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Publications de l'École française

de Rome

Il territorio dei municipi e delle colonie dell'Italia nell'età alto


imperiale alla luce della più recente documentazione epigrafica
Claudio Zaccaria

Riassunto
Le conoscenze sull'organizzazione territoriale dell'Italia romana sono in continua evoluzione grazie alle scoperte
epigrafiche e alle indagini topografiche, che contribuiscono a precisare le notizie delle fonti giuridiche e gromatiche. È
pertanto possibile tracciare un quadro aggiornato delle caratteristiche delle funzioni amministrative, economiche e
religiose di pagi e vici nel contesto più generale della delimitazione e della pertinenza dei territori dei municipi e delle
colonie dell Italia in età altoimperiale. Viene ribadita la lunzione del pagus, e in subordino del vicus, come unita minime di
riferimento per l'accatastamento dei fundi . Si mettono inoltre in evidenza le diversita topogratiche, urbanistiche
economiche, sociali che si riscontrano nei centri minori sicuramente definibili come vici, il cui unico denominatore comune
sembra il decentramento amministrativo, finanziario e giurisdizionale.

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Zaccaria Claudio. Il territorio dei municipi e delle colonie dell'Italia nell'età alto imperiale alla luce della più recente
documentazione epigrafica. In: L'Italie d'Auguste à Dioclétien. Actes du colloque international de Rome (25-28 mars
1992) Rome : École Française de Rome, 1994. pp. 309-327. (Publications de l'École française de Rome, 198);

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CLAUDIO ZACCARIA

IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE


DELL'ITALIA NELL'ETÀ' ALTOIMPERIALE
ALLA LUCE DELLA PIÙ' RECENTE
DOCUMENTAZIONE EPIGRAFICA

1. Le conoscenze sull'organizzazione territoriale dell'Italia


romana sono in rapida evoluzione, grazie soprattutto alle continue
scoperte epigrafiche e all'intensificarsi delle indagini topografiche,
che gettano nuova luce sia su aspetti particolari dei territori di
singoli municipi e colonie (suddivisioni dell'agro, amministrazione,
ubicazione, pertinenze, confini, tipologia, distribuzione degli
insediamenti, viabilità, attività economiche) sia su problemi più generali
dell'amministrazione dei territori nel loro complesso e nelle loro
articolazioni.
Manca ancora, però, uno studio complessivo delle entità fiscali
e amministrative minori {pagi e vici) nell'età alto e medioimperiale,
che permetta di raccordare in una chiara visione diacronica, le
importanti ricerche finora condotte sull'organizzazione paganico-vica-
na dell'Italia appenninica in età repubblicana1 e le conoscenze sul
sistema di organizzazione fiscale tardoantico fondato sui pagi, che
emergono soprattutto dalle fonti giuridiche e dalla tavola di Trinità-
poli2. Mancano anche sintesi recenti, che tengano conto delle
testimonianze archeologiche ed epigrafiche (vecchie e nuove) e di quelle
delle fonti antiche (storiche, e soprattutto gromatiche e giuridiche),
per ricostruire una visione unitaria di quella che era, nella sua
multiforme realtà in continua evoluzione, l'Italia non cittadina dei primi
tre secoli dell'impero3.

Su cui si vedano M. Frederiksen, Changes in the Patterns of Settlement, in


1

Hellenismus in Mittelitalien (Göttingen, 1974), Göttingen, 1976, p. 341-354;


U. Laffi, Problemi dell'organizzazione paganico-vicana nelle aree abruzzesi e
molisane, in Athenaeum, 52, 1974, p. 336-339; C. Letta, Oppida, vici e pagi in area
marsa, in Geografia e storiografia nel mondo classico, Milano, 1988, p. 217-233
(Contributi dell'Istituto di storia antica, 14).
: Cfr. A. Giardina e F. Grelle, La tavola di Tnnitapoli: una nuova
costituzione di Valentinia.no I, in MEFRA, 95, 1983, 1, p. 249-303.
Si vedano le osservazioni di li. Laffi, Considerazioni sulle articolazioni del
!
310 CLAUDIO ZACCARIA

I tempi non sono dunque maturi per sintesi interpretative.


Cercherò pertanto di svolgere alcune considerazioni, partendo dalla
descrizione sistematica delle categorie giuridiche e gromatiche dei ter-
ritori dei municipi e delle colonie (quale è offerta dalla dottrina
esistente) e portando ad esemplificazione, accanto alla
documentazione tradizionale, i più importanti testi epigrafici di recente
acquisizione, in modo da presentare nei suoi punti essenziali
l'evoluzione della ricerca negli ultimi decenni.

2. Territorio è per definizione termine opposto a città, come


risulta chiaramente dalle iscrizioni e dalle fonti giuridiche, che ci
presentano ripetutamente la contrapposizione tra plebs urbana e plebs
rustica, tra municipes extramurani e intramurani01 , tra gli abitanti
della campagna e quelli intra murum morantes, tra intramurani e
pagani5. Ma territorio è anche un'entità giuridica indissolubile dalla
città dominante : infatti territorium est universitas agrorum intra
fines cuiusque0. La condizione giuridica e gromatica di questi universi
agri cambia a seconda che si sia costituito attraverso un
procedimento amministrativo (adsignatio) un rapporto giuridico tra il suolo
italico e un privato ο una comunità7.
Si tratta nel primo caso di terreni in proprietà privata, gli agri
divisi et adsignati, soggetti a libera compravendita, ereditabili, e, in
Italia, esenti da imposte fondiarie, nel secondo di agri indivisi,
situati per lo più in fasce di confine, nelle aree esterne all'agro centuriato
(selve, colline, paludi, cave) ο nelle aree interne ad esso, ma non cen-
turiate (subseciva); vi sono, inoltre, le centuriae vacuae (cioè non
assegnate). Queste terre, come è noto, sono imputate al patrimonio dei
centri amministrativi entro i cui confini esse sono comprese, che da
esse traggono, normalmente sotto forma di affitti, una delle
principali entrate del bilancio cittadino. Esse sono messe talora anche in
vendita, come fu fatto con i subseciva in età di Traiano8.
Vanno infine annoverati - come vedremo - tra le entrate del
bilancio delle colonie e dei municipi da cui dipendono anche gli agri

contesto urbano e del contesto rurale nell'Italia romana, in Misure umane, Milano,
1978, p. 36-40.
4 Cfr. rispettivamente CIL, V 531 = ILS 989 = I.It. X, 4, 30 (Tergeste); CIL, XI
3797 = ILS 922; CIL, XI 3798 = ILS 6581; CIL, XI 3808 = ILS 6582c (Veii ); CIL, IX
982 = ILS 6483 (Compsa).
5 Dig. 10, 4, 3; 50, 1, 27 e 35.
6 Dig. 50, 16, 239.
7 Cfr. F. Grelle, «Adsignatio» e «publica persona» nella terminologia dei gro-
matici, in Synteleia V. Arangio Ruiz, Napoli, 1964, p. 1136-1141.
8 Cfr. Hygin., p. 96-97 Th.
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 311

adtributi. Casi particolari sono costituiti dalle proprietà senatorie e


imperiali, dai territori delle comunità di peregrini incluse entro il
confine dell'Italia romana e dagli agri assegnati agli incolae.

3. Un esempio della complessità delle vicende che interessarono


i territori dell'Italia romana nei primi secoli dell'età imperiale è
fornito dal caso di Asculum, per cui esiste una sufficiente
documentazione9. Al momento della deduzione (o del rinnovamento) della
colonia, venne incorporata entro la nuova pertica ascolana una larga
porzione del territorio di Interamna Praetuttianorum (Teramo); più
tardi il confine tra le due comunità cittadine venne ripristinato nei
termini preesistenti alla deduzione dei veterani10; sotto Claudio, poi,
l'agro ascolano fu sottoposto ad una nuova misurazione, forse in
seguito a ulteriori assegnazioni ο per risolvere controversie di
confine"; un intervento di carattere catastale interessò, infine, il
medesimo territorio in età di Antonino Pio : si trattava di distinguere i
possedimenti di un ricco proprietario da quelli del demanio della
colonia, che evidentemente si sentiva danneggiato dall'occupazione
abusiva di suolo pubblico e dalla conseguente perdita delle relative
rendite subita dalla cassa della colonia12.
Un intreccio, come si vede, tra provvedimenti autoritativi del
potere centrale, come le deduzioni coloniarie, che da Augusto all'età
flavia hanno profondamente mutato la mappa catastale e talora
anche gli assetti territoriali tra diversi centri amministrativi13, e
interventi tecnici di ridefinizione dei confini in seguito a controversie tra
comunità, ο tra privati e comunità, risolte solitamente con un
arbitrato deciso dall'autorità imperiale.

