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Giuseppe Basile

Che cos’è il restauro?

Capitolo 1

1.1 Cosa si intende per restauro

Con il passare del tempo i restauratori cominciarono ad abbandonare gli antichi materiali e metodi
di intervento per far spazio a nuove tecniche.
In Italia non esiste un solo monumento che nel corso del secoli sia rimasto uguale a sé stesso;
hanno subito modifiche e trasformazioni.
Un esempio eclatante è il Pantheon:

• costruito nel secondo secolo d.C. → tempio dedicato a tutti gli dei
• in epoca Medioevale → luogo di culto cristiano, dedicato alla figura della Madonna
• nel ‘500 → fu rimaneggiato, pur rimanendo una chiesa, per adeguarlo al nuovo gusto
• nel ‘600 → furono aggiunti ai lati due campaniletti in stile barocco, sul progetto del Bernini

Verso la fine del ‘900, tuttavia, il Pantheon fu soggetto ad un lungo restauro, durante il quale
furono demoliti i due campaniletti barocchi. Questa tipologia di intervento si chiama “restauro di
liberazione”, volto a liberare il monumento dalle aggiunte più tarde, ritenute superfetazioni.

Con le continue aggiunte e integrazioni, si ridussero i monumenti a ruderi.

1.2 Valore documentario dei manufatti artistici

Un monumento è un documento storico, dal quale è possibile trarre una serie di informazioni,
quali:
- la civiltà di un determinato territorio
- la sua cultura
- l’insieme dei suoi comportamenti
- la religiosità
- le cerimonie e le usanze

a. La cattedrale di Cefalù, in Sicilia, è un monumento che ancora ci pone molti dubbi. Sono
evidenti, scolpiti sulle murature, lettere dell’alfabeto latino, greco e arabo.
b. Non si sa nulla inoltre rispetto alle tecniche usate da Donatello per la fabbricazione della statua
equestre in bronzo Gattamelata. Dove aveva preso le conoscenze e le capacità tecniche per
realizzare un’opera di quella mole? Ancora non sappiamo rispondere a domande come questa.
Tuttavia, l’artigiano-artista, cura la messa in opera dell’intero ciclo di lavorazione.

1.3 I segni del tempo

I segni del tempo si identificano con un’alterazione del loro aspetto cromatico, dovuto ad un
naturale invecchiamento dei materiali costitutivi. Nella pellicola pittorica possono prodursi
alterazioni di diverso tipo, a seconda:
- dei materiali
- dall’ambiente circostante
- dalla storia e dagli eventi che hanno colpito il manufatto
Gli interventi che hanno caratterizzato il restauro delle statue policrome, sono stati a dir poco
vandalici: fino a non molto tempo fa, si riteneva che fosse non solo più rapido, ma anche più
economico, ridipingere interamente la statua in legno, piuttosto che limitarsi ad integrare le
mancanze di colore.
I manufatti mobili, invece, erano visti, secondo una concezione tardo romantica, come prodotto
miracoloso del genio, come un oggetto di godimento e talvolta anche di culto; tutto questo
alimentato dall’affermarsi del mercato antiquario.

Per meglio commercializzare le opere queste venivano smembrate e i singoli


elementi tagliati. Gli affreschi invece venivano staccati, posizionati su altri supporti
e incorniciati scena per scena, così da formare nuovi “quadri”.

1.4 L’unità d’immagine dell’opera d’arte

Cesare Brandi (1906-1988) si pose il problema di come restituire all’immagine dell’opera d’arte la
sua integrità. Due sono i presupposti sui quali si fonda la sua metodologia:
1. Qualsiasi immagine artistica, per quanto frammentaria possa essere, può essere riportata alla
sua integrità originaria, anche senza che le lacune vengano materialmente riempite.
2. per ricostituire l’unità dell’immagine è fondamentale fare riferimento al rapporto figura-sfondo,
secondo il quale ogni immagine viene percepita in relazione al piano di fondo.

