che siano mandate dal SS.mo Padre.
Abbiamo notizia che in tempo de’ Partiarchi Andrea e Pietro tanto la S. Sede, come ancora il Re di
Francia gli mandavano [179v] ogni anno un sussidio.
E Dunque è necessario che vs. procuri
1.ᵒ che con Diploma della porta la chiesa Soriana di Aleppo sia liberata dalla giurisdizione del Patriarca,
e che in d.o Diploma si dichiari che il Vescovo di Aleppo sia sempre Aleppino, eletto dal Clero e popolo
Soriano di Aleppo.
2°. Che si scriva all’Ambasciadore di Francia, che prenda la Chiesa e Nazione Soriana di Aleppo sotto
la sua protezione.
3°. E dovendo l’Ambasciadore trattare presso la Porta l’esenzione della Chiesa medesima dal Partiarca
de’ Giacobiti, se la intenda preventivamente colli suddetti cinque Amministratori di essa Chiesa per
mezzo del suo Console residente in Aleppo.
[180r] 4°. Che dalla S. Sede si provveda all’estinzione de’ debiti;
5°. Che al Vescovo si dia un assegnamento: il quale certamente non servirà per esso ma per la nazione;
perché quando egli ha potuto, ha per essa speso il suo proprio denaro.
Dato in Aleppo nel fine di Gennaio 1775
Delli stessi sentimenti viene scritta una lettera al med.o Dionisio Haggiar dalli predetti cinque Capi delle
nazioni Cattoliche Amministratori della Chiesa Soriana d’Aleppo ed è dell’istessa data.
15

[Sor.210r]
E.mi Principi
Attesto con questo mio umilissimo foglio, e faccio fede all’Eminenza Loro qualmente l’Ill.mo e R.mo
Monsignor Dionisio Michele Gerve Vescovo Soriano di Aleppo dopo haver abbracciata la nostra S.
Cattolica Religione, e dopo d’haver letta in casa sua nell’idioma arabo la Professione di Fede stabilita
dalla S. Memoria di Urbano VIII per gli Orientali, e recitatola inginocchioni in presenza dell’Ill.mo, e
R.mo Monsignor Ignazio Carpo Greco-Melchita Vescovo dei Greci Cattolici d’Aleppo, ed in presenza
di due PP. Missionarij Cappucini, e di due Sacerdoti Soriani, e di me ancora, e d’un altro Sacerdote
greco, e di quattro secolari ragguardevoli d’altre nazioni, fù dall’Ill.mo Monsignor Ignazio suddetto
assoluto dalle censure, e restituito alla nostra S. Cattolica Unione. E non essendo occorso altro da notarsi
su questo particolare con pienissimo figliale ossequio baccio la Sagra Porpora, e mi dico
dell’EE. VV.
Aleppo li 9 Febraio 1775
Umils. e devotissimo Figlio
d. Giovanni Batt.a Morgian
16

[Sor.151r]
E.mi e R.mi. Sig.ri
Umiliando alla S. Congregazione tutto il dovuto ossequio espongo, qualmente nel mese passato scrissi
alla EE.VV. una lettera, in cui participavo Loro tutto quello, che era seguito riguardo la persona di
Mons.r Dionisio Michele Giarve, il quale ha abbracciata la fede cattolica, ed ora si umilia loro una lettera
di cinque persone ragguardevoli di queste Nazioni Orientali, le quali fanno varie istanze per il bene di
questa Chiesa Soriana, sapendo noi con certezza, che senza i sublimi provvedimenti dell’EE.VV. non
può stabilirsi questo bene recentemente ottenuto per virtù della mano di Dio, il quale conservi l’ombra
delle loro provvidenze verso tutti.
Aleppo 31 Gennajo 1775
L’umile Ignazio Carpo
Arciv.o d’Aleppo.
Foto originale Sor. 152
17

[Sor.145r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Umiliando alle EE.VV. tutto il dovuto ossequio, e baciando la Sagra Porpora esponiamo alla loro
Congregazione, qualmente la mano di Dio, come non ignora la sapienza loro, in questi passati tempi ha
manifestata la Sua Onnipotenza liberando questa Chiesa Soriana dalle mani degli Eretici, e
conducendola alla sua Chiesa Cattolica, avendo il suo popolo abbracciata la fede Cattolica insieme con
sei Sacerdoti, che prima erano eretici: i quali tutti hanno detestati gli errori de’ Giacobiti, ed abbracciata
la dottrina de’ Sagri Concilj, e la Fede della Chiesa Romana. Per questa impresa si è servito Dio di mezzi
debola per far conoscere maggiormente conoscere la Sua grande onnipotenza, ed i principali di questi
mezzi siamo stati noi umilissimi Servi dell’EE.VV., i quali riflettendo per una parte al gran numero del
popolo Cattolico di tutte le Nazioni qui dimoranti, e la gran necessità, che abbiano [145v] chiese, alle
quali possano ricorrere per l’esercizio del culto Divino, essendo tutte le Chiese (la sola eccettuata dei
Maroniti) nelle mani degli Eretici, o Scismatici, e dell’altra parte considerando le angustie, che alli fedeli
sempre vengono dalli infedeli, e dalli eretici, e scismatici, i quali come più potenti rugiscono contro de’
cattolici dispersi insidiandoli, e continuamente tessendoli reti per farli cadere in danni, e tribolazioni; ci
siamo veduti necessitati ad impugnare ogni diligenza, fervore ed efficacia nel procurare, che i cattolici
acquistassero la Chiesa suddetta, ove tutti si potessero radunare, e quindi coll’ajuto di Dio ci siamo
adoperarti a questo fine con tutta la destrezza, ed industria presso i Governatori, ed i Magnati più potenti,
fino a tanto che il nostro operato coll’ajuto dell’Altissimo, e medianti le orazioni dell’EE.VV. ebbe i suo
buon effetto, e ne provenne a tutto il popolo fedele una grande allegrezza. Ma [146r] questa buona e
considerabile opera oltre a molte fatiche portò seco ancora molte spese esorbitanti, le quali sono
superiori alle forze della Nazione Soriana la di cui povertà e debolezza è nota a tutti: sicché fu d’uopo
che tutte le altre Nazioni si soggettassero a queste spese: ed in tal guisa restò finito l’affare, e continua
anche in oggi.
Siccome però gl’Infedeli, e gli Eretici non cessarono, né cessano tutt’ora di rugire come leoni per
divorare questo popolo, e levargli questa Chiesa; perciò l’affare richiede che si risvegli lo zelo di codesta
S. Congregazione per consolare questo miserabile popolo in questo incidente, il quale, com’è ben noto
all’EE.VV. richiede due cose, la prima, che si scriva con efficacia dalla S. Congregazione al Sig.
Ambasciadore di Francia e ad altri che possono contribuire a questo intento, che procurino dalla Porta
Ottomana un Diploma, con cui con cui sia stabilito questo affare; 2.a che [146v] avendo l’EE.VV.
positivamente promesso a questo Arciprete D. Giuseppe Haggian di mandare una somma di danaro da
erogarsi nelle cose necessarie allo stabilimento di questa Chiesa, la quale in oggi è come un Porto di
rifugio per i Cattolici, si degnino di farne seguire una sollecita spedizione, specialmente perché in questi
giorni essendo qui giunto Mons.r Dionisio Michele Giarve ha abbracciato la fede Cattolica, come si
deduce dalle lettere scrittine all’EE.VV. dallo stesso vescovo, da Mons.r Ignazio Carpo, ed alli P.P.
Missionarj, sono a tutti note le ottime qualità di questo Prelato, in maniera tale, che la sua buona fama è
palese nella maggior parte di questi paesi, e specialmente in Aleppo, Mardin, Diarbekir, Edessa, ed
altrove, e perciò egli è amato non solamente dalli Cattolici, ma ancora dagli Eretici, i quali ascoltano
volentieri e con rispetto le sue prediche, essendo egli pieno dello spirito di pietà, e religione: e [147r]
perciò abbiamo speranza in Dio, che medianti le orazioni dell’EE.VV. molti per mezzo suo
abbraccieranno la fede cattolica, se sarà assistito dalla S. Congregazione, senza di che egli non può
sostenere il governo del popolo, specialmente perché Aleppo è una città celebre per il traffico, e
frequentata dalli Mercanti de’ suddetti paesi, ne’ quali suol dimorare la maggior parte de’ Soriani. Questi
vedendo il lume della fede cattolica esaltato mediate la dottrina, e gli insegnamenti di questo degno
Prelato, si convertiranno facilmente, e per mezzo di lui abbraccieranno la fede cattolica. Questo è quello
che per ora noi domandiamo: e potranno l’EE.VV. riflettere anche da lontano alli grandi travagli, e
tabolazioni, alli esorbitanti dispendj, ed all’estorsioni, a cui sono soggetti i fedeli per cagione della fede
cattolica: e che se si trovasse in questi luoghi taluno delli Emi. Sig.ri Cardinali, o altro personaggio di
pietà, [147v] ed il quale riferisse fedelmente S. Congregazione le circostanze, nelle quali ci ritroviamo,
senza dubio si commoverebbe la pietà dell’EE.VV per ajutar le pecore di Gesù Cristo assai più di quello,
che noi chiediamo. Ciò dovevamo noi significare all’EE.VV pregandole umilmente di condescendere
per amor di Dio alle nostre suppliche, pregando Iddio, che le conservi, e faccia eseguire i loro giudizi in
tutto il mondo.
Aleppo 27 Gennaio
Umilissimi servi
Giuseppe Carcar
Giuseppe Basil
Antonio Diab
Gabriele Giarne
Giuseppe Chermes
Foto originale Sor. 144-143
18

[Sor.196r]
E.mo e R.mo Sig.
Dopo il bacio della S. Porpora con tutto l’ossequio, e rassegnandomi umilmente alla S. Congreg.ne
espongo all’E.V. come essendo ritornato in Aleppo il di 18 Xbre prossimo passato Mons.r Dionisio
Michele Giarve, io gli consegnai la Lettera di V. E. stampata in Roma nella lingua Siriaca, e perché egli
era già inclinato ad abbracciare la fede Cattolica, e farlo pubblico, subito fece palese quello, che nudriva
nel cuore, cioè il desiderio di unirsi colla S. Chiesa Romana, e quindi fece la professione della fede nella
maniera prescritta dalla Sa: me: di Urbano VIII nelle mani di Mons.r Ignazio Carpo Arcivescovo Greco-
Melchita di Aleppo deputato da Mons.r Giuseppe Codsi per sopra intendente a me, e al Clero Soriano
di Aleppo: e dopo di aver fatta la sud.a professione della fede, fu dal med.o Arciv.o assoluto. A questa
felice funzione furono presenti due Missionarj Cappuccini, due Alunni del Collegio Urbano, cioè D.
Giovanni Morgian e D. Elia Sidiac, io umile servo dell’E.E.V.V., D. Giuseppe Iagia della Nazione
Greca, e i primarj delle quattro Nazioni Cattoliche, le quali ci ajutarono a ricuperare la nostra Chiesa, e
sono il Sig.r Gabriele fratello del sud.o Mons.r Dionisio Michele, e il Sig.r [196v] Giuseppe Chermes
Soriano; il Sig.r Giuseppe Carcur Pellicciaro Armeno; il Sig.r Giuseppe Basil Greco Melchita; il Sig.r
Antonio Diab Maronita; ed altri. Ricevuta ch’egli ebbe l’assoluzione alla presenza dei suddetti, e fatte
le allegrie, e congratulazioni fece una confessione generale sagramentale al P. Antonio Superiore di
questi P.P. Cappuccini, e cominciò a celebrare nella Casa paterna, ove continua tuttavia a celebrare la
Messa senza fare le funzioni vescovili; non entra nella Chiesa, né si ingerisce in verun affare della
Nazione né spiritale né temporale: ma, com’egli dice, aspetta soltanto la benedizione della S. Sede.
La lodevole di lui condotta, e la esemplarità de’ costumi unita all’adempimento de’ doveri del grado
vescovile è attestata da tutti. Io poi significo all’E.V. con ogni sincerità immune da qualsivoglia inganno,
ch’egli è un uomo di prudenza, e perfetto in tutte le sue operazioni sì riguardo alla dottrina, come ancora
alla maniera soave di trattare, per mezzo delle quali gli è facile di convertir molti degli alla S. Chiesa, e
ridurli al grembo della [197r] retta Santa Fede: ed oltre al buon’esempio, che la sua voce è molto stimata
da tutti cattolici, e non cattolici. Circa poi il non voler egli entrar nella nostra Chiesa, ed ingerirsi negli
affari del popolo, ciò egli fa per giuste cause concernenti il bene della Nazione, tra le quali hanno gran
luogo i debiti gravi, e la povertà insieme della Nazione, ed il timore di non avere a combattere col
Patriarca eretico. Altrimenti tutti desiderano ardentemente che egli venga alla Chiesa, e ne sia Superiore,
aspettando da momento in momento, che giungano gli ordini della S. Sede: e noi con tutta l’umiltà
soggettiamo le nostre persone di libera nostra volontà agli ordini Apostolici, ed a quelli dell’E.E.V.V..
Questo è quanto io dovea partecipar loro, ed umilissimamente baccio la S. Porpora.
Aleppo 3 Febrajo 1775.
U.mo ed obb.mo Servo
Giuseppe Haggiar vicario sopra la Chiesa Soriana di Aleppo
Foto originale Sor. 198
19

[Sor.186r]
E.mo Sig.re Cardinale
Mi prendo l’ardire di esporre umilm. a V. Em.za con giubilo del mio animo una lieta notizia da V. E.
tanta bramata, cioè della Conversione di Monsig.r Michele Arcives. dei Soriani di Aleppo, il quale
avendo ricevuto per mezzo mio da parte della S. Cong.ne di Prop.da la lettera stampata, subito mostrò
il suo gran desiderio, che aveva di riunirsi colla Chiesa Romana, ed avendo professata la Fede Cattolica
secondo la formola prescritta da Urbano VIII di felice memoria ricevette l’assoluzione dalle Censure
Ecclesiastiche dall’Ill.mo Monsig.r Ignazio Arcives. dei Melechiti, presenti ancora a questa privata
funzione alcuni Missionari, ed Alunni, con alcuni Sig.ri principali delle quatro Nazioni; fece poi la sua
Confessione generale al P. Antonio Cappuccino, e comminciò quotidianamente a celebrare in casa sua
la sua S. Messa senza volersi intrigare in cosa veruna nell’affari della sua Chiesa, prima d’esser dalla S.
Sede Apostolica riconosciuto, ed aggraziato colla Santa benedizione. Circa poi la savia condotta, ed i
buoni costumi [186v] di questo Ill.mo Sig.re non posso descriverle appieno, bensi dico, che Egli è un
soggetto meritevole di qualunque onore, e dignità, sì per la buona vita, sì ancora per la sana dottrina non
mediocre, e buona maniera di guadagnarsi li animi di tutti non solo cattolici ma etiamdio l’Eretici stessi,
i quali avendo inteso la sua Conversione comminciano a poco a poco a seguitare il suo esempio. Sicché
E.mo Sig.re atteso il gran merito di questo Monsig.re, la brama maggiore del popolo cattolico, che hà di
vederlo quanto prima in Chiesa e riconoscerlo per loro Arcivesc. e Pastore, priego l’Em.za V. umilmente
di interporre la sua autorevole intercessione a suo favore presso Sua Santità, e la S. Cong.ne per esser
Egli riconosciuto per nostro Arcives. e Pastore; e perché Egli si protesta di non volere, né potere di
nuovo intraprendere il governo della Chiesa sua sposa per motivi sufficienti, cioè per il gran debito, di
cui carica la Chiesa, la gran povertà della Nazione Soriana, la violenza delli Eretici, e la prepotenza delli
Eretici e la prepotenza del Patriarca dei Gacobiti, supplico la bontà e carità di V. Em.za a dar qualche
rimedio, e soccorso a ciò, ad obbligar’il E.o Monsig.re per virtù di obbedienza ad indossarsi il governo
della sua Grege per metter in ordine le cose. Finalm.e sottomettendo il tutto agl’ordini suoi con tutto il
dovuto rispetto mi inchino a V. E. bacciando la Sacra porpora, e mi dò l’onore di esserLe.
D.V. Ema

Aleppo 2 Febbraio 1775


U.mo e D.mo ed Obb.mo Ser.re
e Figlio Elia Scidiac Orsi
Alun. del Ve.bile Colleg. Di Prop.
20