4. L'inquadramento delle terre assegnate in proprietà ai privati


cittadini dei municipi e delle colonie ci è noto dalle fonti giuridiche

"Si veda U. Laffi, Asculum I, Pisa, 1975, p. XLI-XLIII.


"'Cfr. Frontin., p. 7, 13-15 Th.
11 Cfr. Lib. colon. I, p. 227, 5 La.
12 Cfr. Lib. colon. I, p. 244, 8-12 La.
13 La mappa delle deduzioni coloniarie dei primi tempi dell'impero, dalle
discusse 28 colonie di Augusto, alle nuove deduzioni su colonie e municipi
preesistenti, fino alle assegnazioni di terre ai veterani nell'età flavia, è uno degli aspetti
più complessi e discussi della trasformazione del paesaggio agrario italiano. Per
una sintesi sulla colonizzazione in Italia da Cesare a Vespasiano e per la
bibliografia cfr. L. Keppie, Colonisation and Veteran Settlement in Italy, 47-14 B.C.,
Londra, 1983; Id., Colonisation and Veteran Settlement in Italy in the First Century
A.D., in PBSR, 52, 1984, p. 77-114. Per l'età flavia si veda l'iscrizione di Paestum,
in cui si ricorda un procurator Aug(usti) missus ad agro] s dividendos veterani s
qui s[unt deduci! —]e eins in colonia Flavia prima Paesti (AE, 1975, 251. Cfr.
M. Mf.llo e G. Voza, Le iscrizioni la/ine di Paestum, Napoli, 1968, p. 28, n. 86). Si
veda anche Hygin., p. 95, 1-4 Th.: in Samnio uti quos a grò s veteranis divus Vespa -
s ianus adsignaverat
.
312 CLAUDIO ZACCARIA

e da alcuni rari ma importantissimi documenti di natura catastale e


fiscale, oltre che naturalmente dagli scritti degli agrimensori
romani.
I criteri di censimento dei funài rustici secondo il centro
amministrativo di appartenza {pertica, fines), del pagus, e talora del vicus,
ci è noto con sufficiente chiarezza grazie alla testimonianza delle
tabulae alimentariae di età traianea : la tabula Veleias e la tabula Ligu-
rum BaebianorumH. Oggetto della proprietà privata interessata alle
obligationes (ovvero alle ipoteche a fronte delle quali venivano
effettuati i prestiti ai possessores) risultano, accanto a funài e praeàia
rustica, anche saltus, silvae, casae, coloniae (case coloniche) . Benché
talora (solo nella tabula Veleias) appaia anche la determinazione del
vicus, il sistema sembra essenzialmente fondato sull'unità dei pagus,
che appare essere - secondo alcuni già a partire da Augusto - l'unità
censuaria e fiscale di tutta l'età imperiale15.

14 Sulla tavola di Veleia (CIL, XI 1147) cfr. D. Fogliato, In margine alla


Tavola Veleiate, in Atti I Congr. int. di archeol. dell'Italia settentrionale, Torino, 1963,
p. 101-110; G. Petracco Siccardi, Problemi di topografia veleiate, in Atti del IH
Convegno di studi Veleiati, Milano-Varese, 1969, p. 207-218 (in partie, sul
rapporto tra pagi e vici si vedano le p. 213-215); G. Bottazzi, La Tabula alimentaria di
Veleia. I dati topografici del settore centro-occidentale del municipio veleiate, in
Archivio storico per le province parmensi, 38, 1986, p. 151-174; G. Mennella, Tra Li-
barna e Veleia. Nuove conoscenze epigrafiche sulla topografia e l'amministrazione
del territorio, Roma, 1986 (Serta Historica Antiqua, Pubblicazioni dell'Istituto di
storia antica e scienze ausiliarie dell'Università degli studi di Genova, 15); N.
Criniti, Economia e società sull 'Appennino piacentino: la Tavola alimentaria veleiate,
in Storia di Piacenza, 1, 2, Piacenza, 1989, p. 907-1011; Id., / «pagi», i «vici» e i
«fundi» della Tavola Alimentaria veleiate e la toponomastica moderna, in Boll. Stor.
Piac, 86, 1991, p. 109-128; Id., La Tabula Alimentaria di Veleia, Parma, 1991;
G. Bottazzi, Toponomastica e fotografia antica. I dati di Veleia e dei documenti
longobardi tra Parma e Piacenza, in Atti e Mem. Acc. Naz. SS. LL. AA. di Modena, s.
VII, 8, 1990-91 [1993], p. 255-312. Sulla tavola dei Ligures Baebiani (CIL, IX 1455)
cfr. P. Veyne, La table des Ligures Baebiani et l'institution alimentaire de Trajan,
in MEFR, 69, 1957, p. 81-135 e 70, 1958, p. 177-241; E. Champlin, Owners and
Neighbours at Ligures Baebiani, in Chiron, 11, 1981, p. 39-264; M. De Agostini, /
Liguri nel Sannio e la tavola alimentare dei Liguri Bebiani, Benevento, 1984;
J. Patterson, Sanniti, Ligures e Romani. Samnites, Ligurìans and Romans, Bene-
vento, 1988.
15 Nella tavola dei Liguri Bebiani ricorrono formule quali fund(i) Pomponia-
ni, pertica Benevent(ana), pago Aequano in Ligustino (111,3); fund(i) Caesiani, in
Beneventano, pago Tuciano (111,27); fund(i) Sestiani, finib(us) Beneventor(um),
pago Romano (111,43). Nella tavola di Velleia troviamo f(undus) Quinctiacus cum
silvis qui est in Veleiate pago Ambitrebio (1,1); colonias II in Veleiate pago Bagienno
vico Ivanelio (1,42). La medesima formula per individuare un fondo rustico
ricorre anche in Plin., Nat. hist. 17, 250: in Sulmonense Italiae agro, pago Fabiano.
Senza che per questo fatto, puramente formulare, si possano trarre conclusioni
sulla continuità del sistema di esazione dall'età traianea alle riforme fiscali del IV
sec. d.C, va notato che i medesimi elementi di individuazione delle proprietà
(fundus, civitas, pagus, adfines) sono indicati anche nella più tarda formula cen-
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 313

Uno sguardo alle indicazioni degli adfines (indispensabili per


individuare il fundus nella forma gromatica) permette di riconoscere,
accanto a possessore^ privati, proprietà imperiali16, proprietà del
demanio cittadino17 e anche proprietà di comunità paganiche18.
Al di fuori di questi documenti eccezionali la documentazione
epigrafica si limita per lo più alla scarna registrazione di servitù
prediali, cui solo raramente si accompagna la denominazione
dell'antico fondo (ancora più raramente riconoscibile nella toponomastica
moderna)14.
Sono anche noti epigraficamente passaggi dalla proprietà
privata al demanio della colonia, ad esempio per donazione e
testamento20. Per l'esecuzione di particolari lavori si da anche il caso di
acquisizione di porzioni di agro demaniale da parte di un privato21.