NB: nel momento in cui la lacuna risulta incolmabile e prevale otticamente sull’immagine, l’unità
dell’immagine non si può restituire.

Le principali metodologie di intervento sono:

- restauro a tratteggio (o rigatino): serie di sottilissimi tratteggi verticali e paralleli che, a


distanza, danno la sensazione al loro posto ci sia una campita di colore.
- restauro a velatura: leggerissimi e trasparenti strati di colore stesi “a velo”, abbassando la
cromatura nelle zone prive di patina.
- restauro antiquariale: al collezionista interessava avere un quadro il più possibile in buono stato,
per il semplice fatto che vale di più.

1.5 Dall’opera d’arte al manufatto artistico al bene culturale

Sorse il pensiero che i paesi storici potessero trovarsi senza i segni tangibili della loro storia, si
cercò allora di concentrare l’attenzione sulla salvaguardia dei monumenti e delle opera e delle
opere di importanza storica.
Il documento storico andò via via comprendendo oggetti e testimonianze fino ad allora trascurate.
Il concetto di bene culturale indicava una qualsiasi manifestazione dell'attività umana pervenuta
fino a noi.

1.6 Fattori che accelerano il degrado: inquinamento

La tendenza a tutelare le opere ha ricevuto un'ulteriore spinta nei paesi più industrializzati, dal
manifestarsi dell'inquinamento. Le superfici furono coperte da croste nere, sotto le quali il marmo si
è trasformato in un materiale incoerente spesso ridotto in polvere.
Ci si sente costretti a consolidare il materiale incoerente per evitare che le croste nere cadano, e a
pulire queste ultime in modo che risulti attenuato l'aspetto sgradevole.

1.7 Mancata manutenzione

Il venir meno alla manutenzione sia dei monumenti che delle opere d'arte, fu causato dal:
- cessazione d'uso di monumenti e oggetti
- Difficoltà nel reperire i materiali usati tradizionalmente
1.8 Intervenire sull'ambiente prima che sull’opera

Fino a non molti anni fa le decorazioni murarie situate in ambienti umidi venivano staccate,
comportando l'inevitabile perdita di leggibilità e integrità dell'immagine. Come conseguenza si ebbe
la decontestualizzazione dell’opera. Prima di intervenire sull'opera è necessario il completo
risanamento dell'ambiente. Si dovrà quindi utilizzare il termine di conservazione indiretta, in quanto
non coinvolge direttamente dil manufatto.

Un manufatto deve essere manipolato il meno possibile.

1.9 Conservazione e restauro

- il controllo delle condizioni ambientali


- La conservazione dell’opera
- La manutenzione del contenitore architettonico
Sono tutti momenti dell'attività conservativa.

Distinzione fra operazioni essenzialmente conservative e operazioni specificamente di restauro:


Le prime si propongono di far durare il più a lungo possibile i materiali di cui è costituito il
manufatto;
Le seconde hanno come scopo la restituzione o il miglioramento della leggibilità dell'immagine.

Capitolo 2

2.1 Restauri e ripristini nel Rinascimento

Alla domanda “Chi restaura?”, può sembrare scontato rispondere “Il restauratore”.
Di norma erano i grandi artisti a venire incaricati del restauro di opere d'arte tondo.
In occasione degli scavi a Roma si recuperarono numerosi frammenti; all'artista toccava, oltre che
riassemblare i pezzi, rifare quelli mancanti, adeguandosi allo stile dell'originale.
Alcuni dei casi più noti sono:
- il Laocoonte, restaurato da il Montorsoli, fu integrato il braccio destro del padre e del figlio
minore;
- L’ Ercole Farnese, restaurato da Guglielmo della Porta, vide l'integrazione delle gambe,
giudicate da Michelangelo migliori delle originali, poi ritrovate.

L’interesse delle opere medievali era legato essenzialmente al loro significato religioso, pertanto
furono soggette solo ad interventi di manutenzione o di conservazione in senso stretto.
Le opere prodotte nel 500, avevano minori necessità di intervento, per essere appunto meno
vecchie.

