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ANGIONI FEDERICA

L'ETA' DEL RINASCIMENTO


1. Premessa
➢ Il superamento del Medio Evo
La letteratura del Cinquecento può essere suddivisa in due momenti:
– il Rinascimento: periodo che corrisponde ai primi decenni del Cinquecento, e durante il
quale si ha il trionfo della cultura e della civiltà che si erano sviluppate nell'Umanesimo;
– il Manierismo: periodo che segue il Rinascimento e che vede la crisi della cultura.
Il Rinascimento porta avanti tutte quelle linee di pensiero e tutte quelle dottrine che si erano
sviluppate nell'Umanesimo: l'uomo è considerato una creatura fragile capace di combattere le
forze della natura. Continua ad essere presente la visione antropocentrica del mondo: l'uomo è
artefice e protagonista della sua vita; è un uomo libero e capace di scegliere tra un vasto
campo di opportunità.
➢ La fioritura culturale del Rinascimento
Il Rinascimento porta avanti anche il “classicismo”, e trasferisce lo stesso anche il volgare. Tale
trasferimento stato reso possibile dal fatto che la cultura italiana era molto matura e
consapevole di possedere tutti quei valori che si erano sviluppati nel corso di una lunga
tradizione ormai consolidata. Le varie linee di pensiero e le varie dottrine sviluppatasi, vanno a
riflettersi sulla letteratura e comportano la nascita di alcune regole e alcuni canoni che devono
essere necessariamente rispettati per far si che il Rinascimento appaia come la civiltà perfetta,
come una cultura perfetta. In questo periodo, ad esempio, il principio di imitazione deve essere
necessariamente accompagnato dal rispetto delle leggi aristoteliche, leggi che amministrano il
funzionamenti dei generi letterati. Tutto ciò porta ad un cambiamento del significato stesso di
“classicismo”: prima l'uomo era posto al centro di tutto ed era un uomo libero di scegliere in un
vasto campo di possibilità; ora, invece, l'uomo si ritrova circondato di leggi e regole che
limitano la sua libertà. Si tende a tornare indietro nel tempo e a riconoscere alcuni personaggi,
come in questo caso Aristotele, come autorità. Tutto ciò, con il passare del tempo, porterà alla
nascita di forze contrastanti.
➢ Il “contro-rinascimento”
Il Rinascimento è seguito da un periodo definito “manierismo”. Questo è caratterizzato da un
cultura generalmente meno armoniosa e più tesa alla ricerca di una realtà meno pacifica.
Accanto al classicismo, inoltre, si sviluppano quei fenomeni cosiddetti “anticlassicismo” e
“contro-classicismo”, movimenti che non accettano di seguire il principio di imitazione e le
tutte le varie leggi e regole.

2. Centri di produzione e di diffusione della cultura


➢ La corte
Durante il Cinquecento la corte non solo era il centro della vita politica, ma anche della cultura.
Si ritiene, infatti, che proprio nell'ambiente di corte siano nati tutti quei principi e quei valori
che stanno alla base della cultura rinascimentale in generale. Il cortigiano viene considerato
l'uomo perfetto, l'uomo che ha contribuito alla nascita dell'ideologia del tempo.