sualis riferita al suolo provinciale (Clr. Dig. 50, 15, 4: formula censuali cavetur, ut
cigri sic in ceiisnifi rejerantur. Nomen funài cuiuscjiie; et in qua civitaie et in quo
pago sit; el quos duos vicinos proximos habeat); e ricorrono anche nella ancor più
tarda tabula censualis di Volcei (CIL, X 407, del 323 d.C), dove ritroviamo i nomi
dei funai al nominativo e l'indicazione del pagus di appartenenza all'ablativo.
l S Nella tavola di Velleia adf(ine) imp(eratore) n(ostro) (IV, 70, 76; VI, 2, 37),
in quella dei Liguri Bebiani adf(ine) Caes(are) n(ostro) (III, 35, 47, 55, 69; IV,4, 17,
25)
17 Nella tavola di Velleia adf(ine) r(e) p(ublwa) Lucensium (I, 56-59; II, 20; III,
4, 34, 63, 68, 74, 77, 94; IV, 60, 63; VI, 3, 18, 37, 51; VII, 39, 43, 59), adf(ine) r(e)
p(ublica) Placenlinorum (II, 46-48; 65-68), adf(ine) r(e) p(ublica) Veleiatium (I, 63;
HI, 74; IV, 60-64; VII, 397; in quella dei Liguri Bebiani adf(inibus) re p(ublica) Li-
gustinorum et pop(ulo) (III, 7; IV, 6 e 9), adf(ine) pop(ulo) (I, 48, 67; II, 45).
Ks Nella tavola veleiate adf(inibus) paganis pagi Ambit rebi (VI, 90).
!" Si hanno, ad esempio: nella Regio V (Picenum): iter privatimi / funài / Ne-
potiani, corrispondente all'attuale Nepezzano, sul fiume Turdino (CIL, IX 5086 =
ILS 6007a. Cfr. G. Paci, in ΓΕΩΓΡΑΦΙΑ, Atti del II Conv. Maceratese su Geografia
e Cartografia Antica, Roma, 1988, p. 164); nella Regio X (Venefici): via privata
P(ublii) (et) C(ai) Atilio/rum, a Vivaio, presso Dueville (CIL, V 3159. Cfr. E. Buchi,
in II Veneto nell'età romana, I, Verona, 1987, p. 107); Q(uinti) Crispi iter privatum ,
ad Abano (S.I. 600. Cfr. Buchi, ibid., p. 107); [pjrivat(um) Mulvi(orum) ο [via
pjrivata Mulvi(orum), a Tregnago, a nord-est di Verona (S.I. 650. Cfr. Buchi,
ibid., p. 107).
-" Così ad es. a Osimo, dove un privato rei p(ublicae) reliquit (sestertium quin-
quaginta inilia) et funàum Hermedianum [et praeàia duo] Herenniana, ex quo redi-
tit quot[annis - -] daretur hostiaque Fidi Augustae immol(aretur) (CIL, IX 5845 =
ILS 3775. Cfr. G. Paci, in ΓΕΩΓΡΑΦΙΑ, cit. a nt. 9, p. 164).
Un caso interessante è offerto dall'iscrizione edita di recente da N. Ai.fif-
1

ri, L. Gasperini, G. Paci, M. Odavi lapis Aesinensis, in Picus, 5, 1985, p. 7-50, da


cui si apprende che M. Octavius, all'inizio dell'età imperiale, in publicum emit
(acquistò per pubblica utilità) una strìscia di terreno per completare un raccordo
stradale, latto a sue spese e per la maggior parte nei suoi possedimenti privati, a
vantaggio degli Anconitani e degli Aesinenses. In questo caso siamo anche
informati in dettaglio sulla ridelinizione delle terminazioni cippis et seris oleagineis
conlocatis (che andavano evidentemente riportate sulla torma della regione) e su
un privilegio di transito stabilito al guado sull'Esino a vantaggio dei maggiorenti
delle colonie di Ancona e di Aesis, (ermi restando i rimanenti diritti che venivano
314 CLAUDIO ZACCARIA

5. Il territorio delle comunità civiche indipendenti viene distinto


dagli scrittori di agrimensura in due categorie : territorio urbano e
territorio agreste22. Chiarito che i terreni urbani sono quelli destinati
alle opere pubbliche cittadine, la nostra fonte precisa che quelli
agrestes sono quelli destinati all'abbellimento ed alla manutenzione del
decoro urbano (res urbana), costituiscono cioè una fonte di entrata
per il bilancio pubblico23.
Gli agri incolti potevano essere adibiti all'uso comunitario dei
cittadini (pascua publica, silva), oppure dati in uso, dietro
versamento di un vectigal, ai proprietari confinanti (ager compascuus)24 . Il
pagamento di un vectigal era previsto anche per l'uso di risorse attinte
nell'agro di comunità confinanti, come nel caso del vectigal balnea-
rum versato agli Interamnates dai cittadini di Castrum Novum per
l'uso delle acque per i bagni publici25.
Tale varietà e complessità di situazioni degli agri vectigales
richiedeva un periodico controllo dei confini dei territori demaniali
da parte dei magistrati (come è attestato ora anche dalla rubrica
LXXVI della lex Irnitana, de finibus vectigalibus circumeundis reco-
noscendis), al fine di prevenire ο reprimere abusi da parte di posses-
sores privati26.
Secondo le norme tramandate nei testi gromatici27, erano
segnati tisicamente sul terreno anche i limiti degli agri demaniali delle
comunità confinanti28.

esatti dai possessores privati e dal demanio pubblico. Cfr. anche F. Grelle,
L'organizzazione e la disciplina del passaggio nel lapis Aesinensis , in Picus, 6, 1986,
p. 63-69.
22 Frontin., 7,1-8,6 Th.: De hire territorii controversia est de his quae ad ipsam
urbem pertinent .... habet autem condiciones duas, unam urbani soli, alteram agre-
stis; agrestis quod in tutelam rei juerit adsignatum urbanae; urbani, quod operibus
publicis datum fuerit aut destinatum....
23 Così, come precisa la fonte riportata nel commento dello Pseudo-Agennio
al passo di Frontino, sono ad esempio in tutela rei urbanae assignatae silvae, de
quibus Ugna in reparatione publicorum moenium traherentur (Ps. Agenn., p. 65,
8-10 Th.).
24 Cfr. Hygin., p. 79-80 Th.
25 CIL, IX 5144 = ILS 5681; cfr. M. Corbier, City, Territory and Taxation, in
City and Country in the Ancient World, a cura di J. Rich e A. Wallace-Hadrill,
Londra-New York, 1991, p. 223.
26 Lex Im. 76: circumiri recognosci placeat ... suo quisque anno ... duumviri
municipi.
27 Cfr. Ps. Agenn., p. 55, 4-7 Th.: per terminos territoriales et limitum cursus
et titulos, id est inscriptis lapidibus, plerumque terminions, nec non aris lapideis,
claudi territorium atque dividi ab alterius territorio civitatis.
28 Si ricordino, ad esempio, le iscrizioni rupestri del Monte Civetta con la
scritta fin{es) Bel(lunatornm) lul(iensium), che segnavano i limiti dei territori di
Bellunum e Iulium Carnicum in un'area montagnosa lasciata evidentemente a
silva e pascua publica (AE 1939, 22; cfr. L. Lazzaro, Bellunum, in Suppl. It., η. s. 4,
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 315

Non sono infrequenti, e devono far riflettere sull'estensione e la


pertinenza degli agri di municipi e colonie, soprattutto in area
appenninica e alpina, casi di territori coloniali ο municipali inseriti
come enclaves nella pertica di altre comunità giurisdizionali29. Questi
devono naturalmente essere delimitati con molta cura, onde evitare
confusioni ed abusi. Due esemplificazioni si possono trarre dalle
recenti scoperte epigrafiche. La prima è costituita dal già citato lapis
Aesinensis , da cui risulta che una strada fatta costruire da M. Oc-
tavius avrebbe dovuto passare in finibus Pisauriensium , ossia,
prendendo come riferimento l'agro tradizionalmente attribuito a Pesaro,
assai lontano dal luogo di rinvenimento del monumento iscritto,
trovato nella valle dell'Esino. Si sarebbe dovuto, cioè, pensare ad una
opera di proporzioni notevolissime, difficilmente sostenibile da un
privato e poco conveniente anche per le casse pubbliche delle
comunità degli Anconitani e degli Aesinenses cui fu donata e che
avrebbero dovuto sobbarcarsi le spese di manutenzione. Fortunatamente la
recentissima scoperta, non lontano dall'antica Suasa, di due cippi
con la medesima indicazione confinaria Fin (es) Suasan(orum) // Fin
(es) Pisauren(ium) , permette di accertare che in quella zona vi erano
possedimenti extraterritoriali di Pisaurum e quindi di ricondurre
l'opera di M. Octavius ad una dimensione molto più limitata e
ricollegabile topograficamente al luogo di rinvenimento30.
Ad una situazione simile si riferisce il cippo con la scritta pu-
b(licum) col(oniae) Camp(anorum) , rinvenuto recentemente a Sues-
sa Aurunca che delimitava entro i confini di Minturnae una porzione
di territorio appartenente alla colonia di Capua31. Si tratta, in questi
ed in altri simili casi32, di domini extraterritoriali, che venivano a

1988, p. 317-319, n. 1, con bibliografia, e ora E. Buchi, Le iscrizioni confinarie del