[Sor.199r]
Eminentis. e Eccellentis. Principe
Servirà la presente per umiliare all’E:V: la mia più umile servitù, e dopo il bacio della Sagra Porpora
renderla intesa qual.mte circa il 17 del passato mese di Gennaro per la via di Costantinopoli inviai alla
Sagra Congregazione una lettera che in sostanza conteneva quanto coll’accluso foglio le noto. Al
presente poi hò l’onore di significarle qualmente il dì 26 del suddetto mese mandò a chiamarmi
Monsig.re Vescovo Michele Gerve, dal quale andai e col med.o mi trattenni da tre ore in discorso; mi
notificò la di lui secreta professione di Fede, che avea fatto, e l’essersi unito alla Comunione della S.
Sede Cattolica, apostolica Romana. Però Eminentissimo Principe mi permetta di significarli qualmente
non mi pare troppo sincera tal sua Professione, perché molto nelle suoi discorsi si contradice.
Primieramente egli mi ha dimostrato un’non ordinario dispiacere per la lettera d’invito, che la Sacra
Congregazione ha stampato per il medesimo, stimandola superflua, e molto maggiore l’ha dimostrato
nel sentire che alcune copie della medesima erano sparse per Aleppo. Secondariamente egli asserisce,
che avanti di partire dal Monastero detto il Zaftan, che è situato sopra Mardin Sede del Patriarca Soriano
Eretico, notificò al medesimo la sua intenzione, e che ritornava in Aleppo per farsi Cattolico, il che (se
però il Patriarca non ha la med.a intenzione) è impossibile, che l’avesse lasciato partire, anzi l’avrebbe
trattenuto, e forse ancora con suo danno. In terzo luogo, egli mi asserì che da molti anni avea Intenzione
di unirsi alla Comunione della S. Cattolica Chiesa, e che sempre ha avuto propensione per la cattolica
Religione; e per autenticare tal suo desiderio porta per testimonio, ciò che più tosto lo abbatte, ed è che
da più di dieci anni avea eretto nella Chiesa Soriana la divozione del Rosario, del Carmine, ed altre pie
Confraternite, quando costa, che egli l’eresse per trattenere il popolo Soriano, che non si facesse
Cattolico, essendo [199v] in quel tempo così convenuto col suo Patriarca, e quando predicava in Chiesa
non altro faceva, che insinuare al Popolo che lo seguitava, che fra li Soriani ubbidienti al Patriarca, e
quegli ubbidienti al Romano Pontefice nulla si è di differenza, che tutte le Devozioni, che praticano nella
Chiesa Maronita, e da Franchi, si praticano ancora nella Chiesa Soriana, onde non è necessario, che si
facciano Romani, essendo una cosa stessa; ed al presente ciò, che faceva per semplice malizia, lo
rappresenta come virtù. Mi assicurò poi, che la chiesa Soriana di Aleppo non poteva troppo prolungare
in mano delli Cattolici, perché l’intenzione del Patriarca era di venire in Aleppo per Quaresima, e che
avrebbe seco portato Preti, né che alcuno poteva ostarli, perché il dispaccio, che tiene il Patriarca dalla
Porta non è un’semplice Firmano ma un Barà, né altro vi vuole per distruggerlo, che un chat sciarif cioè
dispaccio fatto, e confermato dallo stesso Gran Signore, che per ottenerlo troppe migliaja ci vogliono,
che venendo il Patriarca in Aleppo avrebbe fatto gran danno alli Preti, e Popolo Cattolico, se non si
unificassero col medesimo che per questo motivo nulla voleva sapere del Vescovato di Aleppo, e che
voleva starsene privatamente in Casa di suo Padre, il che però è impossibile, perché ò li Soriani entrano
in pacifico possesso della Chiesa, ed allora non converrebbe al med.o stare privatamente in Aleppo, ma
converrebbe, che anch’egli entrasse in Chiesa, oppure se ne partisse; e se li Cattolici non entrano in
pacifico possesso della Chiesa, ed allora il Patriarca manda un altro Vescovo Eretico, ed in tal caso mai
sarà possibile, che il Vescovo Gerve possa stare in Aleppo ancora privatamte come egli disegna.
Io l’avevo insinuato ad andarsene al Castroano fintanto che la Sagra Congregazione prendesse
provvedimento, ed acciò venendo il Patriarca non lo danneggiasse, oppure che egli in persona si portasse
in Roma, ma egli si è mostrato renitente col dire, che non era in grado, mentre con la sua partenza da
Aleppo, e molto più colla sua andata in Roma, li sarebbe stato impossibile ritornare in Aleppo in qualità
di Vescovo, perché sapendo il Patriarca, avrebbe creduto, che si fosse [200r] fatto Franco (che in Aleppo
è l’istesso che dire Cattolico), ed avrebbe dato motivo al medesimo di danneggiare li Cattolici Soriani
quello però, che più d’ogni altra cosa mi diede da sospettare della di lui sincerità, si è che egli
assolutamente mi proibì di dire ad alcuno, che egli fosse fatto Cattolico, avendo ancora Monsig.re
Ignazio Cadso Vescovo Greco per aderire alle idee del med.o nel ricevere che fece di lui la professione
proibito alli circostanti testimonj, che non parlassero affatto della professione fatta dal vescovo Gerve,
anzi per quanto mi disse il Vescovo Ignazio proibì a D. Giuseppe Haggian, ed a D. Giovanni Mergian,
che non palesassero tal cosa sotto pena di sospensione. Non mancai io di farli le difficoltà necessarie
sopra tal materia ma egli mai acconsentì, che si sapesse tal sua professione; io li soggiunsi cosa avrei
dovuto rispondere, se fossi interrogato, se si fosse fatto cattolico, ed egli mi rispose, che non dicessi di
si, ma che mi schermissi con risposte equivoche, dicendomi che non era necessario, che si sapesse non
volendo egli esser Vescovo di Aleppo, né andare in Chiesa ma abitare, e celebrare privatamente nella
sua Casa Paterna. Circa poi al non aver egli invitato nel giorno di sua Confessione di Fede alcun
Missionario di Terra S.a, ciò era stato perché Monsig.re Ignazio Carpo non avea voluto. Mi raccontò il
contenuto della lettera scritta dal Patriarca Soriano al Clero di Aleppo, il contenuto della quale è in tutto
simile all’accennato nell’acclusa copia; finalmente me ne partij da lui dubbioso della di lui sincerità.
Dopo otto giorni stimai proprio ritornar dal medesimo, e si [tr]ovai uno delli Preti, che si unirono alla
Chiesa Cattolica, né troppo [l]i piacque la mia andata; fece ogni possibile per non entrare in discorso di
Religione, né poté esentarsi; tutte però le risposte, e discorsi del medesimo furono totalmente contrarij
alle antecedenti: Mi assicurò, che il Patriarca non sarebbe altrimenti venuto in Aleppo, essendo uomo di
pace propenso per li Cattolici, e che fintanto, che li Preti li mandaranno le Decime, lo coltiveranno con
Lettere, riceveranno li olj Santi, e non ri[ge]tteranno le di lui ordinazioni, mai li molesterà, ne li leverà
la Chiesa; in [200v] somma fece un Panegirico di lodi al Patriarca. Per esentarsi però da altri discorsi,
entrò in materie dommaniche, come del Purgatorio della Vision Beatifica nelle quali pare
sufficientemente versato. Me ne partij final.mte da lui rasserenato di sua sincerità.
Li secolari poi, che sono impegnati per detto Vescovo, e per la Chiesa Soriana, che sono un certo
Giuseppe Farva Armeno, ed un certo Antonio Diab Maronita, questi jeri 2. corrente vennero da me col
Fratello del Vescovo Gerve, e col Padre Custode de Cappuccini, mi lessero le scritture da loro fatte, una
per cotesta Sagra Congregazione e l’altra per Sua Eccel. il Sig. Ambasciatore per li M. Cristianij in
Costantinopoli: in quella per la Sagra Congregaz.e citano li Missionarij, la qual cosa non è sincera, di
poi fanno istanza agli eminentissimi, che compongono la Sagra Congregazione acciò li sommiministrino
li sussidj, da quali aveano speranzato D. Giuseppe Haggiar; circa alli quali, altro non posso dire, se non
che sarebbero superflui quando li Cattolici Soriani, non potessero esser sicuri della Chiesa, e possederla
pacificamente, senza pericolo che il Patriarca la prendesse di nuovo, e che si esentassero totalmente da
quella dipendenza, che li usano, circa a questo, però non può meglio saperlo, che S. E. il Sig.
Ambasciatore, al quale li citati Secolari Aleppini scrivono, pregandolo di staccare dalla Porta un chat
sciarif, che realmente sarebbe ottimo, per entrare li Cattolici al pacifico possesso della Chiesa senza
pericolo alcuno; però eminentis.mo le condizioni che richiedono espresse in detto chat sciarif, mi paiono
contrarie alla libertà della S. Sede alla S. Congregazione troppo ristrette, e dalle medesime col tempo
ponno nascere disordini considerabili.
Richiedono adunque dal Sig. Ambasciatore di impegnarsi per staccare dalla Porta il detto chat sciarif in
cui sia espresso, che la Chiesa Soriana sia da qui in poi in potere delli Cattolici Soriani, li quali abbiano
il Privilegio di eleggersi un Vescovo a loro piacere, che giusta la pluralità de’ voti eletto, lo facciano poi
conferire dal Cadi pro tempore. Sicché [201r] in tal caso vengono ad esprimere il Vescovo di Aleppo
pro tempore dalla giurisdizione dell’Arcivescovo Generale Soriano Cattolico, ò del Patriarca Cattolico
se coll’andar del tempo la S. Sede lo facesse, ed ancora a privare la S. Sede della Potestà di eleggere in
Vescovo Soriano di Aleppo quel soggetto, che più li aggrada, e di più coll’andar del tempo sarebbero li
Soriani costretti ad eleggere in Vescovo quel soggetto, che vorrebbe il Cadi, perché non mancherebbero
impegni, e quello che desiderasse tal dignità contro il volere del Popolo non mancherebbe di far regali
al Cadi per essere egli eletto in Vescovo, ed altri molti sconcerti, che potrebbero nascere, molto più che
mai è a notizia di alcuno che li Prelati Cattolici orientali siano di qualunque dignità siano stati né
approvati, né confermati nel loro impiego dalli giudici infedeli, come usano fare li Greci Scismatici e li
Patriarchi armeni eretici.
Final.mte per quello riguarda il Vescovo Michele Gerve Dio voglia che le se intenzioni siano Sante, e
rette, né che fra lui, ed il Patriarca vi sia qualche intelligenza, o che finalmente non abbia intenzione di
esser unito alla S. Sede Romana, ed ubbidire al Patriarca nel med.o tempo; quanto però desidererei la
sorte di venire in Roma, e parlare a voce coll’Eminenza Vostra. Questo è quanto stimo necessario di
notificare all’Em. V. acciò la Sagra Congregazione essendo informata possa prendere quei
provvedimenti più proprij, che stimerà necessarj per la maggior Gloria di Dio, e propagazione della
nostra Santa Cattolica Apostolica Religione. In appresso poi occorrendo qualche cosa degna delle
premure della Sagra Congregazione, non mancherò per la via più breve di renderne intesa l’E. V. con
ogni sincerità, e chiarezza, ed in occasione, che io parta da Aleppo, come per quattro volte ho
efficacemente domandato dal P.R. Guardiano di Gerusalemme, non avendo più coraggio di prolungare
in questa Città, non mancherò di insinuare tal affare [201v] al mio Superiore. Intanto col più vivo del
mio cuore desiderandoli dal cielo ogni felicità prostrato ai piedi dell’E. V. baciandoli la Sagra Porpora,
ed offrendomi prontissimo ad ogni suo rispettabilissimo mi dò il pregio di dirmi, e per sempre
dichiararmi
Dell’E. V.
Aleppo 4 Febbrajo 1775
Dev.o umilis. Col.mo Ser.re e Suddito
F. Isidoro di Lucca Guard.o di Terra S.
21

[Sor.225r]
Ee.mi Sig.ri
Con sommo piacere ho ricevuto la di loro E.ma lettera in data 24 sett.bre dell’anno scorso, a cui
brevemente rispondo per via che mi trovo alquanto incommodato di salute. Adunque circa il sussidio di
cinque anni tanto per i monastero quanto per il prete di Damasco che fa la scuola, ringrazio infinitamente
la S. Cong.ne nostra madre che del continuo ha la cura speciale verso di noi. Circa D. Giuseppe Haggiar
vicario d’Aleppo non le occorre di dirle alcuna cosa mentre che troppo noto a loro EE. la di lui condotta;
ma solamente prego il Sig.re Dio che ce lo mandi buono. E per mia parte Vostre EE. sapino che niun
anno ho mancato di consacrare li oli santi, e d’avvisar il medesimo D. Giuseppe che le volevo
mandorlile, e lui al contrari mai mi ha risposto. In riguardo poi a quel che loro EE. dicono dell’ajuto che
medita la S. Cong.ne d’inviare alla chiesa d’Aleppo che si trova aggravata di debiti, io mai nel passato
ho chiesto q.to alla S. Cong.ne, e forsi saranno stati li Aleppini quelli che hanno chiesto; ma tuttavia
rispondo a lore EE. con sincerità, e come ho mangiato il pane [225v] del Collegio, e per conseguenza
sono figlio della S. Cong.ne, mi stimo pur gran traditore se manco d’avvisare lor quando vedo che li
altri vogliono colle loro astuzie sedurre la medesima S. Cong.ne per poter avere i loro propri fini.
Adunque badi, e badi la S. Cong.ne di mandare alcun ajuto a costoro per prima di scrivere a me
notificandomi la quantità dell’ajuto ed aver da me risposta; poiché con grazia del Sig.e io non le inganno
mai, come s’è detto avanti. Faccio sapere a lore EE. che il Vescovo Michele Gerve d’Aleppo ha
professato la fede cattolica, ed il medesimo mi ha scritto d’aver lui medesimo mandato la professione di
sua fede a Roma, quando io credevo che dovesse passare per il mio canale, onde mi trovo in obbligo di
avvertire la S. Cong.ne su questo, e dirle che deve badare bene di q.to vescovo, mentre che nel passato
tempo dell’eresia ha dato molti cattivissimi segni di sua hipocrisia e pertinacia. Infine bacciandole le
Sacre mani con profundissimo inchino finisco.
Di loro EE.mi e R.mi Sig.ri
S. Efrem Feb. 27 = 1775
Obb.mo e U.mo Figlio
Giuseppe Kodsi
Arcives. De’ Soriani
22

[Sor.221r] Il P. Eleuterio Custode de’ Cappuccini d’Aleppo avvisa gli inconvenienti e contrasti, che vi
sono stati fra i Preti Soriani Cattolici di quella Città, e il Guard.o di Terra S.a per causa d’un battesimo
e d’un matrimonio, pretendendo sì l’uno che gli altri, che spettasse al proprio Rito; avvisa ancora il
disordine che vi è per causa delle molte Terziarie, che i Religiosi fanno, nonostante il Decr.o del 9 Mag.
1757.
Avvisa ancora un’altra contesa che è nata fra i Religiosi stessi e i Preti Orientali per causa che questi
insieme con il loro popolo celebrano la Festa della Concezione il dì 9 Xbre al che si oppongono i
Religiosi e ne’ i loro discorsi, e con astenersi in d.o giorno di confessare e comunicare. Nascendo da ciò
molto scandalo prega la S. Congr.e che vi ponga rimedio.
Per togliere le soprad.e dissensioni e riparare a diversi altri inconvenienti che ogni dì nascono fra i Preti
di Rito Orientale e i PP. Di Terra S.a egli è di parere: 1° Che la S. Congr.e dovrebbe ordinare che tutti i
Cattolici di quella Città, che sono passati al Rito Latino ritornassero al proprio Rito. 2° Che le Terziarie
non dovessero portare il cordone di S. Fran.co se non coperto sotto i loro abiti. 3° E che i PP. di Terra
S.a avessero un poco più di riguardo e compiacenza per i Preti del paese.
Avvisa inoltre la venuta in Aleppo, e la conversione alla Fede del Vescovo Soriano Gerve. Spera che
questa conversione produrrà gran frutto e fa istanza che si procuri da Costantinopoli il Firmano per la
Chiesa de’ Cattolici Soriani d’Aleppo.
Prosiegue a dire che gli è riuscito di ricuperare il promo tomo della traduzione che avea fatta Mons.re
Balit della Teologia [221v] dell’Antoine in Arabo e dice che [sareb]be il Sacerd.e Antonio Iabaz
disp[osto] a tradurre il Secondo quando < > ordinato dalla S. Congr.e per dar p[oi] il tutto alle stampe.
Dice a[ver] anche ricuperato l’originale < > dell’Antoine sud.o e domanda < > gli sia lasciato per uso
de’suoi < >.
Di più avvisa che gli Ex gesuiti d’Alep[po han]no venduto mobili e libri e < > di sapere come ha da
rigolarsi < > confessioni con quelli che gli h[anno com]prati e sono incorsi nelle pene d< > emanato in
questo particolare < >.
Lagnandosi i Missionarij di Mesopota[mia che] le loro lettere sono intercettate e < >vono apperte quelle
della S. Congr.e < > si esibisce di trasmetterle subb< > ram.e quando vengan ad esso < >.
23

[Sor.191r]
Ill.mo, e R.mo Sig.re
Avendomi prima della mia partenza ordinato V.S. Ill.ma di scriverle con frequenza oltre l’obbligo stretto
del mio istituto, così prendo la libertà di darle una brieve, ma schieta relazione intorno alla nostra
Missione ed ai disordini, che in essa accadono dalla parte d’alcuni Missionari. Impercioché i nostri
Soriani Cattolici prima d’aver la Chiesa in possesso celebravano per alcuni anni la solennità
dell’Immacolata concezione a dì 8 di Decembre colla Chiesa Latina, dopo d’aver poi avuto la Chiesa
dalla mano degli Eretici vollero celebrare la detta solennità à dì 9 del mese accennato secondo il nostro
Rito Orientale, ma a questa risoluzione si opposero fortamente per due anni i R.di Frati di Terra S., e da
questo nacque un disordine grande, perché siccome i Greci Melchiti, ed Armeni Cattolici di questa città
sempre hanno celebrato, e tuttavia celebrano a dì 9 del detto mese, così ancor noi questo anno abbiamo
stimato nostro dovere stretto di celebrar la detta festività a dì 9, ed uniformarci ai nostri confratelli già
cattolici, mettendoci in noncale gl’opposizioni, e le ciarle di questi quatro frati a questo fù per consiglio
di Monsig.re Ignazio Arcives. vicecerente di Monsig.re [191v] Giuseppe Codzi. Ma i d.i Frati diedero
per questo uno scandolo grande, mentre obbligarono alcuni Soriani loro penitenti a celebrare la festa il
giorno antecedente cioè a dì 8 e permetter’il lavoro a dì 9, per farci dispetto, e quello che è peggio
impedirono in quel giorno la S. Comunione nella loro Chiesa, dicendo che in quel giorno non era la
festa, ma il giorno antecedente, e per più giorni andavano girando nelle case dei Fedeli tacciando la
nostra Chiesa per eretica. Questa taccia arrecò gran dispiacere al Clero, e Popolo, e molti pusilli
cominciarono a dubitare della nostra comunione. Il Vicario D. Giuseppe Haggiar in una predica pubblica
procurò di levar da mezzo questo scandalo mostrando la verità della nostra credenza, e riprendendo la
audacia di quelli sfacciati, che se ne prendono la libertà di parlar male della Chiesa, e del Rito nostro
Sacrosanto, e questo fece con termini generici, nominando solamente le Bizzoche impertinenti, da cui
ne usciva, e promulgavasi la taccia falsa.
Dopo questa predica accrebbe sempre più lo scandalo in maniera tale, che dopo d’aver noi avuto una
accusa avanti Console da essi, ora procurino di rappresentare alla S. Cong.ne una falsa accusa
imputandoci di cose false. Sicché Ill.mo Sig.re le dico con tutta la sincerità che questo non si può soffrire
dai Frati sopra tanti travagli, e contradizioni degl’Eretici, ed anche sopra la prossima persecuzione dalla
parte del Patriarca Giacobita abbiamo d’esser accusati falsamente, e tacciati per Eretici [192r] avanti la
S. Cong.ne. Or dunque sappia V. S. che io finora non hò avuto che fare colli Frati, ma se mai averà
qualche accusa contro di me non si maravigli perché se essi seguitaranno così, mi converà a portarmi a
Roma e farmi stare nei loro termini con rapresentare alla S. Cong.ne i loro fatti, e la Missione.
Finalmente per non tediarla con tutto il rispetto mi inchino ai Suoi meriti bacciandoLe le mani e
raccomandandomi alla Sua paterna protezione dalle mani dei Frati, e mi do l’onore di esserle.
D.V. S. Ill.ma
Aleppo di 9 di Gen 75
U.mo D.mo ed Obb.mo Ser.re e Figlio
D. Elia Scidiac Alunno
di Prop.da Fide.
P.S. Il Monsig.re Michele Giarve si scandaliza per queste accennate cose, e le cose di D. Giovanni
Morgian partegiano dei d.i Frati, onde sempre più dice di non volere accettare il governo della Chiesa
sua.
E anche gli dispiacue il loro modo di operare allora essendosi portato in Aleppo ed essendosi visitato da
tutti i Cattolici Regolari e Secolari Ecclesiastici, non vennero a riverirlo quantunque seppero la sua
intenzione di voler soggettarsi alla Fede Apostolica. Ma fecero questo a dispetto della nostra Nazione,
nongià a riguardo del d.o Monsig.re, poiché gli vogliano molto bene, per la sua fama, e buona maniera
di operare: questo basta.
24

[Sor.194r]
Ill.mo e R.mo Sig.re Sig.re Pna Col.mo
Nelle mie scorse lettere diedi parte a V. S. Ill.mo della mia prossima partenza dal Monte Libano in
Aleppo, ora le fò sapere, che dal mese di Novembre già son arrivato in Aleppo termine del mio viaggio,
dove fui ricevuto con gran aspettazione dai miei connazionali. Entrato, che fui in Chiesa cominciai ad
ascoltare le Confessioni dei Fedeli, amministrare gl’altri Sacramenti, ed attendere ed insegnare ai
giovani, e fanciulli la dottrina Cristiana. Sul principio di Decembre si portò da Mardin in Aleppo
Monsig.re Michele Giarve Arcivescovo, al quale consegnai la lettera stampata ad esso indirizzata dalla
Sacra Cong.ne, ed avendola letta dimandò l’unione colla Chiesa Romana, come infatti ottenne il suo
intento colla maniera seguente. Poiché avendo chiamato in casa sua Monsig.re Ignazio Arcives. delli
Melchiti con alcuni Missionari, ed Alunni fece la professione di Fede secondo la formola prescritta da
Urbano VIII, ed ottenuta la [194v] l’assoluzione dal d.o Monsig.re Ignazio dalla Censure Ecclesiastiche
fece doppo la Confessione generale al P. Antonio Capucino, ed ora celebra la sua Santa Messa in casa
sua senza ingerirsi nel governo spirituale, e temporale della Chiesa, e della Grege.
Intorno alla buona condotta di questo Ill.mo Sig.re non occorre descriverle, mentre si vede, che la sua
converzione non è già per rispetti umani, ma solo per salvarsi nel grembo della Chiesa. Dippiù Egli
prima di venire alla Fede convertì molti ad essa dei secolari, e fece conoscere a tre Vescovi Giacobiti
suoi Confidenti la vera, e cattolica Religione, i quali per ora non possono farsi vedere per cattolici. I
nostri Soriani Cattolici tanto Ecclesiastici, quanto Secolari vorebbono farlo entrare in Chiesa
quantoprima, ma Egli non vuol sapere niente di questo, perché dice di voler vivere privato, non potendo
addossarsi il governo della Chiesa tanto indebitata, né avendo forze sufficienti per tener lontano la
prepotenza degl’Eretici, e del Patriarca, che s’aspetta in Aleppo. D. Giovanni Morgian quantunque sia
un uomo di buoni costumi, di gran talento, e capacità, nulla dimeno per non sapersi portare presso la
Nazione, né insinuarsi nell’animi dei Fedeli si trova sempre in lite colli suoi superiori, cioè con
Monsig.re Codzi, e D. Giuseppe Haggiar, e da questo ne nasce gran scandalo nel popolo. Monsig.re
Gius.p. Codzi per levar questo scandolo procurò di chiamarlo presso di sé, mandarlo da Aleppo in Cairo,
ma non poté, perché D. Giuseppe Morgian non volle obbedire.
[195r] I Frati Francescani in vece di aiutarci nella conversione degl’Eretici girano nelle case tacciandoci
per Eretici per aver questo anno noi celebrato la festa dell’Immacolata Concezione a dì 9 di Decemb.
secondo il nostro Rito Orientale. Dippiù vogliano per forza battezzare, e congiungere in Matrimonio
quei Soriani latini con pericolo di danneggiarci, e mettere divisione tra i Fedeli, e ciò assolutamente non
possiamo permettergli, perché se il Patriarca delli Soriani Eretici arriva a saper ciò, subito prenderà
motivo di sollevarci contra di noi, accusandoci presso il Pascià, o appresso la Porta Ottomana per
Franchi, onde in vece di guadagnare perdiamo la Chiesa, ed il popolo. Sicché Ill.mo Sig.re Le fò saper
questo per metter qualche riparo a ciò, che può avvenire, cioè o che si addossino in tutto, e per tutto il
governo delli Siri Latini ed il danno, che può provenire dopo opure non si opponghino a noi, quando ci
occorre amministrare questi tre Sacramenti ai Soriani Latini, cioè il Battesimo, la Cresima, ed il
Matrimonio, per acquietare con questo il furore dei nostri avversari. Finalmente voglio pregare V.S.
Ill.ma di tre cose, cioè a mandarmi i paramenti Sacri col calice, e patena: ottenermi un annuo secorso
dalla S. Cong.ne, mentre in coscienza non hò altra entrata dalla Chiesa, se non un zecchino veneto al
mese: e mandarmi una cassa di robba di [195v] divozioni per distribuire a fanciulli della dottrina
Cristiana, ai quali son costituito superiore, e per non tediarla finisco baciandole le sacre mani, e con tutto
il rispetto inchinandomi ai suoi meriti mi dico.
D.V.S. Ill.ma
a dì 29 Gennaio 1775
Uml.mo D.mo e Obb.mo Ser.re D. Elia Scidiac Alun. del V.ble Coleg. di Prop.da
25