2.2 La svolta nel XVIII secolo

In questo periodo era tramontata la presunzione di poter superare, o imitare, i grandi maestri.
C'era la sensazione che tra il mondo antico e quello di allora non ci fosse continuità.
L'atteggiamento di Michelangelo e Piranesi è esemplare:
- il primo trasforma trasforma una parte delle terme di Diocleziano
- il secondo mette insieme tutti i simboli dell'antichità romana nella chiesa del priorato di Malta a
Roma.
Il concetto di irripetibilità è strettamente collegato all'ammirazione e al rispetto per l’inarrivabile.
2.3 Il XIX secolo: musei e mercato antiquariale

I dipinti recuperati dopo la caduta di Napoleone raramente tornarono nei luoghi dai quali erano stati
asportati. Furono destinati ad ambienti appositamente attrezzati per essere visitati da parte del
pubblico. Nasce così il fenomeno di musealizzazione.
In base al fenomeno di incameramento, decretato nel 1873, tutti i beni degli ordini religiosi
passarono in proprietà dello stato italiano. Fu così che si alimentò il già fiorente commercio
antiquariale.
Nell’Ottocento assunse i caratteri le dimensioni di un vero e proprio mercato. Anche i manufatti
inamovibili furono resi mobili e commercializzati.
L'intervento del restauratore si rendeva quindi indispensabile. Trattandosi di operazioni
profondamente traumatiche, le opere che vi sono sottoposte non ne escono mai prive di danni, i
quali venivano nascosti come ridipinture patinature.

2.4 I primi manuali italiani del restauro

Nel 1865 Secco Suardo tenne a Firenze una serie di lezioni per restauratori. Subito dopo il corso
pubblicò un “Manuale ragionato per la parte meccanica dell’arte del restauratore dei dipinti”.
Ulisse Forni pubblica invece il “Manuale del pittore restauratore” . Fra i due si accese una lunga e
aspra polemica.
Il restauratore, secondo Suardo, deve essere:
- preparato nel campo della meccanica e della chimica
- diligente e paziente
- circospetto e sincero
- onesto
- pieno di amore per la sua arte
- dotato di manualità

2.5 L’istituto centrale del restauro e l’affermarsi di una nuova professionalità

Con la Carta italiana del restauro, si ebbe la creazione, nel 1939, del Regio Istituto Nazionale del
Restauro, con il compito di:

• eseguire e controllare il restauro delle opere di antichità e svolgere ricerche scientifiche dirette a
perfezionare i metodi:
• studiare i mezzi tecnici per la migliore conservazione del patrimonio;
• esprimere un parere in merito ad un qualsiasi intervento di restauro;
• impartire l’insegnamento del restauro.

L’allievo tuttavia, oltre a fare pratica di restauro, viene istruito nella storia dell’arte.

Secondo il nuovo concetto di restauro, l’opera non deve essere resa più attraente o ringiovanita;
essa va soltanto aiutata a sopravvivere il più a lungo possibile, nelle migliori condizioni di
leggibilità.
Il buon restauratore è colui che:
- sa selezionare gli interventi possibili, a seconda del caso che ha di fronte, ed i meno drastici e
radicali;
- deve rendere ogni intervento riconoscibile e reversibile;
- non esegue operazioni che potrebbe causarne lo snaturamento, con l’utilizzo di stacchi o
strappi;
- non può usare parchettature rigide (strutture di sostegno) ai dipinti su tavola;
- deve saper svolgere operazioni di pulitura in modo delicato (a seconda se si impiegano mezzi
fisico-chimici o meccanici, può sciogliere e polverizzare ciò che si rimuove). La pulitura consiste
nella rimozione, sulla superficie pittorica, di tutto ciò che può costituire causa diretta o indiretta di
danno.
- deve condurre test di laboratorio condotti su campione
2.6 Il restauratore oggi: una figura professionale sottovalutata

Il restauratore è un operatore ad altissimo livello di abilità manuale e contemporaneamente in


possesso di conoscenze e attitudini intellettuali e strettamente funzionali alla capacità operativa.

