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Lezione 10

I MANUFATTI IN ARCHEOLOGIA. IL COMMERCIO E LO SCAMBIO

La maggior parte delle testimonianza archeologiche è formata dai resti fisici dei manufatti
fabbricati dell’uomo nel corso del tempo.

Manufatti: sono oggetti artificiali fatti dall’uomo partendo da un materiali durevole (pietra,
ceramica o vetro, metalli). Più studiati perché sono un record costante per permettere di stabilire
l’evoluzione sia culturale sia tecnologiche delle civiltà che vogliamo studiare.
Ecofatti: rientrano nella categoria più ampia dei manufatti, sono dei reperti partendo da un
materiale organico (osso, legno, carbone) c’è una lavorazione artigianale per ottenere un oggetto.
Da un punto di vista archeologico sono meno presenti e meno studiati proprio per un motivo di
conservazione.

L’archeologia studia come i manufatti:


-Sono stati fabbricati
-Le provenienza delle materie prime
-Sono stati usati
-Sono stati scambiati

Materiali “immodificabili”: LA PIETRA


-Identificare aree di raccolta;
-Identificare aree di lavorazione
-Stabilire la tecnologia di produzione
-Stabilire l’uso=Ruolo dell’archeologia Sperimentale
Una volta stabilita la tecnologia,l’uso di questi oggetti, gli archeologi hanno usato tantissimo le
tecniche dell’archeologia sperimentale che è un metodo che prevede di rifare gli oggetti antichi
con le condizioni che gli antichi potevano avere.

Manufatto d’uso primario tipico delle prime età dell’uomo soprattutto della preistoria e delle varie
età della pietra (paleo, meso e neolitico litos=pietra).
Da un punto vista tecnologico in preistoria quasi sempre le pietre che servivano a creare oggetti
sono ottenuti da ciottoli presenti in forma più o meno naturale all’interno dei fiumi. All’interno di
alcuni ciottoli soprattutto di tipo sedimentario ci sono alcuni nuclei di una roccia metamorfica
piuttosto densa e tagliente quando si scheggia nota come selce, noduli di selce. Pare esiste una
relazione tra il successo delle prime comunità preistoriche e la presenza di questi ciottoli in grado
di produrre strumenti piuttosto taglienti con una tecnologia di lavorazione complessa ma a basso
costo.

Gli archeologici hanno diviso quattro forme di tecnologie di lavorazione della pietra:
-Tecnologia olduvaiana: prevede l’utilizzo di chopper ovvero due ciottoli che vengono sbattuti
insieme per creare un ciottolo scheggiato e dov’è scheggiato quel ciottolo è tagliente.
-Tecnologia acheuleana: lavorazione dei ciottolo attraverso un percussore (strumento in genere di
osso lungo per battere ripetutamente il ciottolo per poi farlo rompere lungo delle microfratture
che il ciottolo ha già all’interno di esso e si creano dei ciottoli a forma di ascia a meno)
-Tecnica levallois: prevede la preparazione di un nucleo a forma di tartaruga con i tutti lati
taglienti intorno e la lavorazione viene fatta con un altro frammento di roccia. Questi oggetti
implicano la formazione nell’area dove vengono preparati di numerosissime schegge (molti ciottoli
scartati), questo permette agli archeologi della preistoria di riconoscere i siti di lavorazione.
-Tecnologia del paleolitico superiore: prevede l’uso di un vero e proprio scalpello, intermedio tra
un battitore e la roccia, uno scalpello che in genere è un frammento di roccia e con questo di
riescono ad ottenere oggetti molto più piccoli utilizzati poi per lavorazioni più precise (armi,
vestiti).

CERAMICA
La ceramica non si trasforma da processi pedogenetici (se non per fratturazione) per questo
motivo la traviamo in grandissima quantità all’interno di tutti gli scavi archeologici. La ceramica è
talmente presente che in qualche modo la storia dell’archeologia è stata influenzata dalla
sovrabbondanza di questi tipo di reperto rispetto agli latri reperti.
1965 Moses I.Finley (archeologo inglese)
Parlando dell’indistruttibilità dei cocci ci dice che la ceramica è “the great curse of archaeology” =
la maledizione dell’archeologia perché da l’idea che le società che conosciamo attraverso lo scavo
fossero comunità che producevano solo ceramica.
Ci sono società preistoriche o protostoriche di cui conosciamo poco che vengono definite in base
alla principale tipologia di ceramica che hanno prodotto (es. Veneto la cultura dei vasi a bocca
quadrata)
L’introduzione della ceramica il suo reperimento in grandi quantità all’interno degli scavi
archeologici è generalmente considerato come un indizio del passaggio di attività di raccolta e
caccia ad attività agricole.
Quindi il paesaggio da società nomadi a sedentarie.