Monte Civetta nel Bellunese, in Rapes loquentes (Atti del Convegno int. di studio
sulle iscrizioni rupestri di età romana in Italia, Roma - Bomarzo 13-15. X. 1989),
Roma, 1992, p. 117-149), e l'iscrizione su roccia del Monte Pergol, in vai Cadino,
che delimita gli antichi agri di Feltria e Tridentum (G. B. Pellegrini, in Archivio
storico di Belluno, Feltre e Cadore, 141, 1957, p. 121-136; Id., La provincia di Bellu-
no in età preromana romana, Belluno, 1984, p. 47-49).
29 La casistica è presente anche nelle fonti gromatiche, che usano per questi
distretti isolati il termine praefectura : cfr. Frontin., p. 14,23-15,4 Th. e Sicul.
Fl., p. 124,9-24, su cui Grelle, cit. ant. 21, p. 63-64; cfr. anche Agenn., p. 45, 6-9
Th., dove si parla di territori di municipi e colonie posti intra alienos fines.
30 Cfr. Alfieri, Gasperjni, Paci, cit. a nt. 21, p. 49, nt. 102.
31 AE, 1986, 147. Cfr. M. Pagano - A. M. Villucci, Nuove iscrizioni da Suessa
e da Minturnae, in Atri Acc. Pontan. Napoli, 34, 1985, p. 49, fig. 1.
v Sull'esistenza di enclaves territoriali nel territorio di Benevento, costituite
da terreni di pertinenza di Caudium, della colonia dei Ligures e dell'antico pa&us
Veianus, elevato in seguito a rnunicipium indipendente, si veda P. Veyne, cit. a
nt, 14, p. 107.
316 CLAUDIO ZACCARIA

compensare la perdita di agro municipale ο coloniario in seguito


alla deduzione di una colonia e alla conseguente assegnazione ai
veterani di parte del territorio dei precedenti possessori, oppure anche
semplicemente rispecchiano la povertà e scarsa produttività
dell'agro originario assegnato a un centro amministrativo, insufficiente
per ricavare lotti apprezzabili per tutti i cittadini ο neocittadini, βο
ancora sono conseguenza di mutamenti costituzionali.

6. Alle finanze dei municipi e delle colonie contribuiscono anche


- come già accennato, le rendite ricavate dagli agri adtributi, un
fenomeno che si riscontra nelle aree prealpine di ritardata
romanizzazione, che, assegnati ad un centro amministrativo, figurano essere
stati in reditu pecuniario33 . Si trattava evidentemente di civitates
indigene, la cui condizione peregrina ancora alla metà del II secolo
entro i confini dell'Italia romana sembra piuttosto sorprendente, che
continuavano a risiedere nei loro territori originari, per l'usufrutto
dei quali versavano una somma di denaro alla comunità cui erano
state assegnate. In reditu pecuniario dovevano essere anche quella
parte di Anauni, Sinduni e Tuliasses, che era adtributa a Tridentum e
ricevette la cittadinanza da Claudio nel 46 d.C, nonché i Camunni
(poi costituiti in res publica indipendente a partire dal II secolo
d.C), i Sabini, i Trumplini, i Benacenses {adtributi alla colonia di Bri-
xia) e i Dripsinates {adtributi a Verona ο a Vicetia)34.
Incerta è la condizione del suolo, e conscguentemente la
relazione con i centri amministrativi, di quei peregrini, come la rimanente
pars degli Anauni, dei Sinduni e dei Tuliasses, che viene chiaramente
detta, nella tabula Clesiana, ne adtributa quìdem35, ο di quei Rundic-
tes, insediati sull'altipiano carsico alle spalle di Tergeste, la cui
controversia con il senatore C. Laecanius Bassus circa il tracciato di una
via vicinale viene risolta nel 43 d.C. grazie all'intervento di un legato
di Claudio36.

" La formula ricorre nell'iscrizione tergestina in onore del giovane senatore


Fabio Severo, che ricevette una statua equestre per avere ottenuto da Antonino
Pio che i Carni Catalique, attributi a Divo Augusto rei publicae nostrae, fossero
ammessi alla cittadinanza romana per aedilitatis gradus (vale a dire attraverso la
concessione dello ius Latii) e quindi potessero entrare nella curia e partecipare ai
munera (Cfr. CIL, V 532 = ILS 6680 = I.It., Χ, 4, 31). Per il tipo di pagamento cfr.
Corbier, cit. a nt. 25, p. 218.
34 Cfr. Plin., n.h. 3, 134: Camuni compluresque similes finit imis attributi mu-
nicipiis. Fondamentale U. Laffi, Adtributio e contributio, Pisa, 1966; cfr. anche
H. Galsterer, Romanizzazione politica in area alpina, in La Valle d'Aosta e l'arco
alpino nella politica del mondo antico (Atti del Conv. int. di studi, St-Vincent,
1987), Quart (Aosta), 1988, p. 79-89.
35 CIL, V 5050 = ILS 206, 23-24 = P. Ci uste, Epigrafi trentine dell'età romana,
Rovereto, 1971, n. 128 = Suppl. It., n.s. 6, 1990, p. 194 (ivi la bibliografia).
36 CIL, V 698 = ILS 5889 = I.It., Χ, 4, 376. Cfr. Β. Slapssak, Ad CIL, 5,698
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 317

Dato che in entrambi i casi, e probabilmente in altri meno


chiari, si tratta di popolazioni insediate all'interno dell'Italia romana,
non si può prendere in considerazione l'ipotesi che pagassero un
tributimi soli. È da credere piuttosto che questi territori, non assegnati
come rendita a comunità cittadine come quelli adtributi, fossero
incorporati in qualche proprietà imperiale oppure lasciati in uso alle
popolazioni indigene sotto forma di affitto e che quindi da essi lo
stato romano ricavasse un regolare vectigaP1.

7. Una condizione speciale, a giudicare dalle fonti gromatiche


quasi una sorta di extraterritorialità rispetto ai territori giurisdizio-
nali dei municipi e delle colonie38, caratterizza le grandi proprietà
private dei senatori e dei cavalieri romani, che spesso si trovano in
conflitto con le comunità limitrofe, che talora ricorrono, per lo più
con scarso successo, al potere centrale per tentare di difendere i pro-
pri diritti39. I grandi proprietari, per lo più possessori di terre in
diverse regioni dell'Italia romana40, esercitano sugli abitanti delle loro
terre ed anche sull'intero territorio delle comunità vicine un
control o economico e politico molto stretto, che troviamo spesso
formalizzato nelle forme del patronato41. È significativo, a tale proposito, che
la denominazione di alcuni villaggi rurali sia costituita
semplicemente dalla forma aggettivale della gens che controlla la zona dove
sorgono : si tratta evidentemente, almeno in origine, di raggruppa-

(Materija: via derecta - translata (in fines alicuius) - restituta, in AArchSlov , 28,
1977, p. 122-126; U. Schillinger-Häfele, Noch einmal zu CIL V 698, in
AArchSlov, 29, 1978, p. 738-739.
"Riassume da ultimo la discussione A. Buonocore, in Suppl. It., η. s. 6,
1990, p. 188-189.
18 Cfr. Corbier, cit. a nt.25, p. 212.
w Emblematici i conflitti dei Rundictes con C. Laecanius Bassus, console nel
40 d.C. (cfr. nt. 36) e dei Vicentini con il senatore C. Bellicius Sollers (Plin., Ep. 5,
4, 1 e 5, 4, 13), su cui si veda C. Zaccaria, II governo romano nella Regio X e nella
provincia Venetia et Histria, in AAAd, 27, 1986, p. 80, con la bibliografia
es enziale.
40 Oltre al noto esempio di Plinio il Giovane (su cui si veda da ultimo P.W. de
Neeve, A Roman Landowner and his Estates. Pliny the Younger, in Athenaeum, 78,
1990, p. 363-402), si ricordi il caso di Calvia Crispinilla, proprietaria di terre in
Istria (dove produce e commercia olio), in Apulia (dove sono ricordati suoi
schiavi), nel Sannio (casae Crìspinillae ricorrono nella tavola dei Liguri Bebiani, II, 54)
e in Africa: cfr. V. A. Sirago, Attività politica e finanziaria di Calvia Crispinilla, in
Vichiana, 7, 1978, p. 296-309, con le novità epigrafiche discusse da M. Sflvestri-
ni, L'epigrafia latina della Peucezia, in Archeologia e territorio: l'area Peuceta, Gioia
del Colle, 1989, p. 117-125.
41 Cfr. ad es. CIL, 3305, 3306 = ILS 932, 932a (Superaequiim); CIL, IX, 5565 -
ILS 6119 (Tolentinwn); CIL, IX 1503 = ILS 6508 (presso Benevento); CIL, IX 4207,
4399 = ILS 5015, 5015a (Arniternum). Per il modello si veda J. Nicols, Plinv and
the Patronage of'Communities in Hermes. 108, 1980, p. 365-385.
:
318 CLAUDIO ZACCARIA

menti di abitazioni dove si raccoglieva la manodopera libera


impiegata dai grandi propri etari nei lavori agricoli42.

