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Lucano

La Pharsalia come Antieneide e Lucano come antivirgilio


Diversamente da Virgilio, che aveva scelto a ragione il tema mitologico, la Pharsalia è un poema epico-storico di
struttura tradizionale in esametri, originariamente in 12 libri, dei quali solo 10 sono stati portati a compimento a
causa della morte di Lucano; le sue fonti furono repubblicane e sono: Livio (ab urbe condita), Asinio Pollione, Ennio
(Annales), Seneca il vecchio, Nevio.
Si può parlare del poema di Lucano come una sorta di antieneide, e del suo autore come antivirgilio. Il poema
epico, nella tradizione romana, era stato monumentum, celebrazione delle glorie dello stato e dei suoi eserciti. Nelle
mani di lucano il poema epico diventa invece la denuncia della guerra fratricida e dell’avvento di un’era di
ingiustizia: per Lucano Virgilio ha coperto con un velo di mistificazioni la trasformazione dell’antica res publica in
tirannide, esaltando l’avvento di Augusto come una missione fatale. Se infatti il mito virgiliana esaltava la Roma
delle origini, la Pharsalia può essere considerata un antimito, in quanto denuncia la caduta della libertas
repubblicana. Viene poi sottolineato il trionfo del furor, che coinvolge non solo la popolazione, ma anche il princeps.
Lo strumento che Lucano usa per smascherare l'inganno di Virgilio e mostrare l'ingiustizia dell'impero, è non l’uso
racconti mitici, come veniva fatto da Virgilio, ma il tentativo di narrare il vero storico (è questa scelta che costituirà
la motivazione per la quale Lucano non introdurrà nel suo poema l’intervento degli dei, fondamentale invece
nell’Eneide, che verranno sostituiti dall’elemento magico/stregonesco), nonostante egli forzi questo al tornaconto
del suo pensiero. La tecnica che Lucano adotta nel suo poema è totalmente diversa dalla tecnica virgiliana: nel suo
stile ardens et concitatus, egli inserisce frequentissimi interventi personali, ricchi di commenti, grazie ai quali la
voce del poeta entra nel racconto. Nel proemio non c’è più l’invocazione alle muse: questa si trasforma in un’aspra
apostrofe al furor dei suoi concittadini, che hanno reso possibile la tragedia della guerra civile, con l’iperbole Bella
plus quam civilia.

Altra differenza da sottolineare è l’assenza di un eroe unico e positivo: i principali protagonisti sono 3.
* Cesare, visto come l’eroe nero, personaggio assolutamente negativo guidato da furor, ira et impatientia, del quale
viene sottolineatala ferocia e la crudeltà, a costo di spogliarlo del suo attributo principale, la clemenza, e
stravolgere così la verità storica;
* Pompeo, eroe tragico e passivo, vittima della mutatio fortunae, che costituisce il prototipo dello sconfitto; è
l’unico che presenta un’ evoluzione psicologica nel suo percorso che gli permette di apprendere man mano
consapevolezza del suo destino. Viene indicato come una “vecchia quercia con le radici poco instabili”.
* Catone, eroe positivo che, come un saggio stoico, soffre ma accetta il suo dolore, ne viene esaltata la Virtus.

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