3. Intellettuali e pubblico
➢ L'intellettuale cortigiano
Nei primi decenni del Cinquecento nelle corti italiane, ma soprattutto a Firenze, continua a
sopravvivere la figura dell'intellettuale comunale; questo, comunque, è un intellettuale in netto
declino. La figura di intellettuale che si afferma maggiormente è quella dell'intellettuale
cortigiano, ossia che vive nella corte. In tal modo, quindi, continua a svilupparsi il
mecenatismo: il signore, o il principe, offre mantenimento e protezione all'intellettuale, il quale
in cambio gli dedica le sue opere. Gli intellettuali svolgono anche compiti diplomatici, politici, di
cancellieri e segretari; tuttavia, il compito maggiormente svolto resta quello di letterati e artisti.
A questo punto, quindi, si potrebbe anche far coincidere la figura del cortigiano con quella
dell'intellettuale. Tuttavia l'intellettuale non si trova in una così perfetta situazione: egli, infatti,
è costretto a dipendere totalmente dal signore che, comunque, potrebbe decidere di far
terminare questo legame da un momento all'altro; inoltre, l'intellettuale non ha diritto di
contestare ciò che dice il signore, deve solo prostrasti ad esso e subire umiliazioni. Quindi, se
da una parte l'intellettuale è una figura socialmente elevata, dall'altra parte è una figura che si
trova in una condizione di estrema precarietà.
➢ La condizione precaria degli intellettuali
Tra il 1490 e il 1530, in Italia si susseguirono una serie di eventi negativi che portano alla
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perdita di potere da parte della corte; ciò, ovviamente, portò anche un declino nella figura
dell'intellettuale. Questo, infatti, più che a svolgere il compito di letterato o artista, si ritrovò a
svolgere funzioni burocratiche; gli intellettuali, in poche parole, divennero una sorta di
segretari. Questi, ovviamente, non si sentivano più tutelati e apprezzati per ciò che era
veramente il loro mestiere, e preferirono allontanarsi dalla corti. Agli intellettuali si
presentarono varie alternative di vita:
– molti si avvicinarono alla vita delle Accademie;
– la condizione clericale. Moltissimi intellettuali entrarono a far parte di cerchie
ecclesiastiche che gli permettevano di vivere indipendentemente e senza problemi
economici;
– l'editoria. In questi anni, con la nascita della stampa, le case editrici necessitavano di
persone con determinate qualifiche e capacità. Nacque così una nuova figura di
intellettuale: l'intellettuale indipendente.
➢ Il pubblico
Al tipo di letteratura portata avanti dagli intellettuali, corrisponde ovviamente un determinato
pubblico. Con l'utilizzo del latino, il pubblico si era notevolmente ristretto rispetto a quello
dell'Età' Comunale; la situazione non cambiò nemmeno quando il classicismo si trasferì anche
al volgare. Le opere venivano scritte dagli intellettuali all'interno della corte, ed è sempre in
questo ambiente che venivano lette e rappresentate. Sebbene le opere uscissero al di fuori
dell'ambito di corte, le uniche persona che le leggevano erano gli aristocratici o i ricchi
borghesi. Solo gli spettacoli teatrali rappresentati in città comportavano la partecipazione di
tutto il popolo. La situazione cambiò con la nascita della stampa: fu prodotto un numero
notevolmente maggiore di libri che cominciò ad essere letto dalla maggior parte della
popolazione.

4. La questione della lingua


➢ Dall'imitazione alla precettistica
Nel Cinquecento si sviluppò la tendenza ad accompagnare il principio di imitazione a tutte
quelle regole che nacquero dallo studio dell'opera “Poetica” di Aristotele. Questo cominciò ad
essere visto come un'autorità da rispettare, e le sue leggi, che riguardavano sopratutto la
formazione dei generi letterari, cominciarono a soffocare generalmente la cultura. Questa
situazione comporterà la nascita di forze contrastanti.
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LUDOVICO ARIOSTO

1. La vita
Ludovico Ariosto rappresenta la tipica figura di intellettuale cortigiano: egli, infatti, lavorò per
tutta la vita all'interno della corte anche se, comunque, nutriva nei confronti di questo
ambiente sentimenti di rifiuto e anche di polemica.
➢ La formazione e il servizio del cardinale Ippolito
Ludovico Ariosto nacque in Reggio Emilia nel 1474 da una famiglia nobile. All'età di 10 anni
intraprese gli studi, e tra i 15 e i 20 anni studiò diritto all'Università; tuttavia abbandonò questi
studi che gli erano stati imposti dal padre per seguire la sua vera vocazione: gli studi di
letteratura e gli studi umanistici. A partire dal 1497 cominciò a frequentare Pietro Bembo;
questo lo influenzò e lo indirizzò verso la poesia in volgare. Negli stessi anni entrò al servizio
nella corte del duca Ercole I ed entrò a far parte della cerchia dei cortigiani stipendiati. Nel
1503 entro a servizio del figlio del duca e intraprese compiti diplomatici e politici che egli
riteneva non all'altezza della sua vocazione.
➢ Al servizio del duca Alfonso
Nel 1516 Ariosto dedicò al cardinale Ippolito la prima edizione dell'Orlando Furioso; il cardinale,
tuttavia, non fu entusiasta dell'opera quanto aveva immaginato Ariosto. Nel 1517 Ariosto passò
al servizio del cardinale Alfonso. Questo gli incaricò di governare un territorio, e proprio in
quest'occasione Ariosto dimostrò di avere ottime doti politiche e amministrative. Ludovico,
tuttavia, sentiva la mancanza della sua città, e soprattutto gli pesava il fatto di avere poco
tempo da dedicare agli studi e alla poesia. Nel 1525 tornò a Ferrara; qui morì nel 1533.
Ariosto stesso, nelle Satire, ha lasciato un'immagine di se come uomo che amava la vita pacata
e sedentaria. Tuttavia tale immagine non risponde a quella che fu veramente la sua
personalità: egli condusse sempre una vita frenetica e dimostrò di avere doti eccellenti non
solo come poeta, ma anche come politico.