8. Ugualmente al di fuori della giurisdizione delle colonie e dei


municipi erano i possedimenti imperiali. Essi erano gestiti
direttamente da vilici ο dati in affitto43. Talora ai coloni imperiali vengono
anche assegnate terre in proprietà44.
La mappa dei possedimenti imperiali in Italia si può ricostruire
con buona approssimazione in base alla ricorrenza nell'epigrafia
lapidaria di procuratores e di dispensatores rationis privatae45 e con
meno certezza, e spesso con qualche problema, in base alla menzione di
procuratores, praepositi, tabularli, dispensatores, actores, vilici, coloni,
saltuarii, servi Aug. ο Augg46. L'esistenza di proprietà imperiali,
definite agri mei iuris, nelle valli a nord di Corno si ricava esplicitamente
dall'editto di Claudio del 46 d.C. riportato parzialmente nella tabula
Clesiana41 , dove emergono anche gli annosi problemi connessi con la
difficoltà della gestione a distanza di questi possedimenti48. Come già
accennato, ulteriori informazioni si ricavano dai documenti
catastali, in cui l'imperatore appare spesso citato come vicino : 4 volte nella
tavola di Velleia e 7 in quella dei Liguri Bebiani49. Di localizzazione
ignota sono i praedia Galbana, Luciliana, Maeciana, Peduceana, Ro-
maniana, Rusticeliana, passati all'imperatore per confische ο eredità

42 Si veda in generale L. Capogrossi Colognesi, Grandi proprietari,


contadini e coloni nell'Italia romana (I-III sec. d.C.) , in Società romana e impero tardoanti-
co, 1, Roma, 1986, p. 325-365.
43 Si veda la sintesi di D. J. Crawford, Proprietà imperiali, in La proprietà a
Roma, a cura di M. J. Finley, Bari, 1980, p. 36-75.
44 Cfr. Lib. colon., p. 230, 233, 236 La., riferito a Vespasiano, Traiano e
Adriano, relativamente ai territori di Abella, Noia, Lanuvium, Ostia.
45 Attestati in Cisalpina, in Liguria, nel Picenum: cfr. H.-G. Pflaum, Les
carrières procuratoriennes équestres sous le Haut-Empire romain, Parigi, 1960-61,
p. 1036-1038
46 Per la bibliografia cfr. D. J. Crawford, cit. a nt. 43.
47 Cfr. II. 13-15: et posteac detulerit Camurius Statutus ad me agros plerosque
et saltus mei iuris esse. Queste proprietà sono poste erroneamente presso Triden-
tum dalla Crawford, cit., p. 73, che confonde con il capitolo dedicato a Anauni,
Sinduni e Tuliasses, gentes adtributae a Tridentum); il testo dell'iscrizione (Π.
ΙΟΙ 1) le situa chiaramente inter Comenses et Bergaleos (abitanti della vai Bergell
sopra Chiavenna).
48 II. 7-8 e 11-13: ex veteribus controversies pendentibus . Il contenzioso risale
ai tempi di Tiberio, che, come poi Caligola, ha trascurato di far valere gli interessi
della cassa imperiale: cfr. Laffi, cit. a nt. 33, Appendice III, p. 181-191; E. Fré-
zouls, À propos de la tabula Clesiana, in Ktema, 6, 1981, p. 241-243.
49 Cfr. supra nt. 16.
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 319

nel corso del 1 e del II sec. d.C, che figurano amministrati da


procuralo rea patrimonii, e gestiti da ν ilici ο anche da un actor0.

9. Un ulteriore problema, connesso con le forme di adsignatio di


territorio nell'ambito della giurisdizione dei municipi e delle colonie
è costituito dagli incolae.
È noto che gli incolae, menzionati in numerose iscrizioni
dell'Italia imperiale tra il I e il II secolo51, sono distinti dai cives delle
colonie e dei municipi, rispetto ai quali risultano avere limitati diritti
politici52 ed anche una posizione sociale di rango inferiore, tanto da
ricevere meno dei coloni nelle distribuzioni evergetiche del I sec.
d.C.53. Per il resto risultano sottoposti alle stesse leggi cui
ubbidiscono i municipes^4, ma non partecipano ugualmente dei numera publi-
ca5S. Si tratta insomma di residenti, di cittadini che hanno trasferito
il domicilium in un'altra comunità, presso la quale hanno degli
obblighi"6.
È però possibile, e anzi probabile, che il termine incolae
comprenda anche gli abitanti indigeni inseriti ed integrati, prima
parzialmente e poi completamente, nella vita della colonia ο del
municipio. A lungo andare essi finivano col confondersi con i cives,
creando situazioni di fatto di volta in volta sanate da appositi
provvedimenti giuridici57. In favore di questa interpretazione si possono
citare - oltre alla celebre iscrizione di Aosta dei Salassi incolae qui
initio se in colon(iam) confi (ulerunt)]ss - anche le iscrizioni
rinvenute in contesto rurale, dove sono menzionati come beneficiari di
donazioni evergetiche anche gli incolae accanto ai coloni e ai
peregrini59, che trovano corrispondenza in un passo del Digesto, in cui si
dice che nec tantuni qui in oppido morantur incolae sunt, sed etiam qui

V)Praedia Galbana: CIL, VI 30983 = ILS 3840; p. Maeciana: CIL, VI 745;


p. Pediiceana: CIL, VI 276; p. Romaniana: CIL, VI 721 = ILS 1615.
51 Cfr. S. Mrozek, Quelques observations sur les incolae en Italie, in Epi-
graphica, 46, 1984, p. 17-21.
"2 Cfr. CIL, V 875 = ILS 1374 (Aquileia): incolae quitus fere censenmr. Cfr.
anche lex Malac. 53, su cui T. Spitzl, Lex municipi Malacitani, Monaco di B., 1984,
p. 40-42.
" Cfr. ad esempio CIL, IX 2252.
S4 Cfr. lex Im. 94.
ςς Cfr. CIL, V 875, II. 11-12: gli Aquileiesi ottengono da Traiano, ut incolae ...
tnunerib[us nobiscum fungantur. Si veda anche Agenn., p. 45, 9-14 Th.: i Fane-
stres ottennero da un imperatore, ut incolae, etiam si essent alienigenae, qui intra
territorium colerent, omnibus oneribus fungi in colonia deberent.
""Dig. 50, 1, 29; 34; 37.
7 Come quello ricordato in CIL, V 875.
;s ILS 6753 = /.//., XI, 1, 6. Cfr. L. Bessone, Tra Salassi e Romani, Quart
(Aosta), 1985, p. 124, con la bibliografia precedente.
S9 CIL, V 376 = I.It., Χ, 3, 71 (ager Tergestiniis): colorii, incolae, peregrini; CIL,
V 6668 (ager l'en cllensis): nnniicipes incolae, hospiles. (uh'cntore^
320 CLAUDIO ZACCARIA

alicuius oppiai finibus ita agrum habent, ut in eum se quasi in


aliquant sedem recipiant60. È possibile, insomma, che si tratti anche dei
veteres possessores , cui sono state restituite le terre dopo le
operazioni di catastazione. In questo caso, però, ci troveremmo di fronte ad
una particolare condicio dell'agro assegnato a questi elementi
indigeni. La casistica è prevista negli scritti degli agrimensori antichi,
che dettano come norma : quos dominos in possessionibus suis re-
manere passus est, eorum condicionem mutasse non videtur : nani
neque cives coloniae accedere iussiM. L'inferiorità giuridica
comporterebbe anche particolari condizioni rispetto al diritto di proprietà
nei confronti dei municipi e delle colonie nelle cui liste civiche
questi incolae figuravano come residenti.