[Sor.211r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Dopo l’umile bacio della S. Porpora espongo all’EE.VV. di aver prima di questa scritte Loro alcune
lettere in risposta delle accuse deferite contro di me, dando inoltre notizia del ritorno in questa città del
vescovo Michele Giarve e del suo accesso alla fede Cattolica. Nella presente però debbo partecipare
all’EE.VV. una cosa necessaria, per la quale sono insorte, ed insorgono dissesioni, e scandali per la
celebrazione dell’Immacolata Concezione di M. Vergine. È noto all’EE.VV. che presso gli Orientali
questa Festa si celebra li 9 Decembre. I PP. Francescani nell’anno passato avendoci obbligati a celebrarla
nel di 8 a norma de’ Latini, quindi nacquero molti disturbi: e ci obbligarono col farci credere che
nell’anno seguente tutti gli Orientali l’avrebbono celebrata nello stesso giorno delli 8 dicendo che ne
avrebbono scritto alla S. Congreg.ne per obbligarli. Noi vedendo per una parte, che non si effettuava
quello, che ci aveano detto, e dall’altra che ne nascevano delle discordie, perché i Greci, e gli Armeni
[211v] che formano il maggior numero de’ Cristiani di questa città, e molti ancora de’ la celebrano nel
giorno 9 anzi non pochi de’ nostri, i quali lavoravano presso i Greci, e li Armeni sono necessitati di
celebrar questa festa insieme con loro, e considerando che la Nazione Soriana di Aleppo prima che la
Chiesa passasse nelle mani de’ Cattolici soleva celebrarla li 9 secondo il Calendario Orientale, eccettuati
tre o quattro anni, ne’ quali Mons.r Gabriele Tezan ce la fece celebrare insieme con gli Occidentali, il
suo successore però Sciucralla Giarve vedendo che alcuni la celebravano con gli Orientali, ed altri con
gli Occidentali, per togliere questa confusione ci ordinò di celebrarla con gli Orientali secondo il nostro
antico costume, perché riguardando a questa festa l’intenzione delle Chiese Orientali si conforma a
quella della Chiesa Cattolica madre, e maestra di tutte le altre Chiese, non ostante che la celebrino nel
giorno 9, cioè di glorificare la B.ma Vergine [212r] come esente da ogni macchia originale; noi
soggiungo, la celebrammo secondo il Calendario Orientale, e lo facemmo col consiglio di Mons.r
Ignazio Carpo deputato nostro superiore da Mons.r Giuseppe Codsi, il quale Mons.r Ignazio trovandosi
qui in Aleppo ha veduto esser più conveniente di celebrarla secondo il Calendario Orientale per impedire
le discordie, e la confusione de’ riti in cosa, che non offende la purità della fede. Essendosi dunque
celebrata li 9 i PP. Francescani, ed alcuni loro Penitenti, e Pinzochere incominciarono a calunniarci,
mettere in discredito la nostra Chiesa, fede e riti, e dando ad intendere cose ben lontane dalla nostra
intenzione, e del nostro rito ricevuto ab immemorabile nella celebrazione di questa festa: e nel giorno di
questa nostra festa non hanno voluto dar la Comunione alli Cristiani nella loro Chiesa, anzi hanno loro
impedito loro di comunicarvi, dicendo, che in tal giorno non era festa. Da ciò nacque molto susurro, e
scandalo. Io pertanto fui costretto di manifestare nella Predica la retta [212v] credenza, e buona
intenzione degli Orientali riguardo a questa festa, fondando i miei detti sopra l’autorità de’ Santi Padri
Orientali, ed Occidentali.
Avendo ciò risapputo i PP. Francescani, hanno sparlato contro di me deferendo alla relazione di alcuni
loro Penitenti, i quali hano loro riferito diversamente da quello che io avevo detto nella mia Predica,
sebbene alcuni Sacerdoti ragguardevoli, ed altre persone gli avessero riportate le mie vere proposizioni.
Non persuasi però i PP. Francescani non cessano darmi de’ fastidj, ed delle inquietudini.
Noi tutti per grazia di Dio siamo Cattolici, costanti nella fede, ed ubbidienti alla S. Chiesa madre
universale, ed io particolarmente servo dell’EE. VV. conservo fino dalla mia fanciullezza questo Santo
deposito, e non ne ho deviato un sol passo; e sapendo che la nostra S. Madre Chiesa c’inculca
l’osservanza esatta de’ nostri Riti, abbiamo celebrato questa festa secondo il costume Orientale [213r]
approvato dalla med.a S. Chiesa; ed essendo ubbidienti a tutti li Supremi ordini dell’EE. VV. qualunque
volta vorranno ordinare che dalli Orientali si celebri questa festa nel giorno 8, la eseguiremo senza la
minima tergiversazione Ma che la sola picciola nostra Nazione Soriana la celebri li 8 non è possibile per
i motivi accennati di sopra.
Vedano l’EE. VV. i travagli nostri, e le angustie, nelle quali ci ritroviamo, e le molestie che ci recano
questi Missionarj, i quali in vece di assisterci, ed ajutarci nelle presenti circostanze della Chiesa
Cattolica, e nel pericolo in cui ci siamo posti, di perdere la vita per l’onore e propagazione della fede
cattolica, ed invece di cooperare alla conversione degli Eretici di questa picciola Nazione, ci calunniano
di essere Eretici insieme colla nostra Chiesa, benché per grazia di Dio siamo dispostissimi di spargere il
sangue in confermazione della Santa fede. Dalle calunnie poi che ci vengono date, nascono molti dubj
nella mente [213v] de’ Cattolici antichi e novelli, e gli ereti medesimi ne prendono scandalo, e forse ne
prenderanno motivo di allontanarsi dalla fede cattolica.
Alli motivi per i quali il Vescovo Michele Giarve si astiene d’ingerirsi nel governo di questo suo popolo,
come abbiamo già significato all’EE.VV., si aggiunge anche questo; cioè di vedere questo suo popolo
bersagliato non solamente dagli eretici, ma ancora dalli PP. Missionarj, e loro Penitenti; nel che è
compatibile, perché io che sono cattolico dalla mia tenera età, per queste frivole ma continue
contradizioni, sono divenuto pussillanime, e scoraggito affatto, anzi desidero di essere quanto prima
sgravato di questo uffizio e di venire il minimo tra tutti li sacerdoti per avere un poco di riposo di corpo,
e di animo.
Quindi è che, con tutto lo spirito genuflesso alli piedi dell’EE. VV. le supplico per le viscere di Gesù
Cristo di farmi sgravare di questo peso, e, se pare loro, incaricare D. Giovanni Morgian, che
ardentemente lo [214r] brama, ed a questo fine è sempre strettamente collegato co’ PP. Francescano nel
contradire a me, ed al Clero. Io avevo già pregato Mons.r Giuseppe Codsi come scrissi all’EE. VV. di
liberarmi da questo ufizio, ma non potei ottenerlo. Adesso prego la paterna clemenza dell’EE. VV. di
condescendere a questa mia supplica; e per la seconda e terza volta bacio la S. Porpora.
Aleppo 11 Febrajo 1775
U.mo, e ogg.mo Servo
L’Arciprete Giuseppe Haggiar
Vicario della Nazione Soriana di Aleppo
Foto originale Sor 219-218
26

[Lett.104r]
A Mons.re Giuseppe Kodsi Arciv.o di
Gerusalemme per la Nazione Soriana
S. Efrem M.e Libano.
25 Marzo 1775

In vista di quanto V.S. scrive con lettera dei 21 Sett.re dell’anno scorso circa la condotta, che tiene in
Aleppo P. Giuseppe Haggiar, questi miei E.mi colleghi sono venuti nel sentimento, che Egli debba
onninamente rimoversi dall’Officio di Vicario della Nazione Soriana di quella città, e sostituirglisi un
soggetto più idoneo a ben governarla, massime nelle presenti circostanze, nelle quali vi è tutta
l’apparenza di credere, che molti Eretici saranno per ritornare alla unità della Fede. [104v] Avrebbero
certamente l’EE. Loro ciò eseguito senza ulteriore ritardo, se avessero avuto piena cognizione di qualche
Persona grata, ed accetta al corpo della Nazione, ed insieme abile a sostenere con frutto l’incarico del
Vicariato sud.o. Per mancanza dunque di tal notizia l’affare tutt’ora sospeso. Laonde mi vedo in obbligo
d’indirizzarmi colla presente a V.S, la quale sarà contenta di darmi un’esatta, e distinta relazione di tutti
i Sacerdoti Cattolici Soriani esistenti in Aleppo, e sue vicinanze, indicandomi l’età, il carattere, e la
capacità di ciascheduno, affinché tra quelli possa la S. Cong.ne prescegliere quello, che stimerà più a
proposito, ed adattato al pred.o Ministero, dal quale peraltro sino da questo punto intende di escludere
P. Gio. Morgian, uomo abbastanza conosciuto [105r] per il suo temperamento fervido, ed inquieto. Io
non dubito punto, che V.S. nell’avanzarmi questa informazione a null’altro vorrà aver riguardo, che alla
gloria di Dio, e al buon servizio della sua Nazione, e però mi astengo dal raccomandarle una perfetta
imparzialità. Non le proibisco peraltro, anzi intendo, che dei soggetti, de’ quali dovrà V.S. descrivere le
qualità, ed i meriti, Ella specifici il migliore, e quale sarebbe per essere a lei il più accetto, e come tale
lo proponga alla S. Cong.ne.
Dopo ciò, che scrissi a V.S. con lettera dei 4 Febbraio pp.to mi è giunta la notizia, che Monsig.re Michele
Giarve Vescovo Soriano sia arrivato in Aleppo, e dimostri tutta la buona disposizione di riconciliarsi
colla Chiesa. Anzi vi è, chi dice che abbia, sebbene secretamente, fatta la professione della Fede. Una
tal notizia merita [105v] merita certamente conferma. Ho voluto tuttavia comunicarla a V.S., affinché,
sussistendo il fatto, possa dare a Sacerdoti di Aleppo, e segnatamente a D. Giuseppe Haggiar, che dovrà
seguitare (quando Ella per gravi, e rilevanti motivi non credesse diversamente) nell’Officio di Vicario,
sino alla elezione del nuovo, le necessarie istruzioni circa il modo, col quale dovranno diportarsi col
supposto convertito prelato. Ma siccome il primo passo, che in questo gravissimo affare dovrà farsi, sarà
quello di procurare di sincerarsi, che la di lui conversione sia vera, e reale, e non già di sola parole, come
pure la professione della Fede, secondo la formola prescritta dagli Orientali della S. Mem. di Urbano
VIII, così dovrà V.S. ordinare ai predetti sacerdoti, e suo Vicario di fare in modo, che il med.o dia segni
non equi[106r]voci del suo ritorno al grembo della Chiesa, e sottoscriva di proprio pugno l’accluso
esemplare della professione della Fede, che poi ella potrà far tenere alla S. Cong.ne la quale in seguito
darà le ulteriori provvidenze.
In occasione, che V.S. dovrà per l’effetto sud.o scrivere in Aleppo potrà far noto a quel suo clero, che
questa Cong.ne ha disapprovata la condotta di quei Missionari, i quali pretendevano che i Soriani
dovessero adattarsi all’osservanza del calendario riformato, e tralasciare l’antico. Laonde ha ordinato
loro, che per questo capo si astenghino dall’arrecare ai Soriani medesimi veruna molestia.
È giunto felicemente in Roma il Giovane Giuseppe Chermes: ora si sta aspettando la venuta dell’alto
Giovane, che sarà il terzo, per cui se l’è scritto, e mandato [106v] il denaro necessario per il viatico,
conforme si è fatto anche per gli altri due. E frattanto prego il Sig.re che la conservi e la prosperi.
27

[Lett.106v]
Al Sig.re P. Giuseppe Haggian
Vicario de’ Soriani in Aleppo
25 Marzo 1775

Dalle notizie ultimamente sopraggiunte ha rilevato questa Sagra Cong.ne esser pur troppo vere, e
sussistenti le accuse, che sono state alla med.a avanzate contro la di lei persona. E però questi miei E.mi
Colleghi non hanno creduto di potersi dispensare dal mettere a V.S. in vista i gravissimi mancamenti
commessi, e particolarmente quello di avere in più occasioni dimostrato uno spirito d’indipendenza
verso il suo legittimo immediato Superiore Monsig.re Giuseppe Kodsi, [107r] e di avere più del dovere,
e contro le disposizioni de’ Sacri canoni aderito al partiarca Eretico Soriano. Lo stesso si dice dello
scandalo dato, ammettendo Ecclesiastici Eretici nella Chiesa, e permettendo che vi cantassero il Trisagio
coll’aggiunta fattavi da Pietro Fullione, quale aggiunta è una delle caratteristiche dell’Eresia. Non si
parla poi della potestà, che Ella si è arrogata di conferire la tonsura, e gli ordini minori, anche contro
l’espresso divieto del nominato Arcivescovo, come neppure dell’arbitrio, e libertà, che si è presa di
alterare il Rito in ordine all’osservanza di varie feste. Questi mancamenti cotanto notabili avrebbero al
certo meritato un severissimo, ed esemplare castigo. Tuttavolta l’E.E. loro usando con V.S. di loro
piacevolezza, e benignità sulla fiducia che Ella sarà per [107v] provvedere alla sua coscienza, e per
risarcire senza ritardo, ed alla meglio, che la sarà possibile a tanti gravi scandali, de’ quali è rea innanzi
Dio, se ne sono di buon grado astenuti. Vogliono però, ed intendono, che eletto, che sarà dalla S. Cong.ne
il nuovo Vicario per la Nazione Soriana Cattolica dimorante in cotesta città, e sue vicinanze, S.V. ne
dimetta subito l’incarico, né ardisca di più ingerirsi negli affari, che a detta Nazione appartengono; ma
sia contenta di attendete di proposito a soddisfare i doveri del proprio ministero nello stato di semplice,
e privato Sacerdote. Intanto giacché, si sente che Monsig.re Michele Gerve sia passato in Aleppo, e
mostri tutta la propensione di riunirsi sinceramente alla Cattolica Comunione, sarà cura di V.S. il
procurare, che egli sempre più si [108r] affezioni a noi, faccia la professione della Fede, e dia i dovuti
segni di venerazione, e di attaccamento verso la Fede Apostolica Capo, e Centro dell’Unità. Ma su ciò
Monsig.re Kodsi darà a V.S. una più precisa, e dettagliata istruzione; onde io senz’altro aggiungere
passo ad augurarle dal Sig.re Iddio ogni vero bene.
28

[Lett.108r]
Al P. Isidoro da Lucca Guardiano
De’ Min.ri Oss.nti di Aleppo
26 marzo 1775

Ha inteso con molto godimento questa Sagra Cong.ne l’arrivo in Aleppo di Monsig.re Michele Gerve,
e le buone disposizioni, che tuttora dimostra di riunirsi alla Cattolica Comunione, seppure al presente
non si è già riunito. Oltre ciò, che io le scrissi con lettera dei 4 Febb.io scaduto intorno al mondo, [108v]
col quale debbono i Missionari diportarsi con questo Vescovo, non ho cosa particolare d’aggiungere, se
non che la med.a S. Cong.ne ha avanzati sullo stesso particolare ulteriori ordini, e provvidenze a
Monsig.re Giuseppe Kodsi Arcivescovo di Gerusalemme, capo in oggi, e Superiore della Nazione
Soriana. Sicché da essa immediatamente, o dal di lui Vicario sentirà V.S. l’occorrente. Intanto debbo
avvertirla di astenersi dall’arrecare minima molestia alla predetta Nazione per conto dell’osservanza del
calendario vecchio: poiché la Sede Ap.lica non solo tolera, ma altresì permette, che le Nazioni Orientali
continuino costì in si fatta osservanza. Mi stenderei troppo se volessi riportare i Decreti emanati in questa
materia. Solo basti accennare un Breve della S. Mem. di Benedetto XIV in [109r] data dei 14 Aprile
1758, in cui concede ai Cattolici Melchiti, Armeni, e Soriani di Aleppo l’indulto di lucrare, secondo
l’antico loro Calendario, le Indulgenze concesse ad altri, secondo il calendario nuovo. Sicché torno a
ripeterle di non ingerirsi in simili cose, come neppure in altre che riguardano i Riti della Chiesa
Orientale, che la Med.ma Sede Ap.lica né vuole, né intende, che vengano in alcuna parte alterati. E
frattanto alle orazioni di V.S. di cuore mi raccomando.
29

[Lett.202v]
Al P. Isidoro da Lucca Guardiano
De’ Religiosi di Terra Santa
Aleppo
3 Giugno 1775

Ho ricevuto la lettera di V.E. insieme con la copia dell’altre, che erano già capitate antecedentemente.
Rilevo dalla med.e i gravi motivi, che si hanno di sospettare intorno alla sincerità del Vescovo Zerue, e
le di lei riflessioni mi sembrano molto savie, e prudenti. Qui non si mancherà di procedere con quella
maturità, che si richiede all’importanza dell’affare; e a tale effetto si è anche scritto a Monsig.re Arciv.o
Kodsi, perché veda di informarsi cautamente delle vere intenzioni di quel Prelato con fargli [203r]
sottoscrivere la formula della professione della Fede, qualora dia segni non equivoci, di volere rimanere
sinceramente nella Santa Unione Cattolica. Gradirò poi, che Ella mi vada continuando le necessarie
notizie su questo proposito; e assicurandola dell’obbligo, che tengo il molto di lei zelo, le prego dal
Sig.re Dio ogni felicità, e alle sue orazioni mi raccomando.
30

[Lett.181v]
Al P. Eleuterio Custode de’ Cappuc.ni di
Aleppo
27 Maggio 1775

In vista di quanto la S.V. ci ha riferito sù i varj sconcerti, che accadono in cotesta città, specialmente per
conto delle Terziarie Francescane, e per l’altro delle feste de’ Soriani, che si vorrebbero variare dal loro
antico Calendario, non si è mancato alle corrispondenti provvidenze. Intanto perché Ella abbia alle mani
la legge, che vi ha sopra le Terziarie, le accludo copia del Decreto med.mo dal lei citato. Quanto poi alle
Feste, siccome la S. Sede non ha riprovato l’uso dell’antico Calendario, così non può approvarsi la
condotta di chi vorrebbe [182r] alterare la consuetudine presso i Soriani, e molto meno il contegno di
non confessare in quei giorni.
Quanto poi a Monsig.re Gerue, ancora si attendono gli ulteriori schiarimenti richiesti sopra la sincera
sua riunione, e specialmente la formola di Fede da lui sottoscritta. Con questi alla mano si potrà con più
sicurezza prendere risoluzione sopra una materia di così grave conseguenza.
Se il Sacerdote Antonio Sabaz ha talento di continuare la traduzione della Teologia Morale dell’Antoine
in Arabo già incominciata dal defunto Monsig.re Balit, la S. Cong.ne gradirà che lo faccia, in vista
specialmente del giovamento, che simile versione, quando riesca esatta, potrà recare al clero della
Nazione.
Del testo poi Latino dell’Antoine, ricuperato [182v] dopo la morte di Monsig.re Balit, se il Sebaz, che
deve tradurlo ne è già provveduto, si permette alla P.V. di ritenerlo in cotesta custodia per uso de’ suoi
Religiosi, Né ad altro chiamandomi la sua de’ 13 Febraro, passo a raccomandarmi alle si lei orazioni.
31