Materiali “sintetici” prima la ceramica, sono da relazionare al controllo del fuoco e alle nozioni di
“coltura” e “combustione”
“Firing and Pyrotecnology” (pirotecnologia)
Antiche Tecnologie: storia dei controllo del fuoco
Da un punto di vista antropologico possiamo dire che tutto ha inizio con “un fuoco per la cottura di
cibi”, e se accanto quel fuoco esistevano argille; questo piano piano si concottate, facendo
scoprire agli antichi la possibilità di produrre ceramica.

Es. Oggetto in ceramica più antico in assoluto che si data fino a trentamila anni fa dall’area
dell’odierna Serbia. E’ una figurina fatta probabilmente per scopi religiosi dando forma ad un
argilla che poi è stata lasciata ad asciugare cuocere vicino ad un fuoco aperto.
Es. Successivamente si da forma alla ceramica per ottenere dei veri e propri vasi, questo è uno dei
vasi della serie iraniana di Tepe Gawra che sono considerate le ceramiche più complesse antiche
che conosciamo realizzate in forni chiusi, non lasciate asciugare un forni aperti ma in vere e
proprie fornaci costruite appositamente dove la temperatura può raggiungere anche i 1200°C. In
questo caso è possibile asciugare senza fare rompere superfici di ceramica sottili e l’asciugatura
produrrà un oggetto che non si romperà facilmente.
Tecnica più antica per la realizzazione della cottura dei vasi sono le fosse aperte(pit kiln) dove un
fuoco caricato con molta legna, molto carbone viene fatto cuocere seccare l’elemento ceramico.
La temperatura in genere in questo caso non è costante e ha brusche variazioni cioè da bassa
passa a molto alta velocemente e può anche crollare velocemente quando la fiammata cala in
questo modo la cottura del “biscotto” (impasto ceramico) non è uniforme e si possono creare
delle bolle d’aria all’interno ed elementi interni alla ceramica che rilasciano composti relativi
all’acqua e chimici che craccano rompono la superficie della ceramica. Per questo richiede un
impasto ceramico piuttosto grosso ed argille non troppo raffinate (argille con elementi che le
fanno più granulose per creare un microporosità interna attraverso la quale questi elementi
possono uscire senza rompere il biscotto).
Se voglio ottenere superfici lisce devo cuocere le ceramiche all’interno di forni fonaci chiuse che
nel passato erano solitamente di tipo temporaneo, lo svantaggio è proprio che ogni volta bisogna
ricostruire la fornace soprattutto se voglio fare un doppia, tripla cottura per decorarlo (romani
costruiscono camere di combustione utilizzando mattoni e pietre che permettono di raggiungere
molto lentamente la temperatura e mantenerla costante molto alta e quindi controllare la cottura
in modo scientifico).

Come vengono realizzati i corpi ceramici prima di cuocerli?


Un’evidenza dell’impegno del tornio nella fabbricazione della ceramica. Questa statuetta di
calcare, datata intorno al 2400 a.c., rappresenta un vasaio egizio intentato a modellare un vaso al
tornio.
Con questa modalità è possibile avere un impasto di argilla mischiato ai suoi inclusi che girano e
toccando prende la forma desiderata.
Tecniche di produzione a bastoncello cioè prevedono l’utilizzo di bastoncelli di argilla e vengono
fatti dei tubicini e vengono via messi uno sopra l’altro impastati con le dita fino a creare la forma
desiderata, ad esempio negli scavi a Torcello si è visto che fino al 1400 1500 con questa tecnica
venivano fatte gran parte delle ceramiche da cottura cioè dei forni portatili (calotte di argilla forma
tronco cronica che servivano a coprire i cibi venivano coperte da queste calotte di argilla che poi
venivano coperti da braci questi chiamati catini coperchio).