10. Veniamo ora all'organizzazione gerarchica dei territori e


degli agglomerati non urbani che costituivano la base censuale e
fiscale dell'Italia romana in età imperiale62.
Al di sotto della civitas (comunità cittadina con autonomia
amministrativa) troviamo iipagus ed il vicus, cui vanno aggiunti, come
ulteriore specificazione funzionale di vicus, ininfluente rispetto alla
posizione gerarchica, anche il forum e il castellum63.
In età imperiale, come si è visto, i pagi64 figurano come unità
censuali e fiscali entro cui sono situati i fundi. Essi hanno perciò
confini definiti, fatto negato ancora recentemente da alcuni
studiosi65, ma dimostrato chiaramente sia dai cippi delimitanti due pagi66,
sia dalle testimonianze che attestano la pratica della lustrano fi-
nium, ovvero della ricognizione sacrale dei confini del pagus com-

60 Dig. 50, 16, 239.


61 Cfr. Hygin., p. 21-23 Th.
62 Le opere di sintesi sono ancora A. Schulten, Die Landgemeinden im
römischen Reich, in Philologus, 53, 1894, p. 629-686; E. Sereni, Comunità rurali
dell'Italia antica, Roma, 1955.
63 Cfr. Dig. 50, 1, 30: qui ex vico ortus est, earn patriam intelligitur habere, cui
reipublicae vicus ille respondet; Cod. lust. 5, 27, 3: eius civitatis subque vicus ille
vel possessio censetur; 10, 19, 8: eiusdem civitatis sub qua vici sunt; Isid., Orig. 15,
2, 11: vici et castella et pagi sunt, qui nulla dignitate civitatis ornantur, se de vulgari
hominum conventu incoluntur et propter parvitatem sui maioribus civitatibus at-
tribuuntur.
64 Si veda in generale RE, XVIII-2 (1942), e. 2318-2339, s.v. pagus (E. Korne-
mann). Cfr. anche R. Martini, Iipagus romano nella testimonianza di Siculo
Fiacco, in RIL, 107, 1973, p. 1041-1056.
65 Si veda da ultimo L. A. Curchin, Vici and Pagi in Roman Spain, in REA,
87, 1985, p. 3-5.
66 Così, ad esempio, nell'agro di Concordia: NSc, 1892, p. 33; F. M. Broilo,
Iscrizioni lapidarie latine del Museo Nazionale concordiese di Portogruaro, I,
Roma, 1980, n. 77: Pagi I Facanis I Ped(es) MDCC/LV (da Villanova); Broilo, cit.,
η. 78: Pag(i) I Valent (is) / P(edes) CCCCLI (da Lison). Cfr. Buchi, cit. a nt. 19,
p. 106.
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 321

piuta annualmente07, che comprovano l'applicazione della esplicita


norma, riportata in Siculo Fiacco, che prevedeva la collocazione di
termini visibili a delimitazione dei pagi e la periodica lustrano pagi
da parte dei magistribi . Particolarmente importante è la definizione
dei confini dei pagi, in quanto il loro territorio si stende talora a
cavallo tra unità amministrative diverse, come si vede scorrendo gli
elenchi della tabulae di Velleia e dei Liguri Bebiani69.
I pagani, come ricordato sopra, compaiono come possessori di
f undi nella tabula Veleias70; ricevono in quanto comunità di pagani
donazioni sotto forma di denaro, di cui gestiscono gli interessi71,
oppure sotto forma di edifici, opere pubbliche ο di pubblico
godimento72. Frequenti sono le menzioni di patroni, che sono sia personaggi
delle aristocrazie locali7- con i quali talora è anche attestato lo
scambio di tesserae paganìcae74, sia personaggi di rango più elevato, che
hanno rapporti di clientela con il pagus e col centro amministrativi
da cui esso dipende75.
Una costante nell'epigrafia dei pagi è la presenza di dediche agli
imperatori ed ai membri della famiglia imperiale, per tutto l'arco di
tempo qui considerato76.

""
Cfr. CIL, IX 1618 = ILS 6507 (Benevento): ut non (is) iiin(iis) pagum
lustrent.
68 Sicul. Fl., p. 129, 11-15 Th.: sed et pagi saepe significanter jiniuntur. de
quitus non puto questionerà futuram, quorum territorium ipsi pagi sint, sed quotinus
territoria, quod tarnen intellegi potest vel ex hoc, magistri pagorum quod pagos
lustrare soliti sint etc.
M Ad esempio nella tavola veleiate il p. Minervius tra Luca e Placentia ; il
p. Salvius tra Veleia e Parma; nella tavola dei Liguri Bebiani il p. Romanus e il
p. Meflanus tra Benevento e la colonia dei Liguri Bebiani. Cfr. già J. Marquardt,
Römische Staatsverwaltung, Lipsia, 18812; Sereni, cit. a nt. 62, p. 337; RE,
XVIII-2 (1942), e. 2318, s.v. pagus.
70 Cfr. supra nt. 18.
71 CIL, V 2090 = ILS 8371 (Asolo); CIL, IX 1618 = ILS 6507: paganis annuos
(denarios) CXXV; AE 1979, 147 (Sinuessa): donavi t decurionibus pagi Sarclant HS
MM uli ex usuris eins k. Apriles natali suo quodannis in pago vescantur.
72 CIL, IX 3046 = ILS 5609 {Interpromium, presso Sulmona): un ponderariuni
pagi restaurato da due liberti pubblici; CIL, XIV 4012 = ILS 5387 (Ficulea): un cli-
vus presso la via Nomentana; CIL, V 2035 = ILS 5622 (Castellavazzo): un horilo-
gium cum sedibus nel pagus Laebactium; CIL, IX 1618 = ILS 6507 (Benevento):
una porticus cum apparatorio et compitum per i pagani communes pagi Lucul-
(lani). Gli abitanti del Pagus Vescinus {Mintumae) raccolgono una somma per il
completamento di un teatro, iniziato, utilizzando la pecunia Martis, da tre magi-
siri ο aediles; cfr. M. Pagano, A.M. Villucci, // «pagus Vescinus» in una nuova
iscrizione di Castelforte, Centro Studi Suessa, Latina, 1987.
73 CIL, IX 3311 = ILS 6532 (Superaequum).
14 CIL, IX 5565 = ILS 6119 (Tolentino); CIL, XI 1947 = ILS 6120 (Petignano,
presso Perugia).
;ς CIL, ίχ 3305, 3306 = ILS 932a, 932.
CIL, VI 251 - ILS 6080 (pagus Aììientinus, nel Lazio): a Tiberio Cesare nel
322 CLAUDIO ZACCARIA

Un altro aspetto che caratterizza l'epigrafia dei pagi è la


presenza di dediche a divinità paganae ο paganicae, per lo più epicoriche,
come dimostrano in Cisalpina le septem arae paganicae a Iuppiter nel
pagus Farraticanus , nell'agro cremonese77, la dedica al Genius
femminile protettore di un pagus nel Bergamasco78, e soprattutto il
variegato pantheon del pagus Arusnatium (Valpolicella, nell'agro
veronese), dove sono attestati un pontifex sacrorum Raeticorum, dei
fanorum curatores, che soprintendono in piena autonomia
amministrativa ai lavori compiuti ex pecunia fanatica, e si riscontra la
sopravvivenza della funzione sacerdotale, evidentemente epicorica,
del manisnavius , che opera in associazione con dei flamines79.
In alcuni casi è anche possibile cogliere testimonianze delle
attività economiche specifiche dei pagi , oltre evidentemente a quelle
legate allo sfruttamento dei funài rustici. È questo il caso, ad esempio,
dei pagi dell'agro veronese, nella zona della Valpolicella (pagus
Arusnatium, pagus Veratius, pagus Claudiensium) , dove la rilettura di
un'iscrizione frammentaria su lamina di bronzo permette di
individuare un [negjotiator... [vinjorum pag(i)so. Più interessante ancora è
l'iscrizione su un cippo che delimitava un proprietà rurale nell'agro
patavino, da cui si apprende che su un fondo, privato ο più
probabilmente di proprietà del pagus Disaenius ivi menzionato, erano
ammessi a esercitare la caccia e la pesca solo gli abitanti del pagus,
dietro versamento di una tassa81.
I pagi godevano di parziale autonomia amministrativa.
Potevano avere, come si apprende per la prima volta da un'iscrizione di
recente rinvenimento, un consiglio di decuriones82 , che prendeva deci-