[Lett. 234v]
A Mons.re Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano di
Aleppo
24. Giugno 1775

Di quanta consolazione, e gradimento sia stata al Sommo Pontefice la risoluzione presa da V.S. di
rientrare nel grembo della chiesa Cattolica, ove illibato, e puro conservasi il deposito della Fede, potrà
Ella meglio, e più ampiamente intenderlo dal Breve Apostolico, cui cui sua Santità risponde alle sue
[235r] lettere. Frattanto anch’Io non tralascio in nome, per parte di questa S. Cong.ne di congratularmene
seco ne’ più vivi termini, e di altam.e commendare la sua savia, e circospetta moderazione nell’astenersi
in questo frattempo dall’uso della sua Episcopale giurisdizione. Niuna cosa maggiorm.e premendo
all’istessa S Cong.e, che di conservare, e sollevare per tutti quei mezzi, che può cot.a sua Chiesa, e
Nazione Cattolica, deve V.S. restar persuasa, che non si perderanno di vista le istanze, che Ella
promuove con care quei provvedimenti, che saranno praticabili, e proporzionati non meno alle
circostanze de’ tempi, e de’ luoghi, che alle forze della pred.a S. Cong.ne.
Singolarmente però si avrà cura, che non manchi a V.S. la facoltà di sostenersi secondo il suo grado,
acciò possa più agevolmente accudire al governo spirituale de’ suoi Nazio[235v]nali, e a quel profitto,
che si spera dai suoi insegnamenti, e buon’esempio in tante anime traviate dal vero sentiero della salute.
E qui resto pregando il Sig.re Dio, che la conservi, e la prosperi.
32

[Lett. 231r]
A Monsig.re Ignazio Carpo Arciv.o
Greco Melchita di
Aleppo
24 Giugno 1775

Di sommo, e particolar gradimento sono state a questa S. Cong.ne le due lettere di V.S. de’ 16 N.bre
1774 e 31 Genn.o 1775; nelle quali dà parte della riconciliazione già seguita con la chiesa cattolica di
Mons.re Dionisio Michele Giarve Vesc.o Soriano di cot.a Città. Siccome delle di lui buone qualità si ha
la più vantaggiosa opinione, così l’EE. Loro non mancheranno di assisterlo per quanto è possibile non
meno negl’interessi della propria persona, che della sua chiesa, e Nazione.
Molto si è goduto di sentire, che mediante le sue paterne esortazioni, ed ufficj, i due Sacerdoti D.
Giuseppe Haggiar, e D. Giovanni [232v] Morgian abbiano fra di loro fatta la pace, e deposti quei
contrasti, ed animosità, che erano di tanto pregiudizio alla quiete di loro med.i, e de’ Cattolici Nazionali.
Per gl’Individui Francesi dell’estinta compagnia che dimorano in cot.a Città già si è scritto, ed ingiunto
al P. Guardiano di Terra Santa, che comunichi loro tutte le facoltà necessarie, ed opportune per
l’amministrazione de’ Sagramenti.
Non potendosi ricevere i tre giovani suoi Diocesani proposti per il Collegio Urbano, atteso che i luoghi
del medesimo si trovano pieni, ed occupati, V.S. sarà contenta di spedirne uno solo, conforme l’è stato
già scritto. E senza più resto pregando il Sig.re Dio, che la conservi, e la prosperi.
33

[Lett. 232r]
Al Sig.re Arcipr.e Giuseppe Haggiar
Vicario de’ Soriani in Aleppo
24 giugno 1775

Ricevo tre lettere V.S., e rispetto alla prima che è de’ 7 Genn.o 1775 mi rimetto ciò, che le fu scritto in
nome e per ordine di questa S. Cong.ne in data de’ 25 Marzo pp.to. Quanto all’altre due, che sono de’ 3
e 11 Feb.o non ho altra cosa da replicarle, se non che si è intesa con molto piacere la riconciliazione di
Mons.re Dionisio Michele Giarve colla Chiesa Cattolica, e che si è scritto al P. Guardiano di
Gerusalemme in efficaci termini d’ingiungere ai suoi Religiosi di Aleppo, che non s’ingeriscano ne’ Riti
delle Chiese Orientali, e che lascino per l’avvenire, che la Nazione Soriana celebri la Festa
dell’Immacolata Concezzione nel dì 9 X.bre conforme porta la sua consuetudine. [232v] Per l’altre cose,
delle quali parla nelle mentovate sue lettere, non tralascerà l’istessa S. Cong.ne di dare quei
provvedimenti, che saranno pratticabili, ed opportuni. Ed Io frattanto le prego dal Sig.re ogni più
bramato contento.
34

[Lett. 232v]
Alli Sig.ri Deputati delle 4 Nazioni
Cattoliche di
Aleppo
24 giugno 1775

Molto hanno gradito questi miei Em.i Sig.ri d’intendere dalla lettera delle Sig.rie VV. de’ 27 Genn.o
Pass.o non meno la nuova di essersi Mons.re Dionisio Michele Giarve Vescovo Soriano di cot.a Città
riconciliato con la Chiesa Cattolica, che la buona opinione, e fama, che gode presso di tutti, mediante le
rare qualità, che possiede. Avendo l’E.E. Loro piena fiducia, che per suo mez[233r]zo potranno
conseguirsi quei vantaggi spirituali, che bramano a pro della di lui Nazione, non mancheranno
certamente di assisterlo tanto nella propria persona, quanto negli interessi della sua Chiesa con tutti
quelli ajuti, che possono e che vengono loro permessi dalla mole immensa di tante chiese, e Missioni,
che giornalm.e implorano il soccorso di questa S. Cong.ne con che resto pregando S.D.M. che conceda
alle Sog.re VV. la pienezza d’ogni più vero bene.
35

[Lett.264v]
Al Mons.re Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano di
Aleppo
15 Luglio 1775

Se questa S. Cong.ne avesse le forze eguali al desiderio, che prova di confermare a V.S. con gli effetti
il proprio gradimento, avrebbe certo goduto di poter darlene migliori testimonianze, che non è il tenue
assegnamento, che le ha fatto di scudi sessanta hanui. Ma siccome le spese gravissime, ed esorbitanti, a
cui è soggetta, non le hanno permesso di stendersi maggiormente, così V.S. dovrà gradire quel poco,
che si è potuto fare, e riceverlo come argomento della contentezza provata da questi E.mi miei Sig.ri, e
da me per la di lei felice unione con la vera Chiesa, e col capo visibile della [265r] medesima. Resta,
che Ella procuri di dar saggi sempre maggiori del suo zelo, e della purità delle sue intenzioni, e così
meritarsi sempre più la grazia e i benigni riflessi della S. Cong.ne, mentre assicurandola della
benevolenza della med.a prego il Sig.re Dio, che la conservi, e la prosperi.
36

[Lett.314v]
Al P. Eleuterio Custode
De’ P.P. Cappuccini Francesi di
Aleppo
12 Agosto 1775

Dalla Lettera di V.P. de’ 19 Maggio pass.o ho veduto con quanto amore, ed impegno si è adoperato
cotesto Sig.re Console de Perdrian per riconciliare Monsig.re Arsenio Sciukri con i suoi Preti, e sono
rimasto non poco amareggiato in sentire il modo, che il Vescovo pred.o ha tenuto per costringergli a
comunicar seco senza ulterior dilazione. Ad esso si scrive in quest’ordinario di contentarsi, che quei
giovani Maroniti, i quali erano prima diretti spiritualm.e da uno degli Ex-Gesuiti tornato in Francia,
possano prendere per loro Direttore uno di cotesti PP. Cappuccini, e vedremo quello che sarà per
risultarne. Godo che la riunione di Monsig.re Dionisio Michele Giarve con questa [315r] S. Sede abbia
prodotti quei buoni effetti, che V.P. mi descrive, e voglio sperare, che mantenendosi egli costante nella
Fede, si faranno sempre maggiori progressi. Non mancherò di renderla quanto prima soddisfatto in ciò
che desidera, con inviarle per mezzo del P. Proc.re delle Missioni n competente numero di croci,
medaglie, e corone. Frattanto prego il Sig.re Dio che la conservi, e alle sue orazioni mi raccomando.
37

[Lett.375r]
Al Monsig.re Kodsi Arciv.o di Gerusalemme
per i Soriani Cattolici
Monte Libano
9 Sett.re 1775

Essendo stato suggerito a questa S. Cong.ne di Propaganda, che un qualche suo eccitamento avrebbe
prodotto buon effetto nell’Animo del Patriarca de’ Giacobiti Monsig.re Ignazio d.o Giorgio III, almeno
per renderlo più mite verso i nostri Cattolici specialm.e di Aleppo, ed essendosi riflettuto, che un pari
eccitamento produsse [376v] col divino ajuto molto di più nell’animo di Monsig.re Giarve venuto
ultimam.e alla unione; ha la med.a Cong.ne creduto suo preciso debito di abbracciare il consiglio, e di
mandarlo tosta ad effetto con scrivere al sud.o Patriarca una lettera officiosa insieme, ed istruttiva. Di
questa che si è stampata in lingua Sira, ed Araba, ma con lettere Siriache, accludo a V.S. varie copie,
perché ella procuri a nome nostro di farne giungere qualcheduna alle mani dello stesso Patriarca,
assicurandolo nel tempo med.o, che quì si terrà ben conto di ogni favore, che esso presterà ai Cattolici,
e molto più se ponderando seriam.e le cose esposte vorrà colla divina grazia segnalare il suo Pariarcato
colla riunione colla S. Sede Ap.lica. Ella non lasci di prestarsi con tutto zelo ad un’opera, che [376r]
qualunque sia per esserne l’esito, sarà sempre meritoria presso Dio, e di tenermi esattamente
ragguagliato dello sfogo, che darà a questo rilevantissimo incarico; mentre intanto pregando Sua Divina
Maestà a diffondere sopra di esso la pienezza delle celesti sue benedizioni, passo ad augurale che
lungam.e la conservi, e la prosperi.
38

[Lett.379v]
A Monsig.re Arsenio Sciukri
Arci-Vescovo Maronita di
Aleppo
9 Sett.re 1775

Recò meraviglia a questa S. Cong.ne la sospensione, che V.S. si arbitrò di dare alla lettera stampata, che
la med.a in lingua Sira indirizzò a Monsig.re Giarue. I supposti errori di stampa non davano a V.S. diritto
di metter mano a cosa, che né punto, né poco le apparteneva. Oltre di che esaminatasi qui di bel nuovo
la lettera da persone assai versate nella lingua, non vi si è trovato errore di rilevo, massimamente in vista
di una stampa, che in sostanza è una semplice traduzione del testo Italiano, che è la lingua nostra, [380r]
e colla quale ci conviene di parlare per essere bene intesi, come col divino ajuto è felicem.e accaduto
con Monsig.re Giarue. Sarà pertanto V.S. contenta di non impedire il corso a questa stampa nel caso,
che le ne pervenghino altre alle mani, anzi di secondare lo zelo, mentre diversam.e operando Ella darà
manifestatam.e a divedere, che per privati suoi interessi non l’è gradita la riunione de’ Siri al centro
dell’unità, ed obbligherà la S. Cong.ne a que passi, ai quali mi auguro, che per l’impegno, che deve
nutrire ogni Cristiano, ma molto più un Vescovo per la salute delle Anime, Ella non permetterà, che si
venga giammai. Tanto doveva Io a nome della med.a significarle, mentre prego il Sig.re Dio, che la
conservi e la prosperi.
39

[Lett.380v]
Al Monsig.re Kodsi Arciv.o Soriano
di Gerusalemme
Monte Libano
9 Settem.re 1775

Colle precedenti lettere di questa S. Cong.e furono a V.S. comunicati i molti ricorsi, che qui erano
pervenuti di varj abusi, che continuavano nella Chiesa di Aleppo recentem.e passata dai Scismatici a i
Cattolici. Fu eccitata la di lei diligenza a darne piena informazione a questa S. Cong.ne.
Quantunque non siano ancora giunte risposte, a le informazioni richieste, con tutto ciò non ha potuto
Ella non dare ascolto ad alcuni altri avvisi, che le sono stati recati di perniciosissimi inconvenienti, che
tuttavia durano in quella Chiesa, ai quali se non si dà pronto riparo, anzi che consolar ci possiamo di
aver fatto acquisto di una Chiesa [381r] Cattolica, dovremo pur troppo dolerci di vedervi perseverare lo
Scisma, e l’errore a danno gravissimo della nostra S. Cattolica Religione. Per la qual cosa senza ulterior
indugio ha creduto la stessa S. Cong.ne di portare a notizia di V.S. i capi di abuso ultimam.e
rappresentabile, e di darle anche le necessarie istruzioni, acciocché ogniqualvolta Ella li riconosca
sussistenti possa estirparli, e possa con efficacia impiegare la sua sollecitudine per sradicare la zizania,
che và a soffocare la Messe del Divino agricoltore.
E’ stato dunque in primo luogo significato alla S. Cong.ne, che nella sud.a Chiesa ultimam.e da Cattolici
ricuperata fannosi le preghiere, commemorazioni, e le pubbliche esequie per i defonti Eretici nello stesso
modo, che facevansi quando la Chiesa era in mano degli Eretici stessi. Questo [382v] è un grave
disordine, che merita d’esser tosto vietato, poiché non si possono da Cattolici con pubbliche preci, e con
solenni esequie fatte in Chiesa suffragare le Anime de defonti, quando trapassarono, essendo notoriam.e
Eretici, e fuori della Comunione della Cattolica Chiesa. Se altrimenti si facesse si darebbe scandalo ai
Fedeli, e si farebbe credere agli Eretici, che chi è morto nell’Eresia, e nella comunione del Patriarca
Eretico può conseguire l’eterna valuta.
E’ stato anche rappresentato, che i sei Preti Soriani venuti, alla Unione, seguitano a confessare come
prima; ed essendo essi molto ignoranti ne siegue, che i loro Penitenti, e il Popolo convertito alla Fede
Cattolica vive in una totale ignoranza de’ principali Misteri della Cattolica Religione, e mal guidato da
questi improvidi Pa[382r]stori, non dà segni di vera detestazione dell’Eresia, e di sincero attaccamento
alla Cattolica unione. Sù questo capo le comanda la S. Cong.ne, quando le presenti circostanze glie lo
permettino, di procurare nella miglior maniera, che questi Preti novelli convertiti si sottoponghino
all’esame per far sperimentato della loro idoneità, e se veramente li trova ignari della Dottrina Cattolica,
ed incapaci ad istruire altri, Ella sospenda loro la facoltà di confessare, obbligandoli ad istruirsi, per
rendersi idonei all’esercizio di questo santo ministero, acciocché il Popolo sia ben diretto nella via della
salute, ed un cieco non sia la guida di altri ciechi. Sarà poi quindi necessario, che i Sacerdoti Cattolici,
e i Missionari s’impieghino con assiduità, e zelo ad istruire codesti [382v] Sacerdoti, e tutto il popolo di
fresco venuto all’unione, facendogli apprendere i principali Dogmi della nostra Cattolica Religione, e
confortandoli nell’unione colla Santa Romana Chiesa, acciocché la conversione di tutta cotesta
popolazione non sia chimerica, e momentanea.
Ci è stato ancora supposto, che è costume de’ Preti Soriani Eretici di non dare l’estrema unzione ai
moribondi, ma bensì quando il morto è in Chiesa, e gli si celebrano l’esequie sono allora soliti di ungerli
gli occhi, orecchie, e bocca. Anche i sud.i Preti convertiti quantunque diano l’Oglio Santo ai moribondi,
seguitano però il costume degli Eretici di ungere dopo morte i cadaveri, quando stanno in Chiesa. Questo
abuso ancora si deve proibire rigorosam.e; poiché non [383r] è lecito di adottare i Riti degli Eretici, e
molto più, quando questi riti possono influire all’errore di rigettare il Sagramento dell’Estrema Unzione.
E quantunque i soprad.i Sacerdoti Soriani si uniformino colla Chiesa Cattolica nell’amministrazione del
Sagramento dell’Estrema unzione, con tuttociò non si deve tollerare, che imitino poi anche gli Eretici
nell’opulenza di un Rito vano, e superstizioso, quale è quello di ungere i cadaveri de’ defunti.
Ne’ Battesimi ancora, e ne’ Matrimonj ci viene riferito, che siansi mischiati degli abusi per colpa, o per
ignoranza de med.i Preti. Si rappresenta, che costoro battezzano con indifferenza i Figli degli Eretici
coll’assistenza di Padrino, e Madrina dell’istessa Setta. Ella ben sà, che ciò è rigorosam.e vietato dalle
leggi della Chiesa [383v] e contiene un intrinseco male del pericolo della profanazione del S. Battesimo
conferito a chi sarà allevato nell’Eresia, e fuori dal grembo della Chiesa Cattolica. Se l’infante fosse in
prossimo pericolo di morire, o se potesse con probabilità assicurarsi, che la sua educazione fosse per
essere cattolica, o perché a ciò vi acconsentissero i Genitori, e di questo loro consenso ve n’avesse una
morale certezza, o perché fosse da Genitori abbandonato, in questi casi sarebbe lecito di dargli
Battesimo. Ma quando i figli debbano essere soggetti all’educazione de’ Genitori Eretici, o sicuram.e
allevati tra gli Eretici, non si debbono da cattolici battezzare. Così pure l’assistenza de’ Padrini, e
Madrine Eretici bisogna evitarla. È egualmente vietato ad un Sacerdote cattolico di assistere [384r] alla
celebrazione di un matrimonio di due conjugi Eretici, poiché ancor qui vi è una specie di
communicazione in divinis indoverosa, ed illecita così ancora pe’ Matrimonj tra Cattolici, ed Eretici si
deve osservare la severa proibizione della Chiesa, la quale li detesta, e li abomina, e non permette ai
Sacerdoti Cattolici di assistervi. Che se per avventura accadesse, che un cattolico volesse sposare
un’Eretica, o all’opposto un Eretico una cattolica, Ella saprà le regole, come condursi. Se il matrimonio
si può impedire senza far strepito, e rumore, bisogna impedirlo, altrimenti bisogna tolerarlo: e se non è
stata in Aleppo pubblicata la legge del Concilio di Trento irritante i matrimonj clandestini, bisogna avere
il matrimonio per valido, sebbene illecito, e dopo che il [384v] conjuge cattolico ha dato segni di vero
pentimento dal fatto commesso, bisogna anche restituirlo alla partecipazione de’ Sagramenti, ma in
qualunque caso non debbono mai i Preti Cattolici assistere alla celebrazione di tali matrimonj.
Se son veri tutti i descritti abusi, pare che possa ragionevolm.e temersi, che la Chiesa Soriana,
quantunque passata in mano de’ Cattolici, e i suoi Preti quantunque venuti all’unione, con tutto ciò pare,
dissi, che vi sia raginevolm.e motivo di temere, che e quella, e questi conservino ancora dell’attacco allo
Scisma, ed abbiano una certa dipendenza dal Patriarca Eretico. Lo che tanto più si conferma quanto che
è stato anche narrato a questa S. Cong.ne, che il de.o Patriarca in occasione dela Caravana di Diarbekir
aveva spediti alla stessa Chiesa gli Olj Santi [385r] per mezzo un Prete, il quale se non fosse morto per
istrada, al suo arrivo in Aleppo, doveva assumere il carico di Maestro con insegnare ai Fanciulli della
Nazione la lingua Siriaca, e le Cerimonie, e canto Ecclesiastico. E’ persuasa questa S. Cong.ne, che
stante la di lei industria, ed attenzione ciò non sarebbe accaduto, quantunque il Prete fosse giunto in
Aleppo, ma se il fatto è vero, si può ben da esso rilevare, quanto studio pone il Patriarca per ritenere
qualche superiorità sulla d.a Chiesa, e sopra i suoi Preti, e quali insidie tende per far ricadere e l’una, e
gli altri nello Scisma.
Si armi Ella dunque di zelo divino per la conservazione di cotesta greggia, che la misericordia di Dio ha
recentem.e ricondotta al Cattolico Ovile; provveda agli abusi, che vi si sono introdotti, e ponga [385v]
riparo, che non né sopravvengano de’ nuovi, che certam.e andrà seminando e la malizia diabolica, e la
perfidia degli Eretici. Con che prego Sig.re che lungamente la conservi, e la prosperi.
40