Ceramica e Archeologia
L’archeometria prova a rispondere a queste domande:
-Quali sono gli ingredienti dell’argilla (la sua matrice)?
-Come è stato realizzato il vaso?
-Quale era la temperatura di cottura?
Questi elementi sono fondamentali per costruire le crono-tipologie di una tipologia di reperto
ceramico. Ci sono dei reperti ceramici che rimangono più o meno immutati per molte generazione
e secoli di fatto però se noi andiamo a studiare i componenti dell’argilla, le modalità e anche la
velocità del tornio, i componenti le caratterizzazioni chimico fisiche dei componenti dopo la sua
cottura riusciamo a fare delle distinzioni, dei gruppi che ci permettono di raggruppare dei materiali
che a prima vista sembrano molto simili ma che in realtà appartengono a stadio tecnologiche
molto diverse.

Riconoscere gli “inclusi”= sono microframmenti che inseriscono dentro l’argilla pura dentro un
impasto ceramico che servono a rendere l’impasto di maggiore qualità dando una grana e una
microporosità permettono l’asciugatura senza crepature ottenendo un oggetto durevole.
Per determinare le caratteristiche chimico-fisiche di un impasto ceramico è necessario conoscere
le qualità dei suoi inclusi (“temper” in inglese).
Conchiglie frantumate, Rocce frantumate, sabbia, ceramica frantumata , erba, paglia, frammenti di
spugna.
Più sottile è la grana degli inclusi più forte è la ceramica.
Lo studio dell’argilla in se ci dice poco perché lo troviamo praticamente in tutto il mondo con le
stesse caratteristiche ma lo studio degli inclusi può variare enormemente sia nella loro dimensione
sia nella loro qualità, le indagini archeometriche spesso basano la creazione di gruppi similari o
meno in base agli inclusi.

Come erano fatti i vasi?


-Bastoncelli
-Tornio
Esame del corpo ceramico
Il corpo ceramico che viene studiato sia nella sua superficie, sia nelle sezioni sottili cioè viene
tagliato in tutto il suo spessore creata una micro sezione in più punti per vedere i segni del tornio,
ricerca autoptica dei segni del tornio, delle “digitazioni” del vasaio, dei segni di stecche e
punteruoli, delle impressioni lasciate sull’argilla cruda.

L’archeometria attraverso sezioni sottili, microscopi ci da anche informazioni rispetto il


trattamento delle superfici:
-Decorazioni (se a mano se a stecca, con elementi metallici o con le punte in legno)
-Impermeabilizzazioni
-Inclusioni di elementi plastici
-Invetriature
-Colorature
-Graffiture
-“Bagni di argilla liquida”
-ecc.
La ceramica in archeologia è anche un puzzle nel senso che i reperti che vediamo nei musei sono
nella maggior parte dei casi reperti che provengono da tombe quindi sono oggetti interni o più o
meno mentre quando si scava un insediamento si trovano migliaia di frammenti in cui i pezzi
possono essere presenti o meno è quindi in questo caso è importare trovare gli attacchi e fare
proprio questo lavoro del puzzle dividendo anche in gruppi. Questo è essenziale per definire un
parametro basilare nello studio della ceramica che si chiama NMI (numero minimi di individui). Se
in uno strato archeologico trovo 300 frammenti di ceramica appartenenti alla stessa tipologia non
è le attività legate a quel singolo strato sono riferibili a 300 anfore perché se vado a fare il puzzle
della ceramica mi renderò conto che ci sono 300 frammenti ma magari pertinenti a non più di due
esemplari che si sono frantumati in tantissimi elementi. Per questo alla fine della ricerca ho 300
frammenti però il numero minimo degli individui è 3 o 4. Questo è un dato fondamentale
altrimenti si rischia di inquinare il dato quantitativo per fare dei confronti con altri strati all’interno
della stessa sequenza o altri siti e dire se un fato reperto che aveva una data funzione aveva un
ruolo più o meno marginale in un sito rispetto ad un altro. Quindi è importante sapere di ogni
frammento dove si colloca nell’impasto ceramico e se può essere associato per colore,
dimensione, frattura ad altri frammenti vicini quindi ridurre il numero minimo degli individui.

VETRO
Troviamo pochi reperti in vetro perché una volta rotto a differenza della ceramica può essere
rifuso anzi è più facile ottenere vetro dal vetro rifuso che dalla sabbia.
Nel 2500 ac in Mesopotamia è stato realizzato il primo manufatto di vetro.
La manifattura del vetro prevede la “cottura” di sabbia ad altissima temperature fino a
raggiungere un pasta semiliquida, se la pasta viene raffreddata lentamente non si cristallizza e
rimane omogena, e dunque trasparente.