Comune è il parallelo tra la figura del restauratore e quella del medico:


• Analogie: l’impiego, da parte del restauratore di strumenti che sono nati per uso medico.
L’impegno formativo e l’accuratezza e attenzione con cui svolgono ogni singolo intervento.
Spesso si trovano entrambi a lavorare in équipe.
• Differenze: la cura degli esseri viventi, nel caso del medico, e di oggetti inanimati, nel caso del
restauratore.

Capitolo 3

3.1 Non esiste un restauro definitivo

Esistono numerose possibilità che vanno utilizzate per allontanare il più possibile la necessità di
restauro. Non esiste un intervento di restauro che lasci l’opera del tutto indenne, per quanto bene
possa essere condotto.

3.2 Inquinamento e umidità

Negli ultimi trent’anni in Italia, a causa dell’inquinamento, i monumenti all’aperto sono stati
irreversibilmente danneggiati (formazione di croste nere). L’umidità costituisce il veicolo principale
mediante il quale gli inquinanti atmosferici riescono ad attivare la loro funzione disgregatrice.

3.3 La fruizione di massa dell’opera d’arte

A causa del progressivo aumento del pubblico interessato ad ammirare le opere, è stato
necessario prendere dei provvedimenti in merito ad alcuni parametri ambientali:
- luce
- calore
- umidità
Tuttavia, un dipinto abituato alla penombra di una chiesa, e portato all’interno di un museo, colpito
dalla forte luce di un faretto, che ne risalta l’immagine, finisce con il degradarsi molto rapidamente:
- i colori si alterano
- la patina si ingiallisce
- la patina può distaccarsi dal supporto e cadere

3.4 Prevenzione, controllo e manutenzione

Un mezzo efficace di prevenzione è la manutenzione accurata del contenitore e dell’ambiente in


cui il manufatto si trova. Se non ci sono possibilità efficaci di salvaguardarlo senza spostarlo in un
luogo più sicuro. Bisognerebbe collocarlo in un ambiente diverso da quello originario, con i gusti
parametri di calore, umidità e luce.

Quando si interviene su un contenitore plurimo (con manufatti realizzati con innumerevoli


materiali), è necessario rendere l’ambiente giù coibentato possibile (impermeabile rispetto
all’esterno).
3.5 Interventi di conservazione e di restauro

Risulta fondamentale la distinzione fra: interventi di conservazione e interventi di restauro.

Restauro: attività che consiste in una o più operazioni indirizzate a far ritornare l’immagine ad uno
stadio il più possibile vicino a quello originale.

Conservazione: attività che consiste in una sequenza di operazioni che hanno lo scopo di rendere i
materiali il più possibile resistenti al deterioramenti.

3.6 Quanto deve durare un restauro?

Una stima approssimativa porterebbe a stabilire in un trentennio la durata media di un restauro.


Tuttavia, certi interventi di conservazione e restauro si possono attuare solo se si è in grado di
garantire una manutenzione continua del manufatto.

3.7 Necessità di un piano di conservazione unitario

Tutto il personale che si occupa, direttamente o indirettamente, della tutela e della conservazione
dei manufatti, dovrebbero fare riferimento ad un organismo unitario; così da non ricorrere in
sovrapposizioni di ruolo.
Nei secoli scorsi era usuale affidare la gestione di grandi edifici ecclesiastici ad un organismo
chiamato “opera”, mentre le chiese minori, i palazzi, le ville, le cappelle, etc.. erano sempre affidate
al caso.