[Sor.260r]
Ill.mo e R.mo Sig.re
Presentando a V.S. Ill.ma tutto il devoto ossequio, e cordiale affetto con vincolo stabile, io l’avea di già
ragguagliata del mio arrivo in Aleppo, e della mia unione nella Santa fede cattolica, e perché adesso i
nostri Figlioli i Sacerdoti, e Nazione le mandano una lettera mediante la quale le danno distinta notizia
di quello, che ci è accaduto in Aleppo; perciò ho creduto anche io di praticare lo stesso con V.S. Ill.ma,
acciocchè per mia parte non le resti cosa alcuna occulta; e perciò le significo, che il Patriarca Giacobita
giunto in Aleppo ha con prepotenza ripigliata la Chiesa alle mani de’ Cattolici colla spesa di 5.m Tallari,
ed avendo voluto obbligare i Sacerdoti a comunicare seco lui, ne ha fatta fare una improvisa ricerca nelle
case loro; ed i Cattolici per frastornare lo effetto del furore di lui hanno speso 800 Tallari, ed i Sacerdoti
sono restati nascosti. E siccome ci siamo fondati sulle promesse della S. Congreg.ne di procurare un
Diploma dalla Porta Ottomana per esentare Aleppo dalla giurisdizione del Patriarca Giacobita, fu
necessario di liberar qui la Chiesa dalla Sua mano, ed impedire il danno; mentrecché egli ogni giorno
va mendicando prestesti per dannificare questa nazione incapace di fargli fronte; e per ottenerlo è
necessaria la spesa di 5.m Tallari da [260v] darsi alli Governatori, ed altri 10.m per pagare i Debiti
indossati alla Nazione, che debbono inevitabilmente pagarsi; perché altrimente di giorno in giorno si
aumenteranno per le usure. Vedendo dunque la Nazione, che per riacquistare la sua libertà, ed avanzarsi
in questo affare è indispensabile l’ajuto di Sua S.tà, e della Congreg.ne, e che V.S. Ill.ma abbia l’occhio
sopra di questa Nazione, hanno pregato la Sua benignità, che voglia prendersi l’incarico di assisterla,
proteggerla, ed impetrare ajuto da Sua S.tà, e dalla Congreg.ne, e lettere efficaci a muovere l’animo de’
Principi della Cristianità per raccogliere limosine; al qual fine è stato spedito costà il Sig. D. Elia
Scediac, attesa la sua pietà, e perizia della lingua. Perciò supplico V.S. Ill.ma di accogliere le nostre
premure, e le loro suppliche con assumere la protezione di questo povero popolo, e procurare che si
faccia la Questua senza di cui non si potrà stabilire questo bene, conforme le hanno scritto i P.P.
Missionarj. Iddio la conservi, prosperi, ed esalti ad ogni sublime grado. Amen.
Aleppo 9 giugno 1775
L’umile Dionisio Michele
Vescovo de’ Soriani di Aleppo
41

[Sor.273r]
Santissimo Padre
Prostrato con ogni profondo inchino dinanzi al Trono della S.ta V.ra, e presentandole con ogni
venerazione il cordiale mio ossequio espongo, qualmente prima della presente avea io pubblicata la mia
unione colla Santa Sede Apostolica, e rassegnatole la mia ubbidienza, come conviene alli Vescovi
Cattolici. Adesso poi per la esaltazione di V.S. al Sublime ministero della Superiorità Universale, ho
creduto ragionevole di congratularmene con V.ra S.tà, e rinuovare l’esibizione del mio ossequio alla
Santa Chiesa Romana Madre, e Maestra di tutte le Chiese. Ma perché il vivere in Gesucristo richiede di
sopportare le persecuzioni; così Iddio ha voluto farmene partecipe, benché senza mio merito. Perciò
rappresento al SS.mo Padre, che la persecuzione, quale temevamo, ci venne adosso, perché il Patriarca
Giacobita in questi giorni è venuto in questa città di Aleppo, e ha pigliato la Chiesa dalle mani de’
Cattolici colla Spesa di molto denaro, che ha dato ai Governatori, essendo egli molto ricco: e per
costringere i Sacerdoti a comunicare con esso lui, li avea accusati, e fatti ricercare per le case per turbarli,
fu necessario di fare molte spese per liberarli da questo obbligo, e tuttavia continuano [273v] a stare
nascosti. E perché se lasceremo il Patriarca in possesso della Chiesa, egli ad ogni momento ci cagionerà
nuovi danni; perciò abbiamo riconosciuto essere necessario di liberarla dalle mani di lui. Ma perché
questo affare richiede lo sborso di cinque mila Tallari da darsi alli Governatori, oltre alli Debiti addossati
al popolo con usure tiranniche, che ascendono ad altri 10/m Tallari incirca; così non v’è altro mezzo se
non di ricorrere al Sublime Trono di V. S.tà, ed emplorare ajuto dalla vostra clemenza mediante una
colletta di limosine della S. Sede Apostolica con Lettere dirette con questo fine a tutti i Prelati della
Cristianità: e per far ciò è stato spedito il Sig.r D. Elia Scediac Alunno del Collegio di Propaganda.
Perciò supplichiamo la paterna clemenza di V. S.tà che voglia condiscendere alle suppliche de servi
suoi. E per non diffunderci col parlare alle insigni orecchie della S. V.ra, già i Sacerdoti, ed i Principali
della Nazione hanno rappresentato questo affare alla S. Congreg.ne, da cui la Santità Vostra sarà
pienamente informata di [274r] questo emergente. Iddio conservi lungamente V. B.ne, e soggetti il
mondo tutto alla Sua autorità.
Aleppo 9 Giugno 1775

U.mo, ed ossequiosiss.o Servo


Dionisio Michele Giarve Vescovo
della Nazione Soriana di Aleppo
Foto originale Sor. 276
42

[Sor.272r]
Ill.mo, e R.mo Sig.re
Certamente, Ill.mo Sig.re, non solamente si celebra nel mondo tutto la Sua religiosità, ma la Sua pietà
ancora e zelo grande per la esaltazione della S. Fede cattolica sono da ognuno commendati, di maniera
che siasi reso tutto a tutti, ed apra le viscere del suo amore a tutti quelli che ricorrono alla Sua benignità,
ed implorano il Suo ajuto, e protezione. Noi dunque miseri e costretti ad implorare il Suo ajuto per
liberarci dalla angustie, in cui ci ritroviamo, non vediamo cosa più propria né più espediente, quanto di
ricorrere al Suo padrocinio: e perciò prostrati ai piedi di Vs. Ill.ma, sebbene da lontano, preghiamo la
Sua benignità di voler essere nostro Protettore, e Difensore, e di assumere questo incarico in tutto quello,
che potrà occorrere in questi affari indispensabili per lo stabilimento di questa Chiesa: e preghiamo la
Sua Clemenza di non rigettare le nostre suppliche, ed abbiamo speranza di Dio mediante la cooperazione
di Vs. Ill.ma che tutte le nostre istanze sortiranno un buon esito, e questa Chiesa continuerà ad essere
cattolica: e preghiamo il Sig.re che ci conservi il benigno di Lei sguardo, e a Vs. Ill.ma lungamente la
vita, e l’aumento del Suo onore.
Aleppo 9 giugno 1775

Seguono le sottoscrizioni di quelli med.i che hanno sottoscritto la lettera.


Foto originale Sor. 271
43

[Sor.256r]
Ill.mo e R.mo Sig.re
Baciando le riverin.ss.e mani di vs. Ill.ma, ed implorando le sue orazioni esponiamo, esser giunta alle
sue orecchie la venuta del nostro Mons. Vescovo Dionisio Michele Giarve in questa Città di Aleppo, e
come abbia fatta la professione della fede Cattolica, e siasi unito colla Santa Fede Romana, e seguita
tuttavia a dimorare ritirato in Casa sua senza punto mescolarsi negli affari della Sua Chiesa, aspettando
la confermazione della S. Sede Apostolica, come asponevasi nelle lettere, ch’egli già scrisse alla Santità
di N.S., alla S.a Congreg.ne ed a V.S. Ill.ma; e sebbene noi temessimo sempre il furore del Patriarca
Giacobita, nondimeno si accrebbe di molto il nostro timore dopo la venuta del nostro Vescovo in Aleppo,
e dopo che egli fece la professione della fede Cattolica, perché fino tanto che trattenevasi in Diarbekir
presso del Patriarca, procurava di renderlo benigno, e di persuaderlo a non recar danno a questo povero
popolo; ed il Patriarca amandolo, lo ascoltava volontieri, temendo che tirasse tutti il gregge al
Cattolicesimo; e dall’altro canto stando il vescovo preso del Patriarca, questo credeva, che tutto il popolo
gli [256v] resterebbe soggetto. Ma avendo il Patriarca risaputo, che dopo esser ritornato quà erasi
pubblicato per Cattolico, si sdegnò gravemente, e subito si mise sulle mosse per venire in Aleppo.
Avendo noi ciò perinteso, gli abbiamo mandato incontro alcuni principali della Nazione alla distanza di
quattro giornate per riceverlo con tutto il decoro, e praticare verso di lui tutte le convenienze per viaggio,
sperando di rendercelo con tal mezzo benigno, e che recato non avrebbe danno alla povera nazione, che
è incapace di fagli fronte. Giunto in Aleppo nel dì 24 Maggio prossimo passato, abbiamo usate verso di
lui tutte le convenienze, e gli abbiamo dati tutti i segni di amore; acciò non avesse contro di noi alcun
pretesto, ma egli nel giorno seguente fece palese il suo veleno, e portandosi al tribunale del Giudice fece
confermare il suo Baratto mediante la spesa di cinque mila tallari dati parte al Giudice, e parte al Bassà;
ed in vigore di ciò ottenne le Chiavi della Chiesa, e noi ne restammo spogliati, ed i Sacerdoti si nascosero
per le Case di alcuni nostri fratelli di altre Nazioni, che sono protetti dai Franchi; e perché il Patriarca
avea intenzio[257r]ne di nuocerci, li accusò presso il Governatore per obbligarli a comunicare con esso
in divinis. Il Governatore mandò improvisamente i suoi ministri alle Case de’ Sacerdoti colla speranza
di sorprenderli, ma non essendo stati ritrovati, furono forzate le donne a denunziare ove fossero. Noi per
impedire l’ulteriore ricerche de’ Sacerdoti abbiamo dato al Governatore Ottocento Tallari, e quelli
restarono tuttavia nascosti: grazie a Dio tutti quei Sacerdoti, Diaconi, e laici, che aveano professata la
fede Cattolica, sono in essa restati costanti. Il Patriarca si mostra volanteroso di danneggiarci, né noi
siamo capaci di impedirlo, perché egli è molto ricco. Uno de’ Cattolici greco entrando nella Chiesa
proferì maledizioni contro Barsuma, e perché questi è di vil condizione, fu battuto dagli Eretici, e
discacciato dalla Chiesa; ed il Patriarca mandò a farne querela presso del Governatore contro il Vescovo
Greco Scismatico, il quale fu perciò posto nelle Carceri insieme con alcuni suoi Nazionali; e dopo due
giorni i Greci cattolici li liberarono mediante la spesa di quattrocento Tallari. Dall’altro canto il Patriarca
Armeno Eretico che per [257v] ora trovasi qui in Aleppo, si mostra molto parziale del Patriarca
Giacobita, e cerca di ajutarlo, si crede che gli abbia promesso di assisterlo in Costantinopoli per mezzo
di quel suo Patriarca Eretico. Il Patriarca Giacobita ogni giorno inventa nuovi pretesti per inquietarci,
ed intimorirci perché domanda che gli rendiamo conto delle rendite della Chiesa di tutto il tempo
passato, de’ diritti spettanti al Vescovo Michele per quelli anni, che dimorava presso di lui, de’ Legati
della Chiesa, e delle Limosine delle Messe, mentre di queste, che consistono un quarto di Piastra,
secondo il di lui sentimento di dovevano farsi tre porzioni; cioè una per il celebrante, una per la Chiesa,
l’altra per il Vescovo; e domanda ancora il danaro, ch’egli suppone che i Sacerdoti abbiano percepito
dai Penitenti nell’ascoltare le Confessioni. Insomma tutto il danaro ch’egli pretende di avere dalla
Nazione ascende a 13.m Tallari secondo le sue ingiuste pretensioni; poiché le rendite della Chiesa sono
state spese per i bisogni della Nazione. Noi pertanto per impedire tutti questi mali, e liberare la Chiesa
[258r] dalle sue mani siamo stati costretti di ricorrere alli Governatori, e siamo convenuti con essi di
procurarlo; e per ottenerlo si richiede la spesa di 5.m Tallari; e perché la Nazione ne ha altri 10.m di
debito, ed è poverissima, non si è trovato chi abbia fatta sicurtà alli Governatori di questa somma, ch’essi
vogliono essere assicurati di ricevere. Perciò i cinque amministratori della Chiesa Soriana già noti alla
S. Congreg.ne per le lettere precedentemente scrittile, e che fino dal principio usarono tutte le diligenze
in procurare questo bene alla Nazione, sono stati costretti di far sicurtà alli Governatori per questa
somma, appoggiati al fondamento di far raccogliere limosine ne’ paesi de’ Cristiani. Non ci rimane
dunque altra strada, se non che di ricorrere all’ajuto della S. Sede Apos.lica colla mediazione di VS.
Ill.ma. acciò si raccoglia questa limosina dalla Santità di N.ro Sig.re, e dalla S. Congreg.ne, e da’ paesi
Cattolici medianti le commendatizie di Sua B.ne e della S.a Congreg.ne. A questo fine abbiamo stimato
conveniente di spedire il [258v] Sig.r D. Elia Scidiac per raccogliere questa limosina essendo egli zelante
della fede Cattolica, e perito della lingua, essendo egli stato Alunno del Collegio di Prop.da, e perché
l’affare è di somma importanza, ed è necessario di avere costì un Protettore, il quale assista; noi non
vediamo che altri possa più convenire, quanto la pietà di V.S. Ill.ma, e speriamo, che il suo zelo, e
religiosità la persuaderà ad assumere questo incarico; e perciò con tutto l’ossequio supplichiamo la Sua
bontà, che voglia condiscendere alle nostre preghiere, e di prendere la difesa di questo popolo cattolico;
giacchè di già dalla S. Congreg.ne ci è stato promesso di procurare il Diploma dalla Porta Ottomana per
esimere questo popolo dalla giurisdizione patriarcale, e perciò ne ha scritto all’Ambasciatore di Francia;
e noi ancora ne abbiamo adesso scritto all’Ambasciatore med.o, ed al Vescovo Latino residente in
Costantinopoli. Resta alla Nazione di soddisfare le spese per la liberazione della Chiesa, e li Debiti, che
in tutto supera la somma di 15.m Tallari, e noi non possiamo supplire a tanto, se non col far [259r] una
questua per la Cristianità; aggiungendosi che i Creditori domandano istantemente le somme, che gli
sono dovute, né vogliono più aspettare, ed il differire ulteriormente di pagare porta seco la rovina totale
della Nazione per le gravissime usure, che fanno crescere la somma de’ capitali; né si può addossare di
Debiti alla Chiesa, perché il Patriarca a tenore del suo Baratto ha fatto dichiarare, che i Debiti non sono
della Chiesa, ma della Nazione; né possiamo noi trovare una ragione sussistente per caricarne la Chiesa.
Che se noi non otterremo di liberare la Chiesa dalle mani del Patriarca, dovremo spendere molto di più
per sostenere gli insulti, che egli ci farà, e la Chiesa resterà in suo potere. I PP. Missionarj di questa Città
ne hanno scritto diffusamente alla S. Congreg.ne. Noi dunque supplichiamo la bontà di VS. Ill.ma come
protettore della nostra Nazione d’impetrare dalla Santità di N.ro Sig. e dalla S. Congreg. lettere
commendatizie alla Principi Cristiani per questa questua, e consegnarle al Sud.o Sig, D. Elia Scediac,
che preghiamo voglia tenere sotto la Sua protezione; e supplichiamo [259v] l’Altissimo che la prosperi
ed esalti.
Seguono le sottoscrizioni.

Umilissimi servi
L’Arciprete Giuseppe Haggiar vicario vescovile della Nazione Soriana di Aleppo
L’arciprete Giacomo Orfali
L’Arciprete Giovanni Morgian Alunno del Collegio di Propag.da
L’Arciprete Antonio Domenici
L’Arciprete Mosè Giosie
L’Arciprete Giorgio Fettal
D. Besciara
D. Abdalla di Giorgio
D. Giovanni Stampulie
D. Antonio di Giacomo
D. Giorgio Cabbas
Neme Giarve Padre del Vescovo Dionisio Michele Giarve
Antonio Gabriele Fettal
Nesralla Emsi
Elia Saher
Foto originale Sor. 268
44
[Sor.278r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Baciando la Sagra Porpora dell’EE.VV., e rassegnando loro il dovuto ossequio, esponiamo d’aver prima
della presente ragguagliate le EE.VV. della professione della fede cattolica fatta dal nostro Mons.r
Vescovo Michele Giarve, e da esso med.o rimessa alla Vostra Congregazione, e dalle Lettere nostre
avranno conosciute le nostre suppliche, una delle quali era che si degnassero di scrivere
all’Ambasciatore di Francia, che protegga ed assista questa Nazione: e frattanto ch’eravamo in
attenzione di loro risposta giunse in queste parti il Patriarca Giacobita, e subito fece riconoscere il suo
Baratto, e gli altri ordini supremi, che egli teneva, e mediante lo sborso di cinque mila Tallari incirca ha
ripigliata la Chiesa e perché i Sacerdoti, i quali aveano professato la Fede cattolica insieme col restare
del Clero, e Popolo, non hanno voluto comunicare seco lui, restando nel suo partito poche persone di
bassa condizione; perciò egli si sdegnò molto, e colla prepotenza de’ Governatori tentò di obbligare i
Sacerdoti a comunicare seco: per non riceverne pregiudizio do[278v]vemmo far sicurtà ai med.i
Governatori di pagar loro 800 Tallari. Dalli danni ch’egli ha cagionati alla sua Nazione, e ad altre ancora
può dedursi, che il suo animo è per farsi sempre peggiore, e che ci farà perdere una somma di denari
maggiore di quella, che sarebbe necessaria per levargli dalle mani la Chiesa, e che oltre di ciò questa
resterebbe nelle sue mani. Siccome l’EE.VV. per la loro profonda prudenza hanno preventivamente
giudicato necessaria per noi la protezione dell’Ambasciatore di Francia, e colle loro Lettere a Mons.r
Giuseppe Codsi ci fecero sapere di avere su questo proposito scritto ad esso Ambasciatore, per[ciò noi]
non abbiamo voluto aspettare la risposta delle EE.VV. alla Lettera nostra, e né tampoco quella
dell’Ambasciatore per sapere se condiscende ai nostri desiderj: poiché la venuta del Patriarca non ci ha
permesso di più differire: ma subito abbiamo procurato un’Attestato sottoscritto dal Giudice di questa
città di Aleppo, e da tutti gli altri Principi, e lo abbiamo mandato all’Ambasciatore, acciò in vigor di
esso procuri di ottenerci [279r] un diploma con cui Aleppo sia dichiarata esente dalla giurisdizione del
Patriarca Giacobita, appoggiati alla generosa promessa fattaci dall’EE.VV. Ma perché il Patriarca in
tutti i momenti va mendicando pretesti per danneggiare i Cattolici; perciò abbiamo creduto espediente
di trattare co’ Governatori ad effetto di poter riprendere la Chiesa.
Dopo molte diligenze, ed industrie l’affare si è composto colla spesa di 5 m. Tallari, oltre li sud.i
ottocento spesi per liberare i Sacerdoti; e noi avendo accodata questa somma di 5 m. Tallari, ne abbiamo
fatta la sicurtà alli Governatori; primo perché non facendola, il Patriarca cagionerà alli Cattolici danni
maggiori di questa somma, e senza verun nostro profitto, avvegnacché la Chiesa resterebbe nelle sue
mani, e sempre più verrebbero a indebolirsi le forze de’ Cattolici. 2°. perché questa Chiesa essendo
grande è capace di ammettere la maggior parte de’ Cristiani abitanti, e quelli ancora che vengono da
Diarbikir, da Merdin, e da quelle parti; ed essendo cattolica, molti si faranno cattolici, attesa la buona
condotta di [279v] Mons.r Vescovo Michele. Certamente, E.mi Sig.ri l’afflizione in questo frangente
provata dai Cristiani non può spiegarsi; perché non hanno più ove ascoltar la Messa, e ricevere i
Sagramenti: ed i Sacerdoti sono stati costretti di nascondersi, e fu disperso il popolo Cristiano spaventato
da quest’uomo: e per tali motivi abbiamo dovuto procurare di liberar questa Chiesa dalle sue mani non
ostante la spesa della somma divisata: e perché non siamo in istato di pagarla, se non colle limosine
della S.tà di N.ro Sig.re, e della Vostra S. Congregazione, e solo su questo fondamento possiamo noi
farne sicurtà; Perciò per condurre a fine questo affare è stato comune sentimento di spedire costà il Sig.re
D. Elia Scidiac Alunno della S. Congregazione, acciò procuri limosine di Sua S.tà, e dell’EE.VV. e
Lettere commendatizie a tutti li Prelati della Cristianità per fare una Questua da erogarsi da poi in queste
spese, e nell’estinzione de’ Debiti della Nazione, i quali ascendono alla somma di 15. mila Tallari
incirca, e che va aumentandosi per le usure tiranniche, e differendosene il pagamento, andrà [280r] in
rovina la Nazione: ed il Patriarca in vigore del suo Baratto possederà la Chiesa: né abbiamo maniera di
poterlo costringere a pagar nulla. Non ci resta adunque senonché di supplicare l’EE.VV. che vogliano
condiscendere alle nostre istanze: perché questa Chiesa non può sussistere senza la loro assistenza e
protezione. Questo è quanto sperano, ed implorano dalla benignità dell’EE.VV. gli umili loro servi,
pregando il Sig.re che sostenga il loro sublime grado, e faccia nel mondo tutto eseguire i giusti loro
giudizj.
Aleppo 9 Giugno 1775.
Umilissimi servi
Giuseppe Carcur Bogdan
Giuseppe Basil
Antonio Diab
Gabriele Giarve
Giuseppe di Gio.Cer Chermez
Originale arabo (Sor. 282)
45
[Sor.284r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Dopo aver rassegnato all’EE.VV. tutto il dovuto ossequio espongo di avere nel mese di Novembre
passato ragguagliata Sua Santità e la Sagra Congreg.ne di tutto quello, che avea operato la destra del
Sig.re riguardo il nostro Fratello Monsig.r Michele Giarve Vescovo della Nazione Soriana di Aleppo, il
quale avea abbracciata la Santa Fede ed erasi unito con vero ossequio colla S. Chiesa Romana, né cessa
colli ajuto del Sig.re di conservarla con tutta la stabilità predicandola ancora alla sua Nazione, e di già
ne ha guadagnate molte anime: ed egli e noi siamo in aspettazione delle risposte alle nostre Lettere.
Nel mese passato giunse qui il Patriarca Giacobita, e col mezzo de’ Governatori Turchi ripigliò la Chiesa
della Madonna, e stà suscitando gravi persecuzioni, ed il danno ne ridonda non solamente alli Soriani,
ma ancora alle altre Nazioni come l’EE.VV. chiaramente rileveranno p.mo dalle Lettere del med.o
nostro fratello; 2° da quelle di questi P.P. Missionarj; 3° dalle lettere del Clero, e Principali della Nazione
Soriana, e finalmente dalla viva voce del diletto figlio D. Elia Scediac Alunno del Collegio di Propag.da
spedito costà dal Clero e dalla Nazione med.a; non solamente per rappresentare [284v] all’EE.VV. lo
stato delle cose, ma ancora per essere coadiuvato dalla providenza di Sua S.tà, e della Sac. Congreg.ne,
acciò possa fare una questua sufficiente per pagare i Debiti della Nazione, e fare le spese necessarie per
la liberazione della Chiesa, e per il suo ristabilimento, perché la nazione Soriana è per se med.a è
incapace di sostenere questi gravissimi pesi: e delle altre Nazioni ciascheduna si trova sotto il peso di
tali aggravj, sicché non può separarsi da esse il minimo soccorso, ma soltanto buoni consiglj, e
cooperazione. Questo è quello, di cui supplichiamo l’EE.VV. pregando il Sig.re che conservi i loro
favori per tutti, e le renda rifugio di tutti.
Aleppo 10 Giugno 1775
L’umile Ignazio Carpo
Arcivescovo Greco-Melchita
d’Aleppo
Originale arabo (Sor. 285)
46