27 a.C; CIL, XI 3040 = ILS 106 (pagus Stellatinus, nel Viterbese): ad Augusto e a
Gaio e Lucio Cesari; CIL, V 2035 = ILS 5622 {pagus Laebactium): a Nerone; CIL,
IX 1559 = ILS 542 (Benevento): a Gallieno.
77 CIL, V 4148 = ILS 6703
78 CIL, V 5112: Iunoni pagi Fortunensis. Cfr. da ultimo A. Mastrocinque,
Culti di orìgine preromana nell'Italia settentrionale, in Die Stadt in Oberitalien und
in den nordwestlichen Provinzen des römischen Reiches (Kölner Forschungen, 4),
Magonza, 1991, ρ 225-226.
79 Cfr. da ultimo M. S. Bassignano, La religione: divinità, culti, sacerdozi, in
// Veneto nell'età romana, I, Verona, 1987, p. 316-320, con la bibliografia
precedente.
*°AE 1984, 427. Cfr. E. Buchi, Note sull'epigrafia degli «Arusnates», in
Annuario Storico della Valpolicella, 1983-84, p. 57-58; Id., in // Veneto nell'età
romana, I, Verona, 1987, p. 118.
81 AE 1947, 45 (Albignasego): pago Disaenio / locus privatus est: lex paganis
capturae HS X. Cfr P, Fraccaro, in Athenaeum, 21, 1943, p. 127-129; M. S.
Bassignano, in Padova antica, Trieste, 1981, p. 204; E. Buchi, in // Veneto nell'età
romana, I, p. 106 e nt.14.
82 AE 1979, 147 (Mondragone, neW'ager Falernus, presso Sinuessa). Cfr.
M. Pagano, in RAAN, 55, 1980, p. 6-12; A. Pellegrino, in Sesta Miscellanea Gre-
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 323

sioni pagi decreto, ex sci tu pagi**. Ogni anno venivano eletti magistri
pagi. Oltre alle attribuzioni religiose (culti epicorici, lustrano pagi,
culto imperiale), la loro funzione precipua era il coordinamento
della manutenzione delle viae vicinales da parte dei proprietari i cui
funai si affacciavano sulle viae stesse84. L'esercizio della
magistratura del pagus apriva spesso la strada alle magistrature cittadine85.
Due iscrizioni databili probabilmente al II sec. d.C. menzionano
infine dei curatores pagi*6. Anche in questi casi, come avviene per i
curatores delle comunità cittadine, si ha Lin segno della crisi
strutturale dell'amministrazione locale che si manifesta in Italia a partire
dall'età traianea.
11. I vici*1 che nella tabula Veleias figurano talora come unità
censuale minima all'interno dei pagi, costituiscono anche la più
piccola unità amministrativa autonoma al di sotto della città. Si tratta
in sostanza di agglomerati abitativi rurali (villaggi), anche se va
subito precisato che non tutti i villaggi hanno lo statuto giuridico-
amministrativo di vicus.
Va altresì osservato che morfologicamente e tipologicamente
sotto la denominazione di vicus si celano realtà diversissime. Ad un
estremo vi sono agglomerati quasi cittadini, strutturati
urbanisticamente, economicamente e amministrativamente in forme che
Tacito, a proposito del vicus di Nauportus, ha reso con la singolare ma
efficace definizione di municipi instar*6, e che si ritrovano, ad esem-

ca e Romana, Roma, 1978, p. 383-394; A. Guarino, Atti Acc. Pont. Napoli, 29,
1980, p. 93-104.
81 Cfr. AE 1988, 443; CIL, V 4148 = ILS 6703.
84 Cfr. Sicul. Fl., p. 110, 6-10 Th.: vicinales autem viae, de publiais quae dever-
tuntur in agros, et saepe ipsae ad alterarli viam publicam perveniunt, aliter niu-
niuntur, per pagos, id est per magistros pagorum, qui operas a possessoribus ad eas
tuendas exigere soliti sunt.
85 Cfr. CIL, X 6490 = ILS 6276 (Sermoneta): pagi magister item praefectus
Ulubrae iure dicundo. Problematica è l'iscrizione AE 1988, 443 (Superaequum) , in
cui due aediles sembrano donare qualcosa pagi decreto e figurano accanto a due
magistri: si tratta di funzioni distinte all'interno del pagus ο piuttosto di aediles
cittadini e magistri del pagus ?
86 CIL, IX 1503 = ILS 6508 (pagus Veianus, presso Benevento): il personaggio
è anche patronus, aedilis e decurto a Beneventum; NSc, 1899, p. 145 = ILS 6596
{pagus Lucretius, presso Saturnia): il personaggio è anche quaestor kalendarii et
alimentorum a Saturnia.
87 Cfr. in generale RE Vili, A-2 (1958), e. 2092-2094, 2557-2569, s.v. vicus
(A.W. van Buren); V. V. Fedotov, The Italian vicus, in VDI, 1982, 4, p. 112-125
(non vidi); per gli aspetti economici si veda C. R. Whittaker, The consumer City
Revisited. The vicus and the City, in JRA, 3, 1990, p. 110-118. Si veda anche A. Sa-
ΒΑΤΊΊΝΙ, / vici della Regio Vili: fonti e classificazione in StudRomagn 25, 1974,
p. 295-301.
,

88 Tac, Ann. I, 20, 1. A questa categoria appartengono naturalmente quei vici


attestati epigraficamente in età tardorepubblicana, che evolvono in seguito in
324 CLAUDIO ZACCARIA

pio, nel vicus Augustanus Laurentium, ove il villaggio, retto da quat-


tuorviri e decuriones, presenta forme di avanzata urbanizzazione,
con foro, curia, tempio e impianti termali, che vengono sfruttati dai
possessores delle numerose ville vicine89. All'estremo opposto si
trovano semplici nuclei di case di coloni, dipendenti da un grande
proprietario terriero, come è ad esempio il vicus Caedicii nell'agro di Si-
nuessa90.
Anche i vici hanno un loro territorio di pertinenza, che veniva
delimitato con cippi ο altri segni visibili sul terreno, come sembra
testimoniare un cippo dell'agro di Sestinum, da cui si apprende che
un filare di cipressi fu posto a cura di due magistri vici al tempo di
Pertinace91.
I vici possono essere creazione e proprietà di personaggi illustri,
per lo più dell'ordine senatorio, come il già citato vicus Caedicii ο il
vicus Spurianus e il vicus Lartidianus, poco fuori Puteoli, che
portano il nome degli Spurii e dei Lartidii di età augusteo-tiberiana92. In
altri contesti sociali ed economici, dove le forme di dipendenza
clientelare non sono radicate nella struttura sociale, si registra, al
contrario, l'esistenza di proprietà comunitarie dei vicarii e di un
consiglio dei proprietari del vicus, che delibera su materie che di regola
sono prerogativa dell'orbo decurionum cittadino, come la
conces ione di terreno pubblico per l'erezione di un monumento onorario93.
Come le città e i pagi anche i vici hanno dei patroni, che spesso
figurano anche come patroni del centro amministrativo da cui il vicus
dipende94.
I vicarii partecipano alle distribuzioni evergetiche distinti

forme cittadine, come è il caso di Iulium Carnicum e forse di Concordia (cfr.