2. Le opere minori
➢ Le Satire
Tra il 1517 e il 1525 Ariosto scrisse sette satire sotto forma di lettere in versi. Egli non si
preoccupò della pubblicazione di esse; una prima edizione, infatti, fu pubblicata dopo la morte
dell'autore. Per scrivere le sue Satire, Ariosto si rifece all'autore classico Orazio; questo, nelle
sue satire, toccava i più svariati argomenti, senza avere un ordine prefissato. La struttura delle
satire di Ariosto è come quella delle satire di Orazio: l'opera è scritta sotto forma di dialogo. In
questo dialogo Ariosto parla con se stesso, con i destinatari dell'opera, e con personaggi
immaginari; la struttura delle Satire è, quindi, un intreccio di voci, ognuna delle quali esprime la
propria opinione circa l'argomento trattato. I temi svolti sono vari: la condizione
dell'intellettuale e i limiti che essa pone nella libertà dell'individuo; l'aspirazione verso una vita
più tranquilla e pacata, e dedicata agli studi e alla famiglia; la tendenza degli uomini di andare
alla ricerca di cose inafferrabili: la ricchezza, la fama, il successo. Ariosto guarda i suoi
personaggi con ironia, solo raramente è polemico: egli è consapevole del fatto che tutti gli
uomini sono accomunati da una sorta di “follia comune” che gli impedisce di essere saggi e
sereni. Lo stile e il linguaggio dell'opera sono molto semplici. Nel linguaggio sono presenti
termini e modi di dire popolari, termini colloquiali e così via; lo stile stesso presenta le
caratteristiche del dialogo comune.
➢ Le lettere
Sono giunte fino a noi 214 lettere di Ariosto; queste non furono scritte con lo scopo di essere
pubblicate. Sono lettere private, lettere in cui l'autore parla di compiti politici e diplomatici,
dialoghi con signori e principi. Il linguaggio è molto semplice e diretto, e le lettere non sono
stilisticamente curate. Le lettere mettono in evidenza il carattere riflessivo di Ariosto e la sua
capacità di penetrare eccezionalmente all'interno di persone e situazioni.