[Sor.287r]
E.mi Principi
Già è stata resa consapevole questa Sagra Congregazione havere l’Ill.mo Monsignore Michele Giarve
abbracciata la S. Fede cattolica dopo del suo ritorno dalla città di Mardin la qual cosa recò un sommo
giubilo a tutti questi nostri cattolici. Tal giubilo viene ora turbato alquanto dall’improvisa venuta di
Monsig. Gheurghis Patriarcha degli Soriani Giacobiti eretici, il quale benché habbia da tutti ricevuti
singolari dismostrazioni, per così allettarlo con maniera piacevole alla nostra Santa unione, ciò non
ostante, l’animo suo imbevuto dell’odio verso questa S. Sede non s’ammolli punto, ma deluse
l’aspettazione di tutti. Poiché non preso ancora ristoro dalla stanchezza del suo viaggio, che il secondo
giorno dell’arrivo suo in Aleppo si portò dal Giudice turco ed ivi fece confermare suo Baraat o diploma,
con altri ordini procurati dalla Porta Ottomana in danno della nostra Chiesa e della nostra Nazione
Soriana Cattolica d’Aleppo. Il tutto gli successe prosperamente a forza di gran denaro sborzato nelle
mani del Giudice Turco. Indi portatosi [287v] dal Bascia, che è il supremo governatore della città di
Aleppo, lo tirò ai suoi storti fini collo sborzo di quasi quattro mila scudi, e ci tolse in questa maniera la
chiesa, la quale per esser assai basta era di grande commodo a tutti li cattolici d’Aleppo, sì per ascoltare
la S. Messa, come anche per essere pasciuti al pabolo della Divina Parola. Introdusse il detto Patriarca
seco un Vescovo portato con sé, e cinque Monaci, e due Preti rimasti già nell’eresia ed occuparono la
detta chiesa con alcuni pochissimi eretici ostinati. Questa mesta mutazione di cose obligò noi Preti
cattolici, che siam dodici con gli sei Preti già convertiti dall’eresia, a ritirarci nelle case dei signori
Protetti Franchi, per così scanzare ogni violenza, che potrebbe fare il Patriarca per mezzo del braccio
turco. Sicché tanto gli sei preti già venuti alla nostra S. unione come anche gli secolari furono tanto
costanti nell’abbracciata Fede cattolica, che niuno accettò in conto alcuno di communicare con esso, ed
entrare con lui in chiesa. Non lo soddisfece l’operato sin qui, ma vedendo egli, che il vescovo greco
scismatico d’Aleppo è piuttosto inclinato alla causa dei cattolici, né lo poteva indurre a lodare la sua
condotta lo citò alla giustizia turca, dove fù costretto l’istesso vescovo greco a pagare 400. scudi incirca.
Indi il Patriarca soriano eccitò la sbirreria turca con danaro passato loro sottomano, affin di far violenza
alle nostre case per haverci nelle mani, ma non gli riuscì l’attentato, perché, come si è detto, eramo
ritirati in luoghi sicuri. Questo passo fatto dal Patriarca contro noi Sacerdoti ha costato alla nostra
nazione 400. zecchini romani incirca presi ad imprestito. Certo è, che se le cose continueranno così si
temono moltissimi mali in danno di tutto il popolo cattolico d’Aleppo. Onde [288r] appoggiati noi alla
bontà di questa Sag. Cong.ne, ed affidati sul zelo dell’Eminenze vostre habbiam scritte a Costantinopoli
due lettere l’una all’Ill.mo Monsig. vicario ap.lico, e l’altra all’Ecc.lmo Sig. Ambasciadore di Francia
per procurarci dalla Porta Ottomana un diploma Regio, chiamata Chatsciarif per virtù di cui il Vescovato
soriano d’Aleppo sia indipendente dal Patriarca Soriano Giacobita. In questa maniera si ricupererà la
chiesa, e si possederà con possesso durevole e pacifico, si dilaterà, e trionferà la Religione cattolica, e
s’estinguerà, ed abbatterà l’eresia. Ora tocca alla Pietà, e generosità di questa S. Cong.ne di fare, che la
causa della S. Fede habbia buono e felice esito soccorrendola con la solita assistenza, che sogliono
l’Eminenze vostre prestare in simili contingenze, particolarmente trattandosi della Gloria di Dio, e salute
delle anime, la qual cosa è l’unico fine, che dobbiam havere tutti. Stimo superfluo di distenderci
d’avantaggio nello muovere l’animi vostri al soccorso di simile affare, bastando di ricordarle della
Gloria di dio e della salute dell’Anime, tanto più che siete Prencipi di S. Chiesa e sostegno della nostra
divina Religione, e colonne della Fede di Giesù Christo onde noi a nome di tutto il nostro R.do clero e
popolo cattolico bacciando la S. Porpora ci gloriamo di essere dell’EE. Vostre.
Aleppo li 19 Giugno 1775

D. Giovanni Morgian
Soriano.
47

[Sor.310r]
Eminentis.mi, ed Eccellentis.i Principi.
Gia è noto all’E:E:V:V: qual fosse il contento delli Missionarj e Cattolici tutti d’Aleppo nel veder la
Chiesa delli Soriani ufiziata dalli Sacerdoti Cattolici, e di quanto util fosse tal Chiesa alle Nazioni tutte.
Molto più s’accrebbe il contento d’ogn’uno nel ritorno, che fece da Mardin Monsig.r Michele Gerve, e
nell’unione dal detto Prelato fatta colla S. Chiesa Cattolica. Ma ecco, che ad un tratto siamo stati costretti
cangiare il contento in tristezza, l’allegrezza in pianto nel veder silentemente (?) rapita detta Chiesa dalle
mani delli Cattolici dal Patriarca Soriano Eretico, il quale quantunque del medesimo fossero venute da
Mardin liete novelle annunziateci da quel P. Ignazio di S. Maria Missionario Teresiano, il quale ci
dipingeva il detto Patriarca tutto Cattolico, e dispostissimo ad unirsi alla Comunione della vera
Apostolica Chiesa, e riconoscere il di lui Supremo Capo, ed a tal effetto si portava in Aleppo, temendo
di ciò fare in Mardin (come ci avvisa il detto Padre ingannato dal Patriarca) per la molteplicità, e forza
degli eretici Giacobiti, però qui avvisato, quantunque abbia ricevuto da ogni ceto di persone
dimostrazioni di stima, e rispetto, e malgrado ogni esibizione, ha dato subitamente [310v] a conoscere
la doppiezza del suo cuore, e le sue storte idee, ed odio contro la Religion’ Cattolica, mentre appena
giunto senza metter’ tempo di mezzo, ebbe ricorso al Governo Turco dove presentò li suoi diplomi, e
firmani, che preventivamente si era procurati dalla Porta Ottomanna contrarj, e direttamente opposti, e
nocivi alli Cattolici di nazion’ d’Aleppo, ne li riuscì difficil’ l’attentato collo sforzo di gran danaro, che
fece si al Cadi, come al Bascià da quali li furono confermate tutte le sue carte che teneva, ed entrò al
possesso della Chiesa.
Non possiamo EE: Principi esprimerli il general dispiacere da tutti provato nel veder perduta tal Chiesa,
che per essere d’una vastità competente, era comodissima a tutte le Nazioni Cattoliche, e quando prima
tutti i Cattolici avean comodo d’ascoltar le Messe, ed esservi istituiti nelle Massime di nostra S.
Religione, per esser tal’ Chiesa situata in luogo comodissimo per li Cattolici, ora una buona parte delli
medesimi hanno il dispiacere di doversene restare il più delle volte privi di messa, non essendovi altra
Chiesa Cattolica che quella degli Maroniti, che non è tanto vasta, e le piccole degli Missionari, ma questa
scomodissima, specialmente per le donne perché assai lontane dalle abitazioni delli Cattolici. È vero
Eminentissimi, che nelle presenti disgrazie non poco ci consola la costanza dimostrata nella unione alla
Cattolica Chiesa da Monsig.r Michele Gerve [311r] e di tutti li Preti novelli, de quali non poco si temeva
mentre il Patriarca essendo di naturale aspro, crudele, e selvaggio, non ha mancato, né manca fare ogni
sforzo appresso questo Governo per costringer il Vescovo, e Preti Cattolici ad unirsi con lui, e farsi dagli
med.i riconoscere per loro supremo Superiore, e capo, onde per esentarsi dalla persecuzione di detto
Patriarca, son costretti li poveri Preti a starsene nascosti segretamente nelle Case delli Protetti Europei.
Né contento di tutto ciò il Patriarca suddetto, vedendo che il Vescovo Greco Scismatico pendeva dalla
parte delli Cattolici, ed in qualche parte contradiva a lui, non ebbe ritegno d’accusarlo al Governo, come
suo nemico, protettore delli Cattolici, e fautore della disubbedienza a lui dimostrata dalli Preti Soriani,
onde al detto Vescovo convenne oltre la Carcere sborzar buona somma di denaro per liberarsi da altre
tirannie minacciateli. Non mancò dopo questo il Patriarca di sollevare contro li poveri Preti i soldati
stessi del Bascià, per farli catturare, e sfogar’ contro loro il rancore, fece far’ violenza alle loro Case e
contro ogni legge, che gelosam.te osserva il Turco in Levante, entrarono nelle Case di alcuni Preti, le
visitarono minutamente senza neppur portar rispetto alle Donne ma li riuscì impossibile ritrovare alcuno.
Certo sia, che non mancherà far’ tentativi più enormi, o per ritirarli dalla Fede Cattolica, o per seguitarli
crudelm.te. [311v]
Certo si è Eminentissimi Principi, che seguitando le cose in tal piede sarà costretto Monsig.r Gerve, e li
altri Preti Cattolici Soriani ad abbandonare il loro popolo Cattolico, né il Patriarca mancherà dopo aver’
trionfato delli Preti, di perseguitar poi li Secolari per tirarli dal suo partito. Noi non abbiamo mancato di
prontam.te scriver’ lettere in Costantinopoli a S.E. il Sig.r Ambasciatore di Francia per veder’ se può
ottenere dalla Porta un diploma per levare dalla Giurisdizione del Patriarca Giacobita la Chiesa
d’Aleppo; altra lettera abbiamo scritto a Monsig.re Arcivescovo d’Eraclea Vicario Patriarcale in
Costantinopoli, acciò ancor’egli s’adoperi per tal’affare, ed altra similm.te abbiamo scritta S.E. il Sig.e
Ambasciatore per S.M. Rè delle Due Sicilie, acciò impedisca al suo Dragomanno agente in
Costantinopoli del suddetto Patriarca Soriano acciò nulla operi per li vantaggi del medesimo, e ciò lo
speriamo essendo il suddetto Dragomanno Cattolico.
Però Eminentiss. vedendo la Nazione Soriana e li altri cattolici, che zelano per li vantaggi della Cattolica
Religione, che non si può levare tal Chiesa dalla Giurisdizione del Patriarca, se non che con un Diploma
della Porta chiamato Chat Sciarif, il quale solo basterebbe per escludere detto Patriarca, e suoi
Successori dalla giurisdizione della Chiesa, e Popolo Soriano d’Aleppo, ed allora la Chiesa sarebbe
sicura, vedendo pero [312r] che troppa somma di denaro vi vuole per ottenere detto Diploma, né quello,
che potrebbero trovare per elemosina dalli Cattolici d’Aleppo, e ciò, che potrebbe somministrare la Sag.a
Congregazione per il vantaggio della Chiesa, non basterebbe per ottenere tal Diploma, farlo confermare
dal Governo d’Aleppo, e pagare i debiti, da quali si trova aggravata questa povera Nazione, e che per
acquietare li creditori, anno imprestato qualche somma cinque di altre Nazione, perciò con licenza
presunta, e persuasi, che l’Emin: Loro non se l’arrecherebbero a male, credono necessario spedire in
Roma il R. Sig. D. Elia Scediach alunno di codesta Sagra Congregazione non solo per rappresentare
all’E.E. loro in voce, e più diffusam.te lo stato delle cose, ma ancora colla dovuta permissione
dell’EE.VV. girare qualche parte delle Città Cattoliche per muover’ la Pietà de’ Fedeli a concorrere
colle loro elemosine a sì santa opera, e riscattare questa Chiesa. Quello però di cui possiamo assicurare
l’Eminenze loro si è, che se mai, Iddio non voglia, questo Patriarca arriva a trionfare o poter tirare dal
suo partito, il che mai crediamo, il Clero, oppure esiliarlo d’Aleppo è certo, che grandissima
persecuzione ancora dopo ciò dovranno provare li Preti delle altre Nazioni, perché il Patriarca, e
Vescovo Armeni sono fortem.te collegati col Patriarca Soriano, e fanno ogni sforzo per le di lui vantaggi,
e il Vescovo [312v] Greco quantunque sia d’animo docile, e propenso più per li Cattolici Soriani, che
per li Eretici, ciò non ostante, trattandosi, d’affari contradicenti alla S. Sede tireranno ancor lui dal loro
partito, e tutti si solleveranno a perseguitare li Preti Cattolici d’ogni Nazione, e faranno ogni sforzo per
esiliarli d’Aleppo; è vero che si resterebbero li Missionarj, però li eretici opererebbero contro di loro,
come altre volte anno fatto col procurar dalla Porta Firmani, e Diplomi per impedirli d’entrare nelle case
degli Orientali, ed impedire li Orientali stessi d’accostarsi alle Chiese di diverso Rito, ed allora gran
danno patirebbe la Cattolica Religione qui in Aleppo. Eminentissimi Principi le preghiamo a riflettere,
che li Cattolici in Aleppo sono in grandissimo numero, ma pochissimi li facoltosi, onde col maggior
fervore del nostro spirito la preghiamo a fare ogni possibile, acciò questo Patriarca Giacobita non debba
trionfare né effettuare le di lui crudeli, ed ingiuste idee, né dividere li seguaci della Cattolica Religione
per maggior gloria di Dio, e propagazione della Religione Cattolica. Tutto questo ci troviamo in obbligo
di manifestare all’Eminenze loro, onde le preghiamo a dare tutta la mano, e fare ogni possibile per il
felice successo di sì importante affare. Tanto speriamo dall’innata Bontà, e Religiosa Pietà
dell’Eminenze [313r] Loro, e colla più profonda stima, ed ossequioso rispetto prostrati a’ Piedi
dell’Eminenze Vostre le baciamo divotamente la Sagra Porpora.
Dell’EE.VV.
Aleppo 21 Giugno 1775

Umilis.i Devot.i, Serv.i e Sudditi:


F. Isidoro di Lucca Miss. Guard.o di Terra S.a.
Michael Gimiot Missionarius
F. Eleuthero Capucino Custode
F. Stanislao di S. Carolo Vicar.o Carm. Scalzi
48

[Sor.304r]
Eminentis: ed Eccellentis Principi
Con altra in data del 21 Giugno resi intese l’E:E: loro di quanto era accaduto riguardo al Patriarca Clero,
e popolo Soriano, ora presentandosi l’occasione d’un espresso per Costantinopoli, dubitando, che la
citata lettera del 21 Giugno possa esser ancora arrivata, mi dò l’onore di dirli in succinto, che il Patriarca
Soriano ha preso la Chiesa dalle mani delli Cattolici, ha fatto ogni possibile per indurre Monsig.e Michal
Gerue, e li Preti ad unirsi con lui prima colle lusinghe, ed inganni poi colle minacce, e persecuzioni, ma
nulla fin’al presente gli è riuscito; tutto ciò avranno la sofferenza d’intenderlo all’arrivo delle lettere
inviate per la via di Marsiglia. Al presente stimo necessario avvisarle, qualmente da questo Cadi, e
dall’Afendi destinato dalla Porta a riscuotere li dazi, ed entrate del Gran Signore si sono ottenuti attestati
autentici, dove dichiaravano che restando detta Chiesa Soriana in potere del Patriarca Giacobita, ne
seguono danni per il bene pubblico delle nazioni Cristiane, e che resta impossibile il riscuotere li tributi,
che la Nazione Soriana deve annul.nte al Gran Signore, essendo una Nazione povera, e che tali tributi li
[304v] risquotevano dalle elemosine della Chiesa, ed altre oblazioni dei Cattolici, ma che ora essendo
tal Chiesa in potere del Patriarca Eretico nissuno più vi si accosta e questi attestati non poco agevolano
quanto si desidera. Con questa stessa occasione non abbiamo mancato di ripetere le nostre suppliche alli
Signori Ambasciatori in Costantinopoli.
In questa mattina il Patriarca Soriano ha spedito a Diarberker un suo familiare con ordini pressanti a
quel Vescovo Soriano eretico di subitamente incaminarsi alla volta di Costantinopoli, ed a qualunque
costo di stoccare un Firman di esilio per Monsig.r Michel Gerve, e per tutti li Preti Cattolici, e quattro
Secolari, ma essendo imminente la partenza di quest’espresso per Costantinopoli, né avendo tempo né
la Nazione Soriana, né il Sig.e Console di Francia di prendere altre misure, m’anno pregato d’avanzar’io
lettera al Sig.r Ambasciatore di Francia acciò faccia impedire tal firman, come si spera. Dio sia quello
che ci assista. Si spera ancora, che il detto Sig.e Ambasciatore li riuscirà d’ottenere il Diploma per toglier
la Chiesa dal Dominio del [305r] del Patriarca, e così ritornerà tutto in pace. Veram.te Eminentis.e:
contro l’espettazione di tutti abbiamo veduto in Monsig.e Gerve, ed in tutti i Preti una costanza
indicibile, e per Grazia dell’Altiss; ancora il Popolo Soriano sta forte abbracciata unione colla S: Chiesa
Cattolica ne di Soriani, che pregano nella Chiesa col Patriarca non si contano più di 50 anime in circa,
onde speriamo colla Divina assistenza, che anche l’EE. loro daranno tutta la mano per il felice
compimento ti tal premuroso affare; questo è quanto in breve mi dò l’onore di significarli, e colla più
profonda stima prostrato a Piedi dell’E:E: loro devotam.te le bacio la Sagra Porpora.
Dell’E:E: loro
Aleppo 2 Luglio 1775