La tecnica più usata per ottenere un corpo cavo è quella della soffiatura. Dal punto di vista
archeologico la tecnica di soffiatura lascia tantissime tracce nel senso che mentre si soffia
soprattutto nelle prime fasi quasi si sposta la massa liquida si creano tante gocciolature cioè delle
gocce di vetro che cadono nel pavimento e non vengono più rifuse. Questi insieme alla base della
fornace sono gli indicatore della produzione del vetro. Un altro indicatore sono i colletti di vetro di
soffiatura che è il punto di attacco tra la massa e la canna di soffiatura.
Problema: l’alta temperatura di fusione del silicio (sabbia SiO2) – 1723 °C tecnologicamente molto
complessa da ottenere, ma è possibile aggiungere “fondenti” che abbassano notevolmente il
punto di fusione, come sode o potassio o anche calce.
Sode: nitrati che si trovano sottoforma di Sali all’interno di cave naturali, primo tra tutti è noto
sotto il nome di Natron (soda in egiziano). Fino a quando nel mondo medievale si iniziano ad usare
Potasse cioè sali di potassio per abbassare il punto fusione, ottenuti da ceneri di grandi
alberi(betulle).
Per questo il vetro ha due grandi famiglie: vetro con i fondenti minerali e il vetro con i fondenti di
origine vegetale.
The optimum mix is 75 percent silica, 15 percent soda, and 10 percent lime

MATERIALI NON FERROSI


RAME E BRONZO
1. Modellare il rame nativo (il rame metallico si trova in forma lavorabile già in natura) ed è
possibile martellato e lavorato per ottenere oggetti d’uso. Difetto è che il rame non è troppo
tenace, non è così durevole e la sua superficie si piega piuttosto facilmente.
2. Alligazione: il processo tramite cui si legano insieme rame e stagno per ottenere il bronzo, un
materiale molto più duro e resistente del rame nativo. Permette la realizzazione di oggetti più
resistenti ma soprattutto posso ottenere lamine di bronzo molto sottili che posso lavorare in tutte
le forme (es. Situal Benvenuti)

FERRO e tutti i suoi composti


E’ un materiale archeologico piuttosto presente ma anche questo come il vetro si trova raramente
perché veniva rifuso e riutilizzato e perché rispetto ad altri materiali metalli no ferrosi va incontro
ad un processo di corrosione, di ossidazione legato alla presenza di umidità nella superficie
(condizioni aerobiche) che fa si che il ferro arrugginisca. I processi di corrosione sono processi di
sostituzione vera e propria cioè parti di ferro vengono smantellate, si disfa.
Il ferro è estratto dai suoi minerali , principalmente l’ematite (Fe2O3) e la magnetite (Fe3O4), per
riduzione con carbonio in una fornace a temperatura di circa 2000°C. Ma una massa lavorabile con
martello già a 800°C si ottiene.

Colatura e Fusione: materiali di pregio come argento e oro vengono utilizzati in forme colate cioè
su modelli. Se anche l’oro lo troviamo raramente è perché viene riutilizzato ma anche perché
viene tesaurizzato. Quelli che si trovano più spesso sono gli stampi di colatura in genere realizzate
su pietra o su laterizi essendo che vengono sottoposte ad alte temperature è facile che si rompano
e quindi vengono scartate.

Diamo valore anche platino, diamanti, legno di tec , oggetti in avorio per motivo sostanzialmente
di rarità e costo nella loro reperibilità quindi diamo un senso di appartenenza e di elite per le
persone che le possiedono. Di fatto nel passato queste categorie non sono state sempre così
costati abbiamo un mondo neolitico e protostorico dove l’ambra (resine solidificate) che aveva
assunto un valore alto. Anche le conchiglie soprattutto se provengo da lontano dal mare o per
esempio a Venezia le perle di vetro veneziano fatte con la stessa tecniche che a Murano nel
seicento primi settecento si impiantarono fabbriche nella produzione di microproiettili, proiettili di
armi a fuoco di piombo. Congo Mozambico l’esportazione di queste perline di vetro avevano un
grande valore.

Commerci, Scambio e Archeometria


Mappa della “Caratterizzazione dei materiali” piuttosto dettagliata che ci permette di sapere
l’origine delle materia prime ma anche le tecniche di lavorazione e fare analisi distributive. Grazie
alle analisi archeometriche posso stabilire se un oggetto è autoctono o meno.
Tecniche:
Sezioni sottili
Elementi in traccia
Isotopi

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