Capitolo 4

4.1 La definizione del tipo di intervento

Quando il manufatto non risponde più alle funzioni per le quali era stato prodotto, allora è
necessario sottoporlo a restauro. Ogni singolo intervento di restauro deve essere pensato ad hoc,
in base al:
- degrado
- storia
- tecniche
- materiali

4.2 Due operazioni problematiche: pulitura, reintegrazione delle lacune

Un caso ben noto di trasformazione dell’immagine primitiva in un’altra del tutto diversa è:
- il ritratto di Dama con liocorno di Raffaello, trasformata in Santa Caterina (con tanto di ruota,
simbolo del suo martirio).
- la Madonna con Bambino in trono di Coppo di Marcovaldo: la testa della Madonna era stata
ridipinta agli inizi del ‘300; dopo circa mezzo secolo si aggiunse la corona. L’immagine di
copertura è stata lasciata, perché, tramite indagini, si è scoperto che la versione precedente
presentava delle lacune.
- la Madonna col Bambino, di Gentile da Fabriano, con l’aggiunta di Santa Caterina è diventata
“Matrimonio mistico di Santa Caterina”.

La reversibilità e la riconoscibilità dell’intervento costituiscono effettivamente le norme


fondamentali del restauro.
4.3 La struttura a strati dei manufatti artistici

I manufatti presentano una struttura a strati sovrapposti e, nel caso dei dipinti su tavola, è
composta da materiali organici e inorganici. Sorgeva la necessità di interporre strati di altri
materiali con funzione ammortizzante. Fra muro e intonaco c’è almeno uno strato di arriccio.
Questi strati servono ad evitare che la porosità del supporto impoverisca la pellicola pittorica del
cosiddetto legante, rendendola meno resistente.

4.4 L’intervento conservativo

Gli interventi conservativi risultano tanto più difficili e e problematici quanto più complessa ed
eterogenea è la stratificazione del manufatto.
- Nel caso di un manufatto monomaterico, il restauro dovrà permettere all’unico strato di reggere
se stesso.
- Nel caso di un manufatto polimaterico, sarà necessario non solo ripristinare la funzione di
ciascuno degli strati, ma anche ricostruire la funzionalità del complesso.
A volte si deve eseguire un risanamento: inserire dei cunei di legno nelle zone in cui esso non
regge più.

4.5 Moderni metodi di indagine e nuove soluzioni conservative

Non è possibile applicare ai manufatti prodotti di serie di origine industriale; è necessario indagare
e sperimentare su campione ogni sostanza, legante, patina, pigmento, etc..prima di intervenire
sull’opera.
In questi ultimi anni si è dedicata molta attenzione ai metodi non distruttivi.

Le principali mitologie di indagine scientifiche sono:


- microscopio ottico e mineralogico
- scansione elettronica
- cromatografia
- stratigrafia
- analisi microchimiche
- indagini radiografiche
- analisi diffrattometriche
- termografia
- ultrasuoni
- interfometria olografica

4.6 Specificità di ogni intervento di conservazione-restauro

Un’opera può essere restaurata sul posto (in situ) o in laboratorio. In entrambi i casi la sequenza è
fondamentalmente la stessa:

• Si documenta lo stato di conservazione;


• La si prepara al trasporto;
• In laboratorio viene controllata, sottoposta ad indagini scientifiche;
• Si progetta l’intervento, prima nei confronti del supporto, poi della superficie, per la quale,
generalmente sono di due tipi: rimuovere ciò che può essere causa di degrado, o aggiungere ciò
che dell’immagine non è giunto sino a noi;
• Si da infine sulla superficie un protettivo;
• Si procede ai controlli e alla documentazione finale;
• Nel caso di interventi in situ, è necessaria una bonifica dell’ambiente.

Fondamentale è la registrazione metodica dei dati.


Riassumendo si può dire che sottoporre un manufatto ad un intervento di conservazione, significa:
- Rafforzare il supporto;
- Ricostituire l’adesione fra il supporto e gli strati sovrapposti;
- Asportare dalla superficie tutti i materiali estranei che vi sono depositati;
- Ricostruire l’unità potenziale dell’opera;
- Proteggere il manufatto.

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