Umilis. D: Ser.re, e Sudd.to


F. Isidoro di Lucca Guard.o di T.S.
49

[Lett. 440r]
A Mons.re Michele Dionisio Giarve
Vescovo Soriano
Aleppo
30 Sett.e 1775

Grande certam.e è stato il giubilo, e la spirituale consolazione provata da questi miei Em.i Colleghi, e
da me in particolare, [440v] in avere intesa la costanza di V.S., e l’attaccamento dimostrato verso la
Cattolica Religione all’occasione della venuta del Patriarca Giacobita in Aleppo. Per tanto l’EE. Loro
dopo aver rese incessanti grazie all’Altissimo, il quale in tale incontro ha ispirati a V.S. sentimenti degni
di vero Cattolico, che a fronte di gagliarda tentazione non cede agl’impeti di essa, ma rimane saldo, ed
immobile nella sua Fede, non tralasciano di altamente commendare la di lei virtù, e cooperazione alle
grazie celesti. Lo stesso dico dei Sacerdoti Soriani novellamente convertiti, e di cotesto divoto popolo,
il quale coraggiosam.e si è astenuto dal communicare in Divinis col mentovato Patriarca. Ma poiché il
nostro Divin Redentore si protesta che la corona di gloria non sarà data, [441r] se non a quelli, che sino
alla fine legitimamente combattendo, rimarranno perseveranti nella Cristiana credenza, e nel bene
operare. Ella già comprende quel di più, che le resta di fare per meritarsi tanto bene. Superfluo è dunque,
che Io con più parole l’esorti a dare sempre più luminose riprove della sua Fede, e a mantenersi costante
nella confessione di essa. Quel che non debbo ommettere, si è, che vedendo mai V.S. nell’anzidetto
Patriarca qualche buona disposizione alla riunione colla chiesa, Ella non lasci di fomentarla, facendogli
capire, che la Sede Ap.lica, e la S. Cong.ne altro da esso non desidera, che la sua spirituale salute, e che
rientri nelle massime, e ne’ sentimenti degli antichi Padri, e Santi Vescovi, che hanno ne’ trasandati
secoli governata l’illustre [441v] Nazione Sira, i nomi de’ quali rimangono ancor gloriosi ne’ Fasti della
Chiesa Latina. Gli faccia inoltre ben comprendere, che qualora accadesse la di lui conversione, egli anzi
che perdere i suoi diritti (qualunque essi sieno sopra la Nazione Soriana), verrebbe ad acquistarne de’
nuovi, e legittimi, ed a procacciarsi oltre i riguardi, e le munificenze del Romano Pontefice Successore
dell’Apostolo S. Pietro, anche un’interna tranquillità, e pace, la quale non verrà turbata da rimorsi di
coscienza, né dall’abbandonamento di tanti suoi sudditi, i quali se ne corrono al grembo della vera
Chiesa, e negano di prestargli l’obbedienza. Questi riflessi, avvalorati dalla grazia di Dio, chi sà, che
non fossero per fare una forte impressione nel di lui animo, e [442r] per farlo risolvere a ravvedersi.
Laonde sarà parte del di lei zelo, presentandosele l’opportunità, di andarglieli dolcemente ispirando, Si
guardi per altro bene di non rimanere ingannato dalle false di lui persuasive, e lusinghe, né si accinga a
questo passo, se non dopo di essersi raccomandato al Sig.re, affinché le dia forza, e coraggio di ben
trattare la sua causa. Ne servendo questa per altro, prego Sua D.na Maestà, che la conservi, e la prosperi.
50

[Sor.344r]
E.mo e R.mo Sig. Sig, P.ne Col.mo
Già nelle mie antecedenti ho fatto à V.E. ragguaglio della venuta dell’eretico patriarca in Aleppo; ora le
do ragguaglio contrario, cioè della sua uscita d’Aleppo; costui dunque, dopo d’esser arrivato in Aleppo,
e occupato la chiesa a forza di denaro credendo di ritirar dietro di se tutta la nazione Sira si ingannò, e
per la grazia del Sig.re niuno di quei tanto novi quanto antichi cattolici lo seguitò; e anzi dippiù, tre preti
eretici di quei che egli aveva portato seco, operando la grazia del Sig.re frà tanta agitazione si
professarono la fede cattolica, e si divisero da esso in Aleppo. Oltre a questo tutta la città anche li
medesimi capi turchi diventarono contrari; tratto egli seguitava stare in Aleppo a forza di denaro ai
governatori in tal modo che arrivò a pagare in quel tempo di due mesi circa di sessanta borse; Alla fine
di questo poi vedendosi non poter più resistere, si obbligò a lasciare la chiesa, ed uscire d’Aleppo con
tanto disonore; onde ai 27 di Luglio consegnata la chiesa alli [344v] cattolici, è partito via d’Aleppo; ed
ora resta la chiesa in meglior modo che era prima; e speriamo dalla misericordia del Sig.re che da ora
innanzi non avremo più perturbi.
Inoltre ho avuta la sua E.ma lettera in data 25 Marzo scorso con cui mi significava che la S.
Congregazione attese le relazioni ha disprovato la condotta di D. Giuseppe Haggiar, e perciò essa è
risoluta a far rimovere il medesimo dal suo ufficio di vicario. Riguardo questo mi regolarò con prudenza
secondo le presenti circostanze in modo tale che si arrecchi giovamento, e non danno alla nazione, e poi
non mancherò di dar ragguaglio a V.E. di quanto ne farò.
Dippiù nelle mia antecedenti ho significato a V.E. varie cose, ma in modo speciale due, le quali ora
anche le repplico affinchè niuno la possa ingannare; 1a. Si è che la S. Cong.ne badi di mandare danaro
ora per sussidio alla chiesa di Aleppo. 2a. Si è che [345r] per ora non si deve abilitare subito Monsig.r
Michele Gerve novamente convertito, ma deve andare addaggio in questi sì importanti affari; il motivo
di ciò poi già le avevo spiegato nelle sudd.e antecedenti lettere. Per fine non avendo altro, e pieno di
rispetto, e venerazione bacciandole le mani mi dico D.V.E.
S. Efrem 12 Agosto 1775

Aff.o obbed.mo Figlio


Giuseppe Kodsi
Arcives. della nazione Soriana
51

[Sor.322r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Espongo con tutto l’ossequio all’EE.VV. di avere in questi giorni ricevuta la loro lettera scritta nel mese
di Marzo di questo anno, con cui mi ordinano di coltivare Monsig.r Michele Giarve, e di persuaderlo a
scrivere alla S. Sede, ed alla Sagra Congregazione; lo che è stato intieramente eseguito mentrecché egli
fece di buona volontà la professione pubblica della fede cattolica, come già scrissi distintamente nelle
mie passate lettere, aggiungendo tutto quello che è succeduto colla venuta del Patriarca Giacobita in
questa Città, nella sua partenza, la consegna della Chiesa nelle mani di Monsig.r Giarve, e le gravi spese
fatte da entrambi in tali occasioni. I Missionarj hanno obbligato Monsig.r Giarve di venire alla Chiesa
in tutte le Domeniche, e Feste per celebrarvi, e senza esercitare la giurisdizione vescovile sino a tanto
che giunga qua la confermazione della Santa Sede. Egli certamente è di Santa Vita, e di ottima condotta,
e le sue parole sono grate anche agli eretici, de’ quali ne va giornalmente convertendo taluno, istruendoli
nelle verità della fede cattolica: ed i molti novi convertiti non solamente Aleppini, ma di altre Provincie
ancora concorrenti ad Aleppo.
[322v] In quanto alle accuse portate contro di me alla S. Congregazione, tra le quali si dice, che io abbia
permesso ai Sacerdoti Eretici di celebrare nella nostra Chiesa, e farli servire da Diaconi cattolici, questo
non è vero, né da me si farà giammai. Resto molto meravigliato, che l’EE.VV. credano di me tali cose
scritte da persone, che si lasciano guidare dalla passione: e lo stesso dico di tutte le altre accuse, perché
sono false affatto, e come tali sono già state riconosciute da Monsig.r Ignazio Carpo Vescovo de’ Greci
Melichiti; il quale fece chiamare me ed il Sig.r D. Giovanni Morgian, e dopo un rigoroso esame
riconobbe per false tutte le accusa anche per confessione dello stesso D. Gio., che parimente se ne
confessò autore. Lo stesso Monsig.r Giuseppe Codsi mi ha scritto, che inavvenire non presterà fede a D.
Giovanni in queste cose, riconoscendo di essere stato da lui più volte ingannato.
Il P. Isidoro parimente Superiore de’ PP. di Terra Santa in questa Città dissemi di essere stato ingannato
da D. Giovanni colla falsità di queste accuse mosso dalla spirito dell’impegno, e dall’amor proprio.
Insomma supplico l’EE.VV. che se non mi credono in questo affare, si informino [333r] da D. Elia
Scediac, quale io costituisco per mio Procuratore in questo affare, e che si degnino di prenderne ancora
informazione da Monsig.r Ignazio Carpo, il quale è senza passione, e dalli Superiori delle Missioni in
Aleppo, à quali sono ben note tutte queste cose: ma non già da alcuni de’ Frati di Terra Santa, i quali
sono novelli, e poco informati, né da quelli, che sono spinti dalla passione. Si degnino di perdonarmi
l’ardire che ho di far tali richieste; poiché non è facile il sopportare di essere calunniato con pregiudizio
del suo onore, e particolarmente in quelle cose, che spettano alla Santa fede: anzi domando ed insisto di
essere giustificato mediante la manifestazione della verità. E con tutto l’ossequio domando la loro santa
benedizione.
Aleppo 29 Agosto 1775
U.mo Servo
L’Arciprete Giuseppe Haggiar
Vicario Vescovile
Originale arabo (Sor. 323)
52

[Sor.348r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Rassegnando alle EE.VV. il dovuto ossequio con ogni venerazione espongo, che noi ci troviamo
perseguitati non solamente dagl’Infedeli, ma ancor più dagli Eretici, specialmente dopo che ho
pubblicata la profession della fede cattolica, che già da molto tempo io desideravo di render palese. Sia
però noto, che gli Eretici non desisteranno dall’inquietare i fedeli, se non saranno raffrenati da un
Diploma della Porta Ottomana, da cui la Chiesa Soriana di Aleppo non venga esentata dalla giurisdizione
del Patriarca Giacobita, perché il Diploma, che sia sottoscritto dal Gran Signore, secondo le letti de’
Turchi non è soggetto a cambiamenti ma non già i Firmani, i quali non sono sottoscritti dal G. Signore,
perché questi sogliono cambiarsi ogni giorno.
Siccome pertanto l’EE.VV. per somma loro benignità hanno scritto a questi Missionarj con ordinargli
d’informare la Sagra Congregazione di tutto ciò, che può contribuire allo stabilimento di questa Chiesa,
e mio, e di tenerne [348v] ragguagliato l’Ambasciatore di S.M. Cristianissima residente in
Costantinopoli, acciò si contribuisca colla sua assistenza e mediazione. Perciò gli Amministratori della
nostra Chiesa avendo sagrificato se medesimi a la loro sostanza nel maneggio, e sostegno di questa Santa
opera, avendo inteso il tenore delle Lettere dall’EE.VV. scritte alli Missionarj, colle quali promettono
costantemente l’assistenza, e l’ajuto necessario, appoggiati a tale promessa hanno ottenuto un Attestato
legale sottoscritto dal gran giudice, e dal Tesoriero generale del G. Signore, con cui si richiede dalla
dovizia Ottomana la grazia di un Diploma, con cui la Chiesa di Aleppo venga liberata dalla giurisdizione
del Patriarca Giacobita, in maniera che non possa in avvenire avere in essa alcuna ingerenza; e questo
attestato è stato spedito per espresso al Sud.o Ambasciatore insieme colle Lettere de’ Missionarj, e del
Console francese di Aleppo; ed io ne ho scritto congiuntamente una Lettera al Vicario Apostolico, [349r]
pregandolo di assistere questo affare presso l’Ambasciatore, al quale ancora ha mandato una Supplica
questo Clero, e Popolo Soriano Cattolico per il med.o fine. Giunto che fu l’Espresso a Costantinopoli, e
consegnate le Lettere al Vicario Apostolico, ed alli Missionarj ivi dimoranti, i quali sono stati pregati di
accudire a questo affare; l’Ambasciatore rispose primo che la S. Congregazione non gli avea scritto
nulla intorno a questo particolare; 2°. che quest’affare non può trattarsi da Ministri di Francia, perché
riguarda i sudditi del G. Signore, ne’ cui affari non debbono essi mescolarsi per non rendersi sospetti
alla Porta di procurare, che i sudditi di essa si soggettino ai Franchi (essendo questa la solita calunnia
degli Eretici a danni de’ Cattolici ed efficace per se medesima di eccitar persecuzioni contro de’ Cattolici
in tutto l’Impero Ottomano) e perciò non può ingerirsi direttamente in questo affare, ma bensì
indirettamente; ed in circostanze, e tempi favorevoli. Dice inoltre che volendosi maneggiar questo affare,
deve trovarsi [349v] pronto il denaro nelle sue mani. Questa è la risposta dell’Ambasciatore dal Vicario
Apostolico data alli Missionarj, ed al Console di Aleppo. Di poi, l’Ambasciatore mandò per mezzo del
suo Dragomano tutte le Lettere concernenti questo affare al Sig.r Elia Cagemun Soriano Aleppino
Cattolico molto ragguardevole dimorante in Costantinopoli, e gli fece dire, che prendesse la cura di
regolare quest’affare. Il Sig.r Cagemun con una sua Lettera ci partecipò la risposta del Sig.r
Ambasciatore, e si mostrò disposto a maneggiar quest’affare coll’assistenza del Sig.r Ambasciatore, e
mediante il danaro, quando questo sia rimesso nelle sue mani.
Avendo noi avuta la notizia, che l’Ambasciatore non vuol trattar questa Santa opera, senza della quale
sperar non si può, che la Chiesa resti stabilmente nelle mani de’ Cattolici, tanto più, che gli Eretici fanno
tutti li sforzi per ottenere dalla Porta nuovi Ordini per riprenderla, e per far [356r] esiliare me ed alcuni
del nostro Clero, ne abbiamo provato un gran dispiacere, e tuttavia siamo in grande afflizioni.
Preghiamo pertanto la benignità dell’EE.VV. che si degnino di ajutare questo afflittissimo popolo
cattolico: e frattanto le significhiamo quello, che noi crediamo possa essere conducente al buon esito di
questo affare; cioè che l’EE.VV. si degnino d’implorare dalla Santità di N.ro Sig.r che scriva al Re
Cristianissimo di mandar ordini efficaci al suo Ambasciatore per procurare con sollecitudine questo
Diploma; mentrecché l’affare non ammetta dilazione, e noi saremo in pericolo ben certo di perdere le
spese, che abbiamo fatte fino ad ora. Il danaro per queste spese ci è stato dato in prestito da alcuni
Cristiani fondati sulle promesse date dall’EE.VV. di somministrar tutti gli ajuti che sarebbono necessarj
per lo stabilimento della S.ta Chiesa.
Il Sacerdote D. Elia Scidiac spedito costà per [356v] procurare la questua, darà parte all’EE.VV. de’
debiti, de’ quali è gravata la nazione. Siamo finalmente in attenzione delle risposte alle Lettere scritte
da me, e da Monsig.r Ignazio Carpo: e prego il Sig.r che le conservi lungamente.
Aleppo 9 Settembre 1775

U.mo Servo
Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano di Aleppo
Originale arabo (Sor. 350 e 351)
53

[Sor.362r]
Ill.mo, e R.mo Sig.re
Con sommo mio dispiacere, e rincrescimento prendo l’ardire di dar un brieve raguaglio a V.S. Ill.ma del
deplorabile stato della nostra Chiesa Soriana di Aleppo, e della gran persecuzione mossaci dall’Eretico
Patriarca dei Giacobiti. Poiché essendosi portato il d.o Patriarca da Mardin in Aleppo a dì 4 di Giugno
di quest’anno, fù ricevuto con tutti gl’onori possibile, ed atti di rispetto immaginabili per cativar il suo
animo, e riacquistarlo alla cattolica unione, come con fondamento si sperava. Ma fallirono le nostre
speranze, mentre Egli come Lupo rapace non potendo tener più longamente celata la sua eretica rabia
contra l’Ovile di Gesù Cristo, il secondo giorno del suo arrivo subito portatosi dal Pascia, e dal Giudice
Supremo di Aleppo, e sborsatali una gran somma di danaro fece confermare e valere il suo diploma, in
vigore del quale fummo obbligati di consignargli le chiavi della Chiesa. Allora sicché tanto il clero,
quanto il popolo cattolico si trovò con gran costernazione di animo, mentre i Sacerdoti per sottrarsi dalla
follia di quest’eccitato dragone si son nascosti in diverse case protette di Franchi: I Secolari più
raguardevoli delle quatro Nazioni vedendo di non poter allora rinduzzar’ il rapido impeto
dell’avversario, lasciarono correre le cose: il popolo impaziente cominciò a deplorar’ e piangere
amaramente la perdita [362v] della chiesa unica, dove quasi quotidianamente interveniva ai divini
sagrifici, con frequenza riceveva i Santi Sagramenti, e con gran profitto si pasceva dalla parola di Dio.
Mà il d.o Patriarca non diede qui fine alla sua follia, poiché Egli entrato nella Chiesa, e veduto il suo
seguace popolo, che non arriva a compir’ il numero di cento persone, con magior furia comminciò a
cercar’ i duodici Sacerdoti Cattolici, per obbligarli ad intervenire ai suoi Sagrileghi Sagrifici, e
communicare con esso Lui indivinis; ed a questo effetto assegnò alla ricerca di d.i Sacerdoti il Barigello,
li sbiri, i quali andando alle nostre case rispetive, e ricercando per ogni parte delle case, fecero una
grandissima insolenza alle donne, minacciandole bastonate, e carcerazioni, se non venivano fuori i
Sacerdoti. Allora i Sig.ri Principali delle quatro Nazioni Cattoliche vedendolo sempre più crescere in
alterigia, tutti armati di zelo procurarono col autorità, e col danaro d’impedire alquanto il suo enorme
attentato. Dippiù il Sig.re Console Francese, e i R.di Padri Missionari, vedendo il nostro caso subito
scrissero lettere al Sig.re Ambasciatore di Francia, e al Vicario Apostolico di Costantinopoli, per farci
avere dalla Porta Ottomana un Diploma, o sia Hat-Sciàrif, in vigore del quale sia totalmente
indipendente il governo della Chiesa di Aleppo dalla tiranica potestà del Patriarca Giacobita di Mardin.
Intanto il degnissimo Arcivescovo Mons.re Michele Giarve recentemente convertito, il Monsig.re
Ignazio Giarbuch Arcivescovo dei Melchiti, ed [i] R.di P.P. Missionari in un congresso vedendo, che il
premeditato attentato non potea riuscire senza l’abboggio di Roma, e volendo quanto prima provedere
alle cose della cattolica Religione, stimarono bene di espedir’ un sacerdote alla Sagra Congregazione
per il med.mo affare ed a questo effetto atesero me, come più giovane fra tutti i Sacerdoti. Io poi
addossatomi questo peso di mal grado, e ricevute le giuste informazioni colle lettere dalla sopra citati
personaggi a dì’ 24 di Giu. Intrapresi il viaggio per Allessandretta [363r] senza nepure dar parte ai miei
parenti, e congiunti.
Pervenuto, che fui in Allessandretta, e trovatomi un imbarco in una nave Francese subito à dì 2 (?) luglio
m’imbarcai, e dopo una disastrosa, ben lunga navigazioni di 70 giorni son arrivato sano salvo al porto
bramato di Marsiglia a d’ 10 di setembre ed il secondo giorno son entrato in quarantena. Questo è in
quanto al mio viaggio, Ill.mo Sig.re le lettere, che porto non hò voluto mandar’ avanti, perché stimo
superfluo, essendo prossima la di Lei felicissima villeggiatura, che Le auguro dal Signore con tutto
cuore. Finalmente per non tediarla più finisco bacciandole le sacre mani, e mi do l’onore di esserLe
D.V.S. Ill.ma
Marsilia in quarantena a dì 28 setembre 75
P.S. prendo l’ardire a pregar’ V.S. Ill.ma per un tenue socco[r]so per proseguire dopo finita la quarantena
il mio viaggio verso Roma, perché mi trovo sprovisto di danaro in [ve]rità, e questo soccorso desidero,
che si faccia per mezzo del Agen[te] della S. Cong.ne in Marsilia, il quale non so che si; di più si degni
di onorarmi colla risposta, e con qualche buona nuova di Giuseppe Nosirca.
U.mo D.mo, ed Obb.mo Sev.re
D. Elia Scidiac Alunno
Del V.bile Collegio di Prop.da Fide
54