anche infra nt. 98).
89 Si veda Pun., Ep. 2,17, a proposito del vicus adiacente alla sua villa nel
Laurentino: cfr. G. Simonazzi Masarich, Vicus Augustanus Laurentium, in
MonAntLinc, 48, 1971-73, p. 287-309.
90 CIL, X 4727 = ILS 6297 = ILLRP 667: cfr. RE, VIII-A, 2 (1958), c.2557-
2558, 5.V. vicus Caedicii. Per la dipendenza di un vicus da un unico proprietario
cfr. anche Cic, ad fam., 14, 1, 5: scribis te vicum vendituram.
91 AE 1977, 245: Pertinace II cos / Cuprefssi] posile s[ub] / C. Caesio / Apro et
Q. / Vetenni/o Victore mag(istris) vic(i); per i tipi di terminazioni con alberi e
arbusti, tra cui i cipressi, previsti dalla dottrina gromatica, cfr. Hygin., p. 94, 2-8
Th.; Sicul. Fl., p. 107, 14-24 Th.
92 NSc, 1890, 17; CIL, X 3750 = ILS 8351; AE 1977, 200 e 201. Cfr. G. Camode-
ca, L'ordinamento in regiones e i vici di Puteoli, in Puteoli, 1, 1977, p. 62-98.
93 Cfr. CIL, V 5878, 5872 = ILS 6735, 7295 (ager Mediolanensis): legavit pos-
sessorìbus vici Bardomagensis; locus datus a possessoribus vici Bardomagensis .
94 Così, ad esempio, C. Sallius Proculus, cui pongono una dedica come
patrono i vicani Forulani, che figura anche come patronus civitatis Amiternorum e pa-
tronus Areiatium Vestinorum: cfr. CIL, IX 4207 = ILS 5015 (Amiternurn) c CIL, IX
4399 = 5015a (Foruli). Sul problema A. P. Karsunskij, Y avait-il des patrocinia vi-
corum dans l'empire romain d'Occident?, in VDI, 68, 1959, p. 167-173 (non vidi).
IL TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 325

dalla popolazione urbana : ad esempio, nell'antico agro di Visen-


ùum, presso Montefiascone, è destinato loro un epulum, mentre
per il populus è prevista una distribuzione di crustulum et mul-
sum95.
Anche in ambito vicano si diffondono le manifestazioni di
lealismo che culminano con il culto degli imperatori e della domus
Augusta, come è attestato, ad esempio, dalle imagines Caesarum argen-
tias quinque donate all'inizio dell'età giulio-claudia al vicus Anninus
(nel territorio di Marruvium , presso L'Aquila) da un militare e
magistrato in cambio degli onori concessigli dai vicales90 e dalle dediche
ad Adriano poste dagli abitanti dei vici extraurbani di Puteoli1'7.
Se usciamo dallo stretto àmbito dello sfruttamento delle risorse
agricole (e quindi dai vici di coloni sorti sulle grandi proprietà), si
possono riconoscere come elementi generativi dei vici soprattutto la
funzione religiosa e quelle artigianale e commerciale. Alla prima
categoria appartengono gli agglomerati sorti intorno a santuari
tradizionali, soprattutto con funzioni salutari, spesso per la presenza di
acque termali, molto frequentati anche nell'età imperiali. Alla
seconda i nuclei abitati organizzatisi nei punti chiave delle zone di
produzione di manufatti e delle vie di comunicazione e nei luoghi di
mercato tradizionale, fora e nundinae. Talora le funzioni si sommano,
come avviene ad esempio nella zona del fons Tunavi (tra Aquileia e
Tergeste), dove coesistono un antico luogo di culto, un emporio, una
rnansio stradale e acque termali.
Quello che caratterizza però un agglomerato come viens è la
funzione amministrativa, che non è sempre documentata
esplicitamente dalle fonti, per cui per molti nuclei abitati è impossibile, se
non in via molto ipotetica, stabilire se effettivamente fossero sede di
amministrazione decentrata e quindi si possano considerare a buon
diritto dei vici.
Da quanto si può ricavare dalle testimonianze epigrafiche, i vici
extraurbani erano retti da magistri eletti annualmente98 ed avevano

°\AE 1974, 329. Cfr. L. Ga.spf.rini, in Miscellanea greca e romana, Roma,


1965, p. 301-317.
""■AL· 1978, 286. Cir. C. Lktta, Le imagines Caesarum di un praefeciits castro-
nini Aegxpti e ΓΧΙ coorte pretoria, in Athenaeum, 56, 1978, p. 3-19.
17 Cfr. ni. 92.
'wCfr. RE, Vili A-2 (1958), e. 2480-2483, s.v. vici magister (J. Bleicken). Ciò
vale anche per i vici di fondazione della tarda Repubblica, come lulinm Carni-
cum (Cfr. CIL, V 1829, 1830), Nauportus (CIL, III CIL, III 3776, 3777 = V 2285,
2286 = ILS 4876 = 1LLRP 33, 34). e forse Concordai, dove pero è probabile che ι
magistri menzionali siano da ι iferire piuttosto ad un culto che a una
magistratura di un vicus ο di un pagus (CIL, V 1890 = S.I. 392 = CIL, V 2291 -. ILLRP 572 =--
Brou. o, cit. a ni. 66, η. 33 ).
326 CLAUDIO ZACCARIA

dei consigli formati da membri scelti dai funzionari che assistevano


i magistrati giurisdicenti (quinquennales) incaricati ogni cinque
anni nelle colonie e nei municipi delle operazioni di censo". Le
delibere di questi consigli venivano prese de vici sententia.
Una limitata giurisdizione poteva essere attribuita ai magistri,
almeno a giudicare dalla formula mag(ister) i(ure) d(icundo)
attestata epigraficamente100.

12. L'Italia non urbana dei primi secoli dell'impero risulta


dunque una realtà variegata. Differenti sono le condizioni del suolo e
parecchi problemi relativi allo statuto dei territori, soprattutto ai
margini del territorio italiano, non trovano soluzione nella
documentazione finora disponibile. Tale realtà era ben presente anche
agli antichi scrittori di agrimensura, che la consideravano un fatto
risaputo anche dai non addetti ai lavori101. Il pagus sembra, almeno
dagli inizi del II sec. d.C, l'unità di riferimento minima (al di sotto
della pertica coloniaria ο municipale) per l'accatastamento dei
terreni e per l'iscrizione delle ipoteche, come lo sarà in epoca tardoantica
per l'organizzazione dei prelievi fiscali. In alcuni casi in cui era
richiesta ο era possibile maggiore precisione l'unità di riferimento più
piccola diventa il vicus. La determinazione era necessaria in quanto
un pagus (e così anche un fundus in esso compreso), in quanto unità
spesso preesistente all'organizzazione amministrativa e catastale
dell'Italia imperiale, poteva appartenere a pertiche di differenti
entità amministrative limitrofe. Il vicus è una realtà tutt'altro che
omogenea. L'unico denominatore comune sembra anzi la funzione
amministrativa decentrata che vi viene esercitata. Per gli altri aspetti
(topografici, urbanistici, economici, sociali) si riscontrano
differenze anche notevolissime. Si va dalle piccole cittadine in via di
sviluppo verso un modello urbano (talora riconosciuto con la costituzione
di una colonia ο di un municipio) a piccoli villaggi di coloni dove si
sente il disagio del vivere una condizione di dipendenza in
campagna.

1)9 Così sembra che si debbano interpretare le iscrizioni che menzionano


personaggi indicati con le formule lectus ordine iuratorum sententia, lectus iurato-
rum sententia, lectus decurionum sententia: Lit., X, 3, 6 e 7 (Aegida, nell'ager Ter-
gestinus); Ut., X, 4, 314 (tra Aquileia e Tergeste); CIL, V 949 (ager Aquileiensis).
Cfr. anche nt. 84.
100 CIL, V 5511. Cfr. C. Zaccaria, L'amministrazione delle città nella
Transpadana (note epigrafiche) , in Die Stadt, cit. a nt. 78, p. 65.
101 Cfr. Sicul. Fl., p. 98, 8-10 Th.: condiciones agrorum per totani Italiani
diver sas esse plerìsque etiam remotis a professione nostra hominibus notum est.
li. TERRITORIO DEI MUNICIPI E DELLE COLONIE DELL'ITALIA 327

A ciò si aggiungano le variazioni della condizione giuridica di


molti centri nel corso del tempo e le mutazioni delle delimitazione
tra gli agri municipali e coloniari e tra le singole unità
amministrative minori. Il mancato rinvenimento in Italia, a differenza di quanto
avviene per le città della Betica, degli statuti dei centri
am inistrativ rende naturalmente assai difficile chiarire gli aspetti normativi
relativi ai tenitori e l'evoluzione degli stessi nel tempo. Sicché non è
possibile avviarci alla soluzione dei problemi seguendo il monito di
Igino gromatico, il quale, di fronte alle difficoltà delle questioni de
'aire territoriorum poteva concludere : quid possumus aliud suadere,
qiiam ut leges, ut supra dìxeram, perlegamus, et ut interpraetentur se-
cundiun s iugula momenta?... leges semper curiose perlegendae inter-
pretaudaeque erunt per singula verbuwl.

Claudio Zaccarfa

lh(,i\. p. 97, 11-13 e 18-20 Th.

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