3. L'Orlando Furioso
➢ Le fasi della composizione
Nel 1505 Ariosto cominciò a comporre il suo capolavoro, il poema intitolato “Orlando Furioso”.
Questa opere è il continua dell'opera di Boiardo “Orlando Innamorato”, che era stata interrotta
al IX capitolo del terzo libro. Nel 1516 e nel 1521 furono pubblicate le prime due edizione
dell'opera, le quali ebbero un grandissimo successo. Nel 1532 fu pubblicata la terza e definitiva
edizione, nella quale l'autore apportò modifiche nel linguaggio e nei contenuti. Il linguaggio fu
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adattato non solo a quello classico, ma soprattutto a quello della cultura del Cinquecento; le
prime edizioni, infatti, presentavano un linguaggio ancora legato al Quattrocento. Per quanto
riguarda i contenuti, invece, furono aggiunti episodi e riferimenti a fatti della storia
contemporanea
➢ La materia del poema
Essendo un continuo dell'opera di Boiardo, l'Orlando Furioso continua la fusione tra ciclo
bretone e ciclo carolingio: i personaggi sono quelli del ciclo carolingio (Carlo Magno, Orlando,
Rinaldo, ecc..), mentre l'ambientazione e alcune tematiche sono quelle del ciclo bretone
(l'ambientazione nel meraviglioso fiabesco e la tematica amorosa). Il tema dell'amore è molto
importante nell'opera: Orlando, infatti, diventa pazzo per amore. Sono presenti non solo
elementi di questi due cicli, ma anche elementi classici: episodi o rimandi mitologi appartenenti
alle opere di Virgilio e Ovidio.
➢ Il pubblico
L'opera era stata scritta per essere dedicata ad un pubblico di cortigiani o, comunque, di
persone colte, e presente tutte quelle caratteristiche delle opere destinate ad essere lette
dinanzi ad un pubblico fisicamente presente. Tuttavia l'opera era stata pensata non per essere
letta al pubblico, ma per essere letta direttamente dai lettori. In questo periodo, infatti, si stava
sviluppando la stampa, per cui l'opera era destinata ad essere letta da un numero maggiore di
persone; il pubblico, quindi, non era più solo quello della corte, era un pubblico molto più vasto.
➢ L'organizzazione dell'intreccio
Il metodo utilizzato per narrare le vicende del poema è quello dell'intreccio. Ogni storia è
rappresentata da un filone narrativo; i filoni narrativi vengono narrati parallelamente. La
narrazione di una vicenda viene interrotta affinché si narri un'altra vicenda, la quale, a sua
volta, verrà interrotta per far posto ad un'altra vicenda. Ogni vicenda, ovviamente, verrà
ripresa, e poi nuovamente interrotta.
➢ Il motivo dell'inchiesta
Un tema molto importante nell'Orlando Furioso è il “motivo dell'inchiesta”: i personaggi vanno
alla ricerca di un qualcosa di inafferrabile; è proprio tale motivo a mandare avanti la narrazione.
Sebbene nel medio Evo l'inchiesta assumeva caratteri religiosi, nell'Orlando Furioso assume
caratteri laici e profani: gli oggetti del desiderio sono donne, uomini, elmi, spade, cavalli, ecc..
L'esempio più plausibile di oggetto è rappresentato da Angelica, la bellissima donna della quale
sono innamorati tutti i cavalieri. La ricerca dell'inchiesta comunque risulta essere sempre vana.
La ricerca dell'oggetto si traduce in un movimento circolare: la ricerca comincia in un punto ma
non arriva mai ad una conclusione; è una ricerca continua, ripetitiva ed ossessiva. Da ciò nasce
un altro elemento molto importante nell'opera: l'errore. Questo può essere materiale
(allontanamento fisico o errore vero e proprio) o morale ed intellettuale (ricerca continua e
ossessiva).
➢ La struttura del poema: l'organizzazione dello spazio
L'organizzazione dello spazio è di tipo parallelo: le vicende, infatti, vengono interrotte e riprese.
Il motivo dell'inchiesta, invece, da origine ad una narrazione “a labirinto”: l'inchiesta, infatti, da
origine ad un movimento circolare e senza uscita, così come senza uscita è il labirinto.
➢ La struttura del poema: l'organizzazione del tempo
Per il fatto che le vicende vengono interrotte e riprese, la narrazione oscilla avanti e indietro
sulla linea del tempo; la narrazione, quindi, non è lineare.
➢ Dal romanzo all'epica
Il romanzo epico cavalleresco è caratterizzato dal fatto che l'intreccio sembra essere infinito;
ossia sembra che le vicende non arrivino mai ad una conclusione. L'epica, invece, è una
narrazione di tipo chiusi; ossia le vicende hanno una conclusione. Nell'Orlando Furioso si ha il
passaggio dal romanzo all'epica: i filoni più importanti, infatti, hanno una conclusione.
Soprattutto nella seconda parte del poema si nota tale passaggio da un genere ad un altro:
– diminuzione degli entrelacement: la narrazione si fa più lineare e lunga e, quindi,
diminuiscono gli intrecci;
– diminuzione del motivo dell'inchiesta. L'episodio che segna più nettamente tale
passaggio è la conversione di Ruggero: egli, infatti, rinuncia definitivamente a cercare il
proprio oggetto del desiderio.
➢ La lingua e la metrica del Furioso
Sebbene il metodo utilizzato per la narrazione sia quello complicato dell'intreccio, l'immagine
del poema risulta essere molto lineare e compatta. Ciò è reso possibile soprattutto dal
linguaggio: Ariosto, infatti, si è adeguato al linguaggio classico, un linguaggio uniforme ed
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equilibrato. L'autore, quindi, si avvicina all unilinguismo di Petrarca. Tuttavia si tratta di un


unilinguismo diverso: nel poema, infatti, sono presente termini e detti aulici ed elaborati, così
come sono presenti quelli popolari e colloquiali; si parla di unilinguismo in quanto queste
differenza non intaccano la compattezza dell'opera. Ariosto, quindi, si distacca nettamente dal
plurilinguismo di Dante. Alla visione unitaria dell'opera contribuisce anche l'ottava. Questa, che
comunemente veniva utilizzata nei cantari per aumentare la ripetitività, ora viene utilizzata per
dare fluidità al ritmo.

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