[Sor.382r]
B.mo Padre
Genuflesso dinanzi al trono Apostolico, e chiedendo con tutta la venerazione ed ossequio la benedizione
di V. S.tà, che contiene ogni bene e grazia, espongo che ritrovandomi circondato da molte afflizioni ed
affanni per le tribolazioni di questa Nazione degna di compassione non solamente perché è gravata di
molti Debiti, ma insidiata ancora in molte maniere dai Prelati Eretici, mi giunse il Breve di V. B.ne
pegno di ogni spirituale felicità, e vantaggio; per il che ne ho provata una consolazione inesplicabile, la
quale è stata comune a tutto il Clero, e Popolo Soriano Cattolico di Aleppo: Sicché tutti concordemente
ne abbiamo rese infinite grazie all’Altissimo, a cui è piaciuto di consolarci in tal maniera per mezzo del
vicario universale di Gesucristo, successore di S. Pietro Principe degli Apostoli, e Capo de’ Prelati della
Chiesa di G. C. Supplico dunque V. B.ne, che voglia sollevare la mia debolezza colle sante sue orazioni
e paterne benedizioni, le quali sono piene di grazie celesti.
Aleppo 13 Ottobre 1775
U.mo, ed obb.mo Servo
Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano d’Aleppo
Originale arabo (Sor. 383)
55

[Sor.384r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Rassegnando alla Loro Sagra Congreg.ne ogni dovuto ossequio espongo di non essere capace di palesare
a bastanza all’EE.VV. la somma consolazione e allegrezza provata da me, e dal nostro Clero e Popolo
Soriano Cattolico Aleppino nel ricevere il Breve del Sommo Pontefice colle Lettere dell’EE.VV. de’ 24
di Giugno; e ne abbiamo rese infinite grazie all’Altissimo, sperando dalla misericordia divina il trionfo
di tutte le difficoltà e opposizioni, che possono farci i nemici della fede Cattolica, come speriamo
mediante la benedizione di Sua S.tà, e le orazioni dell’EE.VV. che potranno certamente sollevare la
nostra debolezza.
Prima della presente abbiamo mandate all’EE.VV. alcune nostre Lettere per mezzo di diletto figliuolo
D. Elia Scediac, significando all’EE.VV. quello, che credevamo confacente all’onore di Dio, ed al bene
della Nazione Soriana, ed allo stabilimento della Chiesa Aleppina, ed al suo progresso, né quì è
necessario di ripeterlo.
Non ci resta dunque altro, se non che di pregare il Sig. Iddio di conservare lungam.te l’EE.VV. e
sostenere i loro giudizi.
Aleppo 13 Ottobre 1775

U.mo Servo
Dionisio Michele Giarve Arciv.o
Soriano di Aleppo
Originale arabo (Sor. 385)
56

[Sor.387r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Si espone all’EE.VV. qualmente sono insorti in questa città de’ susurri per parte di questi PP. di
Terrasanta e delle loro Bizioche aggregate al Terzo Ordine di S. Francesco, le quali portano sopra la
veste una grossa corda, il cui capo pende al fianco a guisa di quello, che portano i Frati medesimi;
quantunque questa comparsa sia ne’ nostri paesi poco decente agli occhi degli eretici, e degl’infedeli; e
tutti sanno, che l’acquisto delle Sante Indulgenze non dipende da tale comparsa, ma basta che si cinga
sotto degli abiti.
I sud.i Frati si sono opposti al Decreto mandato dall’EE.VV. su questo punto alli PP. Cappuccini, come
ancora si oppongono a tutti quelli, che cercano l’osservanza di tal Decreto. Si degnino dunque l’EE.VV.
d’ingiungerne loro l’osservanza, e la pubblicazione.
Hanno ancora fatto nuovamente vestire due Bizioche della nostra nazione senza il beneplacito del
vescovo; la qual cosa ha cagionato de’ dissapori tra ambe le parti.
Sono supplicate l’EE.VV. di aver cura dello stabilimento della nostra Chiesa medianti i loro copiosi
ajuti per sgravarla de’ Debiti, e delle usure, che se ne pagano, come ancora di riguardar binignamente il
Se. D. Elia Scediac, che per questo motivo, e [387v] per il bene della Religione Cattolica si è portato
costà.
Sono inoltre supplicate di ottenere alla nostra Chiesa di Aleppo dalla S.tà di N.ro Sig.re l’Indulgenza
per le tre feste di S. Giorgio, di S. Asia medico, e di S. Barbara, acciò li fedeli visitandola in ciascheduno
di tali giorni, possano guagnarla, perché queste tre feste si celebrano con grande solennità, E bacciando
la S. Porpora
Aleppo P.mo Novembre 1775
U.mo Servo
L’Arciprete Giuseppe Haggiar
Vicario del Vescovo Soriano
Originale arabo (Sor. 388)
57

[Sor.396r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Prima della data della presente ho ricevuta [. . .] massima lettera dell’EE.VV. de’ 22 Giugno, come
ancora le lettere della Santità di N.ro Sig.re e dell’EE.VV. al nostro Monsig.r Michele Dionisio Giarve
nostro Vescovo, il quale le lesse alla presenza di tutto il Clero da esso convocato, e che la ascoltò con la
somma allegrezza universale, e ebbene egli continua ad abitare nella sua Casa, e si porta alla Chiesa
soltanto nelle Domeniche, e Feste, celebrare la Messa non potendo dimorare nella Casa vescovile senza
timore di essere molestato dai Creditori, i quali se si rivolgono a molestarlo per esiggere i loro crediti,
egli né tampoco potrà dimorare nella Città.
Siccome l’EE.VV. mi hanno ingiunto di specificare loro la somma di tali debiti, e della quantità
dell’interesse che pagar si deve per essi; perciò né accludo alla presente la nota.
Rendo grazia infinite all’EE.VV. per l’ordine datoci di continuare a celebrare la festa dell’Immacolata
Concezione nel giorno 9 di Decembre secondo il nostro costume, e quello degli altri Orientali.
Il Sig.r D. Giovanni Morgian con alcuni de’ PP. Di Terra Santa hanno dato il loro parere, che il Breve
di Sua Santità, e le [396v] lettere dell’EE.VV. de’ 24 di Giugno a Monsig.r Giarve non sono sufficienti
per dargli il governo della Chiesa di Aleppo; altri però hanno opinato, che siano sufficienti. Quindi è
che siamo restati dubiosi in questa diversità di pareri, e perciò ne aspettiamo l’oracolo dell’EE.VV.
Monsig.r Vescovo resta come prima senza l’esercizio della giurisdizione vescovile per il sud.to motivo
de’ Debiti.
In quanto a quello che l’EE.VV. mi hanno scritto li 25 Marzo, che Monsig.r Giuseppe Codsi ci avrebbe
data bastante istruzione sopra l’affare di Monsig.r Giarue, debbo notificare Loro, che sino ad ora nulla
abbiamo su di ciò ricevuto da Mons.r Codsi, e per ciò aspettiamo i lumi dall’EE:VV. e con ogni maggior
ossequio le bacio la S. Porpora.
Aleppo Primo 9. 1775.
U.mo Servo
L’Arciprete Giuseppe Haggiar
Vicario del Vescovo Soriano
[f. 397r] Nota de’ Debiti de’ quali è gravata la Nazione Soriana di Aleppo, e degli interessi, che se ne
pagano.
Piastre
Capitali Interessi
1. Al Tesoriere Gen.le per Crediti Anteriori di
Capitale per cui si paga al suo Ministro
1250 0052
2. Al Sig.r Mohamet di Gannam 2100 0252
3. Alli Eredi di Mustafà Pizzicarolo 0740 0088
4. Alli figliuoli di Stefano 0900 0108
5. A Stefano di dSebaste 0070 0008½
6. All’odierno Tesoriere di Aleppo 3900 0216
7. Al Console Fiamingo 0750 0090
8. Al Celebi Effendi Governatore degli Emiri 1800 -
9. Al Sig.r Alì figlio del Sig.r Bacri 1400 -
10. Al Sig.r Miser 0900 -
11. Al Sig.r Hascem 0750 0900
12. Al Sig.r Bedrac Francese 0275 -
13. Ad Alì Aga 0450 -
14. Alli Ministri del gran Giudici 3000 0240
15. Al Sig.r Giuseppe Pellicciaro 3360 -
16. Al Sig.r Gabriele Giarve 1200 -
17. Al Sig.r Cavahebi Effendi, e Mohamet Corme 1000 0120
18. Alli Debiti stabiliti sopra i Legati 5046 -

Piastre 29201 1837½

[f. 397v] Oltre alli sud.i Debiti co’ suoi rispettivi Interessi, la Nazione obligata di fare ogni anno le
seguenti Spese:

Piastre
1. Per residuo del Tributo che si paga per i Poveri 550
2. Per residuo delle Classi maggiori del Tributo 750
3. Per il Dazio imposto sopra il Vino 650
4. Al Tesoriero 330
5. All’Esattore de’ Tributi 195
6. Altri Dazj 060
7. All’Esattore di questo Dazj 125
8. Dazj dovuti al Bassà 700
9. Altro Dazio al med.o Bassà 070
10. Mancie di buone feste ai Ministri del Bassà 150
11. Mancie simili ai Ministri del Gran Giudice 150
12. Nel rendimento de’ Conti de’ Legati al Giudice 070
13. Mercede annua al Procuratore della Nazione 312
14. Simile agli Esattori de’ Dazj 250
15. Mancie e Propine ai Ministri de Tesoriero 150

4512

A tutto ciò debbono aggiungersi le avanie, che non sono giammai scarse nel decorso dell’anno.
Originale arabo (Sor. 398-399)
58

[Sor.414r]
E.mi, e R.mi Sig.ri
Rassegnando all’EE.VV. ogni venerazione e dovuto ossequio espongo, come mi sono sommamente
rallegrato nel ricevere la loro onorevole Lettera de’ 15 Luglio, da cui rilevo la loro premura di ajutare la
nostra umiltà, e questa Chiesa in tutto quello, che può contribuire alla maggior gloria di Dio e bene
universale di questo Popolo; e che l’EE.VV. mi hanno assegnato 60. annui. In quanto a me, sebbene io
non penso di quello, che riguarda il mio vantaggio personale, contuttocciò ne rendo Loro infinite grazie
specialmente perché questo è un pegno del Loro affetto: Sicché prego Iddio che conservi lungamente
l’EE.VV., e sostenga in tutto il mondo i Loro giudizi.
Aleppo 5 Decembre 1775
U.mo Servo
Dionisio Michele Giarve
Arciv. Soriano di Aleppo
Originale arabo (Sor. 415)
59

[Sor.418r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Prima di questa ho già scritte altre Lettere all’EE.VV., ed ora incamino la presente per la via di
Costantinopoli, acciò arrivi più sollecitamente, perché abbiamo inteso, che il Patriarca Giacobita sia per
muovere contro di noi una nuova persecuzione; ed a questo fine abbia spedito un suo Messo a
Costantinopoli per accusarci: e perciò supplichiamo l’EE.VV. di assisterci, primieramente con un largo
ajuto di denari secondo la loro generosità, e come richiede il bisogno per sostenere la nostra Chiesa
Cattolica, e per metterci in stato di far resistenza agli Eretici; 2° di procurare l’esenzione della medesima
nostra Chiesa dall’autorità del Patriarca Giacobita, acciò non possa più molestarci, essendo egli
estremamente volubile.
In quanto poi a Monsig.re Dionisio Michele Giarue, al quale fu consegnata la Chiesa per ordine de’
Governatori, il suo padre è in età decrepita, e venendo a morire, non resterà il Vescovo sotto la protezione
de’ Franchi, come è al presente, perché suo padre è dragomano, né potrà restare in Aleppo senza molto
pericolo attesa l’opposizione de’ nemici. Perciò l’EE.VV. sono supplicate di procurare lo stabilimento
della nostra Chiesa, e del med.o vescovo, [418v] il quale è molto prudente e di maniere soavi per
guadagnare gli Eretici, di molta pietà, Santa vita, e zelo della salute delle Anime, e del bene della
Nazione. Egli ha aperto una scuola in vicinanza della Chiesa, avendovi deputati maestri della lingua
Siriaca, e Arabica a sue proprie spese, ed ha ordinato alli Chierici, ed altri Giovani della Nazione di
frequentarla per renderli abili al Servizio dell’Altare e della Chiesa. Perciò supplichiamo l’EE.VV. di
provvederci di qualche numero di esemplari dell’Offizio divino della Settimana stampato in Roma
mediante l’opera del fu Monsig.r Safar, acciò gli scolari possano esserne istruiti.
Alcuni giorni indietro giunge in questa città un Sacerdote da Mosul con intenzione di portarsi alla visita
del S.o Sepolcro: egli è uomo di buona qualità, timorato di Dio in età di 60 anni incirca. Monsig.r
Vescovo Giarve lo ha guadagnato alla Fede Cattolica, egli ha fatto fare la Confessione generale presso
il Superiore di Terra Santa: e dipoi ha professata la S. Fede Cattolica con tutta buona volontà. Dice,
essersi portato in questa città per vedere Monsig.r Giarve stimolato dal gran buon nome, che questi ha
in quelle parti [419r] della Mesopotamia, aggiungendo, esservi molti in Mosul, i quali desiderano di
abbracciare la Fede Cattolica, stimolati dalla gran fama del nostro Vescovo, e dalla stima, che colà sene
fà. Perciò l’EE.VO sono supplicate di aggraziare questo sacerdote di un Altare privilegiato personale, e
della facoltà di benedire Corone, Medaglie, come ne hanno graziati i nostri Sacerdoti ultimamente
convertiti, degnandosi di trasmetter tali cose a me loro Servo, che avrò il pensiero di incaminarle al loro
destino. E con tutto l’ossequio.
Aleppo 9 Decembre 1775
U.mo servo
L’Arciprete Giuseppe Haggiar
Vicario vescovile de’ Soriani
Originale arabo (Sor. 417)
60

[Sor.426r]
E.mi e R.mi Sig.ri
Dopo di aver rassegnato alla Sagra Congreg.ne ogni dovuto ossequio e venerazione espongo di aver
ricevuto l’onorevole lettera dell’EE.VV. de’ 30 Settembre, da cui rilevo aver elleno risaputa la venuta
del Patriarca Giacobita in questa Città, e l’amara persecuzione che abbiamo da lui sofferta. E perché con
le mie precedenti io avea participata loro la strana di lui condotta, gli danni che cagionati egli avea al
popolo Cristiano, la sua volubilità, e per fine la partenza da Aleppo; non occorre, che io più né rinnovi
la memoria.
In quanto a quello, che l’EE.VO. insinuano di esortare il detto Patriarca, e persuaderlo ad unirsi alla S.
Fede Apostolica, significo Loro, che io per grazia di Dio non ho tralasciato d’impegnarmi in ciò in ogni
maniera, ed attendeva in ansiosamente l’opportunità di parlargliene, con tutta la suavità, e manifestargli
i Dogmi della Fede Cattolica medianti i Libri della Chiesa ed altri a lui ben noti, e non disapprovati, e
fargli intendere, che colla sua unione colla Sede Apostolica non può perdere veruno de’ suoi diritti,
[426v] anzi sarebbono questi maggiormente stabiliti, mentrecché la S. Sede sostiene sempre i diritti de’
Superiori, né permette, che siano violati e con questi e simili discorsi adattati alla sua capacità mi sono
forzato di persuaderlo, ma tutto è riuscito infruttuoso, attesa la sua grande volubilità, sicché quando
taluno pensa di averlo guadagnato, un sol momento dopo si avvede di averlo perduto. Iddio guardi, che
io sia per essere negligente in questa materia, ancorché debbano venirmene de’ travagli, mentrecché non
erubesco evangelium: ma tengo l’obbrobrio di Gesùcristo migliore di qualunque bene possa venirmi dal
Patriarca, e da chi che sia. Non credano l’EE.VV. che io possa essere allettato dalle sue false lusinghe,
perché ben conosco qual cosa, ed in chi ho io creduto, e non ho professato la Fede Cattolica senza di
averne fatto un precedente rigoroso esame, né per alcuna speranza di qualche bene temporale. Certas
sum enim quia neque mors, neque vita neque Angeli, neque Principatus, neque virtutes, neque instanzia,
neque futura, neque fortitudo, neque altridudo, neque profundum, [427r] neque creatura alia poterit me
separare a caritate Dei, que est in Christo Jesù domino Nostro.
Dopo la partenza del Patriarca da Aleppo egli ha spedito Lettere per la maggior parte de’ suoi paesi,
colle quali fulmina contro di me la scomunica, e mi colma d’improperj, e scomunica chiunque mi scrive
ò riceve da me Lettere; a le sue Lettere per ordine suo sono state lette pubblicamente nelle Chiese; ed io
ne ho avuta la Copia da alcuni miei amici: e nelle adunanze con il suo Popolo gli è piaciuto chiamarmi
Principe de’ Demonj: ed appresso i Cattolici mostravasi cattolico, e mi accusava presso di loro di non
aver trattato seco bene, non ostante, che io avessi usato con esso lui tutte le buone maniere, e le soavità
tutte: e dopo la sua partenza gli ho scritte due Lettere per mostragli tutto il mio buon affetto, e
corrispondenza, ad aver con ciò apertura di carteggiar seco sopra i punti della vera fede: ed egli in una
sua Lettera risponsiva mi chiama suo benedetto figliuolo, dopo di avermi pubblicamente scomunicato
in diversi luoghi. Scrivo queste cose all’EE.VV. acciò compre[427v]ndano la sua condotta e volubilità:
né per quanto riguarda la mia persona rifletto punto al male, che egli può cagionarmi, ma a quello bensì
che può venire al popolo fedele; avendo inteso, che egli abbia spedito un suo messo a Costantinopoli;
né sappiamo qual sia l’intenzione sua temo però, che vada procurando nuovi ordini, e Firmani dalla
Porta per riprendere la Chiesa, lo che può conseguire fino a tanto che la Chiesa gli resta soggetta: ma in
quanto alla persona mia non vi penso se non in quanto possa essere gioveveole alla Nazione. Contuttociò
prima di venire in Aleppo, e dopo esservi venuto, ho scritte varie Lettere, ed Istruzioni circa l’unione
colla S. Sede, e le inviate a tutti i luoghi del suo Patriarcato dirigendole ad alcuni Cattolici, che
bramavano di essere istruiti, e questi hanno comunicato le mie Letture ad alcuni eretici, non pochi de’
quali ne hanno profittato: ed il Patriarca medesimo avendo parlato contra il Dogma Cattolico, dopo di
aver lette le mie Lettere, ritrattò quello che avea prima detto, perché fondavo le prove della [430r] vera
credenza sopra i Libri della nostra Chiesa Soriana, quali egli non poteva negare. In somma io non cesso
di predicare la parola di Dio secondo i dettami della Chiesa Romana, non solamente ai figliuoli della
mia Nazione, ma ancora a tutti quelli, che da colà vengono in Aleppo, palesando loro i misterj della
nostra salute secondo gli insegnamenti de’ SS. Padri della Nostra Chiesa Soriana, e dichiarar loro la
necessità dell’unione colla Sede del B. Pietro: e per grazia di Dio ho guadagnato non pochi tanto
Sacerdoti, che Laici.
Ho preso l’ardire di ciò scrivere all’EE.VV. acciò siano certe del mio animo, e desiderio, e che in quanto
chiedo, e bramo, non ho altro fine, se non della maggior gloria di Dio, e del bene universale. Né cesso
pregare Iddio per la conservazione e prosperità dell’EE.VV., e per il sostegno de’ loro giudizj in tutto il
mondo.
Aleppo 12 Decembre 1775.
U.mo Servo
Dionisio Michele Giarve
Vescovo Soriano di Aleppo
Originale arabo (Sor. 428-429)
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