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Il restauro e le sue composizioni

Oggi l’opera d’arte è considerata sia come testimonianza dello sviluppo della
cultura in un dato tempo e luogo, sia come espressione dotata di qualità
autonoma rispetto agli altri manufatti umani, che va perciò sottratta a ogni
tentazione di aggiornamento o di reinterpretazione. Un simile tentativo non
sarebbe considerato restauro, ma creazione artistica, falso storico.
Il primo a dedicare al restauro una sezione all’interno di una trattazione
sistematica sulla scultura è il seicentesco Osservazioni sulla scultura antica,
di Orfeo Boselli, dal quale apprendiamo qualcosa circa le tecniche e i
materiali dei più antichi sistemi di integrazione:

1. Ricetta della colla per innesti ; In un vasetto di rame si metteva pece greca e cera d’api, la si faceva liquefare e poi si
aggiungeva polvere di marmo, scaldando il tutto e rimestandolo. Per usarla era necessario scaldare entrambe le parti da incollare,
poi mettere la colla e farle aderire, togliendo subito la colla che esorbita.

2. Costruzione di perni e tacche: Modellato il perno metallico di giunzione, lo si introduceva nel marmo attraverso il foro
appositamente praticato. Nel caso il perno permettesse all’aggiunta di girare su se stessa, allora sarà necessario un controperno
.Ovviamente, per applicare questi pezzi nuovi la vecchia frattura doveva essere secata o pareggiata o addirittura adattata ad
incastro, sicché rimuovendo ora il pezzo aggiunto, quel taglio meccanico che viene in luce costituirà sicuramente come una
mutilazione nuova.

Non dimentichiamo altra pratica diffusa: la


pulitura estrema che rimuove la policromia
originale che caratterizzava le statue antiche!
In merito, le analisi al microscopio ottico hanno permesso di ricostruire, grazie alle minime tracce di colore rimaste, delle ipotesi sui colori
originali : Ovviamente, pensare di ripristinare l’aspetto delle sculture esattamente “come nuove” sarebbe una presunzione eccessiva, ma
nell’insieme si tratta di uno sforzo che permette di sfatare vecchie concezioni e di avere un’idea assai più verosimile della realtà antica.
Analizzati alcuni casi di restauri storici, abbiamo visto il video sul moderno

restauro del David di Michelangelo :Il David ben si presta come esempio di opera a lungo collocata all’aperto (la musealizzazione risale al
1873) e perciò esposta tutte le cause di degrado che abbiamo riassunto in tre grandi categorie

Degrado fisico:
-effetti del vento: asportazione di parti superficiali

-effetti della luce e dei salti termici

-effetti dell’acqua

Degrado chimico:
Ci siamo limitati a un problema molto comune del degrado del marmo, che annerisce e forma croste nere, al di sotto delle quali il marmo sta
subendo una trasformazione in bicarbonato di calcio o solfato di calcio, sgretolandosi lentamente.

Degrado biologico
Formazione di uno strato aderente alla superficie di natura biologica, . Nel degrado entrano le deiezioni animali ; Merita un accenno anche il
degrado antropico (dalle scritte dei writers, alla mancata manutenzione, al vandalismo)

Margherita vannicola , 4A

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